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I film maledetti di aforisma Morrison
…nel senso di troppo oltre per non poter esser preso a pedate e spedito in uno spazio solo a me consono.
Sì, adoro i cantanti “bifronti”, anche cornuti, dalle personalità sfaccettate, non questi cantantucoli da (stra)pazzi, quali siete voi tutti senz’eccezione alcuna più le vostre lacune, questi guitti d’avanspettacoli coi lor ritornelli da pagliacci, da “mammasantissima”, da infermieri disperati alla Biagio Antonacci in cerca d’una “buonina e cara” a cui rifilar la siringhina delle sue melodie false e “diluenti” nel depot gastro-intestinale da fegatini lor amari col “dolcetto”. Perché va sempre a parar lì, almeno Franco Franchi era onesto con Ciccio Ingrassia nel loro gioco sonoro di parole da “Me lo dia!”.
Odio Bono Vox e altri approfittatori delle vostre “orecchiabilità”. Un irlandese ex incazzato che ora fa il missionario a scopo (di lucro, che ludro!) umanitario, spacciando le sue “perle” per (le) s-fottute pure di fisico a pera, da cui gli anelloni di smeraldo e occhi “rubino” d’azzurro tendente allo scemotto-(im)maturo finto “duro” e languido svenevole ficcati a oche cresciutelle panzute, le stesse fan oggi a carico dell’assistenza sociale per aver partorito tre vermi “solitari” dopo essersi “sbattute” a (raf)fiche…, che furono come il vento oramai bello che andato da tromba lor di Eustachio con un trombone (im)piegatino, un rapporto lesbo in un concerto proibito di pigiama party con in cuffia i pettegolezzi da circolo di “Cucitevi la bocca, basta cantare quest’ugola da Lucignolo, desiderando ancora il suo usignolo!”.
E quest’altro che ancora a sessant’anni da “suonato” prova a far video “nuvolosi”-polanskiani con effetto trash di “riporto?”. Vasco Rossi, il Blasco a cui preferirò sempre il mio bosco di fragole vere, senza queste “uvettine” pass(at)e da compagnoni di b(r)anco! Ché si fa bisboccia ma io li vedo già ridotti peggio di quelli che giocan a boccette, urlando alla “garzona” che vogliono un altro “calzone” nell’amarcord di “Zocca” ripiena come il cervello vuoto su peto incorporato ogni due te passi ché son iwatussi. Ah, Edoardo Vianello, in confronto a questi testoni, almeno andava dalla cameriera e le urlava una pizza in faccia!
Ecco chi è il Rossi! A cui lo faccio rosso!
E quindi sette film di massima sto(r)ica!
The Doors
Voi donne adorate gli uomini galanti o quelli raggelanti?
Io scelgo gli uomini senza palle.
The Commitments
Isolarsi non significa rinunciare a vivere, significa il contrario. Vivere con più pienezza e profondità le emozioni, senza il filtro distorto di una società spesso ottusa, intransigente, fieramente sempre posizionata sulle sue assurde convinzioni da podi(sti) del cazzo. E vai di cavallina, infantilizzandoci nel bel mar di questa montagna alta come il Sole a mezzanotte e puttana come pretendo di non svendermi. Addio, miei prodi. Voi state lottando una guerra già persa, qui io levo ogni ancorarmi al mondo, e ancora volo.
Elvis il re del rock
Il pelvico è ballato anche dai pelati su piste da ballo di ex belli oggi brutti come Kurt Russell imbolsito e col parrucchino.
Evviva i grossi guai a Chinatown, Polanski e Carpenter!
Spensieratezza, brindiamo, giochicchiando coi fluidi capelli d’una Donna a noi intinta nella brace, cortesemente sdraiata nei nostri orgasmi “sfilacciati”, affiliati, affinatissimi di miei denti che suggon il miele del seno suo ribaldo, e di baldacchino “giocondeggian” nell’onda di lussurie incastigabili.
Di quando, bimbo, spargevi i sassolini da Pollicino, orchidea già selvaggia per il tuo cammino “deviato” per non imboccare la retta via del nazista orco. Per sbeffeggiarlo di shining e “labirintizzarlo” nel suo freddo da “orsacchiotto” polarissimo. Sì, quell’orco t’accusò di depressione bipolare e sintomi che fan sinonimo con “pazzia”. Ma è lui il vile scellerato che brandì solo la carne più godereccia per bruciar i suoi figli, “allattandoli” alla protervia classista della sua “pedagogia” che disprezzava le musulmane sinagoghe e singhiozzò, ingozzandosi, di tutto fregio a sfregiar chi non s’appaiò ai suoi “paletti”. Da conficcargli vampiristici, donandogli sangue avido contro il suo venereo, destrorso AIDS da imbonitore dell’Avis, da “avo” anche delle sessualità, quando, nel suo mattin “florido”, già spalancava la bocca maialesca per altre macellerie inton(n)ate suo “intonso” abito da garzone, spadaccino di tenzoni stizziti per duellare, sbudellando, contro chi non s’esibì prosciuttesco come il suo vorace viso laido e grassissimo d’antropomorfa mortadella. Egli gridò imperiosamente “Morte!” a tutti coloro d’aff(l)iggere se non mercanteggiavano come la sua insanissima bottega per la (s)vendita delle anime da bovini. E “suineggiava”, “asinando” chi non s’accoccolò al suo presepino di statue di cera. Da posizionar a piacimento del suo “giocattolarle” nel suo “adulto” infantilismo solipsista. Sì, il demiurgo della “chirurgia” cucita a pelle, ad addobbarti di un’etichetta per ingobbirti se, a petto in fuori, non marciavi marcio come lui.
Sì, sbottonò le “cerniere” a ogni Gesù puro per “donargli” le “palle” e “salvarlo” dalla sua speciale unicità, per domarlo con “dominabile” bastone d’una vecchiaia davvero da “pastore”. E ammansì il gregge, ché non bestemmiasse inferocito se deturpato della sua verginità, con quella “gradita” simpatia degli “svezzamenti” inconcepibili, alteri contro ogni immacolata altra Concezione. Della vita, delle virtuose pudicizie, ché tutti si prostrassero come le prostituite al muschio “maschissimo” delle sue “pecorine”.
Un patetico mascalzonissimo, un Balanzon’ di grasso panzone. Che or “commedieggia” la sua tragedia (dis)umana, reinventandosi “attore” in recite parrocchiali ancor più oscene.
Sì, tanto sputò nel piatto dell’Ultima Cena quanto, prima di spegner la sua ultima candelina, vien “benedetto” da altri suoi vegliardoni vecchiacci malefici a “teatro”, ove tutti applaudono tal Giuda, onorandolo della sua “san(t)ità”. Sì, prima dell’unzione finale, d’estrema confessioncina alle sue porcate, crede di discolparsi per un Paradiso che gli sia “benefico”.
Tanto di “fica” era ossessionato che proprio infilzato, invece, dal Diavolo nell’Inferno sarà.
Ed eternamente, “infiammato”, espierà di “grande freddo”.
Sì, tanto spiò chi sospettò di pregiudizio che, così universalmente giudicato, sarà per sempre inculato.
Tanto “lottò” per uccidere gli “ossi buchi” che, da uno con “le corna in testa” e con più cornee di sua moglie, la cornutissima, “piacevolmente” l’ha ricevuto nel buchino.
Ah, che “serratura”. Ora, terrorizzato, chiude le serrande.
Perché vuol esser lasciato in pace. E viver sereno, consapevole di quanto (si) macchiò.
Io direi che, solo nel seder, tanto lo pigliò.
Sono come Jack Burton, svecchio gli stregoni. Odio la caccia, però, alle streghe.
Ora, mettete su un po’ di musica bambocci!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Illustrazioni carpenteriane
Il Maestro è ammalato, il Maestro è (redi)vivo, il Maestro “sfornerà?”.
Dov’è scomparso? Nelle grinfie della sua New York “millenaristica” e apocalittica, o fra i vampiri del Messico?
Jena, se ci sei, batti un colpo.
Anche(ggiando) Neil Armstrong era dop(pi)ato, sì l’oppio che l’allunò nel total recall
A Neil preferisco il nulla.
“Memoriando” le imprese memorabili dei ricordi di tutta una vita, fra una meteora che ti saluta, allietando il blu dipinto di blu e la NASA forse col “bugiardino” delle “istruzioni per l’(ab)uso” d’un naso che mentì, allungandosi come Leslie Nielsen de L’aereo più pazzo…, spupazzando il satellite (che s-a-etta satanica) su cui una bandiera americana “sciovinista”, di nazisti “monopoli” capitalisti, piantò le radici del suo sfruttamento e dello schiavismo, opponendosi ai sogni lunatici dei russi con una guerra fredda a base d’eruzioni missilistiche e “aviazioni guerrafondaie-fondamentaliste” (qui, “c’azzecca” Ignazio La Russa, comunque) per il fondamento che affondò i “valori” della società “odierna”, “millenaristica” nel “puttanesimo” globale con le stelle di Hollywood tra festini e Tom Hanks di Apollo 13 che arranca nel seno di Rita Wilson, perché ora è un big (boss man?)… si va in rampa(nte)…
Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata.
Sì, in seguito a complicazioni al “cuore”, è morto il primo ”uomo” sulla Luna. Una persona a cui van le mie condoglianze perché capì, come Kurt Russell di Stargate, che questo Mondo non val la pena soffrirlo, altrimenti se ti ribelli alle “tragedie” ti dan quella “capitale”, con tutta l’“America” ad aspettar l’attimo “inderogabile”, fino a prova contraria, della tua morte in diretta, ripresa da videocamere “piazzate” in culo, per la “gioia” di Homer Simpson nella sua villina a schiera, con la birra a urlare: “La mia panza se ne frega, ammazzate subito chi osò sfidare la mia scemenza!”. Sì, impazzano porno in Internet che non richiedono l’iscrizione, il tuo estratto conto di “strozzinaggio” sì però (capperi!), peggio delle violenze mascherate di queste gran fighe sfruttate a mo’ del “manubrio” guardone che un po’ è reattivo e un po’ rallenta la corsa del rutto va in vacca.
Ieri sera, conversai con un mio amico al telefono:
Lui: – Stefano, sei mai stato in un cinemino a luci rosse?
Io: – Ora, il mio nick è Travis Bickle ma mi tocca “igienizzare” già le poltroncine dei tamarri di The Space Cinema, “famoso” ritrovo di villici che “friggono” il pop corn, di cornee cornutissime, del “ragazzo” d’ordinanza, “ordinatissimo” a sbevazzar fra un film di cui capisce il suo cazzo e una tastatina nella sua patta un po’ “distratta” dalla visione, anzi “visibilissimo” ché, mentre “lei” smuove le palle, “lui” sbuffa “Pallosa questa roba”. No, solo sedermi su quelle “sedie”, ove porci e animali hanno appena consumato “chilometri” di sperma, mi costringerebbe a un bagno “caldo”, praticamente bollente, senza patata ma abrasivo dopo che “fu” corrotto.
Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità.
Sì, questa leggendaria impresa è sotto gli occhi di tutti. Infatti, dai grandi sogni, l’umanità “inte(g)ra” è passata a Luana.
Che non gira attorno alla Terra ma ti “rigira”, atterrando sulla tua “propulsione”. “Sparato” con tanto di video privato da “YouTube” casareccio.
Bello, eh? Sì, più che “darlo” a questa qui, “piissima”, scelgo di “darmelo” come sempre a gambe, in gambissima, e alla “negrona” metto su i Negrita, gruppo musicale italiano che viaggia davvero nello spazio della fantasia.
“La cosa”, recensioniamolo…
Caposaldo del fanta-horror, ecco il prequel de La cosa, incursione transgenere che definirei “gelatinosa”, ibernata in tese cacce claustrofobiche nella suspense di respiri angoscianti ma palpitantemente, per noi smaliziati, alquanto noiosi in quanto, dopo multiple visioni “specialistiche” da cinefili oramai freddi e calcolatori, siam “teporizzati” in emozioni già (pre)viste e desuetamente rispettate con puntiglio cronologico del colpo di scena “comandato”, atteso e piazzato con qualche “scarto” di variabili non disattese.
Trama ridotta a una lastra di ghiaccio dalla misterica presenza di forma “aliena”, o forse anomala, per i soliti esperimenti da laboratorio di ricercatori “eremiti” fra polari battiti cardiaci del “romanticismo” scientifico fuori dal Mondo e dall’epoca odierna.
“Russi” installati su una base lastricata di cellule “impazzite”, o meglio clonate nella mutazione “assorbente” di un non ben identificato “oggetto” vivo e vegeto di tentacolare famelicità carnivora.
No, non può rivaleggiare col modello e antesignano dell’82 firmato John, ma emana una strana sensazione di morte lungo la schiena, “cutaneamente” rabbrividita dall’aria condizionata di cinema rinfrescati dal caldo estivo battente e turgido.
L’eroina è carina, modellata su estetiche canoniche d’una Bellezza che non turba ma stuzzica, soffice d’occhi azzurri intonati alle sintonie raggelanti di lacere abrasioni brucianti ad “appiccarsi” al mostro “(non) infiammabile”, che si rigenera come un T-1000/Robert Patrick del … giorno del giudizio di James Cameron.
Ed è proprio Cameron che fa capolino, più che il Re John.
Il finale ribalta The Abyss e lo cita platealmente in una caleidoscopia celeste ove, stavolta, la nave è il covo d’una serpentesca creatura di “fetale” rifugio, sotterraneamente colonico, nel “matriarcato” dell'”amazzone ibrida” di “femminea” voracità. Ignoto spazio profondo d’artigli extremely dangerous e letali, sceso e approdato sul nostro Pianeta da predatore vibrante di sue spire divoratrici.
Il duro Edgerton è il sopravvisuto, alive sino alla rivelazione finale ambigua.
Il contagio s’è annidato nei titoli di coda, ove i crediti son inframmezzati da una “perturbazione” ansiogena d’immediato monito catastrofico.
(Stefano Falotico)