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TROY! TROY… con Brad Pitt, Falò con la sua opus straordinaria e la sua versione… di THE GHOST OF TOM JOAD!


20 Jun

TROY… con Brad Pitt, Falò con la sua opus straordinaria e la sua versione… di THE GHOST OF TOM JOAD!

Poveri mentecatti e baccalà che frequentate solo due gattine e forse un cane, io canto, scrivo e sono ficcante.
Prendetemi pure per il c… lo o per un uomo farneticante e molto delirante. Me ne sbatto, fottutamente. Mica come le fallite maestrine dementi e falsamente educande che educarono, giustappunto e per modo dire, i figlioletti assai cretinetti a precetti piccolo-borghesi non edificanti, bensì aberranti, oso dire mortificanti. Anzi, aggiungo io fieramente, terrificanti veramente. Lo so, sono un grande cantante e un ottimo writer, non necessito d’alcun reddito di cittadinanza e mi permetto perfino di obiettare sul 1° Articolo della Costituzione italiana. Voi davvero credete alla sua vetusta “intestazione-istituzione”, moralisticamente insostenibile e decisamente ridicola? Ovvero… L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro?

Ciò non è assolutamente vero.

In tale frase orribile è già, infatti e dati di Falò, no, fatto alla mano, insito un significato, anzi, un cupo significante tetramente oscurantistico, fascista e retrogrado che non inneggia al libero pensiero, bensì punisce il “fancazzismo” più artistico, appoggiando lo schiavismo becero e alienante di quei poveri illusi ingannati totalmente, poveri cristi che credono veramente a un Signore altissimo. Spaccandosi la schiena e recitando le preghiere al fine di tradire il prossimo quando a loro (con)viene.

Ma per l’amor di dio! Basta con tale oscena ipocrisia immonda che non se po’ senti’ né più veder…

Il Falò, a tutti questi idioti, lo ficca nel p… po’, lui è il commissario. Suvvia, siamo seri, dinanzi a me lo pigliate tutti nel s… ere.

Non permetterò mai più a gentaglia degenerata di tale livello di ricattare, psico-fisicamente in modo tremendo e mostruosamente fariseo, i giovani “mantenuti” da mamma e papà quando ancora, quest’ultimi, mica come voi, ultimissimi e per niente utili, solamente futili, non erano dotati… di libero arbitrio e, dunque, capziosamente si volle decretarne la fine troppo presto, terrorizzandoli perfino con storie di “arresti”. Giovani brillanti che, semmai, avevano solo vent’anni quando iniziò l’inenarrabile, oso dire omerico, cari sumeri, aztechi e greci, uomini non da Iliade e poco idilliaci, lo spartano schifo orrifico, partorito da gente più ritardata di un asino e mulo dell’Argentario.

Dinanzi a certe me… de, il Falò è intransigente e continuerà sempre, interminabilmente, a internarle nella prigione della verità più cattiva, più genialmente vendicativa. Impietosa e crudele, così come doveva essere, spietatamente.

Così sia scritto, così fu e sia, sarà fatto a suffragio e plebiscito universale dell’unico Ver(b)o vivente, cioè il Falò.

Buonanotte e salutatemi a soreta.

Ora, per piacere, andate a pulire i cessi, cioè voi stes(s)i.

E ricordate: nella vita, ci furono i Fichi d’India, duo comico che faceva ridere solo tua sorella, e ci sarà ancora, per molto tempo a venire…, un figo nero con India Summer.

Questa è la verità, da cui il detto… non fare l’indiano, fatti perlomeno India. Tanto manchi solo tu all’appello.

Lei, ogni notte, si china e si redime, come no. Dunque, come si suol dire, tanto di cappello!? Non credo…

Scappellatevi.

Comunque, io scrivo eternamente bene, raramente sbaglio. Ho scritto cappello, non pensate male, dai.

 

di Stefano Falotico

Reinventatevi clown come JOKER – Avevamo le agenzie interinali, adesso, per i fegati amari, le agenzie intestinali


09 Oct

casa di jack dillon ganz

Murray Franklin/De Niro m’invita in trasmissione e allieto la platea con delle freddure micidiali

Sì, arriva un punto nel cammino di nostra vita in cui, senza i soldi neppure per la legna del camino, inevitabilmente capisci che, malgrado uno possa essere il nuovo Dante Alighieri, viviamo in una società ch’è una selva oscura ove, se non vuoi suicidarti, anche perché se sei cristiano finirai all’Inferno, visto che il suicidio è abrogato da dio, devi attenerti ai dettami socio-lavorativi d’un mondo poco paradisiaco.

Sì, senza un lavoro decorosamente remunerativo, nessuna Beatrice vi accompagnerà nel lungo viaggio della vita. Sì, state tranquilli. Senza un conto in banca sufficiente per arrivare a fine mese, qualsiasi donna, dopo tre volte che le offri da bere, ti manderà a fare in culo.

Al che vivrete in un eterno Purgatorio.

Ora, potreste andare anche a puttane. Sì, peccato che una prostituta, soltanto per un po’ di zucchero, vi chiederà molto più di 3 Euro, cioè il prezzo della somma complessiva delle tre volte nelle quali alla vostra donna desiderata, non desinata, offriste per l’appunto i caffè.

Prendiamo, ad esempio, Matt Dillon de La casa di Jack. È ricco, fa l’architetto e ha una casa arredata meglio delle regge di Beautiful.

Però, ha un piccolo problema. È passato dall’inoffensivo, anzi amabile DOC, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo con manie igieniche, dalla purezza ribelle di Rusty il selvaggio al grunge grezzo ma romantico di Singles.

Dopo la separazione da Cameron Diaz, a causa della botta pazzesca, detta altresì delusione immane, pensò di fare l’amore con Kevin Kline di In & Out.

Sì, se Cameron te la dà e poi in culo te lo dà, puoi anche darti all’omosessualità.

Tanto, una più bella di Cameron di quei tempi non la troverai più. Mi pare sacrosanto sperimentare altro. Ah ah.

Al che, Matt non voleva diventare schizofrenico come il suo spiantato, sbandato, squattrinato di Fort Washington. Da cui il film Tutti pazzi per Mary. Ah ah.

Quindi, Matt, per sbarcare il lunario, si diede ai film di rapina. Come no? BlindatoTakers e Insospettabili sospetti.

Non servì a un cazzo e degenerò del tutto.

Insomma, questo Matt che vuole dalla vita? È un attore di risma, ha avuto e può ancora avere donne bellissime, negli anni ottanta è stato un sex symbol ma, a una vita moralmente retta da uomo “cavallerizzo”, preferì fare il Joker in un film di von Trier.

Queste sono proprio, come si suol dire, robe da matt’.

Ecco, la vita non è tanto una Divina Commedia, diciamocela. Più che altro, è una diabolica tragedia.

Come no?

Ora vi spiego. Fra pochi giorni, sarà disponibile in cartaceo il mio nuovo libro, La satanica brama del fatale languore. Libro superdotato di codice ISBN con in copertina una ragazza più bella di Cameron Diaz.

Romanzo cupissimo ma al contempo passionale, tetro ma comunque forse stupendo. Registrato e legalmente depositato presso la Biblioteca Nazionale di Roma.

Due giorni fa, mandai il mio c.v. a una biblioteca di provincia affinché mi assumessero.

La risposta è stata questa:

Gentile Stefano Falotico,

grazie per il suo interesse per la posizione Bibliotecaria/o…

Abbiamo esaminato la sua candidatura; sfortunatamente, non è la persona giusta per la posizione al momento, abbiamo comunque visionato il suo cv e se compatibile con altre posizioni aperte la contatteremo direttamente.

Siamo spiacenti per la brutta notizia e le auguriamo buona fortuna nella sua ricerca di lavoro.

Cordialmente,
Fabio…

 

Secondo voi, pubblico, non è per fare del populismo, che società è questa?

Uno scrittore come Dante Alighieri che non viene assunto da una piccola biblioteca ove vi sono, peraltro, solo libri per gente che non ha i requisiti intellettivi per amare Joker.

Oh, comunque, stasera ridanno in tv Factotum.

Film che, oltre a Matt Dillon e al regista, ho visto solo io.

Ho detto tutto.

Poi, diciamocela. Sì, ha fatto lo stronzo ma Sugar Fornaciari rimane il più grande cantante italiano. Che forza, che poesia!

Prendete Marco Mengoni e minchioni vari, vadano nella stalla.

 

di Stefano Falotico

JOAQUIN PHOENIX vincerà l’Oscar per il suo JOKER? Paolo Mereghetti invece perché si sente Kyle Chandler di The Wolf of Wall Street?


02 Sep

Joaquin+Phoenix+Joker+Photocall+76th+Venice+O8eGNcizmPXlfallo

Eh già, caro Paolo Mereghetti.

Lei fa sempre così. Rimane, come si suol dire, sul chi va là e puntualmente, come un orologio svizzero, più di tanto non si sbilancia.

D’altronde, lei è un moderato. Credo che appartenga al partito democratico. Dunque, capisco bene le ragioni politico-editoriali che devono averla indotta a scrivere testualmente quanto segue:

La regia prende a piene mani dal cinema di Scorsese («Taxi Driver», «Re per una notte»), tira in ballo con una certa superficialità la psicoanalisi e le rabbie antisistema dei poveracci, ma gli attori sono superlativi. E se Joaquin Phoenix è da Coppa Volpi, Robert De Niro nei panni del conduttore televisivo sfodera tutta la sua arte.

Sì, concordo su De Niro. In pochissimi, me compreso e chiedo venia, citarono Bobby nelle loro recensioni.

Io, a dir il vero, lo citai eccome ma forse non sottolineai adeguatamente la sua caratura carismatica.

Un ruolo minore quello di Bob ma recitato con timing e una presenza scenica da veterano espertissimo.

Un ruolo assai breve ma incisivo e, come si suol dire, centrale. Fulcro nevralgico della pazzia di Fleck.

Mereghetti però che mi scrive?

Innanzitutto, come già detto, non s’è lasciato andare al facile entusiasmo. Semmai, quando redigerà il suo nuovo Dizionario, a Joker le stellette alzerà. Al momento, lei vuole tastare il terreno e s’è mantenuto piuttosto cauto. Anzi, perfino ha azzardato a rimarcare che la deriva, diciamo, populistica del finale non poco l’ha insoddisfatta.

Sì, alla fine o, per meglio dire, nel pre-finale, Joker si ribella furentemente. E diventa l’idolo di Gotham City, celebrato come un eroe coraggioso. Innalzato in gloria dalla gente poco vanagloriosa che brinda ed esulta dinanzi alla forza spaventosa di questo Fleck. Il quale, dopo troppi patimenti e struggimenti, dopo una melanconia mostruosa, dopo tanta crudeltà subita e tanta sua innocenza scalfita in modo ripugnante e imperdonabile, anziché piegare la testa, abdicando al sistema che lo vorrebbe relegato a vita in un centro di salute mentale a prendere le direttive di una psicanalista assai arretrata e bigotta, eh già, piuttosto che assumere psicofarmaci compressivi che eternamente, sin al giorno della sua morte, castigherebbero la sua libido, rendendolo ancora più depressivo, furiosamente divora ogni ipocrisia d’un mondo popolato da stupidi e ottusi miserabili.

Non chiede scusa a nessuno, riconosce di essere sempre stato poco adatto a un mondo ove la preoccupazione dei genitori è quella di avviarti a un lavoro cosiddetto appagante e stabile che possa garantire ai figli quell’illusoria, piccolo-borghese parvenza di felicità giustamente disprezzata e stoicamente denigrata da Pier Paolo Pasolini.

Sì, è lunedì, quindi forse martedì.

Ricordate, figlioli, Essi vivono…

Obbedite dunque a questa società dei consumi ove il valore pro-capite d’ogni singolo individuo non corrisponde affatto alla validità della sua anima connaturata alla bellezza variegata dell’essere noi tutti diversi.

Sì, ciò che importa alla società non è la nostra vera felicità, bensì la maschera appunto sociale travestita da bugiarda dignità.

Dunque, trovi tuo nonno che aggeggia col cellulare, oh, ti casca l’occhio e noti che lui sta guardando un porno.

Ma lui ti risponderà che lo vide solo per curiosità. Come no…

Sì, cosicché se sei una persona affetta e afflitta, si fa per dire, da emozionali alterità, stai tranquillo che sarai emarginato a volontà. Ti diranno pure che non sei sufficientemente volenteroso e che è doveroso che tu non ti sia meritato niente. Sei un mentecatto! Sì, sarai maltrattato da malato di mente. Sarai inviso alla gente, sarai odiato dai coetanei poiché in quella compagnia del cazzo tutti hanno il tatuaggio tamarro e tu invece stai con una ragazza che mangia solo il formaggio.

Sei un topo, un ratto!

Poiché non hai leccato nessuno, non hai mai creduto alla retorica qualunquistica, hai davvero pensato come gli studenti de L’attimo fuggente che non si è brave persone se di professione s’è medici o avvocati.

Sì, il mondo è violentissimo.

Dunque, se come Todd Phillips avrai le palle di girare un film cattivissimo come Joker, uomo senza pelle, troverai il Mereghetti di turno che ti punzecchierà, ammonendoti.

Sì, Il Corriere della Sera paga a Paolo l’albergo al Lido e, per le poche righe di sua recensione scritta col cu(cu)lo, Paolino è capace che prenda 100 Euro a botta.

Dunque, polemico, borbotta, tirandosela da gran signore che odia quelli che sbracciano e fanno a botte.

Ma mi facesse il favore!

Fa il moralista ma mi piacerebbe vedere Paolo, fra qualche anno, ridotto come Clint Eastwood di The Mule.

Te lo do io Il Corriere.

 

di Stefano Falotico

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Cari grillini, la dovete finire di lamentarvi, basta con la Bertè e con le chiacchiere da Belté. Tiè!


04 Nov

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Un tempo anch’io ero una testa di cazzo.

Arrivato a una certa età, mi son guardato allo specchio e soprattutto dentro. Ed è una cosa che dovreste fare anche voi, cari grillini. Che vuole questo Grillo parlante?

Costa molto dolore, sacrificio e rabbia. E so che voi non volete soffrire.

Invece dovreste. Solo attraverso la sofferenza, vi sarà rinascita e cambiamento. Quello che gridate come dei dannati nelle parate popolari e che invece non avete attuato, innanzitutto, in voi stessi.

Vi attaccate alle scemenze. Allora, siete disoccupati e, anziché rimboccarvi le maniche, sperate che domani avvenga una guerra civile che ripristini i torti ché così avrete anche voi la vostra dolce fetta di torta.

Non ci sarà nessuna guerra civile, non siamo in un film di Joe Dante. E, se non vi date una mossa, credo che soccomberete soltanto di più in una patetica, disarmante disperazione sterile e controproducente.

Sì, ve ne do atto. Nella vostra vita, ve ne son successe di tutti i colori. Avete sofferto come delle bestie e subiste probabilmente delle ingiustizie. Ma ora siete in salute, siete belli come il Sole e anche quella cosina lì in mezzo alle gambe, mi pare, almeno a giudicare dall’ingrossamento nel cavallo dei pantaloni, che si muova scattante e rigida appena i vostri occhietti malandrini intravedono un bel paio di cosce turgide.

Sì, siete vigorosi, prestanti, cazzuti, insomma. Basta col fare i cazzoni! Allora cos’è quest’eterno sbadiglio? Questa processione melanconica di auto-inganni, flagellazioni al vostro uccello e martoriamento di ogni vostro represso, castigato, timorato, possibile godimento?

Sì, ecco la nuova stronzata del giorno. Ci sarà un’ecatombe atomica, Trump ha detto segretamente a quello della CIA, e voi siete entrati in possesso di queste preziose informazioni perché siete come Tom Noonan di Heat, che il governo sud coreano sta complottando di scie chimiche e probabilmente già da questa notte, se vi affaccerete alla finestra, vedrete missili galattici roboanti a illuminare paurosamente il cielo del vostro firmamento scolorito da un grande rincoglionimento nerissimo.

È così?

La dovrebbe finire anche Bob De Niro a sostenere che uno dei suoi figli soffre di autismo per colpa del vaccino del cazzo. Diciamo che volle sperimentare l’inseminazione in vitro e, forse, quando si masturbò, eiaculò uno sperma rancido, partorito con tutta probabilità da una cattiva cena con Joe Pesci. A base di troppe cozze, compresa sua moglie Grace Hightower con cui non avvenne una sana peperonata affumicata come la sua pelle rosolata!

Forse la verità è questa?

Ecco, avevo un amico che faceva così.

L’ho sottoposto al test Falotico, è un questionario di certezza scientifica da me brevettato in maniera provetta, inconfutabile.

– Bene, hai mangiato? Vuoi un po’ d’acqua?

– No, grazie. Semmai una sigaretta.

– Vuoi anche il caffè?

– Ma sì. Preparalo, dai, mettilo su.

 

Bevuto che lo ebbe… bevuto che lo ebbe è magnifico…

– Ora sei pronto al Falotico test?

– Sì. Proponimi questa minchiata.

– Non è una minchiata. È un test che ho sperimentato sulla mia pelle. È infallibile, inequivocabile, non si scappa…

– Ok, vai.

– Bene. Ora, facciamo promemoria. I tuoi genitori hanno divorziato quando avevi vent’anni, sei caduto in una profonda depressione, alle superiori i tuoi compagni ti angariavano e ti han praticato pesante bullismo. Fin qui, ci siamo? Confermi gli avvenimenti, diciamo, non propriamente esaltanti?

– Sì, è tutto acclarato nella mia mente. Anche nel mio culo.

– Perfetto. Ecco, ora dalla mia tasca uscirà quest’immagine. Eccola qua.

– Cos’è?

– Sei cieco? Questa è una delle più grandi gnocche mai viste della storia. Guarda che simmetria di forme rotonde, che allineamento paradisiaco di proporzioni. Insomma, questa è una figa da competizione. Una passerona immane! Chiaro?!

– Non la conosco. Come si chiama?

– Il suo nome non è importante. L’importante è che io abbia notato che l’uccello ti funziona.

– Che vuoi dire?

– Sono passati tre secondi da quando te l’ho mostrata e ora devo raccogliere da terra i bottoni della tua patta.

– Sì, mi pare che il mio uccello funzioni.

– Sì, mi pare di sì. Non spingiamoci oltre…

– Dunque, abbiamo appurato che il tuo uccello va bene. Non ho riscontrato difetti strutturali. Dunque, l’ipofisi è collegata ai tuoi ormoni che a loro volta comunicano funzionalmente all’apparato genitale e ai vasi dilatatori. Sessualmente, sei ottimo.

– Tu dici?

– Sì, dico.

– Non soffri di “ammosciamento”, come dice Bob De Niro in Terapia e pallottole, e di nessun calo della libido. Cioè, ciò mi sembra alquanto evidente.

– Sì, ma è qualcosa di virtuale.

– Dici? Dici che fisicamente, dal vivo, diciamo, con una donna in carne e ossa hai l’ammosciamento?

– Spesso sì.

– Perché continui a frequentare quella mignotta. Mandala a farselo dare nel culo. Quella ti cogliona e basta. Cercatene una adatta a te. E vedrai che la scopata sarà normalissima.

– Dici?

– Sì, dico. Il problema non è tuo. È di quella zoccola frustrata.

Bravissimo, passiamo alla seconda prova. Hai delle idee geniali, affatto malvagie, sai? Mettile in pratica.

– Non posso.

– Perché non puoi?

– Non ci sono le circostanze. Mi mancano i soldi.

– Capisco… mica devi comprarti una villa, mi hai detto che vuoi fare il regista. Andiamo con calma. Hai in casa una videocamera, un programma di montaggio?

– Sì.

– Inizia col girare un cortometraggio coi tuoi amici. Scrivi una bella, piccola sceneggiatura. E filmi il tutto.

– Ci vogliono i soldi.

– E che soldi ci vogliono per girare un cortometraggio con tre amici e una storia di pensatori dreamers bohémienne?

– Non si può. La mia amica è pudica, non è Eva Green del film di Bertolucci.

– Mica ti ho detto che deve mostrare il suo seno. Anche perché seni così nascono ogni morte di Papa.

– Tre amici che chiacchierano del mondo e intitoliamo il cortometraggio Cazzeggio vérité. È un buon titolo, è originale, no?

– No, preferisco fare le video-recensioni.

– Sì, perché è più comodo. Giudichi il lavoro degli altri e, al massimo, l’unica figura che puoi rimediare è di aver detto delle cazzate. Mettici la faccia, agisci anziché vivere in trincea.

– Non ce la faccio.

– Ecco, la risposta esatta è che non ce la fai. Anzi no. La risposta è che sei spaventato. Sai perché? Perché puoi avere successo ma, se ti esponi, se passi all’azione, puoi anche ricevere altre delusioni pazzesche e batoste devastanti. E sarai inondato da tanta merda che ti pioverà addosso.

Invece, per te è paradossalmente più comodo smerdare il mondo. Così, sei la povera vittima incompresa e nessuno ha capito niente. Sono gli altri insensibili, stronzi, bastardi e tu sei quello che urla che Dio è morto, che il sistema capitalistico ti distrugge, che il Cinema di Herzog e Burton è bello perché appartiene alla tua categoria “protetta” e sei un meraviglioso diverso. Fantasioso, puro, voli alto!

Ecco, ora vola questo schiaffo. Fa male?

 

Quindi ora, incapaci, sessuofobi, moralisti, complottisti, urlatori, nani, levatevi dal cazzo. E vedete di farla finita. Non si nasce Marlon Brando. Lo si diventa. E per essere Marlon dovete accettare anche l’orrore. Solo dall’orrore vi è il ritrovato splendore.

Non è così, secondo voi? C’è sempre Voglio di più della Bertè alla radio. Che poi anche Loredana la dovrebbe finire! È da una vita che si dimena e sbraita, come al mercato ortofrutticolo, che ha sofferto. Mah, a me non pare. Ha visto più cazzi di lei di Moana Pozzi.

Contenti voi, contenti tutti. Continuate a prendervi per il culo. E a credere alle idiozie. E alle sceme!

 

di Stefano Falotico

I am the nothing man, parla il Joker, il più grande di tutti i temp(l)i, che le spara grosse sulla società attuale


29 Sep

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Sì, adesso vi canto la strepitosa canzone di Springsteen, il mio cantante preferito. E chi dice che da Nebraska in poi non ha più composto non solo un bell’album ma una canzone degna di nota… be’, vada a prenderselo sui viali. E continui a cazzeggiare con tutti quei minorati mentali, Kurt Cobain, uno schizofrenico tosto che, secondo me, poteva trovarsi solo quella babbuina di Courtney Love ma io avrei spedito nel manicomio di Qualcuno volò sul nido del cuculo a fare l’indiano. Ah ah. Comunque, se sta lassù in cielo, gli stringo la mano. Ha avuto il coraggio di spararsi prima di venir lobotomizzato. Ah, vero, chi si suicida non è ammesso al Paradiso, ha commesso vilipendio all’“alta costituzione” della Bibbia del cazzo, quella che tiene sul comò quell’ipocrita di Nick Nolte in Cape Fear, un ubriacone che potrebbe bombarsi quell’ex gnoccolona di Jessica Lange, infatti di notte, con tanto di fuochi artificiali, senza troppe artificiosità, gli mostra tutto il suo King Kong, ma preferisce anche farsi le scappatelle con Illeana, una che, detta fra noi, sì, pare che abbia avuto una relazione con Scorsese ma è più brutta della Mazzamauro. Sì, campa ancora Anna? Fra lei e la Marchesini, quella dell’ex trio con Massimo Lopez e Tullio Solenghi, c’è l’imbarazzo del cesso. Di mio, prendetemi pure per tamarro, prediligerò sempre quel culo immenso di Jennifer di Jersey Girl. Jennifer indubbiamente è una scema, ma con lei non puoi avere Angel Eyes ma sai subito che la tua Anaconda va out of sight. Ah ah. Sì, siamo in Italia, Paese di poeti, santi e navigatori. L’unico poeta sono io. Questo è attestato da tutte le mie pubblicazioni, sono anche santo, anche se talvolta mi masturbo, e un navigatore. Sì, come navigo io su Internet neanche quella testa di cazzo, quello zuccone dello Zuckerberg. Sì, io posso battere Tim Roth de La leggenda del pianista sull’oceano, un giorno il mio amico migliore, un mezzo strabico, scriverà della mia vita mitica. Anche eremitica. Sì, qualcuno osa sfidarmi a livello letterario e ne esce con le ossa rotte. Però costui sta messo meglio di me. Sì, per tutta la vita ha leccato il culo al prossimo, e quindi è uno che affronta la realtà come un toro, con le palle. Se l’è parato. Sì, prendiamo ad esempio i piccolo-borghesi di Bologna, città che mi ha dato i natali. Come avvenne per Pasolini, personaggio al quale giustamente mi accostano. Sì, a Bologna ci sono queste scuole classiste, licei pedanti e arroganti come il Galvani e il Minghetti, istituti per minchioni. Del latino non frega un cazzo più a nessuno. Poteva interessare solo alle semiotiche di quel panzone di Umberto Eco. Uno che ha scritto un unico capolavoro, Il nome della rosa, che però pochi hanno letto sino in fondo e in maniera profonda, tranne il sottoscritto, ma guardarono malissimo il film omonimo con Sean Connery. Ecco, Eco era un trombone, sì, a questo qui ci voleva il principe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio Gagliardi Focas di Tertiveri più comunemente e artisticamente noto come il grande Totò. Sì, a Eco ci voleva il Totò di Totò a colori. Un falso “onorevole”, tale Umberto, a cui andava ficcata la trombetta in bocca. Umberto ha istituito, anzi, è stato uno dei maggiori fautori di quella facoltà per idioti, Scienze delle Comunicazioni. Io la scomunicherei. Un’università, o meglio pseudo tale, dove t’insegnano a comunicare. Sì, siamo uomini o caporali? Comunicare che? Si presume che viviamo in una società ove la gente non si esprima più a grugniti e versi, tranne quelli poetici, come le scimmie della preistoria. Cosa vogliono comunicare questi qui? Le notiziole a buon mercato da giornalisti della mutua? Andassero ben al fronte invece che combattere, da finti intellettuali salottieri, una cretina e infantile guerra di trincea. Ché non basta riportare una news rielaborata con parole proprie per essere dei pensatori, delle menti elevate e per “volare alto”. Incominciassero a scrivere una sceneggiatura cinematografica e si renderebbero conto della fatica vera. A meno che non scrivano un fumetto per nerd menomati, come faranno a risolvere tutti gli snodi di una storia complessa e a dar corposità a un’organica vicenda che sia originale, innovativa, appassionante e umanisticamente indimenticabile? Ah, difficile, eh? Molto più semplice invece scrivere che quella cosciona di Gal Gadot prenderà parte ad Assassinio sul Nilo. E che ci vuole? Pretendo ben altro da chi si fregia di questo pezzettino di carta chiamato Laura, no, Laurea. Sì, in Italia, quelli sinistroidi, oramai appagatissimi, con la panza piena, danno addosso al Movimento 5 Stelle. Sì, è un movimento cazzone, di gente che non sa usare i congiuntivi e utopisticamente pensa di risolvere i problemi lavorativi con la stronzata e la balla del reddito di cittadinanza e altre amenità di sorta, anzi, di sorrata. Ma invece gli altri che hanno fatto? Hanno permesso che i nostri talenti giovanili migliori si riducessero a fare gli YouTubers per raggranellare du’ spiccioli con le visualizzazioni. Visto? Eh sì, gli annunci per i giovani sono questi. NESSUNA RETRIBUZIONE. Ah, capiamo, e noi dovremmo scrivere recensioni, intervistare “pezzi grossi” per finire in mutande? Quando invece Paolo Mereghetti, per un trafiletto di trenta righe, prende 100 Euro “a botta”. Bottanone! Ah, capiamo. Lui per arrivare se l’è guadagnata. Sì, in questo malcontento generale, c’è poi chi ha il coraggio di dire la verità. Di urlare in faccia a tutti che s’è stufato di un Paese indolente, questo sì parassita, che ancora guarda Fabio Fazio e ride “raffinato” coi programmi di Serena Dandini. Serena, dai retta al mio consiglio, ché non son un coniglio! Sei andata oramai. Metti nel brodo i dadini. Se poi si esagera, ti sbattono in un centro di salute mentale. Ove scopri che il rettore è un fascista che seda le menti più brillanti perché “socialmente pericolose”. Eh sì, invece che zuccherarsi da rimbecilliti con le canzoni di Laura Pausini, amano andare da una donna e dirle:
– Dai su. Divarica le gambe e fammi leccare quel che si può inumidire per crescere… assieme.
Ha sempre funzionato così. Che sono questi femminismi e questi effeminati? Sì, Italia, Paese di “educatori”, a riscuotere lo stipendio, girandosi i pollici. E allevando figli già cresciuti nel buonismo fasullo e dolciastro. Sì, in Italia tutti ascoltano musica “pesante”. Vai da una ragazza e, per darle un bacio, devi prima burocraticamente acclararle che credi all’amore. Ma amore de che? A proposito, sapete che quell’uomo di “cultura” di Eco, appunto ne Il nome della rosa, scrive zenith al posto di zenit? Eh sì, si vede che quando ha scritto questo refuso aveva fretta. Già, aveva guardato il suo orologio proprio della Zenith… e gli scappava da cagare.

 

 

 

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di Stefano Falotico

E poi dicono che i giovani sono sfaticati e perdigiorno… ritratto di un’Italia falsa e demagogica, facciamoci p(r)eti


12 Mar

Mission

Eh sì, un tempo credevo che più fossi andato avanti nella vita e più avrei vissuto serenamente. Stabilizzandomi economicamente e rallegrandomi di più, dopo tanti bui, anche faceti e solipsistici, patetici e vittimistici della mia balzana adolescenza. A proposito… ma io ho avuto un’adolescenza? Che io mi ricordi sì, anche se definirla eccentrica… peccherei nel romanzarla.

Ma comunque sia… la situazione socio-lavorativa qui stenta a cambiare, nonostante i miei mille propositi, il mio scervellarmi, arrovellarmi, incaponirmi giustamente che esista una vita moralmente retta e integerrima che possa soddisfarmi. Sì, sono tra quei “fessi” che credono ostinatamente che far soldi significhi far valere le proprie risorse, darsi a una passione, semmai intellettiva, per cui prodigarsi… la chiamano “mission”…

Ora, pausa di riflessione, catartica e redentiva come Mendoza in Mission, appunto, di Roland Joffé.

Questo De Niro sgualcito, inedito, che ammazza scelleratamente suo fratello perché si è scopato sua moglie, e da allora non riesce a darsi pace e vive di un senso di colpa inestinguibile. E si punisce, poi come nelle fatiche di Sisifo scala una montagna con un fardello e, arrivato alla cima, si lascia andare giù, come se la sua espiazione non avesse mai fine. Fine condanna mai.

Quindi, dopo l’ennesima scalata (quando si dice… quello ha fatto passi da gigante, è riuscito a scalare una montagna… ma è sempre al punto di partenza), si ferma e scoppia a piangere. E nel suo gesto puro vi è qualcosa di meraviglioso, finalmente comprende che indietro non può tornare ma può cambiare vita. E si fa abbracciare dai fratelli, con Jeremy Irons che lo accoglie e la musica di Morricone che, altissima, s’innalza a sua avvenuta salvazione.

Un film che, nonostante se ne dica, rimane bellissimo e anche commovente. Fu candidato a molti Oscar e non ho mai capito perché snobbarono le prove di Irons e De Niro. Ma una spiegazione me la sono data. Visto che non potevano candidare solo uno, altrimenti avrebbero fatto torto all’altro, hanno escluso entrambi. Bella porcata… Il film alla fine vinse una sola statuetta, per la splendida fotografia di Chris Menges, che aveva vinto due anni prima per Urla del silenzio, sempre di Joffé.

Poi, ci siamo persi Joffé, anche se il suo nuovo The Forgiven con un grande Eric Bana non sembra malissimo.

Ma che c’entra tutto questo? Non lo so…

Fatto sta che l’altro giorno ricevo una risposta… un sito alquanto pregiato di news mi dice che hanno accettato la mia candidatura come articolista, poi io dico ok, va bene, da domani allora possiamo iniziare? E silenzio di tomba, non si fanno più vivi e scompaiono nel nulla.

Al che sempre si arranca, fra qualche collaborazione, libri che rendono poco, le solite macellerie della gente, e avvocatesse da diecimila euro al mese che, oltre a non dartela, ti trattano come uno scarafaggio.

Ma questa è la vita. Oramai, come si suol dire, ci ho fatto il callo.

Ah, le calli veneziane, ove i giovani possono innamorarsi felicemente e sognare di approdare al mare lindo e sconfinato… Sì, ho visto tanti giovani con grandi ideali di amore puro e fraterno che, dopo mille delusioni, avendo smarrito ogni ambizione, sempre fustigata, castigata, inculata, oramai vanno in giro per Via Indipendenza e, appena passa una bella donna con un bel culo, fischiettano, urlando Vieni qua che ti faccio vedere io…

Piuttosto che ridurmi così, preferisco fumare due pacchetti di sigarette al giorno. Anche tre… più dieci caffè. Tempo previsto per oggi: sereno variabile con qualche pioggia e sprazzi di Sole tra nuvole grigie.

 

 

di Stefano Falotico

Date retta alla vostra anima, altrimenti annegherete nella melma della mediocrità, ma quale reddito di cittadinanza!


07 Mar

Jim Caviezel

Ecco, fratelli della congrega, cinti in raccoglimento. Posso confidarvelo senza gran segreti, io propugno, sì, propugno la libertà mastodontica e a chiunque concedo il diritto di fare ciò che più gli aggrada nella vita, a patto, mi par ovvio, che rispetti civilmente il prossimo e non lo infanghi con calunnie e lo paralizzi coi suoi sporchi e marci pregiudizi, che non lo inzozzi con le sue bacate fantasie e abbia piena coscienza, innanzitutto, di cosa significhi essere liberi.

La mia storia insegna che nessuno può intimidirci e far sì che propendiamo alla mediocrità soltanto perché gli stiamo antipatici o, per ataviche invidie e giochi ricattatori di bassa psicologia spicciola, possa indurci a sbagliare. Io mi son sempre combattuto per la democrazia e l’apertura mentale mai mi precludo perché non sganciarsi dai luoghi comuni, dagli abietti schematismi, dalle retoriche e fascisti induzioni, rende solo uno schiavo… sia della società che di sé stessi.

Non credete alle dicerie sul vostro conto e, se qualcuno vi schernisce o ancor peggio subdolamente vi blandisce, non dategli retta, non ammorbatevi nella sua stoltezza, ma inseguite la vostra strada, vivaddio, sognatrice.

Ecco, vedo molti giovani disillusi che hanno rinunciato alle proprie passioni per inseguire il moto oscenamente ondoso del capitalismo più mentitore e fatuo, illusorio e meschino, abdicando a un sistema ove par che conti solo l’apparire stupidamente efficiente, ove si privilegia l’esteriorità più mendace, e i veri io si sopprimono alla ricerca danarosa di abbagli e benesseri solo di facciata.

Sì, io non voglio ridurmi come quelle donnette, semmai avvocatesse in carriera, che vanno a vedere i film con Salemme per farsi quattro risate e poi su Facebook tediosamente ci parlano delle loro sfighe amorose, o presunte tali, attaccando gli uomini e insistendo su un femminismo becero, e io oserei dire carnale, borghese e squallido. Ma queste son solo preoccupate che qualcuno se le inculi, in senso lato anche B? Così, un tempo leggevano libri di Jack London e amavano la libertà forestale, il loro spirito selvaggio invece, col passare del tempo e delle loro responsabilità adulte(re), si è corrotto nella pigrizia più pasciuta, al che dopo il duro lavoro esigono soltanto il loro divano e vogliono essere soddisfate… che pusillanime… nelle loro vanità. D’altronde, le donne arrivate, ah ah, hanno sempre desiderato gioielli, bella vita e un conto in banca prosciugabile senza soluzioni di continuità. E voi che amate la suzione… sappiate che sono soltanto delle succhiatrici dei vostri portafogli. E sono quelle che rovinano, io vi dico, il magnifico splendore delle giovinezze cazzute, la forza anche brada dell’uomo puro. Se queste milf vi corteggiano, andate al bar e ordinate una birra. Datemi retta.

Ora, una donna che non fa un cazzo dalla mattina alla sera, ma si fa molti cazzi, detta fra noi una troia ben sistemata, eccome, “li” sistema in maniera liscia…, ah ah, attacca coloro che hanno votato 5 Stelle perché speravano nel reddito di cittadinanza, illudendosi di stare a far niente dalla mattina alla sera. Ecco, costei non è da prendere in considerazione perché, anche se tale puttana non fa nulla, a quanto pare, sa come procurarsi i soldi, impegnandosi in maniera “produttiva”. Anzi, “impregnandosi”… Ah ah.

Ma, comunque, anche quelli che davvero si erano lasciati fregare dalle false promesse di Di Maio, ah ah, son rimasti fregati. Sì, avrete il vostro reddito di cittadinanza se vi prodigherete per il sociale e se dimostrerete che cercate un lavoro. Altro che assistenzialismo!

Questo per dire che la vita non è facile e il lavoro non è tutto nella vita, ma comunque senza soldi non si campa. Datemi retta, altrimenti lo piglierete nel retto. Si sa, io sono un dritto e spesso ce l’ho rizzo. Sto sul cazzo a molti, ma so il “fallo” mio. Ah ah. Cosa faccio io nella vita? Sono colui che rende possibile la vita.

Adesso, scambiatevi un segno di pace. Io ascendo sempre di più. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Essere antipatici è sempre meglio che essere dei patetici simpaticoni


05 Dec

01711139

Ho constatato nella mia vita da peccatore, essendo un orgoglioso peccatore che tanto peccò e in futuro, vivaddio, peccherà ancora, poiché uomo che non si attiene ai bigotti precetti della società piccolo-borghese, e dunque inevitabilmente “sbanda”, sbava di eccessi, o di quelli che agli occhi della gente mediocre vengono erroneamente considerati “difetti”, ecco, ho appurato che, maggiormente m’elevai e continuo a elevarmi dal porcile di massa, parimenti vengo sempre più emarginato.

Perché indubbiamente la gente mi preferiva prima, quando ero ingenuamente “innocuo” e simpatico e non m’addentravo in discorsi che inesorabilmente vanno, giustamente, a boicottare, criticare, smuovere le certezze consolidate. Più sono polemico, e il mio polemizzare nasce dall’esperire il vero e saper(mi) più discernere, più le persone non mi sopportano e, in preda al folle ingiuriarmi dissennato, anelano a voler rovinare i miei attimi di felicità che, mi spiace per costoro, sono contemplativamente gustosi, poiché di ogni istante vitale, perciò fatale, fondo la mia anima e gioiosamente ne sprofondo. Maggiore è il mio grado cognitivo e maggiore è il mio distinguermi, maggiore è la malvagità altrui che insiste voracemente a volermi “mangiare”. Io, lo ribadisco con fervida autorevolezza del mio disprezzarli con “decoro” fuori dal coro ma sempre aderente splendidamente al mio core, mai mi atterrò ad atterrirmi e ad atterrare nella “normalità” di tutti i giorni. Normalità per me fa rima con prevedibilità, con meccanicità, con l’abominio della piccola borghesia sempre lagnosa, indaffarata, ciarliera, pettegola e che miseramente “tira”… a campare. Così, li vedi anchilosarsi in lavori che ripudiano ma che mantengono pur di “sopravvivere”, per andare avanti. Avanti… avanti di che? Se poi rimangono persone povere moralmente, che non sanno amare la bellezza e per di più la denigrano, e diventano orridamente degli “esteti” rivoltanti di un senso del bello distorto e volgarmente mercantile?

Ho letto da qualche parte che solo la classe media continua ad andare al cinema. La classe alta oramai i film li scarica o li guarda su Netflix. È aberrante tutto ciò? No, affatto, è la verità, nel bene e nel male. Personalmente, sono stufo di condividermi, ah ah, nelle multisale affollate piene zeppe di cafoni che, coi loro commenti inopportuni, col loro vociare indigesto fan a lotta a chi deglutisce più popcorn.

Quindi, sì, il mio “alienarmi” nel fruire dell’Arte in santa pace, nel calore “triste” della mia intimità domestica, mi dona estrema lietezza e letizia.

Oh, infervoratevi pure. Io la penso così e nelle socialità “tradizionali” non voglio penarmi.

Ma invero io vi dico che mentii, essendo uomo che, in quanto esperto, participio passato del mio esperire e davvero poco sperare, devo essere obiettivo e i luoghi comuni… speronare. Al cinema vanno i giovani, vorrei vedere che non ci andassero ma vi vanno molto meno rispetto a prima, perché i soldi scarseggiano e bisogna fare economia, ringraziando lo streaming. Con buona pace degli esercenti e di chi non appartiene a questo danaroso esercito. I 50-sessantenni vanno spesso ai ristoranti, ove “volano” 70-ottanta Euro per un pasto a base di asparagi marci e frutta secca, mentre i giovani son a secco anche di digestivo. Nelle “macerie” dei loro mal di pancia.

Insomma, i giovani sono sempre stati antipatici perché, volenti o nolenti, controcorrente vanno non tanto per il piacere di fare gli iconoclasti quanto perché anticonformisti lo diventano per (im)pure esigenze di “pirateria”. Date loro una prateria! E in questo fruire io fruscio nel dolce fluire, in quanto fui e non so se sarò ancor “fuori”. Sì, se stai sempre in casa, poi non ci stai “dentro”, se stai troppo fuori, ti mettono dentro. Ah ah. Comunque sia, non se ne esce. Lasciate che i liberi uccelli (cr)escano… ah ah.

Su questa mia frase “simpatica” ma ermetica, ribadisco che l’antipatia è alla base della creatività, ché sia disperata, fantomatica, anche falotica. Adesso vado a mangiare un’arancia, spero non meccanica…

Nota conclusiva in seguito a una notte che scop(pi)ò via, lasciando solo/a la mia “briciola”: una donna venne a me e si denudò totalmente, e mi disse perentoriamente che voleva scopare. Le diedi una scopa e lasciai che pulisse, dicendole che non doveva rompere i coglioni.

 

di Stefano Falotico

Dei giovani d’oggi e del Lebowski sul dubbio se sia giovane


12 Nov

lebowskigiovani

Su Facebook, in questa domenica non so se letiziosa, di certo sfiziosa, ho postato una mia massima forse dettata dalla noia, da strana ispirazione “mesmerica”, da una notte insonne, dal fatto che domattina sarà possibile osservare il bacio fra Giove e Venere nella rotta di collisione del mio essere molto alieno rispetto alla massa. Massa per accelerazione di gravità uguale teoria della relatività, sosteneva Einstein, ed è infatti tutto relativo. Quando si parla di massa, si rischia di fare un po’ di confusione, di definire incertamente con questo termine, semmai, semplicemente ciò che non appartiene ai nostri canoni di bellezza rispetto ai nostri sentimenti, rispetto alla nostra cultura, rispetto anche ai nostri insolubili, vivaddio squinternati umori. E si rischia di appiattire tutto in una banale scrematura fra ciò che è personale da ciò che non condividiamo. Massa significa molte cose e niente. Si dice spesso… tu ti elevi dalla massa, dovresti stimarti di più, alla massa piacciono cose sciocche e frivole, mercantilistiche, tu sei di un’altra categoria. Quale sia questa categoria siamo poi sicuri che l’abbiamo individuata? Fatto sta che i giovani d’oggi non se la passano bene e hanno invece qualità superiori alle media.

Sono ammorbati e annichiliti da quest’imperativo pervasivo, minaccioso e ricattatorio: ma, tu, un lavoro ce l’hai? E allora, se non ce l’hai, stai zitto e datti una mossa, vedi di crescere!

Sì, il lavoro scarseggia e manca anche fra quelli che hanno studiato… che dovrebbero dunque svolgere professioni altamente remunerative per via della loro superiore (?) cultura. Insomma, il mondo ha sempre funzionato così. Pessima considerazione per gli operai, pochi “giovamenti” sociali, paghe magre e da fame, e stipendi invece faraonici per medici, avvocati, psicologi, “grandi” docenti. Che, detto per inciso, quasi sempre professano i loro privilegi meschini…

Col tempo, questa distinzione, da netta e ineludibile, s’è fatta più sottile, anzi, la borghesia neppure più esiste, soppiantata dal livellamento socio-economico, il proletariato è estinto per le stesse ragioni, tutti oggi sono borghesi e al contempo tutti sono “operai”. Eppur in molti sono sulla stessa barca. Galleggianti a fatica nella marea di una società impazzita. Ove le persone perdono la brocca perché licenziate, ove chi guadagna molto vuole guadagnare di più, però si accorge che non può più sopraffare il prossimo perché quel presunto sprovveduto e svantaggiato è più culturalmente preparato di lui e quindi lo obbliga a rivedere la sua agiata posizione…

Un mondo ove tutti voglion dir la loro e non vogliono essere contraddetti.

Quella mia frase, buttata lì, all’apparenza una normalissima osservazione estemporanea, viene sommersa dai Mi piace e, se escludiamo un commento fuori luogo, che replica in modo che si crede divertente… sì, bello, ma un discorso che andava bene alla scuola media… tanto per fare dell’umorismo “simpatico”, innesca una discussione quanto mai gagliarda, stimolante, interessante, e sprigiona il lato sanamente ribelle di chi, da questo mondo dannatamente arrivista, che inculca il falso mito della competizione sin dall’asilo nido, si sente onestamente, (s)oggettivamente escluso.

È la società al contrario. Gli eccellenti lavano i piatti e i mediocri dispongono. Sono le caste rivoltate. È materia antica…

– Sono d’accordo. Il conformismo regna mentre chi non segue il gregge è destinato a restare solo.

– Non sempre… la domanda che mi faccio è… tu rinunceresti alla tua libertà individuale per essere come questi stronzi? Con la testa che hai e il seguito che hai?. Manco per il c… o!

– Si rischia sempre di confondere la nobiltà con il potere materiale. Tradizionalmente, le due cose coincidevano- hanno coinciso per un certo tempo. Poi per motivi tanto fisiologici quanto “umani”, hanno smesso di coincidere fino alla sovversione. Ora il volgare detiene il potere materiale e il nobile lo si può trovare, sparuto, tra gli invisibili…

 

E via dicendo…

 

Fra gli interventi da citare anche quelli del solito vecchiume che ridacchia di certe nostre osservazioni e si fa gioco di queste domande nostre “inutili”. Poi, si scopre che è la stessa gente, che non crede a nulla, quindi più deficiente del “nichilismo” che aspramente critica, che va a vedere “filmoni” come l’orrido The Place.

 

La domanda, comunque, è: alla mia età, posso annoverarmi e includere fra i giovani? Sì, perché vecchio non affatto sono, e soprattutto sono più giovane di tanti giovani vecchi, quelli che sembrano tanto “inseriti” solo perché si sono facilmente adattati al pigro andazzo di uno schifo generale. E parlano per facile retorica, senza mai confrontarsi con la durezza della realtà, una realtà che hanno dimenticato o fingono ipocritamente di non vedere…

E concludo con un’altra mia massima: la gente odia ogni santo giorno un mondo che poi non fa niente per cambiare e, tutto sommato, gli sta bene così.

 

di Stefano Falotico

Il lavoro è un’afflizione, (ri)cor(datelo) in tem(p)i di ma(g)r(a)


20 Apr

Carmelo Bene lavoroTom Hanks il falò

Carmelo benizziamoci, uomini “benigni” che sbrodolate mielosi per la donna che, “leccante”, vi par(l)a il cul del vostro co(r)n(uto). Aveva ragion veduta Carmelo a shininghizzare il lavor’, “sghignazzando(lo), ché Kubrick sapeva quanto lavorar tutto il giorno rende Jack un triste figuro. Uomini “fighi” in (gi)acca e cravatta, siete ovattati nel mattino ha l’oro in bocca, e avete perso la fantasia labirintica dei bambinelli giocosi, siete oramai “(o)mici(di)” del vostro cagnolesco p(r)ender dalle labbra del “gentl” sesso che vi “lincia”, a sassate, ossessionandovi con la pagnotta per pene “dur(ature)” del fai “sem(pr)e” il tuo dover’.

Come Carmelo, sono un gen(io) e non oblitero il cartellino impiegatizio, non ho (bi)sogn(o) di entrar nei meccanismi incubatrici, che (in)cubo, carta-bollati del sis(te)ma sociale, terremotante e impedente-(in)dipendente la vostra libertà feconda, non gioconda di “gioghi”, eppur (in)castrata nel ma(ci)gno della catena di monta(ggio), ché farneticate di donne da sodomizzare e le prendete a “Calcio”, ossidandovi nel tribolato frust(r)arvi balistico di balle, ah, il pallone gonfiato, castigando l’uccellin’ spensierato del far quel che cazzo che vi piace. Volete esser “piacioni”, ma fatemi il piacere nel “popò”, come “sosteneva” Totò.

Nel falò delle mie vanità, non bevo “sborra” omologata e non poltrisco di birretta sul (di)vano, lustrando invece il mio fiero lettore dvd, comprato a poco (s)p(r)ezzo, gustando film d’ogni razza e religione, dalle americanate alle crude pellicole curde che, islamiche, irridon la vostra cur(i)a.

Poi, esco di ca(u)sa, recandomi in una gelateria ove succhio lo yogurt sciogliente del mio fe(ga)to (ri)bollente. Faccio sì, eh sì, che mi “permei” nel tubo digerente, assaggiando “esso” stes(s)o e (s)palmato la discesa nel vostro triste an(n)o. “Regredisco” a uno stato stupefacente d’infantilismo soddisfacente, senz’altri “stadi”, nel “me” (dis)facendomi del fatuo prender la vi(t)a così come (s)viene il f(l)a(u)to, fischiettandola allegramente con una van(itos)a fiaschetta non fi(ac)ca di vin’ nel dì del “darci” anche se le donne, qual danno, non me la daranno, poiché non ho danari e di “quello”, nel dire e il (non) fare c’è di mezzo il mare, son av(ar)o e sparviero del mio “usignolo” can(t)e(rino) fra voi, i basta(rdini). Siete da prender a bastonate, di b(r)isc(ol)a clandestina nel “rubamazzo” della “scopa”.

Sto scop(pi)ando!

E ancor scappo, senza vi(t)a di scampo(li).

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)