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Sylvester Stallone, col passare del tempo, è diventato un buon Samaritan ed è ora identico ad Andrea Roncato


17 Mar

samaritan stallone

Sì, il tempo aggiusta le cose? Macché. Le peggiora.

Anzi, dobbiamo essere più chiari. Sì, chiarifichiamo i muscoli e le cosce come stanno. Le cose…

Aveva ragione il Liga? Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose. Non va più via l’odore del sesso che hai addosso. Si attacca qui all’amore che posso, che io posso?

Ecco, in italiano comprensibile per chiunque, che cavolo significa l’amore che posso?

Poi, che dice? Rimanere MANIA? Ah no, malia…

Ah, uomo ermetico il Luciano Ligabue. Uomo burino al massimo. Uomo veramente tamarro. Però, alle donne è sempre piaciuto questo bovaro. Ah ah.

Nel finale della sua hit epocale, ululò anche. Auhhhhh.

Sì, Liga ha sempre cercato d’imitare Bruce Springsteen di I’m on Fire. Ma per piacere, come direbbe Sgarbi Vittorio, vada a dar via il c… o! Ne vogliamo poi parlare di Federico Poggipollini? Da anni quest’uomo mi turba. Più che altro, turbava e turberà sempre le sbarbine…

Così come il Ligabue, eh già, dio li fa e poi li accoppia, Federico è uomo dallo sguardo che fa sex su chitarra “stuprata”. Questo Federico dallo sguardo lupesco, un uomo che ti guarda in cagnesco e che arrapa ogni donna per via del suo fascino da bel faccino felsineo che fa anche tanto uomo da Bologna la grassa, uomo sudicio, sudaticcio.

Stallone, prima di diventare famoso, era un uomo che, ingrugnito, camminava ingobbito a mo’ di Rocky Balboa pre-chirurgia nasale del terzo capitolo della saga. Ho detto saga.

Barcollando in modo vacillante su semi-paresi facciale da uomo che, appena lo guardi, capisci subito che può impietrirti con una sola espressione accigliata, più che altro arrabbiata perché colui che la possiede non ha una gamma espressiva degna di Jim Carrey.

Stallone è amico di Mickey Rourke e I mercenari docet. Entrambi da giovani curarono molto l’aspetto figo, no, fisico. Anche ora mangiano solo carboidrati con pochi lipidi e tutti e due hanno certamente eseguito la liposuzione. Comunque, furono amanti delle milf e, in passato, eseguirono non poche suzioni mammarie. Sì, uomini infantili, mai cresciuti, afflitti dal complesso di Edipo.

Mi… hia tanta, no, mica tanto.

Sì, Stallone in Jimmy Bobo è evidentemente piallato. Non è palestrato, è rifatto di addome piatto, più che altro succhiato, prosciugato!

Secondo me, Stallone è anche pelato ma, oltre a rivolgersi settimanalmente a un centro estetico per l’uomo duro che non deve chiedere mai (per forza, coi miliardi che ha, essendo per di più lui famoso, gli offrono tutta la ceretta su brutta cera che c’era…, senza bisogno di assegni, donandogli anche un massaggio “gratis et amore” da parte di una donna in carriera, in cerni… ra, in carne e in cal… re, anch’ella attenta alle calorie), ecco…

Dicevo, oltre al tupè, Stallone dev’essere sempre stato un bel marpione. Mica come quel cog… ne di Rourke, oramai trombato, dopo Carré Otis e Debra Feuer, pure dal fisico a pera, no, dal fisco consumante un attore strafatto, bollito più delle pere che si faceva…

Ah, per Mickey son oramai terminate le tempie, no, i tendini, no, sono del tutto finiti i tempi in cui, essendo piacione, mandava in brodo di giuggiole (forse anche di squirt) tutte le donne diffamate, no, di lui affamate, no, molto lì toccate, no, altolocate che per lui prendevano la cosiddetta cotta. O era ricotta? Boh, voi siete esperti di queste cazzate.

Dai, suvvia, non dobbiamo infierire.

Stallone è ora uguale ad Andrea Roncato, pover… to, no, provetto in materia di “peluche”. Quale? Dei capelli?

Sì, gli sfigati se ne tirano, no, non possono manco tirarsela mentre gli “arrivati” che forse non valgono una sega, eh già, possono fare i gigolò e i gagà. Mica sono dei quaquaraquà.

Sono uomini con le palle, cazzo. Sono degli dei, dio bono! State bonini!

Ce la vogliamo darcela tutta, no, dircela? Andrea Roncato è il vero Rocky. Altro che Stallone. Sì, Roncato, lo stallone italiano. Soprattutto con la sua ex, la Orlando!

Andrea ancora ci dà che ci dà… Sì, ancora spinge di brutto oppure tira, come si suol dire?

Non lo so.

 

 

di Stefano Falotico

 

andrea roncato

La dovremmo finire coi falsi discorsi di ringraziamento di Joaquin Phoenix e di Elio Germano, meglio il cinismo realistico di Polanski


04 Mar

Award+Winners+Press+Conference+70th+Berlinale+SJOkv8h5Xrhl

 

Sì, basta. Non se ne può più.

Lungo preambolo cazzeggiante come un monologo esuberante di Tarantino. Detto un uomo brillante poiché l’unica cosa che lo differenzia dal Boris Karloff di Frankenstein è la brillantina

Lodai e sempre loderò Phoenix per la sua strepitosa interpretazione di Joker. Anche se in verità tale ruolo, per cui fu oscarizzato, io avrei interpretato assai meglio.

Non sbizzarritevi in disamine e in parallelismi fra Joker e Taxi Driver. Non tirate in ballo Re per una notte.

Todd Phillips fu assai chiaro in merito a questi suoi dichiarati omaggi. E non è vero che Tarantino “copi(a)” bene mentre Phillips copiò e incollo.

Phillips è molto più geniale, al momento, del signor Quentin. Il quale sfornò un film invedibile e indigeribile, C’era una volta a… Hollywood, film da molti di voi osannato poiché amate le retrospettive delle vostre (r)esistenze finite. Distrutte tragicamente come la vita di Sharon Tate. Solamente che, non possedendo in cuor vostro la dignità per guardarvi allo specchio e ammettere finalmente di non essere Brad Pitt, nemmeno Bruce Lee, magnificate il vostro proustiano tempo giammai ritrovato nell’immaginare come sarebbero andate le cos(c)e se quella sera aveste riguardato seriamente un film di Polanski, semmai L’inquilino del terzo piano, anziché perdere tempo con inutili riunioni condominiali.

Di mio, posso dire che nel mio stabile non v’è nessuna Margot Robbie. Però, quasi tutti sono instabili. Quindi, delego sempre ad altri l’onere di scassarsi la minchia a litigare in diatribe peggiori di quelle fra cazzoni come John Travolta e Samuel L. Jackson di Pulp Fiction, perciò incentrate sul possibile massaggio ai piedi a quella del piano quinto, leggermente più passabile rispetto alla racchia drogata del pianoterra.

Almeno, fosse figa come Uma Thurman ci potrebbe stare… Anche se dubito che lei, dopo avervi detto cazzo, che botta, ho detto che botta, cazzo, potrebbe sposarvi.

Fidatevi, ordinate un panino da McDonald’s e non provate nemmeno a sognare, come Frank Whaley, la vostra vagheggiata Jennifer Connelly di Tutto può accadere. Tanto, non accadrà una beneamata minchia e Jennifer cadrà ai piedi solamente del Don Johnson di turno di The Hot Spot.

Col passare del tempo, pure Jennifer, la Deborah con l’h di C’era una volta in America, venne, no, divenne anoressica e matta isterica come Amanda Plummer. Siamo lì, eh. Infatti, è sposata con Paul Bettany, un’acciuga vivente che a stento potrebbe, a mio avviso, fare l’alga nell’oceano di Master & Commander.

Eh sì, non perderò una sola mia altra nottata insonne da Rufus Sewell di Dark City per sognare un’oasi splendente con la Jennifer di oggi.

Sì, molte donne, desiderose di crescere troppo in fretta, corrompendosi a mo’ di Deborah, sì, però Elizabeth McGovern del capolavoro leoniano sopraccitato, vogliose di essere messe incinte da un porco sporco fino al midollo come James Woods, bruceranno le tappe. Anche le tope.

Partiranno, frequentando qualche burino che, pur di farle… divertire, facendole… uscire di casa per liberarle da un padre più moralista di John Lithgow di Footloose, le condurranno a essere da loro dipendenti. Poi, una volta che tali Tim Roth della situazione le avranno timbrate, bucate e inculate, queste qui, distrutte dalla delusione, s’incarneranno nella Connelly di Requiem for a Dream.

Scombussolate, si ridurranno come quelle o(r)che che adorarono gli addominali scolpiti di Mario Balotelli in versione Hulk. Accalorandosi dinanzi al gorillone durante la notte della festa delle donne e poi tornando alle loro insanabili depressioni da La casa di sabbia e nebbia.

Secondo voi sono attendibili mignotte del genere? Ovvero, fatemi capire perché non ci arrivo. Sì, queste non mi fanno arrivare…

Prima amano la banana, no, Eric Bana figlio di Nick Nolte, dunque se la fanno col Nolte di Scomodi omicidi.

Semmai celando i tradimenti da fedifraghe, iscrivendosi a un corso fuori tempo massimo di psicopedagogia per incontrare A Beautiful Mind.

Ah, bellissimo. Si sa, dio li fa e poi li accoppia. Allora, avremo una coppia formata da uno schizofrenico paranoico che sta assieme a una frustrata cronica.

Ah, queste donne come Jennifer sono dentro un Labyrinth, una downward spiral peggiore del circolo del cucito di Pulp Fiction. Intanto, oltre a prendere l’aspirina e a preparare gli asparagi, altra cocaina tirano e aspirano…

Ancora hanno aspirazioni?

Sì, conobbi una così. La classica Phenomena. A quindici anni sostenne che si sarebbe evoluta dalla vita delle donne adulte, cioè le streghe. Sì, fu sognatrice come Jessica Harper del Suspiria di Dario Argento mentre ora sembra Tilda Swinton della versione del Guadagnino.

Per riempire il vuoto… regredì all’infanzia, vedendo alla tv Storia d’inverno e Inkheart – La leggenda di Cuore d’inchiostro.

Quindi, terminate pure le fantasie erotiche da Dakota Johnson di Cinquanta sfumature di grigio, tornò la solita animale di prima.

Non solo Russell Crowe del film di Ron Howard, sopra menzionatovi, potrà salvarla. Nemmeno quello di Noah.

Ecco, non sono cinico. Sono realista.

Mio nonno, prima di morire, mi disse:

– Sto morendo. Ricorda, nipote, quasi tutte le donne sono delle zoccole.

– Perché? – gli domandai io puramente.

– Perché gli uomini sono quasi tutti dei puttanieri.

 

Io gli risposi e chiesi:

– Quindi, io potrei anche non essere tuo nipote?

– No, impossibile. Lo sei. Io e te siamo uguali, due teste di cazzo.

 

 

 

Quindi morì. Prima di morire però, suo figlio, cioè mio padre… noleggiò una Ferrari e lo portò in giro per il suo paese come Bruce Dern di Nebraska. Mio nonno non ebbe mai la patente. Sì, ma se la tirò lo stesso di brutto poiché i suoi coetanei, vecchi quanto lui, non ebbero mai neanche i soldi per una Cinquecento.

Le donne prima fanno le agnelline, dunque le pecorine. Una volta smarritesi, dopo aver fatto pure le mule, trovano un marito che, annoiato e bulimico-bucolico, mangia il pecorino e, anziché corteggiarle ancora come Robert Forster di Jackie Brown, dice sempre loro:

– Ah, quanti rimpianti. Potevo essere almeno, da giovane, Rick Dalton/DiCaprio. Tu invece sputtani tutto il nostro stipendio a comprare i fotoromanzi.

 

Sì, Phoenix fu il solito buonista del cazzo col suo discorso di prammatica e bella grammatica agli Oscar. Dopo essere dimagrito come Jennifer Connelly per interpretare lo scarnificato, deperito Arthur Fleck, mangiò più di Thomas Wayne. Diventando nuovamente, come dicono in meridione, un vitello. Cioè uno non solo con più soldi del nipote di Agnelli, bensì con una panza da toro che sta con Rooney Mara.

Una che la guardi e ti sembra, con la sua pelle bianchissima come il latte fresco, vergine ma poi ti ricordi che fu Maddalena.

Mentre Elio Germano, il peggior attore della storia del Cinema italiano, vinse un altro premio per aver interpretato la parte di un artista “storto” e “sbagliato”, cioè Ligabue. Uno sicuramente, comunque, meno dritto del cantante Luciano nazional-popolare. Luciano fu dritto, eccome. Dopo aver leccato il culo agli adolescenti più depressi del Giacomo Leopardi de La tenerezza di Gianni Amelio, con quella sua schifezza di Radiofreccia, continua a imitare Vasco Rossi.

Quello di… voglio una vita spericolata come Steve McQueen.

McQueen fu l’unico che non riuscì a fottere Sharon Tate. Il film di Tarantino docet. Sì, in verità Polanski sempre seppe la verità. Per Steve non vi fu mai La grande fuga né mai questa super figa, rimase un gran pagliaccio col suo Papillon.

E forse è meglio che essere degli ipocriti, continuando a dire che Louis Garrel de L’ufficiale e la spia prima o poi, assieme a un tipo cazzuto, non avrebbe sollevato uno scandalo e scoperto un complotto devastante.

Per quanto mi concerne, stiano da me lontane le marce tope. Possiedo un certo carisma da Johnny Depp, topo da biblioteca, de La nona porta da preservare. Usate voi i preservativi.

Quindi, basta coi satanismi ma, comunque… Quella lì è più bella di Emmanuelle Seigner. La ficchiamo subito nella copertina di un altro mio libro noir erotico. Romanzi torbidi, quelli del Falotico, romanzi cupissimi, romanzi dalle storie labirintiche. Storie di dalie nere, di calde sere, di macabri intrighi freddi, di corna diaboliche, di angeli figli di troia. Insomma, quasi tutti dei capolavori come i film di Polanski.

Ora, andate a dire a chi m’invidia come Charles Manson che è crollato come il ragazzo della prima stagione di Mindhunter quando i detective gli mostrano il completino della ragazza pompon.

Sì, costui mi odia a morte. Su YouTube, si fa chiamare Mr. Wolf. Mi sa che ha molti problemi da risolvere. Soprattutto perché la polizia postale, poco fa, gli recapitò a casa altre denunce per cyberbullismo.

Insomma, un hater più demente di quello che già beccai anni fa. Cioè, sempre lui. Incorreggibile, cazzo.

mr wolf

di Stefano Falotico

Esce o no il trailer 2 di JOKER? Vi spiego come funziona il Festival di Venezia perché Marlon Brando è sempre lui e io sono l’ultimo dei mohi(ri)cani


09 Aug

joker phoenix

brando coraggioso

 

Ma quale Carlito’s Way e Giannini!

Ora, mi devo organizzare per il Festival. Per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Luogo ovviamente destinato a uomini del mio rango. Precluso invece ai mocciosi simili agli oranghi.

Io sono l’espertone.  Colui che conosce a menadito anche il vicolo cieco ove ti andrai a (im)bucare. Ah, lì si bruca… si fa melina.

Guardate, chiariamoci. Si chiama Festival di Venezia ma non si tiene propriamente nella città marina per eccellenza. L’unica sul mare di tutto il mondo. Amsterdam e la piccola Comacchio sono sulla terraferma. Che poi abbiano più canali di Venezia è un altro discorso.

Com’è un altro discorso che voi vi rechiate ad Amsterdam per un turismo sessuale, diciamo, dietro le veneziane delle vostre bugie inconfessabili.

Ad esempio, un mio pro-cugino ora è felicemente sposato con prole a carico ma sua madre era ossessionata dal fallo, no, fatto che fosse rimasto vergine sino a trentacinque anni suonati perché non s’era mai ufficialmente fidanzato fino a quest’età.

La verità dei suoi sverginamenti io la seppi quando mi confidò che a vent’anni, giù di lì, andò dal Papa, no, a Praga per visitare certamente la Staroměstské náměstí, detta italianamente, in modo nazional-popolare, Piazza della Città Vecchia. Ecco, a poche centinaia di metri da questo luogo elegantissimo, passeggiano oppure sono ubicate in case molto intime, discrete e riservate delle donne poco da San Nicola. Santo a cui dobbiamo la favola di Babbo Natale. E ho detto tutto.

Quando si dice… le madri conoscono i figli meglio di nessun altro. Macché. Io conosco suo figlio comunque meno della prostituta ceca con cui si sverginò.

Ah, io sembro cieco ma le mie trombe di Eustachio ascoltarono molto bene il realistico, quasi tangibile per come me lo confidò in maniera sentita, come se ancora la stesse sentendo in quel momento, erotico racconto poco favolistico.

Sì, mio pro-cugino è un ottimo uomo. E in fondo non v’è niente di male ad andare con una donna di malaffare. Quasi tutti gli attori di Hollywood, cioè le persone maggiormente, attualmente tenute più in auge dalla società di massa, son stati a Troia, almeno una volta in vita loro.

Pensiamo al dio greco Brad Pitt. Oltre ad aver recitato in Troy, credo che possieda un vero tallone d’Achille.

Sì, caro Brad. A me non la dai a bere. Fra una Juliette Lewis e una Jennifer Aniston, fra una Gwyneth Paltrow e un’Angelina Jolie, a qualcun’altra, suvvia, fra un drink e l’altro, un Martini di George Clooney con ghiaccio e un Vi presento Joe Black, l’avrai dato a bere, appunto.

Ah ah. Da cui il film Vento di passioni. Molti l’hanno dato a una che la dà volentieri, qui, in Italia, vale a dire Gabriella Pession. Sì, siamo sicuri che questa Gabriella sia donna letiziosa e virginale d’arcangelo Gabriele e da miniserie tv come Jesus o Don Matteo? Mah, a me pare spesso solo in minigonna per la prima segata, no, serata in passerona, no da passerella.

Sì, l’umanità è perlopiù un allevamento di bestiame nella fattoria del Montana come recita la trama di Wikipedia di Legends of the Fall, appunto.

Sì, film di Edward Zwick che piace agli uomini del Sagittario molto tori come Brad Pitt. Nato lo stesso giorno di Steven Spielberg, ovvero il 18 Dicembre.

Eh, però c’è una bella differenza fra questi due bei biondini. Steven realizzava film magici per bambini, Brad piace a tutte le bambine che si fanno, immaginandolo nel loro letto, dei film più avventurosi della saga d’Indiana Jones.

Sì, in Italia la gente ancora crede agli oroscopi. In verità vi dico che dovrebbe credere ai gemelli omozigoti Longo.

Sì, i Longo erano i miei idoli ai tempi delle scuole medie. Erano identici, spiccicati, come si suol dire.

In prima media, uno dei due gemelli sedette al mio banco, sì, era il mio compagno di banco. Mentre quell’altro, suo fratello, frequentava un cattivo branco. Ah, ragazzo di tutt’altra classe…

Sì, quindi sfatiamo anche la diceria secondo cui la famiglia è all’origine della maleducazione dei figli.

Scusate, se fossero stati eterozigoti, avrei potuto darvi ragione. Se vi dico che erano fisicamente identici, tranne quando uno dei due mangiava un piatto di maccheroni fumanti, ingrassando qualche chilo solo duecento grammi, e l’altro no, dovete credermi.

I genitori, presumo, vista la loro identicità, che fossero gli stessi.

Allora perché uno era a modo e l’altro fuori dal mondo?

Sì, finiamola. Quando sento dire che tutti i disagi giovanili nascono in seno alla famiglia, mi arrabbio. In realtà, i problemi del gemello Longo più malalingua nacquero da quando lui leccò precocemente il seno di una che era già avviata a prenderlo in culo.

Comunque, conosco il Lido di Venezia come le mie tasche. Nelle mie tasche, non ci sono molti spiccioli, le palpo con vellutata dolcezza con la stessa delicatezza di uno che accarezzi le cosce di una donna per l’ultima volta con un po’ di eccitazione mista a un’insopprimibile tristezza. Poiché sa che, così come non ci sono soldi neppure nel taschino del giacchino, domani non ci sarà neppure un’altra donna gratuitamente disponibile a consolarlo perbenino.

Quasi tutte stanno infatti con quelli pieni di baiocchi. Sono di un’altra tribù. Sì, vivono nel mondo delle meraviglie come Lucignolo del Paese dei Balocchi. Molte di queste sono o(r)che ma stanno sempre in occhio al portafogli. Ammanicandosi alle regole aziendali del più potente, soprattutto a loro generoso industriale caloroso. Forse sessualmente deficiente ma comunque parecchio abbiente. Sì, questa è gente che sta sempre a bere, no, bene. Ah si sa, è quello l’ambiente.

Io faccio fatica ad ambientarmi anche con me stesso e conduco una vita da topo. Figurarsi con certe grosse tope come potrei (non) trovarmi, tope indubbiamente molto belle ma dette più volgarmente ma forse anche più sinceramente zoccole.

Se riesco a rimediare qualcuna del sesso a me opposto senza elargire alle mie amanti nemmeno una lira è solo per merito del mio talento lirico da poeta romantico, sganciato da ogni linea editoriale, senza un nichelino ma con addosso il nichilismo perpetuo dell’uomo eroticamente mansueto. Che adocchia tizie come Madeleine Stowe e, grazie al magnetico fascino dei suoi occhi neri alla Daniel Day-Lewis dei poveri, appunto, qualcuna intasca con grinta animale. Eh, ‘na roba. Poi non curo nemmeno il mio guardaroba, figurarsi se posso andare a ruba o ballare con una cubista a Cuba.

Odio ogni lupa in quanto mannaro, più che altro sono un vivente mannaggia che s’arrangia, stando lontano da ogni magnaccia.

La mia dolcezza non si può discutere, non ho bisogno di circuirle e plagiarle, regalando loro ville da laureati villani.

Incarno l’apoteosi del ribelle bello per antonomasia. Che bacia una donna sotto una cascata non di diamanti ma di altre amanti scroscianti solo di risate e lì poco grondanti.

Sì, conobbi una piuttosto normale. Lei desiderò che fossimo soli, bollenti come il più rovente sole, nei rivoli della nostra acqua sgorgante ma dietro le rocce del mio calore si nascosero altre donne senza candore che attentarono a farmi colare, no, crollare del tutto.

Sì, furono talmente provocanti che, a forza di cattive, allusive loro provocazioni coi loro doppi sen(s)i a mo’ di presa per il culo, mi convenne andare a vivere in una riserva indiana come Kevin Costner di Balla coi pupi… Sì, coi pupi. E, peraltro, un cazzo lo stesso venne.

Io sto simpatico a tutti, anche a Francesco Totti.

Sono più acculturato di cento dottori laureatisi a Oxford ma, chissà come mai, non potendo presentare alcun pezzo di carta che attesti e comprovi nemmeno quanto sono provato, rimango soventemente, poco soavemente, diciamocela, inchiappettato.

Che poi anche questi critici di Cinema col titolo della minchia non capiscono un cazzo, appunto, della Settima Arte.

Sì, il laureato medio, soprattutto spuntato e cagato male dal Dams, è assai arrogante. Con la supponenza cattedratica del suo scibile presuntuoso, impone il suo sapere dall’alto del suo pessimo alito e spera di arrivare solo a quella… ma io trascendo come un film di Terrence Malick questi uomini insinceri e, mentre loro mi leccano… il moccolo, sono a cena a lume di candela con le loro fidanzate poiché la mia ottima cera, eh sì, una volta c’era, scomparve per molti an(n)i ma c’è tuttora, ancor intatta, sempre pronta a cornificare ogni fraudolenza delle megere. Sì, le streghe vorrebbero castrarmi ma io me sbatto altamente.

Sono colui che mette non solo il dito fra moglie e marito. Io sono peccante, piccante, spesso onestamente auto-ficcante. Nel senso che mi fotto da solo. Come già detto e (s)fatto.

Se non mi va di fare qualcosa e di farmi quelle da me amate anche solo col pensiero, anche perché ricevo soltanto pene, è solamente perché le mie donne trasognate hanno i loro cazzi. Appunto.

Sì, pretendo quella sposata e culturalmente sistemata. Ma, in fin dei conti, che me ne faccio di un’insegnante che lava i piatti, smacchia i lavativi e che è lasciva solo dopo aver asciugato le posate? Cioè le sue colleghe ancora più frustrate di lei. Sì, sono talmente frustrate che hanno oramai solo fame da buone forchette del salame del macellaio, non quello del marito che le tradisce con delle porchette nel suo pollaio.

Sono terribili queste donne. Passano le loro giornate, scambiandosi confidenze da cornute che non conoscono più l’aroma (det)ergente dell’uomo che delle fallite non si accontenta e, da esigente, pretende migliori pretendenti.

Sì, uomo intelligente senza precedenti. Tant’è che nessuno/a lo caga e, sporcato da tanta indifferenza, non ha più niente. Nemmeno i soldi per lo spazzolino e per potersi, dunque, pulire i denti.

Un uomo decadente, eh sì. Mi pare ovvio. A me pare anche che mangi solo le uova.

Sì, c’è più gusto nella masturbazione, nel farsi la sega soprattutto mentale. Poiché, una volta che l’amplesso s’avvera, m’immalinconisco e, nel tramonto più languido della rossa sera, dopo tanta scaldante serra, medito melanconicamente a quel che sarà un domani quando, all’alba, Sara se ne andrà e solo sarò ancora come ieri nel mio emozionale deserto del Sahara. Se mai fui, eh già, non in lei ma in me. Sì, perché non l’avrei mai scopata se fossi stato sobrio. Lei mi ubriacò in virtù della sua danza del ventre da donna poco virtuosa eppur, ardimentosa, ogni mia rigidezza… drogò e scalmanò, ammosciandosi poi in un urlo placidamente declinato al gemito soddisfatto come un uomo dopo l’acme dello svuotamento da richiamo della foresta e dopo troppe volgari feste.

Sì, guardate, scopare non è un granché. Tanto domani devi farti un’altra volta il culo. E poi s’insudicia tutto a terra. Bisogna lavare il pavimento, dar di bianco sul cemento e andare a far ancora la spesa, sperando d’incontrare un’altra cassiera che ti abboni lo scontrino del suo dessert del dopocena.

E che fai? Diventi fan dello youtuber lambrenedettoxvi? Uno che ha da poche ore rilasciato un video declamatorio, demagogico e illogico, intitolato Ragazzi di vent’anni per voi è finita, in cui nel suo caravanserraglio di scontate scemenze a buon mercato, urlando come un venditore del rione ortofrutticolo, grida appunto che lui aveva già capito tutto dai tempi della caduta del muro di Berlino.

Che c’entra la caduta del muro di Berlino e la fine dello sciovinismo col suo discorso ecumenico e cretino?

E poi ci lamentiamo che le ragazze sensibili come Christiane F. siano finite allo zoo e questo zoticone non sia stato ancora preservato dall’estinzione? No, tutt’altro. Fa anche il gran signore.

Fa di tutta erba un fascio. Ma a quale schieramento ideologico appartiene? Sì, è un fascista, un fancazzista o, come molti paraculi, un equilibrista? Quindi, lo assumiamo al circo come trapezista. Anzi, sbattetelo nella gabbia dei leoni e poi la finirà di fare il volpone.

Sì, lui sostiene che la sua azienda è ferma da mesi e che è dunque nella merda. Attesta, con tanto di attestato, che gli scrivono tremila persone al giorno. Sì, un quarto degli iscritti al suo canale. Col quale, grazie alle migliaia di visualizzazioni in cui sputtana tutta la politica italiana, diffamando dal primo all’ultimo parlamentare col suo folcloristico, carnevalesco modo di fare da fanfarone, pensa che io sia, come tutti gli altri del porcile generale, un coglione da (s)fottere in maniera sesquipedale.

No, lui guadagna grazie alla partnership e alla pubblicità dei suoi fedelissimi adepti analfabeti, aumenta il suo conto in banca coi clic delle persone disperate e/o annoiate che rendono la sua rendita più remunerativa degli stessi enormi numeri che dà nel suo sciorinato, vomitato campionario di luoghi comuni peggiori di quelli del lido di Venezia.

Questa gente mi ha davvero rotto il cazzo.

Gente che campa coi contributi interstatali di quelli che non sono neanche provinciali contribuenti poiché, nella loro frazione denuclearizzata, sono tutti scoppiati più della bomba atomica.

E, deflagrati totalmente, passano le giornate a rifarsi una vita? No, gli occhi sulle bombe dell’ultima modella di Instagram che, almeno per mezz’ora abbondante, riscalda le loro ansie da maggiorata per mentali minorati. I loro sogni perduti caldeggia, incitandoli all’azione… spronandoli forse solamente alla masturbatoria eiaculazione del dolce far niente dalla prima colazione all’ultimo cazzone. Ah, questi sono i più fortunati. Ad alcuni, talmente distrutti, sedati da psicofarmaci antidepressivi potentissimi, nemmeno più tira. Al massimo possono rimediare… una notturna polluzione nel momento in cui finalmente se la dormono quando, invero, è dalla nascita che se la son dormita.

Ah, se la tirano pure, appunto.

Contatto l’ufficio stampa della Biennale, chiedendo come mai si stiano attardando quest’anno a diramare il calendario delle proiezioni. Sì, il programma ufficiale è uscito ma che ne facciamo del “palinsesto” se non sappiamo a che ora e in quale giorno programmeranno, che ne so, Ad Astra?

Come dire? Sì, parcheggi davanti a una multisala, sai quale film vuoi andare a vedere. Entri, stai per dare i soldi, appunto, alla cassiera ma lei ti dice che non sa quando inizierà lo spettacolo.

Peraltro, hai pure sbagliato giorno perché il film che volevi vedere, cazzo, lo danno il giorno dopo ma ancora non sanno perché forse non lo daranno neppure domani.

Sì, non s’è mai vista una cosa del genere. Riusciremo almeno a vedere Joker?

Siamo quasi a Ferragosto e il Festival inizia fra circa quindici giorni.

Hanno aperto le biglietterie di Boxol.it a che pro?

Quest’anno sono un accreditato stampa. Perciò, Boxol stavolta non mi serve. Ma, essendomene iscritto anni fa quand’ero un comunissimo spettatore pagante, ogni anno mi spediscono le notifiche automatiche.

Mando allora una mail alla direttrice dell’ufficio. Mi risponde che oggi dovrebbero diramare, sul sito ufficiale della Biennale, il calendario con tutti gli orari precisi.

Però, sarà quello destinato al pubblico degli spettatori paganti. Il calendario per gli avvantaggiati, cioè gli accreditati, non si sa quando uscirà.

Avvantaggiati di che?

Lo spettatore normale non è costretto a guardare un film per lavoro. Se non lo ispira, come si suol dire, non ne prende il biglietto.

Il critico invece, categoria a cui quest’anno ufficialmente appartengo, grazie alle mie giornalistiche collaborazioni sempre più intense, deve obbligatoriamente guardare anche i film che, istintivamente, non lo stuzzicano. Sennò, lo licenziano.

Come dire… traslando la stronzata succitata… devi scoparti una orribile altrimenti poi non avrai i soldi per pagarti da mangiare e mi sa che sarà molto dura anche scopare solo a terra.

Forse rivedrò anche il mio amico Johnny Depp. Il signor Johnny lo vidi due volte a pochi centimetri da me. La prima volta per La vera storia di Jack lo Squartatore, la seconda per Neverland – Un sogno per la vita.

Non scherzo, entrambi questi film furono presentati a Venezia. Tu, invece, non sei più presentabile neanche per tua sorella. Fidati.

Mah, comunque dalla vita ho capito che è inutile farsi troppe illusioni. Puoi sognare, va benissimo, puoi crearti l’isola che non c’è, startene nel tuo mondo immaginario come Sir James Matthew Barrie ma se svolti l’angolo potresti trovare la tua ragazza sgozzata da un maniaco assassino come Jack the ripper.

A me fortunatamente questo non è mai successo.

Ad esempio, nel 2003 conobbi una di Trieste di nome Roberta. Già ve ne parlai, giusto?

Lei era impaurita da un tizio che abitava nei suoi paraggi. Secondo lei, prima o poi al buio, al suo ritorno dal lavoro, l’avrebbe aggredita.

Le chiesi se sapesse dove abitasse quest’uomo nero delle favole.

Al che, mi recai sotto il suo portone. Suonai al citofono di tale Charles Manson di quartiere.

– Chi cazzo è a quest’ora?

– Senta, può scendere giù? C’è un pacco regalo che l’aspetta.

– Non è possibile. Il corriere SDA non fa consegne a quest’ora tarda della notte.

– Ha ragione. Comunque scenda, le devo parlare. Ho bucato le gomme della macchina. Mi serve qualcuno che m’aiuti. Non ho trovato nessuno in zona a darmi una mano.

– Va bene. Se però è uno scherzo o lei è un malintenzionato, giuro che chiamo la polizia oppure la riempio di pugni.

– Ma si figuri. Non ha nulla di cui preoccuparsi. Esca, forza. Ne uscirà sfigurato?

– Senti, testa di cazzo, adesso scendo e te le suono.

– Ah, a proposito, prima di suonarle a me, metta a posto il citofono. Ho dovuto spingerlo cinquemila volte. Poi ha funzionato. È un po’ come lei, sa? Lei è suonato da un pezzo ma se la canta da solo.

– Ora hai esagerato. Aspettami, figlio di puttana. Non scappare, eh?

– Ah, ci mancherebbe. È lei che dovrebbe di più scopare.

– Basta! Fra due minuti ti ammazzo!

 

Lui scese.

– Scusi, è lei il maniaco che spia Roberta?

– Ma che dice? Ora ti spacco la faccia! Vedrai poi che faccia farò, riderò come il Joker.

– In effetti, ha ragione. Con la faccia che ha, lei spaventa solo sé stesso.

 

Ecco, quest’aneddoto è di pura invenzione ma comunque è vero che fu un bel periodo quel 2003 con Roberta.

Indubbiamente ero un bell’uomo, quasi quanto il Depp. Anzi, il confronto con lui non regge, sebbene anche Johnny sia uno lontano dal gregge e soprattutto da lei, signora, ché mai legge.

Ovviamente lo batto con la sola alzata birichina del sopracciglio sinistro accentato su un’espressione da Mickey Rourke senza rimmel. In quanto io sono sempre (al) naturale.

Molte donne fanno a gara per vedermi en nature.

Ma, scusate, alla verdura appassita di queste squallide fruttivendole, preferirò sempre la mia (s)fregatura.

Ora, in Sala Grande danno i film in Concorso alle 20.30, al PalaBiennale gli stessi film mezz’ora dopo.

II film invece che voi, poveri illusi, vi fate ogni giorno, lo programmano soltanto dallo psichiatra presso cui siete in cura.

E ve lo posso dire? Anche in culo.

Sì, posso andare avanti alla meno peggio, alla bell’è meglio ma mi sa che, visto che non mi sputtano, quindi non farò mai il gigolò a pagamento, dato che non rispetto i prostitutori appuntamenti, in questo sistema di venduti, mi servirà un atto da Coraggioso…

Ricordate: Sansone crollò ma fece crollare tutti i filistei, cioè il mondo intero, i falsi e gli ipocriti.

Distruggendo sé stesso ma massacrando anche tutti coloro di questo temp(i)o.

Concludo con una cosa molto triste ma vera come la vita.

Successero parecchi casini qualche anno fa. Io reagii a delle scriteriate, stupide provocazioni, volendo fare il giustiziere della notte.

Mi chiamò il PM.

– Senta, Falotico. Ho capito. Lei è molto incazzato, ha perso la testa perché qualcuno la sta stalkerizzando in maniera vigliacca.

Però ci sono molti però. Non ha molte prove alla mano e sa meglio di me che, anche se si ha ragione, non si possono combinare casini.

Allora, le sarò franco. Le posso dare un mese di arresti domiciliari oppure prescriverle una perizia psichiatrica.

Cosa sceglie?

– Lascio rispondere il mio avvocato.

– Avvocato, quale delle due opzioni crede che sia la più vantaggiosa per il suo assistito?

– Se prende i domiciliari, per quanto innocui e brevissimi, avrà la fedina penale sporca anche se, le ripeto, pubblico ministero, che il criminale è l’altro. Il mio assistito ha solo dato di matto. Perché il troppo è stato troppo.

– Allora gli prescrivo una perizia.

– Sì. Così se dalla perizia emerge che il mio assistito è rimasto scioccato in seguito a quest’osceno bullismo, verrà anche giustamente risarcito.

 

Il mio avvocato, ingenuamente, pensò di farmi del bene. Era profano in materia di giochini giudiziari.

Vi spiego. Se tale medico legale di tua sorella avesse scritto che ero solo incazzato ma sanissimo e, invece, il giorno dopo avessi davvero commesso una strage, lui sarebbe stato radiato dall’albo e sbattuto a dovere.

Dunque, per tagliare la testa al toro, scrisse che soffrissi di disturbo delirante paranoico.

E accadde una tragedia.

Ora, a me piace cambiare nella mia fantasia i finali dei film.

Prendiamo L’ultimo dei mohicani di Michael Mann.

Uncas è più debole dell’orco Magua. E Magua lo uccide. Al che, la ragazza di Uncas, Alice Munro si uccide a sua volta.

Il padre di Uncas fa un culo come una capanna a Magua. Cioè lo uccide.

Mettiamo invece che Uncas, miracolosamente, non fosse morto.

Dalla profondità del dirupo, avrebbe urlato a suo padre di fermarsi.

– Aspetta, lasciami riprendere, lasciami crescere. Se lo ammazzi tu, diranno che il mio paparino ha vendicato un bambino tanto debolino. Ci penserò io.

 

Perché Uncas, crescendo, avrebbe massacrato Magua.

Sì, ve la racconto.

Magua se ne sta nel suo covo.

– Sai, Magua, Uncas ti sta cercando.

– Chi, quel povero ragazzone coglione? Vuole morire sul serio, stavolta. Ah ah.

– Magua, Uncas adesso è molto più forte di te.

– Ma davvero? Ah ah, che ridere.

– Sì, in verità ti ha già trovato. È fuori da questa caverna. Ti sta aspettando. Vado a dirgli che lo raggiungi appena avrai finito la cena?

– Ah ah, ok.

 

Magua finisce comodamente di mangiare come un porco ed esce piano piano dalla caverna con un sadico, strafottente sorrisetto stampato in volto.

A quel punto, calano le tenebre.

Ecco, lasciate stare comunque le vendette.

E che volete fare? La fine di Samuel L. Jackson de Il momento di uccidere?

Gli idioti vanno perdonati.

E smascherati.

Bene loro è stato come un vestito rosa da femminuccia.

Un’onta indelebile come un trucco incancellabile da pagliacci orribili e mostruosi.

 

di Stefano Falotico
alice munro mohicans

 

 

Elogio della follia, siamo troppo vecchi per morire giovani!


25 Jun

erasmo lentigginoso miles teller

Uomini, diciamoci la verità!

Allora, state guardando o no la serie di Nicolas Winding Refn, Too Old to Die Young?

Macché! Voi bevete sempre il mojito in queste triviali movide.

Ebbene, pischelli, se Erasmo da Rotterdam scrisse L’elogio della follia, io dico che vi sarà sempre uno dell’Erasmus, forse Bill Mumy di un famoso film con James Stewart, che a Brigitte Bardot preferirà una mora di Bordeaux. E Bill Murray poteva sposarsi con Scarlett Johansson di Lost in Translation ma le disse solo qualcosa nell’orecchio, miei ricchioni, con estrema signorilità. Sparendo nel traffico della sua melanconia da volpone.

Ah ah!

Sì, Miles Teller in questa serie è un gigante. L’episodio 5 si apre con un’altra scena sconvolgente. Un ragazzo timido in minigonna, dalla sessualità discutibile o forse non ancora del tutto svelatasi, infatti costui si dichiara vergine, timido eppur svergognato, dichiara a un pornografo maniaco sessuale che vuole essere violentato “in diretta”.

E il pornografo, dopo averlo psicanalizzato, ordina a omaccioni con giubbotti da Village People di stuprarlo.

Agghiacciante.

Quindi, Martin/Miles s’intrufola nel sottobosco di questi uomini sporcaccioni ove forse, di cammeo invisibile, vi è anche Manuel Ferrara con qualche bagascia di Brazzers, oppure Marc Dorcel.

E qui ci starebbe una famosa battuta del mitico Paolo Villaggio.

La conoscete, no?

Credo, se non vado errato, come si suol dire, che al Festival di Sanremo del 1972, Paolo Villaggio disse al direttore d’orchestra Franck Pourcel:

– Sa, Frank, se fosse nato a Bologna, cosa le avrebbero detto? Che lei è il più grande pursel’ della città!

Cosicché, Miles si fa amici questi motherfucker viscidissimi, poi il produttore pornografico gli chiede se vuole girare una scena a luci rosse senza neppure la biancheria degli Intimissimi.

Miles pare che ci stia. Non oppone molta resistenza, lascivo, abbandona la sala da biliardo con le palline e, assieme a una stangona coi boccoloni e al pervertito producer cazzone, entra a passo felpato, di soppiatto, nella cameretta ove vengono filmati gli accoppiamenti dei bestioni.

Al che, il produttore è tutto eccitato, in quanto voyeurista irrecuperabile, la stangona già scombussolata poiché pregusta di accoppiarsi con Miles il palestrato ma Miles spiazza tutti e ammazza sia lui che lei in modo inaspettato.

Grande!

Sì, un folle mai visto questo Miles. Uno che sa cosa vuole dalla vita. Nell’episodio 1, ad esempio, una bella patatona gli dice che vorrebbe farselo subito e lui, dinanzi a quest’offerta a cui pochi uomini avrebbero detto no, appunto dice NO.

Lei, sconvolta, ci rimane malissimo. Non le era mai successo di essere rifiutata in questo modo. D’altronde è una bellissima donna, sebbene drogata marcia.

Miles però, senza battere ciglio, malgrado lei continui a insistere, la saluta e, sottovoce, la manda a farsi fottere in maniera spinta. Senza risparmiarsi in sottili prese per il culo.

Tanto che gli fotte? Sta con una diciassettenne che s’è fatto quando lei ne aveva 16.

E suo padre, un grandissimo William Baldwin, il messia liberale par excellence, anziché denunciarlo, gli fa pure i complimenti.

Come dirgli… ah, non so che fare con mia figlia. È matta, mezza schizofrenica, per fortuna sei arrivato tu a sbloccarla.

 

Sì, ragazzi perduti nelle vostre ipocondrie, non fatevi fottere il cervello da gente neo-romantica falsissima come Tiziano Ferro. Uno che, cazzo, lo guardi e ti sembra un tuo coetaneo, quindi apre bocca, cantando come un maiale scannato, e la sua voce pare quella di un vecchio di novant’anni col vinello.

Per non parlare di Ligabue. Leccaculo delle donne da competizione.

Uno di Correggio a cui io offro sempre e solo le mie scoregge. Un troione da bettole.

Ed evviva Laura Betti!

Tutto ciò, ragazzi, mi ricorda le parole sagge di quella buon’anima di mio nonno:

– Nonno, ma quell’uomo è disoccupato, non fa un cazzo da mattina a sera, sta sempre assieme alle donne mentre gli altri della sua età sono medici, avvocati e si fanno il mazzo, provando a educare i figli e a mantenere moralmente saldo il loro matrimonio.

Quell’uomo è una merda.

– No, affatto. Mi pare giusto che gli altri si fottano la vita dietro onori e gloria e lui invece se ne fotta.

È un uomo vero, non un ipocrita del cazzo.

– Nonno, ma che dici?

– Stefano, è così. Gli altri sono dei coglioni. Quell’uomo va elevato in santità. Va beatificato. Sì, sì, sì.

Anzi, sai che faccio adesso, nipote? Vado dal parroco del paese e gli chiedo se domenica può dedicare a quest’uomo una predica.

Se la merita.

 

 

di Stefano Falotico

BRUCE SPRINGSTEEN – WESTERN STARS (Unofficial video)


14 Jun

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Finalmente è finito Sanremo. A Ligabue preferisco sempre Bruce Springsteen, a Bradley Cooper sempre Sean Penn nonostante Sean abbia leccato Bradley


10 Feb

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Queste lobbies son peggiori dei miei hobbies

Sì, voi non sapere l’inglese. Io l’ho imparato da autodidatta e conosco a memoria, virgole comprese, il libro The Grammar You Need. Il libro migliore, scolasticamente parlando, sulla lingua anglosassone. Con tanto di genitivo annesso e tuoi genitali spappolati se non lo studierai bene. Non sei stato ammesso!

Una parola al singolare che termina con la Y, i greca di tua sorella che ha studiato troppo Achille ma ha il tallone da invalida sociale e ama Ettore, metalmeccanico che sa come sbullonare le sue indigestioni da minchiona, oliandola e dandole carburante di pistone, ecco, al plurale non prende solo la s, s di Stefano, s di soccia, s di tua sorella, appunto, ma assume la forma es. L’es non è l’istanza psichiatrica coniata da quell’impotente di Freud, comunque. E Mulholland Drive, così come La morte corre sul fiume e il libro Il diavolo è un giocattolaio, sono opere talmente grandiose che non possono essere parcellizzate in diagnosi psichiatriche.

Opere scese dal cielo di grazia divina.

Questo mondo fa schifo. Tutti si leccano il culo a vicenda. In una leccata che è decisamente meno elegante delle mie. Sì, le mie leccate alle passerine delle donne sono distillate con estremo garbo, in quanto, e ci riagganciamo al discorso poliglotta mio iniziale, so modulare la lingua da vero uomo di Babele, con tanto di salivare e preliminare per qualcosa che molto sale, e queste donzelle passano da vagiti in do maggiore a urla da soprano in re minore sul mio principe maggiore.

A Bologna, per definire la figona par excellence, si usa il termine penna. Che sta a significare pezzo di vulva da primo posto.

Sì, le mie penne sono le migliori in assoluto. In quanto letterato romantico, come il Leopardi, uso fighe argentee e stilografiche placcate diciotto carati. Mica come voi, cariatidi, che avete appunto le carie curate con placche in metallo grezzo, con tanto di protesi e non solo in bocca.

Sì, Sean Penn è impazzito. Troppe gnocchine devono avergli dato alla testa e ai testicoli. E da fanatico di Bruce Springsteen ora m’è diventato un melenso adoratore di Bradley Cooper.

 

Queste le sue parole:

«Uno dei miei film preferiti di tutti i tempi». «In un mondo giusto, A Star Is Born conquisterebbe tutti i premi. È come un dono. Chi ha una mente e un cuore sensibile non può negarlo. Sarebbe un dovere. È senza dubbio uno dei miei film preferiti di tutti i tempi. Rappresenta un ritorno alla cinematografia essenziale di Hal Ahsby.

È stato un trionfo. Questo è ciò che ispira e incoraggia gli attori a ricordare cosa voglia dire operare nei panni di un personaggio nella vita reale. A caratterizzarlo senza fumi e senza specchi. E nel riuscire a commuovere il pubblico con un’esperienza umana e con un cast e un team di assoluta eccellenza.

Cooper, Gaga e Sam Elliott dovrebbero vincere i premi di Migliori Attori, mentre la pellicola andrebbe premiata come Miglior Film.

Forse rimarrò deluso, ma io brindo in anticipo per Bradley Cooper e A Star Is Born. A Star Is Born è semplicemente tutto quello che un film dovrebbe essere».

Se A Star Is Born è paragonabile a un film di Hal Ashby, io sono davvero Forrest Gump.

Io sono uguale a tutti i personaggi di Ashby. Prendete L’ultima corvé e Oltre il giardino.

Sì, sto assistendo a ruffianerie inaudite, da denuncia.

Uno gira un cortometraggio indubbiamente impresentabile e tutti i suoi amici, per non inimicarselo, appunto, gli dicono che è bellissimo.

Quindi, vi stupisce l’atteggiamento di Penn? Io lecco il culo a te, Bradley, e tu, Bradley, semmai mi darai la parte da protagonista nel tuo prossimo film.

A Star Is Born è un film mediocre con attimi indubbiamente emozionanti. Ma sono bagliori in mezzo a una pacchianata commerciale. C’è una sola scena che mi ha veramente commosso.

Ed è questa.

 

di Stefano Falotico

Luciano Ligabue è una disgrazia italiana, fortunatamente non fa più Cinema, assumetelo al banco dei salumi delle Mean Streets


09 Feb

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Anche se definirlo Cinema è un eufemismo per il quale mi dovrebbe comprare una chitarra Fender Stratocaster.

Sì, usare il termine Cinema per robaccia come Radiofreccia, merita un regalo speciale al sottoscritto.

Una bella Fender. Così, di rovescio alla Federer, posso sbattergliela in testa sulla terra rossa, come il deserto cosmico, aridissimo, della sua musica da strapazzo. Infatti, nel nuovo video bischerata, Le luci d’America, il buon Luciano veste come il gatto con gli stivali, in mezzo ai rovi e agli arbusti della sua inesistenza. Da Hai un momento, Dio, implorando Cristo santissimo che gl’illumini il vuoto universale del suo patetico gironzolare per gli Stati Uniti, tirandosela da rocker internazionale dei miei, no, vostri coglioni.

Se si ferma al Made in Italy del Bronx, troverà certamente un carrello di hotdog adatto al suo paninaro fuori tempo massimo.

Ma tornerei su Radiofreccia. Fellinismo patetico di uno che conosce il Cinema quanto un mio ex amico della Pescarola, Trombini. Sì, per lui De Niro è quello di Scarface e Pacino quello di Taxi Driver. Ho detto tutto.

Non perdiamoci nelle Mean Streets rionali del Quartiere Navile ma parliamo ancora di questo tizio che assomiglia tanto a Johnny Boy.

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Scusate, secondo voi non è Ligabue questo qui? Oh, cazzo, a me sembrava Luciano.

Sì, questo Luciano è un tipo da bettole ove, assieme ad Harvey Keitel, conosceva l’odore del sesso fra Lambrusco e pop corn.

Poi, dopo l’orgasmo nella latrina sudaticcia, si tirava su la patta e si vantava con gli amichetti delle sue trombate con le bagasce, da Elvis dei poveri al ritmo di Questa è la mia vita!

Sì, un uomo seduto in riva al fosso. Qui a Bologna infatti lo ascoltavano quelli del quartiere Fossolo.

Uomini che, in certe notti, si bucavano peggio di Stefano “Maxibon” Accorsi con una squinzia che cambiava loro le siringhe dopo essere stata da questi “sterilizzata” con profilattici per una piccola stella senza cielo.

Sì, lo scugnizzo bolognese, dopo essersi fatto una di queste scaloppine-scalognate, come nel libro del suo concittadino Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, sussurrava, già sciroccato, ho perso le paroleEri bellissima ma ora sta montando… la coca e non capisco un cazzo.

Lei, mentre lui era andato, leggeva Bastogne… s’infila un dito dov’è piacevole, mentre Ermanno la fotte nel culo, carezza da dietro le tette piene, tormenta i capezzoli color caffè.

E sognava un ragazzo come Bradley Cooper di A Star Is Born. Un altro mezzo bovaro ma almeno più romantico del suo pis(ch)ello.

Insomma, basta con Ligabue. Ci vuole veramente un BOSS!

Comunque, non dovete dar retta a tutte le stronzate che dico. A Star Is Born non è un grande film. Sebbene Sean Penn lo abbia definito uno dei film più belli del mondo.

Come dicono a Bologna, socmel!

Anche Sean mi è diventato un leccaculo?

Diciamocelo, pappagalli, se non ci fossi io a spararle grosse, che vita sarebbe?

 

di Stefano Falotico

Ligabue, Siamo chi siamo, il video


28 Apr

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)