Posts Tagged ‘libro’

Falò, istrionico, scrittore-attore-recensore e soprattutto pensatore. Dostoevskij, Bukowski ed evviva anche Lebowski


29 Apr

delittoecastigo delittocastigofalò

 

In tal mondo vostro frivolo, mondano e vacuo, vi vuole un Falò di eterna, forse anche eterea fanciullezza eterna e giammai van(itos)a. Che riempie ogni vostro buco fisico o co(s)mico ed è ficcante in ogni sen(s)o in maniera (o)nan(istic)a o ciclopica? Il Falò è un uomo etero, tenero, soltanto normalissimo e terreno? Forse è un (ter)ragno, un ratto del vostro serraglio, un asino che raglia, un pittore della parola che usa metaforicamente una stilografica con gran stile (im)peccabile, un contadino e/o un cretino totale, un cricet(in)o, un giardiniere che usa il rastrello a mo’ d’un pen(n)e(llo), uno scrittore magnetico, un uomo che vive di suggestioni poetiche o viene spesso suggestionato da chi apre solo la bocca per (non) sciacquarsela col sapone e alla bocca dà inutile e sterile, controproducente aria? Il Falò è uomo di sapere e di sapore oppur insipido, è insipiente o sapiente in tal mondo insulso e insignificante, è arrogante o soltanto brillante, molto intelligente, perfino avvenente, in questo mondo ripieno di deficienti e putridi nani piccolo-borghesi molto ignoranti? Il Falò da tutti vien ignorato, ha dei cognitivi deficit che non si possono ignorare, è deficitario penosamente o scrive solamente patetici libretti in forma diaristica, sì, di diario patetico veramente? Su tale enigma il commissario indagherà, ah ah, e nuovamente a ogni cattivo in quel posto lo metterà. Così sia scritto, così sia fatto, cara gente sfatta. Questo mondo va rifatto, oh oh. Questi sono i (ri)fatti. Salutatemi (a) sor(r)eta e a mam(m)a/eta!

A Zendaya preferirò sempre l’ex tennista Maria SHARAPOVA, poche balle & sexy beast/KING KONG!


23 Apr

John McEnroeMaria Sharapova Roland Garros zendaya challengers

Uomini, altro che Boris Becker, avete un buon Black & Decker?
Uomini in miniatura, no, miniatura (thumbnail) con bande laterali e Maria lo rende verticale.
0:01, sì, appaio “pazzo” come John McEnroe, eh eh.
00:50, precipitevolissimevolmente e non Supercalifragilisticexpialidocious (ivi da me italianizzato/a) ma sono spiritoso, oh oh.
1:58!
2:32, De Niro si contornava di Nerone con la n maiuscola?
3:08, volée, osé, no, olè! Eh eh.
3:44, ma quale Grande Slam, meglio il grande slurp, uh uh.
4:40, sono ambidestro e Giorgio Gaber lo fu?
5:19, ma quale The Prestige. Basta anche con Scarlett Johansson di Match Point?
6:17, quante cos(c)e.
7:02, il goal di Djorkaeff!
7:49, Carmelo Bene, grande tifoso del Milan e se la prese con Patrick Kluivert!
8:29, El Azzouzi! Zidou, alias Zidane, e Saelemaekers, cari salami.
9:03, la Sharapova e sai che alcova! Mica la Navratilova. Già dapprima (ec)citata.
10:00, Andrea Roncato.
10:07, Andy Serkis, sia Kong che Lumpy.
11:02, analessi o Torna a casa, Lassie!?
11:36, i somari, i sumeri, i babilonesi, la Torre di Babele e Bebeto con la sua celeberrima esultanza da bebè! Eh eh. Poi, il compianto Civolani, Sabrina Orlandi, Orlando Furioso, Gerusalemme liberata e Jerusalem! Gabriela con una sola l. La l di lingua? Charlize Theron è inoltre terrona, ah ah.
13:21, Ottone, no, il defunto Oddone Nordio, Marco Di Vaio e io giocai in un vivaio. Oh oh.
14:00, zona horror! Da puro Peter Kackson!
15:14, son sempre stato precoce! Un gerontologo, un biologo o un geologo, cari dinosauri. E il Paleolitico?
15:59, in eBook, l’indice c’è eccome. Lino Banfi e Licinia Lentini. Da non confondere con un ex calciatore. Chi? Speroni de L’allenatore nel pallone? No, Gianluigi. Ih ih.
18:15, lettura.
18:35.
20:36, buo(n)i a nulla. Il bue il buio! Cari figli di pu… na. Cioè della natura più selvaggia, ah ah.
21:51, scrittore (ri)cercato. Da chi? Ih ih. Sono un grande ricercatore… Predator(e).
23:01, il fiorentino, il pratese alla Roberto Benigni? (La) Fiorentina!!!
23:50, Stanley Kubrick era un uomo monolit(ic)o o addirittura felsineo? E le giornaliste sportive di Bologna son espressive, monolitiche o soltanto noiose? Oppure fanno venire… du’ p… le!?
24:45, salvarmi/si in corner, cari cornuti, e Diego Abatantuono di Ultimo minuto! Basta con Ugo Tognazzi e le super-caz… le. Amici miei.

Pre-finale esplosivo, osteria! Altro che B-zona! Siamo vicini allo Scudetto.

 

di Stefano Falotico

ROCKY VII – Al via le riprese con SYLVESTER STALLONE? No, col Falò, man che ama anche DE NIRO! Oh oh


27 Mar

 0:01, incipit con Moneyball & Brad Pitt. L’arte di vincere? Meglio perdere, eh eh. 00:41, Rocky by John G. Avildsen. 3:48, da Stallone a De Niro e la mia nuova monografia su Bob. 5:40, la pornografia? Sean Penn & Robin Wright, etc. 11:06, De Niro di THE FAN – Il mito. Sleepers e via dicendo. 12:41, G(h)erson o Gershon/Michael Douglas di Last Vegas, da non confondere con Garrison. Tony Scott e scotta la pasta? Cado dalle nubi e Checco Zalone. 14:26, il bolognese di origine controllata, ah ah.
18:51, io non credo in dio. Sapete perché?

 

Rocky Stallone cop land stallone de niro keitel stallone de niro grudge match

Breve aggiornamento e sommario per i somari


05 Jul

13 flowermoondeniro CarmeloBene

Non c’è più religione, De Niro è peggio di me mentre Russell Crowe recita ne L’esorcista del papa


27 Feb

esorcistapaparussellcrowede niro falotico

Compratelo!

Il commissario Falò – Ultima (dis)avventura? Opus (s)terminata ma non rispecchierà quanto mostratovi


22 Jun

287494471_10221096839753500_1641979640356094227_nDopo ogni divertissement qui mostratovi, ancora forse ve ne mostrerò, peraltro, il libro, in maniera identica intitolato, è stato da me ovviamente scritto oltre che terminato. Arriverà presto la sopraffina opera di recensione, no, di revisione? Più che altro di editing. Sì, ora va editato e poi sarà edito.
Il libro, naturalmente, non ritrarrà né rispecchierà, ripeto, ciò da me esibitovi qui, miei quaquaraquà, ah ah.

Un Falò al top, oserei dire al MAX (Cady), ah ah


23 Nov

Ehi, cari polli, vi ricordate Vitti PAUL? Ah ah. E come disse Sam Rothstein, eh eh, questo è quanto, falliti. Esseri privi di armonia, cinici, precocemente invecchiati, schiavi del sistema e delle vostre farisee regole da nani. Avete preso una bella cantonata, dicasi anche devastante cantonata. Nessuno più suggestionate, tantomeno schiavizzate e idiotizzate. Come tutti gli artisti e i grandi poeti, più mi rimproverate più io scrivo libri che non volete capire, in quanto siete ottusi nati. Molto, oserei dire, decerebrati.

Se non vi sta bene, siete confusi. Anche io, sapete, mi (con)fusi, miei esseri confusionari che fraintendete il prossimo e le cose. Per esempio, in questo video, sbaglio volontariamente (?) a dire vergogne quando dovrei dire vergogna e viceversa? Chissà. Chi sa sa, voi poco sapete, sapete? Ah ah. Ma non vi è verso. Voi, nemici analfabeti che volete, ah ah, presuntuosamente istruire il prossimo, adattandolo alle vostre direttive malsane da distorsivi e (d)istruttivi ominicchi qual siete irreversibilmente, non sapete nemmeno leggere dei capoversi. Ahuahuah!

di Stefano Falotico

 

de niro cape fear

John Carpenter – Prince of Darkness, la prima monografia in inglese sul Maestro scritta da un italiano


01 Apr

56384075_10213364786897011_8837493560593874944_o

Amici, cinefili e non, continuano le mie avventure letterarie, istrioniche e flamboyant, nel mio stile corrosivo, quindi serio e puntiglioso.

Qualche giorno fa, avevo annunciato che assai presto del mio libro John Carpenter – Prince of Darkness, già regolarmente in vendita da mesi, nella versione italiana, sulle maggiori catene librarie, sarebbe uscita la versione internazionale.

Sapete che spesso faccio il buffone, esagero e vado fuori dalle righe.

Ma sono un uomo di parola.

Ed ecco qui la cover fronte-retro del libro.

Manca pochissimo e sarà sui maggiori digital store mondiali.

Insomma, il Falotico. Uno che mille ne pensa e che, a differenza dei chiacchieroni, lui sì che realizza, rende concreti i sogni. Aprendovi alla vita vera e a magiche visioni. La vita non può essere avere solo i soldi per comprarsi un visone.

Il Falotico, con calma da Jena Plissken e sorrisetto beffardo, è capace di passare dai saggi monografici a libri puramente erotici come Il diavolo è un giocattolaio.

Un uomo senza dubbio che ha il suo perché. Naviga fra montagne di celluloide, reinventa il Cinema, ricrea, ricicla come il miglior Tarantino, adora i romanzi di avventura e anche i noir, i film del grande John.

E, quando può, se può, va anche con donne di una certa rilevanza.

Un uomo dalla barbetta d’inconfutabile bellezza. A cui piace giocar con le sociali demenze per elevarsi oltre ogni superiore istanza. Con classe e rinomanza. Mica un uomo di panza. Ah ah.

Sì. sì, sì.

Insomma, un uomo carismatico come il miglior Kurt Russell.

Ogni Lee Van Cleef fascistone pensa di fregarlo e addolorarlo nella notte più buia.

Ma il Falotico non è uno che va giù facilmente, sgattaiola, restituisce il maltolto ai manigoldi e cammina, fischiettando.

Sì, gli si può dire tutto. Che si sia fottuto il cervello più volte. Potrebbe starci.

Ma va altresì detto che passeggia nel mondo con invidiabile portamento.

Sì, oltre a essere Kurt Russell, è anche Harry Dean Stanton.

Che MENTE! E giammai mente.

Miei mentecatti.

Dunque, attaccatevi ove sapete e accattatevelo ove va comprato.

Il Falotico non è mica un genio da quattro soldi.

È veramente un Genius-Pop. Un saggio che scrive i saggi. E questo è solo un assaggio. Ora, ci vuole un massaggio.

 

 

di Stefano Falotico

Scrivere un libro, che sia anche una monografia su Carpenter, è un’impresa allucinante, la mia recensione di Quei bravi ragazzi docet


29 Aug

Ray Liotta Bracco

Sì, da quando oramai anni fa mi son imbarcato e avventurato nelle mie creazioni letterarie, ho fuso…

Scrivere un libro, secondo me, non è poi così tanto difficile. Qualsiasi persona dotata di una media istruzione ne sarebbe capace. È che i più sono pigri e assorbiti da altri interessi. Così, svogliati, trascurano la parte loro artistica. Chiunque di noi è un artista. O, perlomeno, se anche a ottant’anni estrai dal cilindro della tua anima una creazione, significa che sostanzialmente artista lo sei sempre stato. Ma probabilmente le esigenze della vita te l’avevano impedito, ti eri arenato nel più piatto adattamento, e ti eri castigato, rinunciando ai tuoi innati sogni. Sì, comunque sia, se anche a ottant’anni scrivi un libro o ti dai alla fotografia, significa che prima o poi questa passione, questa tua inclinazione doveva saltar fuori. Era stata semplicemente taciuta dalla tua falsa coscienza che l’aveva tristemente rinnegata per svariate ragioni. O per paure, per il timore di apparire ridicolo agli occhi degli altri, oppure perché non avevi ancora avuto la forza e il coraggio di rivelare il tuo talento. Bello, apprezzato, brutto che sia o fosse. O che venga affossato. È già un atto, secondo me, altamente stimabile fare Arte o cercare di farla. Un’esternazione dell’espressione della tua anima, che può perfino non piacere, disgustare, essere derisa o respinta, ma è nonostante tutto una volontà di potenza tutt’atro che trascurabile, sprigionata delle viscere del nostro personale sentire.

L’Arte, infatti, è sentire e tentare di esprimere il nostro io. Articolandolo a sua volta, appunto, in varie forme espressive. Che possono essere la Letteratura, il Cinema, la Musica, la pittura e la scultura. Addirittura un selfie, se ben ponderato e ottimamente pensato e congegnato, può essere Arte.

Ecco, da tempo ho trovato un fidatissimo correttore di bozze infallibile. Un uomo disumano. Che possiede una velocità di lettura impressionante e al quale non sfugge, come si suol dire, neppure una virgola.

Un mese fa, circa, gli ho consegnato la bozza del mio libro su Carpenter, che trovate già in Kindle ed eBook, e presto sarà in pregiato cartaceo, e lui ha dimostrato una sveltezza da lasciarmi ancora una volta basito.

Ecco, va ammesso, parte del merito di questa sua repentina efficienza, va anche al sottoscritto. Che gli ha dato in mano un testo di quasi 140 pagine con soltanto una ventina di refusi abbastanza microscopici e irrilevanti.

Carente soltanto di qualche termine che, per via della fretta cattiva consigliera, era stato scritto imprecisamente. Un testo avente solo qualche anacoluto cacofonico e qualche inesattezza presto correggibile.

Ma il mio correttore di bozze, ripeto, ha un occhio clinico che fa invidia a una lince. E posso assicurarvi, permettetemi in questo di vantarmi di tal sofisticato pregio importantissimo, che nessun mio libro, anche il più astruso e fantasiosamente bizzarro, ridondante, barocco e dalla prosa complicatissima, non presenta nessun refuso. Se me ne trovate qualcuno, vi faccio santi e mi recherò ogni fine settimana a pregare la Madonna Incoronata di Foggia. Ah ah.

Ciò per dire che quando si fanno le cose bisogna farle bene. E non peccare mai di superficialità ed essere sciatti. Un libro non dev’essere, dunque, tirato via. Ogni singola parola va scrupolosamente passata al setaccio, bisogna rileggere la frase più e più volte, ostinatamente, e non lasciarsi travolgere dalla voglia di pubblicarlo subito. Sì, ciò può spazientire e portare vicino alla follia ma, una volta che tutto sarà meticolosamente a posto, ne andrete fieri, gioirete e probabilmente acquisterete maggiore autostima.

Ora, poche ore fa è stata pubblicata, su un sito di Cinema per cui collaboro, la mia recensione di Quei bravi ragazzi. Che peraltro potete trovare anche su FilmTv.it.

Una recensione che era stata pianificata. No! Io ero stato assai accorto nello scriverla ma andava ancora editata. Per ripulirla da alcune imprecisioni. Invece, il mio caporedattore è andato in vacanza e ha deciso di chiuderla immediatamente. Bisognava aspettare. Andava riletta con più attenzione.

Perché, ahimè, non era certamente impeccabile.

A un certo punto, essendo io uno che usa spesso i superlativi, ho scritto malfattissimo. Ma non volevo dire quartiere malfattissimo, bensì molto malfamato. E inoltre, se proprio avessi voluto usare questo superlativo un po’ campato per aria, avrei dovuto scrivere malfamatissimo.

Anche se, invero, il quartiere ove crebbe Henry Hill non è che fosse fatto benissimo. Ah ah. Un quartiere un po’ alla buona, diciamo, va’. Malavitoso, degradato, con gente che strillava da mattina a sera.

Poi, ho scritto… rinverrà e tre parole dopo verrà. Eh no.

Oppure incastrato sempre nella stessa frase. Fa schifo al cazzo.

E un altro paio, forse di più, di cazzatelle.

 

Sì, sono un uomo raffinato. Anche se talvolta eccedo e mi lascio andare.

Ad esempio, l’altra sera, dopo una lunga conversazione con una donna, una conversazione molto delicata, sensibilissima e introspettiva, all’apoteosi del mio crescente fremito erotico devastante, le ho scritto:

Ok, è stata una chiacchierata magnifica. Adesso mi dici che devi andare a letto. Spero che nei prossimi giorni potrò venire… a letto con te, figona immensa.

 

Bannato.

 

In realtà non venni… bannato per questo motivo. Qualsiasi donna non ipocrita, se un uomo le dice che è una gran figa, sul momento può anche incazzarsi per l’apprezzamento un po’ rude e irruento, ma dentro di lei le fa molto piacere. Una donna vuole essere ammirata. Fidatevi, se una donna vi dice che se l’è presa perché lei hai detto che è una gran figa, è perché non è interessata a voi. Se invece le piacete, ridacchierà, inizialmente farà la sostenuta ma poi ve la darà. Ah ah.

Fui bannato perché, contemporaneamente, lo scrissi ad altre sue amiche più fighe di lei.

E lei se n’accorse.

Al che, come Lorraine Bracco di Goodfellas, m’ingiuriò pesantemente:

– Sei un depravato, un maiale, uno come te non lo voglio vedere neppure in cartolina.

– Ma scusa. Tu sei molto figa ma anche le tue amiche non scherzano. Io amo la sincerità.

 

E giù di altre offese immonde.

 

Sì, l’Arte mi fa impazzire, il Cinema anche te ma le donne mi piacciono ancora di più. Quasi tutte, senz’eccezione alcuna, come si suol dire.

Che poi praticamente finisca sempre in bianco e lo prenda in culo è un altro discorso. Un capitolo a parte.

 

Questa è la vita. Spesso non ha niente a che vedere con l’Arte, ch’è sublimazione poetica ed elevazione metafisica. Se le due cose si sposano, ne viene… un figlio? No, una figata.

È così. Adesso vado a mangiare un hamburger.

 

Amici, non spargete la voce in giro. State bazzicando la mafia, ultimamente.

Vedete di fottervi.

 

 

di Stefano Falotico

L’ultima notte di speranza


21 Nov

22366535_1773668502652192_8293094926343723652_n

Dolore, vita marcescente che si fa pacata riflessione poi arrabbiata e singhiozzi di quest’ira accesa che lacera le certezze. Lacerazione dell’io allo specchio che si pone ancora domande, mentre il mondo coi suoi frastuoni e con l’isteria delle sue sconce bruttezze, protervo e irreversibilmente “vivo”, continua a strisciarti negli occhi, lacrimanti un’anima zombi o forse più viva nella sua apparente alienazione di tante maschere grottesche che inseguono soltanto il faceto gioco illusorio di vite artefatte, finte, probabilmente inesistenti.

C’è chi da sbronzo per tutte le notti continua a rimanere lucido e angosciato, chi invece da sobrio rimane euforico di vita per tutta una vita, d’altronde dice l’autore, Costanza, nelle sue primissime righe del suo sofferto e “disturbante” romanzo. Sì, questioni di punti di vista, dell’ottica ingannevole dei nostri occhi collegati all’anima che filtrano la realtà da come la esperiscono, dal proprio vissuto, dal conflitto lucentemente emozionale, dunque anche opalescente, di come vediamo il mondo, se propensi ad amarlo per come invece fa obiettivamente schifo, o se lo rinneghiamo, creandoci la nostra realtà, fatta di sogni bui più luminosi di tanta oscenità falsamente allegra. O forse a certa gente lo schifo piace e lo compiace, non se ne può sottrarre oppure non possiede un’anima pura tale da trascenderlo, da sfuggire la mediocre, lercia, puttanesca esistenza. Un ossimorico respingere e poi amare la vita, attratti e poi reietti a ritrarci nel nostro beato (?) guardarla da una finestra. Per non inzozzarci, per non inquinarci, per rimanere agganciati alla nostra integrità psicofisica.

C’è molta verità in questo libro ma anche delusione che traspare, disillusione enorme, e le parole lucide si alter(n)ano a pensieri “vomitevoli”, in cui il turpiloquio si fa grido inascoltato. Urlare al vento la propria solitudine, il puzzo rancido della vita, della “vista” anzi del Pasto Nudo alla Burroughs. Spesso questo disagio di vivere si sente magniloquente, echeggia nelle nostre viscere apparentemente acchetate, e squarta di dubbi le certezze. La scrittura diventa un flusso di coscienza, incarnazione in prosa di un’anima inquieta che singhiozza, latra il suo dolore. No, non sta bene questa vita, non è calma, ma forse per Costanza il raggiungimento della pace interiore è impossibile, persino un mostro da schivare, da schifare. Perché la vita, pare dirci lui, è appunto abominevole, non risparmia colpi bassi efferati, ferini, potentissimi, e dobbiamo forse solo (r)esistere all’osceno che ci circonda, renderci “ciechi” dinanzi all’orrore, fingere d’illuderci e lusingare il nostro Male per sedarlo con la verità, solo la nudità e l’essenza possono condurci alla ragione dell’essere terribilmente nati umani, creature sbagliate fra creature ancor più ripugnanti dei nostri peccati, del nostro essere tutti merde, come dice lui. Allora ecco la figura del detective, un filosofo dell’anima, uno che come nel Lungo Addio di Altman espia le sue colpe nel cercare colpe altrui, per razionalizzarle, per scappare dal proprio sé erroneo, errante, agghiacciante. Per non esplorare il suo didentro… guardando negli orrori commessi dal prossimo per non specchiarsi dinanzi al suo uomo bestia.

Il libro pian piano si sfalda, diventa un delirio “concentrico” di parolacce e di rabbia che ancora monta, cresce vistosamente, e in qualche punto potrebbe stufare. Poi, all’improvviso sterza verso il suo messaggio, quello che Andrea Costanza, o meglio Andrea SPERANZA, eh eh, ci teneva a dirci.

Siamo tutti forse zombi, condizionati e morti nell’anima, perché così vuole omologante una società che appiattisce i nostri io, e procede in quest’orrida distruzione, “istruendoci” con le sue gabbie istituzionali, dalla scuola, che uniforma il sapere, alla televisione che lobotomizza le coscienze di chi, ora dopo ora, ne è succubo e ragiona come la falsa “giustezza” asettica pretende che ragioniamo. Perché i ribelli non piacciono, sono mele marce da curare, perché si creano sogni che sogni non sono ma asservimento alle logiche di massa.

E il linguaggio si fa sincopato, volgare appunto, perché è fortissimamente iroso, quindi diventa disillusione sofisticata. Un libro forse senza vera trama, la trama è l’alternarsi di pensieri liberi e incendiari, sprigionati da un’anima insofferente che scalcia il dolore di essere nata.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)