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The ITALIAN WARRIOR, abbiamo visto il docu-film sul Fighter professionista Luca Bergers


06 Jul

Italian Warrior Facebook

Recensione apparsa su Daruma View.

Capisco che non è facile capire quello che faccio, la mia scelta di combattere senza guanti, di fare uno sport così violento, così duro. Specialmente per le persone a me vicine, alla mia famiglia… mia moglie.

Anche quando racconto quello che faccio alla gente, le prime parole che mi dicono è sei un matto, sei un incosciente.  Però se dovessi vivere la vita per piacere agli altri, sarebbero tutti contenti. A parte me.

Queste le parole languidamente secche e lapidarie che possiamo ascoltare nel trailer.

Tutto vero, nessuna finzione. Nessun copione. Nessuna sceneggiatura.

E questa è la schietta sinossi:

The ITALIAN WARRIOR è la fotografia reale, senza filtri, della vita del Fighter professionista Luca Bergers, primo e unico italiano ad aver avuto accesso al circuito più ambito e pericoloso, al mondo di Boxe a mani nude: il BKB. Attraverso l’occhio indiscreto della telecamera, entreremo in punta di piedi nel suo mondo, toccheremo con mano quante e quali fatiche deve sopportare per portare avanti il suo sogno. Sarà un viaggio intimo e toccante attraverso i luoghi e le persone più importanti della sua vita: la palestra, la famiglia, i suoi amici. Luca non è ragazzo speciale. È solo un ragazzo che ha deciso di credere nel suo sogno. Esistono almeno un milione di ragioni per rinunciare. Una sola per andare avanti. Qualunque sia il vostro sogno: siate quell’unica ragione.

Dirige il riminese Joseph Nenci e qui non ci sono attori, è Luca Bergers il protagonista, quello reale, quello di ogni giorno e ogni notte, delle ore passate negli strazianti sensi di colpa, la “colpa” di fare qualcosa di moralmente poco accettato, ma il suo sogno è quello e, da combattente della sua avventura esistenziale, pur scontrandosi coi pregiudizi lancinanti, con la sofferenza stessa della sua difficile e controversa scelta, seppur osteggiato e malvisto da tutti, vuole andare avanti.

Perché lottare, in ogni senso, è ciò che gli riesce meglio. Lottare nel ring della vita che ti dà pugni in faccia e ti butta al tappeto. Da cui devi rialzarti con la grinta del leone mai domo per non soccombere, oppure spegnere l’apparentemente folle ambizione di non avere una vita apaticamente normale. E neppure volerla.

Perché Luca sa che forse sta sbagliando strada, ma è l’unica strada connaturata al suo animo, e non può mentire al suo cuore. A costo di venir emarginato e picchiato da chi non può capire.

In mezzo al sudore e al sangue, anche della sua invincibile rabbia. Con la sua barbetta rossa come è rosso non solo il sangue stesso ma la perenne paura dell’incertezza. Allarmante. Pronta a esplodere. La paura di esistere e quindi resistere dinanzi ad altri urti potentissimi di questa vita marcia. Lui è un puro, un angelo dalla faccia sporca in mezzo a tante chiacchiere perbeniste e ipocrite. E sa guadagnarsi da vivere soltanto facendo ciò che a quasi nessuno piace.

Riprese poetiche tra dialoghi naturalissimi da uomini comuni, “poveri” mortali che si spaccan le ossa per stare a galla. Il mare, l’orizzonte, forse il grande sogno è svanito ancor prima di prendere il volo, forse non è mai esistito, un’illusione-fantasma fra gli scogli e il tintinnio, il mormorio di una vita bruciata. O solo combattuta, fottutamente agognata cicatrice dopo cicatrice, fra mille ferite che non rimargineranno mai più.

Ma Luca ama ferirsi, stare male. Perché solo stando male trova la pace. Gli altri non capiscono, sono scioccati, e lo disdegnano pian piano dal primo all’ultimo. A partire dalla moglie, che lo considera oramai pazzo e irrecuperabile. Ma non può smettere di amarlo e stargli accanto.

Ma il guerriero italiano non si arrende. Profeticamente sincero nei confronti di sé stesso.

Spirito di predazione. E una settimana prima di combattere… Luca si “spegne”, entra nel suo mondo, non vuole che nessuno rompa.

Gli serve un match epocale per non avere per un po’, almeno, la preoccupazione di dover pagare tante bollette, in questa società di merda, come dice lui.

Si allena come un dannato con Ivan “Iron” Polverini. Iron perché aveva le mani pesanti nel combattimento. E non è uno che va per il sottile. Ivan era ed è come Luca. Praticava quello sport perché era la cosa che sapeva fare meglio. E lo emozionava. Secondo lui, infatti, il tempo senza emozioni è solo un orologio che fa tic tac. E gli grida… duro, ti vuoi incattivire o no?

La moglie di Luca si chiama Titta, come il personaggio centrale di Amarcord. È lei la donna che Luca ama. È disperata, lo vorrebbe a casa.

I suoi amici indossano il bomber e sembra siano fermi a trent’anni fa. Luca si è tatuato sulle nocche di una mano la scritta LOVE, perché ama essere sé stesso e sul ring esprime i suoi sentimenti.

Assieme a Ivan e all’altro suo fido maestro e mentore, ex campione di Muay thai, Cristian RED Valli, Luca ora si è allenato come un toro.

È pronto Luca?

Chi vincerà a Londra?

Colonna sonora psichedelica del rapper D-Art.

Questa è la vita di Luca.

 

Da vedere. Un docu-film superiore alla media. Un boccone, un trancio di vita…

 

 

di Stefano Falotico

 

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