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The Punisher 2: siete veramente penosi, parola di Frank Castle, uomo rompiballe, soprattutto delle sue


12 Jan

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 Come vedo il futuro di questa triste umanità? HO DETTO TUTTO

apocalypse

Sì, tanti anni fa credevo che la realtà fosse enigmatica, un rebus. Non prendevo neanche più l’autobus, la mia esistenza era un rompicapo, rimediavo batoste devastanti a tutt’andare. Da nessuna parte andavo ma mi ci mandavano. Agghiacciato da un mondo che mi appariva divorante, squagliato nella sua idiozia perpetua, procrastinata in solite settimane lavorativo-scolastiche per aspettare il giorno festivo in cui, stravaccati, guardavate Buona Domenica. Nell’attesa che alla tettona Sara Varone scivolasse, nel vostro “passatempo” preferito, il reggiseno. Allupati e arrapati come non mai, eravate ipnotizzati da tutte quelle ballerine scosciate che si dimenavano mentre ve lo menavate, tentando il giorno dopo di spacciarvi per uomini ben migliori di Pierino ma invero rifornendovi dallo spacciatore. Sì, dicevate che il vostro film preferito era Light Sleeper di Paul Schrader ma in verità vi dico che il vostro era solo un esistenzialismo di maniera, ve la tiravate… da maledetti col poster di Kurt Cobain nella cameretta ma per lo più eravate già più impasticcati nel cervello di quella strafatta di Courtney Love. Col passare degli anni, quando le vostre botte di culo son passate, quando gli ani da fottere son diventati più duri e la vita ora vi si è mostrata in tutto il suo allucinante splendore nudamente terrificante, avete finalmente preso coscienza.

Il pasto nudo!

E finalmente vi siete accorti che i moniti che vi lanciai tempo addietro, quando invece mi pigliavate tutti per il didietro, si sono tragicamente avverati. Tutte le vostre bacate illusioni sognanti momenti di gloria alla Vangelis si son dissolte come neve al sole e forse qualcuno di voi, il più lucido e coerente, più veritiero e coscienzioso, meno menzognero, è ora su una nave ad ammirare i delfini di notte che, zampillando nell’oceano, v’inducono ancora a esser speranzosi per albe migliori.

Sì, prima o poi approderete su una verdeggiante costa con la vostra camicetta Lacoste e dopo esservi creduti Kevin Costner e, dopo una vita in cui avete costeggiato la vostra natura selvaggia da Rapa Nui e Balla coi lupi, reprimendola dietro il paravento di chimere effimere, finalmente ignudi, spogli di tutto, troverete su un’isola felice il vostro porto cheto, attraccando nella boscaglia di una donna selvatica e con lei immergendovi in amplessi fluidi ai piedi di una rinfrescante cascata.

Ricordate però che non siete Tom Cruise di Cocktail. E non scoperete né Elisabeth Shue e nemmeno Brooke Shields di Laguna blu. Ma sì, forse ve le scoperete. Sai quanto me ne fotte.

Ah, qui gli asini cascarono. Nell’isola ove King Kong fu padrone degli ominidi che siete sempre stati, nell’adorazione pagana d’idoli di cartapesta. Urlaste Madonna impestata nei momenti in cui la vostra ambita ragazzina del liceo non ve la dava nonostante vi foste per una buona volta affamati, no, affannati a studiare con dedizione la preistoria per elevarvi un po’ dai tabù primigeni di una vostra testa sottosviluppata da uomini di Neanderthal. No, non ve la chiavaste, da soli vi deste martellate sulle palle con la clava ma poi, fingendovi dei bravi cristiani, figli di famiglie catto-borghesi, vi riunivate in conclave affinché un amico della vostra cricca, della vostra malsana congrega, vi elevasse a signore delle mosche. Sì, quel celeberrimo romanzo della controcultura che voi non avete letto. Mentre voi, uomini, desiderate Leotta Diletta e voi, donne frust(r)ate, vi dilettavate nei letti, sognando Christopher Lambert il Greystoke, sì, quello delle scimmie e quello adatto a voi, le sceme. E, ancor pubescenti, in malfamati pub di rock and roll ebefrenico, agognavate un pompino nel bagnetto con una zotica parimenti decerebrata. Zac alla cerniera e si gonfiava il muscolo alla Efron come una mongolfiera, mie fiere. Ma non potevate di voi andar fieri. Che schifo. Una vita da finti studentelli soltanto per arrivar a giocar di uccelli. Sì, eravate dei velociraptor in erba, nel senso di canne, nell’attesa delle ferie. Oh, mio Dio!

Vi misi in guardia dai pericoli di una noiosa vita borghese piatta ma mi scagliaste contro epiteti allucinanti, maltrattandomi da sguattero che non faceva un cazzo e non faticava neppure per lavar i piatti.

Ah, mie piattole, vi struggevate per le belle coscione di quella dolce e giovine passerina che in tutù viaggiava sui pattini, immaginando di farle totò sul popò, svegliandovi da una vita da Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel vostro far cucù di volatile uscito dal guscio, sciogliendo le vostre rabbie da adolescenti fustigati da genitori castranti, vi scaldavate per film meno cinici delle vostre finte arroganze da teenager incazzati e già persi, eppur sognavate di succhiar i capezzoli della burrosa Jennifer Connelly, stuzzicandovi in onanismi forse davvero degni d’una purezza oramai estintasi nel bieco, ingannevole porcile a cui, goderecci e or con panze piene, avete abdicato in nessuna remissione dei vostri peccati anche piccanti e dei vostri, vivaddio, atti impuri auto-lo(r)danti. È tutto oramai un prenderla a culo nello sfogatoio di bacheche Facebook per morti dementi più lugubri degli zombi di Romero. Una cantilena davvero mortificante e tristissima d’invettive quotidiane, di vacui e sterili esibizionismi isterici per cui, adoperandovi a sfoggiare millantati talenti pur di ottenere i vostri 15 minuti di celebrità alla Andy Warhol, rimediate solamente cinque minuti netti e scarsi di commenti denigratori a cui, costernati da tali offese giuste e sanamente cattive, opponete la patetica resilienza angosciosa d’ire represse di colpo esplose che, impunite, replicano agl’insulti con la stessa bassa volgarità con la quale il vostro vigliacco assalitore, dietro profilo falso e anonimo, vi ha ignominiosamente coperto di vergogna forse sacrosanta.

Quella che vi siete meritati. Vi siete pure maritati!

Sì, vi vedo, sapete? Ma che sapete? Non sapete nulla. E voi sareste i sapientoni? Dopo un lungo coma da Ben Barnes, oramai imputriditi dal vostro viaggio al termine della notte squagliatosi in giornate senza sole nell’anima vostra andata completamente a puttane, tirate a campare, pigliandola come viene.

Il fatto, anzi, il fallo è che quella manco viene. È frigida e sta a pecora più di voi.

E, in questa posa speciale, su Instagram sfilano le sue foto eccitanti di gigantesco lato b attizzante e sul suo retto vi siete smarriti, ritrovandovi in una selva oscura come dei danteschi uomini da Purgatorio senza però Beatrice e senza quell’altra zoccola della leopardiana Silvia. Quella a Giacomo rimembrava il suo amor impotente ma mai volle il suo membro. Silvia andava col figlio di Silvio e v’ha trombato.

A forza d’idealizzare le milf “dee” vi è rimasta una vita di merda della quale non potete avere l’idea. Solo l’IKEA.

Manco quella avete. Nessuna (i)dea. E, idealizzando le vostre esistenze da tempo immemorabile a novanta, vi scattate selfie pensandovi Marlon Brando quando invero di Brando avete, ed è così, solo la sua stanchezza quando di anni il buon Marlon ne aveva ottanta.

Ah no? Siete magri e palestrati? Sì, certo, ma comunque this is the end…

– Ehi Falotico, ma chi credi di essere, Jim Morrison?

– Magari. Sarei morto a 27 anni e non avrei più sofferto pene dell’inferno di questo mondo marcio.

– Allora ti credi Kurtz?

– Magari. Quello non fa un cazzo da mattina a sera, è pazzo completamente e si fa servire e riverire. Mangia la selvaggi(n)a.

– Perché tu non sei pazzo?

– Magari. Vorrei tanto essere pazzo. Purtroppo non riesco a esserlo. E saranno altre inculate, fidati, fratello. Ora che la linea d’ombra è terminata da un pezzo, come diceva Peter Boyle in Taxi Driver… siamo tutti fregati, chi più chi meno.

Se tu, ragazza, pensi che non sarà così, non conosci Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene.

Se tu, esaltato, credi che io sia un coglione e non abbia mai avuto le palle, forse hai ragione tu.

Non valgo un cazzo. Sono modestamente mister superbia. Meglio che essere Mr. Universo. La vita di Schwarzenegger è stata solo quella di aver interpretato Terminator. Sai che roba.

 

Parola del Signore.

Sono una persona che suscita tristezza? E che volevi che fossi Mike Bongiorno?

 

di Stefano Falotico

Kurt Cobain amava Clint Eastwood


05 Apr

Kurt Cobain: a vent’anni dalla sua mortacci tua, Falotico vi racconta l’ultima volta che assieme si suicidarono…

Vent’anni fa e un giorno, moriva Kurt Cobain, la domanda è: era un grande o un montato? E soprattutto chi è stata la più grande rockstar? Jim Morrison

Non ho mai nutrito troppa simpatia per Kurt. Mi ha sempre dato l’impressione, cantando in quel modo, di essere uno di quei maialini scannati al macello così come “grungeiando” mugolava il suo “dolore”, soffertissimo, ah ah, esistenziale da uno che prima s’era fottuto bellamente, con tanto di lor belate “belline”, cento groupie al ritmo di “come as you are” di pecorina. Ma ammansiva il vostro gregge da valle inconsolabile di lacrime “arrabbiate”. Un ipocrita, insomma, osannato dalla società anni ’90 in cerca della sua pulp fiction musicale. Sì, prima le ammucchiate e poi l’ira da Mucchio selvaggio alla Peckinpah perché s’era rotto il cazzo dopo l’indigestione di “basso”.

Per questa mia, speditemi in manicomio e ballerò il lento… “sciolto” sul… light my fire del Morrison mentre sarò picchiato da spranghe “dure” a friabile adattarmi ai vostri gusti. Sì, a tutti piace(va) Cobain, di mio ho sempre preferito il sigaro cubano di Al Pacino di Scarface e a Michelle Pfeiffer, perfettina e incazzosa se le si rompon le unghie, due cubiste cubane con Fidel Castro nella vostra baia dei porci a cui faccio guerra. Abbaiamo! Non abbassiamoci!

Questo sono io, l’irriverenza guascona come può essere la smorfia alla Max Cady di De Niro, uno che ha il coraggio di sputtanare questa borghesia falsa. Prima educa i figli alla mansuetudine senza marijuana e poi critica uno come Max che veste camicie hawaiane. Con tanto di tatuaggi da marinaio, essendo stato in galera per colpa delle omissioni “peccatorum” dell’avvocato bugiardo perfino a sua moglie, a cui non confida il suo tradimento “galeotto”.

Sì, in utero…

Passano gli anni, oggi abbiamo le magic mielose di Chris Martin, ieri John Legend col suo basculante addome da negro “latino”, domani tornerà di moda il jazz del cazz’.

E si fa di tutta una banda un fascio… di nervi, tanto esploderete in “fuoco” artificiale, dopo il ”glande” freddo”, da sagre paesane dei vostri fintissimi idoli, ben peggiori dei santi patroni meridionali.

Di mio, ficco in autoradio i miei strange days, per il resto potete suicidarvi.

Se non vi piaccio, in quella tavola “calda” servono il prosciutto della tua donna sgelata dopo tanta carne in scatola della sua mente da “imbottigliata”. Offrono gratis la “salsa” con le patatine di lambada…, alcune però non sono “originali”, son abbronzate di lampada(rio). E vai di mossa, di mousse, di musetto e attenti alle scosse!

Fidatevi, meglio un pneumatico come me di uno come il Cobain. Che sfruttava il vostro “teenagerismo” nichilista e “turbolento” per poi scrivere nei suoi diari che non provava empatia.

Però con quelle che gli sudavano sopra… sì.

E Bruce Springsteen? Fino a “Nebraska” ci s(t)iamo, poi ha sbandato.

Ma in fondo fa bene. Tanto “Sulla strada” non lo legge più nessuno.

Oggi, la gente preferisce le hit “toste” col culo parato da sparlatori dietro le pareti insonorizzate della falsità ancor più “assordante”. E voglion tutti vincere la classifica stando in pantofole.

Per quanto mi concerne, so che la cerniera serve per far uscir l’uccello.

E non tarpategli le ali, mie polle, sono le parti migliori assieme alle vostre cosce… si spera non troppo “cotte”, altrimenti poi mi chiederete gli alimenti. Di mio, voglio solo che aumenti di volume, tu puoi “volumizzarlo”, alimentandolo con qualche toccatina… di pepe e molto sale. Il punto saliente del gradimento.

Di petto son stopposo, di patta c’è, di patti non puoi prendermi sul serio.

Pattuiamo questo: io pattino, ti sbatto e non spiattellarmi la morale da tiro al piattello.

Cosa voglio dire? Sono criptico? No, di mio vivo nella cripta e basta.

È già troppo farti ascoltar la musica vera, spaccarti i timpani e tamponarti.

Ma, pur essendo già morto, vesto più nudo dei tuoi scheletri nell’armadio.

Ora, basta con le tue melodie e dì a tua moglie che me la dia!

Suvvia! Via e poi giù!

Finale col botto… in faccia

Una scrive su Facebook che, dalla fretta, si è mal rasata le ascelle e chiede alle sue “amiche” se credono sia eroticamente, per il sabato sera “pompante” in discoteca ritmata di musica “incazzata”, affascinante il semi-pelo per il maschio “intravedente”, e se questo “stratagemma” può aiutarla a rendersi più piacente per la penetrazione lenta e non troppo scimmiesca.

Intervengo a sproposito nello spazio commenti e le scrivo che a me piace King Kong. Anzi, che io e King ci siamo sposati da un anno e aspettiamo Cita in formato gigante. Non abbiamo però i soldi per mantenerla e neanche quelli per la balia. L’affideremo a Tarzan, di “adozione” africana-leggendaria da libro della giungla…

Lei non capisce e chiede se sto provocando per puro gusto (s)fottente, alludendo che mi piacerebbe leccargliela su far lo spiritoso animalesco prima della bestialità ancor più (s)fottuta.

Al che, “controbatto” e le scrivo che sono in verità solo un barbone in cerca di pelliccia per la notte. Ma da cacciatore potrei pelargliela come la favoletta di Cappuccetto con un unico finale possibile. La polizia becca il mio Jack lo squartatore e io me lo do ad altre gambe. Tu la dai, dondolante va ergendosi come la quercia in mezzo alla foresta, colante me lo trancerai se non vorrò disboscarlo prima della pioggia equatoriale, accaldato-irrequieto di battermi il petto perché tu me lo estrai, tagliandomelo evirante.

Ecco, penso che Kurt Cobain fosse romantico a suo modo. Io, a mio “mondo”, sono un leone, domani un elefante, ieri più pachidermico di un imprenditore che sfrutta i dipendenti, in un’altra era sono quel che sono.

O ti vado bene, o evviva le foche. Se non accetti lo zoo, posso fare il delfino.

Se hanno chiuso le piscine, posso almeno pisciare?

Ora, mi chiederai: non puoi perché non ce l’hai più dopo l’evirazione. C’è sempre il pappagallo artificiale.

Sì, diciamocela. Cobain era un uccello in gabbia. Compreso che Courtney Love era carina, sì, ma voleva troppi altrui ca(na)rini, si sparò evitando che gli strappasse anche il “grunge” dello “sdrucito” pantalone urlante.

Detta pene al (di)vino. E non voglio sentir altri cazzi.
Jim Morrison è il più grande perché comprese the end prima dei titoli di “coda”… dopo che Marlon Brando disse la verità di questa società che fa orrore.

Punto e a capo?

No, da Coppola in testa.

E ora “spariamocele”.

– Come va?

– Non funziona un cazzo. Comunque, lo riparerò. Uno ne ho, eppur son bipede.

Comunque, per finire del tutto, vi racconto questa.

An(n)i fa, una tizia di Roma volle per forza, “di brutto”, incontrarmi con la scusa che era affascinata dalla mia mente.

Scendo dal treno, lei mi fissa, allaga tutta la stazione e, per far sì… che non chiamassero soccorso a causa dell’allagamento della Termini, mi salta addosso e me lo evira con un morso netto.

Risolto l’allagamento, sì, dopò si asciugò in fretta, dicasi “ritiro dopo che volle tirarmelo”, mi vide catatonico, immobile e mi disse: “Stefano, non starmi così, non ti manca niente”…

Insomma, Cobain doveva andare a farselo attaccare varie volte dopo gli innumerevoli strappi da isteriche.

Alla fine, optò per la soluzione che taglia i “testicoli” al toro.

Si ruppe proprio il cazzo. Completamente.

Una pistola e basta coi grilletti.
Insomma, non so se Cobain fosse un genio. Ma d’altronde non lo era Dostoevskij, non lo era Mozart, non lo era Einstein e non lo sei tu. Non lo è nessuno. Diciamo che esistono persone che fanno della loro particolarità un modus creativo. Canalizzano la loro predisposizione a essere quel che sono (in)nati.

Ma poi succede inevitabilmente questo. Cobain andava, come un comune mortale, come tutti, al bar. E la barista, anziché chiedergli “Cosa vuole?”, gli ordinava “Dammelo”.

Lui aveva bisogno solo di un digestivo.

E, nauseato, si sparò in bocca.

Fine della storia.

Comunque, domani, ricordatevelo, non si scappa. Anche se stasera avete scopato, dandovi una visione euforica della vita, diciamo una momentanea “botta”, a meno che non siate crepati per overdose, ah, ben vi sta, eccessivi, vi toccherà la solita merda.

In senso figurato della condizione umana?

No, nel senso stavolta proprio di merda. A meno che domani non caghiate il cazzo.

Non so voi, di mio cago regolarmente.

I problemi nascono con le stitichezze della società rivoltante.

Insomma, cagano storto e pisciano fuori dal vaso, cioè me lo rompono.

E che puoi fare?

Adesso, apro il mio sogno nel “cassetto”. Ed estraggo il fucile.

Sì, sono Walt Kowalski, altro che Cobain.

 

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