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C’era una volta a Hollywood entusiasma gli statunitensi ma noi no, Tarantino deve ritirarsi a vita privata con la sua Daniella


23 May

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Sì, C’era una volta a Hollywood ha lasciato assai perplessa la nostra Critica mentre negli Stati Uniti, ma anche altrove, quasi tutti sono andati in brodo di giuggiole, lanciandosi in lodi sperticate.

Dove sta la verità e dove pende l’ago della bilancia?

Pare che un maestro dell’intellighenzia nostrana, Anton Giulio Onofri, detto appunto AGO dalle sue iniziali, nella sua recensione su Close-Up, non abbia il benché minimo dubbio che l’opus numero nove del Tarantino sia un capolavoro.

Sul serio, non si può dirvi di più. Se non un’ultima cosa, questa sì: che Once Upon A Time In Hollywood, come pochissimi altri film di ogni epoca (e i primi a venire in mente sono Brigadoon di Vincente Minnelli e La Finestra Sul Cortile di Hitchcock), ‘dice’ una delle cose più belle che siano mai state dette del cinema dal cinema. Basta. StopCut.

D’altronde Onofri crede fermamente che Tarantino non abbia mai sbagliato una sola pellicola. Anzi, lo magnifica, dicendo addirittura che tutte le sue opere sono indiscutibili capidopera di un Cinema sempre profetico e più avanti rispetto a quello di tutti gli altri.

Ci siamo attaccati leggermente su Facebook. Io gli ho detto che il Cinema di Tarantino m’interessa, ora come ora, assai pochino e lui mi ha definito gratuitamente uno scemino.

Riconfermando la dolce offesa con protervia da Gene Hackman de La giuria.

No, non me la sono presa. Ma non mi ha persuaso, no, per niente.

E poi avrò da dirvi in merito alle manipolazioni che, sin dalle mie prime fasi adolescenziali, ho subito da gente che si credeva più cresciuta di me.

Mereghetti giustamente ha scritto questo: «Ne vale la pena? Senza esitazioni rispondo “no”, con buona pace dei tarantiniani pronti ad applaudire comunque, ovunque e semprunque il loro idolo». Secondo Mereghetti, «Tarantino si è concesso il lusso (onanistico?) di rifare intere sequenze dei suoi amati film di serie B» e ha scritto che gran parte di quel che c’è nel film serve solo a costruire «l’auto-monumento di un regista convinto di potersi permettere qualsiasi cosa a cominciare da una cosa che arriva solo nell’ultima mezz’ora, e che cerca una complicità a senso unico: quella dell’adoratore muto e devoto».

La parola SEMPRUNQUE non è male. Mereghetti ha assegnato una misera stelletta e mezzo al film di Tarantino e io invece do un voto di simpatia, stavolta a Paolo. Il quale per una buona volta si è lasciato andare a un’espressione da mangia-spaghetti, non so se western. Visto che non gli piace Sergio Leone.

Pure Natalia Aspesi ha definito il film di Tarantino una boiata. Odiandolo per il suo efferato maschilismo.

Molti anni fa io invece dissi: Natalia Aspesi è donna che va ogni mattina a far la spesa. Poi tira su di pesi e pensa: quanto m’è pesata questa fatica ma i soldi ben spesi rendono la donna meno sospesa.

No, non soppesai molto la presa per il culo.

Di mio, che posso dirvi?

Tarantino si fa oramai le seghe e s’imbroda. Tanto s’è sposato con questa Daniella. Un mezzo cesso. Meglio tirarsela…

Intanto, qualcuno su YouTube cerca ancora di farmi capire come si sta al mondo, cacciandomi pistolotti moralistici degni della peggiore Inquisizione. Gli do ragione, dicendomi che incontrerò una brava ragazza con cui stare abbracciato e poi, cinque minuti dopo, mi guardo un porno.

Sì, non mi lascio più condizionare dai capoccia. E ora prendo la macchina e gigioneggio nel traffico.

Se volete fare le donnette, vi guardo così:

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Mi farete il culo ma me ne fotto.

Sì, una volta una era innamorata di me:

– Stronzo di merda, secondo me tu mi hai tradito con quella lì, vero?

– No, non è vero.

– Ah, scusami. Avevo pensato male.

– Infatti, non ti ho tradito con quella. Ti ho tradito con tutte quelle dentro questo locale.

 

 

 

di Stefano Falotico

C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino, Trailer Reaction: una schifezza


21 May

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Ecco, chiariamoci subito. A me non piace affatto questa moda smodata di esprimere giudizi su YouTube e sui social, denominata appunto trailer reaction.

È una cattiva usanza americana diffusasi a macchia d’olio anche nel nostro Paese, il culto parecchio esterofilo nell’assumere i comportamenti peggiori e più bifolchi degli Stati Uniti.

Cioè farsi il film ancora prima di averlo visto dopo aver visto solo un paio di minuti semmai pure di sfuggita.

Ah, lo so, voi siete specializzati a farvi i film. Ad esempio, al min. 2:12 di questo trailer, ecco che compare con tanto di gamba accavallata una cavallona che certamente vi ha eccitato a morte, ché fa sangue e sesso immediato, Margaret Qualley.

Bene, finitela di farvi delle fantasie tanto la vedrete solo sul grande schermo.

Se vi dico che è così, è così. Perché voi, al massimo, siete uomini così così, mentre questa passerona sconsiderata è la classica topa, no, tipa che appena la vedi, esclami: ah però, capperi!

 

Ecco, vi fermate all’esclamazione, però, appunto! Perché tanto a letto sarà qualcun altro a urlare di gioia con lei. Fidatevi, continuate a dormirvela. Almeno non soffrirete.

Varie volte l’ho fatto pure io. Dire però? No, commentare i trailer e le donne a tiramento…

E sul Joker con Joaquin Phoenix ne ho sparate a iosa solo dopo aver visto, come tutti voi, un piccolo teaser.

Oggigiorno, sì, impazza la tuttologia. Materia non acclarata scientificamente in cui chiunque, dallo scaricatore di porto al plurilaureato di Oxford, vuole dire la sua appunto su tutto, anche proprio sul gentil sesso.

Ah, ma non vi contenete, siete incontenibili e pure incontinenti, oramai azzardate di commenti volgarissimi più violenti di Charles Manson.

Io dirò la mia, anzi, la ribadisco senza battere ciglio. È inutile che Margot Robbie occhieggi da dolce cerbiatta e si atteggi a Sharon Tate. La sua incarnazione mi pare fuori luogo. E la scelta di casting di Tarantino un’emerita stronzata.

Mi pare ovvio che se Sharon Stone, sì, ho scritto Sharon Stone, non è un errore, fosse stata trent’anni più giovane, l’avrebbe interpretata lei.

La Stone è donna quasi identica alla compianta, ahinoi, massacrata Tate.

Donna super sexy di alta scuola seduttiva come la Tate. Maliarda, elegantissima, provocatrice nata.

Ed è per questo che per il suo ruolo di Ginger in Casinò ha ricevuto una nomination all’Oscar sacrosanta.

Dio santo, in questo splendido capolavoro immortale, ogni volta che viene immortalata, è davvero una figa esagerata anche quando, distrutta nel finale, crepa marcia e drogata.

Parliamo però, appunto, di Scorsese. Uno che ha saputo esaltare in Fuori orario anche quella faccia da coniglia di Rosanna Arquette. Altra classe rispetto a questo scornacchiato, semi-cornuto di Quentin.

Un esaltato che ha ficcato in questo film la Robbie. Tale donnetta è solo una coniglietta da Hugh Hefner, suvvia. Nemmeno questo perché Hefner oramai non c’è più. Assumetela alla merceria e, quando venderà le calze alle vecchie, dite lei che è una mezza befana.

Ma sì, a me la Robbie non piace per niente. Molto meglio Baggio Roberto, detto Roby, uomo con due piedi migliori del feticismo di Tarantino, con due gambe da vero calciatore-cacciatore di taglie, mie quaglie che tanto non quaglierete la Qualley. Che cosce il Roberto, che portamento, che curve di dribbling ficcantissimi.

Sì, la Robbie non mi stimola (per) niente. Appena la vedo, anzi, mi convinco di essere buddista come Roberto.

È una bellezza plastificata. Insipida più del piatto d’insalata di una anoressica frustrata.

Quentin, non me ne volere, sottolineo ancora una volta che tu sei stato il pregevole, stimabilissimo e assai amabile, nonché mirabile autore di tre capolavori, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Qui però siamo al tuo nono film e, fra il dire e il cazzeggiare, questa mi pare proprio la sesta, consecutiva iper-puttanata. Ma quale hype.

Già mi ero espresso sul primo filmato da me reputato inguardabile. La solita triviale spacconata.

Col secondo, da poco rilasciato, siamo andati veramente peggio. Di brutto, bruttissimo. Un orrore mai visto.

Almeno, dopo non averlo inserito nel primo, hai subito inquadrato Al Pacino. Mi pareva il minimo.

Ma da allora in poi è un tripudio di riprese troppo sature, di stivali da cowboy senza fascino, di piante e plantari, di piedini e leccatine, con un DiCaprio svaccato e scoglionato in piscina, con un Manson e un Bruce Lee che assomigliano rispettivamente al folle omicida-sicario e al re del kungfu quanto la signora Fiorini del mio palazzo assomiglia a Margaret Qualley.

Sì, la Fiorini è stata professoressa di Fisica ma, non so perché, solamente a suo marito è scattata verso di lei la chimica. O era invece insegnante di Chimica e il marito non aveva semplicemente il fisico per avere una donna più fica? Mah.

Bravissima donna, comunque. Peraltro, suo figlio è alto un metro e novanta e giocava nella Virtus Bologna, un bel ragazzone, insomma, mentre con sua figlia non prendevo quasi mai l’ascensore perché, stando in sua compagnia, mi andava di premere il pulsante rosso e, così facendo(mela), avrei dovuto far aspettare mezz’ora gli altri condomini.

Poi, spesso non ero munito di Condom e non volevo una suocera come sua madre.

Insomma, sua figlia era la Margaret Qualley del quartiere. Ho detto tutto.

Così come dico che voi a Cannes sicuramente l’acclamerete ma a me pare un’immensa bischerata questo C’era una volta… a Hollywood.

E poi che sono questi puntini di sospensione?

Ce la vogliamo dire? Tarantino, in confronto a me, non vale una pippa.

Ovviamente, il paragone tra me e DiCaprio non esiste neanche. Direi che posso (s)battermela con Brad Pitt. Sì, una bella lotta fra me e Brad. Vincerà comunque lui. Sì, lui guadagna venti milioni di dollari a film. Io venti Euro al giorno.

Ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

 

C’era una volta a… Hollywood: di chi è figlio Tarantino? Lo sanno i Blues Brothers


18 May

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Sì, nelle prossime ore sarà presentato a Cannes il nuovo lavoro, si spera capolavoro, di Quentin Tarantino.

Sinceramente, come già scrissi, non nutro molte aspettative, a differenza di molti di voi, riguardo quest’opus n. 9 del Quentin.

Sebbene, cazzo, riconosca che io e Quentin ci assomigliamo parecchio. Abbiamo vissuto di folli immaginazioni, di voli pindarici assai romantici, introiettandoci nella celluloide, respirandola più di come Lexington Steele ansima con le sue pornoattrici.

Ci siamo svenati per il Cinema, ci siamo resi personaggi da James Woods di Videodrome. E dovrebbe saperne qualcosa Federico Frusciante. Fede tiene molto in auge Quentin. Certo, Quentin praticava la sua stessa professione, quella del proprietario e gestore di una videoteca. Da cui spargeva il suo scibile cinematografico, sperando un giorno di compiere il grande passo verso Hollywood.

Sarebbero arrivate molte sceneggiature potenti come quella di Natural Born Killers e, fra il dire e il fare, forse c’era anche di mezzo il mare d’inverno, tanta rabbia per una vita “sfigata” come nelle canzoni di Bertè Loredana. Una che quando devi scriverle il cognome, non sai mai che tipo di accento usare, cioè se è o é. Un po’ come accade, senza sbirciare su Wikipedia, per Fabrizio De André. O per Gian Maria Volonté. Cantanti e attori irosi, incazzosi, che sputavano e sputtanavano giustamente tutta la verità su questo lurido, sporco mondo.

Non so, ad esempio, se come Loredana, Tarantino, figlio chiaramente d’italiani, conosceva, oltre ad Alvaro Vitali, la musica nostrana di quel tempo. Non so se, tra un film di Fernando Di Leo, non immaginando mai che un giorno avrebbe lavorato con DiCaprio Leonardo, anche perché il bel Leo non aveva ancora girato Titanic ed entrambi non erano nessuno. Forse Tarantino, afflitto dalla solitudine più cupa e polverosa, nella sua video library asfittica, in preda alla malinconia più atroce, ascoltava le musicassette di Loredana, cantando Amici non ne ho a squarciagola!

Oppure, pensando che presto sarebbe affondato come il celeberrimo, succitato transatlantico, crollato cioè psicologicamente a pezzi, stanco di raccontare a tutti true lies per mantenere la sua dignità, pensava che di lì a poco sarebbe appunto colato a picco, schiantandosi contro la quotidiana, dura realtà fottuta.

Sì, Quentin non era e non è certamente un tipo cerebroleso come Terminator, no, non è grande e grosso come Schwarzenegger Arnold. Però più grasso, eh eh. A forza di curarsi il mal di pancia e il fegato amaro con i buoni spaghetti cucinati da sua madre. Volete sapere chi sia/è la madre di Quentin?

Ma è facilissimo, è questa. Classica donna siculo-calabrese da Amaro Lucano trapiantata a Los Angeles.


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Di chi è figlio Quentin Tarantino? #danaykroyd #johnbelushi #johnlandis #bluesbrothers

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Certo che è lei! Ah ah!.

A parte gli scherzi, no, Quentin doveva essere emarginato da tutti. Era un Tarantino che non veniva mai invitato a una festa. Neppure a un festino. Certamente, si era proiettato nel proiettore, danzando il valzer d’una reservoir dog.

Una vita fantasiosa, non c’è che dire, molto alla Pulp Fiction, però non ballava neppure la tarantella con qualche passerina bella.

Poi la botta di culo. Ah, che filastrocca, come adesso ti filano le super gnocche. Dopo tanta fame ecco la fama. E che fauna!

E vai di capolavori! Tanto che Quentin, questa sorta di mostro di Frankenstein, questa specie d’uomo che non gli daresti una lira, s’è scopato pure Uma Thurman.

Voi dite di no? Io dico sì.

E adesso che fa? Il gigione, cazzeggia a tutto spiano. Inserendo in Once Upon a Time in Hollywood persino il sosia di Bruce Lee, ficcandoci dentro la sua nemesi, Brad Pitt, lavorando appunto con Leonardo e potendosi permettere lo smodato lusso d’iper-accessoriare il suo film con un pezzo di carrozzeria liscia come l’olio, Margot Robbie.

Una che, secondo me, nella parte di Sharon Tate c’entra comunque come i cavoli a merenda. È una bellezza troppo Baywatch per attizzarmi come diceva il mitico Charlton Heston proprio di True Lies.

No, non sono un moralista, non sono Mosè de I dieci comandamenti eppure, rispetto alle bellezze perfette ma sciapite come quella di Margot, ho sempre preferito donne forse non fisicamente eccezionali ma con quello sguardo da Carrie Fisher che ecciterebbe(ro) pure il cagnaccio Chewbecca.

Cazzo, in The Blues Brothers alla fine compare anche Steven Spielberg. Pappa e ciccia con George Lucas.

Mi spiace molto per Carrie. Ammalatasi di grave depressione e poi morta in maniera ingloriosa.

Ma vedete che i conti tornano? Lo sa bene Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, maestro ispiratore di Quentin… o no?

In The Blues Brothers c’è anche il cammeo di Frank Oz. Che poi avrebbe diretto Robert De Niro in The Score. De Niro, come saprete, si drogò assieme al suo geniaccio amico “demenziale” John Belushi nella sua roulotte.

E John morì fatalmente per overdose, a differenza di Chris Walken de Il cacciatore. Quella fu solo una maledetta, russa roulette.

Ecco, credo che per molto tempo io sia stato scambiato per Ray Charles. Cioè per un cieco.

Io vedo la realtà e il Cinema meglio di voi. Anche sulla figa avrei da insegnarvi.

Sono come Aretha Franklin, Freedom!

Quindi tu, povero pidocchio, forse pure finocchio nel senso peggiore del termine, cioè rompipalle, non ci provare mai più.

Perché, cafone ignorantone, questa è la mia vita. Prova a toccarla un’altra volta e te le suono come la banda.

Mi vuoi spedire, per questa mia accesa ribellione, a un istituto correzionale o addirittura in carcere?

E qual è il problema?

Qui si balla!

Ed è epica!

Ecco a voi servito, cazzo, un “demente” vero, reale, in carne e ossa.

Ehi, biondo, lo sai di chi sei figlio tu?

 

di Stefano Falotico

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Leonardo DiCaprio, lo dico a malincuore, non sarà mai Johnny Boy/De Niro, mi spiace, non è un grande, evviva il Joker, un gigante


02 Apr

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Sì, non c’è partita fra questo bambagione di Leonardo e Gioacchino.

Sì, cocchetti e ochette, qui parliamo di un Phoenix col labbro leporino. Mica di un DiCaprio col sorriso da bambino.

Dai, suvvia. Leonardo. Vi siete giocati il cervello. Pure Tarantino ora s’è fissato con questo piccolino.

Su Facebook ho scritto che, rispetto a lui, è più bravo Brad Pitt.

Mi pare ovvio che sia così. Guardate Brad ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford e poi ne riparliamo.

Quindi, sfatiamo subito l’invidia. Brad, già lo dissi, è bello e pure bravo. Anche simpatico. Non me ne frega niente che sia stato con cinquemila donne. E che piaccia a tutte tranne a quella. Invero, le piace eccome ma è ipocrita e dice che ama un attore tedesco di origini curde. Ché fa più intellettuale. La smettesse subito. Ammetta le sue voglie e non se la tiri.

Sì, una donna che vuole spacciarsi per intellettuale, cita sempre quel danese, Mads Mikkelsen. Suvvia, è la brutta copia di Christopher Walken con la mascella di Schwarzenegger.

Brad merita che gli stringa la mano, sì, sì, sì. A Leo invece do un po’ di panettone coi canditi. Ah ah.

Per questa mia uscita, su Facebook si è scatenata la faida.

E io, con sigaretta in bocca, mi son fumato tutte le stronzate. Ridacchiando a mo’ di Bob De Niro.

Io so la verità, filistei. Ah ah.

Fra le maggiori cazzate, ho letto che Brad è bello e Leo un grande attore. Ma de che?

Sapete perché The DepartedShutter IslandThe Wolf of Wall Street e aviator vari non sono dei capolavori?

Perché Leo li ha rovinati. In The Wolf… come dicono a Roma, non se po’ vede’. Un mezzo pappagallo che si agita, declama senza un briciolo di savoirfaire.

Sento dire che in The Aviator era da Oscar. Ma de che?

Ha trasformato Howard Hughes in uno storpio e peraltro non è Kevin Spacey de I soliti sospetti. Qui, sì, che c’era la camminata claudicante.

Non so quanti soldi abbia sborsato a Scorsese per far sì che lo utilizzasse in cinquemila film. Invero solo 5. Presto 6 con Killers of the Flower Moon. Per fortuna, ci sarà pure Bob.

Secondo voi, l’ho sparata grossa? Perché?

Ora, ditemi, qualcuno di voi ha in casa il poster, che ne so, del suo Jack di Titanic? Non parlo delle donne nostalgiche che rimembrano quel loro piccolo grande amore da ex adolescenti che sbavavano per Leo.

Parlo a voi, uomini. Ammesso che lo siate. O ancora armeggiate di sogni che vorreste, oh sì, veleggiassero a prua e invece non sono a poppa.

Eh no. Un oceano di frustrazioni nuoto, no, noto io nelle vostre anime immalinconite che, ogni giorno, disperatamente si danno slancio retorico per non confessare l’atroce verità dello specchio.

Ecco, una volta uno psichiatra, uno di questi capoccioni boriosi, sfacciatamente mi disse, scostumato e arrogantissimo, che io non avevo coscienza della mia immagine allo specchio.

E io, come Silvio Orlando, gli risposi: – Ha parlato Brad Pitt!

Ché non sarò mai il Presidente della Repubblica. E chi vorrebbe esserlo? Un uomo serissimo, tutto imbalsamato, lentissimo perché deve scandire ogni sillaba. Sì, poiché si rivolge a ogni classe sociale, deve enfatizzare ogni sua intonazione come se fosse sul pulpito a predicare messa. Nella pia osservanza e nel totale rispetto anche del più ignorante che possa comprendere appieno ogni sua parola ampollosa.

Sì, i discorsi del Presidente sono noiosissimi. Prevedibili. Neanche il Papa è così barboso. Almeno il Papa predica per il bene utopistico del mondo e perfino ci crede.

Il Presidente, invece, non è investito di nessuna missione religiosa ed evangelizzatrice. È spesso un imbonitore, un paciere dei disagi della Nazione e seppellisce molte verità sotto una coltre di frasi fatte a buon mercato.

No, non fa per me. Io sono un tipo ruspante che stappa lo spumante e dunque, spumeggiante, dice le cose come stanno. E non mente soprattutto mai dinanzi a sé stesso. Riconoscendo i propri limiti per apportarvi migliorie. Per studiare la parte e indovinare nuove vie. Oh sì, lagnose zie!

Non s’imbroda, se ne frega dei falsi elogi se son soltanto carezze sciocche che ti blandiscono per tenerti buono e ipocrita. Dico pane al pane, vino al vino, non credo nei miracoli divini, bensì nella mia mente sopraffina. Se non fosse stato per la mia mente, oggi sarei davvero internato come demente. Totalmente incatenato come molti, ahinoi, alla commiserazione e all’isteria, alla nevrosi, alle vostre psicosi, alle vostre gelosie, alle vostre idiozie. Grazie invece al mio acume, al mio ingegno, alla mia creatività dirompente, ho frastornato i poveretti che pensavano tante spiacevoli cose su di me. Appunto, smentendoli con classe sconfinata.

Io do pepe e sale.

Sì, Leo non sarà mai De Niro. Perfino in The Departed, in molte scene con Vera Farmiga, trovo la sua recitazione forzata, caricata. Innaturale. E troppe volte ammicca beffardo come il Bob in maniera disturbante e ridondante. Di Bob ce n’è uno solo. Lui è Johnny Boy, il più grande “matto” del mondo. Perciò the greatest, talento innato. Genio puro.

A volte la gente, mi chiede: ma se sei così bravo, perché non lo dimostri? Facci vedere!

Sono stufo. Non sono dio, non ho bisogno di dimostrarvelo. Dio infatti bisogna venerarlo a prescindere.

Come diceva quell’uomo miracoloso: chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non mi crede è solo un povero cristo immisericordioso.

Stringetevi un segno di Pace e che la Madonna v’accumpagn’.

E questo Joker ha trovato forse davvero l’erede di Travis Bickle.

Uno che dice a tutti la verità, a costo che gl’imbrattino il viso. Gli urlano che deve andare a lavorare e lui se ne frega. Lo vogliono ricoverare con accuse infamanti, prescrivendogli cure psichiatriche ma lui non sa che farsene delle cure.

Per cosa? Per sposarsi una, festeggiare San Valentino, guardare partite di calcio e timbrare il cartellino? E poi tradirla con un’altra civettuola raccattata chissà dove? Che se ne fa degli amori da canzoni di Giorgia. O Laura Pausini? Non è un Antonacci, è un marcantonio diavolaccio.

Oppure fingere di essere felice cosicché il prossimo possa ridere da beota, pensando che il mondo è bello ed evviva Salute e benessere? No, non ci siamo capiti. Questo è uno spettacolo mai visto!

Ed è forse la storia della mia vita. Incarnata dal grande Phoenix.

Un uomo sincero. Siamo stanchi dei buonismi, invero siamo stanchi di questo mondo.

Doveva finalmente nascere uno che vi ha mandato ove volò il nido del cuculo.

Così è, la seduta è tolta.

Il judge ha deciso: Leonardo non vale un Da Vinci mentre Gioacchino è uomo da veni, vidi, vici. Di nessuno è il vice, in realtà niente vinse, è un vinto, uno che non è interessato ad Alice, neppure a Federica ma ha la pelle del viso colorata come una pernice.

E mangia anche i Pernigotti. Insomma, questo è proprio un duro giovanotto, mica un Jovanotti, miei uomini da Chinotto.

Stavolta abbiamo fatto davvero il botto. Giù, botte.

Sì, suonati cari, suonatemele.

Datemele sul popò, evviva il Genius-Pop.

di Stefano Falotico

Previsioni Oscar 2020 Best Actor, sì, avete letto bene, vincerà l’interprete di Re per una notte


12 Mar

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Se non volete divertirvi coi miei calembour e giochi lessicali, passate al capitolo 2.

Quando il sottoscritto comprese le ipocrisie del mondo e partì come una furia, una lince

Chiariamoci molto bene. Se qualcuno mi ha scambiato per Leo DiCaprio di The Aviator, è meglio che si ammutolisca subito. L’unico disturbato ossessivo-compulsivo è lui che ripete sempre le stesse cose, un profluvio stancante di frasi fatte, di stereotipie, di una visione limitatissima, angusta e angustiante, della vita. E non sa volare se non nella fantasia più illusa.

Perché io assomiglio molto di più a Colin Farrell di Miami Vice. Futurista, talmente veloce da essere iper-nevrotico. Mi son talmente velocizzato che l’ascensore del mio appartamento, quando compie il tragitto da piano terra al quarto, cioè quello in cui abito, mi pare che impieghi mezz’ora e invece impiega 30 secondi. È lentissimo. E io non ho più da tempo da perdere con quelli che stanno nello scantinato.

Una corsa contro il tempo, una dinamitarda velocità recettiva mai vista. Un’elevazione pazzesca. Che se ne frega totalmente degli schemi, delle sovrastrutture e delle etichette.

La dignità non è un lavoro da quattro soldi da avere affinché l’altro, ingannato dalla nostra finta rispettabilità, possa stimarci.

Come Superman, tu sei a pagina due e io ho già finito altri due libri. E non m’importa se tu guadagni diecimila Euro, facendo semmai lo psichiatra che non ha mai visto un film di Carpenter.

Sì, che stanchezza questi uomini di Sinistra. Da Festa dell’Unità con la porchetta in bocca, i loro spettacolini teatrali da asilo nido, anzi, da ospizio. Per farsi compiacere da veltroniani già andati.

Via, il mondo va svecchiato. La loro filosofia ha reso soltanto i giovani tristi e depressi.

E quelli di Destra? Cattivi, sembrano Michael Ironside di Scanners. Vogliono sempre fare il lavaggio del cervello a chi non la pensa come loro. E vogliono comandare in maniera dittatoriale. Per essere i dominatori.

Io non sono plagiabile.

Ieri sera, ad esempio, ho finito di vedere Il nome della rosa con John Turturro. Oh, già l’avevo detto nella mia recensione. Parafrasando Nanni Moretti, ma sai che non è male affatto?

Sarà mica un caso che Turturro ha lavorato con Nanni? Oh, John è un grande. No, non ha il carisma di Sean Connery, è un mezzo cesso d’uomo. Ma è bravo, cazzo è bravo. Guardatelo anche in The Night Of e ne riparliamo poi.

Alla fin fine, Giacomo Battiato non ha fatto un brutto lavoro. Consideriamo che è una fiction e, tutto sommato, deve aderire ai canoni RAI. Oh, perlomeno, se proprio dobbiamo pagare questo canone, almeno che ci abbiano messo lo streaming su Ray Play. Ché di guardare varietà con scosciate di sceme e programmi sui cuochi, no, cocchi, mi son rotto da un pezzo.

Siamo chiari. Antonella Clerici? Ma ha un seno pazzesco questa qua, è debordante. Ma non sono il tipo da Antonella Clerici. Quando, dopo averlo fatto, sono a casa con lei, di cosa le dovrei parlare? Se il barattolo di pomodoro costa 3 Euro e invece i fagioli ieri venivano a 2?

A proposito, i vostri fagioli vengono? Mah. Ah sì? Meglio così.

Ecco, chi pensa che io viva nel mondo delle nuvole, mi sa che farà la fine di questi falsi monaci dell’abbazia. Una congrega di malati di mente, di untori, di loschi figuri abbastanza putridi come Bentivoglio. Di spioni, di pettegoli.

Sì, davanti ti dicono… quanto bene ti voglio e poi sperano che tu, demoralizzato, perda ogni voglia.

Siamo pieni di moralisti invidiosi. Fa bene Adso. S’innamora della “selvaggia” del villaggio e se ne frega dell’abito che fa il monaco.

Ecco, vorrei indurvi al sorriso. Voi, sì, incellofanati in vite che si professano allegre ma, invero, so che sono tristemente soltanto accasciate a una finta ironia di facciata ove, sfacciati e appariscenti, esibite le vostre sensualità, comunque discutibili, affinché il prossimo di voi possa ammirare la vostra più sciocca, frivola apparenza.

Oggi, ad esempio, di punto in bianco, mentre stavo mettendo a posto la mia recensione di Scanners, un mio conoscente è “saltato” in chat, con far da esaltato. Parlandomi delle sue serate salate e del suo salame.

– Ehi, amico. Ora ti dico questa. Venerdì scorso… ah, che roba. Ho conosciuto una di San Marino ed è stata una nottata da favola.

 

Al che, con aplomb mio proverbiale, continuando a fumarmi una sigaretta scacciapensieri, a mo’ di Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più, gli ho risposto in maniera freddamente simpatica e al contempo un po’ sanamente menefreghista:

– Bravo… E a me sinceramente cosa potrebbe fregarmene?

– Be’, posso vantarmi di questa sc… a sesquipedale, no?

– Certo. Vai allo specchio, adesso, guardati attentamente e vedrai il tuo sorriso a trentadue denti, no, scusa, a 29, te ne hanno cavati tre cariati marci, che si compiace del suo piacersi. Ah, che bellezza, eh?

Ma per piacere! Son contento per te ma qui ho da fare cose serie, oggi. Delle tue avventure erotiche, non so se intrepide o tiepide, sono c… i che riguardano te e le tue amanti del c… o.

Dunque, se permetti, ora mi congelo, mi congedo. Me lo concedi?

– Certo. Ci sentiamo un’altra volta. A risentirci. Poi ti aggiornerò.

– Non ci aggiorneremo proprio su niente. Ti ho detto che dei tuoi memoriali erotici, non so se eroici, non può sbattermene assolutamente. Chiara l’antifona o devo chiamare l’Amplifon?

 

Sì, la vita sociale, anche quando solo virtualmente complice di esperienze toste, non è che abbia mai attirato molto il mio interesse.

La gente parla, favella, ci racconta delle sue fiabe, delle fate, delle fatalone, dei loro complessi fetidi e fetali ma, onestamente, possiamo dircela? A me che ne viene?

Non viene proprio nulla. Tutti alla ricerca di soldi e sesso. Sono venali, veniali. Questi si sventrano, si svenano, si svendono e poi donano pure il sangue a quelli che hanno appena avuto un’emorragia cerebrale.

A voi pare normale tutto questo? Questi sono davvero, più che scopati e accoppiati, dalle loro turbolenze gastrointestinali, turbati, accoppati e nella testa scoppiati.

Sì, col tempo ho capito che ogni inc… a passata non era attribuibile a una mia inferiorità o infermità, bensì a una marcata superiorità. Come Stephen Lack. Vi ho già spiegato questo.

Il gigante, in mezzo ai nani, diventa lui il nano e viceversa. E in questo bordello totale nessuno ci capisce un c… o. Nemmeno io. Ah ah.

Insomma, è un mondo di falsità, di verità capovolte, di gente che andava premiata e invece è finita cassa-integrata.

Così come agli Oscar.

Vince Rami Malek e avrebbe dovuto vincere Christian Bale. Ha vinto Olivia Colman e Glenn Close, dopo sette candidature, è rimasta ancora a mani vuote. È il colmo!

Ne abbiamo colme… avete capito.

Io non sono uno scanner e non sono veggente. Mi piacerebbe esserlo.

Gli Oscar sono un giochetto, un magheggio, un marchingegno di calcoli statistici, d’an(n)ate fortunate, di colpi di culo bestiali.

Avreste mai pensato, sino a dieci anni fa, che McConaughey avrebbe vinto la statuetta?

E avreste mai pensato, allo stesso modo, che ora avrebbe interpretato un film di Harmony Korine? Be’, regista carino? Insomma. Provocatorio? Ma de che? I suoi film non sono né carne né pesce e McConaughey non è Big Lebowski. Quindi, cestinate subito quest’immondizia e chiamate il netturbino.

Allora. O la provocazione si fa con eleganza alla Luis Buñuel oppure il signor Korine è meglio che la finisca con le sue trasgressioni d’accatto e si sposi Antonella Clerici. Che gli preparerà qualcosa della Bonduelle. E, il mattino dopo, gli darà un Buondì Motta.


Gli Oscar sono fasulli ma se tu, ipocrita, dici che, se vincessi la statuetta, te ne fregheresti, ti mettiamo in compagnia di Pinocchio

Ora, facciamo i seri. Quali sono gli attori che, almeno sulla carta, potranno essere con tutta probabilità candidati come Migliori Attori ai prossimi Oscar, appunto?

Dunque, prendete carta, penna, calamai, miei Calimeri, non leggete Camilleri e non mangiate, quest’estate, troppi cocomeri. Non fate con le ragazze i merli e non date a me del nero, sennò vi faccio ascoltare all’infinito Mahmood, vincitore di Sanremo. Il mio non è razzismo, ci mancherebbe, ma questa canzone fa veramente schifo. L’hanno premiata tanto per dire… sì, così diranno che non siamo razzisti ma che cattivi intenditori di musica. Non è un grosso problema, pensate che gli U2 ancora guadagnano miliardi. E ho detto tutto.

Partiamo dai soliti noti.

Ancora lui, Christian Bale per Ford v. Ferrari.

Brad Pitt per Ad Astra e Once Upon a Time in Hollywood.

Leonardo DiCaprio per Once Upon a Time in Hollywood.

Gary Oldman per The Laundromat e The Woman in the Window (fra parentesi, appunto, dopo l’Oscar è partito in quinta e quest’anno esce con 6, ho detto 6, film!).

Tom Hanks per A Beautiful Day in the Neighborhood.

Willem Dafoe per The Last Thing He Wanted.

Edward Norton per Motherless Brooklyn.

Ce ne sarebbero altri da citare ma mi fermo qui.

Ovviamente, voi sapete per chi io tifi? Nevvero? Non l’ho messo nell’elenco. Ma, conoscendomi, non ci vuole Einstein per fare due più due e arrivare a Frank Sheeran. O no? Basta, date questo terzo Oscar al Bob e vergognatevi ché manco lo candidaste per C’era una volta in America. Dico, son porcate che si fanno? Ma guarda un Bob, no, un po’.

Ve lo dice il Genius-Pop. Ohibò! Ora, vediamo gli annunci di lavori sul giornale Il Bò. Boh, nulla di attizzante. Vedo solo annunci di massaggiatrici e stiratrici. No, questo puttanaio non fa a casa mia, no, al caso mio.

E io tiferò per Bob.

E sapete perché?

Christian Bale? Trasformista strepitoso, Leo DiCaprio? Sì, ottimo. Pitt? Troppo bello. Ah ah. Gary Oldman. Ha vinto un anno e mezzo fa. Stia calmo, ora. Edward Norton. Mah, sì, potrebbe starci. Ma non vincerà.

Willem Dafoe. Ma sì, nessuno lo ha mai cagato. Ci potrebbe stare questa sua ultima tentazione da povero cristo.

Eppure quante stronzate mi hai girato, Bob.

Però, se vogliamo essere proprio sinceri, mi guardo attorno e Travis Bickle non ne vedo. Tu sei il solo. The Greatest Actor of All Time.

Aveva ragione il suo amico Harvey Keitel quando alla domanda: – Perché secondo lei Robert De Niro è il più grande?

– Ah, c’è pure da spiegarlo? Vede, Bob non è più bravo degli altri. Ma quando appare lui, chissà perché, i film acquistano qualcosa di magico. Qualcosa d’irripetibile, immenso. Gli altri non sono capaci di questa magia.

È per questo che lui è il più grande. Quando parliamo di Bob, non parliamo più di un attore, parliamo di qualcosa di favoloso che gli adulti raccontano ai bambini, come nelle più fantastiche storie leggendarie.

Bob è l’incarnazione di un poema di Omero. Qualcosa che non sai se è mito, realtà o aldilà.

Quest’ultima frase non l’ha detta Harvey.

L’ho coniata io.

E ci sta da Dio.

Se non credete che sia così, andate su Instagram e lasciate stare il Cinema.

Secondo me, dovreste lasciare un po’ tutto.

Tanto non ci arrivate.

di Stefano Falotico

La leggenda dell’uomo lupo, detto anche uomo furbo, insomma…


26 Feb

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Sul mitico Wolf Man, sono stati realizzati tanti film.

E ciò che leggerete, nelle righe seguenti, sarà uno scritto di rara idiozia ma anche di eccelsa fantasia.

Un’analisi cinematografica sulle più memorabili pellicole inerenti la licantropia. Almeno su quelle che il sottoscritto ha visto.

Il sottoscritto, durante la sua vita, da vari luminari invero poco illuminati e anche da diversi marpioni che si credevano volponi, sì, è stato accusato di numerose patologie: in primis, d’ipocondria, ovvero di uno stato mentale di forte apatia mista ad abulia, anoressia, dislessia, epilessia e via via vai che è tutta una zia.

Dunque di schizofrenia. Nevrastenia, sclerosi multipla dei neuroni e anche perciò di catalessia, acefalia e perfino di acciaieria. Sì, Man of Steel mi fa un baffo. Cado sempre e mi spacco la testa ma in realtà sono invulnerabile come Bruce Willis di Unbreakable. Come si suol dire, una capa di minchia imbattibile.

Sì, ho avuto come tutti il morbillo e la varicella ma son stato anche a Baricella, provincia di Bologna. E ho fatto l’amore con una di nome Marcella. Una a cui comunque interessava poco il mio cervello ma qualcos’altro che fa rima sempre con quello…

Che iella. Eh sì. Nerissima.

La donna può rendere un uomo una bestia. Lo sa Jack Nicholson di Wolf – La belva è fuori.

Sì, Michelle Pfeiffer era una che rovinava gli uomini. In Ladyhawke, Rutger Hauer diventava proprio un maledetto, bell’uccello, un falco pregiato. Altro che quell’aquila bianca di Blade Runner… ho detto tutto.

In Batman – Il ritorno, Michelle profumava di gatta. Puzzava anche un po’ di zoccola, diciamocela.

E ne vogliamo parlare di quel povero fesso di Pacino in Scarface? In paura d’amare gli è andata ancora peggio. Da macho che era, ovvero Tony Montana, si trasformava in un cuoco con le torte di limone e un mieloso romantico rincoglionito che vuole sempre la Pfeiffer a lui montata.

Sono cos(c)e per cui un uomo, dopo tanto ben di Dio, nauseato da tanta esagerata magnificenza, può diventare un frocio come De Niro di Stardust. Anche se, in Cose nostre – Malavita, il nostro Bob non ha perso l’onore…

Le donne possono davvero traviare un uomo. Pensate a quell’anima pia di Griffin Dunne. In Fuori orario di Scorsese (e non è L’età dell’innocenza!), cazzo, si fa coglionare da Rosanna Arquette. E sarà una notte lunghissima da penare e pelare.

Quattro anni prima, con Un lupo mannaro americano a Londra, perso che fu nella brughiera come Lon Chaney Jr., vide l’Inferno, altro che Beatrice.

Fu morso e furono cazzi. Da cui la dantesca perifrasi… nel mezzo del cammin di nostra sfiga…

Ma il top della topa, no, del deficiente per antonomasia è ovviamente Benicio Del Toro. In Wolfman non riesce a scoparsi Emily Blunt per colpa della maledizione sciagurata. In Sicario potrebbe scoparsela come un lupo assatanato e invece preferisce mandarla a fanculo ed elevarsi a santo vendicatore di questo par de pallottole, no, palle. Ma che gliene fotteva? Tanto i boss della droga… ne ammazzi uno e ne nasce un altro. E, ripeto, sempre a ca(u)sa di Michelle Pfeiffer. Secondo voi è normale questo Benicio?

In verità vi dico che esiste solo un uomo lupo in carne e ossa, no, abbastanza spellato, cioè questo:

 

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Un uomo focoso, altamente spiritoso, libidinoso, perfino permaloso e non fate più i maliziosi. Perché tanto io sono vizioso, viziato e giustamente ozioso. No, non cambio. Resto amabile e odioso.

 

di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood, il film più atteso dell’anno? Da voi, forse, da me per niente


25 Jan

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Ecco, lo sapevo. Sono uscite le nuove immagini ufficiali di Once Upon a Time in Hollywood su Vanity Fair.

Ecco, Vanity Fair. Questo la dice lunga. Infatti, il film del Quentin mi sembra patinato, da rivista di moda.

Su Facebook, impazzano le stronzate. C’è chi, non avendolo neanche visto, e come poteva vederlo fra l’altro, grida al capolavoro della storia del Cinema.

Sbavando per Margot Robbie. Definendola la donna più bella del mondo!

Delirio totale, cecità universale, oserei dire spaziale e intergalattica.

Gli rispondo che, a mio avviso, attendo molto di più di andare a mangiarmi una brioche con la marmellata fra cinque minuti, dopo che avrò finito di cagare.

Chiariamoci molto bene, bimbi. Tarantino è andato molto, molto bene sino a Bastardi senza gloria. Ma, dopo Kill BillDjango Unchained e soprattutto The Hateful Eight, credo che trascorreranno molti anni prima che possa amarlo come lo amavo prima. Prima, deve sostenere varie “cure riabilitative”. Dopo di che, dopo che avrà espiato la colpa di aver girato queste bischerate modaiole e dimenticabilissime, se busserà alla mia porta, chiedendomi lo zucchero, potrei farlo sedere. Ma non a capotavola, comunque, bensì vicino alla stufa elettrica per riscaldarlo dalle freddure che ci ha rifilato, alimentandolo di calore artificiale. Perché il mio calore umano, soltanto dopo che avrà girato altri capolavori sentiti e non queste ruffiane seghe sesquipedali, potrò concederglielo di grazia, elargendogli un bacino sulla fronte.

E chiariamo anche questo. Margot Robbie è un mezzo cesso. Sì, il Frusciante mi aggredisce per questa mia lapidaria affermazione, definendola una “potta” bestiale.

Ma de che? Sembra appena uscita dal mondo dei robot, è plastificata, una bagnina da Baywatch che non emana un briciolo di sensualità.

La vera Sharon Tate è morta a 26 anni quando ne dimostrava già quaranta. Il suo viso era antico e allo stesso tempo diabolicamente seducente. La Robbie, e non fatemi citare, per piacere, quell’altra stronzata di The Wolf of Wall Street, il peggior Scorsese di sempre, sembra un manichino ossuto, una smorfiosetta né carne né pesce. Sì, non è carnosa né carnale e il mio pesciolone da me non avrà mai. Preferisco farmi prete piuttosto che sturare questa lavapiatti. Un bel prete, porco dio, sì, che la sera prepara frittura marina alla griglia, accompagnando il tutto con un vinello scacciapensieri per allietare il sonno di una notte in bianco, o forse (r)osé, prima della predica mattutina davanti a delle bacucche che furono come Margot Robbie. Sì, dopo la loro giovinezza da contro-cazzi, da iene in calore, dopo i mille pulp fiction fra amanti gonzi come Tim Roth e neroni alla Samuel L. Jackson, con tanto di voce dura da Luca Ward e del sano, saporito Negroni, curarono il loro amaro, trovando un lavoro da hostess alla Jackie Brown. Conobbero poi un Robert Forster di turno, uomo pacato, a modo, sensibile, dopo tanti puttanieri cinici e lerci, credendo di stare bene. Forse ascoltando Giorgia alla radio…

Volano le libellule

Sopra gli stagni e le pozzanghere in città

Sembra che se ne freghino

Della ricchezza che ora viene e dopo va

Prendimi non mi concedere

Nessuna replica alle tue fatalità

Eccomi son tutto un fremito, ehi

 

Ecco, secondo voi questa è una canzone o una lagna mentre, fra lasagne, tortellini e altri funghi porcini, tali pseudo-donne tagliano le cipolle o solo capiscono quanto furono polle?

Sì, sfogate tutte le frustrazioni dalla psicologa, altra repressa ma almeno più furba che campa sui traumi altrui per avere una cucina migliore, si diedero combattive al femminismo coattissimo come in A prova di morte. E, appunto, desiderarono con tutte le forze vendicarsi dei David Carradine che le sfruttarono…

Al che, interviene il solito radicale del cazzo. Sostiene che Tarantino sia Cinema di serie C. E che gli unici registi degni di essere chiamati tali sarebbero Wenders, Antonioni, Bergman.

Sì, altri molto allegri, aggiungerei io. Vicino al cimitero, li vedrei alla grande. Con tanto di omelia funebre.

Tarantino è carnascialesco e cazzaro ma questi esagerano di contraltare. Diciamocelo. Non vi è più religione!

Il Frusciante insiste nel dire che scrivo puttanate.

E io:

– Piuttosto mi stupisco di te. Hai detto in cinquemila tuoi video che le donne più affascinanti e belle son quelle con dei difetti, anche fisici. E mi cadi sulla “perfezione” della Robbie? Mi sembra una scelta banale.

 

Lo perdono e lo benedico. In men che non si dica!

 

Detto ciò, ognuno si faccia piacere ciò che vuole, io non mi faccio oramai piacere niente. Soprattutto se devo compiacere il prossimo.

 

Quella che chiamate normalità è solo un atteggiamento equidistante, moralista, ricattatorio, perbenista e falso quanto fatuo

Sì, questa putredine buonista di cui il mondo odierno è oggi afflitto, ahinoi, è da ricondurre a tale schiera pusillanime di educatori della psiche, a questi tutor economisti dell’animo umano.

Se dovessi attualmente definirmi, mi appiopperei da solo l’etichetta di coraggioso. No, non incosciente. L’incosciente è colui che agisce senza pensare e non sapendo assolutamente a cosa andrà incontrò se continuerà a perseverare nel suo atteggiamento ostile verso la maggioranza del pensiero comune.

Incapperà nella più aperta e sfacciata derisione, verrà bombardato dagli improperi più abominevoli e facinorosi, sarà furentemente emarginato, schiaffeggiato nell’onore, leso nell’amore proprio, impoverito nella speranza e saccheggiato nel morale.

Perché, giocoforza, lo costringeranno ad abdicare e ad adattarsi al becero qualunquismo, lo obbligheranno a mutilare il suo cuore per dissanguarlo nel volgare torpore, lo intristiranno e spegneranno nella solitudine, schivandolo e coprendolo dei peggiori appellativi infamatori. Lo scherniranno e lo blandiranno, lo eviteranno e probabilmente anche evireranno. Soffocandolo e obliandolo nella loro ipocrisia, nella loro malsana visione abietta e assolutista della vita. Abituandolo, dietro proibizioni, ricatti appunto, reprimende e imperterrite, ottuse umiliazioni ad alienarlo, frenandone gli istinti, placandone le vivaddio salubri ire, gli slanci vitalistici, smorzando la sua temerarietà per improntarlo all’adempimento manicheo di un mondo contraffatto, bugiardissimo che spesso premia gli strafottenti e gli stronzi e lincia i valorosi, lanciando loro contro moniti, vili attacchi sfrontati e prosciugandoli nel vivo ardore.

No, non posso darvi ragione. Anzi, nonostante i patimenti subiti, le ferite da voi inferte che forse mai più rimargineranno, sono come John Travolta nel finale di Face/Off. Quando il medico gli chiede se vuole che gli cancelli la cicatrice e lui invece gli nega la sua asportazione, dicendogli mellifluo e sicuro di sé che quella cicatrice indelebile, così visibile, quell’imperfezione dell’epidermide segnata a vita, non gli è stata donata da nessun dio, bensì dal criminale che lui ha combattuto per tutta la vita, Castor Troy. Colui che vigliaccamente voleva ammazzarlo e, sbagliando la mira, a bruciapelo ha ucciso invece suo figlio.

Sono dettagli importantissimi in un film. E anche nella vita vera di tutti i giorni. Non dobbiamo mai rinnegare o rimuovere i nostri dolori ma addirittura coccolarli, custodirli nel grembo delle nostre paure, forse oggi esorcizzate, vinte o annientate, sì, ma giammai sopite perché quei dolori ci tengono desti, ci conservano svegli, reattivi. E sappiamo che non dobbiamo, al pari di Travolta, più distrarci. Perché qualcuno, nascosto nel buio o fra le siepi, da dietro la trincea della sua viltà potrebbe ancora volerci colpire. E distruggere.

Io, ad esempio, so benissimo chi qualche giorno fa, uno scuro figuro, commentò su YouTube un mio intervento, testualmente scrivendo ciò: che tristezza, addio.

È ovviamente un profilo falso e il mio non è, come non è mai stato, nessun delirio delirante paranoide.

Follia è semmai l’evidente, continuo imbroglio di un povero matto invidioso da me fortunatamente smascherato da tempo immemorabile che insiste nel voler attaccare da dietro le “maschere”, non avendo, a differenza di me, il coraggio del confronto. E neanche nessun talento se non i suoi ipocriti, pedanti, ripetitivi luoghi comuni patetici e asfissianti.

La musica non cambia.

E dunque persevera nei sotterfugi e nelle offese a distanza, sperando di farmi cadere per poi farmi reagire in maniera scriteriata e insensata, come già avvenne. Per dimostrare di avere avuto ragione sul mio conto. E ridersela sotto i baffi.

Questo, mi spiace, idiota, non te lo permetterò più. Mai più. Fattene una ragione.

E saresti molto gentile se volessi arricchire la tua biblioteca, imbellettata di cazzate e dolciastre sciocchezze, con uno dei miei tanti libri. Ché ti entri molto in pancia, così ti curerai dalla precoce demenza che pare ti attanagli dalla nascita.

Gli fui chiarissimo. Gli dissi che mi stava ampiamente sottovalutando e la trappola che mi aveva teso in cui, ahimè, per debolezza momentanea e inaspettata sua mostruosità, caddi, gli sarebbe ritorta contro di giustizia divina.

Ma non volle darmi ascolto.

E ora, massacrato dal suo abominio, sconsolatamente, orrendamente prega giorno e notte affinché possa io commettere altri errori o malestri per appurare la sua “vittoria” da imbecille.

Non avverrà, mio caro. Mettiti l’anima in pace.

Sì, negli ultimi quindici anni, ho fatto le cose per compiacere i dementi. Gli stolti.

Io rimango me stesso.

Per fortuna. Come Roddy Piper di Essi vivono. Capiti gli inganni, non lo/mi freghi più. Devastante. Qualcosa di non calcolato. Qualcosa di potentissimo.

Balliamo come degli scemi o mi stringi la mano?

Non stringi niente? Non è che mi fai come Berlusconi? Menomale che non mi hanno stretto l’uccello. Suvvia, da un puttanone come te, mi aspetto più “eleganza”, bello mio.

Altrimenti che Presidente del “CONIGLIO” sei.

Fratelli e sorelle, la seduta è tolta. Andate a farvi fottere. Ho ora da leccare un ghiacciolo.

E ricordate: il Genius volteggia, cazzeggia, amoreggia, talvolta scoreggia ed è essenzialmente una bella gatta da pelare.

Abbiate fede. E, se non avete fede, almeno chiedete il divorzio.

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di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood nel 2019


01 Jan

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Buon anno di Cinema, i film da me più attesi di questo 2019

Ebbene, siamo nel 2019.

Basta!

Ieri avete festeggiato, stappando lo spumante con quegli ignorantoni della RAI e i loro balletti.

Basta con queste festicciole, con questi trenini, con questa gente borghese che aspetta la mezzanotte per celebrare la ripetizione dei loro patetismi e le loro lasagne alla bolognese. Che lagna!

Questi microcefali che, dopo un anno di un lavoro da loro odiato, di frustrazioni mal digerite, di pasticche contro la depressione, di angosce piccolo-borghesi, di futilità e canzonette da mezze calzette, dopo i loro buonismi consolatori, le loro ipocrisie dolciastre, i loro assistenzialismi, le stampelle di psicologi che hanno tentato di sanarli dal loro disfacimento e imputridimento esistenziale, spronandoli a svuotarli di più e a raggirarli con menzogne del tipo… sì, sei disoccupato, non hai un soldo in tasca ma, dai, balla, la vita è bella, vedrai che il peggio è già passato, ora goditela. Finito il ballo da paese dei balocchi, stai comunque in occhio. Su, pinocchietto.

Come no… e dal 2 Gennaio, dopo l’euforia del cenone, il panone classico, lo zampone e altre frivolezze porcellesche, si riparte con la cantilena dei loro casi umani agghiaccianti. Urlatori morti di figa che, pur di ricevere un po’ di affetto e calore, si fanno “amiche” donne di dubbio gusto, donne di malaffare che allevieranno per quindici minuti di eiaculazione precoce i loro patemi da uomini arrivati… al capolinea.

Basta con le retoriche di quelli di Sinistra. Che fanno la guerra a quelli di Destra, definendoli fascisti solo perché sono indubbiamente più sexy di loro.

Basta col novanta per cento del Cinema italiano. Non è esterofilia di accatto la mia, bensì la presa sempre più maggiore di coscienza che, dopo i fasti di Sergio Leone e di qualche altro coraggioso con le palle, il nostro Cinema è sempre imprigionato, schiacciato, asfissiato da storie di amori insulsi da C’è posta per te, da isterici, patetici piagnistei, da storie di papa re e omosessuali col loro orgoglio del cazzo.

Basta, vivete la vostra sessualità senza sbandierarla ai quattro venti. Abbiamo capito. Basta che vi facciate i cazzi vostri e io me ne sto a gustarmi un film di Bergman. Accoppiatevi, trombate, fatevi trombare, basta… che non mi scassiate i coglioni.

Basta con De Sica e Boldi, con Pieraccioni e altri vari cazzoni, con Paola Cortellesi e con le finte cortesie, con Amendola e figli d’arte che di artistico hanno solo il cognome. Come Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi che io vedrei bene all’ippodromo.

Basta con Genovese e anche con la menata del ponte di Genova. È crollato, è stata una tragedia. Va ricostruito ma non nascondetevi, sampdoriani, dietro questo alibi per celare la verità. Siete invidiosi delle gran fighe che si scopa Fabio Quagliarella e allora, spacciandovi per ingegneri sociali, dimenticate le vostre impotenze dietro le sovrastrutture del ponte… soprattutto della vostra arcata gengivale oramai corrosa da troppi cibi avariati.

Basta anche con Sorrentino Paolo. Del quale, quest’anno, vedremo The New Pope. Per fortuna c’è John Malkovich, uno dei pochi uomini che stimo assieme al mio edicolante. Entrambi hanno la faccia da pazzo, John non è affatto pazzo, è un genio, il mio edicolante invece mi fa risparmiare e mi regala anche alcune riviste “proibite”.

 

 

Sì, in Italia, appena non riuscite a fronteggiare il vostro soccombere quotidiano, ecco che vi affidate alla religione cristiana da voi distorta, ove Dio lo modellate a immagine e somiglianza delle vostre disgrazie giornaliere. Sì, mia moglie non me la dà più, il lavoro scarseggia, hanno aumentato il prezzo della benzina ma Papa Francesco com’è umano!

Bene, mandata a fanculo quest’Italietta con le sue piaggerie, mando pure a fanculo la solita stronza a cui ieri sera ho mandato una poesia d’amore e lei, come quasi tutti voi, involgariti da questo cinismo osceno, mi ha risposto in questi esatti termini da donna di “classe”: Da donna “moderna”.

Grazie Stefano.

Davvero bella e lodabile, pura e non lordabile la tua poesia godibile. Comprendo che hai subito una certa fascinazione nei riguardi della sottoscritta. Ne sono lusingata. A quale donna non farebbe piacere essere corteggiata come in un romanzo bretone?

Sei un ragazzo di valore che crede ancora nei valori, un romantico amabile, ti ho pensato quando, appena scoccata la mezzanotte, un troione, che ho incontrato tre minuti prima dello champagne, ha brindato frizzante nella mia figa già euforicamente artificiale che, come un fuoco scoppiato, ha adorato che lui, al pari di una bomba napoletana, facesse il botto vulcanico nella mia castagnetta pirotecnica.

Sì, Stefano, ti ho pensato quando, ubriaca fradicia e sciupata in questa notte cazzeggiante appena trascorsa, molto da orsa, mi son bagnata come una spugna e, drogata marcia, ho vomitato tutta la mia vita da troietta lercia. Sì, la mia vita è andata un po’ a puttane ma mi faccio quattro risate con Lercio…

Ti ringrazio, ti amo.

Adesso devo tornare a cagare.

 

Ho detto tutto…

Dopo questa introduzione… soprattutto in tal donna discutibile che tanti ne introduce, passiamo a cosce, no, cose serie.

Ecco i film da me più attesi del 2019.

The Mule di Clint Eastwood. Il canto del cigno attoriale di Clint doveva rimanere Gran Torino. The Mule non credo che sia un capolavoro. Un buon film, almeno lo spero.

Comunque, Clint è stato il re dei film ambientati nel vecchio West. Adesso, scopriamo che la sua ex moglie era Dianne Wiest.

Nel film c’è anche Andy Garcia. Uno che fu un mezzo sex symbol latinoamericano da Black Rain e Affari sporchi e ha girato poi la pubblicità dell’Amaro Averna.

Ho detto tutto.

Quindi, rimanendo in atmosfere eastwoodiane e leoniane, Once Upon a Time in Hollywood. Secondo me, dopo quella cagata di The Hateful Eight, Tarantino non deve farsi più vedere. Adesso Quentin rischia grosso. Con una storia che vorrebbe essere appunto un omaggio a Leone ma col sotto-testo di Charles Manson e Margot Robbie che assomiglia a Sharon Tate quanto io sono Brad Pitt che vorrebbe scoparsi Sharon Stone.

Mah, vedremo. Mi auguro che sia un capolavoro. Anche se l’ombra della pacchianata è dietro l’angolo.

Joker di Todd Phillips. Praticamente Taxi Driver e Re per una notte che incontrano quel matto di Joaquin Phoenix che, a causa di De Niro, diventa il principe del crimine.

Io, invece, a causa del mio amore per De Niro, gli ho dedicato un libro monografico. Ognuno fa delle sue esperienze, belle o brutte, quello che vuole a seconda della sua intelligenza.

The Irishman di Martin Scorsese. Sapete che mi stanno sorgendo dei dubbi? De Niro, sempre a proposito di lui, mi pare veramente bolso, considerando le immagini scattategli sul set. Insomma, non ha più forse lo stesso carisma che sfoderava in Cape Fear.

Ma, tornando ancora a Leone, il grande Marty potrebbe aver girato il suo C’era una volta in America ai tempi di Jimmy Hoffa, col coppoliano Al Pacino.

Ad Astra di James Gray. Sì, Sara, la mia ex amica delle scuole medie, commessa ora della Coop orgogliosa di amare Vasco Rossi e la sua Jenny è pazza, amava I Cavalieri dello Zodiaco sognando il principe azzurro, cioè Brad Pitt di Vento di passioni. Ogni mattina, leggeva l’oroscopo. Una Vergine adoratrice dei maschi nati nel segno del capricorno ma, da Brad Pitt, passò al suo emulo corvino, Benicio Del Toro.

Ogni mattina, leggeva cose di questo tipo, consolatrici della sua frustrata topa: credici, il futuro sarà stellare, questa è la settimana della svolta. Sì, svolterai per un’altra vi(t)a e sarà un vicolo cieco.

Basta fare retromarcia e andare avanti…

Comunque, chi si accontenta gode, cara. Perché pretendere un uomo inarrivabile come Brad Pitt quando puoi avere, a proposito di James Gray e del Joker, Joaquin Phoenix di Two Lovers?

Insomma, scendi dalle nuvole e pigliati uno sfigato medio.

 

Chi credo di essere? Io non sono nessuno.

Forse, sono Matt Damon di Rounders.

Gli stronzi alla Teddy KGB si fanno delle gran risate, pensando di avermi coglionato, io aspetto, aspetto, non dico una PAROLA e alla fine ci rimangono con un palmo di naso.

O forse sono Ralph Macchio di questa scena. Il Cinema è Momenti di gloria.

Sì, m’infantilizzo spesso, sono un Joker-ellone.

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di Stefano Falotico

Il nuovo film di Leo DiCaprio, Natale con la panza


18 Dec

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Questa non è una locandina, ma una locandona. Ove Leo vi ha dato sotto con le braciole. Molti panini e poco cinepanettone.

Il Cinema negli occhi di uno scrutatore sofisticato, Amazing from YouTube


08 Apr

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)