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Cosa ne pensate di Julian Schnabel? Un grande! Un artista con le palle lontano da ogni falsità moralista, uno che sbatte in faccia la verità in maniera potentemente inaudita


27 Jun

Julian+Schnabel+Cannes+Le+Scaphandre+Et+Le+oaFP_sNZWvMl

schnabel moglie olatz

Mi perdonerete per la mia lunga prefazione che, talvolta, sarà sconsideratamente screanzata, sanamente “malata” d’irriverenza savia?

Mi perdonerete per queste mie esternazioni “pittoresche” oppure dovrò rinunziare all’autenticità di me stesso, rinnegando la mia viva spontaneità più smodata per compiacere il gusto medio del conformismo più stoltamente perbenista e ipocrita?

No, non credo nelle lauree e nelle istituzioni, soprattutto cattoliche, progenitrici d’un pensiero, questo sì, malsano e distorto. Prostituito e prostrato all’essere timorati di un dio che non esiste, creato in forma solipsistica solamente a immagine e somiglianza d’una visione della vita propagandante l’iniquità capziosa più ripugnante.

Sì, sono sempre ripetitivo, la mia mente, la mia anima e il mio cuore ruotano soventemente attorno alle stesse cose. Poiché, ogni volta che mi sforzo di aderire a un concetto di “sociale normalità” che, per me, fa rima con aberrazione del proprio io (s)consacrato nella fatua e faceta moralità, mi sento io stesso immondo. E, adattarsi a quest’andazzo di false allegrie e stupide euforie, non mi rende affatto un uomo migliore, bensì solo un lurido stronzo come tutti. Vale a dire un comune cazzone.

Ma, a quanto pare, preservare la beltà della parola innatismo è sinonimo, in questa società, di stupidità o addirittura di viltà.

Ma veramente, nel 2020, voi ancora credete alla laurea? Il basamento a mo’ di aureola per cui la gente cattedratica si ammanta di autorevolezza dietro il carisma dell’alloro?

Allora, la laurea attesta soltanto, a livello prettamente formale, una presunta conoscenza in un certo a(m)bito istituzionale.

Serve ai più per coprirsi di decoro. So benissimo che molte svergognate, no, ragazze deturpate, no, sventurate, no, denudate e snaturate maturate forse smutandate, eh sì, in fretta di più maturano, laureandosi nel darla ai professori perfino con due lauree ma una sola moglie di nome Laura.

Il cantante Michele cantò dite a Laura che l’amo mentre Totò de… la malafemmina sostenne che suo nipote fu/è ragazzo che studia, che si deve prendere la Laura e deve tenere la testa al solito posto, cioè sul collo.

Ah sì? Lei ha carta bianca? E ci si spazzi il culo!

Julian Schnabel sempre se ne fotte di tali cagate. Non credo che sia laureato e non penso che abbia mai visto un film molto amato dagli insegnanti di un par de palle, anzi balle, ovvero I laureati di Pieraccioni. Meglio uno che sta al bar a raccontare cazzate. Fidatevi.

E ho detto tutto… Qui, sono Peppino!

Sì, all’apparenza, Julian sembra un camorrista, un partenopeo che ha mangiato troppe pizze. Oppure, un tipo che le pizze in faccia te le regala senza fare sconti sulle vostre facce da mozzarella. Se lo farete incazzare, vi spremerà pure le olive, condendo il pestaggio con un po’ di sangue spalmato sulle vostre teste croccanti.

Nel suo Cinema, nelle pochissime scene violente dei suoi pochi film, fra l’altro, da regista, utilizza il sangue palesemente finto del Suspiria di Dario Argento, verniciandolo di vernissage da pittore di risma, da artista un po’ astrattista, un po’ alla Kandinsky oppure Julian, da anni sposato a una donna bellissima con un fondoschiena da cubista, affresca le sue pellicole con troppa retorica un po’ patetica da uomo appassionato delle storie intimistiche, forse troppo pietistiche? Probabilmente da du’ lire o immensamente liriche?

Un tipo, insomma, alla Bud Spencer. Sì, un Piedone lo sbirro con una corporatura da Bomber. Un Flatfoot che, se lo giudicassimo soltanto per l’aspetto fisico, lo potremmo associare alla scontata stereotipia del più volgare camionista.

Invece, Julian è uomo sensibile e dall’ottima testa. Inoltre, ripeto, sua moglie (la vidi dal vivo e posso garantirvi che induce a contemplazioni del suo corpo poco poetiche) deve, eccome, sensibilizzarlo… parecchio.

Con lei, Julian usa il pennello e, scommetteteci, lui non pitta una natura morta. Ah, che donna… la moglie di Schnabel. Ha un seno vellutato come le pesche di Raffaello Sanzio e un paio di cosce per cui anche un eunuco sano griderebbe Cristo santo!

Roba da matti, da Arcimboldo. E non è una squallida battuta da Massimo Boldi.

Ah, grande figa, una venere di Botticelli forse un po’ più volgare nei lineamenti della Gioconda ma pur sempre una donna dal viso affilato e possedente, emanante un sex appeal esagerato. Che femmina ammaliante da scopare seduta stante. Senza se e senza ma. Senza profilattico, eh già.

Slanciata e allineata su canoni classici della bellezza femminile più celebrata dagli ellenici, me lo indurisce, no, m’indurrebbe a essere per lei il suo Ulisse. Poiché, se Penelope utilizzò lo stratagemma della celeberrima sua tela, Julian è famoso per le sue tele di grosse dimensioni. Un uomo veramente dotato, cazzo.

Sì, la moglie di Julian, di nome Olatz, è abbronzata anche d’inverno. Dunque, dev’essere amatrice, oltre di suo marito, anche della lampada. Non solo ad olio. Olatz trasmette voglia di qualcosa di piccante come il peperoncino da versare sgocciolante sulle pizze che Julian vi darà in abbondanza, malgrado Julian sia grasso e, quindi, nonostante con quella panza a fatica riuscirà a mollarvele (a mollare, invece, riesce alla grande), se proverete a fottere sua moglie anche solo quando lei, forse su Facebook, esporrà una mostra fotografica dei suoi nudi privati da museo virtuale delle vostre cere scioltesi ardenti di onanistico struggimento desideroso di entrarle in galleria, traduciamo pure in “anale”, Julian ve ne darà tante in modo bestiale. Diciamo pure, prosaicamente, che Julian è uomo d’indurimento diluito in forma densamente bianca come l’acrilico sporco delle vostre vite sfigate che non sanno più emozionarsi neppure dinanzi a un tramonto vividamente ispiratore di pensieri alti e romantici.

Ora, facciamo i seri. Anche se qualsiasi uomo vorrebbe farsi Olatz.

Appurata la notevole arte pittorica di Julian, metaforicamente e non, sicuramente nei fori della moglie assai pitturante in modo continuativamente bollente, parliamo dei suoi film parecchio estasianti e grandiosamente emozionanti. Oserei dire commoventi.

Secondo me, Julian è un gla… e, un grande. In maniera inversamente proporzionale alla sua sessualità attivamente instancabile che dipinge schizzi (com)penetranti in Olatz apertasi di gambe, Julian è specializzato in film ove i protagonisti sono (in)castrati da sfortunate circostanze.

Javier Bardem di Prima che sia notte non è, sì, quello di Mare dentro di Amenabar ma poco ci manca.

Ce la vogliamo dire, senza cazzeggiare? È pure peggio.

Sublima la mancanza di reale amore carnale, in quanto ingiustamente fottuto in prigione in maniera devastante, elevando la coscienza poiché non può elevare qualcos’altro fra le cosce in modo calorosamente godente.

Anche se viene spesso pure sotto le docce inculato a morte con notevole crudeltà e impari veemenza.

Non ne soffre però più di tanto perché, già dalla pubertà, scoprì di essere omosessuale.

Ah ah.

Sì, il titolo del film è sbagliato nel congiuntivo. Ma quale Prima che sia notte! Io l’avrei intitolato Prima che fosse notte, prima di diventare un poeta giocoforza, difatti, Reinaldo Arenas fu già consapevole che nella vita si possono pigliare, non solo in quel posto, tante botte.

O si fa la rivoluzione o si agisce di extrema ratio di ribellione oppure sarà tutta una (s)fregatura a ripetizione.

Si può anche solo impazzire, perdendo la ragione. Non avete altre scelte se non, per l’appunto, lasciarvi ripetutamente sodomizzare. Dai, (re)azione!

A Paolo Mereghetti questo film non piacque e lo reputò una stronzata sesquipedale. Non importa, tanto la moglie di Schnabel non la darebbe a Paolo nemmeno se Paolo desse ai film di suo marito tutte le stellette del mondo. A Paolo, Olatz assegnerebbe solo il pallino vuoto. A suo marito, di night falls, consegna invece le palline vuote dopo che Julian con lei, soprattutto a tarda ora, piacevolmente le svuota.

Bardem, peraltro, interpretò anche il film Uova d’oro. Anche se in questo film lascia che Benicio Del Toro fotta la sua consorte. Ah, bella roba…, che pezzo di sorca!

A lei piace Basquiat? Ah no? Capisco, lei è una mezza santa come Miral. Ai neri genitali, no, agli uomini di colore geniali, preferisce Mathieu Amalric de Lo scafandro e la farfalla. Questo film è stupendo.

L’attrice protagonista però è sbagliata e poco credibile. Emmanuelle Seigner non starebbe mai, infatti, col suo partner di Venere in pelliccia. È una donna da Roman Polanski e da Luna di fiele. Eh già, in questo film sta con Peter Coyote, il quale non più gliela fa. Perciò lei si apparta, nell’altra stanza, con un tipo alla Basquiat, più che altro con un merdoso negro lucky bastard. Passa da una vita da frustrata ai giochi sadomaso da frustata e inchiappettata.

Invece, in Van Gogh, Willem Dafoe riesce a essere credibilissimo nei panni di Vincent anche se è molto più vecchio di lui. Semplicemente perché Willem, forse, non è un pittore espressionista ma sua moglie, Giada Colagrande, sa che a letto è più espressivo dello scorsesiano suo Gesù della minchia.

Sì, in The Last Temptation…, Willem sputtana il suo esser in odore di beatissima santità con la puttana per eccellenza. Per la Maddalena di Cristo!

Spero che abbiate riso per questo mio scritto goliardico e, diciamo, colorito, sì, variopinto. Sono un uomo che dona l’arcobaleno alle vostre vite ingrigitesi nell’incupimento, squallidamente imborghesite e prive oramai d’ogni salace, gustoso turbamento.

A mio avviso, Julian Schnabel è un genio. A vostro avviso, invece, io sono un cretino?

Vedetela come cazzo vi pare anche se, detta fra noi, secondo me non la vedete né a colori né in bianco e nero.

Siete solo dei poveri, spenti coglioni.

Fate i sapientoni ma non sapete scrivere un solo libro. Io ne ho scritti a bizzeffe e, alla pari di Schnabel, se ancora mi offenderete, vi darò molte pizze. Poiché tifo per i pazzi e per i pizzaioli!

Se volete mettermi in manicomio, ricordate che sono Sam Neill de Il seme della follia! Ah ah ah!

E vi rifaccio nuovi! Vi sta bene come un vestitino rosa.

 

di Stefano Falotico

Falotico

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Il mistero del cartoncino di Twin Peaks stagione 3: il nostro valore non serve per la Gloria, neanche per la Laur(e)a


27 Apr

 

Ecco, non l’avevo ancora aperta sino a poche ore fa. Sto parlando della confezione in cofanetto di Twin Peaks 3. Che vidi su Sky Atlantic e di cui registrai, mi pare ovvio, ogni singola puntata.

Per godermela nelle mie notti da uomo di Atlantide. Sì, in un mondo sommerso tutto mio da Joker Marino.

Purtroppo, Sky esige un abbonamento annuale abbastanza consistente e io non posso pagare un canone di questa portata ove il servizio clienti si limita appunto a qualche lynchiata. Il palinsesto ripropone sempre gli stessi film a cicli continui. Con extra di partite di uomini in mutande e il collaterale canale a luci rosse improponibile anche all’uomo delle nevi.

Così come tu, d’altronde, cambi umore un tanto al mese ma poi ritorni sintonizzato sulle stesse frequenze mentali, in un noioso, oserei dire ad libitum e allibente stato depressivo talmente monotono e monolitico da renderti un must assoluto. Più che farti santo, in tuo onore non erigeranno nessun monumento. Peraltro, non susciti nessun interesse, arrechi solo stress e dunque non ti dedicheranno neppure un attimo di tempo, un brevissimo, impercettibile momento. Ah, che godimento!

Sei già marmoreo di tuo. L’estasi vivente. Forse il buddista più deficiente. Tu non vieni scalfito non solo dallo scalpello ma neppure da una che vorrebbe s… telo.

Sei un uomo imperdibile, un appuntamento irrinunciabile per chi, ipnotizzato dal tuo stato poco catodico ma catatonico, sa che buchi lo schermo dei nervi ottici e solo quello con la tua espressione immutabile nel tempo come una Gioconda eterna, oserei dire eterea. Sì, il tuo nome echeggia nell’etere mentre gli altri fanno l’amore in prati fioriti di edere, tu rimani come eri, il domani per te non esiste e ti sei pietrificato in un’era ove forse c’eri una volta e invece ora sei di cera come il volto levigato, stolido e d’argilla indurita del grande Kyle.

L’unico uomo capace di mantenere lo stesso carisma pur interpretando tre personaggi assai diversi fra loro, ovvero l’agente Dale Cooper, uomo sempre pettinatissimo, coi capelli corti e il fascino di colui che usa solo dopobarba di qualità senza ulteriori aggiunte di emollienti, profumi e additivi chimici, un serious man dalla moralità invincibile, quindi Dougie Jones, l’uomo più sexy del mondo pur essendo ancora più tonto di Forrest Gump, l’unico capace di essere a letto più dolcemente animalesco di King Kong per Naomi Watts, e la specie d’Innominato-uomo nero delle favole, un Doppelgänger posseduto dal fantasma di Bob col bulbo di una rockstar fuori tempo massimo e un po’ di piacente pancetta da colui che forse ascolta pure Vasco Rossi. Sì, uno col pelo allo stomaco, un lupo che non perde un solo capello ma ha il vizio di essere terribilmente aggressivo e spacca a braccio di ferro i tendini dei suoi avversari come Jeff Goldblum de La mosca.

Un Popeye che divelle vertebre e bicipiti, dunque, come se nulla fosse, col giubbotto di pelle cammina a mo’ di rettile viscidissimo fra covi segreti nel suo look da Brandon Lee sui generis de Il corvo, innestato su movenze robotiche da cyborg e una faccia da culo magnifica.

Sì, un attore poliedrico, un camaleonte il nostro signor Kyle MacLachlan. In Showgirls è un guardone a pagamento, in Twin Peaks suscita, anche negli uomini più eterosessuali, immani e contagiose ammirazioni da voyeur.

Un uomo irresistibile che fa il piacione senza però dare nell’occhio. Conservando intatta la sua integerrima classe esagerata da investigatore finissimo in pulitissima giacca e cravatta ultra-stirata.

Praticamente sono io, non fosse che i miei capi d’abbigliamento non sono gli stessi indossati da Kyle. Uno che, grazie a Lynch, si può avvalere d’una costumista coi fiocchi. Sì, una sarta che saprebbe impettirlo anche regalandogli un modesto, poco vistoso papillon.

Di mio, sono cupo nel vestire, vale a dire tinta unita tendente al blu su occhi castani quasi corvini e un pizzico di alopecia androgenetica su stempiatura curata con shampoo della Coop, senza coloranti e balsami.

Jeans casual presi a caso dall’armadio, scarpe da ginnastica da meccanico dell’officina a te più vicina.

Sono spesso però imbalsamato. Un’anguilla maniaca della pulizia intima e igienica.

Sì, non ho più Sky e quindi ho dovuto dare indietro pure il decoder con tutte le puntate archiviate di Twin Peaks 3.

Così, dalla mensola ho rinvenuto il cimelio da me precedentemente acquistato della suddetta stagione.

Sin ad ora mai scartata, conservata e sigillata in un’impenetrabile, ermetica teca di plastica come un’intoccabile reliquia di San Gennaro.

Al che strappo delicatamente il cellophane e mi si para dinanzi l’abisso e ancora oltre.

Questo non è uno Steelbook e nemmeno un consueto Blu-ray.

Trattasi di un cofanetto intarsiato stra-pregiato e deluxe con tanto di tasto speciale e “proibito” per accedere alla red room misteriosa.

Con cartoncino prelibato e scotchato da rimuovere come se tu avessi svolto praticantato per vent’anni presso il miglior chirurgo del mondo. Quello più navigato.

Sì, basta una minima mossa falsa dei polpastrelli e si rovina irreversibilmente la magia. Devi avere un sangue freddo da salamandra e non devi, nella maniera più assoluta, lasciarti cogliere dal panico di una fretta cattiva consigliera.

Altrimenti, poi, il cartoncino pregevole potrebbe lacerarsi e le alette potrebbero non più ricongiungersi alla perfetta simmetria di tale cubo rettangolare con tanto di arabesco intaglio da mosaico bizantino di Ravenna.

Alla fine, ce la faccio. Adesso però mi occorre un cardiologo. La pressione è scesa al minimo storico.

Il cartoncino è rimasto, cazzo, leggermente segnato e ammaccato da tale manesca, oserei dire poco maneggevole, non tanto leggiadra mia palpata su dita appena lavate col sapone detergente anche il demone sotto la pelle di Kyle.

Sì, Cronenberg e Lynch s’intrecciano in Twin Peaks 3. Infatti, non vi è solamente la citazione di The Fly ma si va a parare anche su Starman di Carpenter.

Con tanto di “alieno” Dougie Jones che, nella scena delle slotmachine, sembra Jeff Bridges.

Sì, in casa mia è conservato uno dei capolavori più alti della Settima Arte più raffinata. Una perla impareggiabile, una bellezza ancor più magnetica della mitica G. Guida.

Sì, la Guida fu un’icona erotica delle commedie da quattro soldi un po’ pecorecce degli anni settanta.

Una Guida poco spirituale, diciamo, ah ah.

Una bionda da lasciar stecchito ogni Dorelli in tre secondi netti.

Io, nel lontano 2012, la vedevo spesso. Abita nel bolognese e, soventemente, la domenica mattina andava a far colazione alla pasticceria di Casalecchio di Reno, La Dolce Lucia.

Lei vive ancora del suo “mito”. È stata la fantasia inaudita di milioni d’italiani arrapati e ignorantissimi in quegli anni per lei d’oro…

E, per non farsi riconoscere, inforcava puntualmente, impeccabilmente occhiali da sole anche alla vigilia di Natale.

Ora, che vi posso dire?

La gente è assai suggestionabile e molto sciocca. Mi trovavo in questa pasticceria ed ecco che vidi entrare una donna. Una donna normale come tutte le altre. Non più giovanissima ma di ottimo aspetto.

Al che, udii ronzare nell’aria le voci incuriosite dei presenti… un cicaleccio di parole confuse si frastagliarono nella morbida atmosfera calorosa. Ah ah:

avete visto chi è? È la Guida.

 

Gli uomini, dall’avvocato super commendatore al buttafuori della bettola più sgarrupata, incominciarono a pasticciarla di occhiatone da leccaculo, avvicinandosi a lei in segno di riverente cortesia ruffiana da marpioni.

Porgendole baciamano che anelavano, dietro la gentilezza da cioccolatai, il mascarpone di notti ancor ribalde e gloriose con questa G… a.

Notti golose da infimi peccatori alla Se7en.

E dire che non vidi nessun uomo, fra questi, bello come Brad Pitt e nemmeno saggio come Morgan Freeman.

Uomini semmai che, dopo aver assaggiato le diplomatiche, fecero i diplomatici, sperando in una reciproca cremosità da merde diarreiche.

E poi il matto sarei io? Sarei io il Kevin Spacey di turno?

Mah, a me parve e pare una donna normalissima. Né più né meno di tante altre donne carine. Poi ha ora la sua età. Per la madonna!

Ma l’Italia è sempre stata questa. Vive di miti assurdi, ha elevato in gloria… Pozzi Moana e invece ha spellato vivo Silvio Pellico.

In Italia, se stai male, ti dicono che basta comprare un flacone di penicillina. E, che se non ce la fai, sei come Pollicino e vai di pollici giù.

Sì, a proposito di Guida e Lino Banfi, ma quale belva umena! Sono solo un cinefilo mezzo disgrazieto!

Secondo voi che dice all’orecchio la signora Laura Palmer a Kyle?

Ci sono varie opzioni:

1) Kyle, hai risolto il mistero della scatola blu di Mulholland Drive? Il tuo Dougie Jones conosce bene la Watts. Ti ha spifferato qualcosa?

2) Kyle, sono Sheryl Lee. Se non era come sempre per Lynch, vivrei come Laura Palmer dell’episodio finale. Lo sai? Stesso discorso, amico, vale per te. Se non era per David, nessuno oramai ti cagava.

3) Mi indicheresti dov’è il bagno? Non si capisce niente in questa stanza. Ci son solo tende e piastrelle. Potevano mettere un cartello, no?

4) Finita questa scena, ce la facciamo una cenetta a lume di candela? Poi mi fai tutta la ceretta, ok?

5) Con questa serie noi abbiamo ottenuto la gloria. Sinceramente però, ah, non è che ci abbiano pagato benissimo.

 

Morale della favola: nella vita è importante amare Twin Peaks.

Ma non si fanno le cose soltanto per la Gloria…

Si fanno per campare un po’ più decorosamente?

Secondo me, sì.

Insomma, che te ne fai di una Laura, no, laurea se poi non capisci non solo Twin Peaks ma nemmeno, nel 2019(!), zuccone, come ordinare tramite Internet un dvd?

 

Sì, fratelli.

Nel 2019 inoltrato, sento gente che guadagna ventimila Euro al mese e non ha mai fatto un solo acquisto tramite Amazon.

Perché non sa come si fa.

E noi vogliamo farci giudicare da gente così misera? Sono dei taccagni, avari pure nei sentimenti più gratuiti.

In verità, vi dico che sanno benissimo come si fa! Eccome! Se devono pagare una su un sito e non starò a dirvi quale, dopo tre secondi ecco che ottengono uno spogliarello in Live Webcam.

Questo per dire quante seghe, no, quanto segue.

Molta gente dice che vorrebbe comprare un mio libro, invero non ha acquistato neppure l’anteprima.

– Ah, va bene. Mica sei obbligato. Se ne sei interessato, leggilo pure. Mi farebbe piacere.

– No, lo leggerei volentieri. Non vedo l’ora. Deve essere notevole. Un’ottima lettura. Ma sono poco pratico di acquisti online.

 

 

La verità che non gliene può fregar di meno.

Ci sta. Ma poi non mi venisse a dire che Twin Peaks 3 è una boiata.

– Ti è piaciuto?

– No, non tanto.

– Ah, come mai? M’interesserebbe il tuo punto di vista.

– Guarda, in realtà non l’ho visto.

– Non avevi voglia. Ci sta.

– No, non ho tempo.

– No, non ci credo.

 

Il tempo si trova sempre.

Benvenuti cioè nel Belpaese. Ove tutti sono poeti che ambiscono a… la Gloria (come dicono a Bologna, capoluogo ameno in cui mettono l’articolo determinativo davanti ai nomi propri femminili) senza aver mai letto un libro, ove tutti sono grandi attori dopo tre buone Polaroid, dove lo sport nazionale non è il Calcio, bensì il Rugby dei pugni in faccia e delle prese per il culo.

Purissima, nobilissima commediaccia all’italiana con un tocco di feste e santi, anche sani, patroni molto padrini…

 

di Stefano Falotico

Cooper Laura Palmer twin peaks

Teso di Laur(e)a


16 Oct

“Teso” di Laur(e)a, incentrata su un centrino del pizzetto da D’Artagnan su una donnaccia che mangia le pizzette col pizzo e anche col “bignè” dei cazzi cremosi

Adoro tutto ciò che è difforme dalla norma comune, guido in carreggiata contromano e sterzo ogni qualvolta una ragazza prova ad addolcirmi lo sterno se “spingo” troppo a “invertebrato” fludificante nel lavoro “balistico” mediano ad ala sinistra del pollo alla brace.

Sono un misogino conclamato, di “proporzioni” devastanti, ch’accresco con bilanc(ier)e oscillanti fra un perder peso da insonne sfamato e Nutella divorata su salame “piccante”.
Basculanti miei ormoni si calman per un po’, poi prendon di mira le laureande, per impartir loro mentali lavaggi a “lode” con d’aurei miei orgasmi (s)macchianti.
Sì, ficco il “calamaio” anche fra le brutte anatroccole, di fianchi lavoro sodo di dose come vuole il “simpatico” inchiostro del mio “calamaro” gigante.
Attenti al profondo rosso, se troppo aguzzi la vista, Nicolodi t’apparirà “attrazione fatale” in Dario Argento tenebroso, donna omicida, donna che potresti intravedere prima di “sgolarla”.
Come (in)castro io le donne fra le (s)barre neanche il cioccolato che lor “signoria” addenta perché le mestruazioni svolazzino via.
In men che non si “tiri”, lei urla e io, “indolore”, sguscio per altro tambureggiar di burro a penetrazioni lisce dell’olio di quando uno va su bellezze in carburar per nitore, odori e trombare a velocità Vin Diesel.
Premo il pedale, sfilo le loro pantofole, “calzo” anche le tope di biblioteca e poi regalo a codeste il mio “tomo” da studiar a “pappardella”. Sì, più me lo spappolano e più son “coglione”. Rimanendo all’asciutto di “credenziali” pur “dando una mano” a completare il lavoraccio. Son come 007, “agente” perturbante che vive sotto le muliebri acque, fra mulatte e mute che rendo “emollienti”, fradiciamente sguazzandolo in salir senza trofei da “san(t)ità”. Sì, pastrocchio di “farmi il culo” in maniera sporca affinché possa “inserirsi” integrata. Mi accanisco anche sulle anoressiche che mangian acida insalata a dimagrirle con integrale!

E me ne sbatto il cazzo se mi giudicate bene, male o di non classificabile pene.
L’importante è darci e fregarsene…, magnando a sbafo.

  1. Cani sciolti (2013)
    Prendi il cazzo più piccolo del Mondo, Mark Wahlberg boogie nights e il negro per eccellenza, il canile sa.
  2. Armageddon (1997)
    Ci vuole Bruce Willis ad allietare Liv Tyler di passeranno le nebulose.
  3. Con Air (1997)
    Il tamarro Cage è un grande.
  4. Last Vegas (2013)
    Aprirà il Torino Film Festival. Virzì definisce il suo Festival giovane, ho detto tutto.
  5. All’ultimo pugno (2013)
    Pensavo peggio, molto peggio. Invece, nella locandina, Bob fa la sua porca figura. Il suo fisico a 70 anni non è male, fa male.
  6. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)
    Facebook partorisce stalker muliebri e ninfomani un tanto a ora. Da me riceveranno solo lettere sgrammaticate.
  7. Vallanzasca. Gli angeli del male (2010)
    A Valeria Solarino, preferisco la solarità del mio.

Robert De Niro al Bates College


21 May

De Niro, “neolaureato”, deride e sbeffeggia elegantemente il sistema scolastisco americano, ottuso.

Lui è la dimostrazione che essere geni non è prerogativa dei laureati alla Bocconi. Anzi.

La scuola ottunde, castra, plagia.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)