Nel mondo, vi fu anche da Vinci. Voi, invece, cosa vinceste? Siete vinti, qualche volta avete vinto? Il Falò è un vincente? No, ma avvince.
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Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio
Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?
Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the road, Cry Macho.
Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.
Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.
Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.
Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!
Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.
Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.
Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.
Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.
I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.
Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?
Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.
Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.
Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.
Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.
Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.
Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?
V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?
Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.
Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.
Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.
Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?
Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.
In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.
Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?
Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.
Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.
Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.
Jeremy Irons e De Niro
Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…
In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?
No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…
Ehi, tu delusa
Attenta che chi troppo abusa
Rischia un po’, un po’ di più
E se c’è il lupo rischi tu
Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?
Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.
Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.
Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.
Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.
Di mio, che posso dirvi?
Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.
Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.
La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.
Adora Chocolat.
Io adoro Cosmopolis.
No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.
L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.
La verità è una sola…
I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.
Noi siamo solo dei fottuti… geni.
Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.
Se non vi sta bene, credete al Papa.
In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.
Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.
Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:
– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?
Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.
Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.
Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.
Vi lascio con questa:
una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.
– Pronto?
– Sì, chi parla?
– Falotico è in cura da voi?
– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.
– Che dice? Che dite? Io non sono matta!
– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.
Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.
di Stefano Falotico
Racconto di Natale da Paul Auster, da Dead Poets Society o da Smoke: Keanu Reeves è da venerare come la Madonna, mitico in Constantine e in John Wick, io mi propongo per la parte dell’Uomo Tigre
Be’, chi non conosce il Tigre? Chi, Vittorio Gassman?
In effetti, ne I soliti ignoti, Vittorio fu un pugile un po’ suonato, anche semi-analfabeta. Forse handicappato, ritardato, disoccupato? E Totò lo apostrofò e redarguì con la leggendaria, super epica:
– Sei stato in Cina?
A essere sinceri, Totò è un grande. Sì, uso il tempo presente poiché de Curtis è immortale. Fucimin? Ah ah. Era molto colto, malgrado le origini umili e nonostante, a prescindere… da ciò, si auto-denominasse Principe.
Be’, sicuramente fu Dante Cruciani nel capolavoro succitato di Mario Monicelli, probabilmente però non fu erudito come Dante Alighieri…
A proposito, si può dire ma però? Certo, è rafforzativo. Anche se… senza se e senza ma forse sei un vorrei ma non posso? Ti caghi addosso o è la solita storia della volpe e l’uva?
I ragazzi timidi sono paragonabili agli struzzi? Mentre i bulli agli stronzi?
Si può dire invece a me mi piace? No, ma Gigi Proietti disse: sì, non si può dire ma a me mi piace…
Sì, una calligrafia da uomo, diciamo, non molto acculturato, quella di Gassman/Giuseppe Baiocchi, detto Er Pantera.
Insomma, questo Vittorio fu un mattatore, fu il tigre e pure una pantera?
Molte donne sono oche, altre solo sciocche. Quasi tutti gli uomini sono degli animali. Di mio, adoro ancora la serie tv Manimal…
Di mio, me medesimo di persona, inoltre credo di scrivere bene quando m’impegno, quando non leggo Diario di una schiappa per (non) prendermi per il culo da solo e quando so di essere più intelligente del furbo Marcello D’Orta che “scrisse” Io speriamo che me la cavo.
Pearl Harbor, no, peraltro non voglio scendere a una prosa gergale da ragazzini che, alla mia epoca, giocavano agli “sparatutto”. Roba come Duke Nukem 3D, Doom e altri videogames per pc, forse per piccini. Sì, anch’io ne fui patito. Poi patii e basta. Il mio cervello, comunque, non è ancora partito. Neanche qualcos’altro.
Mi spararono addosso, fortunatamente a salve. Salve, buondì, buonanotte! Anche se impiegai vent’anni abbondanti per ricucirmi le ferite. Rambo non fu un impiegato comunale ma impiegò assai meno tempo per fare il bracciante? No, per cucirsi il braccio. Dovetti abbisognare di molte letture di filosofia orientale per sublimare il patimento abissale e carnale scagliatomi contro, per curarmi da un mio evidente, incontrovertibile disagio sociale abbastanza inspiegabile e madornale. Guardate, fu un calvario approfondire tutti i libri concettualmente ascetici di Banana Yoshimoto, non farmi fregare dalle carinerie di Osho, continuare a reputare Kundun di Martin Scorsese una pellicola sbagliata, amando invece Mishima, soprattutto quello delle sceneggiatore di Taxi Driver.
Sì, malavitosi e nerd odiosi, villani adulti bavosi ed attentatori ignominiosi, affamati a morte della mia anima più pura e intonsa della neve a Natale, eh già, provarono a sporcarmi in maniera vergognosa. Accusandomi addirittura di essere la protagonista di Hardcore. Roba da mattti. Mi beccai pure la patente di disadattato quando in verità fui amante solo del libro De måske egnede.
Uhm, film sopravvalutato anche First Reformed sempre di Paul Schrader. Meglio Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Meglio Lamerica o Così ridevano? Anche Il ladro di orchidee di Spike Jonze.
Se Dio esiste, deve sostituire suo figlio, che siede alla sua destra, con Spike. Her è un film paradisiaco.
Spike stette con Sofia Coppola. Il giardino delle vergini suicide è un bel film, Kirsten Dunst è da suicidio, anzi da infarto ma credo che sia più bella la pellicola La vergine dei sicari di Barbet Schroeder.
È anche più bello Mickey Rourke di Barfly, malgrado sia appesantito, rispetto a quello di The Wrestler in cui è palestrato ma pure invecchiato. O no? Ah ah.
Detto questo, guardi questo filmone di Aronosfky ed è meglio, fidatevi, del virtual sex sparato sopra… un vecchio dvd con Jill Kelly.
Jill era magnifica. Non solo nei porno. He Got Game docet.
Comunque, non può piovere per sempre disse Brandon Lee ne Il corvo. Ora, Jill ha la sua età e usa non solo l’ombrello, utilizza le mutandone da tardona. Cioè, non è più una milf. Ah ah.
A James Deen di The Canyons, continuo a preferire James Dean di Gioventù bruciata.
Invece, a Liz Taylor de Il gigante, preferisco Kendra Lust.
Ultimamente, direi che mi sono riallenato parecchio. Possiedo infatti un cuore zen, pugnace, inarrendevole, combattivo e al contempo riflessivo, dotato innatamente di una ferrea disciplina auto-regolatrice delle mie emozioni spesso rabbiose. Seppi soffrire infatti con zelante “abnegazione”, tenendo tutto dentro a mo’ di Rocky Balboa, giudicato troppo presto un cocone così come Tommy Morrison nel quinto capitolo dedicato al marito di Adriana/Talia Shire. Però, a forza di contemplare l’apollinea perfezione del mio essermi reincarnato… in Keanu Reeves, omone forse bisex di sicuro con grossi ormoni, uomo scultoreo il cui carisma fa rima con perdizione, no, perfezione, persi di vista Charlize Theron de L’avvocato del diavolo. E saltai pure la colazione…
Per di più m’inflissi pene… corporali non certamente eccitanti alla pari della Theron nel vecchio spot del Martini, veramente tanta roba… storica.
Sì, Charlize è sudafricana. Insomma, una terrona. E io, ammirando la sua bellezza da extraterrestre, no, forse mirandogliela da Incontri ravvicinati della terza t… pa, non poco in passato, avendo origini meridionali, vissi all’equatore anche quando, nella mia città, la temperatura scese di tantissimi gradi. Persi quasi la vista e ora mi manca mezzo grado all’occhio sinistro.
Comunque, non date retta agli oculisti. Aveva ragione Checco Zalone… io ci vedo (quasi) perfettamente.
So inquadrare la vita, non solo questa, da cecchino infallibile. In quei momenti tostissimi come l’attività dei fachiri più stacanovisti, no, facchini, fui molto provato e feci la figura del tacchino. Il giorno del Ringraziamento! Sì, provai molto calore ma persi qualche caloria. Insomma, mi diedi da fare. Un lavoro durissimo, sapete. Bisogna esperirlo da uomini che non devono chiedere mai al fine di poter un giorno esseri orgogliosi davanti allo specchio dopo una rasatura con le lamette della Gillette. Massimo Giletti non mi è mai stato simpatico e non vado matto per il gilet.
Vogliamo dircela tutta? Senza balle? Ero un cesso o solo sul divano me la tiravo di brutto? Non lo so. Fatto, sì, ho detto fatto… sta che i genitori hanno un’unica fissa. Desiderano per i figli una sana occupazione, ovvero il posto fisso. Non vi fissate, andate crocifissi. Di mio, posso dirvi che non ero sistemato ma per le feste combinato. Ripeto, mi facevo il culo, anche solo onanisticamente, e vi garantisco che era un lavoro stabile e duraturo…
Rimasi spesso (s)teso ma ugualmente ebbi molto freddo, quasi morendo morto di quella… o solo assiderato, oserei dire allupato. Non molto, di spirito vitale, slanciato. Rasato, sì, depilato metaforicamente più della piattezza degli 0° Fahrenheit. Temperatura allineabile, non so se a livello del mare o del male, alla mia autostima raffreddatasi più di colui che, nell’incipit di Basic Instinct, viene morto ammazzato e assai trucidato di tritaghiaccio dopo essere stato da Stone Sharon (?) cavalcato.
Vissi in modo stoico da vero eroe. Più che altro di autoerotismo veramente sfigato…
Che poi anche questa panzana degli sfigati e dei dogmi inerenti l’essere tali, ecco, appartengono alla “cultura” adolescenziale. L’adolescente medio ragiona così, essendo malato di mente. Sì, nel cervello, non solo…
se uno vuole apparire figo è uno sfigato.
Ecco, in Constantine, Keanu Reeves è fighissimo. Anche in John Wick. Avreste il coraggio di dirgli in faccia che non vale una beneamata min… ia? Non credo, eh. In John Wick, Keanu viene definito Baba Jaga. Ha una forza incredibile, specialmente interiore. Mah, forse praticò molto yoga oppure meditazione trascendentale. Piccolo Buddha docet.
Constantine assomiglia molto a Dylan Dog. Mentre Rupert Everett, in Dellamorte Dellamore di Michele Soavi e non di Tiziano Sclavi, non sembrò tanto “gaio” con Anna Falchi. O no? Sì, dovrei indagare sull’effettiva omosessualità di Everett a mo’ del suo inquisitore Bernardo Gui nella versione televisiva firmata da Giacomo Battiato ne Il nome della rosa.
Sì, sono un indagatore dell’incubo. Anche dell’intimo. Ma non sono un babau come Freddy Krueger di Nightmare.
Ragazzi, fidatevi, furono attimi davvero duri in cui mi diedi alla contemplazione e dunque nutrii una spiccata propensione verso l’elevazione. Non so se solo spirituale…
Ora, oggi come oggi vanno di moda i cinecomic.
Praticamente, per il piccolo o grande schermo, hanno trasposto i maggiori supereroi di sempre.
Ne manca però uno alla cappella, no, all’appello. Appello, ho detto appello. Cioè il protagonista di questa sigla indimenticabile:
Solitamente, sotto Natale mi auto-regalavo un Pandoro.
Quest’anno, ho regalato alla mia lei un anello di Pandora.
Sì, per tutta la vita mi presi la patente di Fantozzi.
La mia lei mi vide e mi chiese senza peli sulla lingua:
– Ne sei sicuro?
Voi, adesso, ne siete sicuri? Ah sì? Siete scuri o sbiancati? Allora vi meritate i falsi buonismi di John Lennon. Comunque, John Lennon era un genio. Anche Ken il guerriero. Pure Tyler Rake. O no?
Diciamo che più che assomigliare a Keanu Reeves, sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Forse.
Dunque, a ogni ieratico, no, esaltato dico questo:
devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda…
di Stefano Falotico
Prendete lezioni da Al Pacino, non da questi buontemponi che si sono improvvisati attori su YouTube, siamo caduti davvero in basso
Al Pacino è un uomo che indossa splendidamente i suoi quasi ottant’anni di vita.
Firmerei subito un contratto con Mefistofele, con Belzebù e con De Niro/Louis Cyphre di Angel Heart, ah ah, per arrivare alla sua età come il suo John Milton de L’avvocato del diavolo.
Al Pacino, soprattutto in questo succitato film di Taylor Hackford, emana un fascino e un carisma bestiali.
Si atteggia a sapientone ma sfodera alcune espressioni che, se non sapessimo essere figlie di colui che conosce Shakespeare a memoria, potremmo scambiarlo per Adriano Celentano.
Sì, che poi anche Adriano non è mica il re degli ignoranti come s’è sempre detto. Questi sono appellativi appioppatigli da gente che non conosce la via Gluck e non ha mai letto I ragazzi della via Pál.
Classiche persone che se citi i ragazzi di via Panisperna, se ne saltano subito con la battutina prevedibilissima… chi? I c… zi di pen di sp… ma?
Basta, non ne posso più davvero.
L’Italia è un Paese ove vige un’arretratezza culturale che viene erroneamente scambiata per cultura colloquiale, per sapida brillantezza conviviale.
Cosicché, se parli di Nicolas Cage, ecco che che ti senti dire… chi? Nicolas Scheggia? Alle schegge ho sempre preferito le scoregge.
Quando è iniziato tutto questo?
Forse con un tipo di nome Charles Randall? Sì, il personaggio psicopatico di Sfida senza regole, film con De Niro e Pacino che, a mio avviso, sebbene disconosciuto da entrambi, non è poi così malvagio.
Anche qui viene inquadrata una trattoria italiana simile a Villa di Roma come in The Irishman.
Jon Avnet non vale Scorsese ma io mangerei eccome i Pomodori verdi fritti alla fermata del treno con Amy Brenneman. Che, in Heat di Michael Mann, recita la parte della bella figa giovane di De Niro, mentre in 88 Minutes incarna, molto più in carne, la passerina dello psichiatra profiler interpretato da Al.
Ecco, in passato incontrai uno psichiatra forense assai meno bravo di Al Pacino.
Lui, per via del fatto che gli confidai, quando mi eseguì la diagnosi, che adoravo Quel pomeriggio di un giorno da cani e Serpico ma soprattutto …e giustizia per tutti, mi considerò “socialmente pericoloso” poiché incorruttibile, quindi poco adatto a una società ove la gente venderebbe pure il culo della madre pur di avere mille followers in più su Instagram.
Sì, è una società di luridi figli di puttana. E io non vado bene. Dico la verità e la verità non piace.
A dirla tutta, credo che io non possa fidarmi di nessuno.
Spesso sono come Robert De Niro, per l’appunto, di Righteous Kill, perfino Al Pacino m’invidia.
Mi adora così tanto per via della mia integerrima, morale integrità, che passa il tempo ad ammazzare la feccia poiché questi criminosi, viscidi esseri che strisciano come serpenti, secondo lui, è meglio che vengano fatti fuori subito.
Perché se la godono più di me, coglionando il prossimo. Ciò, a suo avviso, non è giusto.
Sì, lui pensa fra sé e sé: no, è orribile, è un mondo capovolto.
Gente che non sa neppure chi sia Al Pacino e lo scambia per Dustin Hoffman, cazzo, è stata furbissima e stronza, se la ride, se la spassa e tromba da mattina a sera mentre questo De Niro della periferia bolognese scrive una recensione meravigliosa su The Irishman, citando il regista degli outsider per eccellenza, ovvero Arthur Penn, ed è passato per matto soltanto perché, anziché passare l’adolescenza a farsi le canne, fingendo di studiare per fare felici i genitori, è sempre stato onesto con sé stesso.
Affermando che era già molto oltre gli adolescenti perdigiorno che guardano Il padrino e pensano che sia più brutto di una fiction prodotta da Pietro Valsecchi con Giorgio Tirabassi.
Sì, il livello d’imbarbarimento culturale iniziò forse con la rivoluzione industriale. Lo insegna anche Marx col suo Il Capitale.
È tutto un inganno, fratelli.
Puoi conoscere anche Amleto a memoria ma, se non sei una merda come Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, non riuscirai nemmeno a vendere una penna.
Poi è capace davvero che diventi De Niro di The Fan. Lui non riuscì a vendere i coltelli e perse tutto.
Al che accoltellò perfino Che Guevara, ovvero Benicio Del Toro.
Ho detto tutto.
Morale della favola: non è vero che la vita sia per i coraggiosi, la vita è per chi ha fame.
Per chi ha fame di soldi e potere.
Una volta acquisito il potere, non importa come tu l’abbia ottenuto, semmai lucrando e mangiando la pelle e le anime altrui, puoi permetterti di decidere chi è il prossimo.
Di schernirlo, distruggerlo e annientarlo dall’alto del tuo cosiddetto prestigio e autorevolezza.
Dunque, non stupitevi se le stesse persone con la panza piena che acclamano Joker, poiché fa cool il pagliaccio truccato e assassino, metafora del mostro che alberga dentro ognuno di noi, sono spesso gli stessi che non stringerebbero mai la mano a chi, per distrazione, sbaglia un congiuntivo.
Gli stessi chiacchieroni che si dichiarano di Sinistra perché Sinistra, da tradizione, fa rima con cultura, aperta mentalità e vedute libere, ma poi sono gli stessi nei cui cuori albergano solo delle puttane da albergo a 5 Stelle.
Ma è gestito però dalla Escort di Salvini.
Be’, a dirla tutta, più che ad Al Pacino, io assomiglio a Sylvester Stallone di Rocky V.
Un tipo con più soldi di me mi offende platealmente.
Al che io a lui mi avvicino e lui, come George Washington Duke, mi dice:
– Avanti, pagliaccio, toccami e ti denuncio.
Sì, sono Fantozzi. Lui però è al traumatologico.
di Stefano Falotico
JOKER: è meglio Giancarlo Giannini o il figlio Adriano, meglio Celentano o Al Pacino de L’avvocato del diavolo? Io mi sdoppio, doppio, faccio la tripletta!
Basta con gli sgambetti. Anche con gli sgabelli. Ove le telegiornaliste scosciano e io le osservo indubbiamente in maniera apolitica. Non m’importa che siano di Destra o di Sinistra, io opto per il Centro radicalmente.
Poiché le donne sono per me sempre di “attualità”. Ah ah.
Attualmente, adoro Tiziana Panella ma non so chi sia fra lei e Charlize Theron la più bella.
Con me le donne ridono come la Gioconda poiché il mio viso è ambiguamente sensuale come la Mona Lisa. Ah ah.
Morì il grande cantante Mango, autore dell’immortale Come Monna Lisa (sì, con due n, n di Napoli e n di non ho voglia, stasera, ah ah) e da poche ore se n’è andato Robert Forster, strepitoso attore-caratterista con la sordina.
Che peccato! Attore pacato la cui morte sta passando inosservata. Attore sofisticato con una faccia anonima da impiegato, invero, Robert in Jackie Brown fregò la nomination all’Oscar come non protagonista al Robert oggettivamente più camaleontico di lui, Bob De Niro.
Comunque, a De Niro non andò malissimo. Sebbene simulata, la scena della sodomizzazione a Bridget Fonda è estasiante quasi quanto la prova bellissima di Forster in Twin Peaks – Il ritorno.
Una prova, come si suol dire, che viene… subito al sodo, senza troppi fronzoli, una prova che spinge.
Anche troppo precipitosamente.
Ah ah.
Non so ancora se andrò alla Festa del Cinema di Roma. Attendo risposta dall’ufficio stampa ma siamo al weekend e questo sabato sera, onestamente, non è stato molto figo come Keanu Reeves.
Sì, Keanu è un mio idolo. Guardatelo in Matrix e nella saga di John Wick.
È uno di quei pochissimi attori che riescono a mettermi il dubbio se io sia bisex.
Sono eterosessuale convinto. Anche se molte donne, quasi tutte a dire il vero, nei miei confronti non è che ne siano proprio convintissime.
Ah ah.
Che gigione che sono. Sono maestro del gigionismo più delizioso e squisito come la performance di Al Pacino ne L’avvocato del diavolo.
Sì, sono come Al. Gesticolo forsennatamente, non sono di statura altissimo ma il mio carisma è indubbio, travolgente.
Spesso, come Al/Milton, m’infervoro, m’arrabbio, brucio d’ire infernali poiché il mio peccato preferito è la vanità.
Sì, sono il falò delle vanità. Ah ah.
Gironzolo di qua e di là, dispensando saggezze in quantità. Sono un uomo ardimentoso, focoso, qualche volta pure libidinoso. Poi ritorno pudico e nervoso, schizzinoso ed estremamente permaloso. In passato, dei deficienti mi considerarono perfino pericoloso. Poiché non amo Tiziano Ferro e le melensaggini false di questa società all’apparenza felice, invero sbandata, traviata, oserei dire debosciata.
Chiara Ferragni indice e istituisce un’universitaria facoltà per laureandi Influencer.
Mah, di mio, è da un anno che non prendo l’influenza. E da nessuno, d’ora in poi, voglio più venir influenzato.
Le critiche impietose a Joker del Wall Street Journal, del New York Times e de Il Fatto Quotidiano non sono attendibili né fattibili.
Sono critiche tristi e criminose come quelle che il sottoscritto ricevette in tempi (non) sospetti.
Quando fui accusato di soffrire perfino della sindrome di Asperger.
Di mio, mi piacciono gli asparagi.
Molta gente mi urlò… sparati!
Queste persone, infide e malevole, debbono stare lontane dai miei paraggi.
A proposito di Roma…
No, non mi piace Virginia Raggi poiché sono nato di segno zodiacale Vergine ma, ripeto, con me le donne sono raggianti.
Quindi, le anoressiche mi stressano e le persone con la puzza sotto il naso m’angosciano.
Non criticatemi più poiché io sono il migliore critico del mondo, non solo di Cinema, ah ah.
Le vostre critiche sono banali, scontate, vetuste, annacquate come i vostri cervelli malandati, per non dire qualcos’altro, sono critiche pretestuose che non fanno testo dinanzi alla mia testa.
Qui lo attesto. Non ho grandi attestati poiché non ho bisogno di attestare il mio sapere sconfinato.
Ma, se mi fate incazzare, no, non sono violento e non vi prenderò a testate ma, col solo potere del mio pagliaccio geniale, berrò comodamente un altro caffè con tanto di gambe accavallate.
Ah ah.
Se volete sapere come si diventa un genius come il Falotico, non ve lo dico, anche perché non lo so neppure io. Ah ah.
Miei baccalà, ora devo pernottare l’albergo…
Chissà, in quelle capitoline notti bianche, che succederà.
Ah ah.
No, non dobbiamo andare in giro ad ammazzare come fa Joker.
Ma dobbiamo ammettere, a malincuore, che non viviamo certamente in tempi molto simpatici ed empatici.
La gente è egoista.
Come no?
Mi piace una ragazza:
– Ciao, posso conoscerti?
– Per quale motivo?
– Per conoscerti.
– Il motivo sarebbe conoscermi?
– Sì, è grave?
– No, quindi ti piaccio?
– Un po’ sì.
– Bene, allora seguimi sulla mia pagina ufficiale Instagram.
Adocchio un tipo stimolante, culturalmente interessante:
– Ciao, come ti chiami? Sai che sei davvero molto in gamba? Potremmo diventare amici.
– Ho già i miei amici.
– Ah sì? Scusa, allora. Non voglio disturbarti. Se hai già i tuoi fidati amici, non mi permetterei mai. Posso solo sapere chi sono i tuoi amici?
– Gente che non mi tradirà mai.
– Cioè?
– Be’, Martin Scorsese, Clint Eastwood, Al Pacino, Robert De Niro. Loro non mi deludono mai.
– Ah, capisco…
Vi credete tutti divi di Hollywood.
E invece scambiate Robert Forster per Jodie Foster e pensate che De Niro sia l’interprete di Scarface.
Ho detto tutto…
di Stefano Falotico
Top AL PACINO performances: from The Panic in Needle Park to the IRISHMAN, adesso parla il tenente colonnello Frank Slade
Allora, bimbi, bambagioni, direttori e rettori di università e college per liceali farisei che prima studiano teologia e fanno i moralisti, elevandosi a pontefici, e poi guardano segretamente scene non propriamente cristologiche in film non certamente da Oscar con la straordinaria April Flowers di Fast Times at Deep Crack High Vol. 1, ebbene, non venite… a farmi la morale.
Voi non sapete un cazzo della vita vera, sentita, respirata, delle patite inculate e delle grosse scorpacciate di cioccolato/a come dice Al Pacino ne L’avvocato del diavolo. Ah ah.
Voleste addivenire, col vostro presuntuoso discernimento e le vostre malate congetture, alle ragioni che stettero alle origini della mia lunghissima cecità emozionale, faceste dell’insana dietrologia riguardo le mie ansie da lupo solitario che consolò le sue nevrosi, le sue nevralgie, le sue amletiche notti insonni nel perpetuo mutismo di un’auto-segregazione di tutto.
Di tutto… celebrandosi nel buio e nel lutto. Farabutti! Ah ah.
Divenni monosillabico, non spiccicai parola sebbene le due sillabe più importanti che esistono sulla faccia della terra, ah sì, io ho sempre saputo, anzi, seppi quali erano e saranno sempre, cioè FI-GA. Ah ah.
Sì, la mia vita dal rosa virò al colore seppia ma voi di me nulla sapeste. Donna, lo sappia. Ah ah.
Anzi, lo stappi.
Sì, ho sempre saputo, ribadisco, qual era la retta via da imboccare ma, come Alighieri Dante, mi smarrii in una selva oscura. E ad April lo infilerei solo ritto nel retto.
Ah ah.
Sì, sono un amante mai visto di April Flowers, posso regalarvi anche qualche dvd suo di sorca, no, di scorta poiché non mi servono più a un cazzo. Ah ah.
La smettesse perciò quella donna suora a volermi impartire regole. Dovrebbe anche cambiare profumo poiché io voglio solo tirarmela… di più. Ah ah.
Son stanco delle sue reprimende tremende, dei suoi discorsi chiesastici, la sua retorica è solo un’enorme sega che non porta al godimento schietto dell’essere. Ah ah.
Sì, quella donna è frigida soprattutto nel cervello. Sì, è molto colta, intelligente oltre ogni dire ma la dovrebbe finire di redarguirmi ed ardermi. Con qual ardire si permise infatti di guardarmi e di giudicarmi? Perché mai volle farsi gli affaracci miei? Ah ah.
Sì, è arrivato Frank Slade, l’uomo che col solo potere tonante del suo carisma bestiale da uomo che sa il “falò” suo, in pochi minuti distrugge, annienta, annichilisce ogni sconcia, bugiarda castità, ogni falsità di tutte le false zie.
Abbattendo ogni stolta e ottusa ipocrisia.
Faceste le serpi ma io sono Serpico.
Siamo tutti peccatori e io metto, eccome, la lingua nella vostra mela.
Ah ah.
di Stefano Falotico
VENEZIA 76: diramata la lista ufficiale della Giuria e, fra gli accreditati stampa di quest’anno, compare il JOKER MARINO, ovvero AL PACINO, vedere per credere
Voi avete un brutto difetto. Non credete mai a quello che vi dico. Siete come San Tommaso. Colui che, se non ficcava il naso nei cazzi altrui, non era mai soddisfatto.
Io so soltanto, come sostiene Al Pacino di Scent of a Woman, che col naso bisogna odorare l’hostess in aereo che ti fa volare alto…
Sì, ve lo confesso. Sono molto emozionato. È la prima volta in assoluto che mi presenterò al Lido in veste di critico ufficiale e inviato di Daruma View Cinema, la rivista online per cui sempre più proficuamente scrivo.
Io e il mio amico Raffaele, del quale qui non posso svelarvi il cognome, sebbene possa dirvi che è un collega, vedremo probabilmente anche molti film assieme.
Io starò soltanto cinque giorni alla Mostra. La mia economia non mi permette di alloggiare in albergo per tutto il periodo festivaliero. Si fa quel che si può coi soldi che si hanno in tasca.
Ma, dopo cinquemila libri pubblicati, molti dei quali a tematica cinematografica, dopo il mio lodato e apprezzatissimo saggio monografico su John Carpenter, significa che qualcosa mi sono meritato.
O no? Sì, io non amo far sfoggio di me, sono una persona piuttosto umile poiché conosco assai bene la realtà.
Oggi avviene un successo, domani non si fa sesso e una nuova delusione è dietro l’angolo. Cosicché, si finisce nella merda e si diventa dei cessi.
Sì, non bisogna giammai vantarsi di niente. Mai! Ricordate quello che dice sempre il grande Al ne L’avvocato del diavolo a Keanu Reeves:
Milton: – Un po’ meno spocchia, figliolo, anche se sei bravo, non se ne devono accorgere che arrivi, sarebbe una gaffe, amico mio. Devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… Guarda me: sottovalutato dal giorno della nascita. Tu non mi crederesti mai un padrone dell’universo, non è vero? Tu hai un’unica debolezza a quanto posso vedere.
Kevin: – E cioè?
Milton: – L’aspetto. La tua aria da stallone della Florida. “Pardon madame, ho dimenticato gli stivali sotto al suo letto”.
Mai avuto una giuria senza donne!
Ah ah!
Sì, nella giuria di quest’anno compare anche Rodrigo Pietro, il direttore della fotografia di The Irishman. Che te lo dico a fare?
Ovviamente, non sto scherzando. La Biennale di Venezia mi bombarda di mail, aggiornandomi su tutti gli sviluppi del programma ufficiale.
Dunque, come tutti gli accreditati stampa, ho ricevuto nel primo pomeriggio la notifica esclusiva della lista completa della giuria.
Sì, grande giuria. Lo sa il mitico John Cusack di The Runaway Jury. Ah ah.
John e Al recitarono assieme in City Hall. Ho detto tutto. Ah ah.
Sì, vivo ancora spesso pomeriggi da giorni da cani e son vivo per miracolo.
Io e Al Pacino de Lo spaventapasseri del finale, eh sì, abbiamo ricevuto la stessa diagnosi.
Però io non sono un personaggio da film tragici.
La vita va avanti…
E lasciate stare quella cantante del cazzo, Madame.
Qui si fa tutto un altro gioco come nel film Americani.
E, come dice Al Pacino di Heat, è gente cazzuta, questa.
Sì, molti di voi, qui in Italia, pensano che arrivare a Hollywood sia un gioco da ragazzi.
Stare a Hollywood non è solamente questione di talento, culo, bellezza, fascino, presenza scenica e bravura.
A Hollywood bisogna avere il pelo sullo stomaco per resistervi.
È un posto di corrotti, di produttori truffaldini e furbissimi, di troiette che venderebbero la loro madre pur di recitare due secondi con Al Pacino, è un posto iper-competitivo e violento, soprattutto psicologicamente, ove Arthur Fleck/Joker finirebbe strapazzato in 30 secondi netti.
Dunque, non montatevi la testa.
Guardate come hanno combinato per le feste il povero Kevin Spacey, uno dei più grandi talenti di Hollywood degli ultimi trent’anni, emarginato, distrutto, incriminato, colpevolizzato da un’America falsa e puritana solo perché nudamente ha avuto il coraggio di non rinnegare d’aver sbagliato.
Il mondo reale, fratelli della congrega, è come l’ufficio di Americani.
E, a proposito di Kevin Spacey che, in questo film, fa il bambino, combinando scherzetti cretini, è ora di smetterla con le prese per il culo e gli sfottò infantili.
Altrimenti, accadono le tragedie e, per venirne fuori, bisogna farsi un culo come una casa.
di Stefano Falotico
17 Agosto 2019, buon compleanno Bob De Niro – Falotico Theory: il nostro attore preferito è in realtà lo specchio della nostra anima
Ecco, oggi compie gli anni il mio attore preferito. Che se la batte con Al Pacino.
Ora, tanti anni fa, in una sperduta galassia mia mnemonica, mi trovavo/i a Matera a pochi chilometri da Pomarico, paese di appena cinquemila abitanti che diede i natali ai miei genitori.
Laggiù, da tempo immemorabile, non vi torno più. Sebbene, la casa di mia nonna materna, ahimè, deceduta qualche anno or sono, è adesso intestata a mia madre e a sua sorella, ovvero mia zia.
Che sono stupide, ah ah. Sì, perché lì vi torna soltanto la sorella di mia madre per le sue vacanze estive, peraltro per un soggiorno brevissimo. Qualche volta pure mio cugino. Che, se non vado errato, ospitò la sua girl in tal loco, ah ah, no, comunque non è un loculo, è una casa solamente poco arredata, visto che durante tutto il resto dell’anno è abitata dai fantasmi, ah ah, sì, mio cugino passò metà agosto con quella che è ora la sua attuale compagna. Mio cugino ha preferito non sposarsi. Ottima scelta. Sennò poi, nel caso che, col trascorrere del tempo, fra lui e la sua donna non scorresse più il feeling caliente d’una volta, quella prima volta in cui gli ormoni vicendevoli innescarono la miccia bollente della passione travolgente, saranno cazzi amari con le spese del divorzio. Non ne parliamo se avranno dei figli.
Immagino mio cugino in tribunale che, dinanzi alle richieste onerose dell’oramai Ex moglie, alla maniera di Vincenzo Salemme, malgrado mio cugino sia toscano e non come Vincenzo di Bacoli del napoletano, griderà:
– I figli so’ i tuoi, tu li hai fatti e tu te li tieni!
Grande battuta di Vincenzo, tipicamente partenopea in stile totoiano. Sì, i figli so’ pure suoi ma, come ogni vesuviano verace, Vincenzo scarica tutte le responsabilità alla consorte.
Un vero mariuolo.
Ecco, torniamo a mia madre e a mia zia. Sì, sono delle coglione perché, se fossi in loro, affitterei la casa a degli studenti universitari per fare soldi. Anche se poi a Matera, nonostante sia stata denominata capitale della cultura, di facoltà ne vedo assai poche.
Sì, a voi pare normale una stronzata del genere? Infatti, mia madre dovette trasferirsi a Prato per laurearsi in Biologia a Firenze.
Mamma mia che casino! E di chi era la casa di Prato? Sempre di mia nonna? Dunque ereditata da mia madre? No, perché quegli stronzi del comune pratese sfrattarono mia nonna, relegandola in un bugigattolo di una frazioncina limitrofa abitata da tre gatti.
Sì, successe tutto nel giro di pochi anni. Mio nonno e mia nonna furono costretti a lasciare la casa di Prato, dopo mille sacrifici, per essere deportati in un tugurio di pochi metri quadrati.
Matera… sì, quando ancora trascorrevo le vacanze a Pomarico, essendo io già appassionato di Cinema e non essendo questo misconosciuto paesino provvisto di videoteche, ero obbligato a recarmi nel capoluogo suddetto. Ove, anche ad Agosto inoltrato, in una zona nevralgica della città, si stagliava una videoteca piuttosto fornita.
Su due pareti distinte, nelle mensole apposite, prima dell’avvento delle VHS, campeggiavano tutti i film con De Niro in uno scaffale e nell’altro quelli “di” Pacino.
Una volta, partì una discussione fra me, il gestore e un altro cliente.
– Secondo voi è meglio De Niro o Pacino? – ci chiese il gestore.
– Ah, sai che a me sta venendo un forte dubbio, compare? Ho sempre creduto che De Niro fosse il più grande attore vivente ma, l’altra sera, ho visto L’avvocato del diavolo.
Pacino è un diavolo migliore rispetto al Louis Cyphre di De Niro in Angel Heart.
– Facciamo una cosa. Secondo me, è meglio Jack Nicholson de Le streghe di Eastwick – apostrofai, sentenziai, sacramentai e soprattutto ironizzai io.
– Ah, ma non c’è più religione. Hai sentito che ha detto questo scugnizzo? Fuori dal mio locale!
Ah ah, sì, sono un bugiardo e un provocatore conclamato. Sono il re della zizzania, sono colui che scatena alterchi e diatribe interminabili. Così, mentre gli altri si accapigliano, dandosele di brutto, leccando un gelato alla crema, me la tiro sul dondolo.
Ecco, questo sarà l’anno di Bob De Niro. M’ero quasi dimenticato di lui. L’avevo, come si suol dire, rimosso dalla memoria poiché ultimamente, diciamo, s’era lasciato molto andare.
Sputtanandosi con pellicole di bassa lega. Le uniche parzialmente decenti sono state quelle di David O. Russell e poche altre.
A proposito dello svendersi e del troiaio generale, sapete che secondo me l’attore pornografico Peter North è in verità David O. Russell? O. Russell inforca le lenti, Peter lo inforna, fornica e a voi serve l’oculista.
Sì, O. Russell ha la fissa per Jennifer Lawrence.
Il prossimo film che dirigerà con Jennifer, infatti, sarà un biopic su Marilyn Monroe, interpretata dalla Lawrence, intitolato My love for Johnny Favorite.
Johnny Favorite sono io, non l’avevate capito?
Ah ah, ne so una più del diavolo.
Ma che vuole questo De Niro da me? Mi chiede se io e lui ci siamo già visti e m’ha ingaggiato per trovare una persona scomparsa.
Che volete farci?
Tante cose assai spiacevoli accaddero alla mia vita ma non si può negare l’evidenza che, a dispetto delle sfighe enormi occorsemi, sono ancora il numero uno.
di Stefano Falotico
A BEAUTIFUL DAY IN THE NEIGHBORHOOD – Official Trailer: TOM HANKS è il diavolo
La mia autoironia è diabolica.
Spero che non rimarrete turbati se le sparerò grosse. Io do gusto alla parola goliardia, forse solo alla gola.
Credo che si tratti, al di là delle esagerazioni, di un post tremendamente romantico.
Ah ah.
Ebbene, che cosa ho appena scritto nel titolo? Che Tom Hanks è il diavolo?
Sto delirando? Ma come?
In questo film, del quale è da poche ore uscito il trailer, interpreta la parte di uno degli uomini universalmente riconosciuti come fra i più buoni che abbiano mai calcato, coi loro piedi lievemente dorati a passo di danza da Roberto Bolle, questa terra macabra e macerata sin dalla notte dei tempi dall’ombra, appunto, demoniaca di colui che incarna, cupidamente avido e tentatore, tutto ciò che vi può essere d’antitetico rispetto al concetto di Bene, ovvero Belzebù, forse Robert De Niro di Angel Heart.
Vale a dire il demonio, detto altresì il Maligno.
Breve pausa pubblicitaria, ora, di natura comica:
un mio ex amico era ossessionato da Lucifero. Seguiva tutti i programmi, a tarda notte, sugli esorcismi praticati da padre Gabriele Amorth. E s’identificava con Max von Sydow de L’esorcista di Friedkin, soprattutto con Padre Damien Karras.
Ora, la verità, da lui ricusata di resilienze sue ammirabili, combattive e grintose, forse soltanto patetiche e menzognere, oh, dio l’abbia in gloria, è che soffre di schizofrenia con manie religiose.
Ne è però a tutt’oggi inconsapevole così come Alba Parietti pensa tuttora di essere sexy e invece non ha oramai più niente di Elizabeth Hurley del film Indiavolato.
Sì, la Parietti una volta disse che se un uomo, dinanzi a lei ignuda che avesse ballato la danza del ventre, non fosse rimasto piacevolmente eccitato a sangue, talmente posseduto, appunto, da un viscerale istinto imponderabilmente libidinoso elevato alla massima potenza mefistofelica e assai poco metafisica di goderla appieno, se un uomo, dirimpetto alla venustà delle sue lisce gambe maliarde da bramosa dea del piacere più smanioso, fosse restato incredibilmente impassibile, no, forse non era omosessuale o impotente, semplicemente era praticamente Brendan Fraser del succitato film di Harold Ramis.
No, in verità vi dico che non disse questo. Disse esattamente, testuali parole, che in virtù della sua travolgente carica erotica, non so se da virtuosa, poteva avere tutti gli uomini a sua volta desiderati grazie soltanto allo schiocco delle sue fenomenali gambe da Galagoal. Grazie al movimento delizioso delle sue caviglie sfiziose inguainate in collant provocanti che s’allineavano magicamente a tacchi a spillo decisamente seduttivi da femme fatale incantatrice, impossibile da resisterle. Mah, io le ho sempre resistito. Le sue gambe erano indubbiamente un belvedere ma non aveva un gran sedere.
Gambe che tanti anni fa resero qualsiasi uomo, anche Gianluca Vialli, Miki Manojlović de Il macellaio.
Tinto Brass, per esempio, sognò sempre di averla… come protagonista di una delle sue pellicole ma dovette, impotentemente, soccombere davanti al rifiuto di Alba di porgergli il fondoschiena, a livello cinematografico, nel mandarlo invece a fare in culo a livello, diciamo, prettamente volgare, papale papale e forse poco comunque da donna monaca.
Fallo sta, no, fatto sta che ora Alba fa sinceramente schifo al cazzo. Non bastano, cara Alba, diecimila ritocchi di chirurgia facciale per sopperire al tempo che inesorabile avanza e t’ha reso adesso Glenn Close de La carica dei 101.
Glenn, in questo film, assomiglia anche a Meryl Streep de Il diavolo veste Prada.
E dunque il mio teorema non fa una ruga, no, una grinza.
Torniamo però al mio ex amico.
Innanzitutto, perché ex?
Ecco, ora vi spiego. Litigammo, sebbene in modo pacifico.
Tentai in ogni modo di fargli capire con le buone, come si suol dire, di discolparsi? No, per una volta buona, di scopare!
Per liberarsi dai suoi interiori demoni che l’avevano relegato in una solitudine infernale. Era infatti, forse lo è ancora, preda dei suoi insanabili conflitti psicologici da maledetto Dalai Lama dei suoi coglioni.
S’elevava a santone, pontificando come nemmeno Papa Giovanni XXII, (ri)battezzato appunto Il Papa buono.
Ma non ne volle sapere di cambiare. Protervamente auto-crocifissosi nel cercare disperatamente un’inattingibile pace esistenziale, soprattutto dei suoi sconvolti sensi su di giri.
Dissennava da mattina a sera, sbraitando neanche se fosse stato scannato come un maiale al macello divorato dalle mannaie di carnali attentatori alla sua purezza da agnellino.
Appena infatti qualcuno lo pungolava, urlava. Travolto da un’ira lupesca. Dal suo appartamento provenivano ululati e latrati che s’udivano perfino nelle brughiere di Un lupo mannaro americano a Londra.
Questo mio ex amico è in cura psichiatrica.
Credo che, detta come va detta, dai tremendi gironi infernali della psichiatria non si salverà mai e vivrà tutta questa sua vita, in realtà poco materialistica, bensì spiritualmente tormentata, nella profondissima nerezza spettrale delle sue rabbie bestiali.
Non è una persona cattiva e dunque vagherà sempiternamente nel Purgatorio. Assumendo quotidianamente però dei purganti, forse soltanto dei tostissimi, pesanti tranquillanti.
Ecco, bisticciammo perché una volta mi confidò quanto segue:
– Stefano, sono stanco! È da un’eternità che sto pigliando inculate a raffica! Domani, farò una strage!
Così, farò capire a tutti chi sono, una volta per tutte. Forse mi metteranno in carcere, mi daranno l’ergastolo oppure morirò sulla sedia elettrica ma ne sarà valsa la pena.
La pena!
Con enorme tranquillità, nel putiferio delle sue grida indemoniate, gli porsi una risposta benefica per moderare i suoi stati mentali assai confusionari. Non tanto pericolosi quanto, più che altro, per sé stesso allarmanti:
– No, amico. Nessuno ti sbatterà in prigione, stai tranquillo.
– Davvero? Sei serio?
– Sì, certo. Sono serissimo. Nessuno ti mette in carcere se vai in giro e ammazzi tutti quelli che ti possano capitare a tiro.
– Grazie. Mi sento risollevato.
– Lasciami, per piacere, finire di parlare.
– Va bene. Dimmi pure.
– Finirai semplicemente in manicomio. E butteranno la chiave.
A questo punto, lui stette per ammazzarmi.
Ah ah.
Ora, a parte gli scherzi. Ci misi davvero l’anima, come si suol dire, per dargli una mano.
Perché, a proposito di Keanu Reeves, non quello però de L’avvocato del diavolo, un figlio di puttana peggiore di Satana in persona, mi riferisco al suo Neo di Matrix, ha ragione veramente il suo mentore Laurence Fishburne, uno che vide l’Apocalype Now, sublimò ogni trauma e frequentò il bar gestito da Tom Waits in Rusty il selvaggio.
Parlo per esperienza.
In questo mondo, non esiste nessun Eletto. Solo gente che passa le sue giornate a letto poiché sfiancata da una vita troppo frenetica e spossante?
No, perché non ce la fa e l’hanno subissata di neurolettici.
Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai.
Pillola rossa: resti nel Paese delle Meraviglie. E vedrai quant’è profonda la Terra del Bianconiglio.
Dunque, morale della favola:
vedere la vita con iper-coscienza non è affatto bello. Il grado di sofferenza psicologica è ancora più elevato rispetto a quando la vedevi da persona cosiddetta normale, perciò malata.
Normale fa rima spesso con ebetudine, con grande sonno, con effetto narcotizzante.
Vivrete forse sereni e non più tormentati ma anche, appunto, da incoscienti ridanciani stupidi e superficiali.
Se invece voleste addentrarvi nell’enigmatico magma di voi stessi, se vorrete assaggiare la lava vulcanica di emozioni forse brucianti ma anche stupendamente potenti, dovrete essere disposti a pagarne il prezzo ardente. Stupefacente. Talvolta inculante eppur ficcante.
Può darsi che non ce la farete. E non accetterete il mondo nella sua cruda, crudele, perversa animalità strafottente.
Allora, probabilmente tornerete nuovamente schizofrenici o deficienti.
La schizofrenia deriva dal greco, significa sostanzialmente scissione.
Spaccatura fra l’individuo affetto, per reazione inconsciamente difensiva al dolore della vita col suo carico di delusioni e giornaliere complicatezze, e il mondo esterno poco nei suoi riguardi affettuoso.
Il mio amico infatti è schizofrenico perché soffre moltissimo. S’è creata, per molte sfortunate circostanze sue esistenziali, una barriera fra lui e la piacevolezza fluida del vivere.
Da cui il suo stesso rompicapo per risolvere l’enigma della sua personalità contorta e perennemente contro tutti in lotta.
Ecco, detto ciò, torniamo a Tom Hanks.
In A Beautiful Day in the Neighborhood, ennesimo ruolo per cui potrebbe essere candidato all’Oscar, interpreta il mitico Fred Rogers, da non confondere con Ginger Rogers.
Fred Rogers… scusate. Ho letto bene?
Quaranta e passa lauree honoris causa.
Cristo, è stato Dio sceso in terra!
Ora, io ho visto due volte Tom Hanks dal vivo al Festival di Venezia. La prima per Salvate il soldato Ryan, la seconda per Road to Perdition.
Tom Hanks, per via di questo suo faccione rassicurante da bonaccione, è stato quasi sempre designato dai registi per interpretare, appunto, parti da super buono.
Io vi dico solo una cosa. Tom Hanks non è certamente una persona cattiva, ovviamente la mia è stata un’iperbole, non è quindi il diavolo.
Ma per stare a Hollywood, per rimanerci da una vita a questi altissimi livelli, proprio un pezzo di pane non dev’essere, diciamo. Tom è un volpone, un ottimo marpione.
Hollywood è un posto di corrotti, di marci sino al midollo, di bastardi, di troie, di falsi sorrisi, di squallidi compromessi. Anche carnali, di viscidi stronzi, di leccaculo, di porcellini…
Esiste un solo Fred Rogers sulla faccia della terra. Ed è il sottoscritto.
Ma vorrei congedarmi, sorelle e fratelli, con questo mio aneddoto.
Qualche mese fa incontrai di nuovo uno dei miei ex allenatori di Calcio, Moreno.
– Stefano, come sei cambiato. Che fai adesso?
– Non lo so, vorrei saperlo pure io. Prendo a calci me stesso, forse.
– Ah, capisco. Uhm, un duro lavoro incessante o forse solo interessante. Comunque, non ti vedo male.
– Grazie. Suo figlio invece come sta?
– Be’, sai, Stefano. Gliene sono successe tante.
– Mi ricordo che stava con una bella tipa all’epoca.
– Non più. Entrambi ebbero un grave incidente stradale. Mio figlio s’è salvato per miracolo. N’è rimasto illeso.
– La sua ragazza, invece?
– Lei è finita sulla sedia a rotelle. Mio figlio l’amava ma sai com’è. È un uomo, prima o poi avrebbe avuto bisogno anche di altro…
– Significa che non l’amava.
– Come ti permetti di dire questo?
– Dico la verità. Di lei amava forse la sua compagnia, ci stava bene e probabilmente le piaceva molto a livello puramente fisico. Ma non amava la sua anima.
– Forse hai ragione.
Io non sono nessuno. Non sono niente.
Se mi faccio un po’ di pubblicità coi miei libri, non dovete pensare male.
Sto cercando la mia strada.
Come tutti.
E, come sapete, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
La vita è dura, lo è sempre stata, spesso è una grossa fregatura ma non mi lascio più incantare dai miraggi, dalla retorica di Hollywood, tantomeno da questo troiaio generale.
Se volete, uomini, essermi amici, io sono qui.
Sapete dove trovarmi. Se invece, voi donne, voleste essermi amiche, pretenderei però qualcosa in più. Ah ah.
Nel bene o nel male, siamo tutti figli di un mondo che non risparmia colpi bassi.
Non dobbiamo assolutamente credere ai falsi abbagli, non dobbiamo cedere alle lusinghe maligne ma la canzone di Zucchero, Diavolo in me, diciamocelo, rimane una delle sue più belle e sincere di sempre.
Ah ah!
Sugar Fornaciari ora è una merda.
Ma è stato per molti anni un grande.
Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra?
No, fa male la pietra. Meglio una mela. Scagliami una mela e faremo melina.
Ah ah.
Dunque, zuccheratevi.
Oro, incenso e birra è un capolavoro indiscutibile.
di Stefano Falotico