Su YouTube commento la videorecensione di Francesco Alò, sentenziando nel mio stile provocatorio, al che uno mi “ingiuria”, poi aggiusto il tiro ma lui persevera. Ci appacificheremo? Insomma, la Winslet puntava agli Oscar per questo film ma, dopo la tiepidissima accoglienza da parte della Critica americana, il suo rimarrà un sogno decisamente fatuo. Costui, “inveendomi”, si ostina perentoriamente a ribadire che ad Allen non frega niente delle statuette e se ne sbatte perché è un genio, e come tutti i geni è al di là della cazzata chiamata Oscar. La discussione prosegue, cerco, tento d’indirizzarla verso una giusta prospettiva delle cose ma non se ne viene a capo. Ora, non sono un patito di Allen, sì, ho “bestemmiato”, e sinceramente non è fra i miei dieci registi preferiti della Storia del Cinema, sebbene ne riconosca, o meglio ne riconoscevo, prima che si arrugginisse e appannasse, la geniale maestria, l’umorismo pungente e vivacissimo anche quando è/era terribilmente, “insanabilmente” malinconico, la sapientissima al solito impeccabile direzione dei suoi attori, lo amo, anzi amai, perfino quando fa(ceva) “voluttuosamente” lo stronzo e nelle sue pose anticonformiste s’imbroda(va) e si crogiola(va), sedendosi sugli allori. E non starò certo a passare in rassegna la sua filmografia, perché essa parla magniloquentemente da sé.
La questione è un’altra. Ad Allen frega degli Oscar? Non dobbiamo essere ipocriti. Sebbene possiamo ammettere che gli Oscar siano “solo” uno spettacolone alle volte anche pacchiano, grossolano e che non sempre si premino i film e gli attori più meritevoli, sebbene nomi altisonanti come Kubrick la statuetta non l’abbiano mai vinta, sebbene Orson Welles ne vinse “miseramente” soltanto una come sceneggiatore, sebbene l’Oscar Scorsese l’abbia preso per The Departed, che è il suo film più standardizzato, siamo onesti, a chi non farebbe piacere vincerlo? Lo sa bene Bob De Niro, che si presentò agli Oscar solo per Toro scatenato, quando era convintissimo di vincerlo, e infatti a man bassa lo vinse. Si presentò soltanto un’altra volta, qualche anno fa quando fu candidato come migliore attore non protagonista per Il lato positivo, perché i pronostici alla vigilia lo davano per vincitore, e di merda ci rimase quando sentì pronunciare, al posto suo, quello di Christoph Waltz. Sì, De Niro ha sempre fatto il figlio di puttana. Non andò agli Oscar nemmeno quando ci fu un testa a testa fra il suo Max Cady di Cape Fear e l’Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, perché non voleva mostrarsi perdente agli occhi delle telecamere.
Ciò per dire che a tutti frega degli Oscar, che piaccia(no) o meno E, quando sono quasi certi che lo vinceranno, nessuno è mai stato assente alla manifestazione, tranne lo stesso De Niro che lo vinse per il “secondo” Padrino, e non era in platea. Ah ah.
Ma a parte questo… Solo una persona non obiettiva e troppo innamorata di Allen può ancora sostenere che molti dei film di Allen degli ultimi quindici anni siano all’altezza dei suoi capolavori del passato. Se poi vogliamo insistere, non sarò certo io a dissuaderlo dalle sue “infatuate” convinzioni.
di Stefano Falotico