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La possibile scelta di Robert Pattinson come futuro Batman m’induce a una riflessione cronenberghiana e tarantiniana


19 May

pattinson cosmopolis

Ecco, voi cinefili avrete sicuramente letto che, nella lista allestita da Matt Reeves, dopo il forzato forfait di Ben Affleck, per l’ambitissimo ruolo del nuovo Batman, in cima a tutti vi è Robert Pattinson.

No, lo so che ora, basandovi sul titolo di questo mio scritto, penserete che banalmente andrò a parare su Cosmopolis.

Invero, ciò l’hanno fatto molti di voi, al solito per dare spettacolo di sfoggio conoscitivo, in realtà assai, oserei dire, manieristico e stoltamente meta-cinematografico della Settima Arte più trita e ritrita. Nei vostri onanismi da contriti.

Arrivando a dire scemenze bestiali. Cioè che la filosofia esistenziale di Batman, uomo notturno tendente al pipistrello misantropo, vampiristico nel succhiare il sangue di sé stesso nell’eremitaggio lupesco condito di volpona, doppia personalità da dottor Jekyll e Mr. Hyde, ah ah, sto morendo, era già contenuta “in nuce” e in poca luce, ih ih, perimetrata e circoscritta nell’abitacolo della macchina futuristica di Cosmopolis, una sorta di Batmobile accessoriata in maniera sofisticata grazie alle grazie, oh oh, della francese, dolce e sexy Juliette Binoche, donna che dolcifica cremosa come un bignè le ombrosità di Bruce Wayne coi suoi collant Calzedonia avidamente stuzzicanti a mo’ di  pasta sfoglia della sua donna non del tutto spoglia eppur raffinatamente avvolgente di capricciose voglie quasi alla Deborah Caprioglio, per un tosto rapporto sessuale senza olio, conturbante al pari d’una sensualissima passione da Come l’acqua per gli elefanti.

Toglietemi una curiosità: il vostro è puro, deficiente intuito, sofistico anacoluto o vi siete bevuti troppi nerd sul Tubo?

Sì, altro che esegetica complicatezza analitica, non mi riferisco all’anale che la Binoche concede al Pattinson molto prima di Julianne Moore di Maps to the Stars, faccio vaga allusione al fallo, no, fatto che, a forza di credervi intellettuali, disillusi dalla pochezza, dall’inconsistenza e dalla misera sterilità delle vostre artefatte elucubrazioni da cinefili licantropi spelacchiati, siete cascati in una corbelleria retorica peggiore delle canzoni di Jovanotti.

Più che angelici critici di Cinema, mi sembrate, sì, il Cherubini Lorenzo più cretino, ovvero quello più stupido e svaccato. Rimbambito.

Ricordate: Il più grande spettacolo dopo il Big Bang non siete voi e sinceramente non è neanche Juliette Binoche, signora, oggi come oggi, un po’ troppo grande per voi infantili signorotti.

Se vi piacciono le milf, recatevi su un sito porcellesco per adulti ma, per piacere, lasciate stare le cos(c)e serie.

Sì, su questi per soli uomini frustrati, potrete trovare tutto l’ambaradan delle varie Brandi Love e Julia Ann. Al vostro virtuale servizio per rallegrarvi dalla vostra deprimente, giornaliera monotonia da scoglionati giornalisti, donne che credo non abbiamo mai guardato un film di Cronenberg ma amano il pasto nudo senza girarci troppo attorno, semmai però girate e rigirate come fritt(at)e in tutte le posizioni più immaginifiche e celestialmente visionarie per stalloni ritti. Ah, che tran tran(s).

Ah ah. Non abbocco più a questi vostri tranelli da finto saputelli, invero soltanto da coglioncelli.

Il Cinema non è due più due fa quattro e la cellulite, no, la celluloide me la faccio in quattro e quattr’otto.

No, non sono bigotto. Ci mancherebbe. Però voi mi parete proprio dei tromboni molto di panza pienotti.

Pattinson semplicemente ci sta. Poiché, parentesi esclusa dei suoi adolescenziali esordi da Twilight, si è oramai specializzato in ruoli da disadattato affascinante. E come tipo malinconico ma ambiguo viene identificato.

Io vi dico anche che per voi verranno tempi bui e, per salvarvi dal luna park delle vostre finto luminescenze cinematografare da giostra dei cavallucci, dovreste (ri)vedere Good Time, miei criticuzzi col ciuccio.

In parole povere, miei somari, miei ciucci, per voi la vedo molto dura fra le sbarre d’una vostra futura vita sfatta.

Io ho scritto una lirica monografia su Carpenter. Poetica indagine divorante. Libro in cui, nonostante l’ortografia e la grammatica inappuntabile, la correzione di bozza stupefacente grazie al mio editor impressionante, forse, lo dico col senno di poi orgogliosamente, non tanto mi ero soffermato sulle prime opere di David così invece illuminanti.

Accennandovene solamente poco seduta stante. Comunque, che capolavoro che è Scanners.

Conoscete, no, la teoria dei supereroi di Kill Bill recitata da David Carradine?

Superman non è affatto un super uomo, è uno dei più sfigati disgraziati dell’universo.

Sì, è come me. Ero talmente avanti a 12 anni rispetto a quelli della mia età, la mia sessualità e la mia intelligenza, da enfant prodige allucinante, erano così pronunciate e prominenti che venni trafitto e trattato psichiatricamente da deficiente e assunsi per molto tempo il farmaco Fluoxeren. Per contenermi.

Ah, vi furono effetti collaterali devastanti.

Tant’è che oggi la gente non sa più se io sia uno schizofrenico, uno psicopatico doppio come Batman, oppure Chris Walken de La zona morta, il quale dopo il coma neurovegetativo fu scambiato per un ciarlatano soltanto perché quella sua apparente, patita dormienza, quella scissione dai contraccolpi pesantissimi, irreversibilmente evitabile, gli fece vedere il mondo con occhi diversi. E la gente pensò:

questo recita la parte del diverso che ci sta pigliando per i fondelli! Ma quale essere messianico, questo cornuto è solo un coglione sciagurato. Un farabutto da prendere a botte e spedire di nuovo in cura…

Un poveretto che deve tornare a lavorare e finirla di fare il clown.

Insomma, detta come va detta, che tragedia, ragazzi.

E comunque se Juliette Binoche accettasse di uscire col Joker, cazzo, secondo me capirebbe che è nata per la parte della mia Catwoman.

Sì, Juliette è ancora bona. Pure io, purtroppo.

Vi saluto.

Statemi bene.

E fatemi meno seghe, mentali e non.

Poiché, non scordatelo mai, io sono il Genius-Pop e ve le do nel popò.

Ohibò. Dio bon’.

 

di Stefano Falotico

binoche cosmopolis

 

Non si fa altro che parlare del Joker con Phoenix: io ho una teoria dei supereroi alla David Carradine di Kill Bill e anche alla Rupert Pupkin


25 Sep

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Sì, secondo me Tarantino ha scoperto l’acqua calda in Kill Bill con quella sua stronzata su Superman. Kill Bill che, detta fra noi, è il suo peggior film assieme a The Hateful Eight. Sì, Tarantino è un geniaccio, ma questi succitati film li ha cagati male. Ha messo troppa carne al fuoco. Sì, The Hateful Eight, certo, capisco, è tecnicamente magistrale, ma indubbiamente è anche di una noia mortale. Basta! È così!

E la dovreste smettere di affermare che ogni film di un maestro è un capolavoro solo perché porta la firma appunto di un maestro. Ad esempio, l’altro giorno mi ha davvero inorgoglito un mio lettore. No, non ho molti lettori ma me la cavicchio. È stato il primo in assoluto a comprarsi il mio libro su Carpenter. Gli è piaciuto da morire. E, in privato, su WhatsApp, mi ha fatto i complimenti. E siamo stati a parlare tutta la serata attraverso messaggi vocali magnifici.

Ha mosso solo due critiche al mio libro. Innanzitutto, non ha amato molto la rilegatura, che per lui non è un granché. Può essere… ma la copertina rigida e un altro tipo di formato avrebbero fatto lievitare il prezzo di stampa, dunque del libro stesso. Così, invece, il cartaceo a 11 Euro è convenientissimo. Poi, su IBS.it è pure scontato. Secondo lui, avrei dovuto soffermarmi di più su Halloween, in particolar modo su Michael Myers. E ha osservato che non parlo molto della regia del suddetto film, a parte la doverosa citazione dello storico piano-sequenza iniziale. Be’, dovete sapere questo. La copertina era già pronta, concordata e limata in ogni intarsio. Stavo per dare il visto si stampi, al che, son stato colto da un dubbio mostruoso. Sì, fra le immagini disegnate a mano, mancava Michael Myers. Dunque ho ricontattato la grafica e le ho detto:

– Ci siamo scordati di Michael. È imprescindibile la sua presenza. Altrimenti, verrà sotto casa mia a sgozzarmi.

 

E l’aggiustamento ci fu. Dopo questa parentesi pubblicitaria, ah ah, che ci sta, passiamo alla mia teoria sul Joker. Anzi no. Solo un altro attimo di pausa promozionale. Permettetemelo. Questo ragazzo, col quale siamo diventati amici, mi ha anche detto che ho avuto enorme coraggio ad allestire una monografia non agiografica. E ad aver stroncato parzialmente Christine. Come dire… Non è che Carpenter, solo per il fatto di essere Carpenter, ha girato soltanto capolavori. Ha girato anche film, non certo brutti, ma decisamente meno riusciti e, che vi piaccia o meno, minori. Ecco, ora possiamo andare avanti.

Che il Joker sia uno psicopatico lo sanno anche le pietre. Non molti invece sanno che pure Batman lo è. Sì, Bruce Wayne non è affatto solo un signore affettato, raffinato e dai modi garbati, un playboy incallito e irresistibile. Che si fotte Kim Basinger, Michelle Pfeiffer e Anne Hathaway nelle varie versioni… cinematografiche. Sì, se le fotte eccome. Da vero “pipistrellone”. Nei film non si capisce chiaramente, ciò non viene del tutto esplicitato, ma è palese che Batman sia uno “sventra passere” mai visto. È anche uno schizofrenico. Sì, Batman è il re dei dissociati. Di notte indossa il mantello del cazzo, di giorno legge il quotidiano come un impiegato comunale, col maggiordomo che gli taglia le unghie. E guarda le partite della Juventus sul divano, con le gambe accavallate. Sì, state attenti ai vari Batman in giro per strada.

Questa è la mia teoria. Sì, io sono un uomo che nella teoria è perfetto, impeccabile, immenso. In pratica, insomma… cioè, in teoria sono uno dei più grandi trombatori del mondo, in pratica lo prendo spesso in culo. Ma fa parte del personaggio. Sì, il supereroe che più mi assomiglia è Flash Gordon. Adesso, dopo questa puttanata micidiale, prendo la mia macchina Punto, ben diversa dalla Batmobile, e la porto dal meccanico. Ieri pomeriggio, uno che si credeva il Joker l’ha sfasciata perché gli tirava il culo. Adesso pare che costui sia stato ingaggiato da Todd Phillips che aveva bisogno, nel suo film, di un totale malato di mente. Per rendere la pellicola più realistica.

 

 

di Stefano Falotico

The Night Of vs Le ali della libertà, un capolavoro contro una bischerata retorica


05 Jun

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faccia da culo
Sì, credo che Kill Bill sia un brutto film. In toto. Soprattutto nel finale che perde ogni rotta. La storia di una donna che ammazza tre miliardi di persone solo, sostanzialmente, perché è entrata in coma e le hanno ucciso il ragazzo con cui aveva deciso di passare il resto della vita ad ammirare i tramonti, vendendo probabilmente i peggiori dischi di Tom Jones.

Tutto questo “danno” non l’ho visto. O, perlomeno, non giustifica la carneficina che ne consegue. La figlia non l’ha persa, non ha subito alcuna lesione, né cerebrale, nonostante Bill le abbia trivellato il cervello, e neppure fisica, anzi dopo il risveglio è meglio di prima. Più cazzuta, una macchina da guerra.

Ammazza chiunque le capiti a tiro, robe che succedono solo nei film perché questa qua devasta un’intera sala da ballo, mozza teste, amputa arti, compie insomma una strage di proporzioni epiche, e tranquillamente, dopo il massacro sesquipedale, continua a gironzolare a piede libero, ascoltando pure la musica dall’autoradio!

E dire che se uno va in un bar e manda a fanculo qualcuno, si becca una denuncia e tre mesi di arresti domiciliari. Oppure, come fanno in America, appunto, ti obbligano alla “riabilitazione” con lavori “socialmente utili”.

Invece no, questa dimezza demograficamente la popolazione statunitense, ficcando nel calderone omicida tutti, neri, negre, giapponesine, cinesi, white trash, alcolizzati e boss, e alla fine si gusta pure i cartoni animati con la figlia. Ringraziando iddio.

Sì, vuole che sua figlia cresca nella non violenza e nella pace perpetua. Che legga filosofia buddista. Ma non ha previsto la dura realtà. Superata l’infanzia, la figlia, educata a quest’assurdo buonismo, sarà derisa e umiliata a sangue dai bulli della scuola, cominceranno le immani crisi depressive, al che porterà la figlia da uno psicologo che la sederà come una cavalla, mentre tutte le sue coetanee, tatuate e belligeranti, con gli ormoni a mille, saranno su Instagram a mostrar le chiappe chiare. A gozzovigliare con quelli della loro età, mangiando uccelli come fossero caramelle. Poi, codeste, arrivate alla “maturità”, dopo un’adolescenza brada, sposeranno l’industriale di turno, che le tratterà, come si suol dire, a pesci in faccia ma che sta con loro perché indubbiamente hanno dei culi atomici. Eh sì, dopo il “duro” lavoro aziendale, ci vuole la figona ignorante come una capra per “alzare” l’inflazione…

Ma torniamo alla figlia di Uma Thurman. Ecco, complessata e compressa, farà la fine di Amber Heard di The Ward, compirà il gesto folle e verrà istituzionalizzata. In un ospedale psichiatrico ove lei, come il Sam Neill de Il seme della follia, sarà l’unica sana fra mostri, infermiere sadiche che, semmai, leggono Novella 2000 ma impartiscono ordini terrificanti come Nick Nolte de La sottile linea rossa, e le diranno che quella creatura che vede è frutto della sua immaginazione, e che soffre insanabilmente di deliri allucinativi. Giù di farmaci e neurolettici potentissimi. Diagnosi schiaccianti, in poche parole, quest’Amber Heard il suo Johnny Depp che fu lo vedrà col binocolo. Ah ah.

Sì, ce ne sarebbero da dire su questa società del cazzo. Donne che lavorano nelle case-famiglia, accondiscendenti e prodighe verso i “malati”, e poi, finito il turno lavorativo di prese per il culo, ove dicono ai malati di contemplare le roselline nel prato, vanno sui siti di appuntamento per cuori solitari. E stasera è il turno di Armando, uomo che ha letto solo Il Corriere dello Sport ma è ricco, va in palestra e ha un uccellone che la fa godere come una matta… Domani invece è il turno di Michael, ragazzo del Texas che vive in Umbria ad Assisi perché, dopo aver cavalcato tante mucche, ora sta cercando di avere una vita ascetica da San Francesco. Ma la donna della casa-famiglia, frustrata a mille, nel tempo libero l’ha circuito perché non desidera diventi San Francesco, appunto, ma parli alla sua passera. E diventi l’incarnazione del Fratello Sole, sorella Luna di Zeffirelli, versione erotica, molto spinta, del metaforico concetto di congiunzione di due sessi peraltro già ipocritamente espresso nell’ambiguo titolo della pellicola ignobile di Franco.

Ora, quando ero un adolescente, credevo come quasi tutti, che Le ali della libertà fosse un grande film. No, capolavoro non l’ho mai considerato ma ora, da adulto, lo considero proprio brutto, un film terribilmente falso e retorico all’ennesima potenza.

Le ali della libertà è un film per borghesucci che lo amano, mangiando grissini con la “capocchia” bagnata di Nutella, che probabilmente non hanno mai ascoltato Radio Radicale, e adorano i finti dolori e le tragedie rappresentate nel mainstream a stelle e strisce. Sì, perché Andy Dufresne forse non ha ucciso la sua donna e non meritava quella punizione mostruosa. Come non la meriterebbe nessuno. Ma questo qui, sembra che stia ad Honolulu, ha una calma olimpica, perde gli anni migliori della sua vita e, alla fine, con un altro povero Cristo come lui, concorda che, tutto sommato, la vita va avanti e con quella barchetta faranno il giro del mondo.

E se invece Andy avesse davvero ucciso la sua donna? Già il film non regge se ammettiamo che Andy fosse stato innocente, secondo voi potrebbe reggere, partendo dall’assunto che invece è un uxoricida dalla doppia personalità? Ah, certo, ha sbudellato la moglie solo perché l’ha tradito, e ora è pure libero come un uccellino. Bella roba.

Molto più vero The Night Of. La storia di un altro povero Cristo accusato di stupro e omicidio per un enorme equivoco giudiziario. Che, in attesa di giudizio, si mangia la schifosa merda più merdosamente vomitevole. Alla fine viene assolto, dopo che in quel carcere ha visto pedofili farsi fare pompini da ragazzini, uccisioni a mani nude, gente arsa viva, e chi più ne ha più ne metta.

E dire che John Turturro l’aveva capito subito che era solo un timidone…

Libero! Libertà! E infatti sta in riva al fiume Hudson completamente destrutturato.

Ma sì, andiamo al cinema, danno Han Solo: A Star Wars Story.

FORZA, coraggio!The Night Of

 

 

di Stefano Falotico

Le ore liete di un amante gattesco alla Tarantino


20 Apr
Pictured: Uma Thurman and David Carrdaine in Quentin Tarantino's KILL BILL VOLUME 2. Use is authorized for print publications only. Interhet use requires additional approval Distributed by Buena Vista Internatioal.

Pictured: Uma Thurman and David Carrdaine in Quentin Tarantino’s KILL BILL VOLUME 2.
Use is authorized for print publications only. Interhet use requires additional approval Distributed by Buena Vista Internatioal.

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Sì, da piccolo mangiavo sempre i biscotti Ore Liete.

Mia madre è sempre stata una che amava il francese, infatti pronunciava liete come leitmotiv, che invero è tedesco e la cui pronuncia corretta è ’’laitmoti:f.

Diffidate da chi pronuncia sempre in maniera sbagliata.

Biscotti “light”, da vero uomo right. Eppur dopo vennero le nights… plurale inglese di notti.

Sì, mi ricordo che stavo assistendo alla pubblicità prima del film We Were Soldiers e, dopo anni di buio ormonale, ricordai quando ero un vero combattente del mio ometto, senza elmetto ma mi arrapavo sempre per Madeleine Stowe. Per lei mai lo “omettevo”. Sì, scorsero immagini rallegranti di modelle discinte e il mio “membretto” qualcosa “sparò” fra le mutande di polluzione serale, sì, era la proiezione delle 21 e 30 eppur già venni “mitragliante” di notte in bianco…

Sulla signora Madeleine, adesso attempata e rifatta, va fatto un discorso a parte. Anche se andava, nei suoi glory days, solo strafatta.

Donna da abuso di potere del suo culo imperiale, e infatti nel film con Kurt Russell quelle natiche in primo piano sono state unlawful entry al mio puberale. Sì, entrarono in scena, più che altro uscì dalla cerniera, in maniera “illegittima”.

La Stowe adesso è appassita ma a quei tempi si mostrava in tutta la sua avvenenza, accalorandomi in modo blink. Sì, “lampeggiavo”, sbattevo gli occhi nelle tenebre nel volermela sbattere. Ed era “Neve tropicale” di un corpo mio esoticamente selvaggio.

Il top della sua topa la Stowe l’ha raggiunto in Revenge, pessimo film del compiano Tony Scott in cui forse il fondoschiena che mostra non è neppure il suo, ma di una controfigura.

Ecco, vidi quel film con Gibson a Rastignano, cittadina dell’entroterra bolognese e una volta andai lì a guardare un film con una terragna. Andammo a vedere Kill Bill vol. 1, io mi emozionavo per quella Thurman così sexy e androgina, mentre lei sbuffava, aspettando che rincasassimo, sognando già di esser la mia sposa.

Non successe niente. Aprì la porta di casa, abitava coi genitori, ma loro dormivano.

 

– Fai piano, ma ci siamo… Non ci sentiranno. Dai, cosa aspetti?

– Aspetto il caffè bollente. Ho sete.

 

Nonostante questo mio vile e spregevolmente “virile” affronto senza “affondo”, lei non desistette e qualche mese dopo andammo a vedere la seconda parte del film di Tarantino.

Anche quella volta io tranquillamente la snobbai, e lei a quel punto esplose, urlando: – Mio duro del cazzo, adesso ti faccio il culo!

Sì, mi aveva scambiato per David Carradine. Devo dirvi la verità, non fui un gran cavaliere, ma nella vita c’è di peggio. C’è chi, guardando I cavalieri dalle lunghe ombre, fa confusione con i tre Carradine, Keith, Robert e David, appunto.

 

 

di Stefano Falotico

Tania Cagnotto è bona!


25 Jul

 

© Piergiorgio Pirrone - LaPresse 16-09-2014 Roma Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena nella foto:  Tania Cagnotto

© Piergiorgio Pirrone – LaPresse
16-09-2014 Roma
Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena
nella foto: Tania Cagnotto

 

Cari drughi pretendo sincerità e durezza di clockwork lemon. Tania Cagnotto è bona! Keanu Reeves lo fu!

La profetica rivelazione del “pasoliniano” Stanley Kubrick s’è avverata, e vivete nello scontento un tanto al “culo”. Ché io smaltisco chili e non m’appesantisco di vostra pedante etic(hett)a

Sì, per essere “accettati” da questa società di bestie, incominciamo a utilizzare la stessa strategia “carnale”, ché a viver carnascialeschi se le (s)passan tutte. Sì, uccidiamo ogni sen(s)o fiabesco e imbarbariamoci per le “barboncine”, utilizziamo la stessa p(r)osa volgare e otterremo una “fornace” senza “lavaggi mentali”. Andiam in giro a cantar come Biancaneve col “nano” più pornografico, viviamo “felici e contenti”, ché la vita è una e di fighe ce ne son a iosa. Non far lo sfigato e il permaloso, fai il lecchino e di smancerie sii maniaco.
Ché se non sei maniaco, ti sciacqueran con ammoniaca, prima l’ammonimento, poi l’espulsione con tanto di “rosso” a timbro della radiazione anche al PH puro per dissanguarti a viscere delle loro brame.
Puttanieri e zoccole, chi è fra voi il più bel “tipo” del reame? Quello che non sbaglia un “colpo”, va “dritto” e sa come farsi… valere. Se una donna toppa, la prendete per il popò, se un topolino “sba(di)glia” lo imbalsamate e lo tappate, appunto, di vostra bava imbavagliante.

Io son genio paperin e ti fotto sempre, mio strafottente. Stavolta, hai incontrato chi (te lo) sfonda. Dammi un’altra offesa e ti strappo la festa, quaquaraqua. Basta con Nonna Papera!

Sì, scriviamo come loro, (s)parliamo allo stesso finto “manierismo”. Di cerebrolesi saremo allegri nei muscoli aridi ma massaggianti all’olio.
Di “flessioni” non rifletteremo mai ma carnivori affetteremo chi è da “compatire” per le sue fitte.

Io ti servo la “frittata”, mio cervello impanato in pantalon da mascalzoni miei impantanati. Tu, Balanzone hai sposato una coi pantacollant ma sei sicuro che la tua vita non sia già andata nel viavai?
Di mio, posso dire con sfrontatezza che vollero punirmi di “frontale” perché ero, sono e sarò il Principe per (sua) ec-cellenza. Attentarono anche al mio uccello.
Ma come potete toccare… ah ah, continuo a tamponarli. E a (s)fregarmele.

Se vi disturbo, tu continua a stuprare e riceverai la bisc(i)a “clandestina” del mio Cobra. Sono nato serpente, non mi attengo ai “comandanti”, a sonagli ti appendo al “chiodo”.

Se vi fosse sfuggito, annotatelo sul taccuino, per il prossimo acquisto. Io son aquilotto e non m’adatterò mai a questa lattante società analfabeta di poppanti, in quanto bevo latte “galoppante” di mio stronzo in farneticazioni “offerte” a vostro stuprarmi, ché vi stiro e sturerò sempre le orecchie. Io sono l’elefante e, di fanfara, fenomeno per chi mi giudica minuscolo ma di muscolone t’entro nelle mutande

Io addento, vi sventro e mai bandiera bianca sventolo in quanto s’avventarono e io sventai tal “vanitosi” col mio ancor più schiumoso e carnoso ventaglio.
Se non stai buono, ti lego coi bavagli e ti spedisco a calci in culo tramite postale vaglia. Ogni sera, “fornico”, avvolgendola di “tagli” e macchio tutte le “tovaglie”. In quanto vettore contro i dottori, civetta sul comò formato gigolò per le figliole, ché bocca di rosa mette l’amore nei miei sudori.
Siete indietro, non capite ad oggi De André, come potete pretender di capir come vi penetro nel didietro?
Comprare e bevete tutti, questo è il mio nettare a segno di “pece”: http://www.amazon.it/Arancia-meccanica-ebook/dp/B00E3CZX9Y/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1374755748&sr=1-1&keywords=arancia+meccanica

Ascoltate la voce del Signore, che vi guida funambolico per prati sereni, ove germogliar di nuovo e, dopo esservi di Cuore auscultati in me “ungulato”, osservate le unghie smaltate di Tania Cagnotto, campionessa non di nuoto come la Pellegrini ma abbiate fede… è una figa plurima per sesso nel piumino, per notti immerse d’arsure a bruciarglielo in sue acquoline.

Stenditi Tania, attingi alla mia sete, assatanata sei dietro quel visino d’angelicata, so che vergine non sei da tantissimi… e sfido chiunque eterosessuale a non volerti di “trampolino” a tuoi quadricipiti femorali e mio “fegato” così a te “lustrato” d’ossa “dorsali”.
Sì, sono l’orso, sono come Bud Spencer, pseudonimo di Carlo Pedersoli e appunto ex nuotatore “metrista” del suo merl(uzz)o.
Bud ne ha per tutti, non va fatto incazzar’. Altrimenti si arrabbia con Terence Hill e non saranno teneri di Trinità. Vale a diredi spaccarti in tre e “a spaccata” di Tania che, quatta quatta, desidera invero non il podio ma il mio… podismo ad acquattarsi nei sollazzanti “schizzi”.
Ah, equatoriale ha gambe equine, cavalla del mio in mezzo al cavallo, purosangue campionessa per “bastoncini” del Capitan Findus, spezzatino al mio “filetto” di Platessa, famoso “sottomarino” di manina che è di 50 cm ma, se stimolato da Tania, può “allungarsi” a doppie proporzioni per altra calda, ustionante razione.
Tania Cagnotto è la mia Uma Thurman, sono Carradine di Kill Bill.
Dio ti benedica e si tuffi da “povero” Cristo nel Giordano di Cagnotto Tania, atleta dalle pose plastiche con tanto di mie bollicine alla Pulp Fiction.
Sì Tania è tanta, e affogo in questa figona “scostumata”, ah che costumino, in slanciato fiondarmi di giravolte e capogiri(ni) sguazzanti, aderenti al suo bikini “water” nel senso “acquatico” del mio che sprizza gioia e del fazzoletto da “sciacquone”.
Tania asciuga le mie lagrime, le “confeziona” in questo misto di carta igienica, “finemente” ricucita per aprirla su densa cremosità. Quando il ralenti cadenza le sue imprese, salto dentro il (WC?) Net di tutti i suoi più attizzanti video scaricabili. E la imprimo, anche se arriva seconda. Vengo in tre secondi.
E son mondiale nell’Eurosport. Con tanto di “Yahoo” e soprattutto “Wow!” su urletti incontenibili nel divanetto a mio divaricato Sky di gran finale da meritarmi la medaglia d’oro. Ah, in quella piscina c’è il mio pesciolino come la piovra e Lei, prima di risalir in superficie, superfichissima, da me è “provata” sul delfino d’amplessi affannosi e d’apnea cardiaca per l’orgasmo del sommozzatore. Siamo sommergibili, e la vostra bile è da buo(n)i. Io sono l’anaconda, il serpente bo(i)a per un altro giro in vasca. Esca ed esce tutto.
Sì, Tania è per i cazzoni veri, come John Travolta, Samuel L. Jackson e Bruce Willis del Tarantino. Io tendo la tela, sfoglio il suo telaio e la ribalto con tanto di tirato e Lei aspirante ad attillata “dialogica” monster su uccello per la cura medioevale, e diventa una nerona alla mobster Wallace Marcellus. La palpeggio, non finge mai, gode davvero “appieno”. Con i suoi polpacci pienotti avvinghia a modo di conchiglie a tenaglia del salivar fra le cosciotte, queste caviglie ad abluzione d’altre instancabili erezioni. Volteggia in tutte le posizioni, mi provoca e io m’eccito dinanzi a questo bocconcino per salsa d’hamburger. Che ketchup, che sco(r)pa(ccia)ta!
Talvolta, mi ri-fiuta per farmi impazzire coma la maionese.
Al che, le urlo: “Volevi fottermi? Dì un’altra volta, cazzo, ti sfido. Cazzo!”.
La mia esplosione blaxploitation non gradisce ma stuzzica per altre furenti eccitazioni. Fa la puttanella biondina da spiaggia, appunto, come Bridget Fonda di Jackie Brown nel suo ammiccante “Vuoi scopare?”.
A “maestrale” entro in poppa nella sua pru(gn)a polposissima ma la ritenzione idrica causa l’eiaculazione precoce. Ah, colpa delle astinenze.
Da allora, è Lei che mi prende per il culo… sono il suo Gara Louisss… fa la “dottoressa” con la “r” moscia e fuma la mia “sigaretta”, tatuandomi la “s” minuscola poco da Superman.
Ma io son bastardo senza gloria e Stuntman Mike. Bono come Brad Pitt e misogino alla Kurt Russell Jena Plissken.
Tania è solo una pischella e ha bisogno d’una che la spinga di pistoni e pisellone, ché  acceleri di “pistola” e la schianti, tamponandola per il suo squirt da Tampax.
Insomma, Tania va messa a novanta e premiata d’orgoglio patriottico, come ogni italiano che (non) si rispetti.
Tania è tonica e io, senza bon ton, tuono. Quando gliele suono, Lei “stona” senza cellulite perché non sa da che parte sta arrivando la chitarrina a volume alto.
Ma melodiosa me la dà e io son radioso.
Sono il t(r)uffatore!

Tania, voglio tuffarmi e affumicarti! Tu Cagnotto, io al largo ad allargartele sul mio “pneumatico” canotto con tanto di canottiera e bagnino da Chinotto, in quanto sono il cane con la bava e tu, umida, sii amido di burro m(ed)usa.
Ah, senti questo mare in burrasca. Proteggiti dalla tempesta nella grotta della scrotale sacca.
Sii marsupiale, sii “buia” per mie palle (s)comparse.

Ah, la costellazione di Orione. Ah, ecco la “solare” protezione.
Ecco ove metto il “becco”.
Beccatelo, batti il ferro finché è rovente. Poi, t’ingravideranno e solo chiatta salterai senza il mio boato ma in baita come tutte le rimbambite sulle spiagge.

Sono di “bronzeo”, ripeto sono uno stronzo. Ma anche tu, col tuo sorrisetto, non scherzi.
E dunque, prima di divenir una cozza, liscia sii UVA di vulvetta a mio prepuzio violetto.
Basta con l’orgoglio da tricolore. La voglio olimpica di calore. Odoralo. Altro che iridato.
Dai, la tua a me va data. E subito. Prima che cali il tramonto.

Quest’anno comunque, Tania Cagnotto d’Argento a parte (e che posteriori), segnerà il ritorno “in grande stile” di Keanu Reeves, dopo anni trascorsi a gigioneggiare da scemo in vacanza sabbatica.
Promette “faville”. Non solo un film “sognato” da dieci anni, una tamarrata sesquipedale che “assume” il peggio del Cinema “chiappa” (sì, nessune cappe ma molto d’accopparlo di “fioretto”, altra specialità olimpionica su cui “sforbicerei” nella Vezzali) e spada, ma anche l’esordio come “regista”.

Mah. Ecco perché Wolverine viene considerato un capolavoro. In mancanza del Keanu bello e dannato che fu, accontentiamoci men-o (e ci va grassa) del grosso Hugh Jackman.
Secondo me, se James Mangold continuava a girare film intimisti ne avrebbe giovato il Cinema umanista.
Qui, abbiamo uno Hugh Jackman allupato e a cazzo duro.
Mah, il dubbio rimane.

Comunque, in memoria del Keanu oramai defunto, citerò per voi tre Reeves che, volenti o nolenti, son ottimi.
Indovinateli.

Sì, Keanu ha lavorato con Bertolucci prima di rendersi un ebetuccio. A quei tempi, era un adolescente cresciutello da Hermann Hesse, un Siddharta.
Poi, gli diedero i soldi e imbolsì. Da cui la recitazione da stallone della Florida de L’avvocato del diavolo. Altro pastrocchio da salvare solo per un Pacino mostruoso, letteralmente goethiano e non, e per le “gote” di Charlize Theron a cui comunque preferirò sempre la rossa Connie Nielsen.

Utah oggi è andato. Sarò cinico ma, se devi concludere in “bellezza”, meglio un ultimo mercoledì da leoni alla Swayze. Che ora è ghost dopo il Cancro. R.I.P.
E pace all’anima nostra. Il Keanu figo di questo film s’è fottuto, travolto dall’onda anomala della rottura alle nostre palle.
A Selvaggia Lucarelli continua a piacere. Sì, fra imputtaniti ci s’intende. Da me, solo che pugni. Sono il surfista ai porci con le tavole imbandite.

Ho sempre considerato questa saga una Sega. Meglio il Mega Drive. Ci vuole il “trattino” fra Alfa e Omega? E la regola del menga? Bonalè, come scrive un barista bolognese con tanto di cartello e “avviso”: “Non si fa credito ai comunisti, perché sono un nazista e da me bevon solo le troie di bicchierini, sbirri piedoni dei più fascisti, e ariane di buon vino nell’ano, la mia è osteria numero vincente a chi più tira di birra tremenda”.
Almeno, se devi giocare, gioca con Carrie anche alla De Palma. La tua prossima Moss qual è?
Che cosa? Annalisa? Ma quella è losca. Da me, solo una Xbox alla Kickboxer di Van Damme.

Fra l’altro, proprio di Vandamme, oltre a questo, è in lavorazione il remake di Bloodsport.

Già. I tempi son peggiorati. Un Tempo, appunto, avevamo Jean, oggi abbiamo Claudio Baglioni rifatto.
E su tale stronzata, v’inculo.
Si sa, il canarino sta nelle tane e salta addosso a Tania Cagnotto. Non c’è la rima ma attento alla gatta.
Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Alle origini di Tarantino


16 Jan

Saggio monografico su uno che non è diplomato in “Grafica pubblicitaria”, sebbene par che sia stato a letto con molte “figate”


Breve prefazione a carisma delle mie scelte inconfutabili di vita: mi giunge voce, come da predizione, mia e della famiglia, che ho ricevuto una certa segnalazione

Vengo chiamato per risponderne e platealmente riferisco senza battere ciglio, essendo combattivo, e cioè che, se nero su bianco, non verrà concessa piena libertà a una persona di poter vivere secondo ciò che sempre ha desiderato, godere di sé e non del piacere mercificando il mio Cuore, per nascita principesca e superiorità genetica, accostabile alla mia impareggiabile anima, saremo costretti a citare per danni la famigliola, responsabile di calunnie e di tutto quel che ne conseguì.
E riaprire tutto il caso chiedendo (e in tale atto giudiziario sono perfino appoggiato da chi ha toccato con mano le mie ragioni) a quel nucleo di nazifascisti un risarcimento che neppure tutta la generazione di Berlusconi potrebbe sostenere, causa immediata arresto per mancati pagamenti.

Come potete constatare sono qui, tranquillo, anzi, nei prossimi giorni, la persona da me, telefonicamente, interpellata, nel caso dovesse servire da testimone, sarà a sua volta contattato dalle istituzioni per un cosiddetto chiarimento secondo il quale Falotico persegue nella sua linea e, dopo averne appurato il genio che non si sottoporrà a nessuna regoluccia piccolo borghese, prediligendo la sua diligenza negletta alla prostituzione di massa, opterà per altre ingiunzioni penali.

Passiamo al Cinema.

Quentin. Sì, certo. Lo conosco. Anni fa, durante le presidenziali di Barack Obama, si trovava nel Maine con Stephen King, ove stavan “cespugliando” di picnic, meditando sulle “votazioni”. Più che politiche, non di clausura ma di “crocerossine” per la crocetta nella “casella”. Stephen, maritato di nuziale, elargì orrorifici lamenti ispirati dal bosco lì adiacente, alla “diaccio”, brividissimo, Quentin, fra una tartina e un tartaruga, ballò la tarantella con delle pischelle. A cui offrì pasta e fagioli, su pet(t)o anomalo, disturbante la quiete notturna, condito con dei “piselli”.

Spuntai dall’imboscata, offrendo ai due astanti un fiorellino lilla sapor “Adesso, in tre, ci succhiam le vaniglie. Si diedero ai monologhi della vagina, con Quentin capobanda di mafiette con delle smorfioncine. Dai Stephen, spingi di splatter, Quentin spiaccicale, io intanto mi berrò il tè del fai da te fra quest’arrosti di maialini”.

M’ingozzai, mentre le loro donne “strabuzzavano” e, fra un singhiozzo, i gozzi e tutti i “rospi sputati”, alla fine ci sdraiammo a contemplare la foresta.

Io, Uomo d’acqua dolce, e gli altri due da “duri” rudi.
Amarono con violenza, possedendo ogni lunatica tra una macedonia di fragoline e varie “montatine” di panna “deliziosa”. Ma poi, rilassati, “ammosciati” finalmente, dissertammo sul Cinema del nostro Tarantino:

Quentin: – Voglio delle recensioni coi controcazzi. Coglioni, merda, forza! Sparatele!
Stephen: – Durante le pause, invero pochine, fra un mio tomo letterario e l’altro, ogni sera scelgo un tuo film, a ripetizione, a raffica. Mi fornisce l’umore cazzeggiante per poi scrivere delirando.
Stefano: – Innanzitutto, signor Quentin mi stringa la mano. Sa, questa mano più volte s’è masturbata su Bridget Fonda di Jackie Brown. Grazie mille.
Quentin: – Non c’è di che. E l’altra invece, che fine ha fatto?
Stephen: – Gliel’ho amputata io. Sono un feticista come i miei mostri cannibali. Abusava dei piedi di Uma Thurman.
Quentin: – Stefano, non l’hai denunciato per questo Scevola?
Stefano: – No, io e Stephen abbiam pattuito quest’accordo. Lui mi concesse la sua “mansarda”, ove posso scrivere ispirato, a condizione che lui guardasse un film di Michael Mann.
Quentin: – Perché non ne ha mai visto uno?
Stefano: – Questo è nulla. Da molto Tempo, non vede neanche quella della moglie.
Pare che siano in causa nonostante la stessa “casina degli orrori”. Vengon poco, ma alle mani sì.
Quentin: – Ottimo “spuntino” per una sceneggiatura “dialogica” di liti coniugali per “fumettizzare” la crisi matrimoniale con un nuovo capolavoro intitolato Metti il dito nel Kill, ove lei mette su qualche chilo e lui è sanguigno di carne con chili nel mattatoio.

Ci demmo alla vendemmia, quindi al concime. Conciati per le feste di goliardiche “botte”.

Ricordate: amate Falotico, Uomo fantasia da tanga che va via.
Vi sembrerà un’idiozia, invece è un colpo di culo.
Anche di reni, infatti la Ferrarelle aiuta la mia diuresi…

Di mio, a parte tragicomiche avventure d’un “peperone” spericolato fra paperette e paperoni, posso solo regalarvi tale aneddoto, che va annotato:

di Notte, quando vengo invaso dalle paranoie altrui, ah gente dabbene sempre famelica d’aggressività “potente”, sogno, stiracchiandomi le gambe dello sgranchirle “appaiate”, un miraggio di tal “fatto”, cioè me sdraiato vicino a un albero di ulivi, con tante oche giulive che vogliono le mie “olive”, e Wilde Olivia che ambisce al mio Braccio di ferro, bicipite Popeye nello stiro con l’acciaio Inox al Minosse, il quale, nel labirinto del mio onirico labirinto, vien sempre scippato dalla sua Arianna, donna che fila come Berta di Rino Gaetano. E mi “scappa” dai pantaloni, acchiappandola d’inchiappettate. Un po’ dentro di lei, e un po’ “(ri)tirato” nel non averlo “spiccato” in costei da “sbeccare” ma che, di due di picche, chiamò il suo Bruto per picchiarmi.
Scattò la rissa, da orbi, e mi consolai spruzzando il mio “pomodoro” d’Adamo in Eva Green, verde come il frutteto dell’orto botanico e rossa dunque di “clorofilla” per la mia respirazione “bocca-bocca”, molto albicocche fra le sue trecce e il mio “biscotto” nel latte.

Sì, in campagna va la mugnaia e, mungendo, l’inguine (pre)tende il mio “salendo”.
Si chiama saliva, si chiama “salvia”, si chiama selvatico, forse anal-gesico.

Eh già, di genealogia son genitale. Fra the tree di Terrence Malick e “quello” di Alvaro Vitali, attore adorato, “in odore d’Oscar”, dal nostro Tarantino.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le iene. Cani da rapina (1992)
    Film costruito su geniali stronzate. Come dev’essere. Madonna nella tavola “calda”, eh, più bollentona della Ciccone neppure Maria Annunziata detta “La lucana amara per la pummarola ‘en cop’ dato suo corpo”.
  2. Pulp Fiction (1994)
    Film antilineare, “goniometrista” delle analessi, del lessico. Con John Travolta pettinato come Lassie.
    Tutti “lessi”, tranne Willis.
  3. Jackie Brown (1997)
    De Niro spompato da “Che ti sei fumato se non sai fumare?”, una Pam Grier grintosa e un Michael Keaton versione Gordon del Batman di Nolan.
  4. Kill Bill. Vol. 2 (2004)
    Non c’è due senza mille morti ammazzati.
  5. Grindhouse. A prova di morte (2007)
    Lo stunt se ne incula. Ammacca, le prende, glielo spaccano ma è uno spaccone. Come me.
  6. Bastardi senza gloria (2009)
    Eli Roth dimostrò che, quando vuole, può essere stronzo.
    Waltz di più, Pitt nel però “Te lo ficco qui”.
  7. Django Unchained (2012)
    Ogni Sergio Leone ama le pennette all’arrabbiata.

“Tarantino XX: 8 Film Collection”, il Trailer del Blu-ray monumentale


09 Oct

 

Mi raccomando, e sarò “bastardo“. Caciottari, dico a voi. E ve lo ordino perentoriamente. Se mancherete a quest’appuntamento, se vi lascerete sfuggire quest’opera omnia di “filmografia da Dvd deluxe“, saranno minuti coi controcazzi.

 

Compratelo! Assolutamente!

Always first shoot, e ce lo si deve sparare, le questions vengono, appunto, dopo.

 

Anche perché Eli Wallach lo sapeva. Quando, ecco… si spara, si spara, non si parla.

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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