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La situazione sociale-politica, lavorativa e artistica della scena italiana


17 Mar


Sì, veramente. Mi son scocciato. Qui passano sempre queste fiction con Sabrina Ferilli diretta dai Tognazzi. Ammorbanti, false produzioni per gente che oramai non ha molto da chiedere alla vita.

Patetiche come l’ultima lagna di Ligabue. Siamo passati dalla comunque apprezzabile Certe notti, canzone che aveva un senso perché apparteneva alla sua sincerità, alla sua onestà, oserei dire cafona ma poetica-campagnola, a quest’abominio, Certe donne brillano. Una scialba, ruffiana imitazione di Zucchero, donne… tùtùtù… ah ah.

Meglio quell’altra, appunto, canzone ove voleva sentirsi uomo. E, fra cosce e zanzare, come recita il celebre ritornello, tirava a campare nella provincia in modo Radiofreccia.

Un uomo del popolo, normalissimo, senza molti soldi. Che ci raccontava dei suoi bagordi, dei suoi amori selvaggi con un impeto e una vitalità straordinari. In quella canzone, sebbene altrove io abbia scritto altro in merito, ah ah, vi era tutto il suo cuore, sdrucito, combattivo, quello di un cantore-lottatore che pigliava batoste a tutt’andare. E con gli amici, al bar, almeno per un po’ si acchetava fra bevute e fugace calore.

Adesso è viziato il Liga. Si è appollaiato nel buonismo romantico più compiacente il femminismo da mimose. Sì, non ho mai capito perché si debba festeggiare l’8 Marzo. Per onorare la donna?

Abbiamo capito. Siete state per anni il sesso debole e avete subito angherie, prevaricazioni a raffica e avete dovuto sudare per ottenere il vostro spazio di luce e serenità.

Ok, adesso mi pare che la par condicio ci sia, no? Ah no? Ancora ce la menate?

Uomini, dico, ribellatevi contro questo movimento MeToo. Se la donna addà ess’ donna, l’uomo deve essere homo. Lo dice anche Catherine Deneuve, una che aveva eccome il suo perché. Se lo dice lei è perché l’uomo deve rimanere tale.

Vi ricordate nel secondo Rocky? Stallone dice a sua moglie, Talia Shire/Adriana, che se lui rispetta le sue scelte da donna, be’, lei deve permettere che lui rimanga un uomo.

E l’uomo deve essere anche un pugile, non tanto nella virilità squallida, bensì nel suo cuore…

E alla fine Sly non rinuncia al suo sogno.

Ora, vi spiego molto bene come stanno le cose perché mi sa che vi siete rammolliti come Rocky del terzo episodio. Vi siete infiacchiti. E adesso passate la vita a fare i moralizzatori e i pensatori liberi ma invero avete soltanto abdicato alla routine. Vi rivoglio nel ring e dovete ringhiare.

Sì, la dovremmo finire coi luoghi comuni, le stereotipie, la retorica di chi parla a vanvera ma ce l’ha sempre parato.

E quella lì di Destra? Ridacchia, sbeffeggia, fa anche le boccacce. E prende tutti a pesci in faccia… la bagascia riccona.

Eh sì, secondo lei non ci arriviamo. Per forza, lei è arrivata e sapete come. Oh oh.

Quelli di Sinistra, i più fottuti, sono pure peggio. Dei radicalchic ipocriti da far vergogna. Citano Marcel Proust e Philip Roth ma non credo che abbiano mai letto un solo loro libro. Al massimo, come tutta tal massa becera di finti intellettuali, riempiono le loro bacheche Facebook di citazioni un tanto a umore del giorno.

Il loro mondo non regge più. Questo mondo di programmini televisivi fatti d’inutili, controproducenti tribune elettorali.

E di recite parrocchiali.

I 5 Stelle è il partito degli ignoranti? Be’, certamente, Di Maio non è un grande letterato. A dirla tutta. Ma smettetela con la storia dei congiuntivo. Come dico io, non è da un congiuntivo e nemmeno dalla congiuntivite che si giudica un politico. Nemmeno un pollo. Neppure una donna e un uomo. Ci son cose più serie e importanti di un congiuntivo.

Al che, un mio amico mi chiede consiglio e io voglio essergli molto sincero.

– Sai, sono innamorato di quella di cui ti avevo parlato. Ma mi sa che finirà assai presto. Tu dici di no?

– No, dico di sì.

– Sei sempre così pessimista. Ah, grazie mille.

– No, sono realista. Ecco, raccontami. Ieri sera l’hai invitata a cena. Poi siete tornati a casa e avete fatto l’amore. Bene, anzi ottimo.

Toglimi una curiosità. Tu quanto guadagni al mese?

– Arrivo a stento sui 600 Euro.

– Ora, facciamo due conti. Devi calcolare l’oste.

– Quello del ristorante?

– No, quello della vita. Un oste assai severo. Sai? Bene, tu ami lei e lei, a quanto pare, ama te.

Perfetto, non fa una piega ma forse lo fate sulla trapunta.

Ora, lei, come tutte le donne e anche come tutti gli uomini, ha bisogno di divertimenti. Non solo quelli piacevoli del vostro far all’amore.

Vuole andare al cinema, vedere la tv, comprarsi un nuovo vestito. A queste modiche, si fa per dire, spese devi aggiungerci la benzina della macchina, le bollette di luce e gas, l’abbonamento a Fibra. E che mi dici? Vuoi toglierle pure Netflix?

No, Netflix lo teniamo. Così risparmiamo. Le sale son sempre affollate di gente che capisce poco di cinema e fa un baccano della madonna.

Il film è meglio che ve lo spariate e gustiate in intima solitudine, semmai a luce di candela.

Quindi, Netflix lo teniamo. Hai l’abbonamento Basic Instinct? Ah no? Solo basico? 8 Euro al mese. Sì, 7 Euro e 99 a casa mia fanno 8.

Dunque, due più due, mettiamoci anche che ieri tu avevi fretta, sei passato col rosso e ti è arrivata a casa una multa di 300 Euro.  E in quattro e quattr’otto lo stipendio non sta nel 730. Mi dici che ci sta? Che fai? Evadi?

Quanti soldi rimangono?

– Nessuno. Anzi, sono andato in passivo.

– Sì e lei fra qualche giorno andrà con un stronzo ignorante pieno di baiocchi. Capisc’?

 

Eppure questo discorso non funziona del tutto. Dare i redditi di cittadinanza non serve a niente. Mettere le toppe…

Ma mettiamo che tu, puta caso, come Chris Walken de La zona morta, sei un bravo insegnante, innamorato della tua donna. E tu e lei abbiate già stabilito il giorno delle nozze.

Ma fai un incidente pazzesco. E vai in coma.

Al tuo risveglio, come la vedi?

– Ah, la vedo solo qualche volta. Sta con un altro.

– Non parlavo di lei. Moralmente sei distrutto, economicamente pure peggio. Sì, nel film La zona morta, Chris ha il villino e campa con le ripetizioni private.

Ma è un film. Stephen King, fra l’altro, ha il villone. E ho detto tutto. Se Stephen scrive un libro horror, compra una macchina nuova al figlio. Se lo scrivi tu, ti fanno un TSO.

La realtà è ben diversa, bello mio. Tu il villino non ce l’hai e, con le ripetizioni, non solo non ti puoi comprare la casa bensì mi sa che presto ti sfratteranno. Eh sì.

Ci penseranno quelli di Destra a darti manforte? Ah, se sei nella merda è colpa tua?! Questo è il loro motto! Prova a dire una sola parola e ti sbattono in cura a far terapia di gruppo.

E poi vai di grappa! Alcolizzato perso. Altro che al galoppo!

Oppure quelli di Sinistra con la loro demagogia retorica? Hanno rovinato tutto con le loro utopie alla Bertolucci. Sì, Bernardo inneggiava all’amore, al godimento puro, alla libertà. Non col potere bensì col podere. Sì, la casa di Bertolucci, bellissima casa. Come in Beautiful.

– Perciò devo votare i 5 Stelle?

– No, vota per te.

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto. E smetti di compiacere il prossimo. Tanto, se vorranno fregarti, puoi essere pure premio Nobel.

– Sei un duro.

– Mi spiace contraddirti per l’ennesima volta.

Sono stanco. Delle chiacchiere, delle urla, delle belle parole. Delle fregature.

Fidati, amico. La fregatura non è una cosa da duri. È solo una rottura. Se non volete credermi e pensate che dica solo stronzate, mi sa che questa sarà la vostra faccia…

Pacino Dog Day Afternoon

 

di Stefano Falotico

 

George Lonegan/Matt Damon di Hereafter, riflessione spirituale, filosofica, psichiatrica, anche pubica


19 Feb

damon hereafter

Uhm, devo metabolizzare questo film. L’ho visto l’altra sera per la prima volta in vita mia. L’ho anche recensito ma non sono convinto che la mia recensione, a sangue freddo, combaci adesso sempre più con l’idea che ho maturato in merito al valore del film stesso.

Sicuramente non è indigesto.

Devo esservi sincero. Dopo averlo visto, non mi aveva lasciato buone sensazioni o, perlomeno, mi aveva appagato soltanto in parte. Scontentandomi decisamente per l’andamento troppo indubbiamente lento della prima parte, per alcune prolissità a mio avviso superflue, per il finale persino, oserei dire, un po’ imbarazzante, e per due degli attori protagonisti, ovvero Cécile de France e il piccolo Marcus interpretato cioè da Frankie McLaren. A proposito, l’altro fratello gemello, Jason, è davvero il gemello di Frankie nella vita reale? Suppongo di sì.

Anche se non trovo informazioni esaustive a riguardo che possano confermare la mia ovvia, elementare intuizione. Comunque, certamente, è il fratello. Non si scappa. Anzi, scappa da dei bulli e crepa, messo sotto da una macchina.

Ecco, partiamo dalla de France. Interpreta una giornalista francese ma Cécile, invero, non è francese di nascita. È belga. Poi, dall’età di diciassette anni, ha sempre vissuto nella Nazione della Torre Eiffel e infatti le sue lunghissime, morbide, magnifiche gambe (e l’incipit di Hereafter mi ha scombussolato non poco quando, mezza ignuda, soltanto in mutandine si alza dal letto, provocandomi un uragano Tsunami di proporzioni bibliche…), ecco, non perdiamoci in schizzi travolgenti, dicevo… sì, è una donna bellissima, non si fosse capito che ha sortito e sortirà in me un effetto cataclismatico, ah ah, una passera molto elegante, di alta classe.

Ma, secondo me, non era adatta per la parte. Eastwood l’ha presa solo perché parla appunto in francese?

No, non ci sta. Ripeto, assai fotogenica, anche troppo. Questo è il problema. Per il ruolo della sconvolta telegiornalista Marie, occorreva un’attrice forse meno appariscente ma di maggiore presenza attoriale.

Sì, semmai una bruttina stagionata. Non una gnocca esagerata. Ah ah.

Mamie Gummer, la figlia di Meryl Streep. Ha una faccia da manicomio. The Ward di Carpenter docet. Ma sa recitare ed è inquietante.

D’altronde, se sei figlia di Meryl Streep qualcosa avrai imparato, no? Anche in fatto di bruttezza, eh.

Oh, diciamocela. Meryl è grandissima ma è sempre stata un cesso. L’ho detta, cazzo!

E poi chi è quel bambagione che hanno scelto compagno di CECILIA? Si sveglia come un coglione, guarda fuori dalla finestra dell’albergo a 5 stelle, al che vede il mare aprirsi come ne I dieci comandamenti e non fa una piega. Rimane impassibile, restando immobile come uno stoccafisso, in contemplazione quasi adorante, come se avesse visto Mosè.

Peraltro, questa scena Eastwood me la deve giustificare. Possibile che un uragano di tale portata, guarda un po’ la fatalità, distrugga un’intera città costiera e invece non sfiora nemmeno questo bellimbusto?

Che rimane a torso nudo come in una pubblicità dei biscotti con tanto di boxer al motto… il mattino ha il Nesquik in bocca?

In realtà, non è colpa sua. In effetti, come detto, la notte prima aveva ingroppato Cécile e ci doveva mettere un po’ per ritornare a uno stato lucido di normalità. Ah ah.

Quello che invece non torna più “normale” è Matt Damon. Una sorta di Chris Walken de La zona morta, in versione più speranzosa.

Walken si sveglia dal coma, va dalla sua bella e scopre che è stata fottuta da un altro. Al che capisce che Martin Sheen scatenerà una guerra atomica ben peggiore di un’Apocalypse Now misto a Il cacciatore.

Aiuta la polizia locale per catturare un omicida bastardo ma poi tutti lo screditano e trattano da fenomeno da baraccone. Allora, compreso che non solo ha perso degli anni fondamentali di vita ma anche la sua donna, la sua cattedra scolastica e pure il saluto dei vicini, ma sì, andata per andata almeno incula il figlio di puttana, il Presidente della minchia, la testa di cazzo per antonomasia.

Damon, invece, oltre a beccarsi la super-sfiga di essere stato operato maluccio al cervello, si cucca una diagnosi sbagliata da dei malati di mente, degli psichiatri ciarlatani, schizofrenici e deliranti. I quali pensano che in verità non possegga nessun dono e lo stigmatizzano.

Mah, povero matto? No, povero Matt. In Italia, pensate, abbiamo il Divino Otelma. Uno psicotico allucinante e la gente l’ha reso pure ricco. Adesso capisco molte cose di questo Paese di ritardati.

Sì, continuate a farvi imbonire da questi domatori del circo. Il sottoscritto non lo imbonirete mai.

E se vorrete farmi credere che non sono un illuminato ma un puttaniere che racconta balle, ecco cosa vi aspetta.

Ve la siete andata a cercare. Sì, l’altra sera, e qui, sì, sparo una bischerata sconvolgente, una donna alla Bryce Dallas Howard ha chiesto d’incontrarmi.

Sì, l’ho incontrata. Al che ha cominciato a volermi istupidire. Mi ha detto che andrei educato maggiormente alla dolcezza. E io, ben lieto di essere allietato dal suo alito dolcificante la lingua sciogliente nel suo palato spappolante, le ho fatto assaggiare una noce moscata… fragrante, ah ah.

Lei ha gustato e sgranocchiato, se l’è snocciolato tutto, insomma. Masticando con appetito. Sì, sì, sì.

– Molto saporito ma ancora un po’ salato. Hai mai pensato che Antonino Cannavacciuolo potrebbe aiutarti a renderlo più squisito e succulento? Mettendo pepe a quel che è già un buon pene ma, sai, si potrebbe aggiungere qualche spezia speciale per far sì che possa sciogliersi in maniera più stuzzicante.

Una bella spruzzatina e via.

– Guarda che ha/o spruzzato ottimamente.

– Sì, sì. Ma è uscito dal forno stracotto.

 

Insomma, dove l’ho pescata questa qui? Al banco delle scadute? Non è donna di bon ton, sì, come tatto non la metto in discussione, sì, d’una sensibilità unica, oserei dire deliziosa. Soffice e cremosa.

Ma comunque è stata sgarbata e di cattivo gusto. Una mezza zoccoletta, diciamocelo.

Che cazzo voleva di più? Ah ah.

Ce la possiamo dire, signor Matt Damon? Meglio che tu questa qui l’abbia persa. Ti avrebbe portato al cinema a vedere Vincenzo Salemme e, nei momenti di sua forte depressione, ti avrebbe costretto a imparare a memoria tutte le canzoni di Elisa.

– Dai, canta con me. Mi sento giù, stasera.

– Va be’. Elisa ci può anche stare. Basta che non mi obblighi a cantare Laura Pausini e Francesca Michielin.

– Perché no? Sono bravissime.

– Certamente. A far la pasta sfoglia. Che poi manco quella fanno. Quelle, con le loro canzoni per deficienti croniche, rendono le adolescenti dei mattarelli. No, volevo dire delle matterelle.

– Sei proprio uno stronzo.

– Abbastanza. Infatti, sono sempre più solo.

 

E sapete perché? Perché non amo le mezze seghe.

Una sega bisogna spararsela intera. Senza misure che tengano.

Ora, una bella doccia fredda, a voi, ovviamente, e vi lascio al vostro mondo ipocrita da American Beauty.

Ah ah.

Sono sempre più grande.

Lo so.

Chi vuole l’autografo?

Matt Damon?

– Grazie, signor Falotico, mi firmerebbe il suo libro Il cadavere di Dracula?

– Certo, con molto piacere.

– Lei, quindi, per aver scritto questo libro avrà fatto molte ricerche sui vampiri.

– Sì, qualcosa sì. Ma mi sa che farò la fine di questo qui.

– Cosa? Lei si ricorda di questa gag di Aldo, Giovanni e Giacomo?

– Sì, io mi ricordo tutto. Siete voi che avete la memoria breve. E anche qualcos’altro.

 

E soprattutto: io la vedo molto bene, voi la vedete in maniera distorta, infatti neppure una racchia da competizione ve la dà.
Insomma, non la vedete proprio.

E nemmeno io vi vedo.

 

A proposito di Cronenberg, anche questo non scherza.

di Stefano Falotico

In flebile attesa de La Torre Nera, qualcuno sostiene che tutti i film tratti da King siano mediocri


06 Aug

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Ora, non mi aspetto molto dall’accoppiata Elba-McConaughey e le negativissime critiche americane mi dan ragione e “stimolano” questo mio pensiero. Ma ho trovato quest’articolo che mi ha turbato come un Pennywise coi suoi palloncini “galleggianti”. Costui sostiene che, eccetto Shining, tutti i film tratti da King siano delle schifezze. Ora, concordo sul tv movie IT, che vale solo per il make up di Tim Curry, ma che bestemmia. C’è da dire che molte trasposizioni in effetti sono inguardabili, ma quanti invece ottimi film tratti dal maestro dell’horror.

di Stefano Faloticozona_morta_11 00048811

“Noir Nightmare” su Bookshelf e 10Libri


13 Feb

Un genio inconfutabile su videointervista televisiva ché la vita è come un “omicidio in diretta” contro chi complottò, e io, voyeuristico, capto ipnotico e da gatto li catturai, dunque…

 “Inguatto” i guitti!

Film del “Buongiorno” a Mezzanotte e dintorni: Omicidio in diretta di Brian De Palma che ringrazia Iddio ad Atlantic City, mangiandosi, nel “Mannaggia”, uno snack food a base di vapori nei ravioli d’una “viola”

Il mio amico Frusciante, come ogni dì, ci solleticò su Facebook, deliziandoci del trailer alla Snake Eyes. Ma osò azzardare di Nicola Coppola, senza timor reverenziale, dunque sfilò la “nuziale” Gugino Carla, donna sempre in zona “sifilide”, e la spalmò sul “ring” dell’incontro al buio “truccato”, urlando, durante l’acme dell’amplesso, “Ecco che arriva il dolore!”.

Invero, trattasi di “cagata pazzesca” ma ottima, con un Cage, a dispetto dei santi e delle sue puttane, non male. Come si dice in gergo, “Non malvagio”. Anche se non sai, dalle prime inquadrature, se è un cattivo stronzo o smidollato con le anelle al mignolo di cafone m(in)uscolo.

Insomma, parte tamarro che sbraita nell’adrenalinico incontenibile su rilascio d’endorfine erotiche alla rossa in prima fila, la fulva vulvona Fulton, sua ex moglie che lo indebitò dopo averglielo succhiato con tanto di “figlioccio”, poi si calma, si tira su il bavero, si pulisce dalla bava, sebbene osservi la Gugino per “sfondarla” fra i cuscin(ett)i, controlla i nostri schermi (tele)visivi, quindi pensa che non si sia trattato d’uno scherzo ma d’un mastodontico complotto con tanto di spolverino-polvere da sparo nel Gary Sinise che soffre un po’ di sinusite. Infatti, assoldato come guardia del corpo, è già corrotto e infettato, non più curabile. Cage “annusa” col suo nasone, e perciò vuole “ingollarglielo” ma viene distratto da Carla, “tanto bona e cara(ti)”, da perdere la bussola e perfino le palle s-quadratissime su camiciona floreale.

Ci son molti de-trattori che non amano questo film, bensì, già alla sua uscita (di sicurezza…),vollero raderlo da mietitrici, pensando che il mentore Brian si fosse indementito nel troppo “guardone”.

A ben vedere, invece, la pellicola funziona ed è efficacissima di manierismo esagerato. Fin dall’inizio, ri-montato in pianissimo… sequenza senza molto senso ma fluttuante nei seni delle spettatrici, poi oscillante e adamantino con tanto di “rubino” finale.

Invero, il final cut prevedeva un’end “rubinetto” turbinante contro i turlupinanti.

Un’onda anomala, causa uragano, doveva travolgere il casino/ò e “insabbiare” tutti i colpevoli.

Cage che, per tutte le due ore meno mezza, starnazza e non ci capisce un cazz’, si salva la faccia con un gesto eroico da poliziotto coi controcoglioni.
Tanto che rischia perfino di “raschiarlo” dentro Carlona, la gran ficona.

Voto a questa depalmiata: 3 palmette senza Palma a Cannes.

Picchi… di genialità “genitale” male(in)fica

Da quando risbocciai, amo anch’io le boccione, prima prendevo in giro i bocciati, spedendoli di bowling alla bocciofila. Ah, quei fifoni meritavan solo il mio fischietto con tanto d’infiacchirli per mangiarmi le pere… del fisico d’una “melina”. La melina è la classica “tarantella” fra un pollo nel mezzo e chi lo “gioga” attorno. La storia della mia s-figa.

A un certo punto del mio cammin di “rotta” vita, sviai nel vicolo dei “ratti”. Nel vicoletto, puoi scovare una cat per pelo “allisciabile” con tanto di “raccattarla”. Mica come gli accattoni che, quatti quatti, fan i signori e poi son ignoranti anche con le mignotte.

Il ratto, di suo, è “scarpetta” conclamata come gli zitoni della Barilla, per una mollica che non molla, anche se poi scoreggia con del vino rosé ad arrossare gli altri astanti. Si credon aitanti e di cotanto sdegno nei dentini stuzzicanti. So, per certo, che la loro è una cena da cretini. Quindi, meglio un criceto.
Costa poco e puoi coccolarlo, a differenza delle zoccole… Quelle voglion solo un lupetto impettito con lo stomaco villoso da fegato alla Vasco Rossi.

Non posso negarmi alla Natura, che m’ha voluto cerbiatto e anche volpe Antichrist che urla “Il caos regna!”. Sì, miei ragni, in quest’esistenza, arrangiatevi!

Vi profumate nel deodorante che adora il maschio d’addome sull’idioma, sudato-ascellato, da idioti puri senza von Trier che tenga. Voi, omaccioni, andate matti per il tanga, e la vostra lei, intanto-“nel ventre”, balla il tango con un Orango. Quando voi siete assenti, “giustificati” nel punire la segretaria, lei vi dà “pen” per focaccia e si svende al figone con tanto di “borraccia…” nel “Pigliamola in compagnia”. Beviamocela a collo con tanto di tracolla e lei che collasserà.

In questa società d’imbecilli e di bellimbusti, di fustini da lavatrice, solo un Uomo può “darvelo” nel dirvela: tua moglie fu mia quando ancora ascoltava Mina, adesso canta forever mine con le mine del generale vagante e vacantissimo.
Aspettando i funerali dei figli, di cui non vede l’ora di levarseli dalle palle.
Eh sì, il femminismo ha prodotto “donne” con gli attributi, castratrici come po(r)che.

Dopo aver trombato tutta l’azienda, oggi han trovato la consolazione che fa al “cazzo” loro: Facebook.

In quel bordello di massa e “massime” estrapolate da scrittori minimalisti, esse animaleggiano di sculettate, fra chi tifa Juve per lo Scudetto e chi Bukowski per altri etti di bovaro, con video “supposta” di Ligabue, lo spronante zotico che si crede Springsteen ma a cui, invece, schitarrerò di catarro.
Avare, quindi, van a teatro per ipocondriache vis(i)oni da Molière mule nei mulini a vento col ventaglio, millantando d’aver recitato nella parte della protagonista agnostica fra le ostriche dell’oste, cioè la maschera migliore della messa, quello che strappa il biglietto e pure le mutande, tanto se lo licenziano, non può perdere la faccia. Sì, interpreta Arlecchino, quindi non ci sarà Pirandello a renderlo Pulcinella, né “coccinelle” a farglielo nero. Egli è mille colori e ne vuole un milione ad appannaggio di un appannarlo nel dietro le quinte di terzetto-triangolo con le ballerine sulle punte nel seno di seconda al medio. E, mentre s-monta baracche, vacche e burattini, fra il burro e Balanzone, grida “Vai in Mona Lisa!”.

L’altro pomeriggio, un “contatto” m’ha cancellato. Chiesi spiegazioni:

– Scusa Elena, perché mi hai alienato?
– Sei lento. Non dovevi allentare la tensione.
– Ti stavo am-mirando e basta.
– Ecco, tu contempli e io, nel contempo, suono il mio “pianoforte” col dottor Bontempi.
– Eh. Sei un’angioletta da “Botticelli”, c’è sempre un Boncompagni che ti venera. Attenta, poi rimani delusa…
– A parte “tutto”. Puntavi solo su “quello”. Cercavo una relazione di testa. Non sono come Angiolini Ambra.
– E una tastazione di “tosto”, no? Per, resistente, rendermelo ombra in te diavoletta?
– Cioè?
– Ecco, datti al rotocalco. In copertina, c’è Massimo Vincente, fratello dell’Interrante, che è terrone quanto tu sei terragna. Però, tifa per il Milan. Dovresti saperlo, è berlusconiano, infatti, per accaparrarsi i tuoi voti, compra Balotelli, detto il cedrone-limone delle “belline” che belano col suo uccellone tricolore ma importazione di rigore.
– Che dici?
– Io non dico. Io do, a te no.

E ricorda, puttana: Stan Laurel fa Stanlio perché l’umanità è pasciuta nell’Hard-y che mi par troppo grasso per me. Sai, stupido è, chi lo stupido fa.

– Sei Forrest Gump?

– No, con me, la “tua” foresta non sarà bosco di glup!

– Sei un rospo!

– Sputa su un “altro”. E vedi di lavare il pavimento. Troppi tuoi dementi han dimenticato d’esser s-venuti senza pulirti.

Storie di ripicche infantili d’un pachiderma, malato di mente d’epidermide e odio a pelle, che si massaggia d’olio nella sua esecrabilissima vita da cocco su noce moscata del suo roditore con c-rapa

Nel quartiere, sono uno smargiasso e, se qualcuno rompe il…, lo sedo e lo “rassereno” subito, ficcandogli una lobotomia sapor non attenuato, ma “tenerissimo” di carta igienica a smerdarlo da Tenderly.

Ah, quanti ne abbiamo. In questo Mondo di “tenori”, ove tutti voglion far valere la propria vocina (stesera inizia Sanremo, ce risemo cogli scemi), alzando la cresta, mangiano i Teneroni e pretendono poi, perlopiù-meno a meno(a)marti, con tanto di pet(t)o scatologico, di scassarti e “gelatinizzarti” come la Simmenthal, appollaiati al porcile ove sgallettan per il pollo da far arrosto.

Ho sempre disprezzato costoro e, ciò che mi rende semplicemente geniale, è il “fallo” senza fair play. Sì, il mio (com)portamento è corpulento su dinamiche dinamitarde. Quando bombardano, io, con un bombolone “cremoso” su zucchero (af)filato, rifletto se bombarmi la loro moglie, spalamndole il Nutellone quando mi è nuda e umida nelle papille. Ci medito ma non mi (con)“viene”. Donnetta di malaffare da confettini, preferisco altre confetture, affettando i maiali di parimenti “affetto” alla lor boria affettata.

Prendiamo, ad esempio, una famiglia di morti di fame.

Ne abbiam già discusso, anche in sedi più opportune, cfr. tribunale causa oltraggi al mio pudore vigliaccamente “vilipeso” ché agognaron d’appendermi ma furon sgozzati e da me(nte), con delle lenticchie “portafortuna”, conditi a rosolarli come lo zampone di San Silvestro.

Sì, sono Titti, non lo sapete? Canarino tanto “carinuccio” che tira fuori gli artigli da canini. Di mio, non ho mai tollerato Audrey Hepburn e le colazioni da Tiffany. Ho sempre prediletto, senza preti a disfarmi i letti, “tuffarlo” nell’ano. Per un pasto nutriente e notturno di mia brioche ad allattarmi-immerso su dimensioni immense.
Basta con la mensa e i brodini! Messalina, mettiti a novanta e sbrodola!

Afferrando poi uno con una “risata da zafferano” e suonargliele di zampogna.
Lo sfianco mentre sfiato nei fianchi della sua “suina”, tanto asinina, da bue del presepino nel riscaldarla dal freddo e dal gelo, e “scende dalle stelle”, senza Mulino Bianco ma bianchissimo mentre “la” rabbonisco da stallone nella stalla.

Dopo questa digressione a regredirli e a erudirli, tornerei, toro-sverginatissimo, sulla famiglia tanto “tornita” quanto presto, nuovamente (eh sì, li rimetteremo a nuovo, son delle uova marce da soldatini in marcia nel “marchiare” così come ora marcati a brace, senz’abbracci), a torcer il loro braccio “violento”.

La madre, sicula rinnegata da un padre manesco che la riempiva di “miele” a smaltarla, “ammaliante”, nell’incesto smielato, da pedofila pentita divenne una “professoressa” compunta/ina troiettona a introiettarli di lezioncine per farli crescere da piccini a grandoni in lei aggradata e ben vezzeggiata.
Dalla Sicilia emigrò a Bologna e, dopo un paio d’altri “calzoni”, sposò un trombone da “tromba di culo e sanità di corpo”. Brevemente, glielo “allungava” al fin di salvarla con “salive” eccitanti quanto Calcutta, poco cicuta, simil Madre Teresa in uno “teso” sulla sua cute ad “accudirla” nella fog-n-a. Le lezioni orali del labiale ac-cul-turato nel cinturarla su erezione uguale alla minzione del suo panzon. Eh, il recinto delle pecorine.
Da tale accoppiamento forzato, nacquero due gemelli, ibridi fra i lombrichi e i vermi schiacciati perfino dalle lumache più “cammelle”.

Indirizzati alle Guido Reni, già allora il pater gliele spaccava, congestionando la loro minchia al Minghetti, liceo di bambagie a capo d’insegnatucoli barbogi e barbosi.
Presto, invecchiarono precocemente secondo il teorema ribaltato di Nietzsche: “Ciò che non ammazza, rende più forti”.

Sì, dal romanticismo candido dell’infanzia al cinismo in-dotto(rino) dopo tante tirate d’orecchie. Ah, se “lo” tirano, fra un onanismo fantasioso d’una diva americana da cui pendon dalle labbra e un dar del lebbroso alle lepri, razza a cui m’annetto senz’ammanettarmi a questa stirpe di sterco già innevato. Io, tali inetti, li inietto e li aborro. Che aborto! Ci voleva il cesareo di congiura a non dar al Mondo quel che non è umano. I miei nervi son aguzzi, e corro fra le praterie, indossando un ermellino comprato a Prato, capoluogo toscano ove John Malkovich mi regalò un cappotto di cashmere, fibra tessile delle loro industrie soffici per il mio “caprone” sbattuto in faccione a questi Al Capone, contro i quali mi scornai, e che sconteranno senza saldi una solo pelliccia: la penicillina di quando, in carcere, saran spelati. Spolpateli! Inneggiavano ai baci profumo pompelmo e, invece, saran spremuta!

Sì, se incontro dei fascisti, fascio le loro bocche. Non metteranno più becco al mio dire e ardimentoso indurirmi per indebolirli. Chiameranno psichiatri con la pipa ma mi siederò sul loro divanetto di pelle, sparandomi una pippa mentre leggo le avventure di Pippo.

E poi saltando addosso allo sciacallo delle anime, inveendogli così: “Ah, credevi fossi un Topolino, invece ho visto Full Metal Jacket e sono un Joker. Quindi, vedi d’addolcire la paziente che si spazientisce se non le fai il “depot” di somministrazione, “somma”, intramuscolare nella sua vagina, e lascia stare Edgar Allan Poe. Altrimenti, dementone, te lo piazzo io di terrore. Non darmi caramelline e torroncini. Torrido sarai da me inorridito”.

Chiara l’antifona? Se non v’è stata illuminante, il “luminare” andrà al solito con le lucciole e gli spengeremo anche lo “spinterogeno”.

Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Non si può, è maledetta.
E lontana dai maldicenti. Al bisogno, son un bisonte di bis(cotto).

Son io che dico, son io che t’addito e te lo infilo:

 

– Stefano, non ti cambia neppure Gesù Cristo, sei incorreggibile.
– Certo, è ovvio.
– Come mai?
– Cristo sono io. A volte, quando soffro d’onnipotenza, le do al mio Creatore, ne assumo le sembianze, divento Dio e scaccio il Diavolo a botte di calci.
– Finirai all’Inferno.
– Meglio di questo “Paradiso” in terra. L’umanità non s’è evoluta da Adamo ed Eva. Adamo è rimasto uno che voleva solo fottersela, ed Eva lo condannò a e-spiare Lucifero, mentre si lucidava le unghie con un ungulato “grosso”.

Ho detto tutto.

Ora, silenzio!

Anzi no. Alcuni, ascoltando la mia voce, mi han paragonato a Fausto Paravidino. Di mio, so che non sono un tipo da Daria Bignardi, ma gioco a Calcio vicino a Villa Pallavicini, ove le stendo, nel campetto-erbetta, queste micine vicinissime.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Faust (2010)
  2. Videodrome (1983)
  3. La zona morta (1983)
  4. Scanners (1980)
  5. 15 minuti. Follia omicida a New York (2000)
  6. Crash (1996)
  7. Omicidio in diretta (1998)

Perché amo Stephen King?


02 Jan

A-adoro e non “addormo” ma(i) domo il mio orso Cujo (bi)polare in canottiera apolide in questi monopoli di polli: video ch’esplica la mia voce che fu muta e ora è mutevole

Che sia un felice anno non bisestile ma gioioso di seni elevati alla s(i)esta!

Quando l’alba, serena, già accudisce il mio Spirito guerriero d’un (im)personale solitario retrovia che giammai è ritrosia ma non atrofizzarmi nei trofei da troie, “eremitando” vado in me sgomitando, raggomitolato nel rannicchiar ischeletrito d’ansia cosmica che irride le buffe comicità irresistibili d’una società malsana, alle sue origini già (s)radicata nelle ebetudini “cortesie” del baciamano ruffiano per poi “calzarlo” in calze a rete, invero son degli irretiti ranto di “lauree” arredate quanto di (s)comode modalità al loro autoinganno sempre più incanalato nei canali di scolo ove, tra navigazioni di furbizia fangosa e laidona, porgeran le gaunciotte a un guanciale in cui guair con una sguaiata che fingerà d’esser una guaritrice dei loro stati alterati e bradi da branco tribale dei trambusti irosi del “tirarselo” poi quando (con)verrà il vento a bandiera di esibizioni onanistiche del più masturbatorio orgoglio che tanto profuma (?) di dignitoso “valore”, a mio avviso indecoroso e da “colorar” solo d’un savio sberleffo e tante appunto beffe di “buffetti” sui miei baffi affabulanti e d’arzigogolo peloso, ispido e nella loro sgradevolezza da violar su mio abito viola “impresentabile” ma a me appetibilissimo con risata fuorviante a tal furfanti.
Quanti farabutti, io ne son il buttafuori. Provarono a “svezzarmi” affinché mi “sfogassi” ma l’infiocchettai senza fiochezze, però con un bel fuoco.

Quanti ne abbiamo visti, noi figli della generazione metallica nell’arrugginirci di carne ossuta mai ossidata e sudata, spellata da raschiar senza dopobarba “glabro” di freschezza. Noi affrescammo il Mondo, murando vivi coloro che ci scolorirono. Fummo intimati ad affumicarci nell’arrostir il nostro fegato dietro i loro (in)dotti rimpianti, invece perseveriamo d’imperterrito inferocirci senza più questo circuir vanità nostra dal circo orrorifico sempre “trapezista” di fighe “calorifere”.

Io son il pestifero e legifererò a mio reddito senza il pro capite di questi capitalisti!
Voglio le loro teste. Prima testarne di tastazione le “castrazioni” con cui s’illusero che non c’allupassimo e quindi, di lupara, “palparli” quando parleranno, aprendo le loro bocche per “imboccare” di “palle”, “gustative”, fedifraghe compagn(i)e nelle campagne ove non è reato toccar “con mano” quelle a cui “ammainarlo”.

Io sono il marinaio, quando recito uso la mia modulazione di frequenza e non frequento chi potrebbe distorcere, d’interferenze psichiche, la dinamica di cui vi vengo-esplodendo con dinamite a inimicarmi il vostro ammiccar d’amichette.

Basta coi giochetti. Chi volle che io non volassi, adesso pagherà e, se non patirà, allora raggiungeremo un patto. S’aprirà la patta, sarà tagliato, mentre raglierà l’ugola del suo pasciuto godere, e poi nel seder lo “intaglierò”, fra un elastico suo dolorin e poi ancora di “taglierino”.
Fin a quando, in preda all’apice del “pisello” sul punto “svenevole” di collasso nel già prossimo, eternamente appisolato, per evitar altro dolore “insostenibilissimo”, afferrerà… una pistola con tanto d’ultima “botta”. Gratificante da graticola nel poi buttarlo alle ortiche. Lì, “smozzato”, “salamandresco” avrà gli ultimi sussulti “virili” del serpentin da me, appunto, di pene “appianato” nel torto ora (e)storto.

Da piccolo amavo il Cinema dei gladiatori, fui silence of the lambs ma ho scoperto che, anziché Vergine, nel calendario celtico, sono Toro vichingo. Dunque, non conchiglia da depresso ma “guglia” dei miei alla francese.

Sì, di lingua io languidamente annacquo chi criminale nacque, benedicendolo nel “darmelo” per poi gettarlo, e incuneandomi in ciò che vorrò.

Poiché l’erba voglio esiste solo nel giardino del Re.
E io sono tutti quelli di Roma. A volte, in questo florilegio di vostri luoghi comuni, credo che il mio praterello abbia sette vite.

Oggi gatto, domani t’abbaio.
Lascia stare il mio cantuccio altrimenti ti metto a cuccia.

Buona caccia.

Comunque, ieri sera ho assistito all’ennesima versione della “celeberrima”, cultissima “Maracaibo” del Calà Jerry.

L’unica volta che valse qualcosa è quando voleva scoparsi Sabrina Salerno, ma finì in mutande.
Adesso non ha più i capelli e neanche la faccia.

L’8 Gennaio presenterò a Roma “Noir Nightmare”.
Dopo doverose parole di rito, mi “ritirerò” così.
In tiro…

– Bravo, complimenti Falotico. Ci racconta adesso la sua storia?
– Sì, impazzii e ora ho fatto impazzire gli psicologi. Il mio primo analista fu ficcato nell’ano così. Lui mi chiese se andavo in chiesa e io risposi che confessai sua moglie.
– Davvero?
– Non lo so, ma lui sì.
Ecco, ne ho passate tante. Belle, soprattutto racchie. Ma ancor non gracchio, vuole grattarmelo, rimanendo in tema di “formaggi” e topi?
– Come? Come prego?
– Non amo le preghiere. Si piegherebbe?
– Si spieghi meglio.
– Ecco, ho pubblicato ed è una buona lettura. Ma, di lettiga, essendo Lei una bona“romana”, aromatizzerebbe il mio pelo pubico?
– Lei non pubblicherà più nulla.
– Si vedrà.
– Cosa?
– Quel che Lei vuol vedere. Si spogli. Qui, davanti al pubblico!

Applauso!

Guardate questo Faloticon’ nel San Silvestrone!

Silenzio! Parla il Comandante!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Misery non deve morire (1990)
  2. L’ultima eclissi (1995)
  3. La zona morta (1983)
  4. Shining (1980)
  5. Stand by Me – Ricordo di un’estate (1986)
  6. Cuori in Atlantide (2001)
  7. Cujo (1983)
    Bau bau, son il Babau!

Batman versione Che Guevara con la chitarra fra le gambe a sputar in faccia ai bambini con le carie e col catarro


23 Jul

 

Amo la mia lingua quando assaggia le “palle gustative” altrui.
E di carezzevol “lacché”, nella carrozzeria mia placcata di bronzeo “pudor” a “sudarli freddi”

Essere o non essere?
Meglio “scolarsela”, “erculeamente” al fin, “propedeutico”, dell’unica “dieta” per cui val la “valle”: la pace del corpore sano e “insanguinato” va guarnito di fiori nel mio prato, sulla letizia armonica di balli e feste nelle erbe verdeggianti del mio “arbusto”, bastion moro nel “castagneto” delle castane e bastimento di pugni ai falsi casti, da smorire e castrar!

Nella mia vita non c’è infanzia, non c’è adolescenza, ma ci sono infamie e tanta fame.
Infatti, nella mia insonnia su “uova bollenti” di fegato scoppiettante al pop-corn, son preda, mangiata viva, delle mie crisi, per destarmi in pien plenilunio negli ululati che sveglian l’impaurito vicinato.

Sì, col Tempo, dalle “elevazioni” mistiche son passato agli involtini, d'”origami” quasi sempre senz’orgasmo, ma di viaggi mentali per inveir sulle persone armata dei vermi che, contro di me, l’inerme, si sfogan come i peggiori urlatori, riempiendomi d’offese gratuite come le loro “marmellate” con le “puttane” dei loro “bordi”.

Sì, quando il buio m’assale e, di bramosie, oscura le chiarezze del mio Sole, canto al prossimo la sua zona limitrofa atrofizzata nel “trofeo” adorante del suo solipsismo scarnificante.
Per indurlo a confessioni che rammentino la demenza sua adolescenziale, or nascosta da un “pacioso” perbenismo di facciata nella “filigrana” senza un grammo di dignità vera.

Sì, l’imprenditore umilia l’operaio, ma da me lo prenderà in culo, proprio mentre si “spupazza” la Escort nel suo attico a lui “ittico”, d’innaffiarlo d’acqua “benedetta”.

Sì, m’affido a mani intellettuali quando il genio sono io che li “sovraccaricherà” d'”elettromagnetismo” manesco, perché è gente fredda che va “shockata“.
Pretendono che ti adatti al loro “latte”, ti redarguiscono con le “guarnizioni” e deridon il tuo “ano” per infilarlo “rettamente”.

Ma con me, il “loro” non attacca.
Sono io che li attacco.
Al muro. Col mio mulo che non ama le loro risa. Ma esige che sian picchiati nella rissa!

A un certo punto, l’idiota sobbalzò agghiacciato, e gridò: – Che sta succedendo?”.
Batman: – Succede che sei finito. Stavolta, non ti appellerai alle tue calunnie “leguleie”.Sarai appeso e spellato.
Fidati.
– Senti, tu non mi stai antipatico, ma citi Satana.
– Satana, vedi è qui che sbagli, mignottone, bello di mamma. Satana va eccitato.
– Tu non sai con chi stai parlando! Io ti spacco la faccia, “bimbetto!”.
– Tu non suggestioni più nessuno, perché sono un Uomo grande, grosso e libero, e ti afferro per il cravattino e ti fracasso contro il vetro, ebete!
– Tu non puoi farlo! Non puoi!
– Perché no?
– Perché il processo è ancora aperto!
– Non hai capito un cazzo, allora, Io sono la Legge!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  2.  Apocalypse Now (1979)
  3.  La zona morta (1983)
  4.  Il cacciatore (1978)
  5.  Per un pugno di dollari (1964)
  6. Dredd (2012)
  7.  Dredd. La legge sono io (1995)

Walt Kowalski versione “zone morte”


02 Jul

Come Cristo, un Uomo uccise le demoniache streghe, che imploreranno pietà “strangolate” da piedi caprini ad asfissiarle dello stesso Male che perpetrarono con buffonesca “ironia”

Nella vita, sebbene gli psichiatri e la piccola borghesia ciarlatana e chiacchieronissima, li screditeranno, accadono “miracolosamente” eventi assolutamente imprevisti.
A cui l’ottusissima ignoranza di gente becera e barricata nelle sue “religioni” da strapazzo e nelle sue esistenze flaccide di “uccellini” sventolati in tutta “bandiera” di sé, ostinatamente insisterà perseguendo i suoi folli disegni “a ritratto” della “vittima” prescelta.

Così, il “coma” illuminò gli occhi, e il redivivo cominciò a torturare chi se ne prese gioco quando era “abbindolabile” e “bendabile”.

Sì, che esistono i “mostri” in questo Mondo, mostri buonissimi la cui ira non sarà, certo, placata da infamazioni e “sedazioni” alle loro bocche, per zittirne l’implacabile vendetta che si generò, “straziante”, e ora, sempre più metodica, ne “agghiaccerà” i cuori spremendone le anime in conati di vomito sanguinolenti quanto le loro efferatezze.

Stavolta, una famiglia d’irresponsabili matti, patirà pene infernali, una cura medioevale al loro cervello, che non si fermerà neppure un istante, e protrarrà la sacrosanta “architettura” della furentissima sua potenza di fuoco.

Minandone ogni gesto, ogni libertà che saccheggiarono, ogni innocenza che infransero con “perquizioni” aberranti alla sua liceità, al suo arbitrio, alle sue scelte, al diritto inviolabile e sacro secondo il quale, su questa Terra, ognuno può vivere come vuole.

Ma a questa gente, e al suo figllio ebete, non andò giù.
E intrapresero una guerra “flagellatoria” che li martorierà dello stesso “Taglione” con cui infierirono, senza “recedere” un attimo, irremovibili dalle loro “certezze” e dalla loro borghesia “faccendona”.

E stavolta saranno afferrati da un “mago” che li annichilirà e li lascerà agonizzanti, a sputar sino all’ultima goccia della loro merda.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  La zona morta (1983)
  2.  Dracula di Bram Stoker (1992)
  3.  The Score (2001)

Auguroni, di Natale e non “fetali”


26 Dec

 

Sì, avevo promesso che avrei “trascritto” solo l’ultima play che comparve, ma, ivi, smentisco.

Presto, annoderò, nelle mie notti, tutte le annotazioni di FilmTv.It, ma, qual occasione migliore, se non po(rno)star questa sfilza di “auguri?”.

 

Quel Natale d’una Notte da rane (natanti)

 

Se Dio svilì le lussurie di Lucifero, il lucernario “addobberà” il mio “cenacolo”

Sì, il Natal s’infarcisce come filastrocche per un’altra allocca che penderà dalle labbra di chi si gongola del suo “gorgonzola”.
Di zolla in zolla, io razzolo e, di ruzzolii, passeggio come una “palla” lebowskiana, elargisco i miei soldi a dei siti porno che “or(n)ino” d'”onanone” le mie voglie che “orinaron” di reprimende a castigarle, e salto di palo in frasca, ma “alito” dietro le frasche.

L’Uomo del Nuovo Millennio non è uno da Rooney Mara di Millennium, perché “odia le donne” a tal punto da “oliarle”.

Sì, perché dovrei vergognarmene?
Ho visto ragazzi “colti”, “sparare” di “colt” sulle virginità di ragazze malate di “cancri” isterici, ho visto ragazzi della “buona borghesia” agire illegalmente della loro sessualità, circuendo pollastrelle degli istituti magistrali per “istruirle” a romaniche cene nient’affatto romantiche, ma del “lattinismo” meno incoccolato ma “in-coca-coliato” solo per ingollarsele.

Ho visto insegnanti di religione scambiar un povero Cristo per il figlio di Berlusconi, e ho visto politici schiattare dopo che un’altra, schiaffeggiandoli nel sadomaso, “gliela” schiaffava.
Ho visto la Schiaffino far l’amore con l’omonimo calciatore nella notte brava con un amour braque.

Vedo quarantenni da asilo nido farsi assistere socialmente dall’ASL, e ho visto asini esser più sani indossando i sandali.

Ho visto preti irretire, pedofilmente, una Donna di nome Irina, per infilarglielo nella “retta via”.

Ho visto uomini “intonsi” dal torso opulente, esser “corpulenti” in amplessi senza lentezze.
Sì, lei urlava “Fuck me like an animal!“.
E lui, sudacchiandola: “Godo, oh my god, come ce l’hai soda.., un po’ lo corrode”.

Ho visto signori amare il Cinema di Luchino Visconti, e poi da una zoccola pretender lo sconto dopo l’Amaro Lucano.

E, in tutto questo, io sono Ben Richards de L’implacabile.
Me ne fotto delle chiacchiere che mettete in giro su di me, io e Conchita ci beviamo il caffè della Carmencita.
Anche se la tradisco con Jennifer Beals con i miei ululati alla Peter Loew.

E festeggio con un presepe da chi seppe, e ora, di pene, “insenapa”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  L’implacabile (1987) L’unico criminale è quel demente che voleva assistere alla mia “fine”, “allestendola”.
    Si è trovato con un palmo di naso, come si suol dire…
  2.  Stress da vampiro (1988) Meglio una vamp delle risse.
  3.  L’ululato (1981) Ululà, la Luna è lilla, ululì.

 

“Bona” a Natale: seppellii la mia pelle e, dopo belligeranti calunnie, divenni un Unno, ma non uno qualsiasi, e barbarico li spellai

 

Il Natal accheta le tribolate inquietudini della tribù occidentale che, “regalmente”, rabbonisce le malignità con glasse “galattiche” di alpine-pie cristologie dalle stelle, fra Otelli dissanguati dagli aghi-Iaghi, mentre io “eiaculo” e aculeo fra culi in cui “dolcificar” fiche con la garbata “glabrosità” di chi, da “lebbroso”, ora ama le labbra per cui ne siamo ebbri di briose luccicanze dall’arder vicino all’albero, per ber il barboso gregge in questa nostra aggregazione che non è gregaria ma, d'”angurie”, ci s(tr)ugge, io duro e Lei “illimonata” nel godimento-lampone con lampi solenni mentre fuori “festeggiano” sotto i lampioni

Paragrafo 1…

Non dire “Uno qualsiasi” se, piuttosto che alle “Formule” di Montezemolo, ha trovato la “felicità” in via d’Azeglio

Sì, in questa Bologna non ancora innevata, ma slavata in peccaminose colpe mai lavate, nel suo nevralgico Centro, fra il Nettuno e il Padiglione, sorse un Uomo dalla vita “barbona”: il sottoscritto.

Amante dei mantelli draculiani, Nosferatu con veggenze da Nostradamus, non tollera i giochi di dama e le trame della borghesia, ma il “borgo” di chi vive ai bordi e non ne abborda nessuna, sebben scalpiti per donne scultoree dall’affinata muliebrità plasmata negli scalpelli di Madre Natura, per cui si “scappellerebbe” volentieri. E, poi, per le “oscenità” del suo pudore, scapperebbe dopo la “scaloppina” impudica nell'”impubarlo”.
Ma devo esservi sincero, son scudiero del mio “sedere”.
Essendo un “angioletto”, non m’attizza il letto, poco “lo” rizzo, ma aizzerò quelli come me a “zigzagarla” nelle zizzanie.
Non son mai stato un fuggiasco, ma mi rifugiai nella “fuga”, perché non avevo foga, qualche volta mi sfogai e ora, forse, affogherò, ma ripudio chi s’affanna per i “podi” della “figa”, che per me è olezzo.
Non sono omosessuale, ho una casa di sassi a Sassuolo, località vicino Modena, con cui condivido il “tetto” con una di gran tetta. Non ha mai frequentato nessuna scuoletta, ma abbraccia la sua vita “solare” anche se non ha un soldo neppur per le suole delle scarpette.

Sì, nessun mi batte, neanche le mani, ma io non m’ammaino, detesto le frivolezze e le moine, e in molti mi dan del “Mona”.
Ma datemi Winona Ryder-Mina, e Dracula si farà Piacer, un’altra volta, il “culino”.

Paragrafo 2

Gli amici son spesso degli ipocriti mici, accendon la miccia, scopano le ragazzine-“Mocio Vileda”, leggono Moccia e sono machi solo nei “bac(h)i”, fra banchi da branchi

Ve lo vedreste il Genius, tocciar e toccare una Donna, poi “idromassaggiarsi” in vaschetta, asciugarsi con l’accappatoio e piluccar lo “zuccherino” ancora tra le lenzuola con una “colazione”-brioche?
Io no.
E so perché.

Ho sempre adorato Humphrey Bogart che rifiuta, laconicamente, Ingrid Bergman, e torna a casa a deprimersi con un film di Ingmar.
Ho sempre sognato che Marcello Mastroianni, alla burrosa Anita Ekberg che gli dice “Come here“, rispondesse con un “Ah, buzzicona, man vedi d’annà a prenderterlo interc… o!“:

Ho sempre sognato che, Taxi Driver, finisse così:
Cybill Shepherd si “redime” per aver offeso la virilità di Travis/Bob col suo rifiuto umiliante, aspetta che Lui si dia una mossa, ma il Bickle vuole i soldi del “pedaggio” e le sussurra: “Questi, mi serviranno per un’altra orgasmizzazione porno”. Sono il “tassametro” di chi ce l’ha di trenta centimetri, come John Holmes, e a una cherichetta come te, in tutta fede, preferisco Veronica Ciccone. Adesso, levati dalle palle e non ti curar di me, puttana!”.

Paragrafo 3

Le mie grafie sono graffi alle vite da giraffa

Per anni, vidi sciocchi e vanesi bimbetti, ronzarmi attorno perché io m'”immuscolavo” e non gradivo il miele.
Ero un moscone per la mia Mosca e, sebbene, provarono a ingannarmi con delle false esche, ne uscii illeso, perché son ancora illuso che il mio bel “musetto” finirà in un “museo”.
Non delle cere.
Nonostante, per colpa di troppe ferite, i “cerotti” non bastano.
Ogni Giorno, mi rado le gambe con la ceretta, ché la dritta via era smarrita ma, dopo il bandolo della ma(ta)ssa, divenni un tasso che guida il tassì e, quando mi va, sbanderò.
Perché son bandiera di questo bando un po’ “bandito”: “Se la vita è breve, il mio è lungo e, di lingua in lingua, “babelico”, son oggi babbeo e domani ebete per un abete da Babbo Natale, l’Uomo che è un “abate”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Un Maggiolino tutto matto (1968) Sono una micromachine sex machine.
    Son sempre più “pingue” come l’ometto (o non “lo” metto?”) della Michelin, ma tra Pfeiffer Michelle e Michele Lea, “miscellaneo” nell'”autoscuola” Michielli.
  2.  Mary Poppins (1964) Le mie “schizofrenie” furon sedate con la pillola che va giù.
    Ma, Lui, va sempre più “in rossoblù al Barbablù”.
  3.  Biancaneve e i sette nani (1937) Sono colui che incarna tutte le declinazioni metaforiche di questi qui… che vedono pochi “fori”:
    Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo.


Anno nuovo: scansione completa del mio sisma “asmatico” di lavico magma

 

Flemme corporali tra un freddo caporale e donne orali, tra oratorie e oratori chetichistici, alla chetinella risalii la china, con “varichine” alla mia anima che or s’anima, amandola “al mandorlato”

L’inganno mi fuorviò in “traviata”, mentre commensali s’apparentano tra pareti asettiche di “sciacquate” bocche dallo “spagnolo” lagrimio con la crème de la crème già screpolata in acrimonie d’una cerimonia per soli invitati.

Mi congedo dalla baldoria, e mi “aureo” nel vento, nel solletico, “illecito”, che s’inciterà per una Donna d’afferrar di porpore sognanti, ci sfioreremo nella nostra flora, senza batteriche isterie e piatti della “batteria”.

Mi camuferò, “impuffato”, in un pornoattore, d’ercoliana “virtù” indomabile a guair per leccar i suoi capezzoli e morderli senza crudeli che ci morsichino
La mia “pinguedine” smagrirà disossata nel Piacere e “futileggerà” di “fucil” eroticissimo di crespo liquore terso in Lei.
Per assaggiar il suo respiro, tra dinoccolato mio “arcuarlo” irto e le sue morbide cavalcate d’inebrio “amanuense” a non “ammansirlo”.
Nella spiritosaggine di quest’enigmatica Notte d’incenso levigato di carezze, c’annoderemo sciogliendo i nodi e le ombrosità lombrosiane e anodine, “nidificherò” di ficcante brivido nella vividezze dei nostri lividi di roca densità passionale, avvolti nel gelo di calorifica lievitazione.
Spalmati come la Luna nell’ormone a noi gaudio, “gallici” lustreremo la Luce “neonata” dell’alba, in palpitazioni d’aurore “orlate” nel nostro sudore di tanti fluidi amorevoli.

Questa mia sessual abbondanza & “abbienza”, no, non “la” rabbonirete “imbombolandola” di dolcezze cioccolatesche, sarò fondente nel “miagolarle” di latrati soffici d’irruenza, poi ruvida nell’arrugginito tepore che s’insaporì di baci carezzevoli di potente ferocità.
Genuflessi al goderci, come un Silvestro con Minni.
Lei si tergerà e struggerà per quelle mie mammelle che ora “incaramello” di mielosa rigidità nell’epica del nostro “incubo” più palpabilmente delicato.
Soavi come neve dissolta, assolati nell’eremitico nostro rifugio di fame, che s’assidererà solo di placide, gustose “moribondie” quando il Giorno, nei suoi vividi tramonti, smorirà nel nostro sereno, profumato “agonizzarla”.

Per Elena Sara, che mi “mangerà!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Nel bel mezzo di un gelido inverno (1995)
  2.  Eros (2004)
  3. 8 donne e 1/2 (1999)

 

Nuoto così tanto che m’annoio, di Lun in “unte” cene ch’assideran le sideralità

 

Luniversalità antropocentrica, mai m’asseta e, a me stante, mai m’assesto per dissetar la neve in nebbie che non s'”opacizzino” in galassie troppo “lattee” ma sfamino la fiamma

La gente si catapulta su di me, con ruffiane cortesie ad arruffar il mio “pelo” e a sbellicar i miei furori perché m’arda negli sconquassi che mi “coagulino” e “conguaglino” nel “quagliarla”.
Ma, entità equina di mie distanze, tra una stanza sfarzosa di fantasie alate, aliti con cui mi riverbero a imbevermi di barbosa “noia”, e una Notte malinconica per non assopirla in banali “furtività”, evacuo di svagatezze tra lagrime pittate d’avorio, gli illivoriti uomini lavoratori e il mio “minarla” tra uno sbadiglio, un “sbiadirla” celestiale e un tocco madido, ancor d’incertezze, che crepita in me, di scolpite mie meraviglie che viaggian laconiche per poi esser agonia o un ghiacciato lago che s’incresperà in altri dubbi, tra irregimentate nostalgie in un'”ipocondria” che s’abbevera di suggestioni e l’ustione d’una Donna scalza ai piedi del letto, accucciolata perché la coccoli di piaceri ondivaghi fra un “mareggiarci” assorto e risorger d’erotiche trasparenze a “meriggiar” fino al nuovo spasmo spalmato del Sole.

Passeggio, incantato dai pulviscoli che mi celarono, e poi, furibondi, ora son levità d’una inarrestabile mente che si rasserena nelle “serenate” a una dolce amata, e poi ammaliarla, vita puttana quantomai desta, in birre ch'”alcolizzeran’, rizzandolo, in godibili funereità di vezzosi capricci in cui, d’arricciar l’anima, s’arrochiscon per non arrostir all’Inferno m’accaldarlo di sontuoso grido d’esterrefatte mie ferree briosità dal buio dissipato tra luride risa e un “cappellarla” matto di zompettar “allegretto” con note intonate alla cremosità del non scremarla mai per discerner il vero.
Semmai, mi secerno, cervo o incenerito, senza dubbio uno stronzo, fra un regalo che m’infiocchetta e il mio ciuffo per Paula Patton, “spiaccicata” nel mio Cuor “levitato” nelle sue gambe immolate a una mole mulatta.

Giudicatemi un genio, questo sono, il DNA mi fu fortuna dopo che mi “rintanarono”.
Ah, quanto m’invidiano, spero almeno che le renne sussurrino loro di non arenarsi.
Ne varrebbe la pena, ma s’ammoscerebbe il pene.
E non ne gioirebbero. S’ebetizzeranno di nuovo?
Scommetteteci, la testa è quella. È tal e quale alla “quaglia”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il loro Natale (2010) Preferisco il mio, “infighettato”.
  2.  Apocalypse Now (1979) C’è chi è in guerra, e chi se la spassa senza diarree da fegati imbottiti di “piombo”.
  3.  Casinò (1995) Sono Bob, il giocatore, Nick Nolte melvilliano che lesse le balene bianche di Herman, e ora, dopo aver vinto, è in Lei He-Man.

 

Inalberato: a scartar i regali, preferisco Carter, e ai gioielli Cartier e alle teorie di Bacone e Cartesio, gusto il bacon

 

Amo Lucifero perché, da traditore, non legifera, non sono sferico poiché vedo sempre oltre con la mia sfera d’infrangibile cristallo, tra “affranti” passati e la mia misteriosa “sparizione” da Frantic, un po’ da “frate” che, nell’anfratto, si curò le “fratture” e ora è iattura dopo le “catture”

I was bruised and battered, I couldn’t tell what I felt.
I was unrecognizable to myself.
I saw my reflection in a window, I didn’t know my own face.
Oh brother are you gonna leave me wastin’ away
On the Streets of Philadelphia.

I walked the avenue, ’til my legs felt like stone,
I heard the voices of friends vanished and gone,
At night I could hear the blood in my veins,
Black and whispering as the rain,
On the Streets of Philadelphia

Sì, un crasso borghesaccio, s’avvide che, in me, qualcosa “non andava”. Ero “malaticcio”, con prime comparse di sintomi “schizofrenici”… ritiro sociale, inedia, perdita d’interessi, eloquio depauperato…

E mi “licenziò”, perché turbato da questa “lebbrosità”.
Al che, m’affiliai a un altro “diverso”, un nero con palle da toro, Denzel Washington, che anni addietro anche Lui patì l'”apartheid” razziale e i malsani “scherzetti” a danno della sua incolumità, solo perché la sua pelle era ritenuta “calamità” d’effetto poco “calamitico” per “le regole dell’attrazione” delle “normali affezioni”, così umorale da esser ritenuto “anaffettivo” o peggio infetto “reietto”.
Perfino John Lithgow, che per De Palma si scisse in pericolose “doppie personalità“, volle incastrarlo e “incriminarlo” perché non tollerava la sua rettitudine, tanto da volerlo incolpare come “reo” d’innocenza principesca. E accopp(i)arlo… per poi fregarlo col suo “ingegno” fedifrago.
Prima infatti lo “drogò”, poi lo filmò mentre si “lasciava” scopare, incosciente, da una puttana assoldata al suo sporco giochetto.
Infine, recapitò il VHS alla moglie e ai suoi datori di lavoro, come prova “inconfutabile” della sua labile, poco integerrima “faccia”.

Ma, l’inganno perpetratogli, fu scoperto e si ritorse contro il malfattore, per un Denzel-man on fire nella sua vendetta più giusta e irosa. Quasi virtuosa, “al righteous” contro il “killer“.

Sì, anni fa, non è la prima volta che vi narro quest’episodio “sciagurato”, e ve lo rammento, perdonatemi per tal pleonastica ridondanza… uno psicopatico, assai invidioso del mio genio e, soprattutto, irritato dalla mia libertà, mi tese un “tiro mancino” dal similar volermi “assimilare” sia a Tom Hanks e sia a Washington.

Lo trascinai in tribunale, perfino, e confessò, fra acute, altre vergognose menzogne di fronte alla legge, e reticenze mal dissimulate, l’orrenda sua anima, così, da me, vittoriosamente, denucleata in tutto il suo putrido fetore.

In tempi non sospetti, quando dispettosamente s’azzardò a “ledermi”, fu preventivamente avvertito, ma la sua recidiva insistenza fu scarnificata dal suo stesso “bollirsela”, perché tutti ora lo bollano come ingiurioso diffamatore punito nel suo sacrilego “vizietto” così spellatamente smascherato.

Sì, tutti i conti alla fine tornano e s’attorcigliano dentro i fegati dei crudeli.

Io, in questo Natale, così rinascente, dopo ermetiche involuzioni, son mutato nell’azione.
Pedissequa ad aver inseguito chi mi “perseguitò”, un po’ Michael Caine e un po’ Sylvester Stallone.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Philadelphia (1993)
  2.  La vendetta di Carter (2000)
  3.  Verdetto finale (1991)
  4.  Sfida senza regole (2008) Ah, caro “amico” Rooster, ti sei arrostito da solo… stavolta.

 

Io “nataleggio” senza i vostri leggii, “fuorilegge” per vocazione “spirituale”, spiritato dal’alito ch’è udito dell’anima

 

Un prete, mi confessa:
– Quali, sono i suoi peccati, fratello?
– Non mi sono affratellato, ma amo le frittelle.
– E come mai non ama la socialità?
– Perché mi alita e io non sono più alato. Preferisco le ali di “pollo”.

Al che, “incornicio” le mie cornee in un VHS con Luisa Corna, e “pirullo”, “smottandolo” di pan che monterà

Sì, vado fuori dai gangheri, perché non sono mai in ghingheri ma, da “ghiro” mingherlino, ora gareggio a camaleontismi “ponghi” ove ingrasso e smagrisco in onore a Bob De Niro, per rincarar la dose di non essere “caro”, ma Icaro.
Poi, di ringhio feroce, son amenità “sconcia” del mio “meringarlo” in luoghi pubblici per non “impubarlo” di birra in locande “calde”, e mi scaldo in un’arringa per non “arrugarmi” ma arrogarmi il diritto d’esser rauco, d'”eunuca” maestria di sopraffin estro che si destreggia nella mia “mancina” diaboleria

Se Badly Drawn Boy è un pissing in the wind, io invece piscio “sventolandolo” sopra la testa di chi mi sta antipatico, perché è un ometto plin-plin ch’è già planato nel “pantano”.
Ah, merdoso fango, meglio i miei funghi che non son funzioni religiose, ma gioioso a iosa mi strappo le viscere nelle rose, con la signora Rosalinda che va a messa alla parrocchia “Rosso San Martino”, per ascoltare tale predica:

L’Apocalisse non è quella di Maya, ma dell’omonima pornostar Hills, una maiala!
Dovete combattere l’Uomo che non ha freddo ed è un Siffredi.
Bevete il bolognese Segafredo, caffè che sorseggia anche Pacino Alfredo.

E tutte le vecchiette, “in brodo di giuggiole”, applaudono scroscianti, dopo che il nipote, invitato alla cena di Natale, scroccò i tortellini e, “a sbafo”, palpò le cosce della figlia.

Sì, ogni 25 Dicembre, assisto a questo scempio, ma io non ne son “discepolo”, e sempre più scapolo amo gli scalpi degli “indiani” come me.
Per volteggiar, “pistolero”, con un sombrero messicano da chi, più che alle stelle, preferisce l’ombra dell’ultimo Sole, e i suoi “lessici” esperanti nel letto.
Non sono speranzoso, ma “spaparanzoso”, e Carmela Gomez è miele della “melina”, sbaciucchiata nei luccichii delle (endo)venose “truculenze” epidermiche, Lei, di corpo alla ceramica, e io nient’affatto un “buonista” Vincenzo Cerami.

Applauso!
Ed evviva la “bontà” del Cristo.

Auguri, e in bocca al lupo, che sono io anche quando non mangio l’agnello di Dio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  La zona morta (1983) In pieno Inverno, sotto le festività, un povero Cristo cade in coma.
    Si risveglia anni dopo, sotto una coltre di “neve”
    Così, diventa un Travis Bickle che, anziché avercela con Palantine, vuol prendere a palate l'”apocalittico” Martin Sheen.
  2.  Apocalypse Now (1979) Questo Brando che si stravacca in mezzo ai selvaggi, e si fa coccolare come un porcellino che tanto scanneranno alla Cronenberg.
    La storia di un Genius che ne aveva le palle piene.
  3.  The Addiction (1995) Paradigmatico d’ogni “disagio”:
    tutte queste puttane danno il voltastomaco, dobbiamo ripulire le strade, tutti questi balordi, dobbiamo renderli meno luridi.
    Tutta questa indignazione, è la mia dignità!

 

Voglio “natalizzarli” dalle loro bacate “certezze” – Auguroni a quella “gentilissima” gente

 

Se Batman ama la Notte camuffandosi da pipistrello antropomorfico per “svolazzar” in Catwoman, il Joker ama struccarsi senza che nessuno “lo” veda.
Sì, non si svela, da cui il verbo dalla “doppia personalità”: vedo-non vedo

Innanzitutto, ti auguro un felicissimo Natale, e un anno Nuovo che s’inauguri, nel mio augurio “alla anguria”, sotto i migliori auspici, ché tu possa, infatti, spiccar voli di serene placidità rigogliose, dopo che ti alienasti negli “allenamenti” di banchi di scuole ove dissiparono, ingrigendoti, quel giovanilismo birbante ch’è fonte d’ogni sano delirio wertheriano e di quelle ambizioni solipsistiche ch’alimentan gli impeti nel loro “boarsi” tra quelle compiacenze, ossificate nel tedio, di crassi adulti boriosi dal “perentorio” classi(ci)smo. Meglio, esser “incoscienti” ciclisti nel traffico, come raffiche di vento.

Ma, altresì, desidero che tu porga le più sentite “congratulazioni” a quell’imperitura, “inaffondabile” congrega di violenti infingardi della mia psiche, affinché possan redimersi, con la mia “benevolenza”, da anni di sfregi perpetrati alla mia anima “pura”, e da illazioni con cui “pascevan” di goliardie ris(s)aiole, tra un drinkettino col ghiaccio e puttanelle “calde” come il Sole nell’Irlanda nebbiosa dei geli invernali.

Sì, dal più “profondo del Cuore”, dichiaro, in tutta “fede”, ché tanto desiderarono, con impellenza, che mi spellassi nelle “vanaglorie” carnali, come “tutti-pene-placiti”, che ottennero l’indesiderato effetto opposto, di me che mi “scomposi” in un rinnovato, incendiario lindore di frammentate mie autarchie nell’inossidabile monarchia “teutonica” a quei valori che non discuto, le cui “scosse” per “azzimarli” d’aizzate rabbie “comuni” m’han scosso solo disossando le antiche mansuetudini intellettuali a cui sempre attracco quando si vuol ledere la mia “ipocondriaca” dolenza.

Spero, vivamente, che tu possa “accigliarti” come la maggioranza se una maggiorata non te la dà, e imbufalirti se un bue con testa da asino è il fidanzato d’una “raffinata” attrice di Hollywood, con occhi “angelicamente agnellini”.

Con questa mia, so che ti ho allietato il pranzo di questo letizioso Giorno, ché la Notte, fra oggi e Santo Stefano, ammansisca di buona creanza le atrocità di quelle abominevoli creature.

Con affetto, un amico “(I)carissimo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Batman (1989)
  2.  Il Cavaliere Oscuro (2008)
  3. Il jolly è impazzito (1957)


Elogio del Genius! – Nei miei gargarismi son barbaro garrito

 

Erasmo mi fa un baffo, perché io son più beffardo, irrido la massa che mi deride e, fra gli stenti, ostento una galanteria della mia gelateria “Il gel sul limone”, artigianato di confettura fantasiosa “anale” con peperine scaglie di cioccolato “(imprese)-pepate” nel penetton “salato” contro il panettone dolce.
Nel mio “zuccherificio” son fico d’ascendenza biblica, ardo contro i fiocchi di neve e voi raggelati, con “lui” mai in bilico, ma bilioso contro chi mi vuol imbrigliar delle sue “meraviglie”.
Son il cacao con ciocche spumeggianti e mascarpone che “insapona”

Io son ribelle di mille pelli che si sbellicano “illenzuolate” nel mio catarro che sputacchia contro gli psichiatri e spretacchia le donne tacchine.Al cui tacco son puntiglioso “appunto”, nel mio scrotale taccuino.
Galleggio, sfioro e in tutti i fori mi fiondo, tra fronde e un’onda che “sgradevolizzano” affinché “si” sgretoli.
“Immaialisco” me stesso, con questo “articolo” della mia costituzione, “sano & robusto”:

1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul livore, e io affondo di “bananone”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Taxi Driver (1976) L’ilarità dell’Uomo impermeabile al “tatto”, che “ratteggia” di Notte nel tassì per un altro “No”, Cristo che si corruga nelle gomme per asfaltare la sua “adempienza” al non essere empio d’affetti.
    Si vendica, puritanamente “sputtanandoli”, “pittando” di graffiti al sangue come macchie di sputo “nauseabondo”, nel suo avorio è un Dracula solo ma assolato nel solleticarla nel porno. Alle origini d’ogni peccaminosa cagione, alla ventura con la sua vettura.
  2.  Vivere e morire a Los Angeles (1985) Poliziotti ubriachi di “dimestichezze” che se “le” fanno con “mestiere”, tra corruzione, schizzi, fango, poltiglia e altre bottiglie.
    Senza giochi damerini, nell’America “somara”, forse come dei sumeri, tribù estinta dal clericalismo borghese.
  3. Cruising (1980) Identità nascosta nella zona che non sembrava “losca”, occhi che volteggian neri per sbiancar la Luna nell’orgasmo omo che non è esime da “colpe”.
    La sapienza di sé.

 

Vigilia, senza vigilanti, di Santo Stefano – martire che martellarono m’ancor gli “tira”

 

Soffice impermeabilità alla bile con cui l’uomo medio, nel Natal già serale e “insederato”, placò i tormenti d’una mente che quasi mai adopera, fra operai lagrimosi e “affaccendati” borgheselli dai panciotti “commendatorizzi” che non più “lo” rizzano.
Sono, indiscutibilmente, non “biscottatela”, più bello di Raoul Bova, e mangio carne bovina avvinazzato nella mia “viltà” ch’è villosa di villica impudicizia

Anni fa, quando la neve e le nebbie m’avvolsero in spirali ove m'”insalatai” ed ero lì lì per esalar l’ultimo, “cardiaco” respiro, mi “soffocai” senza fuochi della passione.
Nel mio memorandum, or rammemoro di quand’ero già mimetico nella mia stella cometa, sebben m’accomiatai da tutte le comitive e dalle plasticosità “cosmetiche”.
Mi smemorai e, amletico, m’anestetizzai di acuti “meningiti” d’amnesiaco “Paradiso”, ove festeggiavo ilare ogni dì da Don della sua “parrocchia scappellata” da Cappellaio Matto.
Sì, addussero che fossi “folle” solo perché ero “repulsivo” alla folla, che ora incito in piazza d’una mia (ri)nascenza che tutti spiazzò. Adesso, come un ossesso uscito dal suo (gl)ossario, li spazzolerò ben bene, con denti affilati per gente a me più affine, di più garbato “tatto” e sensibile pudore, un po’ g(l)as(s)ato di nostre galassie.
Tutti, infatti, mangiano il Pandoro, io, da “sfigato”, guidavo la Panda e fui adottato dal “WWF” affinché non m’estinguessi perché già stinto.
Nella mia (a)dorata prigione, lascivo sciai nel vento delle carezze alla poesia ma, da “avaro”, non spillavo mai il mio affetto e si pappavan tutte le fette di “torta”, fra tortellineschi pasciuti e “prosciuttine” dal ruffian “intorto”.

Le donne mi stremarono ma, più che al mare, gradirei che a Bologna giungesse Amauri, calciatore “rottamato” perché io, da Uomo “spezzato”, lo a(m)m(ir)i per qualche mirabile balistica che, m’auguro, non “imballino” più.

I miei coetanei godevano nello “sbaciucchiarla” da ciuchi, io, oggi, mi son imbufalito da Falotico, con un primo piatto di cannelloni (una cannonnata!) agli spinaci (per il mio braccio di ferro) e faraona con patate al forno senza “contorni” muliebri né effeminati.

E, a poche ore dal mio onomastico, son mastino mentre gli altri masticano di rabbie e invidie.
E, coi buoi, mi sento meno “buono”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  A Christmas Carol (2009) La storia di Stefano Falotico, col conto in banca che fa i conti con chi non fa neppur uno “sconto”, che si scontrò nella dura realtà, tanto da “indurirlo” per l’umanità tutta.
    Da “avaro” senza “credito” a Gastone disneyano, come per “magia”.
    A tutti i miei detrattori, nella loro valle…, da “coniglio”, consiglio il “saggio” dittico del Kleenex: il fazzoletto asciuga i pianti e assorbe ciò che non avete seminato, ma seminal si “masturba”.
  2.  A Beautiful Mind (2001) La storia di Stefano Falotico: genio scambiato per “cretino” solo perché non accordato all’imbecillità adolescenziale, si cuccò, di gran “posteriore”, una Jennifer Connelly e una collana di libri per un Nobel “postumo”.
    Nel Mondo esistono gli impostori e chi ce l’ha sul collo, anzi, di culo!
  3. Midnight in Paris (2011) Domani, sono stato invitato a una festa con ospiti Marilyn Monroe e Ava Gardner.
    Invece, farò sesso con Glenn Ford.

 

Auguri di nuove natalità e an(n)alità a questo bacino d’utenza di FilmTv.It

 

Il mio hard disk esterno vien collegato alla mia mente che, in vena di svenevole “buonismo”, all’accolita dei “fratelli” di questo sito “accollerà” le sue impressioni, per una play da imprimere nel Tempo che tutti spreme e taluni, come me, rende supremi

Sì, lo so, la mia “bugiarderia” è nota mentre, ancor, nuoto di foghe che non affogano.

Sono l’irriverenza che, al sintetico, preferisce la “sintassi” senza sintesi, e, alla sinusite, i seni.

Sì, invidio “mortalmente” Ryan Gosling a Parigi con Eva Mendes.
Donna dal neo maliardo che sa “illuridir” nel “lardo” anche l’Uomo più integerrimo che non ha bisogno dell’Enterogermina.

Sì, il mio fegato, trucidato nel pensiero che Ryan “lo” lucida dentro Eva, non poco mi rende “lassativo”, no, non sono ormonal rilassatezza, anche quando sogno virtuali “furti” delle “signore” altrui.

Eva, esotica lindezza che m'”illividisce” perché a “scudisciarla”, fra i cuscini, è un “finto tonto” nelle sue rotondità, di sapori epidermici permeati nell’aroma purpureo del suo fondoschiena morbido per “irrigidirlo” in “fluidi” respiratori dopo “afflizioni” che “lì” non “lo” affissero.

Immagino Lei nuda nel vento d’una serata invernale, ai bordi della piscina, e io, elegantemente sbruffon nel mio “baffetto” già ispido, ad “accoccolarlo” nelle cavità del suo Piacere, fra onde “apneiche” e un “Dai, Stefano, più forte appena, sei penoso”, per notti infinite che s’assesteranno nel momentaneo “arresto” dei turbinii carnali con pennicchelle per poi “impennarlo” con vigoria di maggior furia.

Sì, rosico quando il mio vicino di casa, un buzzurro dalla zazzerra rasata, mi dà il “Buongiorno” in ascensore assieme alla sua ragazza.
Perché sa che se io “scenderò” precipitevolissimevolmente, “lui”, voluttuosamente, “ascenderà” quando “la” insedererà con epidemico “spermino” che già annuncia altri “spumanti” da primo dell’an(n)o.

Sì, il mio amico è un ex teppista con manie suicide, che ora, imborghesito, soffre solo d’accidia. E urla, a tutta la brava gente: “Io v’accido!”

Dopo un’adolescenza turbolenta a base di pub con Cuba Libre senza pube della sua “fibra”, dopo lagrime amarissime, ora si scaraventa rabbiosissimo perché tutti piangano quei dolori che “patì”, “patibolarmente” senza “immascellarlo” per odori di un’ancella dalle profumate d’ascelle.

Ma, a questi veri compagni di vita e di sbronze, solidali anche quando tutto si sbriciola, dedico un “Buone Feste”.

Sì, quella “là” è piccolina ma è “accrescitiva”, e quell’altro, invece, ha bisogno della Crescina per un bulbo “pilifero” ove, tra capelli diramati non più (r)amati, tutti gli spifferi, nel suo brizzolato, son “brezza”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Pirati dei Caraibi: La maledizione della prima Luna (2003) Mathiasparrow: nomen omen, ometto che non omette mai niente.
    La “giovine scultoreità” delle ambizioni da laureato d’effervescenza cervellotica.
    L’Uomo che, al plenilunio, sa incarnare la purezza del lupo con una pupa di buone poppe. Tra un film “sobrio” di Clooney e una “folle corsa” alla Winding Refn.
  2.  Salvate il soldato Ryan (1998) Panflo: stanco delle lotte e delle guerre, delle inezie e forse preoccupato dalla “calvizie”, non “digerisce” Spielberg ma, questo film, è calzante alla sua “retorica” quanto i suoi scritti “incalzanti”.
    Di placide cadenze come un saggio che ama il “pargolismo”.
  3.  Biutiful (2010) Yume: Donna forte, emancipata così tanto che, arrivata a una certa soglia, disgusta le “colleghe” sogliole, “implasticate” nel lifting per il maschio “virulento” senza troppi neuroni.
    Se “Donna Moderna” propone un modello di femminiltà “puttana”, Lei ama l'”antiquariato” d’una Bellezza acculturata che, purtroppo, oggi come oggi, s’è imbruttita di troppi falsi trucchi estetici, senza etica.
  4.  Cast Away (2000) Lampur: da anni vive “sereno” e “imbolsisce” per finger d’essere un “debole”. Ma, fra una palla Wilson e quelle di Ibrahimovic, è sposato con una “Rita” che sa “arrotarlo”.
    L’Uomo che vuol farsi passare per uno “zecchino d’oro“, ma l’ha inzuccata più volte, tanto che ora mangia le dolci “zucche”.

 

 

 

 

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