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MINDHUNTER: Is There Method in the Madness? Per molti di voi, no, nasceste pazzi e morirete, sperando nei sogni della vostra Hollywood, più che da Memento, da dementi


16 Aug

anna torv

pacino pomeriggio da cani

Innanzitutto, prendiamola a ridere subito. Sì, iniziamo con una battona. No, con una battuta.

Le donne meretrici ridono sempre. In verità vi dico che tristissimamente ne vedo tante per strada. Sono poverissime, non solo moralmente, eppure offrono sorrisi a gigolò, no, a gogò, ballando allegramente.

Ah ah.

Ora, molte di queste ragazze, a causa delle loro adolescenze da schizofreniche, nonostante si siano normalizzate col subentrare della loro vita adulta, sono però rimaste troppo indietro. Dunque, si sono date a prenderlo nel didietro completamente.

Piuttosto che farsi il culo, ritornando a studiare, hanno scelto la strada, appunto, più facile…

Sì, il loro inserimento sociale è ecumenico. Lasciano che tutti gli uomini più sistemati, cazzo, sistemino loro qualcosa d’inserente. Ah, è tutto un inserimento a vicenda. Tu me lo metti in quel posto, (s)cavalcandomi, io poi mi affilio al comunismo, vero cavallo di battaglia di chi, essendo stato trombato, combatte il sistema bastardo.

Uh uh.

Sabina Spielrein, interpretata da Keira Knightley nel film A Dangerous Method, sì, docet.

Se si fosse affidata alle cure mediche di Sigmund Freud, sarebbe rimasta fottuta. Ah ah. Per sua fortuna, incontrò Jung.

Sì, Freud e Jung ebbero un confronto-scontro riguardo la psicologia della posologia, diciamo, d’applicare a Sabina al fine che lei non diventasse isterica irrecuperabile:

– Carl, secondo me quella donna è incurabile. È come lavare la testa a un’asina. Si perde tempo e sapone.

– No, Sigmund. Non è incurabile. A mio avviso è inculabile.

– Cosa? Che vorresti dire?

– Voglio dire che vorrei praticare su di lei un esperimento mio sessuale per vedere se posso salvarle la vita e offrirle un sociale, oserei dire consenziente, solidale inserimento che possa donarle una vita meno speciale e più economicamente stabile.

– Ah, fai pure. Sei sicuro di quello che stai facendo? Fin dove vuoi spingerti…?

– Sigmund, stasera la metto a novanta. Tanto, più a pecora di così, la nostra Sabina non può stare. Sta malissimo.

Spingerò parecchio.

– Carl, non è che tu sei Andrea Roncato/Loris Batacchi del capo ufficio pacchi di Fantozzi subisce ancora?

– Un po’ sì.

 

Uh uh.

I giovani d’oggi si riempiono la bocca, parlando a vanvera della New Hollywood, sì, stando sdraiati al mare da palestrati e allenati alla panza piena, ah ah!

Guardate, io non sopporto Christopher Nolan. È tutto ciò che disprezzo, dal mio profondo del cuore, del Cinema odierno.

Un Cinema di pacchiana grandeur cucinato per un grande pubblico di spettatori che, dinanzi a questo venditore d’aria fritta, inchinandosi a quest’imbonitore di giochi di “prestigizzazione”, s’esaltano dirimpetto alle sue furbissime prodezze registiche, si fa per dire, basate sulla suggestione lobotomizzante di coscienze già marce.

Sì, la gente vive in una tale agiatezza che parla sempre di tristezza appena entra in contatto con storie più realistiche rispetto al loro distorto concetto di realtà probabilmente sofistico. O sofisticato?

La realtà di questa gente che, di fronte a Nolan, s’esalta e magnifica ogni sua iper-commerciale buffonata, consta di selfie su Instagram nei quali fan sfoggio di addominali-tartaruga e di culi spropositatamente più curati degli effetti speciali utilizzati da Christopher.

Sì, ieri pomeriggio son rimasto scioccato nel vedere la foto di una.

La scritta, da lei appioppata con tanto di font da blockbuster sbanca-botteghino, soprattutto la bottega del suo fidanzatino, era/è questa:

in quest’ano, no, in quest’anno mi sono fatta il culo e ora me la godo.

Sì, una foto con tanto di zoom sulle sue natiche fisicamente asciutte nonostante fossero bagnate dall’acqua marina e, a mo’ di collage, la miniatura di lei e il suo ragazzo con quest’ultimo che le bacia il fondoschiena, ancora vividamente in primo piano, da cui il famoso espediente cinematografico-televisivo definito   Picture-in-Picture e la faccia ridente di questo “lucky guy” su espressione loquace che pare dire da rapace e da uomo (in)capace:

stasera il mio non si rimpicciolirà, anch’io mi son fatto il culo e stasera me lo farò ancora, lavorando duro. Di brutto e di burro.

 

Sì, aveva ragione Arnold Schwarzenegger quando, in Danko, scopre che pure in Russia si sono corrotti. Entra nella sua camera d’albergo e in tv passa una scena inequivocabilmente pornografica.

Arnold, su sua consueta espressione granitica, pronuncia disgustato la lapidaria, secchissima parola… CAPITALISMO.

Sì, questa società (s)fatta di salute e benessere, questa società all’apparenza impeccabile, è una società schifosamente andata completamente a puttane.

E ora vi spiego perché.

Parlano tutti di crisi ma io questa crisi non la vedo.

Dopo lunghe meditazioni, ho compreso che il PD fa schifo. Il mio pc va cambiato, Salvini non v’ha salvato.

A me sinceramente il sesso fa schifo. Schifo, schifo, schifo, lo ripeto, ripetizione, schifo. Dunque, non prendetemi seriamente. Anche se combatto per un sistema egualitario, dunque anche se dovessi emanciparmi, ripugno sia le donne emancipate che quelle sottomesse, ah ah. Vi espugno. Viva le pugnette!

Sì, sento al massimo l’esigenza di noleggiarmi un porno come quello vede Schwarzy. Nel sesso virtuale, puoi essere “violento”. Meno del mondo cosiddetto reale, violentissimo davvero.

Nella realtà sociale e nel senso così carnascialesco e frivolo, in cui voi sguazzate a tutt’andare, il mio pesce è fuor d’acqua.

Sì, è sempre stato così. Da quando mollai tutto per annerirmi, dunque splendidamente vivere nel sottosuolo delle mie eterne memorie d’una vita da me già mandata a farselo dare nel culo.

Odiavo i miei coetanei, questi ragazzi già iscritti al codice fascista del classismo che frequentavano scuole ove, fra videogiochi da The Games Machine simili a Inception e canzoni dei The Cure, mi odiavano. Poiché, secondo questi pappagalli, io necessitavo di cure. Si attennero alle prescrizioni impartite loro da genitori il cui unico interesse era quello di educare i figli a essere dei prodotti da mercanzia, avviandoli al puttanesimo falso del raggiungimento ruffiano di titoli e referenze inutili, atte solo ad attestare una presunta superiorità e un suprematismo radicalchic di natura capziosamente culturale.

Per poter così soggiogare i cosiddetti deboli.

Sì, oggi uno come Pasolini sarebbe sbattuto e centrifugato, inculato e sedato in un centro di salute mentale.

Poiché i suoi discorsi contro l’omologazione di massa sarebbero visti come disturbo borderline o doppia personalità da aristocratico socialmente pericoloso che ha i soldi ma se la tira da stronzo.

Sì, Pier Paolo lo sottoporrebbero a demagogiche pedagogie per uniformarlo al porcile d’illogiche idiozie.

Soltanto dopo che avrà abiurato al consumismo delle carni Manzotin, solamente dopo che si sarà plastificato e piegato ai ricatti d’un sistema (ba)lordo, potrebbe continuare a girare film. Sì, però quelli di Nolan.

Perché è questo che la gente vuole.

Non vuole più storie perturbanti come ne Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, non desidera più Taxi Driver perché oggigiorno il motto è vivi sano e scemo. Non fare il coglione, appunto, goditela.

Vai alle feste, divertiti, ubriacati e poi, da bravo bambino, inchinati alle responsabilità adulte del nuovo fascismo ideologico, lavorando come un negro, stando zitto e aspettando il sabato sera per fare appunto il porco.

Oh, mi raccomando, non azzardarti a trasgredire l’ordine costituito, non dire per alcuna ragione la verità, sennò subirai nuovi terrorismi psicologici. Non piagnucolare! Sei un uomo!

Sarai minacciato di ricoverato psichiatrico.

Sì, prova solo a scrivere un libro come questo, Dopo la morte, e ti distruggeranno. Lo trovate in vendita a mio nome. Cercatelo e ficcatevi tutte le vostre bugie ove sapete che vanno messe.

Sì, questa gente filistea va anche a messa.

Mah, io più che Joker e villain, se mi fate incazzare, divento villano. Faccio casini della madonna e sveglio tutto il villaggio.

Questo è body horror, filosofia della nuova carne cronenberghiana.

Falotico, Scanner totale. Pensaste di far scoppiare il cervello a me ma non prevedeste che il mio nome è Stephen. Stephen Lack. Io vi vedo lungo. Voi invece ce l’avete pure corto. E ora sono cazzi vostri!

Abbiamo finito coi funny games? No.

Sì, guardate. In questi anni, ho visto un sacco di donne che si professano psicologhe. Ma di che? Queste qui, dopo aver passato tutte le estati a Ibiza, hanno imparato du’ nozioncine a memoria e le hanno applicate, peraltro malissimo, sui malcapitati pazienti loro di turno.

Ah, poi hanno dei turni in cui iniziano alle nove di mattina, alle due vanno in pausa-bagno col direttore del centro psichiatrico, alle sei e mezza devono già scappare perché devono fare l’aperitivo con le amiche.

Sì, devono darsela sempre a gambe levate. Sono impegnate. Più che altro, impregnate. E hanno pensato a come fare i soldi, sfruttando la dabbenaggine della gente normale che, in quanto normale, soffre questa vita animalesca e bestiale. Queste mentecatte vogliono solamente scopare e festeggiare con lo spumante.

Sono molto, molto cattivo.

Sono Matthew McConaughey di True Detective.

Non l’avevate capito?

 

di Stefano Falotico

In attesa del trailer di Mindhunter 2, le clip dell’opus n.9 di Tarantino e i filmati di IT 2 e di quella schifezza di TOP GUN: MAVERICK


20 Jul

Ora, com’era prevedibile, come avviene infatti puntualmente a metà luglio inoltrato, veniamo in questi giorni bombardati dai trailer e dalle clip dei film della prossima stagione, ovvero la 2019/2020.


Ecco, se Anthony Perkins fu l’interprete de Il processo kafkiano di Orson Welles, nell’immaginario collettivo è invece identificato quasi esclusivamente, eternamente come Norman Bates di Psycho.


Ho detto tutto…

Sindrome di cui soffre anche Henry Winkler, visto ancora solamente come Fonzie di Happy Days.

Eh già, certi attori e certe persone, una volta che la massa stupida gli appioppa delle patenti, non riesce più a togliersele.

Sono molto curioso, per esempio, di sapere cosa succederà alla carriera di Damon Herriman. Che interpreta, nello stesso anno, caso più unico che raro, la parte dello spietato matto par excellence Charles Manson sia in C’era una volta a… Hollywood che nella stagione 2 di Mindhunter.

Parafrasando Roberto Benigni di Johnny Stecchino, non c’assomiglia pe’ niente. Ah ah.

Torneremo su Mindhunter 2 dopo, adesso occupiamoci di un altro tipo poco raccomandabile da internare, ovvero il clown di Pennywise.

Siamo stati tutti bambini. Io, a trentanove anni, 40 fra meno di due mesi, lo sono ancora, ah ah.

Ecco, quante volte vi sarete sentiti dire dai vostri genitori, nell’età in cui appunto eravate nudi dinanzi alle possibili, adulte crudeltà, la fantomatica, oserei dire frase agghiacciante: non accettare, figliuolo mio, mai caramelline da uno sconosciuto?

Ecco, i bambini di Derry non devono, per nessuna ragione al mondo, accettare invece i palloncini.

Sì, possibile che a Derry, per fare il culo al pagliaccio solo di sé stesso, il Pennywise, un pervertito pedofilo e bullo, non abbiano mai assoldato l’ispettore Derrick?

Mah, dovevano aspettare che i bambini, traumatizzati da questo giullare pulcinella, da quest’arlecchino assai malignamente birichino, crescessero e diventassero fighe e fighi come Jessica Chastain e James McAvoy?

Una crescita assai anomala, mostruosa, inattendibile.

Ecco, infatti già questa scelta di (mis)casting la dice lunga in merito alla compiutezza veridica di tale nuova stronzatona di Andy Muschietti.

Ecco, signor Muschietti, mi dia retta, si faccia crescere il mustacchio e vada a preparare il presepio con tanto di muschio, lasci stare Stephen King.

Sinceramente, nella vita reale, non s’è mai vista una ragazza bullizzata in maniera così tremenda che, fattasi donna, e che donna, alla faccia del cazzo, è riuscita a superare lo shock perpetratole dal Pennywise, un saltimbanco d’avanspettacolo, un sacco di merda, un fantoccio che denigra tutte le persone deboli come Fantozzi, diventando appunto una figona mai vista come Jessica.

Ne ho viste tante… comunque.

Sì, mi ricordo che, durante la mia adolescenza, le ragazze più belle venivano prese di mira dai bulli, dai più stronzi. Invidiosi perché loro non gliela davano, dandola invece a quelli più boni come McAvoy.

Al che, questi frust(r)ati s’accanivano contro di esse, tormentandole. Al fine di rovinare i loro lindi amori in quanto tali spregevoli gelosoni-rosiconi erano onestamente più ridicoli e imbarazzanti di Bill Istvan Günther Skarsgård.

Uno che, conciato così, fa paura soltanto a una condomina del mio palazzo, la figlia della signora Bortolotti.

Sì, la figlia della Bortolotti ha avuto un unico, vero pretendente amoroso nella sua vita.

Costui, tale disgraziato, era di lei così puramente innamorato che, un bel giorno, affisse un manifesto da stadio sulla parete del centro commerciale che affaccia dirimpetto al nostro palazzo, dichiarandole, firmandosi in calce, il suo sconfinato amore.

… TI AMO!

Lei lo denunciò per stalking.

Mah, ripeto, è stato l’unico, eventuale scopatore suo.

Né prima di lui né dopo di lui ha avuto né ha, neppure avrà altri uomini che volessero, vogliano e vorranno amarla.

Secondo voi questa qui è da ricovero?

Un po’ sì.

Comunque, no, non è una monaca di clausura, è solo ricca sfondata. Economicamente, in altri sensi non gliela sfonda nessuno.

Ho detto tutto…

Passiamo ora a Top Gun: Maverick, la storia di un uomo che non avrà mai bisogno di corteggiare la figlia della Bortolotti perché è Tom Cruise e dunque può avere tutte le Kelly McGillis che gli paiono e piacciono.

In questa boiata edonistica, seguito di uno dei film più brutti del mondo, un manifesto reaganiano del culto machista-maschilista più militaresco per cui forse il movimento MeToo ha, in tale caso, diritto di esistere e spaccare in due tale troiaio cazzone, hanno ficcato… pure Ed Harris.

Uno dei più grandi attori del mondo. Anche il più imprevedibile. Capace di passare da The Rock a Cronenberg, da Il mistero delle pagine perdute – National Treasure a Snowpiercer, avvalendosi soltanto delle sue rughe più profonde della tristezza della figlia della Bortolotti.

Che uomo!

Ora, la domanda sorge spontanea: ma Falotico è un uomo o è un Joker?

La risposta precisa, chirurgicamente, empiricamente veritiera sta nel titolo che vi metto qui sotto:

ROSEBUD, la mia vita è un enigma pure per le donne a cui regalai una ruota delle meraviglie

 

Un disastro. Questa mia esistenza è stata spesso una stronzata, diciamocelo.

Da tempo immemorabile, nessuno crede a quel che dico e non si spiega molte cos(c)e da me avute.

I conti non tornano, a volte invece sì.

Paio infatti il Conte Dracula di Bram Stoker, rinato dunque come Gary Oldman di Francis Ford Coppola.

Perii in una sorta di demenza quasi senile e, nel mentre della mia adolescenza da spacc(i)ato demente senescente, gente che si credette onnisciente, eh già, m’affibbiò etichette peggiori del trucco impiantato e impiastricciato sulla faccia di culo dello stesso Oldman.

Di mio, ho sempre vissuto uno Stato di grazia mentale assai strabiliante. La mia mente, eh sì, già molto tempo addietro, superò ogni barriera del tempo, sprofondando in zone oscure ove la tetraggine del mio animo scorato fu lastricata da un’inondazione melanconica più cupa d’un pieno plenilunio che si staglia, altissimo nel cielo plumbeo, sulla sempiterna, notturna Transilvania.

Fui enormemente frainteso e sono oggi JFK – Un caso ancora aperto.

Sì, me la stavo godendo come John Fitzgerald Kennedy, festeggiando solare con la mia bella, più bella di Jacqueline. Di cui ancora vi parlerò nelle righe seguenti, enucleandovi inoltre tutti i miei amori da Kevin Costner selvaggio come in Balla coi lupi. No, solo accennandovene.

Un losco cecchino, da non confondere col cognome del mio vicino di casa, il Cecchini, assiepato dietro un ignobile profilo falso, nascostosi nel buio d’una pessima identità fittizia, attentò alla mia ritrovata, restaurata e ripristinata felicità ma fui accusato io di essere Lee Harvey Oswald.

Peraltro, Oswald fu solo il capro espiatorio d’una cospirazione di più largo raggiro e raggio. Fu sfortunatamente designato lui come unico colpevole dell’omicidio Kennedy quando, invero, il complotto vi fu davvero.

Da allora, comunque, psichiatri di scarsissimo acume, per risolvere sbrigativamente la pratica, addussero troppo celermente che necessitassi di pesanti cure farmacologiche.

Poiché, dopo un brevissimo, approssimativo, scandaloso colloquio nel quale affermai tostamente, così come asserisco testé senza ricusare una sola parola di quel che, in tutta onestà, già dissi all’epoca a mia giusta discolpa, addivennero ingiustissimamente alla conclusione che soffrissi di disturbo delirante.

Un idiota addirittura, sbagliando dalla A alla Z la diagnosi, sì, un errore, anzi un orrore diagnostico terrificante di proporzioni macroscopiche, vergò nero su bianco che, appunto, deliravo/i e non era perciò affatto vero che venissi perseguitato da un fake che mi tormentava su YouTube e altrove, giorno e notte.

Spedendomi missive di rara brutalità verbale, insultandomi inusitatamente dietro l’ombra malvagia del suo fantasma da stra-pazzo.

Cioè, ancora una volta, a causa della superficialità sconvolgente di un capoccione molto trombone, fui scambiato per Gary Oldman. Sì, però quello di Mille pezzi di un delirio.

Purtroppo, gli spiacevolissimi eventi, il bombardamento intimidatorio che subii anonimamente in quel periodo corrispose e dunque coincide perfettamente, senza una sola sbavatura, alla più nuda, oramai inequivocabile, atroce verità scabrosa.

Sì, s’è trattato di un crimine ribaltato.

Il matto non ero io e, se reagii, stalkerizzando taluni, fu perché a quei tempi lo stalking fu esercitato ai danni del sottoscritto da un figlio di puttana da sbattere ove sapete…

C’è infatti, prove alla mano, un pazzo, un maniaco psicopatico che ancora va a dire in giro, diffamandomi scriteriatamente, purtroppo impunitamente, che io sia affetto da insanabile schizofrenia.

Una calunnia gravissima partorita dalla mente malata di uno che vedrei bene dietro le sbarre come i folli alla Charles Manson di Mindhunter. Del quale, fra l’altro, presto vedremo l’attesissima seconda stagione.

Io, purtroppo, così come allora brancolai nel lupo, no, nel buio, sparando a zero forse su persone incolpevoli che non c’entravano nulla con questo stalker invisibile, beccandomi, ahimè, un trattamento psichiatrico assolutamente disutile e sicuramente deleterio per la mia autostima, morirò senza avere la certezza matematica di chi si celasse e ancora, probabilmente, s’offusca nella penombra, agendo occultamente per provocarmi ripetutamente, giocando appositamente su mie passate fragilità psicologiche da lui reputate latenti. Perennemente incombenti.

È un criminale. Uno che ha fatto passare me, come detto, per mentecatto. Quando, in verità, è sempre stato ed è lui quello da mettere dentro.

Anzi, da incarcerare, buttando via il lucchetto, in una prigione di massima sicurezza. Un individuo socialmente pericoloso che abbisogna, quanto prima, di robuste sedazioni, di rehab e soprattutto d’infrangibili, durissime, inscalfibili manette.

Un ragazzo, forse adesso un uomo, incurabilmente afflitto da disturbo di personalità.

Assomiglia tantissimo, anzi, è praticamente spiccicato a quel ragazzo che, nella prima stagione di Mindhunter, violenta e sevizia la ragazza pompon.

Semplicemente perché fu di lei geloso, violentissimamente attratto dalla sua giovinezza, dalla sua bellezza, dalla sua spensieratezza e dalla sua libertà così stupenda nella sua ilarità di soave dolcezza.

Con personaggi così, bisogna adottare la stessa tecnica da Actor’s Studio praticata da William Petersen di Manhunter.

Farli crollare similmente all’omicida de Il gatto nero di Edgar Allan Poe.

Parimenti a Jonathan Groff/Holden Ford e Holt McCallany/Bill Tench, mostrare cioè loro qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.

La clip da me mostratavi giorni fa, intitolata Il JOKER ha mai avuto una ragazza?

Purtroppo, ne aveva avuta un’altra prima di lei…

Non è colpa mia se madre natura mi ha regalato una faccia da Justin Timberlake.

Ho scritto che, al festival di Venezia, mi presenterò con la giacca di Ryan Gosling di Drive.

Ah ah! Pensate, come vostro solito, che vi stia raccontando balle?

Perché mai?

Ne ho effettuato l’ordinazione poche ore fa.

 

 

di Stefano FaloticoAnna Torv

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