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Nel 2021, in Italia produciamo e realizziamo ancora roba come IL DIVIN CODINO? Ma quale Lamartire, solo io, ovvero il martire o uomo di Marte, può raccontarvi chi è il più grande football player nostrano di sempre


28 May

ildivincodino

Ebbene, ho terminato finalmente l’editing del mio prossimo libro, vero masterpiece mai letto poiché ancora non è stato pubblicato, eh eh. Presto, spero lo leggerete e soprattutto lo acquisterete. In quanto, a dircela tutta, sebbene ultimamente venga spronato a darmi al buddismo, credo che opterò per una vita monastica però non giudeo-cristiana. Ah ah. Non ho mica i soldi di un calciatore per piacere al mondo di Instagram. Ah ah. Dunque, la vedo dura e le donne il mio non lo vedranno, diciamo, durissimo. Mah, secondo alcuni, ci si indurisce, prendendolo in quel posto.

Non vi faccio ridere? Invece, dovete e dovreste ridere e non più deridermi. La vita per molto tempo non mi arrise, se vogliamo dircela onestamente, perlomeno non mi sono ridotto come la cantante Arisa. Ah ah. Il riso abbonda sulla bocca degli stolti? Non lo so. Di mio, so soltanto che mi piace il riso agli asparagi, meglio con le patate. Sì, più ci sono patate e più viene voglia… di ridere. Specialmente di non fare… il monaco buddista oppure di darsi all’eremitaggio a mo’ di John Rambo del terzo capitolo della saga di First Blood. Ho detto saga. A proposito, miei cristiani, Cristiano Ronaldo c’è nella nuova Fifa, ho detto Fifa, della PlayStation? Ai miei tempi andava la console Sega Mega Drive. All’epoca smanettai parecchio con essa, alternando il Joy Pad ai giochi balistici… da me molto amati con Valeria Marini e Alba Parietti di Serata mondiale. Ragazzi e ragazze, tenete durissimo, se vi segheranno, ok? Ah ah. Non demoralizzatevi se la vostra insegnante vi dirà: vai segato.
Significa che non è una milf ma Pier Paolo Pasolini, ah ah.

Ah, furono nottate godibilissime in cui, fra un movimento pelvico della Valeriona nazionale, qualche valeriana a mo’ di calmante ormonale, le scosciate dell’ex principessa di Galagoal, ovvero la Parietti de Il macellaio che fu di Gianluca Vialli durante i precedenti mondiali svoltisi in Italia per cui tutti sventolammo il tricolore, tifando sfrenatamente per lo scugnizzo Antonio de Curtis, no, Totò Schillaci, seguendo coast to coast le telecronache in fuso orario direttamente da Pasadena, facemmo l’alba…

Alba con la a minuscola, inserita qui in maiuscolo poiché apre… la frase.

La Parietti è sempre stata una donna dai quadricipiti più sviluppati di Carolina Moace, donna dai muscoli… molto amati dall’italiano medio accalorato nello Sport nazional-popolare da Christian Vieri. E ho detto tutto, no?

Eh sì, mei Signori… Beppe. L’Italia è l’unico Paese al mondo ove, dopo essere stati ammorbati dal comeback assai attempato dalla Sabrina Salerno degli anni cinquanta, ovvero Sophia Loren con l’improponibile La vita davanti a sé, le donne si dividono in due categorie. Quelle, cioè, appartenenti alle nuove Jo Squillo e Salerno di turno… ché oltre le gambe (non) c’è di più e quelle che, pur avendo tre lauree in astrofisica, in Lettere moderne e in Medicina con specializzazione in Cardiologia per i maschi repressi loro fidanzati adoratori di J. Lo e Dua Lipa, non venendo… inc… ate per l’appunto nemmeno dai loro morosi frustrati, essendo rimaste disoccupate come delle fesse di sorrata, malgrado conoscano ogni Lingua del mondo tranne quella di un uomo, se a mo’ di Diane Keaton de Il dormiglione, non riescono inoltre a trovare un arrapato bruttino come Woody Allen, ecco che si danno a Io sì di Laura Pausini.

Ecco, gli italiani brava gente di bava, eh eh, non riescono a spiegarsi il successo di una cantante mediocrissima come la Pausini. Una che non ha la voice di Frank Sinatra al femminile, non è sexy come Lady Gaga e Miley Cyrus, è lontana anni luce dalla Maddalena, no, dalla Ghenea di Youth House of Gucci, eh eh, ma in compenso ha dei polpacci più grossi di Franco Baresi e di una comare fanatica di Padre Pio di Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, insomma, una tonta da pellegrinaggio a Medjugorie.

Sì, la Pausini è un mistero di Fatima ma se la tira da fata. Ma chi se le tira su questa? Forse Woody Allen de La dea dell’amore? Ah ah. Comunque, il suo mistero è presto spiegato: gli uomini sono rimasti quegli zotici di Abbronzatissimi Fratelli d’Italia à la Jerry Calà, ah ah. Eh sì, miei baccalà.

Al massimo, se si sono leggermente “elevati”, lavorano in radio come Fernando Croce di R 101. Il quale, pur possedendo una bella voce, sa solo parlare di Diletta Leotta.

In tale Il divin codino, l’arcangelo Gabriele, no, Andrea Arcangeli interpreta Roberto Baggio ma assomiglia tutt’al più a Mattia Destro.

Mattia giocò, per alcune stagioni, nel Bologna Football Club 1909. Fu una delusione enorme. Mio padre, tifoso rossoblù da una vita, pur essendo nato in meridione, in quel periodo assomigliò a Robert De Niro di The Fan.

Spesero milioni per acquistare Mattia ma si rivelò un bidone.

E dire che, qualche anno prima, mio padre s’illuse che il Bologna fosse tornato lo squadrone che tremare il mondo fa in virtù delle prodezze di Marco Di Vaio. Lui, sì, un gran campione.

Nel Bologna militò anche colui che passò ad Alex Del Piero il pallone nella semi-finalona del 2006 contro la Germania, ovvero Gilardino. Un bravo guaglione!

Da giovane, mio padre adorò Gianni Rivera, poi si diede alle interviste di Gianni Minà. Oggi come oggi, mio padre è in pensione ma non fu, non è e non sarà mai un panzone oppure un Balanzone!

Prima d’incontrare mia madre, la quale lo salvò dal suicidio quasi sicuro, pare che mio padre assomigliasse molto a Stefano Accorsi di Radiofreccia.

Le rovesciate di Bonimba…

Eh sì, andava matto anche per Boninsegna. Ma, dinanzi al Brasile di Pelé, a Messico 70 pianse tanto.

Nonostante, esultò per l’illusorio goal di Del Piero, no, di Rivera di quel mitico Italia-Germania 4-3.

Nel 1994, contro il Brasile di Romario e Taffarel, Roberto Baggio incarnò il ritornello celeberrimo di Francesco De Gregori:

Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore, un calciatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.

La leva calcistica del ‘68! Grande canzone!

Io sono fuoriclasse del ‘79. Non credo però, a differenza di Taffarel, che sia stato dio a premiare il Brasile. Io sono ateo.

D’altronde, i brasiliani hanno la statua del Redentore a Rio de Janeiro, non possiamo compatirli e biasimarli se sono scaramantici come quelli di Napoli… Così come non solo Maradona concepì La manos de dios. Perfino Paolo Sorrentino!

Mi ricordo che nell’anno 1994 fui psicologicamente a pecora. Dopo l’espulsione di Zola contro la Nigeria, pensai che non ce l’avrei, no, avremmo fatta. Ma poi arrivò qualcosa di divino. Per dirla alla Arrigo Sacchi, di straordineeerio! Una scalata e una rimonta impensabile. Vincemmo contro la Nigeria grazie a Baggio, vincemmo contro la Spagna grazie a Baggio, vincemmo contro la Bulgaria grazie a Baggio. Come si suol dire, scusate la volgarità, quando hai in squadra uno così, grazie al cazzo!

Perdemmo però la finale non per colpa di Baggio. Perdemmo perché anche i geni sbagliano.

Comunque, tornando a me, come vi ho detto all’inizio di questo mio scritto, pubblicherò un libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Sapete, io sono modesto e penso che sia un brutto libro. Non è comunque vero che ancora non l’abbia letto, in anteprima, nessuno. Ora, io voglio tanto bene a Roby Baggio ma, con buona pace all’anima anche di Diego, ci sono due persone nella storia capaci di fare qualcosa del genere al mondo, cioè Lionel Messi e poi, secondo voi, chi? Anzi, Lionel Messi non sa scrivere.

Dunque, cara Tiziana Lamartire, sai che cos’è il vero Cinema, sai che hai girato una stronzata colossale, sai che ora mi girano davvero le “palle?”. Non potete permettere che io mi ammazzi e lasci il mondo in mano a questa gente.

Dai, cerchiamo di affrettarci e di non arrivare in zona Cesarini. Questo libro sarà un bolide imparabile. Ah ah.

Sì, non conosco molto Socrate(s) ma sono come il grande Aristotele(s).

Sì, spesso vorrei spaccare la noce del capocollo a tutti come Lino Banfi.

La gente non sa usare la stilografica. Insomma, non ha stile.
La gente è invidiosa e mi vorrebbe in B Zona!
Ora, grandi stalloni italiani, scemotti, donnacce e coglioni, tromboni e falsi professoroni, non è che di fronte a me farete la fine di Speroni?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

falotico_bologna-STORE

 

Nonostante abbia adorato MANK e IL PROCESSO AI CHICAGO 7, agli Oscar io tiferò per NOMADLAND, io sono il ghost di Bob De Niro di ELLIS!


15 Apr

bob wells nomadland

Devo paragonarti a una giornata d’estate?

Tu sei più leggiadra e mite. Impetuosi venti sferzano le soavi gemme di maggio e la durata dell’estate è fin troppo breve. Talvolta troppo ardente splende l’occhio del cielo e sovente il suo aureo sembiante è velato. E ogni bellezza col tempo perde il suo splendore, spoglia dal caso o dal corso mutevole della natura ma la tua eterna estate non potrà svanire né perdere possesso delle tue bellezze. Né… né… né la morte potrà vantarsi di averti nell’ombra sua poiché tu crescerai nel tempo e in versi eterni.

Finché uomini respireranno e occhi vedranno, vivranno questi miei versi e a te daranno vita.

(Chloé Zhao, Nomadland – poesia recitata dalla grande Frances McDormand)

Ora, scusate, vi sarà la mia introduzione al solito goliardica a salire vertiginosamente non nel cielo poiché a differenza del figlio di Bob Wells nel film della Zhao, non mi sono suicidato cinque anni fa ma voglio ancora toccare sponde felici di soavità e pace.

Osservare al crepuscolo la riproduzione esatta di un dinosauro, ascoltare il suono caldo di un pianoforte e respirare nel vento nella mia città metaforica accanto al mare della mia forza.
Ebbene, è uscito finalmente in streaming italiano il capolavoro assoluto di Chloé Zhao, ovvero l’irraggiungibile e incommensurabile Nomadland.

La dimostrazione evidente di come si possa realizzare un film straziante, commovente e magnifico di circa due ore con una trama praticamente inesistente e ridotta all’osso, come si suol dire. Senz’avvalersi d’intrecci arzigogolati e di trame contorte che di toccante non hanno un bel niente.

Be’, Nomadland rappresenta l’esatto contrario del sottoscritto, esemplifica straordinariamente l’anima filmica diametralmente opposta alla mia, totalmente. In quanto, a livello puramente letterario, sono barocco e sovraccarico la mia prosa, spero bella e poetica, di troppa ridondanza. Molti mi accusano perfino di essere tracotante. Evviva la protervia, ah ah. Al massimo, qua e là, i miei stilemi linguistici sono inappuntabilmente, puntualmente impeccabili ed eleganti. Stilisticamente sono perfetto, realmente a livello pratico sono deprimente, ah ah.

Sì, sono sempre stato una presenza ectoplasmatica, malinconica, oserei dire da nosocomio, da egregio encomio e un distinto uomo davvero d’istinto, quasi da manicomio, in mezzo a questa realtà per me perennemente perturbante, volgarmente carnale, strafottente in maniera smodata.

Una realtà ove tutti vogliono mostrarsi belli ma rimarranno invisibili e pure brutti, più che altro alla maggior parte della gente molto invisi. Ah, visi pallidi! Invidiosi!

Quando voglio e quando ho voglia di sensualità caliente, son un uomo (forse), oltre che galante, adoratore addirittura della modella paraguaiana Claudia Galanti. Ora, Galanti non mi sembra un cognome del Paraguay ma, se dovessi rintracciare il suo fidanzato su Instagram, e dirgli che a Claudia feci delle avance in privato, credo che passerei molti guai. Anche perché mentirei spudoratamente. Giammai infatti feci ciò, quindi peccherei di falsa testimonianza gravissima dinanzi alla mia Corte d’Appello.

Sì, sono il nuovo Michelangelo Buonarroti che affrescò la Cappella… Sistina? Sì, buonanotte…

Sono un uomo alla Roberto Benigni, mi piace provocare. Che cosa? Adesso pure il Leone d’oro alla carriera?

In passato, “corteggiai” la fidanzata di un attore, non so se argenteo, di nome Luca. Che mi crediate o meno, Luca mi contattò personalmente, dicendo di non provarci più con la sua lei. Dicendomi aggressivamente che lui è un attore famoso e poteva dunque farsi la sua donna formosa e farmi il culo in maniera potente… che uomo odioso! Anche permaloso!

Gli risposi che lui è un attore ridicolo se paragonato a Gary Oldman e che la sua lei non è come le ex di un gay, no, di Gary, cioè Uma Thurman e Isabella Rossellini, fra le altre…

Al che, m’apostrofò con far crescentemente veemente: – Lei non sa chi sono io!

Minacciandomi pesantemente…

Gli risposi, per l’appunto, con molta eleganza sanamente insolente: – Guardi, le ripeto. Lei non è Gary Oldman e non mi sta simpatico come Sacha Baron Cohen. Lei non ha senso come uomo e non ha nemmeno senso dell’umorismo. Mi fa senso, pensa di essere più sexy del mitico ex bomber della Virtus Basket, cioè Predrag Danilović. Per noi, virtuosi o semplicemente ex virtussini e non tifosi della Fortitudo, il leggendario Sasha.

Guardi, lasciamo perdere. Mi creda, lei non è un campione di niente, neanche di bellezza come il cantante quasi omonimo a Cohen, vale a dire Sasha dell’epocale If You Believe.

Scusi, ora la devo lasciare. Comunque, per la cronaca non sportiva, io invece sono Bruno e Borat. E la sua donna è molto bona. Diciamo che, rispetto alla moglie di Joel Coen, cioè Frances McDormand, è una spanna sopra in merito a beltà e la distacca con uno spacco, no, stacco paragonabile ai balzi impressionanti di Michael Jordan dei Chicago 7, no, dei Chicago Bulls dei tempi d’oro.

Se però vogliamo essere più obiettivi di un grandangolo della Nike, no, della Nikon, la sua lei sfigura parecchio dinanzi alla grande Frances. Diciamo che, a livello prettamente realistico e attoriale-cinematografico, è meglio che rimanga una donnetta nazional-popolare che, assieme a lei, di domenica guarderà le partite di Calcio e i film con lei come interprete.

Luca: – La smetta! Che ne sa, peraltro, lei di Calcio?

– Guardi, Luca. A Bologna, è nato Carboni Luca e dalla basilica di San Luca si può vedere lo stadio Renato Dall’Ara. Ho militato nella scuola Calcio Bologna Football Club 1909 quando fui pulcino.

Poi, quando “regredii” negli Juniores-Allievi alla polisportiva Lame Ancora, segnai un goal alla Danilovic, no, alla Renato Dall’Ara, da quest’ultimo messo a segno durante la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona di molti anni fa del Milan di Berlusconi!

Cioè questo:

Guardi, la sera prima, un ex centravanti quasi più forte di Marco Van Basten, vale a dire Hendrik Johannes Cruijff, più comunemente noto soltanto come Johan Cruyff, in conferenza stampa, sostenne che il suo Barcellona con Romario avrebbe distrutto il Milan dei miracoli e degli olandesi volanti.

Disse la stessa cosa pronunciata da Lino Banfi ne L’allenatore nel pallone. Il quale affermò che avrebbe sconfitto e stracciato Zico. Ma la sua Longobarda perse 4 o 5 (non ricordo bene, scusate) a zero con quaterna dell’uomo che pianse quando il suo Brasile fu massacrato da Paolo Rossi con una tripletta devastante.

Senta, Luca non faccia con me il crucco. Sennò, diverrò Alex Del Piero e lei piangerà come la bimbetta sugli spalti durante la semifinale dei Mondiali 2006.

Che cosa? Riaprono gli stadi e i cinema invece no? Generazione di fenomeni… cantò Gaetano Curreri.

Di mio, indosso jeans della Carrera, non voglio fare carriera e odio le corriere.

Luca, non mi provochi altrimenti potrei tornare a essere il più grande calciatore di tutti i tempi e dribblarla come Alfredo Di Stéfano.

Luca, mi tolga una curiosità. Lei preferisce Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, Marco Di Vaio, il nudo di Madeline Zima di Twin Peaks: Il ritorno, Ronaldo Luís Nazário de Lima, Pelè che è lo pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento, Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria o quello che, con buona pace all’anima sua di Diego Armando Maradona, è il più forte di tutti i tempi, cioè Lionel Andrés Messi?

Inoltre, prima di lasciarla, caro Luca da tre premi Oscar dei piccoli, vorrei chiederle questo: chi è il regista di Torna a casa, Lassie!?

Non lo sa, vero? Intanto, legga Hermann Hesse.

Sa, io lessi molto. Lei invece è lesso.

Sono l’incarnazione dell’Enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog. Film che conosco ma in verità vi dico che non ho mai visto interamente poiché basta che mi guardi allo specchio per giudicarlo e recensirlo, ah ah.

Vi fornisco un’anteprima esclusiva del mio prossimo libro. Forse sarà revisionato e corretto:

  1. Sono un nomade, un fantasma del mio tempo giammai dimenticato, oscurato e rinato

 

Navigando in tale vita tempestosa, mi fermo all’improvviso a riflettere pacatamente sull’oceanica vastità del mio immane, trascorso tempo su questa terra maledetta, ricolma di uomini e donne vanagloriosi. Mi siedo e accomodo mestamente su una panchina arrugginita d’un parco immerso nel verde d’un lussureggiante autunno ancora innevato da fiocchi nivei che lucidano di sobria bianchezza armoniosa le guglie delle chiese e delle cattedrali di tale città di fantasmi e morti viventi, di uomini e donne pestilenziali e perniciosi. In una parola, prematuramente nell’animo defunti e dunque osceni e odiosi. Li deploro con rabbia furiosa.

Innervato e appannato fui io, nella mente annebbiato, scomparso dal mondo e di neve, no, di nuovo riplasmatomi a mio insindacabile, entusiasmante e vitalissimo volere stupefacente.

In me non è avvenuto nessun cambiamento interiore. Né son stato miracolato da qualche misteriosa, oscura forza illuminante o prodigiosa.  Non ravviso niente di speciale, eclatante o clamoroso in tale mia rinascenza che ha del fenomenale a dir poco. Poiché, dopo sterminati, imperterriti e lacrimevoli strepitii del mio cuore iroso e non più vigoroso, affievolitosi in effetti nel vigliacco piagnisteo cardiaco di silenti battiti da viandante forse peccaminoso di tale nostra esistenza morbosa, ancora con energia e forza ardimentosa risento magicamente scoccare, echeggiante potentemente dal profondo mio inconscio opprimente e ai miei occhi stessi in passato apparsomi repellente, una raggiante, splendida luce dardeggiante che acceca di bagliori estasianti il mio umore, come dettovi, per tempo immemorabile poco bienaventurado, sì, non beato ma sprofondato nelle agoniche mie notti onestamente più beote,  scarsamente gloriose e di vita golose.

Avete per caso mai visto il cortometraggio di JR, intitolato Ellis ed interpretato da un lugubre ma sempre grande, laconico Bob De Niro fenomenale?

Scritto dal premio Oscar Eric Roth, è la breve ma commovente cronistoria, sostenuta dalla voce narrante cavernosa di un De Niro ectoplasmatico, d’un alive, di uno spettro senz’identità precisa e alcuna, ricomparso miracolosamente, un migrante sopravvissuto alla barbarie del tempo che scalfì e trafisse mortalmente i destini di tanti avi e innocenti giunti in America attraverso grandi navi.

De Niro, protagonista di Awakenings, che in questo short movie si risveglia dalla tetraggine lapidaria del suo passato emozionalmente cimiteriale. E cammina, con passo felpato e rattristato, struggentemente appassionante e toccante, lungo i corridoi scuri d’un casolare fatiscente e abbandonato dopo aver ormeggiato in un passato mortificante, dopo non aver amoreggiato, forse, per viltà o pavore, con la sua innata, pulita e pura sua intimità essenziale e umana più cristallina, non adulterata dalla sua originaria natura incontaminata.

De Niro che fu protagonista del meraviglioso e crepuscolare City by the Sea per la regia di Michael Caton-Jones. La storia di un coriaceo detective dal cuore d’oro, Vincent LaMarca, il cui padre assassino fu giustiziato e condannato alla sedia elettrica in carcere. Dunque, a sua volta assassinato senza pietà alcuna.

Vincent, il cui figlio, durante una nottata piovigginosa, involontariamente uccise un uomo per legittima difesa ben comprensibile.

La storia di un uomo, Vincent, costretto a confrontarsi giocoforza coi fantasmi del suo passato da lui sublimato e apparentemente rimosso. Un uomo amante della bellezza eburnea d’una donna semplice e dall’aspetto virginale e bella come la madonna, incarnata dalla strepitosa, dolcissima Frances McDormand.

Attrice protagonista del superbo e inarrivabile, malinconico Nomadland di Chloé Zhao. Capolavoro inaudito, illuminato dalla grazia d’una venustà recitativa senza pari della stessa McDormand allo zenit della sua immensa bravura encomiabile e portentosa.

La storia di una vedova donna sessantenne e inconsolabile, affranta e affaticata, che perde il suo lavoro su Amazon e decide di mettersi in viaggio, incontrando, durante il suo stralunato e allucinato, avventuroso peregrinaggio solitario, tante persone dalle vite rovinate o soltanto, paradossalmente, restaurate all’antico, primigenio lindore della loro primordiale, incorrotta limpidezza esistenziale.

Cosicché, a vivo e sentito contatto col dolore e con la sofferenza più sentita, finanche con la purezza delle scheggiate, ferite vite altrui e della sua stessa anima coartata da un incolmabile lutto coniugale non cicatrizzabile, infermabile continua a viaggiare sulla sua strada in modo instancabile, abbagliata nel suo animo da una tenerissima luce salvifica, letiziosa sebbene ancora insanabilmente, atrocemente dolorosa.

Offuscata e allo stesso tempo rischiarata dall’aver scoperto, sebbene malvolentieri, la durezza della vita più incantevole nella sua nuda stranezza ed essenza più nitida e imponderabilmente luminosa.

Lei vivrà, sino al giorno della sua morte, sorretta dalla delicatezza del suo essersi trasfusa nel concetto esemplare di assoluta, sfavillante trasparenza di donna inguaribilmente immalinconitasi a causa della tragica morte di suo marito, eppur al contempo speranzosamente combatterà volitiva, forse in silenzio, l’inarrendevole voler inseguire una flebile ma lucente fiammella chimerica o solo utopica.

Ove io vagherò, invece? Nel mio interiore infinito, infinitamente?

Tanto tempo assopitosi, amici e fratelli della notte, è riemerso nel ricordo e dai neri ricordi di me che fu obliato dal nero più insondabilmente asfittico della dimenticanza che occluse ogni metaforica mia freschezza respiratoria.

Adesso, in me, questo ritrovato tempo insperato sta risorgendo in fiera rimembranza acuta ancora squillante.

Tornerò vivamente alla ribalta?

O sono soltanto ritornato baldo e splendido come la più lieta e dolce alba?

Quindi…

Se qualcuno vorrà fare del male ai miei figli più cari, parafrasando e personalizzando Elias Koteas de La sottile linea rossa, ricordate che io vi attaccherò come John Rambo.

Mi metteranno dentro ma vi cancellerò dalla faccia della Terra.

Perché, alla pari Robert De Niro, così come fu definito detto durante uno spot di tanti anni fa passato su Radio Monte Carlo TV che gli aveva dedicato una monografia, io sono il più grande, il più grande di tutti.

Non provocatemi, sennò piangerete tanto. Interminabilmente.

Questa è la mia vita.

È un bene sacro.

Anche perché non possiamo perdere non il figlio di Bob Wells di Nomadland, bensì un genio mostruoso come Orson Welles.

Quando cambio prospettiva, per voi diventa impresa possibile tenermi fermo e battermi. Lo so, sono un megalomane. Meglio che essere un idiota come il novanta per cento delle persone.

Tornando a Bob De Niro, in Casinò il suo personaggio alla fine disse… E questo è quanto.

Provate a indurmi nuovamente al suicidio e, come disse John Goodman de Il grande Lebowski, finirete in una valle di lacrime, in una valle di lacrime, in una valle di lacrime.

Questo è il tuo compito, Larry? Questo è tuo, Larry? Questo è il tuo compito, Larry?

di Stefano Falotico

Uomini e lupi, L’uomo lupo, Benicio Del Toro/Wolfman, Lon Chaney Jr. e il mito (?) della licantropia, anche clinica


30 Jan

cape fear de niro

La società cambia a vista d’occhio e torneremo alla normalità dopo il Covid e la sua relativa pandemia?

Ah, mi dolsi parecchio in queste quarantene protrattesi sin allo sfinimento. Ma fui in passato sfibrato sebbene nacqui raffinato, perfino crebbi incompreso e diffamato, perennemente affamato in mezzo a tanti morti di (s)f… ga, sì, morti nell’autolettiga, soccorsi dall’ambulanza in quanto già deperiti e defunti nell’anima, sì, dentro prematuramente imputriditi, sfiniti e in manicomio presto sbattuti, anzitempo (dis)umanamente finiti. Poi sedati, stigmatizzati, semmai tardivamente dimessi quando in verità vi dico che, fin dalla nascita, ebbero e conservarono sempre un atteggiamento dimesso. Recitando la confessione religiosa prima della santa messa (sana?), svolgendo lavori umili da messi e, sensualmente, malmessi. Sì, messi malissimo. Lionel Messi invece è benissimo messo, campione di razza pura. Non credo canina, sicuramente calcistica.

Secondo me, Messi non è solo argentino. Ogni cognome che finisce con la i è infatti d’origine siciliana, emiliana oppure toscana, dunque Lionel ha ascendenze italiche, è un ibrido, un oriundo, un uomo che non sa probabilmente coniugare il gerundio e non conosce il mundio. Ovvero, secondo il vecchio diritto germanico, il mundio è il potere domestico esercitato dalla famiglia oppure dai crucchi che lo sconfissero nella finale di Coppa del Mondo, vale a dire del campionato di Calcio per conquistare la Coppa… del nonno o di tu’ babbo morto?

Sì, Messi non è mai stato campeón del mundo.

Ma gioca nel Barcelona allo stadio Camp Nou. Mentre il Real Madrid gioca al Santiago Bernabéu.

Che c’entra questo coi licantropi?

C’entra poiché Messi è uomo dalla barbetta simile a quella di Wolfman.

Sì, in Messi sono ravvisabili i tratti lombrosiani, cioè enunciati dall’italiano criminologo Cesare Lombroso, fisionomici e anche fisiognomici, dell’uomo permaloso, ombroso quando gli avversari lo falciano, di falli, poco graziosi. Al che, Messi, assalito da rabbia cagnesca alla pari di un cane pastore tedesco, detto volgarmente cane lupo, diventa lupesco. Anche volpesco.

Da eterno golden boy apparentemente timido, vulnerabile e indifeso, bullizzato come Michael J. Fox di Voglia di vincere, ecco che Messi subisce una metamorfosi pazzesca e mette tutti i difensori a garrese in virtù dei suoi dribbling suadenti e micidiali da metaforica, animalesca zoofilia combattiva, no, paragonabili alle feline movenze leonine, no, alle imbattibili serpentine basculanti d’un distinto, egregio e quasi grigio alano dal signorile portamento assai elegante.

Ora, secondo il succitato Lombroso, chi possiede i tratti del volto assai marcati… è da Messi smarcato dopo averlo vanamente braccato? Messi è immarcabile e, a mio avviso, Lombroso fu un lebbroso ad affermare così superficialmente che ogni Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue si possa riconoscere dai lineamenti spigolosi del viso. Sì, Lombroso fu vergognoso, parimenti delittuoso, oserei dire criminoso a inventare tali fantomatiche teorie criminologhe del tutto aleatorie, quasi velleitarie, di certo scabrose e pericolose. Per esempio, dopo aver visto Henry, Nanni Moretti di Caro diario pensò orribilmente che il suo regista, John McNaughton, necessitasse di cure da psichiatra de La stanza del figlio. Se avesse invece visto e assaggiato il seno di Uma Thurman ne Lo sbirro, il boss e la bionda, avrebbe dimenticato in fretta Laura Morante. Non curandosi il fegato amaro, da notte in “Bianca”, tagliando in modo certosino un certosino, no, il Mont Blanc per addolcire le ferite del cuore e dell’anima, leccando amaramente un barattolo di Nutella in confezione gigante.

Sì, De Niro amò Uma Thurman non solo nella finzione.

E io rimasi disgustato quando, in Nonno, questa volta è guerra, Uma si appella a De Niro, definendolo papà. Tanto di cappella, no, di cappello? Di falsità a cui (sc)appellarsi.

Veramente, davvero tutto ciò ha dell’abominevole. È più schifoso di Nick Nolte di Cape Fear – Il promontorio della paura e dello stesso De Niro/Max Cady. Uomo, il Max, che si acculturò, partendo dalle avventure, per l’appunto, di Max il leprotto e poi diventando il lupus in fabula.

Nell’edizione integrale del film appena menzionatovi di Scorsese, Juliette Lewis si fa… leccare il dito da De Niro. Secondo me, esiste una versione meno allusiva. In cui Juliette si fa leccare… sappiamo cosa. Una cosa rosa?

Ma ebbe ragione Orson Welles ad affermare che le scene di sesso esplicite non funzionano nei film “normali”.

Di mio, comunque so che il ragazzino di Ken Park, dopo essere stato “imboccato” da Maeve Quinlan in una scena più spinta di quella fra Vincent Gallo e Chloë Stevens Sevigny in Brown Bunny, divenne presto uguale a Larry Clark.

Larry Clark di Kids docet e la Sevigny (ap)prese tutto subito in modo precoce? Allora, Larry soffrì, forse ancora soffre, di un disturbo non tanto dell’apprendimento, bensì dello “svenimento?”.

Vai immantinente, Larry, di ammosciamento?

Ah, la Sevigny. Donna per cui venire subito al sodo, cioè al liquido granuloso, donna svenevole, donna per cui svenire, attrice e femmina a cui non darei né do o darò una lira.

Sì, vedo molti uomini lupi mannari in cerca di cacciagione sui viali. Molti di essi vanno con tope, no, tipe alla Sevigny, donna che in alcuni momenti sembra pure una pura come Chloë Grace Moretz, in altri pare invece un maschione come Nick Nolte.

Siamo sicuri che la Sevigny non sia Felicity Huffman di Transamerica e poi siamo certi che Dustin Hoffman di Tootsie non fosse in verità Robin Williams di Mrs. Doubtfire?

Di una sola cosa sono cervo, no, sono certo. Lon Chaney Jr. è l’unico attore della storia del mondo ad aver interpretato l’uomo lupo, Dracula, Frankenstein e la Mummia.

Al resto non credo. Per esempio, non credo a Freud. Penso che avesse ragione de Niro. Sì, di Terapia e pallottole e di Un boss sotto stress.

Il complesso di Edipo è una stronzata inventata da gente come Billy Crystal.

È normale? Con quella faccia…

Di mio, sono trasformista come Chaney Jr., versatile come De Niro, polivalente come Robin Williams, dovrei riallenarmi alla polisportiva per non mettere su la panza di Russell Crowe di The Mummy e ai mammoni ho sempre preferito il Mammut e film da “Oscar” come Son & Mommy.

Inoltre, debbo esservi sincero. Al plenilunio, non divento come Anthony Hopkins e Benicio Del Toro di Wolfman e non vado in cerca di donne come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

A volte, ho sonno, altre volte riguardo Non ho sonno di Dario Argento, rileggo un giallo di Carlo Lucarelli e in passato mi allupavo per Selvaggia.

Lucarelli? No, Selvaggia e basta. Non so a tutt’oggi il suo cognome. Me ne fotto. Se non vi sta bene, mettetevi a pecorella smarrita. Presto inculata.

Basta con le porcate, evviva le scrofe, no, le belle strofe e anche le prose prosaiche.

Comunque, Ana de Armas è una zoccola. Una lupa che però allupa! E questo è quanto. Ora, sbranatemi.

 

di Stefano Faloticofrusciojoe don baker cape fear frusciantefrusciante 2

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Cape Fear (1991) - Max Cady (Robert De Niro)

Cape Fear (1991) – Max Cady (Robert De Niro)

Francesco Totti presenterà il “suo” film alla Festa del Cinema di Roma, i più grandi film sul Calcio e la più grande ala destra di tutti i tempi, cioè il sottoscritto, vedere per credere


19 Sep

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Francesco+Totti+FC+Internazionale+vs+Juventus+nuzzXMGQD0blEbbene, puntuale come un orologio svizzero, in data 13 Settembre sono arrivati gli auguri di compleanno di un mio ex compagno di squadra che risponde al nome, anzi, al cognome Ceccarelli.

Terzino meno forte di Franco Baresi, probabilmente però più in gamba di suo fratello Giuseppe, e figlio di un bolognese, a differenza di me. Ché ho ascendenze meridionali malgrado sia nato al Sant’Orsola della città delle due Torri.

Un grande… il Ceccarelli. Solitamente, per via della posizione “arretrata” che svolgono in campo, i difensori hanno sinceramente poche possibilità di fare goal, azionandosi solamente in retroguardia, stando sulla difensiva, diciamo. Ma il Ceccarelli, durante un sabato pomeriggio di tantissimi anni fa, colse il pallone in contropiede, spaccandosi le palle, no, lo afferrò di contro balzo e, con una potenza micidiale, scagliò un fendente al volo da centrocampo. Cacciando, come dicono per l’appunto a Bologna, una sassata devastante. Che trovò assolutamente impreparato il portiere. Il quale, essendo stata tirata da metà campo, essendosi spostato dapprima al limite dell’area di rigore, fu spiazzato e scavalcato dalla botta incredibile, di conseguenza imprendibile del Ceccarelli.

Il quale, a sua (gira)volta, segnando una rete d’antologia, peraltro la sua unica rete in carriera, fu colto dall’estasi come se avesse scopato Dua Lipa. Ce la possiamo dire? Il detto… ma che hai visto la Madonna?, è falso.

Madonna è oramai brutta, Jennifer Lopez, sì, J. Lo ha la sua età ma Dua Lipa è paradisiaca. Andiamo avanti.  Suo padre invece fu colto da un semi-infarto con scivolata dagli scalini della tribuna da Paperissima o forse da triplo, oserei dire multiplo, salto carpiato con tuffo incrociato di legamenti sinistri spappolati in zona fantozziana da super imbranato di natura epocale.

Durante quella partita, per la cronaca, io segnai due goal stupendi. Ma gli onori e la gloria andarono tutti al Ceccarelli per via del fatto che le mie segnature meravigliose, in confronto alla sua rete bellissimamente mostruosa, sfigurarono. Suo padre offrì la cena e da bere a tutti.

E festeggiammo allegramente in compagnia. Cazzeggiando di brutto fra una birra Moretti e una bionda… matrona come Claudia Peroni? Donna dalle gran pere. Sì, fu di lì a poco che caddi in depressione letale, rimanendo a letto in posizione fetale, oserei dire quasi da ragazzo regredito all’infanzia da Store Prénatal. Roba che Javier Bardem di Mare dentro fu un dilettante, sebbene campione di nuoto. Comunque, a Javier non è andata malissimo. Adesso sta con la Cruz ma, a mio avviso, uno così poteva permettersi di sposare Tania Cagnotto. Dai, Javier, beviti un Chinotto e non ci pensare. La Cruz non è figa come Tania ma ci sta…

E debbo ammetterlo, non poco proverbialmente, immancabilmente m’identificai nel mio omonimo Stefano, cioè Accorsi di Radiofreccia. Per resistere alle umiliazioni inevitabili che patii a causa del mio penoso stato depressivo in quanto, si sa, i coetanei sono terribili se non appari come un bomber alla Marco Van Basten con le ragazze, per molto tempo elevai la coscienza (e non altro) in stato mistico-spirituale da coglionato chiamato er mitico.

Sì, ottenni la coppa Simpatia. Non giocai neanche più a calcetto ma la folla, dagli spalti sotto casa mia, mi urlò inferocita: finiscila di poltrire, fenomeno da baraccone alla Ronaldo, sia Cristiano che Luís Nazário de Lima, non fare il briccone, datti una mossa, riallenati alla vita, tira fuori gli attributi, meriti solo dei ceffoni e dei calcioni!

Molta gente, soprattutto sotto il Vesuvio, pensa che il più grande calciatore di tutti i tempi sia stato e sempre sarà, insostituibilmente, Diego Armando Maradona. Lo pensa anche Paolo Sorrentino ma non so se ne fosse convinto un uomo alla Lucio Dalla da Caruso… qui ove il mare luccica e tira forte il vento… il mare di Sorrento.

Sì, il mare di sorrata, più che altro. Fidatevi, è meglio Pascoski (di padre polacco) di Francesco Nuti.

Ecco invece il famoso monologo di Freccia…

Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che viene a prendere l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua. Però, prima di credere in qualcos’altro, bisogna fare i conti con quello che c’è qua e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio. Credo che, se mai avrò una famiglia, sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che, se non leccherò culi come fa il mio caporeparto, difficilmente cambieranno le cose. Credo che c’ho un buco grosso dentro ma anche che il rock n’roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stro**ate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono (qui ci voleva il congiuntivo, tirate le orecchie allo sceneggiatore… che me lo riempiano e di botte riempitelo). Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un ca**o della vita degli altri.

Bonimba chi fu/è? Un centravanti di sfondamento vero. Mica Speroni de L’allenatore nel pallone. In Messico 70, Roberto Boninsegna, nella finale mondiale, segnò il goal della bandiera per il nostro Made in Italy… Io non ero ancora nato ma avemmo, cazzo, di fronte il Brasile di Pelé. No, non sono Lionel Messi e, a tutt’oggi, quando con la mia lei, in senso metaforico, sbaglio il tiro, lei disperata mi grida: ma come sei messo?!

Paro i suoi colpi come Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria? Fuga, giusto? Sì, pensavo di aver scazzato… In che cosa credo io, anzi, in cosa io creda? Credo che il film su Totti sia una stronzata universale ancora prima di uscire, credo che Ilary Blasi sia più scema della donna che portò al suicidio Accorsi in Radiofreccia, eh sì, una bella cretina a rifiutare un figo Maxibon della madonna, per l’appunto. Ilary sta con Totti ma, secondo me, poteva e potrebbe permettersi Javier Bardem. Credo che il Don Camillo con Terence Hill sia più bello di quelli con Fernandel e Gino Cervi. Credo che le roller skaters che ballarono con Terence nel film suddetto, eh già, mi eccitarono vent’anni fa ma ora sono un povero cristo, ah ah. E le teenager non m’attizzano. Volete farmene una croce? Ah ah. Credo che Mickey Rourke de L’anno del dragone sia un dio ma, oggi come oggi, la dovrebbe finire di avercela contro quel diavolo di De Niro… Rimanesse cornuto e stia/stesse zitto. Credo che un mio contatto Facebook, Arianna, sia più bona dell’attrice ed ex modella Koizumi, detta Ariane. Mentre la mia lei è più arrapante dell’ex pornostar Céline Tran, detta Katsumi. E credo che, se puoi fare ciò che vi mostrerò qui sotto, nonostante una depressione vicinissima alla follia più incurabile, non sei soltanto una grande mezz’ala destra come Pier Paolo Pasolini, significa che dio esiste e dio, a vostro avviso, chi è? Non sono il Pupone, non sono Peppone, non abbisognai di psichiatri con la pipa, non sono un boomer da caffè della Peppina, insomma, come si dice a Roma ma anche a Bologna, cari haters, me fate ‘na pippa. Non vorrei filosofeggiare troppo e non credo alle teorie aristoteliche. Mi ave(va)te preso per un coglione? Credo in Lino Banfi e in Aristoteles. Due uomini veri, due uomini con le palle… Basta quindi con la saudade. Il grande angelo Ayrton Senna morì a Imola? Sì, anche se fu dichiarato clinicamente morto al Maggiore di Bologna.

Credo in me perché, così come ben cantò Jon Bon Jovi, questa è la mia vita. Sicuramente non è quella di Totti o di uno uguale a tutti. Sì, quando riscendo in campo, l’arbitrò può anche fischiare la fine dei tonti.

Non c’è, come si suol dire, partita…

Il mio video ve lo mostrerò quando sarà pronto, pazientate, ah ah.

di Stefano Falotico

Il JOKER con Joaquin Phoenix sarà un filmetto dinanzi al mio ROCKY vivente, incarnato nella celluloide della mia anima sognante


05 Jul

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Be’, quando si entra in contatto col Genius-Pop, certamente sia gli uomini che le donne di questo pianeta, esseri indubbiamente primitivi rispetto a cotanto feto galleggiante di 2001: Odissea nello spazio, si sentono inferiori.

Sì, sono Starman/Jeff Bridges, uomo alieno ma soprattutto alienato dalla società, amato però dall’intellighenzia degli alto borghesi come Anthony Hopkins di The Elephant Man. Sono un uomo bello sia dentro che fuori ma sto spesso poco in giro. In quanto inferiormente, no, interiormente mi sento male e provo un forte disagio in mezzo a voi, matti in libertà da internare. È tutta colpa della mia sensibilità pazzesca. Sull’aggettivo pazzesca ci sarebbe da soffermarsi e riflettere con estrema oculatezza. Sviscerando ogni potenziale inespresso dei vostri limiti da trogloditi. Che volete farci? Utilizziamo tutti Instagram ma i più vi scaricano foto di loro semi-ignudi da ominidi di Neanderthal, mentre io scarico le foto delle modelle più fighe.

Ah ah. No, parafrasando lo psicanalista di Fantozzi alla riscossa…

– Allora, dopo tutto quello che le ho confessato, si può concludere?

… non sono io, sono gli altri che…

– Lei non li ascolti.

– Allora, io accetto il suo consiglio e quando esco di qui li mando tutti a quel paese.

– No, no, no. Questa è l’ultima cosa che lei deve fare. Lei non deve cercare rivalse. Lei si deve accontentare di quello che ha. E accettarsi per quello che è.

– Mi scusi, eh, ma in questo modo non riuscirò mai a guarire dal mio complesso d’inferiorità.

– Ma lei non ha nessun complesso d’inferiorità.

– Davvero?

– Lei è inferiore!

 

Ora, uno dei maggiori quesiti calcistici della storia è il seguente: il più grande calciatore del mondo è stato Pelé, Maradona o Messi?

 

Be’, io sono un primate, no, uno da primati in ogni campo. Ovviamente, la più veloce ala destra della storia, anche da pollo, è stato ed è il Genius-Pop. Sono più acculturato di centomila luminari messi assieme ma devo cambiare il lampadario della sala e a stento sono riuscito a pagare, tre giorni fa, la bolletta della luce. Mi pare che il mondo non è che vada benissimo. Come si suol dire. O no? Insomma, sono molto autoironico in puro stile Falotico. Voi invece siete sempre più seriosi, palestrati e nel cervello annacquati. Io sono del ’79 ma tre anni prima uscirono due capolavori assoluti. Uno è Taxi Driver, la storia della mia vita, l’altro è il nome della crema solare che state utilizzando sui bagnasciuga della riviera romagnola in questi giorni cocenti e ficcanti? Il Bilboa di Cadey? Ah, come siete decadenti.

Stallone ci dava di pesi, sì, anche lui era e rimane un fanatico della palestra. Voleva che in spiaggia tutte le orche, no, le oche ammirassero la sua tartaruga. Infatti, in Rocky ha una tartaruga a cui vuole benissimo, che ve lo dico a fare?

Era un uomo incarnatosi nell’ordine animalesco denominato Testudines Linnaeus. Sì, un bel testone lo Stallone.

Un caprone. Non ha mai voluto recitare Shakespeare, in compenso nel finale di Rambo dà sfoggio a un monologo che fa un baffo ad Amleto. Come no?

A parte gli scherzi e il quarto Rocky da denuncia, avendo il finale più ridicolo della storia e forse della perestrojka, con tanto infatti di Gorbaciov fake e voglia sul capone, Sly rimane un mito.

L’eroe proletario che l’ha sempre preso in culo anche dai più imbecilli. E s’incazza, spinge e colpisce.

Ma che cuore. Anche voi ce l’avete, altresì l’avete dimenticato alla maternità quando la cardiologa-pediatra vi ha misurato il battito cardiaco. Andava bene, sì, ma è durato appunto un battito, però di ciglia.

La scena finale di Rocky è sempre da brividi. Ma anche quella della vigilia. Quando Sly, in piena notte, si reca da solo davanti al ring e trema… perché comprende la sua umanità.

Su YouTube, un tale Vodani (guardate sotto i suoi video) continua a calunniarmi. Dicendo che sono matto e vado curato. Mi fate un piacere? Per piacere? Chiamategli l’ambulanza, per cortesia.

Devono misurargli, più che la sanità mentale, la pressione. Sì, questo è uno che fa pressioni al prossimo ma è un neonato.

Pensa che la vita sia fare a pugni col prossimo, anche soltanto dietro a un pc.

Mi diffama, urlando che sono solo e (s)perduto. M’immagino i suoi amici. Con molta probabilità più ritardati di lui per leccargli il culo.

A questi ci vuole un bel gancio sinistro. Altroché.

Adesso, scusate, devo andare in bagno.

A volte succede.

 

di Stefano Falotico

 

Maggica Roma, remontada gladiatoria


11 Apr

Roma Barcelona

Ora, ieri sera, come sovente mi accade, pensavo di buttarmi giù dalla finestra un po’ come Morgan Freeman di Last Vegas… Ah ah. Sì, anche se abito al quarto piano… e la caduta sarebbe stata abbastanza fragorosa, diciamo poco “fragolosa” e mi sarei squagliato come panna montata ben diluita…

Al che, dopo una cenetta sfiziosa, a base di passato di verdura, ah ah, ecco che gironzolai sul Tubo e rinvenni una clip di Carlo Verdone in Grand Hotel Excelsior, quando burino al massimo se la tira da boxeur fan di Cassius Clay, per concupire la bella Maria timorata di Dio.

Eh sì, come recentissimamente da me detto, Verdone attore in quel periodo era al top. Poi si rincoglionì. Era ruspante, il ritratto dell’imbranato che non gliela po’ fa manco a spingerlo, e faceva sbracare.

Al che ecco che mi sovvenne che su Canale 5 trasmettevano la partita di ritorno di Champions League…

Ah, ma che la guardo a fa’? Tanto prenderà altre quattro pappine. Vabbe’, non ho di meglio da fare, le cose che oggi dovevo fare le ho fatte, ci vuole un po’ di relax. Mi collegai al decimo, quando Džeko aveva già segnato l’uno a zero, e pensai: me la guardo tutta, chissà che non ci scappi il miracolo.

Il mister Di Francesco mi parve caricatissimo. E mi galvanizzò. Daje!        

E, insospettabilmente, ieri sera divenni tifoso sfegatato della Roma, roba simile a Vittorio Gassman da I mostri…

Oddio, me vie’ lo sturbo! Forza lupi!

All’intervallo, ecco che eccitatissimo vado in cucina a mangiarmi un bel gelatino con fumatina incorporata. E, fra una leccata e l’altra, il mio stomaco in subbuglio si agitò accalorato…

Dai, che inizia il secondo tempo. Famogliela vede’ a ’stri stronzi di Messi e Iniesta.

Su su, arbitro fischia. È rigore, Dio di un Giuda ladro! Oh cazzo, chi lo batte? Capitan Fururo? Ah, il fratello di Barbara De Rossi, ah no, non sono parenti. Vai, Daniele.

Madonna, Dio mio l’ha messa! L’ha messa, fanculo a Messi!

Ah, qui i minuti passano, cambia quel gallo cedrone del Nainggolan, è tutta cresta, qui serve il Faraone!

Calcio d’angolo. Mancano 8 minuti! Gooaal!

Manōlas alla Tardelli. Mi sta prendendo un infarto!

No, no, Messi, ah ah, ha lisciato!

Quattro minuti di recupero, e saranno quattro minuti coi controcazzi!

È finita! È finita!

Che è ’sta caciara? Mi affaccio alla finestra. Ionata, quello del terzo piano, afferra il suo cagnaccio per la gola, stava sbranano un passante.

Andiamo a letto!

Barbara De RossiManolas Barcelona

di Stefano Falotico

Il Milan chiavato nel Giorno del Signore Messi Conclave


12 Mar

Scrutinio inappellabile: quattro pappine e a casa di Berlusconi a brindare con delle sgualdrine. Dai, è andata così, il ritorno è stato boomerang!

Lo so, diavoli milanisti sorretti al grido di Diego Abatantuono viuuulenza!, serata tragica per voi, poveri illusi. Speravate davvero che la partita truccata in casa fosse un lasciapassare per i quarti di finale. Ma io profetizzai la disfatta, a nulla valse la combina a scopo elettorale di Silvione. Il Signor Messi, di tutto punto, puntò la porta dei vostri sogni e li sigillò con plateale sbattervi al muro del vostro Inferno in Terra straniera, ove Barcelona è il ribaltone di tutti i vostri festini.

Quando il vostro umore, lo so, è calato di brutto, masturbatevi nel belloccio jackal Gere Richard e noleggiate la Donna negata di Foster Jodie, outing delle vostre colpe da falsi frati.

Fra il “sesso forte” di Richard Gere e quella “debole” di Jodie Foster, scegliete una minestra “calda”

Richard Gere è invero un ermafrodita, infatti è protagonista de La frode, la sua sessualità è “arbitrage”…
Ora, non sono mai stato patito di Richard. Le donne, durante la visione di Pretty Woman, s’imputtanivano al cinema, assumendo la Julia Roberts d’ogni loro conversione, da finte monache frustrate, ad asserire che il maschio “brillante” rende la donna apatica, e “ligia al dovere”, una prostituta d’alto bordo…, scatenando la femmina repressa dei loro matrimoni fallimentari ma desiderosi d’un “fallo” Gere non da ghiro come invece il marito nella letargia del suo erotismo (in)castrato fra impiegatizie “bollette” senza il bollore della Luce Enel, la fiamma “elettrica” del peccaminoso “colpo di fulmine” che fu ma non “ce l’ha più”, sparito in un “flash” d’effetto blackout

Sinceramente, non ho mai compreso perché al gentil sesso piace Richard. Sì, oggi “va” Clooney George, e la rassomiglianza è identica: entrambi “signori” un po’ brizzolati su tintura grigiognola e sorriso a carati, sempre attorniati da modelle nel loro “impegno” d’attori “seri” fra melodrammi svenevoli e rigide cravatte da labbra di “cuoio” profumo “cuoricino”.

Richard fu fidanzato con Crawford Cindy, poi la sposò, la spupazzò e consegnò i suoi nei a Robert De Niro. Non mento, pare che Condy e Robert abbian avuto una relazione “epidermica” dopo la separazione della Crawford da Richard, per un amplesso sveltina di Bob nella sventolona.

Di tale “mistero”, fra le lenzuola, ne discusse anche Bruno Vespa, fra una verruca e una grattatina da “mani pulite”.

Il neo è “abbronzato” come Barack Obama, De Niro adora le nere, come da Grace Hightower e precedenti altre tresche nella selva nera, appunto, ma si concesse una “botta” di “girovita” con Cindy, conclamata puttana ch’è stata con mezza Hollywood. Sì, il fascino silhouette su gambe chilometriche che tentarono anche la strada della recitazione, con risultati penosi.
Cindy, sei solo una che succhia i peni, lascia stare il “Ciak”, torna all’ovile, i tuoi ovuli son sempre “rossi” per “quelli” mai flaccidi. Non sperare nel “balzo”, gli spermatozoi “aprono” più possibilità…

Richard, eccetto qualche titoletto, non ha una grande filmografia. Pellicole ove spesso fa proprio il figo fra le fighe ma non rimedia una gran “figura”, cinematograficamente parlando.

Espone il suo volto “inappuntabile” che le punta tutte ed è inespressività su fronte di rughe bilanciata nell’ammiccamento di classe. Non recitativa ma da padre “puta… tivo nelle uvine-vulvette”. Gli tira… ma non centra quasi mai i “bersagli” della Critica. Il suo alito non puzza d’aglio, anzi è deodorante su dentifricio “smacchiante”…

Con questo Arbitrage ha rischiato però la nomination all’Oscar. Infatti, il ruolo era stato pensato per Al Pacino, che declinò dopo aver preso “contatti” con Susan Sarandon. Una dal seno grosso ma dall’antipatia che “ammoscia”. Lo sa Tim Robbins, a costei ammogliato, appunto, per molti an(n)i, ma poi scoprì che le sue ali della libertà non potevan esser tarpate da una vecchia quaglia “aguzzina” delle sue vogliettine anelanti un anal, e non d’anellini all’anulare, a Rita Hayworth per il “buco” dalla gatta… “buia”.

Sì, me lo confidò privatamente: “Stefano, Susan me lo imprigiona. Quando si toglie il reggiseno, non ci vedo più dalla fame ma, quando la mangio, devo ficcarle… un cuscino sopra. La sua faccia rovina tutto. Il mio uccello è galeotto…, sono un Kinder Fiesta, (pre)tendo il ripieno di marmellatina su glassa di cioccolatino. Basta con gli amici di merenda…”.

Gli consigliai di attuare le pratiche di divorzio e, nel frattempo, “darselo” al “manuale” d’atti impuri da American Pie.

Insomma, un dead man walking…
 
Ne La frode, Richard interpreta Silvio Berlusconi. Un affarista “Tangentopoli” che vuole la poltroncina e pure le “tope”.

Alla fine, verrà ricoverato, “rovinato”, al San Raffaele.
E Vasco Rossi lo consolerà così:

Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
ti risvegli con il Sole
sei chiara come un’alba
sei fresca come l’aria.
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri…

Qualche volta fai pensieri strani
con una mano, una mano, ti sfiori,
tu sola dentro la stanza
e tutto il mondo fuori

In attesa del Papa a salvar capra e cavol(fiori), il Conclave sa…, v’illumino d’attori “viziosi” e dunque non da “eleggere”: Richard Gere e Jodie Foster, un ex puttaniere ora “tibetano” alla Dalai Lama e “una” che “la dice tutta”

Jodie Foster è lesbica in quanto “ammutolì” di più la sua Hannibal Lecter da silence of the lambs dopo lo “Sport” con Keitel Harvey del Taxi Driver.
Foster Jodie vinse due Oscar perché, dopo lo stupro di Sotto accusa, non tollerò Buffalo Bill

Eh sì, Buffalo era manesco e violento con le donne, e Jodie “glielo” catturò. Buffalo voleva cambiar Sesso eppur “lo” aveva, anche se ne nascondeva… la “proboscide”.

Jodie gli sparò ma il trauma fu irreparabile.
Così, lasciò l’FBI e si occupò completamente della sua femmina. Dopo tante “freddure”, meglio il domestico calor’.

Conobbe una Donna di facili costumi e partorì un figlio.
Ora, com’è possibile questo?
L’inseminazione artificiale la mise incinta. “Artificiale” sta per la sua relazione “vulcanica” col rude, “erudito” ed “eruttivo” Crowe Russell. Jodie “la” gelò ma tenne celato il suo rapporto “clinico” con Russell, detto “L’uccellone”.

Sì, anche le lesbiche vengon “colpite” da uno che le faceva… “sangue”.

Da quest’avventurella, nacque Innocenzo. La madre, Jodie appunto, costrinse il figlio a non farne voce con nessuno, gli tappò la bocca.

Da cui il film Il silenzio degli innocenti.

Dopo essere stata salvata dalla prostituzione minorile, grazie a Travis Bickle, Iris è più “rossa” di prima.

Povero Innocenzo. Che Male ha fatto per “meritarsela?”.

A differenza di questi due “palle”…, io “le” corteggio così, in modo da “estenuarle”, salvo venir fracassato…, eh sì Cassano, le donne voglion i mobili di frassino e il “nero” mogano, io non ho dei grandi modi. Parafrasando Totò, la Donna è mobile e io le son mobiliere. Il loro “spogliatoio”.
Infatti, mi fanno secco, e intanto si “rinsecchisce”. Poco “raschia” ma il “barile” è “bidone”

Becco una, mi “sbecca”, che zoccola!

Sì, per te sono piccolo, ma offriresti l’amicizia a un brillante e creativo scrittore, poeta, romanziere? Mi chiamo Stefano Falotico, non ti sto mentendo. Puoi trovare le mie opere su ibs.it e prenderne nota, anche Notte, magari, se vorrai, scherzo. Dai, voglio “schizzare!”.

Sei molto bella, lo sai, ne sei cosc(i)e(nte). Devo, senza cortesie ma con Piacere, instaurare con te un rapporto (e)pistola(re), lasciamo stare gli episcopali, sì, meglio l’andamento lento di Tullio De Piscopo con tanto di “clarinetto” alla Arbore Renzo. Non fare però la Mara Venier, no, il mare mio è amante e non amaro. Meglio l’amaretto di Saronno.

Il biscotto “duro” ripieno di liquorino.

Finii coi coglioni “strapazzati”. Sì, lei si tolse la cintura di castità e la incastrò al mio “bacino” molto “castrante”.

Applauso!

Figlioli della congrega, un consiglio: se cercate una ragazza che sia una “figliola” e non possedete uno yacht, meglio così. Tanto era una mignotta!
 

Ora, ritardato, sbuccia la mela, lascia stare i suoi meloni a me.

Cari pazzi, sono il pupazzo. Carissimi milanisti, belli come il cazzone del Berluscone, io inculo alla Lionel.

Eh sì, siete degli Oreste Lionello, belli.

Il Bello sono io, come Depp. Infatti, mi sparerete negli occhi.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Aspettando il Messia (2000)
  2. La messa è finita (1985)
  3. C’era una volta in Messico (2003)
  4. Milano calibro 9 (1972)
  5. I diavoli (1971)
  6. Messo comunale praticamente spione (1981)
  7. Golfo del Messico (1950)

Lionel Messi, 5 goal “senza vendetta”, immenso


08 Mar

 

Il 20 Aprile dello scorso anno, postai tutto ciò:

Non so se questo sia il luogo deputato al mio discorso al Re, ma ho sempre considerato il Calcio alla stregua del miglior Cinema quando balocca le masse nel suo grande spettacolo.

Soprattutto quando ieri per il Calcio (n’)è stata una giornata storica, memorabile, perché, se già Lionel Messi fu eletto Papa della sfera, ieri ne è stato consacrato nella “beatificazione” in una partita da one Man show.

Ma prima di questa partita, il Clásico spagnolo fra le acerrime concorrenti Real Madrid e Barcelona, mi par doveroso, narrarne, brevemente la cronaca.

 

Tutto esaurito al Bernabeu per la sfida di semifinale di Champions League fra le bianche merengues che giocavan in casa e i blaugrana della Catalonia per i cortei festanti di un pubblico di uno stadio “al tutto esaurito”.

Partita tattica fra il provocatore Mourinho, che alla vigilia si paragona ad Albert Einstein per le volontà motrici illimitate della sua compagine, e l'”attendista” Guardiola, entrambi impeccabili nel loro consueto stile “ingessato” da cerimonieri dei grandi eventi.

Le squadre si studiano, il Real aspetta guardingo e temporeggia come i grandi statisti, il Barcelona l’asfissia coi suoi “tic tac” di cura millimetrica. Qualche tiro “innocuo” da una parte e dall’altra, accenni di rissa ed espulsione del portiere di riserva del Barça, Pinto, per un parapiglia al rientro negli spogliatoi appena fischiato l’intervallo.

Secondo Tempo “incandescente” e subito molto nervoso. Pepe, che accomuniamo al “nazionale” tricolore calciatore solo per l’omonimia e la “pelata” ma non certo per “statura” calcistica, “esercita” le sue grazie ginnico-marziali a mo’ di uno sgraziato Van Damme sull’incolpevole Dani Alves. Espulsione diretta, il cartellino rosso che, come si dice, “spezza gli equilibri”. Più che altro Pepe rischiò di “spezzarne” una… gamba ed amputarne la carriera.

Mourinho, sprezzante dell’arbitro, lo irride, “applaudendogli” contro. Anche lui, espulso.

Fra monotoni tatticismi a centrocampo e altri clamorosi falli, si “(o)mette in luce” Adebayor, che, non pago d’esser già scimmiesco, s’avventa come un Orango Tango con una “manata” pugilistica sull’inerme Mascherano. Questa volta, però, solo una “clemente” ammonizione.

Dopo aver “appestato” la Bellezza del Calcio con queste ignominie, ecco balzarci dal cappello a cilindro delle sue magie il messianico Messi, profeta di ogni suprema raffinatezza.

Infila una doppietta che stende l’impotente Real, per un Mourinho abbattuto quasi in lacrime, che poi a fine partita recriminerà in ripicche smodate da buffone.

 

 

Ma è su Messi che allestiremo un canto elegiaco, su questo fenomeno che lustra le nostre vite spesso appannate, la mia no, ma quelle di molti sì.

A mio parere il più grande di tutti i tempi, perché demolisce con “discrezione” ogni record ascrivendolo a sé, supera Pelé e Maradona per classe, velocità e completezza, è più illuminante di Cruyff, con più charme di Platini, più insidioso e “malefico” di Van Basten, più “ornamentato” di Ronaldo. Non Cristiano, quello da Tempo non ci perviene… e non pervenne neppure ieri sera nonostante il look ingellato.

E a Lui dedicheremo un’ode, perché è talmente immenso nel farci sognare da ricordarci i grandi nomi del Cinema che hanno stupito platee intere dal grande schermo.

Messi è un “attore” geniale e, come ogni prodigio, anch’Egli fu baciato alla nascita dal dono di Dio che iniettò a Madre Natura il suo genio. Dono che non si acquista dal droghiere ma se n’è “donati”, dotati.

 

L’enigmatico genio di un mago

 

L’Uomo Messi c’appare come un fulgido, fugace brio fra i meticolosi ronzii di vite affogate nell’amarezza, il pittato color dei suoi armoniosi dardi nelle daltoniche cecità dei nostri lamentosi vagabondaggi, un “anonimo” Mr. Nessuno a prima vista scialbo e ai medi conforme, che, furente, divampa in mirabolanti, accecanti, acceleranti, fantasiose eroiche gesta per gli affranti, costernati occhi umidi di vinti rivali che, nei suoi prodi, fulminei attimi, già anch’essi avvinse. Le grintose, feline agilità di un estasiante miracolo calcistico (im)mobile come un animistico Buster Keaton che, lunare, si astrae poi circense come un funambolo Jim Carrey del “grottesco” e divertente averli beffardamenti beffati. L’ermetica, smaccata eleganza guascona da irregolare James Dean ribelle, virtuosa gioventù poetica per le nostre malinconiche nostalgie che trepidano per un sogno in più, la pomposa, sacra, altera magnificenza di Brando, la nervica, imperiosa “ira” sportiva come Al Pacino, le ribalde, indecifrabili o impreviste versatilità mutevoli del camaleontico Bob De Niro, l’eccentrica, liquida “ascesi” sensuale e fanciullesca di Johnny Depp, come Lui Peter Pan, l’intoccabile carisma-unicorno di Leo DiCaprio.

Squarcia le nostre iridi con epici afflati di futurismi cinetici dalle carezzevoli soavità arcobaleniche. Scardina, spiazza e sconfigge il collaudato giochino tatticista, scollandolo e corololandolo di variopinti coriandoli, danza con mordente sul pallone “mordendolo” sobrio, permeandone il respiro con cadenze energetiche d’inafferrabili passi ballerini. Ha imbastito la sua leggenda di baluginante estro dal luminoso diamante-avorio.

Il suo immancabile brand, di Lui che s’accentra “indisturbato” al limite dell’area di rigore, ché li ha già elusi, e calibra vigorosi fendenti di balistica chirurgia per l’osannante visibilio di tutti noi allibiti e dei suoi stupefatti amatissimi.

La vanesia fierezza ferale dell’immane.

Nell’immortale sfida fra Real e Barcelona, parafrasando Bud Spencer di Bomber a proposito del duello fra l'”ingenuo” Cassius Clay-Muhammad Ali contro il bisonte arrogante George Foreman, Messi è stato il furetto buono e gigantesco, e Mourinho & combriccola il grizzly “cattivo”.

Lionel Messi, in Arte Leo o così per gli amici, potrebbe benissimo essere un “timido” quanto esplosivo, incontenibile personaggio di Woody Allen, e, forse, venendoci in mente la Barcelona del “matto” nevrotico regista newyorkese, surclassare per grandezza l’insuperabile macho Javier Bardem.

Chissà. La “pulce” Vs l’omone.

 

 

E ieri sera, contro il Bayern Leverkusen, s’è scatenato, 5 goal a raffica. Pallonetti, rasoterra, bombe da fuori area.
Un mostro!

 

 

Ops…

 

 

Leonone

 

Questo è Lionel Messi, detto Leo, anzi il leone del Barcelona.
Il più grande calciatore di tutti i tempi.
Questo giocatore è “fenùmenèl'”, eccezzziunal verament‘.

Maronna, che goal, gli occhi si son strabuzzati. Voglio ingozzarmi ancora di Messi.
Altro che le messe. Questo “le” mette tutte “dentro”.
Com’insacca Lui, neppure un pornoattore!

 

Come dice José Altafini(o…), Messi è un fenomeno straordinario.
Che roba ragazzi, che golazzo!

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

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