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Franco Nero, un grande ad aver richiamato in servizio Benjamin L. Willard di Apocalypse Now? Eh no, Kevin… di The Life of David Gale…


04 Jun

franco nero spacey

don juan johnny depp

Per tutta la mia vita, pensai di essere Stefano Accorsi de La stanza del figlio, invece scoprii di essere Jung

Ora, a Cannes vedremo (voi, forse, io non posso andarvi…) Tre piani.

Ecco, Nanni Moretti ne sa di psichiatria e di istanze della personalità tanto quanto mia nonna paterna, ancora viva, sa dei suoi film. Cioè di quelli del regista di Io sono un autarchico. E ho detto tutto.

Sì, mia nonna ha sempre preferito Grecia Colmenares all’Es, all’Io e al Super… tu? Ah, Lex Luthor… V Superman? Ah, il superomismo. I maschilisti contro le femministe machiste. Senza h, esse sono come Maciste. Ah ah. Ah ah aspirata. Mi raccomando, donne di bocca buona! E gola profonda ansimante!

In passato, una tizia mi paragonò a Stefano Accorsi. Siamo infatti entrambi bolognesi. Sì, io e Stefano. Cioè la stessa persona? Ah ah.

In seguito al suo complimento, che però io presi per offesa, la lasciai e scaricai tutte le immagini, da Google, di Laetitia Casta desnuda. E ho detto tutto…

No, all’epoca, Stefano stava con Giovanna Mezzogiorno. Mentre io con chi stavo? Bravi. Ma allora siete dei geni, cavolo.

Sì, i più valenti e plurilaureati psichiatri della città felsinea mia natia tentarono di curarmi. Dopo pochi giorni di colloqui con questi tromboni (però, trombati e inculati, come si suol dire, da chi?) scoprii che erano frustrati come Marlon Brando di Don Juan De Marco… con Johnny Depp.

E ho ridetto tutto… Ah, fanno tutti i maestri d’amore, in verità conoscono solamente la teoria. In pratica, sono diventati psichiatri in quanto ex malati di mente e sessuali frust(r)ati. Sono difatti fissati col masochismo e coi traumi inconsci derivati da ex abusi rimossi. Mah.

Eh certo, per essere affascinati da Freud, certamente furono disturbati. Ne presero tante, eh già, di batoste. Lo presero, per dircela tutta, molte volte in quel posto. Sì, vidi uomini laureatisi in psichiatra, con una tesi su A Dangerous Method, finire ubriachi come Mickey Rourke di Barfly. Attraverso le ubriacature, diluivano ogni frustrazione. Mentre le rispettive mogli ubriacavano i loro amanti, amando nel rimanente tempo libero i film di Nanni.  Che nani, tali uomini affetti da onanismi, vale a dire seghe mentali e non. Verissimo, le loro donne traditrici, per non essere e apparire bagasce sino in fondo, avevano tutta la collezione in dvd dei film del Moretti. Si dovevano pur dare una calmata o un tono da intellettuali del cazzo, no?

Insomma, andarono tutti a parare su Faye Dunaway. E dire che furono sposati a una schizofrenica come Keira Knightley del film appena sopra citatovi. La curarono e, a mo’ di Fassbender, anche la in… arono?

Peccato che lei pensasse di essere la Knightley de La duchessa.

Io me la risi da matto/i e noleggiai Domino di Tony Scott. Piaciuta la freddura?

Comunque, Ulisse tornò a Itaca o a Troia? Siete dubbiosi? Quanto siete ignoranti! Be’, Ulisse andò con la maga Circe, con Nausicaa e con Calipso. Tornò a casa con una faccia di bronzo di Riace, detta altresì faccia da culo e di merda.

Nel frattempo, Penelope intessé la tela omonima o andò coi porci? No, coi proci? Ah, se la faceva pure coi froci? Capisco. Dai, su, era una brava donna. Leccava solo il Calippo.

Per colpa del mio affronto all’ordine psichiatrico, stetti per fare la fine di James McAvoy in Espiazione.

Sì, distrutti dalla mia grandezza, i capi psichiatri subirono una regressione infantile a mo’ di Saoirse Ronan.

Al che, inventarono una balla colossale per infangare la mia reputazione e spedirmi nella guerra delle quarantene… e dire che avevano tutti oltre i quarant’anni. Io assai meno. Dunque, furono pedofili?

Al che, in trincea guardai il film Hanna.

Sapete, in giro mi chiamano Django. Franco Nero è sposato con Keira Knightley di Espiazione in versione matura. Cioè Vanessa Redgrave.

Complimenti a Franco Nero.

L’unico che ha avuto le palle di scagionare Kevin Spacey da ogni falsa accusa puritana e moralistica figlia di un mondo bigotto e di Penelope. Ah ah.

Franco ha dato a Kevin, infatti, ne L’uomo che disegnò dio, la parte di un avvocato stronzissimo. Franco Nero è un genio.

Mentre io continuo a sostenere la mia tesi. Non di laurea. Ridley Scott fu, è e rimarrà un demente ad aver castrato e censurato Spacey da Tutti i soldi del mondo per colpa di quella storia lì… Ho detto Storia! Ah, che Odissea! E se Kevin si fosse suicidato? Che poteva fregare a Ridley? Lui sta con Gian(n)ina Facio!
Hai capito?

Uno, su Facebook, mi rispose: – Ha fatto benissimo. Doveva salvare il film, non ce l’aveva con Kevin.

 

Costui non ce l’ho più fra gli amici. Anche perché mi disse al telefono, urlandomi come Benito Mussolini: – Stefano, da adesso in poi, preferirei non parlarti, neppure su WhatsApp. Mi turbano i tuoi discorsi così troppo aperti sul mondo… Anzi, non scrivermi più. Sembri Johnny Depp di The Libertine. Però, ti tengo, ugualmente, su Facebook. Mi piace leggere i tuoi post. Sono intelligenti, arguti e provocatori, mi piacciono tanto. Mi offrono degli spunti…

Io, a questo qui, offrii invece degli sputi.

Concludo così.

Un tempo, assistetti a un pestaggio nullistico. Cercai di difendere il ragazzo picchiato a morte ma uno degli aggressori mi mise in guardia…: – Prova a toccarci e chiamiamo la polizia. Cioè le guardie. Guardati (al)le (s)palle!

La mia risposta: – Va bene. Così, oltre a quattro barelle per voi, tre poliziotti stanotte finiranno al traumatologico.

Finì che il ragazzo, pestato a sangue, fu medicato in ospedale.

Gli altri, purtroppo, malgrado i tentativi di salvarli nel reparto d’animazione, ora sono alla Certosa.

Non so se di Bologna o di Parma. Credo in tutte e due. Erano tanti, erano duri, erano forti, erano cazzuti.

Erano, ora non sono.

Decisi io.

E dissi, fra me e me, prima di distruggerli: così sia scritto, così sia fatto.

Parola di dio.

di Stefano Falotico

kevin spacey david galeSpacey Superman Luthor

Behind the Scenes di una Hollywood ambigua da Woody Allen o invece “pura” da David O. Russell? No, i retroscena della gente “normale”, peggiore degli animali strani e notturni di Taxi Driver


24 Jan

woodyallen

 

 

Ebbene, molti anni fa, nella landa desolata delle mie immani depressioni abissali, in verità vi dico che non fui colto da alcuna follia o da psichico disagio, bensì, in maniera imponderabile e allucinante, profetizzai me stesso, oramai trasfusomi totalmente, anche a livello fisionomico, sprofondando in De Niro di Taxi Driver e assumendone le sembianze. Oramai inequivocabili. Mi pare alquanto evidente che tale messianico, “schizofrenico” De Niro sia io, malgrado lui viva in una lussuosa villa e io in una mezza catapecchia. Però, posseggo uno specchio migliore di Travis Bickle e, ogni mattina, quando (mi) rifletto e mi domando, fra me e me, You Talkin’ to Me?, mi risponde Rupert Pupkin di Re per una notte con una vaga rassomiglianza ad Arthur Fleck di Joker.

Succede, poi spengo lo specchio e riguardo La rosa purpurea del Cairo.

Sì, dopo Taxi Driver, vidi tutti i film con De Niro e divenni la sua versione CGI, in carne e ossa, non utilizzata in The Irishman ove, come sappiamo, si optò per un ringiovanimento di Bob a livello puramente digitale, dunque virtuale.

Bastava chiamare me e avrei recitato meglio di Marlon Brando e De Niro nei primi due padrini, ah ah.

Ora, a parte gli scherzi e i processi d’identificazione, chiamateli anche di alienazione, debbo ammettere che sono un alieno, no, un alleniano. Anche se mi sto orgasmizzando, per dirla alla Bob del capolavoro per antonomasia di Scorsese, no, semplicemente mi sto allenando per non fare la brutta fine di To Rome with Love.

Non l’ho visto e non lo voglio vedere. Mi dicono che sia orrendo, il film più impresentabile di Woody Allen.

Ora, non so se imbarazzante come Woody quando confessò a Mia Farrow che lui fece all’amore con la figlia adottiva di Mia e André Previn dopo averla corteggiata mentre Soon-yi Previn stava guardando Amore e guerra alla tv, comprendendo che, già durante le riprese di questo film, quasi autobiografico, il suo attuale marito, Woody Allen per l’appunto, aveva ricevuto la richiesta di divorzio da parte di Diane Keaton.

Lo so che vi faccio ridere.

Molta gente mi fa piangere. Sostiene di essere intellettuale come Woody Allen e di adorare La dea dell’amore.

Sì, però non questo film con Mira Sorvino oscarizzata. Molta gente va matta, più che altro, per una nera raccattata sui viali che non reciterà mai in un film del maestro di Manhattan. Ve lo posso giurare. Sono uno storyteller come John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male e sono anche Clint Eastwood di Fino a prova contraria.

Vi potrei, per esempio, dire che Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti avrebbe fatto carte false, no, praticato il voodoo a Savannah pur di diventare come Lady Chablis. Mentre Kevin Spacey, attualmente, omosessuale dichiarato e castrato dal sistema, pur di tornare a girare anche solo un film mediocre come The Life of David Gale, lo darebbe via per du’ lire come Jodie Foster di Taxi Driver. Jodie Foster è lesbica e, comunque, Harvey Keitel di Taxi Driver non fu nulla in confronto ad Harvey Weinstein. So che state ridendo, no, dai, continuate.

Secondo me, David O. Russell assomiglia all’ex pornoattore Peter North. Amy Adams sostiene che, sul set di American Hustle, David abusò di lei.

Io non le credo. D’altronde, è per colpa della sua suorina falsa se Philip Seymour Hoffman de Il dubbio fu scomunicato…

A mio avviso, infatti, Jude Law era più figo ai tempi del succitato film di Eastwood, rispetto a quello di The Young Pope. Anche se non sono Gabriel Garko e gli preferisco Marisa Tomei nell’incipit di Onora il padre e la madre.

Sì, devo confessare… i vostri peccati.

In una delle copertine di un mio romanzo noir erotico, la protagonista che risalta in cover, che potrete vedere ma che io non incontrai neppure, pur di guadagnare 50 Euro in più rispetto al suo normale caschetto, no, cachet, permise a un fotografo assai meno bravo di Michael Chapman e di Gordon Willis, di Sven Nykvist e di Vittorio Storaro, di farle l’intero servizio…

Direi che fu immortalata bene. Tant’è che ci prese gusto.

Voleva diventare una grande modella e una bravissima attrice ma finirà come Kate Winslet de La ruota delle meraviglie.

Sì, a tredici anni era pura come Mariel Hemingway mentre, a quindici anni, era già Melanie Griffith di Celebrity.

Fra vent’anni, sarà sovrappeso, con un marito giostraio e il sogno mai morto di passare una notte con Justin Timberlake.

E voi dunque vorreste dirmi che già a dodici anni, anziché ascoltare i Backstreet Boys, non dovevo essere fan di Jim Morrison?

Mi spiace avervi deluso.

Scusate, siete tardi, no, si è fatto tardi.

Fra poco sarà mezzanotte e voglio rimanere Owen Wilson di Midnight in Paris.

Se non vi sta bene e mi odiate perché sono ingenuo, sposatevi Rachel McAdams, spendete cinque milioni di dollari per dei gioielli a cui non frega un cazzo a nessuno/a, ma non invitatemi al matrimonio.

Non ho soldi da buttare in regali alle puttane.

Sì, lo so, per molti di voi la vita è brutta.

A sedici anni eravate degli idealisti, a diciotto eravate diplomati, a ventidue laureati. A trenta, invece, sistemati e ben pagati.

A trentacinque, già vecchi e prostituiti.

Guardate me, invece. Non sono pazzo come Buffalo Bill, non sono un cannibale come Hannibal Lecter, non sono Anthony Hopkins di Premonitions ma tutti pensano di fregarmi e invece io sono felicissimo se mi prendono per il culo.

In senso lato?

Quale lato?

Non lo so, di mio, so che lato per lato fa l’area del quadrato.

Se tu vuoi fare il culo all’avvocato, devi studiare legge e non matematica.

Su questa stronzata vi lascio… con un palmo di naso.

Sì, è vero. Ho sempre avuto una faccia da “demente” come quella di Allen. Che vi devo dire?

 

di Stefano Falotico

 

 

I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio


02 Oct

brian de palma

Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.

Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film scifi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.

Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.

Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.

Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.

Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.

Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.

Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.

A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psycomovie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.

Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.

Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.

Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.

Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.

La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…

Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.

Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.

Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?

In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.

Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.

Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.

Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.

E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.speculareipnosifalotico

A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.

Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.

Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.

E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?

Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.

Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.

Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.

Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.

A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.

Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.

 

di Stefano Falotico

falotico

La morte di Alan Parker mi ha rubato l’anima e vago ora fantasmatico come Harry Angel turlupinato nel cuore da Louis Cyphre


01 Aug

Alan+Parker+EE+British+Academy+Film+Awards+nSFBY8AlMGWl

Scioccante. Allucinante. Oserei dire agghiacciante la notizia della morte di Alan Parker.

Forse, non un grande ma, senz’ombra di dubbio, un cineasta decisamente superiore a mille altri anonimi, insulsi mestieranti. Un autore maiuscolo, dotato d’una personalità fortissima. Ultimamente boicottato già prima di diventare ammalato. Anzi, di ammalarsi. Era per fare la rima ma non ci sta. Così come non può starci Kevin Spacey, protagonista di The Life of David Gale, messo in disparte, anzi, bruciato nella carriera e soprattutto nell’anima a causa dei suoi peccatucci veniali. Sì, Hollywood lo linciò vivo mentre molti di voi, pur essendo liberi come libellule, dilapidano non solo il proprio talento, bensì millantano di essere dei registi straordinari come Clint Eastwood di Mezzanotte nel giardino del bene e del male.

Ce la possiamo dire senza vergogna alcuna? La figlia di Clint, Alison, è una f… a magnifica. Al bando tutte le vergogne. Film ambientato a New Orleans, la patria dei riti voodoo.

Non sono mai stato a New Orleans ma Sugar Fornaciari, eccome. Baila, baila Morena sotto la luna piena.

E il mare impetuoso al tramonto salì sulla luna e, dietro una tendina di stelle, se la ch… ò.

Sì, in Angel Heart avvenne una sexy thing fra Mickey Rourke e Charlotte Rampling. Poi, Mickey finì forse a Shutter Island per colpa di troppe sue amanti da “Portiere di notte” che perse la testa e anche la faccia. Da cui Johnny il bello, ah ah. In questo film di Walter Hill, Rourke prima fu un freak come in Homeboy, poi divenne più bello della sua faccia da pezzi del lato b attaccatigli sulle gote ridenti, strafottenti in 9 settimane e ½.

Dunque, non pago di essere bellissimo, volle diventare bruttissimo. Combattendo sul ring in incontri di boxe non sempre truccati come le maschere delle sue pessime chirurgie facciali. E, oltre allo spaccato setto nasale, da Hollywood fu, alla pari di Spacey, fortemente emarginato di ostracismo più devastante di un metaforico, straziante an.. le.

Sì, il moralismo negli Stati Uniti, non solo da noi, impera di puritanesimo che non tollera assolutamente neppure le più piccole dosi di puttanesimo. Invero, Kevin non si macchiò di nessuna colpa così scabrosa, siamo sinceri. Hollywood crea infatti scandali e impone assurdi, pazzeschi divieti e censure del tutto risibili e incomprensibili. Per esempio, i censori da maledire come Giuda, per l’appunto, vollero sforbiciare la scena di sesso fra Mickey Rourke e Lisa Bonet nel pre-finale di Angel Heart. Pellicola dalla venustà idilliaca.

Ché chi ama il Cinema, in tutte le sue sfaccettature e sane, creative disinibizioni perfino leggermente spinte, allora faccia il recensore serio, piuttosto, ed elevi, in gloria di Hallelujah e in paradiso, Angel Heart – Ascensore per l’inferno. Che i diavoli bigotti, invece, e le educande troppo schizzinose si diano alle recite parrocchiali di qualche commediola francese pallosa, dedicata ai cretini e ai vecchi rincoglioniti più irrecuperabili, morbosi ed odiosi. Ché gli ignoranti lo diano via sui viali, no, si diano ai cinepanettoni e che gli uomini puri come Nic Cage e Matthew Modine di Birdy vengano liberati da ogni stolta colpevolizzazione e falsissima accusa immonda. A proposito, Tim Robbins de Le ali della libertà fu colpevole o no? Fu, cioè, incriminato ingiustissimamente di uxoricidio oppure fu sbattuto a Shawshank a causa di una frettolosa, giudiziaria causa? Mah, a tua sorella quelli dell’assistenza sociale hanno trovato una casa ma tua sorella, fidati, rimarrà comunque una causa persa. Quando si suol dire salutami a sorrata.

Cosicché, Tim non perse solo la testa se fu vero che ammazzò la moglie ma perdette anche la causa, dunque pure la casa (forse lasciata in eredità a tua sorella) e, in carcere, dovette addirittura arrangiarsi fra qualche giochino di saponetta alla Animal Factory e il tirarsene parecchie, tirandosela poco ma mantenendo un profilo basso e anonimo, al contempo districandosi alla bell’è meglio pur di evadere da un mondo che sarebbe capace, col suo cinismo mostruoso, di uccidere anche la bellezza di Rita Hayworth, la rossa immortale.

D’altronde, se così come disse Checco Zalone, parodizzando Cristicchi, chi su Barbara Bouchet (Buscetta) non s’è mai tirato un pug… ta, credo che già prima di sposarla, Orson Welles se la tirava alla grandissima. Infatti, io alla pari di lui, se avessi realizzato Quarto potere solo a venticinque anni, l’avrei teso, no, avrei preteso Rita, Kim Basinger, Debra Feuer, Carré Otis e altre zoccole varie. Ah ah.

Al che, Tim si destreggiò in prigione e, come si suol dire, di verbo sinonimo, eh sì, con classe e scaltrezza ottimamente si barcamenò. Alla fine, tutti i cattivi infami fregò e dalla gattabuia scappò.

Non sappiamo comunque se, una volta libero e lontano dalla casa di detenzione, altre donne scopò oppure di tutto e tutti/e completamente se ne fotté. Mandando a (fan)culo un mondo (s)porco e corrotto. E deridendo una società iniqua ove il motto La legge è uguale per tutti è una balla messa in giro da Berlusconi poiché, pur di scagionarsi da ogni suo peccato, decisamente maggiore rispetto a quelli commessi da Kevin Spacey, elargì la sua anima al demonio, vale a dire Mefostofele, cioè De Niro di Angel Heart, sogghignando fra un avvocato figlio di tr… a da mettere nell’Inferno di Alighieri Dante e sua moglie oramai a vita resa super cornuta.

Qui voglio fare una battuta alla Woody Allen. Certa gente ha le corna in testa, Belzebù soprattutto. Io invece ho spesso il Cornetto Algida in bocca. Poiché non amo leccare nessuno e dunque spesso rimango solo come un cane bastonato, alla pari quasi di Brad Davis di Fuga di mezzanotte, non demordendo ma rimanendo (in)fermo a mordere soltanto la crema di un Cremino quando i ladri delle vite altrui e gli stronzi amanti con le donne degli altri invece giocano allo “yogurt” con queste oche da loro pappate, palpate e dolcemente succhiate di baci al cioccolato a sera inoltrata. Inoltrandosene in “galleria” come Tim Robbins… Per poi esplodere, tutti bagnati fradici, di gioia incontenibile.

Vite davvero eticamente “deliziose” e cremose, cazzo. E, in una notte piovigginosa al buio, l’urlo catartico di Tim, dopo tanta (il)legale punizione orripilante, detonò in uno sfrontato, potentissimo schiaffo in faccia dolorosissimo scagliato a viso aperto (anche a suo torso nudo) contro tutti i bastardi e i fraudolenti, contro i fetenti e gli aguzzini moralmente deficienti.

Barcamenarsi per riprendere il largo in barca. Ah sì. Orietta Berti cantò il celeberrimo ritornello finché la barca va, lasciala andare. Classica donnetta da fornelli, probabilmente poche volte calorosamente forn… ta, infornata. Comunque, forse sa ancora preparare buonissimi dessert. Per dolcificare la sua asciuttezza in quella zona sua erogena più arida del deserto. Mentre Bud Spencer e Terence Hill di Chi trova un amico trova un tesoro probabilmente furono due amici ancora più grandiosi di Robbins e Morgan Freeman del film sopra menzionatovi.

Dunque, ora cantiamo tutti assieme coi Pink Floyd e The Wall, siamo o non siamo The Commitments?

Dico, siamo totoiani, siamo uomini o caporali?

Detta però onestamente, il diavolo esiste solo nei film, Dio è morto come sostenne Nietszche e così come cantò Guccini, e la Ciccone, seppure reciti benino in Evita, non è che sia propriamente la Vergine…

Quentin Tarantino de Le iene lo sa… Like a Virgin di che?

Fra l’altro, a me fanno ridere quegli pseudo-cinefili della minchia i quali sostengono che Sean Penn sia un dio… Ah ah.

La vita, comunque, non è solo piacere. Lo sa benissimo il grande Mickey Rourke de La promessa.

In questo film diretto dal suo amico Penn, il quale gli rubò con Milk l’Oscar che Mickey avrebbe meritato per The Wrestler, Rourke è più distrutto di come stia messo oggigiorno.

Esordì al Cinema con 1941 – Allarme a Hollywood. Altro cammeo cult!

Il suddetto film di Spielberg fu presentato per la prima volta il 13 dicembre del 1979.

Io nacqui il 13 Settembre dello stesso anno. Sì, sono filo-rourkiano…

Mentre due miei libri, Cuore angelico, tenere tenebre sangugne e Il diavolo è un giocattolaio, ispirati al leggendario Angel Heart, ce la vogliamo dire senza infingimenti? Sono due capolavori viventi, più che altro attualmente ancora in vendita. Non so però se, dopo la mia morte, rimarrà in catalogo anche un altro mio libro, Dopo la morte.

Morale: Alan Parker è morto, io fui tanto tempo fa, eh sì, giovane e bello come Rourke. Poi impazzii, nell’animo morii ma non vendetti mai l’anima al diavolo per ritornare più bravo e carismatico di Bob De Niro.

E questo è quanto. Buon Sabato a tutti.

E ricordate: il Cinema e la vita, una volta, erano davvero una cosa meravigliosa. Ma oggi siete diventati peggio del Rourke odierno. Il quale, su Instagram, alla veneranda età di quasi settant’anni, corteggia volgarissimamente le modelle pressoché minorenni. Uno schifo. Una merda. Capace pure di sputtanare De Niro.

Caro Bob, mi faresti un piacere? Fagli rivedere Saranno famosi. E mostragli come si recita Il diavolo nel campanile di Edgar Allan Poe.

Insomma, quando mi arrabbio davvero, mi viene duro, no, ho un diavolo per capello. Sì, soffro di molte fragilità e lo stress mi provoca la calvizie.

Mentre De Niro è camaleontico, cambia aspetto sotto ogni mia doppia punta del mio bulbo pilifero anche sottocutaneo.

E, con la grinta del miglior Rourke, uomo imprevedibile, del miglior De Niro, il più grande attore di tutti i tempi, e del miglior Alan Parker, non voglio più sentire che Blu di Zucchero sia una canzone plagiata.

La verità è che una canzone stupenda.

Per finire, potevo diplomarmi al Liceo Scientifico, laurearmi in Astrofisica Nucleare oppure adagiarmi a una vitarella da impiegato aziendale-comunale paraculo forse statale con tanto di direttore galattico interspaziale. Invece, decisi di essere un artista come Rourke di Barfly.

E, come Rourke/Chinaski/Bukowski di questo straordinario film di Barbet Schroeder, stasera voglio offrire a tutti da bere.

Sì, non ho neppure i soldi per regalare alla mia lei un vino di ottima annata ma sono bello e dannato.
E voglio donare a voi un sogno.

Anche se, a dirla tutta, non meritereste un cazzo. Molti di voi, difatti, sono già da tempo immemorabile fottuti, andati, sputtanati. Più di Rourke strafatti e rifatti, molto sfatti.

Cioè, siete stagionati. Osceni, invecchiati, imbruttiti, inguardabili, impresentabili, imbevili, insopportabili.

E non sapete neanche più gustarvi delle seghe d’estate. No, scusate, ho bevuto troppo. Sparo porcate e stronzate come Rourke.

Volevo dire, sere d’estate dimenticate…

 

di Stefano Falotico

Il ritorno del grande David Fincher con Mank e il ritorno del Falò al pub number ten


28 Dec

81269813_10215313851902418_5898562463460229120_o 81486949_10215313851102398_1965793427433979904_o

The Curious Case of Benjamin Buttonpanic roomSì, ieri sera mi recai, dopo molti anni, al rustico pub number ten di Via Emilia Ponente.

Luogo adesso assai ammodernato ove v’andai spesso in una galassia lontana della mia memoria prima che, per tempo altrettanto immemorabile, diciamo pure smemorato, sofferente d’amnesia e mia adombrazione amletica, scomparii alla vista anche di me stesso.

Sì, una delle mie pietanze immancabili e preferite, ordinate in questo locale, fu l’hot burger.

Quel che posso dirvi, amici e fratelli della congrega, è che da allora molte cose cambiarono nella mia vita. Diciamo che, come appunto appena dettovi, trascorsi momenti di gioiosa, mica tanto, immersione nel noir della mia cupezza.

Poiché, nel bel mezzo del cammino di questa mia sfiga, improvvisamente fui assillato da sospetti degni d’una indagine da Mindhunter.

Sì, per via del mio stile di vita considerato piuttosto anomalo, troppo libertino o forse, diciamocela, un po’ esageratamente appartato, intimo e discreto, indegni inquisitori della mia anima, assai meno bravi di Anna Torv della succitata serie televisiva creata e diretta in alcuni episodi da David Fincher in persona, addussero sbrigativamente che soffrissi di disturbo di personalità come Ed Norton di Fight Club.

Credettero, troppo celermente, che fossi addirittura malato d’invidia come Kevin Spacey di Seven.

Sì, nello stesso anno di Seven, Kevin Spacey vinse l’Oscar per I soliti sospetti di Bryan Singer.

Di mio, posso dirvi che subii ingiustamente e ingiustificatamente un linciaggio morale come quello tutt’ora vissuto da Kevin. Il quale, per Natale, si filmò in casa davanti al camino.

Io invece trascorsi il Natale con mio cugino a Prato.

Diciamo che, più che essere John Doe/Spacey, per molti anni non fui un dongiovanni come Brad Pitt.

Anche se la mia prima ragazza, chiamiamola così, assomigliava non poco a Gwyneth Paltrow.

Quando veniva a casa mia, sebbene non sempre venisse nel camino del suo abbrustolirsela nel mio dare fuoco al suo forno a legna, anziché sentire il frastuono provocato da treni come Morgan Freeman sempre di Seven, udì frastornata il passaggio degli aerei.

Sì, l’aeroporto Marconi di Bologna è situato piuttosto lontano da casa mia ma, in linea d’aria, non è lontano tantissimo dalla zona in cui abito.

Sì, gli aerei rompono il cazzo. Per questo, qualche volta, questa ragazza, appena io decollavo sopra di lei, avvertiva lo sturbo.

Per quanto mi concerne, dunque, chiariamoci. Non fui mai sfigato come Sean Penn di The Game né suo fratello nababbo, Michael Douglas. E ho detto tutto…

Nemmanco soffrii di fobia sociale. Ma quale Panic Room!

Ma quale senilità precoce. Anzi, quale anzianità, più passano gli anni, nonostante l’abbia preso spesso nell’ano, non sessualmente parlando, bensì metaforicamente essendo inculato da molti stronzi, più ringiovanisco sia nel fisico che nell’animo.

Il curioso caso di Benjamin Button!

Ma quale misogino! Ma quale/i Uomini che odiano le donne. Il titolo più subdolo della storia.

Ché ha poco a che vedere con la trama…

Per quanto mi riguarda, sia Noomi Rapace che Rooney Mara, eh sì, mi renderebbero molto capace.

Se poi fossero pure, oltre che girl(s) with the dragon tattoo, anche donne emancipate e senz’inibizioni del nuovo Millennium, le sposerei subito come fece Ben Affleck con Rosamund Pike di Gone Girl.

Ah, bella roba, ah ah. Uno un po’ strano come me che sposa una matta per eccellenza.

Ma sì, lasciamola stare. Questa è una pazza che legge ancora l’Oroscopo, che poco scopa ed è buona sola a stare, da mattina a sera, su qualche Social Network.

Ci stesse, io con questa non (ci) sto. Mi metterà le corna con uno Zodiac. Glielo lascio tutto.

Auguri e figli maschi. Da questa coppia, piuttosto mostruosa, nascerà Alien³.

Quell’alieno lì è un maniaco sessuale. Sì, come no?

È proprio bavoso, ah ah.

A parte gli scherzi, David Fincher è un grande. Lo adoro.

E ieri sera trascorsi una bella serata in compagnia di un mio amico, finalmente incontrato dal vivo. Sono circa sette anni che chattiamo e non c’eravamo mai visti di persona.

Ma, per le feste, lui tornò a Bologna.

“Messaggiammo” ed eccoci a parlare di Cinema e non solo.

Ecco, vi darei un consiglio.

La cameriera del number ten è molto, molto bella. Offritele da bere.

Insomma, questa mia vita è stata un mistero anche per me. Maggiore come l’ospedale omonimo vicino al number ten, luogo ove è meglio non finirvi. Soprattutto in certi reparti. O forse sì.

Poiché da ogni apparente trauma, così come insegna Fincher, può nascere un processo d’identificazione stupefacente.

Oh, voi che capite tutto di una persona, guardandola superficialmente, non è che mi farete la fine di Jim Carrey di Dark Crimes?

Non è di Fincher, infatti ne venne fuori una porcata.

Ah ah.

 

 

 

di Stefano Falotico


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VENEZIA 76: diramata la lista ufficiale della Giuria e, fra gli accreditati stampa di quest’anno, compare il JOKER MARINO, ovvero AL PACINO, vedere per credere


24 Aug

giuria venezia 76

pacino americaniVoi avete un brutto difetto. Non credete mai a quello che vi dico. Siete come San Tommaso. Colui che, se non ficcava il naso nei cazzi altrui, non era mai soddisfatto.

Io so soltanto, come sostiene Al Pacino di Scent of a Woman, che col naso bisogna odorare l’hostess in aereo che ti fa volare alto…

Sì, ve lo confesso. Sono molto emozionato. È la prima volta in assoluto che mi presenterò al Lido in veste di critico ufficiale e inviato di Daruma View Cinema, la rivista online per cui sempre più proficuamente scrivo.

Io e il mio amico Raffaele, del quale qui non posso svelarvi il cognome, sebbene possa dirvi che è un collega, vedremo probabilmente anche molti film assieme.

Io starò soltanto cinque giorni alla Mostra. La mia economia non mi permette di alloggiare in albergo per tutto il periodo festivaliero. Si fa quel che si può coi soldi che si hanno in tasca.

Ma, dopo cinquemila libri pubblicati, molti dei quali a tematica cinematografica, dopo il mio lodato e apprezzatissimo saggio monografico su John Carpenter, significa che qualcosa mi sono meritato.

O no? Sì, io non amo far sfoggio di me, sono una persona piuttosto umile poiché conosco assai bene la realtà.

Oggi avviene un successo, domani non si fa sesso e una nuova delusione è dietro l’angolo. Cosicché, si finisce nella merda e si diventa dei cessi.

Sì, non bisogna giammai vantarsi di niente. Mai! Ricordate quello che dice sempre il grande Al ne L’avvocato del diavolo a Keanu Reeves:

Milton: – Un po’ meno spocchia, figliolo, anche se sei bravo, non se ne devono accorgere che arrivi, sarebbe una gaffe, amico mio. Devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… Guarda me: sottovalutato dal giorno della nascita. Tu non mi crederesti mai un padrone dell’universo, non è vero? Tu hai un’unica debolezza a quanto posso vedere. 

Kevin: – E cioè?

Milton: – L’aspetto. La tua aria da stallone della Florida. “Pardon madame, ho dimenticato gli stivali sotto al suo letto”.

Mai avuto una giuria senza donne!

Ah ah!

Sì, nella giuria di quest’anno compare anche Rodrigo Pietro, il direttore della fotografia di The IrishmanChe te lo dico a fare?

Ovviamente, non sto scherzando. La Biennale di Venezia mi bombarda di mail, aggiornandomi su tutti gli sviluppi del programma ufficiale.

Dunque, come tutti gli accreditati stampa, ho ricevuto nel primo pomeriggio la notifica esclusiva della lista completa della giuria.

Sì, grande giuria. Lo sa il mitico John Cusack di The Runaway Jury. Ah ah.

John e Al recitarono assieme in City Hall. Ho detto tutto. Ah ah.

Sì, vivo ancora spesso pomeriggi da giorni da cani e son vivo per miracolo.

Io e Al Pacino de Lo spaventapasseri del finale, eh sì, abbiamo ricevuto la stessa diagnosi.

Però io non sono un personaggio da film tragici.

La vita va avanti…

E lasciate stare quella cantante del cazzo, Madame.

Qui si fa tutto un altro gioco come nel film Americani.

E, come dice Al Pacino di Heatè gente cazzuta, questa.

Sì, molti di voi, qui in Italia, pensano che arrivare a Hollywood sia un gioco da ragazzi.

Stare a Hollywood non è solamente questione di talento, culo, bellezza, fascino, presenza scenica e bravura.

A Hollywood bisogna avere il pelo sullo stomaco per resistervi.

È un posto di corrotti, di produttori truffaldini e furbissimi, di troiette che venderebbero la loro madre pur di recitare due secondi con Al Pacino, è un posto iper-competitivo e violento, soprattutto psicologicamente, ove Arthur Fleck/Joker finirebbe strapazzato in 30 secondi netti.

Dunque, non montatevi la testa.

Guardate come hanno combinato per le feste il povero Kevin Spacey, uno dei più grandi talenti di Hollywood degli ultimi trent’anni, emarginato, distrutto, incriminato, colpevolizzato da un’America falsa e puritana solo perché nudamente ha avuto il coraggio di non rinnegare d’aver sbagliato.

Il mondo reale, fratelli della congrega, è come l’ufficio di Americani.

E, a proposito di Kevin Spacey che, in questo film, fa il bambino, combinando scherzetti cretini, è ora di smetterla con le prese per il culo e gli sfottò infantili.

Altrimenti, accadono le tragedie e, per venirne fuori, bisogna farsi un culo come una casa.

 

di Stefano Falotico

Via da Las Sfigas, remake falotico di Leaving Las Vegas


18 Feb

Sì, il termine falotico, cercatelo nel vocabolario, significa bizzarro, stravagante, eccentrico, forse birbante.

Via da Las Vegas è un film sopravvalutato, con un Oscar sinceramente regalato a Nic Cage.

Durante la cerimonia degli Oscar, fra l’altro, è accaduta una cosa inusuale. La signora Shue, una delle donne che ho sempre maggiormente sognato di scopare, si è alzata in piedi. Incitando anche Kevin Spacey ad alzarsi. Su, basta coi moralismi puritani. Spacey è un grande, aiutatelo a tirarsi su, adesso. Per colpa dei vostri usual suspects, la sua carriera è andata a zoccole.

Ecco, sì, la Shue. Già il cognome è eccitante. Poi, davanti a una biondona così, come fai a non desiderare che avvenga quello che “intravedete” in questa scena?

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Sì, detto per inciso, secondo voi la Shue usa anche gli incisivi quando, succhiante nel lievitante, non necessita della pulizia delle carie dal dentista smacchiante? Una smaltatura smagliante!

Torniamo al fortunello Nicolino.

Quell’anno avrebbe dovuto vincere Anthony Hopkins con Nixon. Ah, mi fate ripetere sempre le stesse cose. Ma, per via del fatto che, solo qualche anno prima, Hopkins aveva già vinto la statuetta come Migliore Attore Protagonista per il suo epocale Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, l’Academy l’ha fatto perdere apposta. Il bis, l’Academy, a parte qualche miracolosa eccezione, vedi la doppietta consecutiva di Tom Hanks per Philadelphia e Forrest Gump, non lo concede mai e non transige. Non vuole accettar ragioni, come si suol dire. Una delle regole auree (eh sì, l’Oscar è o non è dorato?) è non premiare lo stesso attore a distanza di così poco tempo. Anche se quest’anno tale regola, non scritta ma applicata, verrà confutata ancora perché, con estrema probabilità, Mahershala Ali vincerà con Green Book. Ma che modi sono questi? Se meritava lui, cioè Anthony, meritava lui! Portate rispetto! Ha anche la patente di Sir, parliamo di un gran signore, mica di un fruttivendolo qualsiasi. Che sono questi imbrogli? Chi ha mescolato male le carte? È stato Warren Beatty con quella rincoglionita di Faye Dunaway, sì, truffaldini manigoldi alla Bonnie e Clyde da Gangster Story, oppure il bidello del Ginnasio, invidioso di Hopkins, in stile Election da mediocre Matthew Broderick? O invece è stato Mel Gibson di Maverick!? E perché non avete mai premiato Malick? Andiamo molto male!

Se Anthony meritava tutto il pezzo di torta, perché avete dato questa fetta di gloria a Nic?

Ma il Nic di questo film, comunque, non aveva in effetti tutti i torti. Eh sì, il plurale maschile di torta non è torti? Eh sì, lo sa Totò con Peppino de… la malafemmina.

Questo Nic, nel film, è un brav’uomo che ha sempre rispettato tutti, si è dato anima e corpo (appunto) come un dannato a scrivere sceneggiature, sperando d’imbroccarne una giusta per fare il salto in avanti. Per la cosiddetta svolta.

Ma infingardi, malefici produttori stronzi gli cassano ogni progetto. Al che, Nic perde appunto la brocca. E se ne fotte di tutto. Comincia a provocare le donne a tamburo battente, cantando ad alta voce al supermercato, disprezzando chiunque perché, sì, lui si è sempre comportato in maniera corretta, secondo un riguardoso fair-play nei confronti del prossimo, ma non meritava non solo l’Oscar, questo è un altro discorso e non il suo di ringraziamento ruffiano sul palco, ma soprattutto l’affronto ricevuto da una comunità d’ipocriti e irriconoscenti. Non meritava affatto l’ottuso linciaggio porco sbattutogli in faccia.

Quindi, a quel punto, capisce che Asia Argento ha lavorato soltanto perché la dava ad Harvey Weinstein, denunciando poi quest’ultimo da vera donna di malaffare, mica Elisabeth Shue, una poveretta violentata oltre che dalla vita pure da dei ragazzini scemi, e cazzeggia di brutto.

Insomma, diciamocela, se ne sbatte altamente i coglioni. Tanto sa che la sua vita, soprattutto in quell’ambiente di leccaculo e merdosi fake, è finita. Se mai fosse iniziata.

Capisce che forse la prostituta Sera (Sara)/Shue è meno in realtà meretrice di quelle finte santarelline che si spacciano per gran donne e invero, da mattina a sera, non solo hanno pensieri pervertiti sugli uomini e sul sesso ma nascondono le loro animalesche sincerità (non c’è niente di male, in fondo, se siete ninfomani, basta dirlo) dietro facciate moralistiche, appunto, da femministe del cazzo.

Ben/Cage capisce che il mondo è davvero corrotto ed è una merda. E a spron battuto, come un kamikaze della sua anima, va incontro serenamente alla morte. Non prima però di aver smerdato tutti, anche solo stando zitto.

Perché, di fronte a un muro di gomma, hai un’unica alternativa. Chiuderla qui. Ma in maniera da standing ovation.

Sì, lo stesso anno di Via da Las Vegas, uscì anche Casinò di Scorsese.

Non è che Sam Rothstein/De Niro faccia una fine migliore. Non crepa fisicamente ma nell’animo sì.

Comunque, sia Cage che De Niro almeno, prima della disfatta totale, si son fatti due passerone incredibili, la Shue e la Stone dei tempi d’oro, appunto.

Butta via.

Come dice il grande Clint Eastwood di Million Dollar Baby, il novanta per cento non arriverà mai lì, se le sogna… anzi, molti sognano oramai soltanto di arrivare a fine mese.

Non dice proprio testualmente così, ma avete capito.

E ho detto tutto.

Come sostiene il detto proverbiale: ogni lasciata è persa.

Ma è persa davvero?

Sì, e ogni lisciata è una sola, no, solo una furba leccata da paraculi.

 

In fede,

il Genius-Pop,

uno che da questa società non si aspetta molte sorprese

ma ci crede.

Come no.

Invero, neanche un po’.

 

di Stefano Falotico

A proposito, a un anno di distanza dalla porcata immonda che gli hanno combinato, che fine ha fatto Kevin Spacey?


19 Nov

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Eh sì, povero Kevin, che tragedia. Si trovava a una festa a ritirare uno dei tanti premi di cui veniva insignito, tutto sorridente, col solito sguardo da volpe e di sottecchi, lumacone, osservava tutti quei bei guaglioni in prima fila coi lisci cocktail frizzanti, mentre già immaginava di sorseggiare, finito il party, le loro cannucce…

Ma in men che non si dica e oramai disse, a Kevin cadde un tegola in testa da lasciarlo tramortito, inebetito, totalmente distrutto. A sangue inculato.

Sì, pochi giorni dopo, gli arrivò una notifica tremenda. E su di lui piovvero denunce scabrose.

I carabinieri bussarono insistentemente alla sua porta in piena notte e Kevin, sorpreso da tanto inusitato, inaspettato trambusto, rimase scioccato.

Lo additarono come pedofilo e Kevin, dapprima, ridacchiò con la sua proverbiale, signorile superiorità, ma le accuse, a quanto pare, eran assai fondate. Kevin dal suo avvocato si fiondò ma un’altra denuncia, di punto in bianco, fioccò.

E Kevin fu prelevato con la forza da casa sua, nonostante cercò di divincolarsi dalla presa degli oscurantistici nazisti, per un po’, liberatosi che ebbe dall’assalto alla sua incolumità, in mutande nel bagno sgattaiolò. Facendosela però sotto nel corridoio. Fra le macchie escrementizie della sua involontaria defecazione, la polizia scivolò ma fu Kevin, metaforicamente, a prendere una bella capocciata.

Al che la polizia sfondò la porta del bagno e Kevin, oramai denudato di ogni dignità, fu deportato con violenza inaudita in un centro di riabilitazione per maniaci e pervertiti sessuali.

Nel tragitto, gli cucirono la bocca perché Kevin, ancor ardimentosamente ribellandosi contro tal criminoso, osceno abuso, disperato tentò di emettere alcune parole in sua difesa. Ma tapparono ogni sua resistenza col potere ricattatorio dei distintivi. E adesso Kevin, poco distinto, a causa dei suoi incontrollati, impuri istinti, sopravvive in un’allucinante resilienza.

Ficcato a dovere in uno squallido residence.

Sì, ove riguarda la clip in cui, nella notte degli Oscar del ’95, talmente contento e in preda all’euforia più smoderata per aver appena vinto l’Oscar come migliore attore non protagonista con I soliti sospetti, senz’alcun motivo, se non appunto quello derivato dalla sua gioia incontenibile e contagiosa, quando Nicolas Cage ingiustamente sconfisse Anthony Hopkins di Nixon, assieme a quella figa incredibile di Elisabeth Shue, spronò Nicolino a darci dentro, alzandosi in piedi e incitando i presenti a una collettiva, festosa standing ovation ingiustificata.

Nicolas gli fu riconoscente e gli produsse The Life of David Gale… ho detto tutto.

Sì, da The Usual Suspects, Spacey in un batter d’occhio divenne come Mikkelsen del film Il sospetto.

Dapprima fu guardato con aria circospetta e dunque assai presto fu interrogato senz’aver diritto di parola da un malvagissimo ispettore.

Ora, sfatiamo quest’idiozia. Kevin Spacey non è mai stato pedofilo. Anzi, mi sembra il classico tipo pieno di joie de vivre che sicuramente avrebbe portato i suoi nipotini a vedere Dumbo di Burton.

Spacey è semplicemente un uomo maturo, adulto e vaccinato come si suol dire, che di tanto in tanto peccava… con ragazzi un po’ immaturi. Come in Mezzanotte nel giardino del bene e del male

Ora, volete criminalizzarlo per questo? Innanzitutto, in questo film Jude Law è molto giovane ma già maggiorenne e poi, se voi foste froci, non vi fareste Jude Law? Non c’è law ipocrita che tenga dinanzi a un judge, no, Jude così figo!

Altro che The Young Pope, Jude è sempre stato un bel pappone! Mica un papetto, mie pappemolli, miei Cicciobelli.

Sì, n’era conscia benissimo e di gran coscia Ludivine Sagnier. Lei grida al miracolo ma in verità sa, poco santa, che Jude s’intrufolò di notte nella sua casa, eludendo la sorveglianza dei Lanzichenecchi e, lontano dall’esserle checca, regalò a Ludivine una scopata che fu una chicca.

Tanto che ne venne… un bel bimbetto da negozi Chicco.

Sì, l’ex di Jude Law, Sadie Frost, una donna dal seno esagerato, deve aver “misurato” più e più volte, dal suo balconcino, la potenza di questo Law, uomo stempiato, forse adesso tinto eppur Michelangelo della sua Cappella Sistina.

E ancora Sadie, nonostante le molteplici confessioni e tremila Ave Maria, implora San Pietro di darle altre chiavi così… per il Paradiso…

Va be’, ci siamo persi in Jude e in quella passerona di Sadie.

Torniamo A Kevin.

 

Come passa ora la sue giornate, Kevin? Sì, sta in pantofole e accappatoio a bordo piscina dell’ospizio dei rincoglioniti e pensa: volevo essere ricordato per sempre come la divina Greta Garbo e invece peccai di troppi “sgarbi”.

Sì, Greta. Eccola là, anche lei fallita e nella merda, qui come me in questo posto. Greta Scacchi. Oramai non la caga più nessuno e, caduta in depressione, l’hanno spedita fra questi impasticcati.

Ora le propongo di giocare a dama e le ricorderò i tempi in cui, con quel suo culo magnifico, si faceva leccare il seno da Harrison Ford in Presunto innocente e, quando ancora ero etero, mi rendeva un “duro” come Tom Berenger con Prova schiacciante.

Sì, adesso vado dalla vecchia Greta e le chiedo un po’ di Sale sulla pelle, con Ardore. In fondo, sono solo un Coca Cola Kid.

Mi hanno rovinato per un Misfatto bianco.

 

 

di Stefano Falotico

Non tutti possono amare i film di Bertolucci: rivelazioni scabrose di un uomo che conosce il pudore


30 Apr

Zagarol

Sì, Bertolucci si è scagliato contro l’ipocrita moralistone Ridley Scott, per aver scempiato la carriera di Kevin Spacey. Spacey, come tutti sanno, lo scorso Ottobre ha potuto dire addio alla sua carriera di attore perché accusato di molestie sessuali e dunque è stato “evirato” da Tutti i soldi del mondo. Spacey, sebbene abbia tentato in forme lecite e illecite di nascondere la sua congenita, non so se “genitale”, attrazione per i maschietti, alla fine è stato deflorato nella verità. E ha dovuto confessare, facendo outing forzato e violentemente obbligato. Ma non si recriminò sulla sua omosessualità, altrimenti i movimenti gay pride avrebbero fallito, bensì sul fallo, no scusate, fatto che il suo “vizietto” di andare con dei ragazzini non fosse moralmente accettabile. Qui, mi trovate d’accordo, suoi fervidi denigratori, perché per nessuna ragione né erogena regione al mondo bisogna attentare alle fresche verginità dei ribaldi giovincelli, se proprio siete “froci” datevi a un concetto di “amicizia” più “maturo”. E lasciate stare i minorenni!

Ebbene, Bertolucci, specialista di “scandali”, che fra poco tornerà in sala con Ultimo tango a Parigi, è esperto di donne “burrose”, ah ah, alla Maria Schneider, e da sempre è predicatore assiduo del sesso libero e selvaggio, vivaddio umanissimo, lontano dai rigorismi bacchettoni dell’Italia casa e chiesa e poi porcellona quando si spaccia, falsamente empia, per “corretta”. Bertolucci provocò con gusto e classe, a incarnazione di un Marlon Brando “maledetto” che aveva capito che, dopo una vita di sacrifici, patimenti e auto-inganni castratori, doveva darsi alle gioie disinibite di un accoppiamento sto(r)ico.

Sì, Bertolucci, un uomo vero, un dreamer, un fomentatore di pura libertà, non un sobillatore come quell’osceno Larry Clark.

E dunque ha tenuto le parti di Kevin Spacey, aggiungendo che, dopo la porcata che Hollywood gli ha perpetrato, gli piacerebbe fare un film con lui. Sì, Io ballo da solo, biopic sulla vita adesso castigata del povero Kevin, che beve vino del Chianti ed è tutto un pianto, nel sognare le colline toscane, remoto dai soliti sospetti degli “integralisti”, dei chiacchieroni, piccini puritani pusillanimi. Sì, lì incontrerà un morente Jeremy Irons, e Irons gli farà capire ancor di più l’ingiustizia che ha subito. E assieme si leccheranno a vicenda, riguardando le loro performance titaniche. Spacey si complimenterà con Irons per il suo oscarizzato Mistero Von Bulow, mentre Jeremy gli stringerà la mano nel plaudere ad American Beauty.

Io, amici carissimi e anche nemici ostinati, sono un uomo che si fa i cazzi suoi. Oggi, ad esempio volevo comprare il Blu-ray di Open Range del Costner, perché lontano dai pecoroni, miei mandriani, sono un sognatore di praterie sconfinate, un uomo western che va dalla sua Annette Bening e le fa vedere le stelle anche nella stalla, da stallone che conosce il suo romanticismo da stella di Lattea, no, latta. E ad Annette si “allatta”, succhiando con grazia, perché lei lo medica e gli toglie la garza di una vita infetta, regalandogli tutto l’amore che oramai Warren Beatty, decrepito, non può darle manco a spingerlo di botte nel sederino. E, ciucciando, Annette mi consiglierà di vedere La tragedia di un uomo ridicolo e io invece le farò comprendere che sono come tè nel deserto, di grande Cinema dissero e di brio e brividini disseto la sua aridità sessuale da ultimo imperatore del mio amante da Novecento e una notte. Si dice mille e una notte? Io tolgo un cento in più che non sta a dire un cazzo e le regalerei, “regale”, mille Euro se le avessi. Ma scopro… che tutte vorrei scoprire eppur non essendo mai stato un conformista non ho molti soldi, e dunque neanche tanti “soli”. No, non mi sono mai adattato al porcile di massa e allora vado su Instagram, vedo una di cosce planetarie che si chiama Azzurra e le scrivo…

nel blu dipinto di blu, Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me… e allora quasi quasi perdo ancora il treno e “vengo”, vengo in te… spero che sia abbastanza lungo per una come te ma, se mi rifiuterai, al solito mi darò al faidate.

Sì, Azzurra, le tue forme toniche danno “lustro” alla mia giornata poco illustre, e “risplendo” spappolato nel gioir delle tue immagini di culo palestrato. Ah son un pollo arrosto ma te lo metterei in forno… a mille strati.

Domani è un altro giorno… per te un’altra notte da mignotta. Ma così va la vita. Almeno io dico la verità, mica come i gagà che fan i galantuomini e son poi dei figli di puttana.

Chi ha orecchie per intendere intenda, chi ha delle buone orecchiette al sugo le magni, chi è un invidioso ricchione si astenga a prendere oltremodo per il culo, chi ama farlo dietro le tendine ha qualcosa forse da nascondere.

E che la Madonna, sperando non sia la Ciccone, ché vuole solo carne “ballerina” per ringalluzzire la sua milf “peperona”, vi accompagni.

Siate uomini pimpanti… e ricordate: ogni vacca vuole il suo bestione di sudato testosterone, ogni cowgirl vuole l’andamento lento come una ballata romantica che soffice e permeante ti entra deliziosamente dentro. E via da me i bovari!

Siate uomini di poche parole che sanno quando andare dritti al sodo…

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di Stefano Falotico

Tutti i soldi del mondo, l’inquietante, agghiacciante Christopher Plummer al posto di Spacey


30 Nov

Money

Credo, e non sono l’unico a crederlo fermamente, che cancellare Spacey dal film e sostituirlo con Plummer sia innanzitutto un insulto all’Arte. Spacey sarà condannato e perseguito penalmente per le sue azioni, e non è questa la sede opportuna per approfondire la questione, ma il suo lavoro, come peraltro confermato dall’ipocrita Scott, l’aveva svolto egregiamente, con la sua consueta professionalità e con puntiglio maniacale, ah ah. Quindi, sostituirlo con l’egregio Plummer è quantomeno ridicolo, assume proporzioni grottesche questa decisione. Uno sfregio che sa di raffazzonatura imbarazzante e vergognosa, un film da boicottare a prescindere. Perché si è sconfinati nell’eccesso di un moralismo pruriginoso e peccaminosamente stucchevole. Poi, con tutta la stima per Plummer, come si evince da quest’immagine doppiamente ambigua, ah ah, da questo raffronto fra “mostri”… sacri, ah ah, pare che dica… ma che ci sto a fare qui? Fatemi godere la vecchiaia in santa pace. Sguardo rincoglionito in prossimità dell’ictus, stessi vestiti di Spacey, che gli vanno larghi, e labbro “pendulo” su cui rimaniamo perplessi come Getty.

In una parola, spettrale.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)