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Una critica molto negativa fa sempre “paciere” col mio Clint


16 May
TRUE CRIME, James Woods, 1999. (c) Warner Bros..

TRUE CRIME, James Woods, 1999. (c) Warner Bros..

Ora, chi ha letto i miei romanzi sa che Clint è un personaggio cardine imprescindibile della mia filosofia di vita, un uomo “spetezzante” e anche spezzettante che vive di sue declamazioni e spesso, rabbioso, contrasta polemicamente un mondo infausto, un mondo in cui bisognerebbe essere come Faust perché, (non) vendendo l’anima al diavolo, si trova la bellezza delle piccole cose. Ecco, oggi Clint, cioè me stesso, ha trovato una recensione negativa di uno dei suoi libri e qui copio-incollo. Una recensione che fa rabbrividire e induce alla “calma” riflessione, induce a placarsi come Paul Vitti di Terapia e pallottole e poi “sparare”.

 

Commento:

Ci sono libri che adoro e che riesco a leggere nonostante la quantità di pagine. Penso dipenda dall’autore, perché se per leggere Io sono leggenda di Matheson ho impiegato due giorni, non si può dire per L’orrore di Dunwich, nonostante adori entrambe le opere alla stessa maniera. Poi ci sono libri brevi per cui impiego addirittura un mese come Fantasmi Principeschi di Stefano Falotico ma il motivo per cui perdo tanto tempo a leggere un’opera così breve non è da ricercare nel desiderio di volersi gustare un capolavoro bensì nel costatare che si tratta semplicemente di un brutto libro. Non godo nello stroncare gli autori emergenti e prima di dare un giudizio così negativo cerco sempre di trovare dei punti positivi. Fantasmi Principeschi, purtroppo, non ne ha.

L’idea è interessante: impersonare come fantasmi personaggi reali e di fantasia e raccontare in prima persona il fardello che essi portano. Peccato che il modo in cui esso venga raccontato sia pessimo, sia per quel che riguarda lo stile di scrittura che per la mancanza d’interesse che donano le storie.

Cominciamo intanto dalla forma, principale motivo per cui cercherò di cancellare il ricordo di quest’esperienza al più presto. In tutto il libro viene fatto un uso smodato delle parentesi per dare un doppio significato ai termini. Per esempio, la frase pur stando chiuso nel suo guscio di cuculo diventa pur stando chiuso nel suo (g)uscio di cu(cu)lo. Potrebbe sembrare una cosa interessante, ma il continuo utilizzo di tale tecnica di scrittura inizia presto a infastidire, principalmente quando si utilizza:

– negli avverbi: (non) vi cago;

– più volte nella stessa parola: tetrissimo e avvilente fe(re)t(r)o;

– troppo spesso nella stessa frase: di pet(t)i di freddo pol(l)o o in f(u)ori;

– separare le sillabe per creare due parole: (di)vino;

– per sottolineare che, togliendo un prefisso, la parola avrebbe un significato diverso: (dis)armante.

Provate a immaginare un intero libro scritto così, dove questa “tecnica” viene usata persino nei titoli dei capitoli!

Riguardo alle trame non sono rimasto per niente colpito. Se riuscite miracolosamente a sopravvivere alle parentesi, vi ritrovate a leggere storie di poche pagine che non hanno nulla di epico e che, per la loro banalità, non lasciano nulla al lettore.

Prendiamo per esempio uno dei nostri fantasmi, Dario Argento, il modo in cui viene presentato sembra quello di un commesso alle prime armi di un videonoleggio. Riporto il passo proprio come viene presentato nel libro, comprensivo del corsivo e del grassetto utilizzato

Perché io sono immortale anche se ancor (non) morto, sono il regista di Profondo Rosso, io sono Dario Argento. Della paura il maestro per eccellenza, la suspense (s)carnificata dei vostri terrori più profondi.

Prima di scrivere questa recensione ho dato un’occhiata a quelle scritte da altri siti e ho trovato voti positivi, gente che vanta questo piccolo tomo (cinquanta pagine scritte con caratteri enormi) come se fosse un’opera d’arte. Ho provato a rileggere alcuni capitoli, ma ancora non riesco a capacitarmi di come possa piacere un libro simile.

Mi dispiace per l’autore, ma ho trovato il suo libro insopportabile. Non ho mai compreso il bisogno di alcuni autori di voler creare stili e tecniche di scrittura nuove. L’originalità, quando non è presente nella trama, va cercata nel modo nella scelta dello stile di scrittura non nella creazione di uno completamente nuovo. Tra le altre cose, non possiamo prendercela nemmeno con la casa editrice visto che Fantasmi Principeschi è stato stampato con un servizio a pagamento.

 

Indubbiamente, il mio uso smodato delle parentesi, lontane comunque dai serpenti parenti e anche dal “cinema” di Neri, può spazientire e disgustare il lettore medio che, non sapendosi raccapezzare nel mare d’incisi, mio “escluso”, inclusi(oni) e uomini (non) al quadr(at)o, troverà difficile, ostica la lettura e dunque irascibile scaraventerà i miei tomi per aria, anzi per l’aia, intesa/o come spazio del cortile e anche come dolore psicofisico. Ecco, non voglio spacciarmi per genio-innovatore, anche se dovrei, essendolo e di lodi tessendomi, ma ribadisco la mia scelta dell’auto-pubblicazione ché permette creatività a non finire e non “burocratizza” lo scrivere nelle regole “manichee” di ciò che sarebbe (pubblica)bile e ciò che andrebbe (o)messo.

In fondo, è una pubblicità in più e mi vanto di queste stroncature, perché rendono onore al mio uomo perturbato, alle volte “sovraccaricato”. Non è stato un “caro” ma di offese “carico”, comunque sia è stato un avaro. E io son sempre più (br)avo.

 

02047118

di Stefano Falotico

Letteratura/e in onda/e, il mio Il cavaliere di Parigi


26 Apr

pink_cadillac_18

Avendo pubblicato un romanzo molto cinematografico, dalla furibonda intelaiatura molto vicina alla Settima Arte prestigiosa, vi posto questo video, in memoria di Clint, (in)teso in ogni senso.

 

Magnetici magma del Cinema, la mia serenità a ma(ci)gno contro una società di posseduti consumistici


08 Apr

Mi fa piacere e rallegrar la mia anima fa questo mio aver editato in solitaria un altro lib(e)ro sululu.com, ché troppe vanaglorie dei comuni mor(t)ali mi rattristano, dunque posseggo ancora il mio eremo e, di corna(muse) ispiratrici, piazzo ai pazzi generali il mio (u)omo non capo(rale) di un bel niente, il dolce far(mi).

Ecco a voi, miei mentecatti, un ribaldo, piccolo opuscolo contro chi crede alle generose scopate, sia mai e non mia, e agli oroscopi, ché trombar poco pene mi è, ma sol (mi) salvo nel Cinema. Salve, ave al mio Cesare che si dà le a(r)ie da sé, mentre gli altr(u)i si affannano di mercimonie nella mia scontrosa e non scontata auto-cerimonia parsimoniosa.

Leggetene, leccatelo e glorificatemi, non ficcate ove agli avari non è dato, a mio avviso ammonitore, avere.

Evviva le avene, le canaglie e i cani contro chi vive di squallida carne.

Cera. E bronzeo avanzo integerrimo, inte(g)ro nella società infame. Affamato del mio scibile pen(s)atore e in lotta verso chi persevera nelle lotte (a)nemiche.

Evviva la mia lontra, vai di Londra contro chi, a tal mio sberleffo, opporrà un suo solito, stolido adontarsi.
Non adombratevi, uomini fantasiosi, siate fanatici del fai da te.

 

Grazie.

Distinti saluti e un grande servito giammai vostro serio né servo, finanche perso e però non come voi (de)perito.

Questa è tecnica.

Opera leggera, leggiadra da folle contro i vostri matt(on)i.

di Stefano Falotico

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