Se entro in un locale, tutti mi chiamano The Prince e non è una presa in giro. Tutto ciò è scioccante o rispetta ciò che gli altri, onestamente, pensano di me veramente? Senza trucco né inganno, senza maschere sociali false? Eh già, debbo ammettere a me stesso che mi piace essere superbo, risultare simpatico quando recito la parte del più inguaribile antipatico-lunatico. Sono (il) contradditorio par excellence. Per questa mia colpa, vorrete considerarmi un peccatore e un impostore? Va bene, io reciterò per voi ogni fintissimo Atto di Dolore e poi tornerò a fare quello che voglio con estremo amor proprio. Se non vi sta bene, chiamate la neuro. Ne avete bisogno. Un consiglio ai giovani prima che diventino giovani vecchi. Sì, giovani vecchi. Ribellatevi finché potete. Vi è tempo, infatti, per stare stravaccati sul divano a farsi crescere la panza e a guardare, da frust(r)ati, le belle manze. Presto, io pubblicherò un altro romanzo. Inquietante, tragico e al contempo allegro, trasgressivo e irriverente, balzano e goliardico, dunque anche cattivo eppur clemente, impietoso e travolgente. Eh già, bella gente. Sono perfino duro nei confronti di me stes(s)o. Ripeto, se non vi sta bene, servitemi da bere. Ciò è cosa buona e giusta. Ah ah. Preferisco essere un allucinato piuttosto che un addormentato. Cari handicappati, lo so, la vostra vita è molto triste ma, ogni giorno, cercate di consolarla, inseguendo buonismi ruffiani. Questo vi fa sentire brave persone, in verità vi dico, e lo/a sapete anche voi, siete dei poveri idioti. Se non mi credete, al vostro Dio illusorio rivolgetevi, credendovi da illusi e, per piacere, ve lo chiedo in ginocchio, farisei ipocriti, non più la parola mi dovrete rivolgere con (com)passione. Ok? Ora, vi auguro buonanotte e, mi raccomando, svegliatevi al mattino, pensando che la vostra vita, prima o poi, migliori. Se lo dite voi, vi crederò. Come no.
di Stefano Falotico
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Evviva Kevin Spacey! Ah ah
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Mar