Prefazione, disamina e poi una riflessione sul Cinema degli anni settanta
Sì, L’esorcista è un film che a tutt’oggi è agghiacciante. Sì, credo che l’aggettivo appropriato sia agghiacciante.
Ma non è un capolavoro.
Fare paura è più facile di quanto si possa credere.
Si può intimorire, suggestionare il prossimo, inscenare la sua pazzia perché si è ipocriti e forse è più facile nascondersi nello sgabuzzino degli orrori ove son celate tutte le segrete malefatte. Quando si dice, ah, gente con scheletri nell’armadio. Un’armata delle tenebre che cresce giorno dopo giorno, avanza putrescente a ogni ora di notti concupiscenti, ingorde e lorde.
Paranormal Activity? Filmaccio da quattro soldi. Dobbiamo aspettare un’ora e mezza, giù di lì (1h e 26 min), per venir terrorizzati dalla ragazza posseduta che, in primo piano, ci fa la boccaccia. Suvvia, che sono queste scemenze?
L’esorcista ha agito a livello subliminale sui nostri antichi retaggi, sulle nostre credenze popolari.
Si chiama, in gergo cinematografico, lapalissiano meccanismo della paura e della suspense.
Presenze misteriose che ci sono, non si vedono, si colgono, aleggiano al buio e penetrano le coscienze di una massa addormentata e superstiziosa.
Totale oscurantismo (dis)umano di una società tanto tecnologicamente moderna quanto arretrata di mentalità. Inestirpabile nelle sue vetuste, superate convinzioni terribilmente maligne. Sepolte dietro il perbenismo più ripugnante.
Proverbiale umanità che crede ancora nei proverbi e nei detti medioevalistici.
Sospettosa, malevola, diffidente.
Prefazione scherzosa
Ne sono convinto. Posso mettere la mano sul fuoco. E non quello del demonio.
Non indemoniatevi per questa mia uscita. Non è fuori luogo. Non scaldatevi, non demonizzatemi.
Io so esorcizzare le sopravvalutazioni e liberarvi dai dogmi troppo religiosi del Ver(b)o cinematografico dato per assoluto.
Che Dio vi benedica.
Non bestemmiatemi contro.
Su, dai, non fate i preti.
Non siate blasfemi.
Altrimenti, chiamo James Woods di Vampires.
Analisi seria e sincera del mio punto di vista, anche goliardica e piccantella
Amici, so che questo mio video vi ha davvero fatto infervorare. Basta leggere i commenti che mi son piovuti addosso su Facebook e sul mio canale YouTube. Li apprezzo tantissimo! Ah ah!
Alcuni, avendo io filtrato i commenti, ho dovuto rimuoverli perché paurosamente offensivi. Meglio dunque seppellirli, subito.
Comunque vi ringrazio. A parte qualche malintenzionato, la discussione si è mantenuta su toni estremamente educati e rispettosi delle idee altrui. Questa si chiama democrazia e armoniosa, bella conversazione giocosa.
Ora, sapete che, a prescindere da una sua seriosità alle volte altezzosa e leziosa, stimo Mereghetti. Perché, sì, spesso si fissa aprioristicamente su alcuni autori per pura antipatia personale. Ed è irremovibile sui suoi lapidari giudizi. Onestamente eccessivi e troppo severi.
Poi, in tempi oramai perduti nel tempo stesso, io mi son approcciato alla Critica, partendo dal suo Dizionario. Ghezzi e altra roba son venuti dopo. Dunque, al Paolo va il mio sentito ringraziamento. È stato il mio insegnante delle elementari cinematografiche. Come diceva il mio professore di Tecnica, degli “alimentari”.
Sì, Paolo non è il primo venuto. Nei suoi video (peraltro ora è invecchiato e, come tale, ha perso qualche colpo) è spesso sin troppo sussiegoso e artefatto. Ma d’altronde non è un attore, pare tutt’ora che sia imbarazzato nel filmarsi. E allora, intimidito dalla videocamera, assume atteggiamenti, come dico io, insostenibilmente borghesi. Composti e fastidiosi. Che volete farci? Dobbiamo criticare un critico perché non è Jim Carrey?
Ma dovreste continuare a leggerlo sul Corriere della Sera ove, al di là di qualche inevitabile refuso e strafalcione, dovuto più che altro al fatto che il pezzo è da pubblicare immediatamente e non si è avuto il necessario tempo di revisionarlo e correggerlo, il signor Paolo è molto perspicace, semplice e diretto, forbito quel tanto che basta, appunto, per tenerlo in considerazione. Perché si fa chiaramente capire dai più competenti e comprendere dai profani. È quindi ammirabile.
Non è un conservatore ma conserva impeccabilmente un bon ton amabile.
Insomma, è molto più “cattivo” di quello che possa apparire. Basta leggere con attenzione alcune sue critiche inaspettatamente, giustamente elogiative di tutto un Cinema sottovalutato e snobbato dai benpensanti.
La sua idiosincrasia per von Trier è conclamata. Ma avrà i suoi motivi e non sono nessuno per contestarlo e confutare le sue tesi.
A proposito peraltro di tesi, il signor Paolo è laureato in Filosofia. Ciò non significa niente? Sì, la laurea è solamente un attestato che invero parcellizza soltanto un credito formativo. Ma non si può neanche dire che qualche libro non l’abbia letto.
Mereghetti ha scritto degli importanti e finissimi saggi su registi immensi.
Dunque, una certa cultura in materia, diciamo, ce l’avrà pure?
Sicuramente è più attendibile di tanti coglioni che parlano di Cinema e non saprebbero neppure dove iniziare per girare il video della Prima Comunione. O no? Sbaglio, forse?
Sì, oggi va di moda parlare di tutto e vendersi per du’ spiccioli, dicendo sempre inopportunamente capolavoro. Limitandosi a recitare roba fritta, ah, regia strepitosa, attori mostruosi, da Oscar, sceneggiatura perfetta, fotografia meravigliosa e altre banalità a buon mercato.
No, non transigo. L’esorcista, ribadisco, non è un capolavoro.
Non so se io sia ateo (a chi dobbiamo domandarlo?), di certo son agnostico. Più che altro sono un tipo ostico, anche rustico.
E ancora rammemoro quel me un po’ disgraziato che si contorceva, timorato di Dio, a recitare il Rosario, pensandosi peccaminoso anche solo se desideravo la donna ignuda de L’esorciccio. Ah, gambe da favola… roba da farti gridare alla Lino Banfi… Madonna dell’Incoroneta! Ah ah.
Didi Perego? No, non facciamo confusione con la campionessa dei quadricipiti, Paola Perego.
Barbara Nascimben? Sicuramente è nata benissimo. È lei? IMDb riporta Nascimben, Wikipedia Nascimbene.
Per IMDb, Banfi è Abbate, per Wikipedia Abate.
Eh sì, anche Ramona Dell’Abate era una da “giochi senza frontiere”. Spudorata, quasi scostumata fosti! Ah ah!
Insomma, chi interpretava la posseduta che io volevo possedere? E che sedere!
Come si chiama(va) questa qui? Ancora campa? No, è morta l’anno scorso, era l’ex di Massimo Ranieri. Sì, ora facciamo un “approfondimento”.
Quindi, L’esorcista è un film che fa ridere i polli se siete atei. Perché, non essendo a livello inconscio, condizionati e suggestionati dal diavolo, ovviamente molte scene vi parranno ridicole. Riviste oggi, assolutamente imbarazzanti.
Ma non è questo il motivo.
Poi, Pazuzu che nome è?
Come dire, vai a Napoli, sotto al Vesuvio, entri in una di queste locande partenopee, in un’osteria-paninoteca ove si abbrustoliscono pietanze farcite, ti siedi e:
– Signore, che vuole che le porti?
– Mah, mi dia questo. Voglio assaggiare. Non l’ho mai sentito. Quali sono gli ingredienti di tale PAZUZU?
– Ah signore. Si fidi. Gli ingredienti non posso rivelarglieli. È una specialità della casa. Poi mi dirà.
Finisci di mangiare questo Pazuzu, torna il cameriere:
– Vuole il conto?
– No, è lei che mi deve rendere conto. Dico. Ce ne rendiamo conto? Questo panzerotto, no, Pazuzu, mi ha divorato lo stomaco. Devo al più presto vomitarlo. Veramente, roba da mal di stomaco. Ma che voleva fare? Avvelenarmi?
Insomma, L’esorcista è un film che funziona perché, se lo vedi da solo quando sei piccolo, può lasciarti traumatizzato, scioccato come un film per adulti.
A una certa età, dimostra appunto tutta la sua età. È datato. Ha delle atmosfere, soprattutto all’inizio, da brividi, fa paura anche se lo guardi adesso, in realtà.
Ma gioca, appunto, su molte paure ataviche di ogni uomo. La paura di Satana, del babau, del mostro dentro ognuno di noi. Cinematograficamente è assai scarso, addirittura dozzinale.
Tutta la parte centrale è effettistica, esagerata e, ripeto, farsesca.
Nightmare? Stesso discorso. Freddy Krueger è il diavolo bruciato…
Ed è troppo esplicito, vomitevole, da voltastomaco quando il truccatore concia la povera Linda, lordata dal maligno, quindi non più lindissima, e la fa gridare, appunto, come un’indemoniata.
Più che provocare ribrezzo, sembra una di quelle ragazze nerd e dark che, ad Halloween, si lasciano andare ai loro peggiori istinti perché in famiglia hanno subito un’educazione troppo cattolica e quindi, una volta sole in compagnia delle loro amichette, assieme a loro si dà alla pazza gioia vulcanica, liberandosi da ogni repressione contenitiva, ricattatoria, superando ogni turbamento “schizofrenico” e dannandosi istericamente senza freni.
Mettendo in croce chiunque.
Sì, L’esorcista è un bel film. Non scherziamo sui mostri sacri, no? Ma non è un capolavoro.
I veri capolavori sottilmente perturbanti di Friedkin sono solo tre: Crusing, Il braccio violento della legge, Vivere e morire a Los Angeles.
Mah. Che posso dirvi?
Sono un angelo. A volte mi stupisco delle mie genialate diaboliche. Miracolistiche.
Cosa potete farmi? Volete che chieda perdono per essere una persona vera e giustamente cinica?
E un critico che non fa il moralizzatore?
Se volete questo, ok. Però poi non ditemi che dovevo essere più “cruel”.
Di mio, essenzialmente sono una persona molto buona. Mangio anche lo Strudel. Può capitare però che mi possiate trovare un giorno con la luna di traverso. Quando ho un diavolo per capello.
E dovrete penare parecchio per rabbonirmi.
Ma questo fa parte dell’essere umano.
È giusto che lo capiate. L’importante è non farsi mangiare vivi dai demoni interiori.
Dunque, morale della favola, nera o bianca che sia:
se volete continuare a credere a Dio, no, che L’esorcista sia/è un capolavoro, ciò urla vendetta a Cristo e state spudoratamente parlando da miscredenti del Cinema più alto e bergmaniano. Max von Sydow docet.
A proposito, in un film (perdonatemi se non mi ricordo quale), chiedono a Lino Banfi quali siano i suoi attori preferiti. No, non sto scherzando, è vero.
E lui risponde a bruciapelo: Edwige Fenech e MAX von SYDOW.
Un grande, Lino. Linuzzo! La Fenech perché ha recitato, si fa per dire, in molti filmettini con lei e perché, senz’ombra di dubbio, come donna arrapante che può scatenare la nostra parte satanica, non si discuteva. La patata bollente… eh, la Madonna! Un capolavoro di sensualità da donna demoniaca, oserei dire. Ah ah.
La Fenech poi è diventata produttrice de Il mercante di Venezia con Al Pacino. L’avvocato del diavolo!
Max von Sydow perché è un grandissimo.
Se volete dire che è meglio sputare tutta la verità subito prima che il vostro malessere possa condurvi al suicidio, avete ragione.
Meglio espellere il male quando siete ancora in tempo. Altrimenti poi la vostra vita sarà un salario della paura.
Poco salariata, molto salata, bestemmierete da mattina a sera e assisteremo a uno spettacolo immondo. Ah, assistenza sociale!
Mi cadrete in manie religiose per aggrapparvi a qualcosa.
Abbiate fede. Dico la veritas.
Cari Cicciobelli, Ciccio Ingrassia, no, ciccini, io vi esorcizzo.
Se infine voleste dirmi che gli enfant prodige hanno sempre spaventato a morte ed era più facile demonizzarli, questo è un problema della vostra coscienza.
Sì, credo che sia proprio così, sapete? Quando sei più adulto degli adulti e ti gridano “mostro” perché è “normale” credere alle schizofrenie, ai miracoli, alle possessioni e alle puttanate varie.
Si chiama falso puritanesimo, al bigottismo più popolaresco e pecoreccio.
Non ci sono altre versioni. Tranne il mio director’s cut.
Parola di William Friedkin?
No, semplicemente di uno che la vede come lui sebbene ritenga L’esorcista un ottimo film ma nulla di più.
Buonanotte.
Quello che posso dire, in totale franchezza, è che Friedkin è un grande. Non solo lui, però.
D’altra parte, solo un genio può fare una cosa del genere.
Gli altri non ci arriveranno mai, poveri cristi.
Anni settanta
Ieri, Federico Frusciante ha inserito questo video sul suo canale.
Ove discute, assieme a due suoi amici, di Musica e di seventies.
Mi permetto, così come peraltro già fatto nei miei commenti sotto al video, di puntualizzare.
Potrebbe essere anche, in modo generalista, vero che il Cinema degli anni settanta fosse superiore a quello di oggi.
Non credo sia così. La questione è molto più complessa e se ne potrebbe discutere tutta la vita.
I grandi registi, i grandi artisti esistono eccome. Anzi, oggi più di ieri.
Il livello medio d’istruzione si è alzato esponenzialmente, i giovani sono pieni di risorse che nemmeno potreste immaginare.
È il sistema che è cambiato.
Un tempo, parliamo appunto di quel periodo, la società… e non solo quella statunitense… si trovava in piena contestazione ideologica, sessuale.
La cosiddetta rabbia giovane era a mille, chiunque sentiva dentro di sé il bisogno di esprimersi, di liberarsi dal “demonio”, di sputare tutta la verità.
Era una necessità dell’animo buttare fuori tutto quello che in maniera sacrosanta andava sviscerato.
Ecco allora film come Quel pomeriggio di un giorno da cani. Sulla crisi lavorativa, sull’ira, sul disagio di tante gente disperata.
Un film che sarebbe da mostrare a Salvini quando se ne salta con le sue uscite fasciste davvero terrorizzanti.
Un cinéma vérité.
Forte, rabbioso, pugnace.
In una parola coraggioso.
Oggi invece chi ha più bisogno di denunciare il marcio, di ribellarsi, di essere sfrontatamente, appunto, vero?
Tutto è stato appiattito dall’omertà dolciastra, dalla retorica, da Instagram e da qualche canzonetta “amorosa”.
Ecco allora che qualcuno mi dà dell’esaltato, dello sfigato. E mi chiede:
– Sì, ma tu che fai per cambiare le cose?
E rispondo: – Anche troppo.
E presto vedrete un bellissimo cortometraggio girato con un mio amico.
di Stefano Falotico