Prima, una lunga e spiritosa prefazione. A proposito, miei uomini e donne non Vincent(i), Cassel è stato interprete di Dobermann. Mentre la sua storica ex, Monica Bellucci, è ancora una bella donna ma, come attrice, rimane una cagna? Ah ah. Non fate le volpi contro il commissario! Mi raccomando. Nel film Assassini nati, Tom Sizemore è il detective James Cagnetti, miei cagnacci, ih ih.
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Il Falò, un GENIUS, pure Pop! – Attore, imitatore, narratore, recensore, scrittore, cari untori!
Racconto di Natale da Paul Auster, da Dead Poets Society o da Smoke: Keanu Reeves è da venerare come la Madonna, mitico in Constantine e in John Wick, io mi propongo per la parte dell’Uomo Tigre
Be’, chi non conosce il Tigre? Chi, Vittorio Gassman?
In effetti, ne I soliti ignoti, Vittorio fu un pugile un po’ suonato, anche semi-analfabeta. Forse handicappato, ritardato, disoccupato? E Totò lo apostrofò e redarguì con la leggendaria, super epica:
– Sei stato in Cina?
A essere sinceri, Totò è un grande. Sì, uso il tempo presente poiché de Curtis è immortale. Fucimin? Ah ah. Era molto colto, malgrado le origini umili e nonostante, a prescindere… da ciò, si auto-denominasse Principe.
Be’, sicuramente fu Dante Cruciani nel capolavoro succitato di Mario Monicelli, probabilmente però non fu erudito come Dante Alighieri…
A proposito, si può dire ma però? Certo, è rafforzativo. Anche se… senza se e senza ma forse sei un vorrei ma non posso? Ti caghi addosso o è la solita storia della volpe e l’uva?
I ragazzi timidi sono paragonabili agli struzzi? Mentre i bulli agli stronzi?
Si può dire invece a me mi piace? No, ma Gigi Proietti disse: sì, non si può dire ma a me mi piace…
Sì, una calligrafia da uomo, diciamo, non molto acculturato, quella di Gassman/Giuseppe Baiocchi, detto Er Pantera.
Insomma, questo Vittorio fu un mattatore, fu il tigre e pure una pantera?
Molte donne sono oche, altre solo sciocche. Quasi tutti gli uomini sono degli animali. Di mio, adoro ancora la serie tv Manimal…
Di mio, me medesimo di persona, inoltre credo di scrivere bene quando m’impegno, quando non leggo Diario di una schiappa per (non) prendermi per il culo da solo e quando so di essere più intelligente del furbo Marcello D’Orta che “scrisse” Io speriamo che me la cavo.
Pearl Harbor, no, peraltro non voglio scendere a una prosa gergale da ragazzini che, alla mia epoca, giocavano agli “sparatutto”. Roba come Duke Nukem 3D, Doom e altri videogames per pc, forse per piccini. Sì, anch’io ne fui patito. Poi patii e basta. Il mio cervello, comunque, non è ancora partito. Neanche qualcos’altro.
Mi spararono addosso, fortunatamente a salve. Salve, buondì, buonanotte! Anche se impiegai vent’anni abbondanti per ricucirmi le ferite. Rambo non fu un impiegato comunale ma impiegò assai meno tempo per fare il bracciante? No, per cucirsi il braccio. Dovetti abbisognare di molte letture di filosofia orientale per sublimare il patimento abissale e carnale scagliatomi contro, per curarmi da un mio evidente, incontrovertibile disagio sociale abbastanza inspiegabile e madornale. Guardate, fu un calvario approfondire tutti i libri concettualmente ascetici di Banana Yoshimoto, non farmi fregare dalle carinerie di Osho, continuare a reputare Kundun di Martin Scorsese una pellicola sbagliata, amando invece Mishima, soprattutto quello delle sceneggiatore di Taxi Driver.
Sì, malavitosi e nerd odiosi, villani adulti bavosi ed attentatori ignominiosi, affamati a morte della mia anima più pura e intonsa della neve a Natale, eh già, provarono a sporcarmi in maniera vergognosa. Accusandomi addirittura di essere la protagonista di Hardcore. Roba da mattti. Mi beccai pure la patente di disadattato quando in verità fui amante solo del libro De måske egnede.
Uhm, film sopravvalutato anche First Reformed sempre di Paul Schrader. Meglio Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Meglio Lamerica o Così ridevano? Anche Il ladro di orchidee di Spike Jonze.
Se Dio esiste, deve sostituire suo figlio, che siede alla sua destra, con Spike. Her è un film paradisiaco.
Spike stette con Sofia Coppola. Il giardino delle vergini suicide è un bel film, Kirsten Dunst è da suicidio, anzi da infarto ma credo che sia più bella la pellicola La vergine dei sicari di Barbet Schroeder.
È anche più bello Mickey Rourke di Barfly, malgrado sia appesantito, rispetto a quello di The Wrestler in cui è palestrato ma pure invecchiato. O no? Ah ah.
Detto questo, guardi questo filmone di Aronosfky ed è meglio, fidatevi, del virtual sex sparato sopra… un vecchio dvd con Jill Kelly.
Jill era magnifica. Non solo nei porno. He Got Game docet.
Comunque, non può piovere per sempre disse Brandon Lee ne Il corvo. Ora, Jill ha la sua età e usa non solo l’ombrello, utilizza le mutandone da tardona. Cioè, non è più una milf. Ah ah.
A James Deen di The Canyons, continuo a preferire James Dean di Gioventù bruciata.
Invece, a Liz Taylor de Il gigante, preferisco Kendra Lust.
Ultimamente, direi che mi sono riallenato parecchio. Possiedo infatti un cuore zen, pugnace, inarrendevole, combattivo e al contempo riflessivo, dotato innatamente di una ferrea disciplina auto-regolatrice delle mie emozioni spesso rabbiose. Seppi soffrire infatti con zelante “abnegazione”, tenendo tutto dentro a mo’ di Rocky Balboa, giudicato troppo presto un cocone così come Tommy Morrison nel quinto capitolo dedicato al marito di Adriana/Talia Shire. Però, a forza di contemplare l’apollinea perfezione del mio essermi reincarnato… in Keanu Reeves, omone forse bisex di sicuro con grossi ormoni, uomo scultoreo il cui carisma fa rima con perdizione, no, perfezione, persi di vista Charlize Theron de L’avvocato del diavolo. E saltai pure la colazione…
Per di più m’inflissi pene… corporali non certamente eccitanti alla pari della Theron nel vecchio spot del Martini, veramente tanta roba… storica.
Sì, Charlize è sudafricana. Insomma, una terrona. E io, ammirando la sua bellezza da extraterrestre, no, forse mirandogliela da Incontri ravvicinati della terza t… pa, non poco in passato, avendo origini meridionali, vissi all’equatore anche quando, nella mia città, la temperatura scese di tantissimi gradi. Persi quasi la vista e ora mi manca mezzo grado all’occhio sinistro.
Comunque, non date retta agli oculisti. Aveva ragione Checco Zalone… io ci vedo (quasi) perfettamente.
So inquadrare la vita, non solo questa, da cecchino infallibile. In quei momenti tostissimi come l’attività dei fachiri più stacanovisti, no, facchini, fui molto provato e feci la figura del tacchino. Il giorno del Ringraziamento! Sì, provai molto calore ma persi qualche caloria. Insomma, mi diedi da fare. Un lavoro durissimo, sapete. Bisogna esperirlo da uomini che non devono chiedere mai al fine di poter un giorno esseri orgogliosi davanti allo specchio dopo una rasatura con le lamette della Gillette. Massimo Giletti non mi è mai stato simpatico e non vado matto per il gilet.
Vogliamo dircela tutta? Senza balle? Ero un cesso o solo sul divano me la tiravo di brutto? Non lo so. Fatto, sì, ho detto fatto… sta che i genitori hanno un’unica fissa. Desiderano per i figli una sana occupazione, ovvero il posto fisso. Non vi fissate, andate crocifissi. Di mio, posso dirvi che non ero sistemato ma per le feste combinato. Ripeto, mi facevo il culo, anche solo onanisticamente, e vi garantisco che era un lavoro stabile e duraturo…
Rimasi spesso (s)teso ma ugualmente ebbi molto freddo, quasi morendo morto di quella… o solo assiderato, oserei dire allupato. Non molto, di spirito vitale, slanciato. Rasato, sì, depilato metaforicamente più della piattezza degli 0° Fahrenheit. Temperatura allineabile, non so se a livello del mare o del male, alla mia autostima raffreddatasi più di colui che, nell’incipit di Basic Instinct, viene morto ammazzato e assai trucidato di tritaghiaccio dopo essere stato da Stone Sharon (?) cavalcato.
Vissi in modo stoico da vero eroe. Più che altro di autoerotismo veramente sfigato…
Che poi anche questa panzana degli sfigati e dei dogmi inerenti l’essere tali, ecco, appartengono alla “cultura” adolescenziale. L’adolescente medio ragiona così, essendo malato di mente. Sì, nel cervello, non solo…
se uno vuole apparire figo è uno sfigato.
Ecco, in Constantine, Keanu Reeves è fighissimo. Anche in John Wick. Avreste il coraggio di dirgli in faccia che non vale una beneamata min… ia? Non credo, eh. In John Wick, Keanu viene definito Baba Jaga. Ha una forza incredibile, specialmente interiore. Mah, forse praticò molto yoga oppure meditazione trascendentale. Piccolo Buddha docet.
Constantine assomiglia molto a Dylan Dog. Mentre Rupert Everett, in Dellamorte Dellamore di Michele Soavi e non di Tiziano Sclavi, non sembrò tanto “gaio” con Anna Falchi. O no? Sì, dovrei indagare sull’effettiva omosessualità di Everett a mo’ del suo inquisitore Bernardo Gui nella versione televisiva firmata da Giacomo Battiato ne Il nome della rosa.
Sì, sono un indagatore dell’incubo. Anche dell’intimo. Ma non sono un babau come Freddy Krueger di Nightmare.
Ragazzi, fidatevi, furono attimi davvero duri in cui mi diedi alla contemplazione e dunque nutrii una spiccata propensione verso l’elevazione. Non so se solo spirituale…
Ora, oggi come oggi vanno di moda i cinecomic.
Praticamente, per il piccolo o grande schermo, hanno trasposto i maggiori supereroi di sempre.
Ne manca però uno alla cappella, no, all’appello. Appello, ho detto appello. Cioè il protagonista di questa sigla indimenticabile:
Solitamente, sotto Natale mi auto-regalavo un Pandoro.
Quest’anno, ho regalato alla mia lei un anello di Pandora.
Sì, per tutta la vita mi presi la patente di Fantozzi.
La mia lei mi vide e mi chiese senza peli sulla lingua:
– Ne sei sicuro?
Voi, adesso, ne siete sicuri? Ah sì? Siete scuri o sbiancati? Allora vi meritate i falsi buonismi di John Lennon. Comunque, John Lennon era un genio. Anche Ken il guerriero. Pure Tyler Rake. O no?
Diciamo che più che assomigliare a Keanu Reeves, sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Forse.
Dunque, a ogni ieratico, no, esaltato dico questo:
devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda…
di Stefano Falotico
JOKER adora la quasi settantenne Kathryn Bigelow, donna rivoluzionaria da sessantanove, no, sessantottina per ogni POINT BREAK di tali duri STRANGE DAYS che ti mettono a novanta
Mi state facendo impazzire più di quello che già io sia. Il mio caporedattore mi chiede la recensione di Diamanti grezzi con Sandler. E dire che, sino a un anno fa, vissi da Robert Pattinson di Good Time.
A una scrivo che odio Gabriele Muccino. Lei risponde:
– Peccato, potevo fartelo conoscere.
Aggiusto il tiro, dicendole che in effetti L’ultimo bacio potrebbe starci. Ah ah.
Intanto, in radio passa un’hit di Renato Zero, Accade.
E dire che fui così meticoloso a tenere lontana la vita, anche la figa.
Dire che volli fortemente ammalare apposta di metafisica. Dire che, secondo me, Il signore del male di Carpenter è uno dei film più belli di sempre. Un film magnifico. Di uomini e donne che se ne fregano della realtà e sfidano Dio o forse Satana. Adoro quel Cinema, quelle notti macabre, piene di zombi in cui combattei coi miei demoni interiori, scivolando sotto i pleniluni più cupi delle mie profonde oscurità mesmeriche.
Ora, parentesi cazzuta, forse cazzona.
Adoro le milf
Sì, Arthur Fleck non è gerontofilo ma possiede in cuor e forse cane suo quel non so che del Reeves Keanu più erotico, eroico, no, esotico. Da profumo del mosto selvatico o forse soltanto del suo babau da mostro Baba Yaga alla John Wick.
Non stuzzicare il Keanu che dorme, non ammazzategli il cane, sennò diventa un lupo incazzato.
A mio avviso, su musica Californication, con tanto di cammeo di Anthony Kiedis, Keanu Reeves e Patrick Swayze, sul set di Point Break, nelle pause fra un ciak e l’altro, anziché giocare a tressette o a freccette, leccarono a Kathryn tutte le tette, Lei, maschiaccio, li fece a fette, offrendo poi loro, finite le riprese, più che altro dopo che si ripresero, un bel piatto di fettuccine.
L’altro giorno, la Bigelow intervistò De Niro e Scorsese. Il prossimo anno, Kathryn compirà settanta primavere. Ce la possiamo dire? Malgrado qualche inevitabile ruga e un viso un po’ troppo smunto, Kathryn è più sexy di Elizabeth Hurley de Il mistero dell’acqua. E ogni uomo vorrebbe, di sommergibile con tanto di missile potentissimo, inabissarsene come il K-19.
Sì, Kathryn, nonostante la sua quasi terza età e il suo seno piattissimo da prima misura, riesce tuttora a essere più figa di Jamie Lee Curtis di Blue Steel.
Per anni, mi dissero di essere un mammone. Di mio, so soltanto di possedere tutta la collezione dei migliori film con Kendra Lust e Julia Ann. Sì, a volte sono perverso come Julian Sands.
Uomo da Villa del venerdì ove assaggiò il culo di Joanna Pacula. E il lupo ululò, ancora ulula?
La storia della volpe e l’uva, della vecchia gallina fa buon brodo o della vulva spennacchiata però meglio di tante giovani scornacchiate?
Il compagno di Kathryn, Mark Boal, è molto più giovane di lei ma lei, per l’appunto, è donna bollente.
Se JOKER non avesse avuto successo, l’avreste acclamato tutti, celebrandolo come operazione geniale qual è ma… i soliti snob devono scassare il cazzo
Lo snobismo è un atteggiamento alquanto pericoloso che sta prendendo piede e si sta espandendo a macchia d’olio. Non solo presso la Critica cosiddetta ufficiale, da sempre legata a vetusti, superatissimi cani, no, canini. No, canoni che, più che formali, adempiono alle formalità dei vincoli editoriali più manichei e schematici.
Lo sapete, no, che molte riviste di Cinema, essendo in qualche modo ammanicate al grosso giro di chi i film li realizza, li produce e di conseguenza li pubblicizza, praticamente obbligano i loro redattori a scrivere ciò che possa compiacere chi dirige, anzi, redige le recensioni? Atte a nobilitare film che, invero, sarebbero impietosamente da stroncare in maniera irriguardosa senza ruffianerie e furbizie lessicali al fine di non inimicarsi nessuno?
Oggi, anche quando si stronca un film, si va coi piedi di piombo, come si suol dire. E il recensore, timoroso d’incorrere perfino nella severità di ammende quasi penali, di reprimende e di regole impartitegli in modo autoritario, s’inibisce in maniera penosa, calandosi le brache dinanzi al suo padrone, servendolo e riverendolo. Il servilismo di chi, essendo un dipendente, un subalterno, semplicemente un impiegato di tale reparto culturale, in questo caso aziendale, non possiede l’autorità autonoma per poter esprimere liberamente il suo pensiero senza castrarsi e cascare in orpelli retorici ed eufemismi bellamente formalizzanti un film, spesso, senza significante. Appena la sua penna diventa troppo schizzante, il capo ferma ogni suo impulso eiaculante.
Che significa quello che ho appena scritto? È lapalissiano.
Sono pochissimi, in Italia e nel mondo, i giornali e i quotidiani che permettono ai propri giornalisti di poter dire la loro senza prima filtrare e asciugare un’eventuale stroncatura troppo plateale.
I censori dei recensori, potremmo definirli, eh sì, tali caporedattori molto dittatoriali.
Detto ciò, si stanno creando delle disgustose lobby. Il Cinema, da piacevole hobby, è diventato quindi un lavoro da catena di montaggio. E, in tali Tempi moderni chapliniani, si vive di scempiaggini prefabbricate.
Esistono i club elitari, i gruppi semi-massoni. Più che altro formati da musoni. Per accedervi, così come avviene presso gli Skull e Bones, esistono dei test d’ammissione. Grazie ai quali si testano, per l’appunto, le teste. Spesso di cazzo che vengono i(n)scritte a tale congrega e confraternita di leccaculo. Ove, se t’azzardi, anzi, hai l’ardire di dire che il regista maggiormente amato dalla maggioranza di tale pseudo ritrovo parlamentare, eh sì, non vale niente, ti urlano che non meriti nulla e, in maniera arbitraria, assolutamente iniqua, antidemocratica e nazi-fascista, tali uomini fintamente meritocratici ti emarginano e ti gridano che, anziché far parte della loro combriccola di privilegiati, dovresti subito cercare un impiego burocratico e meno artistico.
Sono dei gruppi poco solidali nei riguardi dell’eterogenea diversità intellettuale dei loro membri. Meglio, a questo punto, non omologarsi e irreggimentarsi a tale compagnia di falsi compagni, dandosi a una critica asociale dell’autarchia più totale.
Sì, forse hanno ragione in Inghilterra. Meglio la monarchia rispetto a quest’apparente democrazia. Forse, è meglio pure mia zia rispetto alla Vergine Maria. Mia zia si chiama Maria ma non vorrebbe mai essere ficcata nel presepio di tale prosapia. Un presepio ove pullulano statuine dalle brutte cere, diciamocela, siamo sinceri.
Questa è gente senz’anima, morta dentro. Accendiamo a queste persone insincere un cero. Cingiamoci in raccoglimento, costernati, poiché la Critica cinematografica, eh già, c’era ma ora non c’è più. Oh, Gesù!
Oggigiorno, chiunque vuole dire la sua su tutto. Non capisce un YouTube!
Cosicché, una mia amica di Facebook (non so se lo sarà ancora dopo questo mio scritto, ah ah, ma io non lecco nessuno e nessuna), in merito a Joker, scrisse che santifica l’infantilismo. Ed è una magnificazione della ribellione più stoltamente adolescenziale poiché Arthur Fleck, anziché dare in escandescenza, slegandosi da ogni valore sociale, avrebbe dovuto crescere e rendersi un uomo pronto ad aprirsi alla Pubblicità Progresso, piuttosto che delirare da nerd sui social.
La recensione di questa ragazza è un delirio. Un inneggiamento all’ecumenismo più ipocrita e dolciastro da Imagine di quel babbeo di John Lennon.
Lei scrisse che Joker avrebbe dovuto superare i suoi limiti e migliorare, evolversi, maturare e finirla di lagnarsi, autocommiserandosi e poi, essendo stato inascoltato, marchiato e sinceramente spacciato, avrebbe dovuto darsi al volontariato. Andando, semmai, per racimolare du’ spiccioli e sbarcare il lunario del suo essere fastidiosamente lunatico, a vendere i volantini promozionali d’una campagna informativa sulle malattie mentali.
Ah, bellissimo. Cioè, dopo che capì d’essere stato ingannato, sedato da neurolettici castranti… la sua, vivaddio, meravigliosa follia emozionale, avrebbe dovuto recitare un Mea Culpa, semmai facendosi pure assumere gratis et amore alla Caritas, vero?
Ma per carità!
Il Joker doveva solamente prendere Zazie Beetz da lupo cattivo e, con tutta la rabbia d’un essere figlio di Pasolini, a cui la società dalla coscienza sporca volle tagliare il pisellino, sbattendolo all’igiene mentale e maltrattandolo da cervello piccolino e da simpatico, carino, gentile bambino, inculandolo a sangue e fottendolo, infilarglielo lui nel culino senza più ricatti e castighi demagogici.
Oh, Zazie è una gran figa, non vi pare logico?
Joker, un film epocale, annale, con una Zazie da anale.
Senza se e senza ma.
Questo è il mio pensiero falotico.
Se non vi piace, sposatevi una zotica che si pensa superiore, semmai una racchia che insegna alle superiori, imboccando i suoi studenti d’indottrinamenti figli della sua mentale diottria, eh sì, lasciate che tale astigmatica stigmatizzante donna miope distorca la realtà a piacimento delle sue fragilità ma soprattutto della sua frigidità e delle sue frustrazioni da repressa coi suoi ragionamenti contorti.
Se non vede e capisce un cazzo, non è colpa sua. Per essere cresciuta, sì, è cresciuta, eccome. Peccato che non sia mai stata soddisfatta. Questa qui deve redimersi e riempire tutto il vuoto suo interiore che la portò ai monologhi patetici della sua vagina da donna che credette di volare alto ma non conobbe mai un uccello come dio comanda. S’inchinasse. Ora, però, la finisse di leccare. Vada adesso a cucinare le patate… M’ha rotto il cazzo. Ah ah. Eh sì, basta col servilismo. Questa donna già mi servì. Ora, devo darmi alla selva di un’altra serva. Mi farà un servizio pulitissimo. Poi, si sciacquasse la bocca prima di sputare altre porcate.
Ah ah. Sì, sono un essere piuttosto stronzo. Via da me le merde. Tiriamo lo sciacquone. Ficchiamo con foga le tope-figone pure sotto la doccia e i topi di fogna nell’acquedotto assieme al clown di Pennywise.
Me ne fotto di tali pagliacci. Io li strucco. Io li distruggo. Mi dite che sono tocco ma io faccio, appunto, come diceva Totò, tutto il ritocco. Ah, il toccarsi troppo rende l’uomo cieco e storpio? Sì, basta con la catechesi e lei, suora, si genufletta. Rifletta!
Le provoco il rigetto? Vomiti e poi si pulisca con l’acqua non benedetta. Solo quella del rubinetto, mia in(f)etta. Ah ah, miei insetti! Ce l’ho che pesa quattro etti, miei prosciutti, belli e bulletti.
Sì, Kathryn Bigelow emana una sensualità da paura.
Anche quando va a fare la spesa, vorresti subito raggiungerla e dirle che, alla Coop, scordò il cibo per cani ma anche il barattolo di vasellina.
Evviva i surfisti.
Sì, sono uguale a Johnny Utah.
Quando vedo Kathryn, le dico:
– Vorrei tornare a giocare.
– Che ruolo avevi?
– Merda, centromediano di merda.
Adesso, a parte gli scherzi, solo quando sono metafisico, oltre i comuni pettegolezzi, le chiacchiere, le piccinerie, le gelosie e le invidie, assomiglio a colui che dipinse questo.
Be’, non sono Michelangelo.
Io, infatti, direi molto di più.
di Stefano Falotico
Secondo me, Joker altri non è che Tom Cruise di EYES WIDE SHUT, eh sì, ah ah
Parentesi: per realizzare l’audiolibro del mio nuovo, visionario romanzo, mi avvalsi dell’aiuto della mia grafica, gentilissima, ma prima scaricai dei programmi che intasarono il pc… Al che, m’entrarono vari malware fra cui il temibilissimo Goodgame Empire. Che si presenta come una sorta di gioco di ruolo e invece è un virus subdolo come quello che potreste prendere se faceste sesso con una donna poco protetta…
È vero, dopo non essere riuscito a debellarlo manualmente, il tecnico dei computer mi diede una mano e, scansionando il mio hard disk, rinvenne anche molti filmetti opportunamente da me salvati. Film che sono utili quando voglio essere smanettone… ah ah.
Come molti di voi sapranno, quando tanti anni or sono persi la calma e ribollii di furenti rabbie spasmodiche, fui sottoposto a una diagnosi psichiatrica. Essendo lo psichiatra forense un tizio meno bravo di Al Pacino di 88 Minutes, in maniera arbitrariamente sbrigativa e oscenamente erronea, mi valutò affetto da disturbo delirante paranoide. Una balla assoluta da me giustamente smentita grazie alla virtuosa abnegazione della mia purezza intonsa.
Dovetti spappolarmi il fegato, scorticarmi vivo ed espellere ogni grammo della mia anima, sviscerando tutte le mie interiora e le mie più arcane interiorità, denudando vergognosamente ogni mia linda emozionalità pudica pur di dimostrare che l’effettuata diagnosi fu scandalosamente capziosa, atta soltanto a calmare le acque. Calmando me anche troppo. Tant’è che, sino a qualche anno fa, se vedevo una foto di Nicole Kidman in bikini, ero talmente sedato da essere in zona Ore 10: calma piatta.
Invece, bisogna sempre stare a mezzogiorno… Sì, al sud il clima è arido, non piove mai. Impazza la disoccupazione. Al che i giovani stanno al bar e, fra una lettura del Corriere dello Sport e un flipper, fra un panzerotto e le urla dei vecchi che giocano a briscola, allestiscono fantasie sui fondoschiena delle cameriere. Non è che sia una vita propriamente esaltante. A dircela tutta, alcuni di questi qua faranno la fine di Alex di Arancia meccanica.
Ma torniamo a me, amante di Beethoven. Ah ah.
In quel periodo, indubbiamente fui funestato da forti, iraconde voglie vendicative al fine che la mia omeostasi emotiva, così vilmente lesa da sfrontati attacchi alla mia dignità virile, perpetratimi da persone che scelleratamente vollero togliermi il ciuccio, insomma dei ciucci, non rispettosi della mia stupenda castità virginale così fieramente, morbidamente per me godibile nel mio autoerotismo intellettuale alla William Burroughs, fosse fottuta.
Sì, sappiate questo. Ogni volta che m’accendo e vado in giro per strada, arrabbiato come Russell Crowe de Il gladiatore, è perché sono innamorato della mia Connie Nielsen. Sì, pure Keanu Reeves fu assai invaghito, infatuato oltre ogni limite della Nielsen ne L’avvocato del diavolo. Ma Keanu è uomo poco attendibile. Altro che Piccolo Buddha. È insaziabile. Nel film succitato, è sposato a Charlize Theron. Guadagna soldi a palate oltre a stare con un’enorme patata. Ma lui non s’accontenta e non vuole solo di lei godere. Questo Keanu andrebbe preso e spedito subito in cura. In una clinica ove placheranno prestissimo i suoi bollenti spiriti, come si suol dire.
Sì, nella saga di John Wick, mi pare che poi esageri oltre il limite della decenza e del pudore. Gli muore la moglie di Cancro e gli ammazzano il cane. Cosicché, scatena una guerra al cui confronto John Rambo è un dilettante quando, invero, poteva recarsi semplicemente al canile più vicino. Lì, sai quante cagne che poteva comprare per tenerle al guinzaglio?
Sì, le donne sono capaci di far impazzire un uomo.
Vidi uomini mansueti e più docili di un Carlino che, dopo aver fatto l’amore con una “San Bernarda”, latrarono come bovari del Bernese. Tutto a causa di un amplesso a garrese. Sarebbe stato meglio se, da soli, avessero usato quell’arnese…
Un discorso a parte meriterebbe Benicio Del Toro. Nel film Uova d’oro, interpretò un giardiniere alla Gianluca Grignani… ti raserò l’aiuola. Nonostante poi incarnò Che Guevara, i suoi capricci lupeschi da arrapato mai visto (Valeria Golino lo sa…) non furono curati. Infatti, di lì a breve fu Wolfman. E ho detto tutto… ah ah.
Ah, se non sapete mantenere una calma olimpica da filosofi zen come Keanu Reeves di Matrix, basta che una Carrie-Anne Moss, vestita di fetish attillatissimo, vi dica sottovoce che sogna un nero come Laurence Fishburne e succederà un’Apocalypse Now.
Sì, Fishburne ebbe ragione in Rusty il selvaggio. Ve lo ricordate? Ah no, fu Tom Waits a dispensare pillole di saggezza, mica quelle di Matrix, al povero Matt Dillon.
Matt, perso e preso totalmente da Diane Lane, amaramente stette seduto al bar. Credendo d’essere impazzito. E chiese dunque al barista Waits quando si può scoprire se una persona è matta. Tom gli rispose che non sempre si addiviene a questa diagnosi…
Cosicché, Matt diventò matto del tutto. Infatti, l’anno scorso fu il protagonista de La casa di Jack. E ho detto tutto. Sì, almeno, se uno è cosciente della sua malattia psichica, cazzo, se ne fa una ragione.
Sì, i matti sono persone fortunate, a mio avviso. Essendo matti, non soffrono. Delirano e basta. Sono le persone normali che impazziscono, ah ah.
Prendiamo Tom Cruise di Eyes Wide Shut. La Kidman gli confidò una fantasia erotica. Al che, Tom perse la testa. E s’inabissò in una notte di lolite, di orge, di maschere veneziane, insomma, il bravo medico mandò la sua integrità morale a puttane. Non del tutto, poiché alla fine si fece solo una sega mentale.
Da cui il richiamo al titolo della novella Doppio sogno da cui Stanley Kubrick trasse il suo trip.
Sì, ogni volta che sono incazzato e me la prendo con qualcuno, sì, lo confesso senz’alcun ritegno, è perché penso che lei mi stia cornificando con i nazisti nichilisti de Il grande Lebowski.
Al che, durante la fase rem, immagino i miei amici che m’inseguano per le vie della città con in mano delle forbici gigantesche per tagliarmelo. Sì, la vita delle comuni relazioni interpersonali, ce la vogliamo dire? Fa schifo al cazzo.
Sono un tipo troppo colto e sofisticato come Stanley Kubrick per rovinarmi con le piccinerie, i pettegolezzi e le gelosie della maggior parte delle persone, il cui unico interesse è sbatterlo in quel posto al prossimo.
Concluderei con una lezione mia di sesso che vorrei darvi.
Nel 2003, mi sverginai. Dopo che io e lei amoreggiamo corporeamente molte volte, una notte, lei mi chiese di farle la stessa cosa che fa un certo ragazzino a Maeve Quinlan di Ken Park. Eh già.
Dopo circa venti minuti di cunnilingus, mi voltai dall’altra parte e lasciai stare.
Lei, incredula ed esterrefatta oltre ogni dire, anzi, oramai totalmente calda nel suo ardere, mi urlò:
– Che cosa stai facendo? Stai scherzando, spero? Non puoi fare una cosa del genere a una donna. Chi ti dà quest’ardire?
Ecco, non fate mai una cosa del genere a una donna. È un affronto che potrebbe portare la vostra lei a rovinarvi la vita come fece Glenn Close di Attrazione fatale a Michael Douglas.
Sì, ci sono un paio di cosce, no, cose che le donne non sopportano. Le donne amano provocare i maschi e poi fingono… di prendersela se i maschi abboccano, troppo libidinosi, nei riguardi delle loro pose un po’ troppo spinte…
In verità, ne vanno matte. Le donne adorano eccitare e incagnire gli uomini anche se poi, sui loro profili Facebook, inseriscono solo post da animaliste vegetariane per farsi passare come buone amanti delle bestie…
Ma non fate mai come il mio cane di quella notte. Cazzo, ero stanchissimo, non mi andava proprio. Abbisognai solo di riposare.
Lei non me lo perdonò mai. Si alzò da letto e, in preda a spasmi di rabbia incontrollabile, mi gridò in maniera invereconda:
– Sei propria una merda! Non si fa così. Sai che significa per una donna? È orribile. Noi siamo diverse da voi. Non puoi stimolare tutti gli estrogeni e rompere la mia “diga”, dunque smettere, di punto in bianco.
Nooo!
Questo è il tuo compito, Larry? Questo è tuo, Larry? Questo è il tuo compito, Larry?
Be’, per molto tempo, come sapete, m’identificai con Bob De Niro.
L’altra sera, un mio amico mi disse:
– Non hai mai pensato invece che sei uguale a Jeff Bridges?
Sì, riesco a essere Starman, cioè un diverso con una voce da Jack Lucas de La leggenda del re pescatore. E oramai, dopo una tragedia da Fearless, sfido chiunque a dirmi che io non sia il protagonista di Albatross.
Mi sa che siete poco aggiornati sui miei ultimi vent’anni di vita, uomini tanto bellini…
Meglio così. Qui tutti mi cercano, mi stanno accerchiando.
Di mio, era meglio se fossi rimasto un Drugo.
Comunque, prima di ridurmi come quel lagnoso di Tommaso Paradiso con la sua canzone immonda, I nostri anni, vi saranno ancora molte gatte da pelare.
Abbiate fede, figliuoli.
Voi fatevi i vostri deliri su di me.
Ma, come dice il detto, non dire gatto se non ce l’hai sacco.
E ricordate: il gatto è Tom, il topo è Jerry.
Mentre io riesco a essere, quando voglio, in ogni topa come Tom Cruise grazie ai miei tocchi geniali da Jerry Lewis. Cioè, faccio lo scemo apposta. E, come Jerry Lewis, vi sto prendendo tutti per il culo. Non l’avevate capito?
Eh no, eh? Infatti, siete più scemi di quello che sospettai. Ah ah.
di Stefano Falotico
Ai cinecomic preferisco Joe Pesci di The Irishman, comunque Birdman non è male, ovviamente il non plus ultra è JOKER
Sì, notai una foto su Facebook. Di una donna indubbiamente esuberante, la quale vuol passare per ochetta, inserendosi sempre mezza discinta per (at)tirare le virili oche, facendo delle smorfie da orca per non sembrare solamente una porca, bensì una aggressiva ma con le palle, insomma, mica una poco di buono. Una che, sì, si denuda facilmente ma non è una facile, ha gusto anche nello spogliarsi. Sa cosa vuole e va dritta al sodo, senza retorica ma soprattutto senza camicia da notte.
Al che, codesta, ancora una volta mezza nuda, ficca… tale frase sotto un’altra immagine di lei praticamente ignuda:
ho visto The Irishman, è un film sulla vecchiaia che mette tristezza. Però è bello, molto bello. Adesso però, scusate, devo farmi bella.
Nella sua storia su Instagram, il sottofondo musicale è la hit che va oggi per la maggiore di Emma Marrone. La Marrone ha da poco avuto un figlio. Sì, dopo averla data a tutta Mediaset, intervistata in questi giorni, afferma:
– Sono mamma, è un’esperienza nuova. Sì, mi sento rinata. Ah, sono bella, sono bella, sì, giammai da nessuno sarò trombata.
Al che, intervengo io in modo lapidario con una frase sepolcrale:
The Irishman è un capolavoro melanconico, cauto con picchi spasmodici di violenza esplosiva, magniloquenza irruenta di Scorsese diluita in tre ore e mezza di quieta nostalgia.
Torno in cucina e mangio la carne saporita come Skinny Razor/Bobby Cannavale. Sì, queste galline vanno sgozzate, sono delle pollastrelle.
Forse ingrasserò come il “becchino” Action Bronson o forse gusterò del vino vicino a un caldo camino, rimembrando, come Frank Sheeran, tutto il mio esistenziale cammino.
Senza rimpianti e con la durezza tipica di un uomo che, durante le sue notti fredde, ascoltò ogni album di Bob Dylan, sapendo che i ragazzi della mia età, il giorno dopo, avrebbero sessualmente consumato la loro giovinezza da incoscienti, fornicando qualche scema che li avrebbe rincoglioniti, portandoli a vedere un film di Muccino con tanto di Cremino…
Meglio il Cremlino, uomini russi. E giammai russatevela. Attento, c’è una Mosca sul lampadario. C’è anche una moschea di troppo nel mio quartiere.
Sono stanco dei bambini, delle maestrine e di quelli che vogliono mettere i punti sulle i. Dato che sono frustrati, desiderano coniugare i ver(b)i delle vite altrui, nel tentativo pedagogicamente demagogico e manipolatorio, educazionale alla pari delle suore all’oratorio, di rendere il prossimo a immagine e somiglianza della loro malata, solipsistica visione del mondo catto-borghese, moralistica e soprattutto falsa. Allora, ecco che spunta la scrittrice di romanzi eroticamente spinti che ora, dopo mille delusioni, da lei per l’appunto sublimate in romance semi-hard, invero assai innocui e meno sensuali di Luciana Littizzetto, come le sfumature di grigio dei suoi capelli semi-tinti da Crudelia De Mon e da Meryl Streep de Il diavolo veste Prada, con tanto d’ingiallita permanente delle sue fisse da donna in carriera che pensa d’averla profumata, s’è riciclata come insegnante di sostegno per giovani ragazzi fuori da recuperare. Cioè, la versione senza cazzo di Michele Placido di Mery per sempre.
Su Facebook, scrive ogni giorno il diario di questa sua nuova esperienza formativa…
– Oggi, dalla mia borsetta, per sbaglio è scopato, no, scappato un profilattico. Quello della prima figa, no, fila… ha riso e io gli ho risposto… sì, è quello del mio amante. Finiscila di guardarmi le gambe e dopo te la do, in bagno, se in tre secondi riuscirai a imparare a memoria un libro di Dostoevskij.
Sì, così si fa. Bisogna far capire chi comandi/a e st(i)a sopra. Sono una dura.
Sì, peccato che il ragazzo suo allievo avesse tredici anni. Adesso, per colpa dell’educazione del cazzo della Montessori del suo “tesoro”, il ragazzo è rimasto traumatizzato e s’è beccato un ricovero psichiatrico.
In poche parole, la sua vita è finita cinque anni prima di compiere la maggiore età e quindi prima di poter avere, almeno all’anagrafe, la capacità d’intendere e volere.
La signora, insegnante della minchia, invece stasera è a letto con quello che, nella classe a fianco a quella ove lei insegna, insegna Religione…
Sì, un troiaio mai visto.
Uomini che si professano dottori ma altri non sono che dei tromboni… donne che si credono attrici di Hollywood e invece, al massimo, faranno la fine di Claudia Gerini.
La peggiore saltimbanca della storia del Cinema, si fa per dire, italiano. Infatti, come già scrissi, il grande Keanu Reeves, in John Wick 2, dovrebbe ammazzarla per conto di quello ch’è invece il peggiore attore, si fa per dire, di tutti i temp(l)i, Riccardo Scamarcio.
Al che, Keanu guarda questa burina de Roma e lei:
– Oh, bello e dannato, Neo di Matrix, dai, lo famo strano? Sono tua, sono immensamente tua. Poi, farai di me ciò che vuoi.
Keanu la osserva e le sussurra:
– Sì, coccolina, telefona al tuo ex, lo Zampaglione. Vedi se, almeno per l’ultimo dell’anno, potrai con lui mangiare lo zampone con un po’ di zabaione. E ricorda: rimanda pure il suicidio, bastano un po’ di lenticchie e, grazie all’auto-suggestione, tipo Oroscopo, che ti sarai donata, avrai un anno di merda ma a te sembrerà di essere Marlene Dietrich.
– Fottiti, Keanu. Ti odio.
– Ciao, in realtà ho finito da tempo John Wick 3. Ora, devo girare il quarto. Buttati nella vasca. Se non muori subito, chiama quell’altra bagascia di Jessica Rabbit e fatelo da lesbiche in salamoia.
– Sei solo un salame! Un coniglio!
– Sì, già che ci sei, chiama anche Alba Parietti de Il macellaio. Poi, nell’aldilà, fai l’amore con Hugh Hefner.
Sì, guardate, la dolcezza non è il mio piatto forte. Per anni, la gente pensò che avessi Paura d’amare. Sì, infatti ce l’ho in dvd. Ho anche il filmato personalissimo di Michelle Pfeiffer al Festival di Venezia quando presentò Le verità nascoste. La verità è che a me non hai mai detto un cazzo Michelle dei Beatles. E non amo il film Pensieri pericolosi.
di Stefano Falotico
JOKER: è meglio Giancarlo Giannini o il figlio Adriano, meglio Celentano o Al Pacino de L’avvocato del diavolo? Io mi sdoppio, doppio, faccio la tripletta!
Basta con gli sgambetti. Anche con gli sgabelli. Ove le telegiornaliste scosciano e io le osservo indubbiamente in maniera apolitica. Non m’importa che siano di Destra o di Sinistra, io opto per il Centro radicalmente.
Poiché le donne sono per me sempre di “attualità”. Ah ah.
Attualmente, adoro Tiziana Panella ma non so chi sia fra lei e Charlize Theron la più bella.
Con me le donne ridono come la Gioconda poiché il mio viso è ambiguamente sensuale come la Mona Lisa. Ah ah.
Morì il grande cantante Mango, autore dell’immortale Come Monna Lisa (sì, con due n, n di Napoli e n di non ho voglia, stasera, ah ah) e da poche ore se n’è andato Robert Forster, strepitoso attore-caratterista con la sordina.
Che peccato! Attore pacato la cui morte sta passando inosservata. Attore sofisticato con una faccia anonima da impiegato, invero, Robert in Jackie Brown fregò la nomination all’Oscar come non protagonista al Robert oggettivamente più camaleontico di lui, Bob De Niro.
Comunque, a De Niro non andò malissimo. Sebbene simulata, la scena della sodomizzazione a Bridget Fonda è estasiante quasi quanto la prova bellissima di Forster in Twin Peaks – Il ritorno.
Una prova, come si suol dire, che viene… subito al sodo, senza troppi fronzoli, una prova che spinge.
Anche troppo precipitosamente.
Ah ah.
Non so ancora se andrò alla Festa del Cinema di Roma. Attendo risposta dall’ufficio stampa ma siamo al weekend e questo sabato sera, onestamente, non è stato molto figo come Keanu Reeves.
Sì, Keanu è un mio idolo. Guardatelo in Matrix e nella saga di John Wick.
È uno di quei pochissimi attori che riescono a mettermi il dubbio se io sia bisex.
Sono eterosessuale convinto. Anche se molte donne, quasi tutte a dire il vero, nei miei confronti non è che ne siano proprio convintissime.
Ah ah.
Che gigione che sono. Sono maestro del gigionismo più delizioso e squisito come la performance di Al Pacino ne L’avvocato del diavolo.
Sì, sono come Al. Gesticolo forsennatamente, non sono di statura altissimo ma il mio carisma è indubbio, travolgente.
Spesso, come Al/Milton, m’infervoro, m’arrabbio, brucio d’ire infernali poiché il mio peccato preferito è la vanità.
Sì, sono il falò delle vanità. Ah ah.
Gironzolo di qua e di là, dispensando saggezze in quantità. Sono un uomo ardimentoso, focoso, qualche volta pure libidinoso. Poi ritorno pudico e nervoso, schizzinoso ed estremamente permaloso. In passato, dei deficienti mi considerarono perfino pericoloso. Poiché non amo Tiziano Ferro e le melensaggini false di questa società all’apparenza felice, invero sbandata, traviata, oserei dire debosciata.
Chiara Ferragni indice e istituisce un’universitaria facoltà per laureandi Influencer.
Mah, di mio, è da un anno che non prendo l’influenza. E da nessuno, d’ora in poi, voglio più venir influenzato.
Le critiche impietose a Joker del Wall Street Journal, del New York Times e de Il Fatto Quotidiano non sono attendibili né fattibili.
Sono critiche tristi e criminose come quelle che il sottoscritto ricevette in tempi (non) sospetti.
Quando fui accusato di soffrire perfino della sindrome di Asperger.
Di mio, mi piacciono gli asparagi.
Molta gente mi urlò… sparati!
Queste persone, infide e malevole, debbono stare lontane dai miei paraggi.
A proposito di Roma…
No, non mi piace Virginia Raggi poiché sono nato di segno zodiacale Vergine ma, ripeto, con me le donne sono raggianti.
Quindi, le anoressiche mi stressano e le persone con la puzza sotto il naso m’angosciano.
Non criticatemi più poiché io sono il migliore critico del mondo, non solo di Cinema, ah ah.
Le vostre critiche sono banali, scontate, vetuste, annacquate come i vostri cervelli malandati, per non dire qualcos’altro, sono critiche pretestuose che non fanno testo dinanzi alla mia testa.
Qui lo attesto. Non ho grandi attestati poiché non ho bisogno di attestare il mio sapere sconfinato.
Ma, se mi fate incazzare, no, non sono violento e non vi prenderò a testate ma, col solo potere del mio pagliaccio geniale, berrò comodamente un altro caffè con tanto di gambe accavallate.
Ah ah.
Se volete sapere come si diventa un genius come il Falotico, non ve lo dico, anche perché non lo so neppure io. Ah ah.
Miei baccalà, ora devo pernottare l’albergo…
Chissà, in quelle capitoline notti bianche, che succederà.
Ah ah.
No, non dobbiamo andare in giro ad ammazzare come fa Joker.
Ma dobbiamo ammettere, a malincuore, che non viviamo certamente in tempi molto simpatici ed empatici.
La gente è egoista.
Come no?
Mi piace una ragazza:
– Ciao, posso conoscerti?
– Per quale motivo?
– Per conoscerti.
– Il motivo sarebbe conoscermi?
– Sì, è grave?
– No, quindi ti piaccio?
– Un po’ sì.
– Bene, allora seguimi sulla mia pagina ufficiale Instagram.
Adocchio un tipo stimolante, culturalmente interessante:
– Ciao, come ti chiami? Sai che sei davvero molto in gamba? Potremmo diventare amici.
– Ho già i miei amici.
– Ah sì? Scusa, allora. Non voglio disturbarti. Se hai già i tuoi fidati amici, non mi permetterei mai. Posso solo sapere chi sono i tuoi amici?
– Gente che non mi tradirà mai.
– Cioè?
– Be’, Martin Scorsese, Clint Eastwood, Al Pacino, Robert De Niro. Loro non mi deludono mai.
– Ah, capisco…
Vi credete tutti divi di Hollywood.
E invece scambiate Robert Forster per Jodie Foster e pensate che De Niro sia l’interprete di Scarface.
Ho detto tutto…
di Stefano Falotico
A BEAUTIFUL DAY IN THE NEIGHBORHOOD – Official Trailer: TOM HANKS è il diavolo
La mia autoironia è diabolica.
Spero che non rimarrete turbati se le sparerò grosse. Io do gusto alla parola goliardia, forse solo alla gola.
Credo che si tratti, al di là delle esagerazioni, di un post tremendamente romantico.
Ah ah.
Ebbene, che cosa ho appena scritto nel titolo? Che Tom Hanks è il diavolo?
Sto delirando? Ma come?
In questo film, del quale è da poche ore uscito il trailer, interpreta la parte di uno degli uomini universalmente riconosciuti come fra i più buoni che abbiano mai calcato, coi loro piedi lievemente dorati a passo di danza da Roberto Bolle, questa terra macabra e macerata sin dalla notte dei tempi dall’ombra, appunto, demoniaca di colui che incarna, cupidamente avido e tentatore, tutto ciò che vi può essere d’antitetico rispetto al concetto di Bene, ovvero Belzebù, forse Robert De Niro di Angel Heart.
Vale a dire il demonio, detto altresì il Maligno.
Breve pausa pubblicitaria, ora, di natura comica:
un mio ex amico era ossessionato da Lucifero. Seguiva tutti i programmi, a tarda notte, sugli esorcismi praticati da padre Gabriele Amorth. E s’identificava con Max von Sydow de L’esorcista di Friedkin, soprattutto con Padre Damien Karras.
Ora, la verità, da lui ricusata di resilienze sue ammirabili, combattive e grintose, forse soltanto patetiche e menzognere, oh, dio l’abbia in gloria, è che soffre di schizofrenia con manie religiose.
Ne è però a tutt’oggi inconsapevole così come Alba Parietti pensa tuttora di essere sexy e invece non ha oramai più niente di Elizabeth Hurley del film Indiavolato.
Sì, la Parietti una volta disse che se un uomo, dinanzi a lei ignuda che avesse ballato la danza del ventre, non fosse rimasto piacevolmente eccitato a sangue, talmente posseduto, appunto, da un viscerale istinto imponderabilmente libidinoso elevato alla massima potenza mefistofelica e assai poco metafisica di goderla appieno, se un uomo, dirimpetto alla venustà delle sue lisce gambe maliarde da bramosa dea del piacere più smanioso, fosse restato incredibilmente impassibile, no, forse non era omosessuale o impotente, semplicemente era praticamente Brendan Fraser del succitato film di Harold Ramis.
No, in verità vi dico che non disse questo. Disse esattamente, testuali parole, che in virtù della sua travolgente carica erotica, non so se da virtuosa, poteva avere tutti gli uomini a sua volta desiderati grazie soltanto allo schiocco delle sue fenomenali gambe da Galagoal. Grazie al movimento delizioso delle sue caviglie sfiziose inguainate in collant provocanti che s’allineavano magicamente a tacchi a spillo decisamente seduttivi da femme fatale incantatrice, impossibile da resisterle. Mah, io le ho sempre resistito. Le sue gambe erano indubbiamente un belvedere ma non aveva un gran sedere.
Gambe che tanti anni fa resero qualsiasi uomo, anche Gianluca Vialli, Miki Manojlović de Il macellaio.
Tinto Brass, per esempio, sognò sempre di averla… come protagonista di una delle sue pellicole ma dovette, impotentemente, soccombere davanti al rifiuto di Alba di porgergli il fondoschiena, a livello cinematografico, nel mandarlo invece a fare in culo a livello, diciamo, prettamente volgare, papale papale e forse poco comunque da donna monaca.
Fallo sta, no, fatto sta che ora Alba fa sinceramente schifo al cazzo. Non bastano, cara Alba, diecimila ritocchi di chirurgia facciale per sopperire al tempo che inesorabile avanza e t’ha reso adesso Glenn Close de La carica dei 101.
Glenn, in questo film, assomiglia anche a Meryl Streep de Il diavolo veste Prada.
E dunque il mio teorema non fa una ruga, no, una grinza.
Torniamo però al mio ex amico.
Innanzitutto, perché ex?
Ecco, ora vi spiego. Litigammo, sebbene in modo pacifico.
Tentai in ogni modo di fargli capire con le buone, come si suol dire, di discolparsi? No, per una volta buona, di scopare!
Per liberarsi dai suoi interiori demoni che l’avevano relegato in una solitudine infernale. Era infatti, forse lo è ancora, preda dei suoi insanabili conflitti psicologici da maledetto Dalai Lama dei suoi coglioni.
S’elevava a santone, pontificando come nemmeno Papa Giovanni XXII, (ri)battezzato appunto Il Papa buono.
Ma non ne volle sapere di cambiare. Protervamente auto-crocifissosi nel cercare disperatamente un’inattingibile pace esistenziale, soprattutto dei suoi sconvolti sensi su di giri.
Dissennava da mattina a sera, sbraitando neanche se fosse stato scannato come un maiale al macello divorato dalle mannaie di carnali attentatori alla sua purezza da agnellino.
Appena infatti qualcuno lo pungolava, urlava. Travolto da un’ira lupesca. Dal suo appartamento provenivano ululati e latrati che s’udivano perfino nelle brughiere di Un lupo mannaro americano a Londra.
Questo mio ex amico è in cura psichiatrica.
Credo che, detta come va detta, dai tremendi gironi infernali della psichiatria non si salverà mai e vivrà tutta questa sua vita, in realtà poco materialistica, bensì spiritualmente tormentata, nella profondissima nerezza spettrale delle sue rabbie bestiali.
Non è una persona cattiva e dunque vagherà sempiternamente nel Purgatorio. Assumendo quotidianamente però dei purganti, forse soltanto dei tostissimi, pesanti tranquillanti.
Ecco, bisticciammo perché una volta mi confidò quanto segue:
– Stefano, sono stanco! È da un’eternità che sto pigliando inculate a raffica! Domani, farò una strage!
Così, farò capire a tutti chi sono, una volta per tutte. Forse mi metteranno in carcere, mi daranno l’ergastolo oppure morirò sulla sedia elettrica ma ne sarà valsa la pena.
La pena!
Con enorme tranquillità, nel putiferio delle sue grida indemoniate, gli porsi una risposta benefica per moderare i suoi stati mentali assai confusionari. Non tanto pericolosi quanto, più che altro, per sé stesso allarmanti:
– No, amico. Nessuno ti sbatterà in prigione, stai tranquillo.
– Davvero? Sei serio?
– Sì, certo. Sono serissimo. Nessuno ti mette in carcere se vai in giro e ammazzi tutti quelli che ti possano capitare a tiro.
– Grazie. Mi sento risollevato.
– Lasciami, per piacere, finire di parlare.
– Va bene. Dimmi pure.
– Finirai semplicemente in manicomio. E butteranno la chiave.
A questo punto, lui stette per ammazzarmi.
Ah ah.
Ora, a parte gli scherzi. Ci misi davvero l’anima, come si suol dire, per dargli una mano.
Perché, a proposito di Keanu Reeves, non quello però de L’avvocato del diavolo, un figlio di puttana peggiore di Satana in persona, mi riferisco al suo Neo di Matrix, ha ragione veramente il suo mentore Laurence Fishburne, uno che vide l’Apocalype Now, sublimò ogni trauma e frequentò il bar gestito da Tom Waits in Rusty il selvaggio.
Parlo per esperienza.
In questo mondo, non esiste nessun Eletto. Solo gente che passa le sue giornate a letto poiché sfiancata da una vita troppo frenetica e spossante?
No, perché non ce la fa e l’hanno subissata di neurolettici.
Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai.
Pillola rossa: resti nel Paese delle Meraviglie. E vedrai quant’è profonda la Terra del Bianconiglio.
Dunque, morale della favola:
vedere la vita con iper-coscienza non è affatto bello. Il grado di sofferenza psicologica è ancora più elevato rispetto a quando la vedevi da persona cosiddetta normale, perciò malata.
Normale fa rima spesso con ebetudine, con grande sonno, con effetto narcotizzante.
Vivrete forse sereni e non più tormentati ma anche, appunto, da incoscienti ridanciani stupidi e superficiali.
Se invece voleste addentrarvi nell’enigmatico magma di voi stessi, se vorrete assaggiare la lava vulcanica di emozioni forse brucianti ma anche stupendamente potenti, dovrete essere disposti a pagarne il prezzo ardente. Stupefacente. Talvolta inculante eppur ficcante.
Può darsi che non ce la farete. E non accetterete il mondo nella sua cruda, crudele, perversa animalità strafottente.
Allora, probabilmente tornerete nuovamente schizofrenici o deficienti.
La schizofrenia deriva dal greco, significa sostanzialmente scissione.
Spaccatura fra l’individuo affetto, per reazione inconsciamente difensiva al dolore della vita col suo carico di delusioni e giornaliere complicatezze, e il mondo esterno poco nei suoi riguardi affettuoso.
Il mio amico infatti è schizofrenico perché soffre moltissimo. S’è creata, per molte sfortunate circostanze sue esistenziali, una barriera fra lui e la piacevolezza fluida del vivere.
Da cui il suo stesso rompicapo per risolvere l’enigma della sua personalità contorta e perennemente contro tutti in lotta.
Ecco, detto ciò, torniamo a Tom Hanks.
In A Beautiful Day in the Neighborhood, ennesimo ruolo per cui potrebbe essere candidato all’Oscar, interpreta il mitico Fred Rogers, da non confondere con Ginger Rogers.
Fred Rogers… scusate. Ho letto bene?
Quaranta e passa lauree honoris causa.
Cristo, è stato Dio sceso in terra!
Ora, io ho visto due volte Tom Hanks dal vivo al Festival di Venezia. La prima per Salvate il soldato Ryan, la seconda per Road to Perdition.
Tom Hanks, per via di questo suo faccione rassicurante da bonaccione, è stato quasi sempre designato dai registi per interpretare, appunto, parti da super buono.
Io vi dico solo una cosa. Tom Hanks non è certamente una persona cattiva, ovviamente la mia è stata un’iperbole, non è quindi il diavolo.
Ma per stare a Hollywood, per rimanerci da una vita a questi altissimi livelli, proprio un pezzo di pane non dev’essere, diciamo. Tom è un volpone, un ottimo marpione.
Hollywood è un posto di corrotti, di marci sino al midollo, di bastardi, di troie, di falsi sorrisi, di squallidi compromessi. Anche carnali, di viscidi stronzi, di leccaculo, di porcellini…
Esiste un solo Fred Rogers sulla faccia della terra. Ed è il sottoscritto.
Ma vorrei congedarmi, sorelle e fratelli, con questo mio aneddoto.
Qualche mese fa incontrai di nuovo uno dei miei ex allenatori di Calcio, Moreno.
– Stefano, come sei cambiato. Che fai adesso?
– Non lo so, vorrei saperlo pure io. Prendo a calci me stesso, forse.
– Ah, capisco. Uhm, un duro lavoro incessante o forse solo interessante. Comunque, non ti vedo male.
– Grazie. Suo figlio invece come sta?
– Be’, sai, Stefano. Gliene sono successe tante.
– Mi ricordo che stava con una bella tipa all’epoca.
– Non più. Entrambi ebbero un grave incidente stradale. Mio figlio s’è salvato per miracolo. N’è rimasto illeso.
– La sua ragazza, invece?
– Lei è finita sulla sedia a rotelle. Mio figlio l’amava ma sai com’è. È un uomo, prima o poi avrebbe avuto bisogno anche di altro…
– Significa che non l’amava.
– Come ti permetti di dire questo?
– Dico la verità. Di lei amava forse la sua compagnia, ci stava bene e probabilmente le piaceva molto a livello puramente fisico. Ma non amava la sua anima.
– Forse hai ragione.
Io non sono nessuno. Non sono niente.
Se mi faccio un po’ di pubblicità coi miei libri, non dovete pensare male.
Sto cercando la mia strada.
Come tutti.
E, come sapete, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
La vita è dura, lo è sempre stata, spesso è una grossa fregatura ma non mi lascio più incantare dai miraggi, dalla retorica di Hollywood, tantomeno da questo troiaio generale.
Se volete, uomini, essermi amici, io sono qui.
Sapete dove trovarmi. Se invece, voi donne, voleste essermi amiche, pretenderei però qualcosa in più. Ah ah.
Nel bene o nel male, siamo tutti figli di un mondo che non risparmia colpi bassi.
Non dobbiamo assolutamente credere ai falsi abbagli, non dobbiamo cedere alle lusinghe maligne ma la canzone di Zucchero, Diavolo in me, diciamocelo, rimane una delle sue più belle e sincere di sempre.
Ah ah!
Sugar Fornaciari ora è una merda.
Ma è stato per molti anni un grande.
Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra?
No, fa male la pietra. Meglio una mela. Scagliami una mela e faremo melina.
Ah ah.
Dunque, zuccheratevi.
Oro, incenso e birra è un capolavoro indiscutibile.
di Stefano Falotico
Keanu Reeves, il trailer di IT: Chapter 2, proposte lavorative allettanti, sarà un’estate Stand By Me?
Non so cosa stia succedendo e non voglio saperlo.
Sono pervaso da una forza psicofisica imprevista. Io stesso me ne stupisco.
Sono oramai uguale a Michael J. Fox di Voglia di vincere nella versione licantropo.
Dopo anni di bullismi, prese per il culo devastanti, una vita da nerd fuori tempo massimo, fioccano gli apprezzamenti, le ragazze mi cercano, smaniano per me, sono dunque costretto a bloccarne molte per evitare casini, mi state facendo impazzire.
Prima, lo ammetto, fui un pazzo sui generis che aveva la sua dignità. Sì, rannicchiato nel buio asmatico delle mie ansie, trascorsi tutta l’adolescenza afflitto da stati mentali bergmaniani, fra nevrosi di self control asciugata in disturbi ossessivo-compulsivi, notti insonni da After Hours, sogni sbriciolati come neve al sole in albe crepuscolari come il Nosferatu kinskiano di Herzog.
Fui poi accusato di deliri allucinatori di natura uditiva. Insomma, la mia fantasia visionaria fu scambiata per malattia mentale quando, invero, vagheggiavo solo una pornoattrice, e non starò a dirvi chi, praticamente tutte, ah ah, che riscaldasse il freddo della mia anima pietrificatasi nel rigor mortis della mia catatonia espressiva.
Mi diedero dello schizofrenico, del ragazzo perduto nella solitudine della fobia sociale, quindi del misantropo hater che bazzica solo i social e i centri sociali.
Ah ah.
Uno schifo, davvero.
Fui insomma scomunicato ufficialmente dal mondo come Keanu Reeves nel finale di John Wick 2.
Solo come un cane, pensai anche di comprare un cagnone. Ma non avevo i soldi per curarmi i cariati canini.
Mi diedero dunque, ingiustamente, del paranoico solo perché la scomunica, in effetti, ci fu davvero. Fui pigliato per un complottista troppo amante di Amleto.
Del principe perfino macchiavellico e attentarono alla mia purezza, inducendomi ad accoppiarmi bestialmente con la prima venuta.
Sì, nella vita incontrai vari Pennywise. Questi bulli/pedofili come Tim Curry, questi adulti con gli scheletri nell’armadio che spuntavano dai tombini delle loro esistenze tristissime poiché già infognatesi nella perdizione triviale delle loro bassezze più (s)porche.
Scappai, forse anche scopai, può essere e l’ex vicino del mio palazzo, il vecchio Ionata, non prendeva mai con me l’ascensore.
Perché mi riteneva appunto matto? No, perché reputava che fossi troppo timido e lui, nel tragitto dal piano terra al terzo, in cui abitava, aveva bisogno di qualcuno che lo ringalluzzisse. Dicendogli:
– Ah, visto che sole che c’è stamattina?
– Sì, sono vecchio ma questo caldo mi spinge a saltarle addosso.
Non vorrei scendere nei dettagli ma lasciamo perdere.
Al che oggi, dopo aver scritto più libri forse di Stephen King, li trovate tutti su IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dopo aver dedicato un intero saggio monografico al re dell’horror John Carpenter, presto anche in versione internazionale, tutti mi vogliono.
Mi bramano. Non so se mi amino o se siano solo leccate di culo.
Cioè, son passato dalle malinconie alla Luigi Tenco al fanatismo idolatrico della gente che m’ha preso per Elvis Presley. Ah ah.
Non scherzo.
I ragazzi m’inviano i loro manoscritti per ricevere consigli, dopo una vita da coniglio, son corteggiato dalle conigliette, il fan club italiano di Keanu Reeves ritwitta un mio articolo e la sua admin mi dice che mi farà conoscere dal vivo, appunto, Keanu. Ma devo andarci piano.
Mentre una signora molto altolocata mi ha fatto la proposta di lavorare per una cineteca molto importante.
Oddio, chiamate l’ambulanza.
Ah ah.
Oppure L’avvocato del diavolo.
Sì, ho molto del Reeves.
Avete visto come recita Keanu? Sembra Marlon Brando a volte.
Non dice una parola, come me, ma ha carisma a pelle.
Diciamocela. Keanu Reeves è un genius.
di Stefano Falotico