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Ai cinecomic preferisco Joe Pesci di The Irishman, comunque Birdman non è male, ovviamente il non plus ultra è JOKER


03 Dec

catwoman pfeiffer

Sì, notai una foto su Facebook. Di una donna indubbiamente esuberante, la quale vuol passare per ochetta, inserendosi sempre mezza discinta per (at)tirare le virili oche, facendo delle smorfie da orca per non sembrare solamente una porca, bensì una aggressiva ma con le palle, insomma, mica una poco di buono. Una che, sì, si denuda facilmente ma non è una facile, ha gusto anche nello spogliarsi. Sa cosa vuole e va dritta al sodo, senza retorica ma soprattutto senza camicia da notte.

Al che, codesta, ancora una volta mezza nuda, ficca… tale frase sotto un’altra immagine di lei praticamente ignuda:

ho visto The Irishman, è un film sulla vecchiaia che mette tristezza. Però è bello, molto bello. Adesso però, scusate, devo farmi bella.

Nella sua storia su Instagram, il sottofondo musicale è la hit che va oggi per la maggiore di Emma Marrone. La Marrone ha da poco avuto un figlio. Sì, dopo averla data a tutta Mediaset, intervistata in questi giorni, afferma:

– Sono mamma, è un’esperienza nuova. Sì, mi sento rinata. Ah, sono bella, sono bella, sì, giammai da nessuno sarò trombata.

 

Al che, intervengo io in modo lapidario con una frase sepolcrale:

The Irishman è un capolavoro melanconico, cauto con picchi spasmodici di violenza esplosiva, magniloquenza irruenta di Scorsese diluita in tre ore e mezza di quieta nostalgia.

 

Torno in cucina e mangio la carne saporita come Skinny Razor/Bobby Cannavale. Sì, queste galline vanno sgozzate, sono delle pollastrelle.

Forse ingrasserò come il “becchino” Action Bronson o forse gusterò del vino vicino a un caldo camino, rimembrando, come Frank Sheeran, tutto il mio esistenziale cammino.

Senza rimpianti e con la durezza tipica di un uomo che, durante le sue notti fredde, ascoltò ogni album di Bob Dylan, sapendo che i ragazzi della mia età, il giorno dopo, avrebbero sessualmente consumato la loro giovinezza da incoscienti, fornicando qualche scema che li avrebbe rincoglioniti, portandoli a vedere un film di Muccino con tanto di Cremino…

Meglio il Cremlino, uomini russi. E giammai russatevela. Attento, c’è una Mosca sul lampadario. C’è anche una moschea di troppo nel mio quartiere.

Sono stanco dei bambini, delle maestrine e di quelli che vogliono mettere i punti sulle i. Dato che sono frustrati, desiderano coniugare i ver(b)i delle vite altrui, nel tentativo pedagogicamente demagogico e manipolatorio, educazionale alla pari delle suore all’oratorio, di rendere il prossimo a immagine e somiglianza della loro malata, solipsistica visione del mondo catto-borghese, moralistica e soprattutto falsa. Allora, ecco che spunta la scrittrice di romanzi eroticamente spinti che ora, dopo mille delusioni, da lei per l’appunto sublimate in romance semi-hard, invero assai innocui e meno sensuali di Luciana Littizzetto, come le sfumature di grigio dei suoi capelli semi-tinti da Crudelia De Mon e da Meryl Streep de Il diavolo veste Prada, con tanto d’ingiallita permanente delle sue fisse da donna in carriera che pensa d’averla profumata, s’è riciclata come insegnante di sostegno per giovani ragazzi fuori da recuperare. Cioè, la versione senza cazzo di Michele Placido di Mery per sempre.

Su Facebook, scrive ogni giorno il diario di questa sua nuova esperienza formativa…

– Oggi, dalla mia borsetta, per sbaglio è scopato, no, scappato un profilattico. Quello della prima figa, no, fila… ha riso e io gli ho risposto… sì, è quello del mio amante. Finiscila di guardarmi le gambe e dopo te la do, in bagno, se in tre secondi riuscirai a imparare a memoria un libro di Dostoevskij.

Sì, così si fa. Bisogna far capire chi comandi/a e st(i)a sopra. Sono una dura.

 

Sì, peccato che il ragazzo suo allievo avesse tredici anni. Adesso, per colpa dell’educazione del cazzo della Montessori del suo “tesoro”, il ragazzo è rimasto traumatizzato e s’è beccato un ricovero psichiatrico.

In poche parole, la sua vita è finita cinque anni prima di compiere la maggiore età e quindi prima di poter avere, almeno all’anagrafe, la capacità d’intendere e volere.

La signora, insegnante della minchia, invece stasera è a letto con quello che, nella classe a fianco a quella ove lei insegna, insegna Religione…

Sì, un troiaio mai visto.

Uomini che si professano dottori ma altri non sono che dei tromboni… donne che si credono attrici di Hollywood e invece, al massimo, faranno la fine di Claudia Gerini.

La peggiore saltimbanca della storia del Cinema, si fa per dire, italiano. Infatti, come già scrissi, il grande Keanu Reeves, in John Wick 2, dovrebbe ammazzarla per conto di quello ch’è invece il peggiore attore, si fa per dire, di tutti i temp(l)i, Riccardo Scamarcio.

Al che, Keanu guarda questa burina de Roma e lei:

– Oh, bello e dannato, Neo di Matrix, dai, lo famo strano? Sono tua, sono immensamente tua. Poi, farai di me ciò che vuoi.

 

Keanu la osserva e le sussurra:

– Sì, coccolina, telefona al tuo ex, lo Zampaglione. Vedi se, almeno per l’ultimo dell’anno, potrai con lui mangiare lo zampone con un po’ di zabaione. E ricorda: rimanda pure il suicidio, bastano un po’ di lenticchie e, grazie all’auto-suggestione, tipo Oroscopo, che ti sarai donata, avrai un anno di merda ma a te sembrerà di essere Marlene Dietrich.

– Fottiti, Keanu. Ti odio.

– Ciao, in realtà ho finito da tempo John Wick 3. Ora, devo girare il quarto. Buttati nella vasca. Se non muori subito, chiama quell’altra bagascia di Jessica Rabbit e fatelo da lesbiche in salamoia.

– Sei solo un salame! Un coniglio!

– Sì, già che ci sei, chiama anche Alba Parietti de Il macellaio. Poi, nell’aldilà, fai l’amore con Hugh Hefner.

 

Sì, guardate, la dolcezza non è il mio piatto forte. Per anni, la gente pensò che avessi Paura d’amare. Sì, infatti ce l’ho in dvd. Ho anche il filmato personalissimo di Michelle Pfeiffer al Festival di Venezia quando presentò Le verità nascoste. La verità è che a me non hai mai detto un cazzo Michelle dei Beatles. E non amo il film Pensieri pericolosi.

 

di Stefano Falotico

THE FAN: per essere fanatici di me, Stefano, bisogna fottere i cretini come fa il grande Trent Reznor


01 Dec

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Scena della sauna di The Fan di Tony Scott con Bob De Niro e Benicio Del Toro.

Scena cult. Scena calda, scena freddissima, scena infervorata, scena dissanguata, scena scalmanata, scena girata con montaggio sincopato sulla follia oramai esplosa da psicopatico del personaggio di Bob, Gil Renard, fantozziano venditore di coltelli, forse anche usati, che impazzisce come Arthur Fleck/Joker dinanzi all’ennesima batosta devastante.

Dopo aver perso il lavoro, per fortuna, direi io, tanto era solo un subalterno, un sottopagato, sfruttato, umiliato e cornuto, diretto peraltro da un uomo che sembrava la brutta copia di Ed Harris di Americani, uh uh, dopo aver perso la moglie, vivaddio, meglio finire barbone piuttosto che stare con una donna così barbosa, dopo aver perduto l’affidamento del figlio, menomale, era uno strano incrocio tra il figlio di John Lennon e Yoko Ono e un tonto da giochi di ruolo, avrebbe al massimo fatto la fine dei pornoattori Juan El Caballo Loco e Jordi El Nino Polla (dei quali, comunque, vi consiglio le scene con Kendra Lust, avendo io di lei ogni dvd in HD), ecco…

Gil viene deluso dal suo campioncino, ovvero Wesley Snipes/Bobby Rayburn.

Devastato, per via del fatto che il suo pupillo, invero pollo, è stato rimpiazzato da un Benicio Del Toro già col panzone, combina un macello su musica umida dei Nine Inch Nails. Pura carne allo spiedo con tanto di tatuaggio strappato dalla pelle martoriata.

Sì, la gente fa presto a dirti fallito e pirla.

Non sa molto della tua vita. Ragiona di logiche superficiali.

– Ah, capisco, figlio di meridionali trapiantati al nord, quindi popolano da canzoni retrive, simpatiche per rincoglioniti, canzoni per gente con zappa e zampa di elefante. A lavorare nei campi! Il cognome la dice lunga, zotico! Sì, noi siamo rock, moderni, siamo gente cazzuta. Mica poveracci. Questi qua, ah ah, non capiscono un cazzo. Guardano i film e non comprendono mica nulla, poveri sempliciotti.

 

Chiariamoci molto bene, come dice Bob De Niro di Cape Fear.

Andate a prendere per il culo, nella prossima vita, qualcun altro.

Di mio, posso dire che guido a velocità supersonica, ho una bellissima voce, invece che prostituirmi al sistema e coprirmi della maschera cosiddetta dignitosa del patto sociale per cui, anche se sei una merda, basta che tu abbia uno stipendio da duemila Euro al mese e poi puoi puttaneggiare a tutto spiano, preferisco fare lo scrittore squattrinato.

Se non vi piace, andate sui viali e abbonatevi alla prostituzione di massa.

No, non cambio. Semmai solo le marce e ingrano la quinta, ti asfalto.

Non mi piego. Sai, forse ti spiego.

Sapete che vi dico? Anche il Cinema di Woody Allen m’ha stancato. Meglio Nicolas Winding Refn, allestitore di un Cinema arrabbiato, futurista come il mio giubbotto.

Tanto, abbozzando e facendo gli intellettuali, lo si prende solo nel culo. Il signor Pellegrini di The Fan deve invece pigliarlo in quel posto.

Gli piace giocare di ricatti ed etichette. A me invece piace giocare pesante, in maniera devastante.

 

di Stefano Falotico

The Irishman, Joker & Richard Jewell riflettono e fotografano anche i mutamenti sociali nella loro (im)mutabilità


28 Nov

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Anzi, mi correggo. Perlomeno, uso una coniugazione verbale più pertinente: immortalano.

Anzi, nuovamente rivedo il verbo che qui riverbero, correggendolo in sigillano.

È uscito su Netflix, finalmente, The Irishman.

Già si sono sprecate le ridicole idiozie degl’imbarazzanti titolisti italiani, partoriti e, oserei dire, cagati da quella facoltà per fruttivendoli ch’è Scienze delle Comunicazioni, eh sì, ad allestire, per l’appunto, i loro post(i) fissi pseudo-recensori, sull’appena capolavoro succitato di Scorsese.

In un profluvio, putiferio, in una deflagrazione di luoghi comuni a iosa, fioriscono le banalità più logore e stantie delle sciocchezze più reverenziali e vanagloriose…

The Irishman, summa poetica del maestro Scorsese, oppure The Irishman, canto del cigno, silloge lirica di una triste, grigia epoca estinta però forse più colorata, dunque tinta, non però della colorazione delle tinture dei capelli stinti, pigmentati di noir, ah ah, esibita da De Niro, Pacino e Pesci, bensì al massimo liricamente brizzolata, inebriata di cinematografica brezza caldamente appassionante come quest’ode melanconica innalzata a memoria dei posteri e di un antologico poster permeato di fascino cromatico grazie alla stilizzata computer graphics di un grafico pubblicitario che, con la sua accattivante, minimalistica locandina avanguardistica eppur ammantata d’un romantico gusto vintage quasi di natura cubistica, di visione apparentemente piatta eppur prospettica come fosse stata dipinta da Giotto, rivoluzionario, pittorico artista, riesce nella sua efficace potenza visivamente figurativa a cementare i volti dei tre magnifici suoi attori protagonisti eternamente scolpiti nelle nostre memorie eteree da metafisici sognatori delle reiterate rimembranze malinconiche anche da perenni, perpetui combattenti inscalfibili d’una vita forse, per sempre, amaramente pietrificatasi e sconfitta. Finché morte non ci separi, sparite o solo tutti, senz’eccezione alcuna, senza neppure una colazione, un pranzo e un’ultima cena prima dell’estrema unzione, si sparino poiché indubbiamente fate, fanno tutti pena.

The Irishman, il film per cui il critico per antonomasia dei nostri giorn(alist)i postmodernistici, sì, Giulio Sangiorgio, va in brodo di giuggiole e gongola, imbrodandosi nelle sue auto-celebrate, egregie recensioni pregne di parole piene di significa(n)ti, sofisticate, fors’anche sofistiche e solipsistiche disamine più ermeticamente complesse della sua stilografica, più fighe dell’ex ballerina Sabina Stilo, più strutturalmente complicate della steadicam di un incipit memorabile che termina col primo piano d’un De Niro quasi in fase esistenziale assai terminale che monologa, dinanzi a un confessore invisibile, i suoi ricordi, a loro volta collegati al meta-dramedy di tutte le nostre vite da comuni mortali forse mai nell’anima nati.

Sangiorgio, uno che nella sua casa non avrà un solo album dei Negramaro, gruppo neomelodico da lui ripudiato poiché da Giulio ritenuto troppo sempliciotto. O semplicistico?

Sì, Sangiorgio non ama Giuliano Sangiorgi, Giulia è giuliva e lecca le fresche, oleose olive offertele, in modo “meraviglioso”, da suo marito, uno che sognò la luna, cantando con Domenico Modugno ma, ogni domenica sera, dopo aver visto tutti i goal della serie A, va in bagno e piange in maniera inconsolabile.

Il piatto piange e sua moglie gli prepara solo l’insalata senza più condire la salsiccia con qualcosa di piccante e salato, sì, forse è ancora saporito ma quando fu l’ultima volta che fu inumidito di saliva, no, solo salito?

Ah, questo lagnoso marito ammainatosi che pateticamente, nonostante sia sfinito e la sua vita realisticamente sia decisamente finita, considera la sua esistenza qualcosa di unico e prezioso, perciò la magnifica, malgrado sia stata solamente, aridamente contemplativa e lontana dal capolavoro assai bello e paradisiaco del leopardiano L’nfinito…

Sapendo che non sarà mai un pazzo geniale come Modigliani. E che forse non riuscì a scopare la ragazza che, ai tempi di Ragioneria, lui sopravvalutò come fece Fantozzi, idealizzando la racchia signorina Silvani.

Invero, il sogno erotico di tale marito già della vita disamoratosi e totalmente amareggiato, sì, faceva di cognome Caligliani ma lui non se la fece davvero mai e ora beve il Giuliani, rancoroso come Ferrara Giuliano e facendo promemoria dei suoi fottuti anni con un solo ano all’attivo, probabilmente manco questo, e uno slancio emotivo completamente andato a puttane. Le quali, però, gli rifiutano puntualmente rapporti che vadano oltre un insoddisfacente “esame” orale…

Lui non vuole sentire ragioni e urla a tutti… mah, per piacere, andate a cagare!

Poiché diligentemente si attenne rigidamente ai dettami impostigli dalla società dura e fascista e, da impiegato statale piegatosene, non riuscì a fregarsene ma soprattutto a fottersene. Ebbe solo sua moglie, l’abbonamento a Netflix, oltre che a Sky, ma s’identifica con Frank Sheeran/The Irishman, in quanto, pur di non ammettere le sue limitatezze, preferisce credere che abbia fatto le scelte giuste da uomo strenuamente, intimamente menzognero della sua anima più vera, dunque un imperdonabile ballista che comunque, lavorando in comune e/o a cott(im)o, nel bene o nel male, tirò a campare come cazzo gli pare, non volò e (non) così volle ma tant’è che in questo mo(n)do andarono le cos(c)e di minimo sindacale al fine di avere un reddito salariato ma forse un castrato godimento da semi-handicappato dall’umore sereno-variabile.

Senza più cartucce, invidia i giovani carucci e succhia tutto il suo rancido retrogusto, tirandosela… da pensatore-tuttologo onanista che piglia per il culo chi crede alle filosofie olistiche, alla Fisica quantistica ma soprattutto ancora non capì che bisogna gridare tutti in cor(p)o, sputtanandosi senza vergogna assoluta, viva la figa!

Ritratto della mediocrità dell’italiano che va per la maggiore e s’eccita dinanzi alle maggiorate, genuflettendosi però, remissivamente, dirimpetto al Presidente del Con(s)iglio in pectore e al caporale che ragiona da ignorante universale, visse sempre da ratto ma giammai rinnegherà la topaia del suo scantinato ove conduce le più pelose tope, dette altresì zoccole frust(r)ate, cioè le conduttrici televisive scartate ai provini da qualche volpone provetto, per far di notte imponente, più che altro impotente baldoria con tanto di botte e moglie molto suora, a lui non più suina ma castigatasi supina dinanzi alla vita misera, rimasta sola in sala tutta soletta con le suolette però ubriaca coi programmi di varietà di Rai 1, la tv di regime che v’inculò dapprincipio, adattandovi a una visione mainstreaming che non è il flusso audio/video di Netflix ma il canale di scolo del merdaio catodico più retrivo, politicamente (s)corretto e conformemente allineato al pensiero ipocrita di massa.

The Irishman, fluida pellicola di amici/nemici, d’italiani a New York ficcatisi a Little Italy, di regole d’onore come quelle di chi ci governa, d’idioti bigotti, di conservatori ottusi e sordi assurdi, una pellicola dominata da una casta invero non proprio castissima retta da vetusti valori senz’alcun valore, film di uomini con le palle che si raccontano balle, di machi maschilisti uno peggiore dell’altro.

Sì, a parte forse Basic Instinct, ove la protagonista è comunque bisex ed è una donna per cui andarono matti gli uomini, incarnata infatti da Sharon Stone, in questo film porca come poche, sono pochissimi i film sui seriak killer donne. Se una donna ammazza il marito, i vicini di casa le danno della troia. Oppure, peggio, affermano che non la conoscevano. Se un uomo, invece, ammazza una donna, si trova la scusante che lei impunemente lo tradiva scandalosamente, che lui aveva perso il lavoro ed era depresso, profondamente.

Insomma, The Irishman è un film classico su un gruppo tribale-sociale di piccoli e grandi criminali, uno Scorsese che, dalle sue tematiche più abusate, non sa forse rinnovarsi ma sa comunque come riuscire, grandiosamente, a farsi giustamente idolatrare.

Joker, un film troppo coraggioso nello sbandierare la verità di questa sporca società, quindi accusato dai perbenisti di essere retorico, qualunquistico, addirittura didascalico e populistico.

Infine, arriva di nuovo con furore, Clint Eastwood. E dice, con classe, con la sua impeccabile eleganza, che il sistema non è sbagliato ma non è neanche giusto.

Quindi, alla prossima cafonata e porcata, ogni Joe Gallo è avvertito. Io vivo come desidero. Uomini e donne, siete avvisati e mezzi salvati. Altrimenti, poi non piangete di rimpianti.  Perché sarà troppo tardi.

Anche per me. Poiché, alla prossima “sparata”, m’arresteranno. Ah ah. Donna, servimi la tua gallina, uomo, vuoi farmi nero? Bene, siediti vicino a me, accomodati.

I neri sono più dotati. Ah ah.

Firmato da un uomo “pericoloso, instabile, nevrotico, demente, iper-permaloso, fancazzista acido e timoroso, timido e piccolo” che non rinnega di non lavorare dietro una maschera felice e senza lacrime umane pur di farsi, stupidamente e bonariamente, amare e leccare da un mondo freddo come The Irishman e il suo sacrosanto, devastante finale.

Un uomo che non vale un cazzo, un incapace mai visto, un inetto, una merda, un abominio, un obbrobrio, un uomo ignominioso e pazzo che tutti spaccherebbero in mille pezzi soltanto con un mignolo, un uomo che ancora indossa il pigiamino, un nanetto tanto carino e tanto, sinceramente, stronzino. Sì, come no? Ma per l’amor di dio, figliuoli, mi sa che prendeste una cantonata incredibile.

D’altronde, io non ebbi mai dubbi che foste scemi. Voi invece foste sicuri che il cretino lo fossi io. Ho detto tutto.

A parte le goliardate, le tavole imbandite, i banditi e quelli messi al rogo, bando alle ciance.

L’Italia è un Paese mafioso ove tutti magnano i loro ego su pallori uguali alle mozzarelle BelGioioso, aspettando le vacanze, dopo una vita di emozioni sincere assai vacanti, per abbronzarsi dopo mesi passati in palestra a rassodarsi le panze piene al fine di diventare come quello di Riace, sì, il bronzo.

Il mio vicino di casa vuole l’olio di Ricino, sua moglie desidera andare a Riccione ma ha i capelli lisci e, in mezzo alle gambe, è rasata. Lo so perché pelai la sua patata bollente nonostante, nei preliminari, mi considerò Massimo Ranieri.

In Italia, se una bella donna mostra le sue forme, le replicano con la solita gif di Renato Pozzetto, eh, la Madonna!

Scrivendole anche… ma chi credi di essere? L’Edwige Fenech dei bei tempi? In verità ti dico che sei migliore. Te lo dice ER MEGLIO!

Fra poco uscirà il nuovo film di Checco Zalone, un altro ragazzo sarò preso per il culo a sangue poiché considerato dagli idioti un coglione, un bamboccione e, dopo avergli sbattuto mille torti e torte in faccia, i malfattori andranno a mangiarsi un bombolone, esaltandosi nel buonismo se una donna, su Facebook, metterà loro un Like sotto la loro foto al ristorante da buone forchette coi maccheroni.

Che minchioni.

No, non dico che bisogna ribellarsi come Vito Andolini, ovvero Bob De Niro del secondo capitolo del Padrino. Ma ora sono piuttosto indurito nonostante ami le tenerezze e le morbide carezze.

Sì, nessuno forse ancor m’incula ma adoro coccolarmi, scopandomi da solo, di seghe mentali e non.

Se per te è un problema, chiama Rocco Siffredi e fatti assumere nella sua casa di produzione, mio uomo che ti vanti d’essere produttivo.

No, non voglio io riprodurmi.

Ne verrebbe fuori un altro genius maledetto. Non voglio che mio figlio soffra a causa della vostra piccola borghesia irredimibile.

Sì, guarda quella. Donna chiesastica che impazzisce ancora per John Lennon ma contro i giovinastri usa la svastica e, godendo da sadica del suo cannibalistico mangiarino, se la mastica quando invero vi dico che Mick Jagger, nonostante la sua età, la sveglierebbe dai suoi moralismi e dalla sua retorica del cazzo.

E quell’altro? Chi minchia crede di essere? Passò tutto il pomeriggio a dissertare sulla scena in flashback di The Irishman in cui De Niro ammazza i due soldati che da soli si scavarono la fossa.

Che fesso. Disse che questa è la scena peggiore di Scorsese. E l’analizzò di screenshot, fotogramma per fotogramma.

Sì, appartiene al Circolo Pickwick degli intellettuali che si fanno i pompini a vicenda. Leccandosi in complimenti ruffiani più di Harvey Keitel di Taxi Driver.

E quell’esaltato bimbetto che, a quindici anni, afferma di essere il nuovo Orson Welles? Ma fategli leggere Il signore delle mosche e sbattetelo poi nel film Planet of the Apes.

Per non parlare di quello che impazzisce per Essi vivono solo perché vorrebbe la Ferrari ma sostiene che sia “sexy” la sua Cinquecento.

Invece, il professore del DAMS, accademico altezzoso, brindò al goal di Dybala contro l’Atletico Madrid ma gli servirei io una punizione imprendibile sotto l’incrocio dei suoi peli.

Sono un uomo che ha dignità. Sì, ogni sera vado al bar. Fotografo il fondoschiena della cameriera e lei lo sa.

Come fa a saperlo?

Mi manda a quel paese e chiama il suo ragazzo affinché me le suoni:

Adesso che mi dici, signor bulletto? Una cosa me la devi dire.

Sì, te la dico. Vaffanculo a mamm’t!

 

Partì una rissa indicibile. Questo qui è partito, lo sanno pure i vecchietti che, vicino al camino, giocano a carte in questa partita che è la vita.

Mentre tutti se le danno, io ne prendo tante…

Tutti vogliono sapere il mio segreto.

Ma io, come Nessun dorma -Turandot di Giacomo Puccini, so solo che domattina berrò un altro cappuccino.

No, non vincerò ma me ne fotto.

Se non vi piace, chiamate il prete e reciterò con voi il Rosario. Rosaria non è Santa Maria e così sia.

 

di Stefano Falotico

Che fine ha fatto Filippo Timi? Ha finito un film con Greenaway? E invece il Falò ha fatto la fine del “bel Renè?”. No, non credo proprio, sentite, leggete e guardate per credere


24 Nov

doppia ora filippo timi

quando la notte timi pandolfitimi vallanzascaSì, quando divenne piuttosto famoso, anni fa, io all’unisono ne divenni un suo fan.

Sto parlando di Filippo Timi.

A mio avviso, uno degli attori migliori della sua generazione. Purtroppo, ahinoi, un po’ smarritosi ultimamente e riciclatosi, con esiti non del tutto entusiasmanti, nella serie I delitti del BarLume.

Scrutandolo attentamente, ravvisai immediatamente delle forti somiglianze fra lui e Al Pacino. Un Pacino con picchi devastanti da Gian Maria Volontè della situazione.

Il suo ruolo più famoso, a tutt’oggi, è quello di Benito Mussolini in Vincere di Marco Bellocchio.

Mi ricordo che, in quel periodo, mi trovai nella stessa situazione di Giovanna Mezzogiorno del film appena citatovi e anche praticamente “mezzo” andato come Filippo Timi stesso nel finale di tale pellicola. Nel ruolo di Benito Albino, cioè praticamente Arthur Fleck/Joker.

Come no? Se è vero com’è vero, come diceva Tonino Di Pietro, che Thomas Wayne, personaggio da Tangentopoli, non riconobbe la paternità di Arthur, sbattendo la madre in manicomio, è altresì incurabile, no, inconfutabile, stando al film di Bellocchio e agli atti, diciamo, storico-notarili della storia italiana, che sia nella vita reale che nella finzione, eh sì, Ida Dalser ebbe un figlio da Mussolini ma, essendo lei una disgraziata come Frances Conroy, una volta che Benito salì al potere, vergognandosi costui di affermare che ebbe una relazione più che platonica, invero molto carnale con Ida, tanto da figliare, dopo averla sbattuta a letto, la ficcò in quei posti orribili fortunatamente smantellati dalla legge Basaglia. Insomma, le mise il bavaglio e le appose la museruola, trattandola da cagna.

In realtà, i manicomi esistono ancora. Così come pullulano dappertutto le cliniche psichiatriche e i centri ove detengono, a mo’ di lager nazi-fascista, le persone reputate matte o forse solamente non tanto adatte…

Persone che non canteranno mai il celeberrimo ritornello di Gianni Morandi, fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, poiché costoro adorano Essi vivono e non concepiscono l’ipocrisia del mondo e del porcile. Dunque, spesso se ne ribellano e la società vuole, in modo fariseo, privarli perfino della loro bellezza interiore. Scarnificandoli e costringendoli ad accettare un mondo ove le milf pornoattrici guadagnano più soldi dello stesso chirurgo plastico che rifà i loro seni e, semmai, fra un bisturi e l’altro, pure se le fa senza nemmeno palparle, no, pagarle.

Io non sono un moralista e ammetto, con sincera impudicizia, che Marco Bellocchio generalizzò parecchio con L’ora di religione poiché già ai tempi di catechismo, eh sì, io sapevo che Moana Pozzi se la faceva addirittura con Spadolini.

Dunque, qui in Italia andò sempre forte la Democrazia Cristiana, s’inneggiò ai partigiani e ai repubblicani ma in verità vi dico che anche oggi tutti quelli che stanno al governo sono delle gran puttane.

Ecco, se Filippo Timi, ragazzo che nell’adolescenza soffrì di atimia, erroneamente scambiata per timidezza, non avesse curato la sua balbuzie, dandosi con successo all’arte attoriale, insomma elevandosi un po’ dal troiaio generale, si sarebbe dato con tutta probabilità, come si suol dire, a una racchia? No, alla macchia.

Facendo l’eremita-saggio della montagna come in Quando la notte.

Peraltro, scelta di vita nient’affatto disprezzabile.

Lì, infatti incontrò una mula, una vacca come Claudia Pandolfi e ne fu allattato, no, allettato. Insomma, lui e lei finirono a letto e nel suddetto film vediamo Filippo che, dopo essersela sudata duramente, fa con lei dello spinto sesso sudato come Edoardo Gabriellini di Ovosodo.

Sì, adesso Claudia è un po’ imbruttita ma vecchia gallina fa buon brodo…

O forse Filippo si sarebbe dato al disturbo di personalità di natura borderlineLa doppia ora docet.

Pellicola di Giuseppe Capotondi ove Filippo, a prima vista, sembra un tonto ma invece anche qui scopa come un porco.

Invero, solo incula la Rappoport. Eppur non mi ricordo… è lei che, alla fine, fotte lui o è lui che glielo dà in quel posto in senso metaforico?

Ah, devo fare chiarezza su tutta questa (s)porca vicenda. Come vi dissi, ero confuso a quei tempi.

Comunque, Filippo era uguale ad Al Pacino di Seduzione pericolosa. Ah ah.

In Come Dio comanda, invece, Filippo è uno stronzo con un figlio problematico. Mentre suo figlio è soffocato dagli assistenti sociali, Filippo fa l’educatore, diciamo, sociale a quelle che gliela danno in maniera solidale. Forse delle commesse di qualche cooperativa…

Però poi si ravvede dopo aver visto tutte quelle della sua città.

In Vallanzasca – Gli angeli del male, interpreta la parte di Enzo, uno dei migliori amici di Renato/Kim Rossi Stuart.

Stavolta però è Kim a fare sesso senza vergogna né pudore con Valeria Solarino.

Valeria stava con Giovanni Veronesi (ci sta ancora? Mah), il regista della saga-sega Manuale d’amore.

Valeria, prima di girare la scena di sesso con Kim, chiese a Giovanni:

– Kim e io saremo nudi a letto. Per te, fa lo stesso?

– Sì, anche perché io troverò, per quell’ora tua di riprese, una bagascia come Laura Chiatti.

 

Ah, potrei raccontarvene tante, amici.

Ci fu un tempo in cui m’innamorai anche di una che amava Riccardo Scamarcio. Adesso capite perché finii sbattuto…

Mi ricordo che, quando fui ricoverato, mi trovai in stanza con un ragazzo molto simpatico. Lui mi confidò che era depresso da morire. E che, neanche a farlo apposta, nella stessa clinica in cui io e lui risiedemmo, diciamo “alloggiammo”, era entrata, diciamo pure internata, una ragazza sua amica.

In piena notte, mi disse:

– Stefano, vado da lei. Mi sento troppo giù. Spero che lei mi tiri su…

– Non mi avevi detto che tu e lei siete solo amici?

– Sì, ma anche lei è a pecora. Infatti, si trova qua. Sta assumendo molti farmaci. Quindi non capisce un cazzo. Colgo l’occasione al volo per conoscerla meglio.

Le offrirò qualcosa di dolce.

– Cosa? Il tiramisù, la camomilla o il Valium?

– Dai, su, quello che sai tu.

– Mi hai detto che lei ama Marco Mengoni. Va matta per la canzone Guerriero.

Mi raccomando, è una donna. Sii almeno con lei un cavaliere, non fare il minchione.

– Sarà fatto. Soprattutto, sarà fatta.

 

Ebbene, anzi malissimo…

Dopo 5 minuti, lui tornò in camera e io:

– Hai avuto un’eiaculazione precoce?

– No, lei era già impegnata, oserei dire impregnata in bagno con lo psichiatra che le stava facendo l’iniezione assieme all’infermiere.

– Ah, capisco. Non ci pensare. Stavo leggendo un libro di Banana Yoshimoto e gustando una pesca. Se vuoi, per consolarti, dopo guardiamo assieme Arancia meccanica.

– No, l’ho già visto. Riguardiamo semmai Shining.

– Va bene. Ora, posso fumare?

– Lo sai che non si può fumare in stanza.

– Hai ragione.

– Comunque, Stefano, non smettere mai di fumare. Ti è venuta una voce roca come quella di Filippo Timi, sai?

Hai mai pensato che potresti fare il doppiatore?

– Ma sai che ho sempre pensato di essere Arthur Fleck e invece potrei essere Re Artù?

D’altronde dovremmo recuperare, nella società cinica, anaffettiva e barbarica di oggi, il grande Cinema di John Boorman. Io adoro Excalibur poiché sono figlio della luna…

di Stefano Falotico

La società odierna è sempre più un jeu de massacre per svilire e annichilire l’altrui joie de vivre finché non arriva Rocky Balboa di Rocky V o solo Eastwood di Million Dollar Baby


23 Nov

RockyV

Parafrasando Joe Pesci di Casinò: nel deserto vi sono un fottio di buche ma voi vi siete lasciati fottere da uno che tutti e tutte mette in buco, no, buca

Sì, la vita occidentale, da che mondo è mondo, come si suol dire, è stata perennemente e permanentemente una futile rincorsa per procacciarsi l’altrui stima e dunque per tirare a campare il/al meglio possibile secondo una scala alimentare presieduta al suo vertice dall’uomo più ludro. Probabilmente, anzi sicuramente, più lurido.

Dato che, dietro tutto il suo or(c)o che luccica, costui deve aver magnato come un porco in modo sporco come un affamatissimo lupo tutti gli agnellini, spolpandoli sino all’osso, spompandoli e tutte le ninfe cerbiatte spupazzando, spremendo chiunque gli capitasse a “tiro”, per l’appunto, come un limone o soltanto inchiappettando chicchessia come un avido, arido volpone ché, stando sopra chiunque, ama essere cavalcato e odorato, no… scusate, adorato come uno che la sa lunga e dunque può permettersi tutto.

Tutti e tutte, tranne me.

La mia indole è quella pionieristica daDaniel Day-Lewis de Il petroliere. Tutti, pendendo dalle labbra d’un sistema dominato, per l’appunto, da un subdolo gerarca che li sottomette in maniera violentemente subliminale e anche inguinale, credono che, nella profondità delle loro lobotomizzate e desertificate anime, non vi sia il petrolio che valga tanti (di)amanti.

Al che, rabboniti dal cinismo che va per la maggiore, soppressi dal caporale alla sommità di ogni fascistica, repressiva istituzione, si sono arresi, celebrando l’immensità di amori spesso trasognati o solo fantasticati.

Poiché, arretrati o atterriti dalla realtà cupa loro giornaliera, oberati nell’essersi lasciati obliare da chi nelle coscienze li plagio, obnubilò e onestamente inculò, totalmente anneriti e quindi nell’amor proprio sfiniti, sanno solamente decantare i loro lamenti, consolandosi sull’Autostrada A1, cioè detta del Sole, nell’alzare il volume quando, in radio, odono la sempiterna ed eterea, celeberrima hit di Lucio Battisti, venendo nelle mutande ed esultando d’estasi mistica come se, in stato di grazia, si trovassero dinanzi al definitivo, vincente goal di una Coppa del Mondo di Calcio della loro Nazionale, nei magici istanti in cui Lucio, guidato da Mogol, cantò ed eternamente scolpito nelle memorie di tutta una loro vita andata a puttane, eh già, per loro, sino all’attimo della morte, canterà…

Oh mare nero, oh mare nero, oh,

tu eri chiaro e trasparente come me…

Io, invece, con aria torva e antipatica, ricevo l’eufemistica patente di ragazzo simpatico. Traducibile invero, in forma più realistica, nell’offesa di handicappato o di puro disgraziato.

Ma, sebbene sia stato sin dalla nascita sgambettato, non sono ancora stato (in)castrato. Anzi, più insultate con veemenza, più me ne fotto con potenza.

Ah ah.

Le insospettabili, incompatibili somiglianze fra noi tutti: della serie, pensavi di essere in retrocessione e scopristi invece che vincesti lo scudetto, domani però ti aspetta il golf(ino)

Sì, voglio prenderla molto larga, iniziando certamente da un tizio che, per mia disgrazia immane, per mia sciagura indicibile, in questo percorso altalenante ch’è la vita coi suoi alti e bassi, in questo dondolare, ciondolare, svaccarsi, cazzeggiare, quindi lavorare, forse ancora poltrire in cui ballonzola l’esistenza di noi tutti, alcuni dei quali, perdendo la spinta per la resistenza, si danno poi alla morte, cioè al suicidio e dopo il suicidio a essere inesistenti, dicevo… nella sfiga, no, nella vita anche senza una figa o una lira eppur dotata di una mia anima lirica, col suo perpetuo nostro peregrinarvi e in essa naufragare ma non trombarcela, incrociai un essere incerto che mi rese un uomo assai impervio. Soprattutto incazzato, assai certo che gli avrei spaccato il culo con far superbo.

Fu un mio momento di demenza nel quale, dunque, ammetto or con coscienza che non ero molto in me. Adesso ne sono consapevole ma quasi mai ne son conscio, malgrado una volle, ieri, farmi assaggiare le sue cosce per intero e perciò nel loro interno in tale mio rigido, penoso inverno.

Sì, ieri sera, una ragazza fu lapidaria ma estremamente sincera:

– Sai che sei piuttosto carino?

– Davvero? Non lo sapevo. Avresti carta e penna? Vorrei annotarmelo. Non si sa mai, potrei dimenticarmene.

– Non importa, ci sono qua io a ricordartelo sempre. Come e quando vuoi, sono tua.

– Ah sì? Semmai ricordamelo domani. Stasera, ho voglia di guardare un film di Bergman, ciao.

– Fai veramente schifo, sei orribile!

– Cazzo, finalmente ho trovato un blocnotes. Mi segno anche la tua offesa.

– Così non ti passa di mente?

– No, così la leggeranno anche i carabinieri.

– Vuoi denunciarmi per così poco?

– No, figurati. Sono sempre andate forti le barzellette sui carabinieri. Chiederò loro se possono trovarti un posto in caserma. Sì, ti vedrei bene come donna nell’ufficio ove nessuno se l’incula ma metterai allegria con la sua faccia inespressiva da stampante senza cartucce.

– Basta! Io ti ammazzo! Sì, ora ti minaccio davvero!

– Perfetto. Allora, dopo che ti avranno assunto, ti licenzieranno e poi ti arresteranno.

– Che vuoi dire?

– Sai, intanto, fra pochi giorni potrai lavorare. Di solito, prima che una persona, denunciata, venga arrestata, eh già, passano mesi.

Puoi ancora, per un po’, andare a fare shopping con le tue amiche fottute nei tuoi sabati pomeriggi liberi.

 

Fui un coglione? No, era racchia. Aveva pure la voce da cornacchia.

Sì, era un periodo nel quale mi scorporavo parecchio, mi masturbavo le tempie e mi scopavo da solo in un duraturo, durevole ma soprattutto durissimo presente senza cognizione del tempo, un periodo in cui fantasticavo di compenetrarmi in suadenti, morbidi, dolci corpi femminili stuzzicanti. I più dei quali appartenevano non a me ma alle attrici più fisicamente dotate e rinomate dell’Hollywood dorata. Cioè ai loro mariti.

Ah ah.

Di mio, me ne fottevo.

Sì, il mio fu all’epoca un campionario di proibite, inconfessabili fantasie erotiche che qui, spudoratamente, ho l’ardire, oserei dire l’osé della svelata scostumatezza mia rivelatasi in tutto il suo innocuo candore, di confessarvi con impudico ardore, prostrandomi in sacro pentimento come se m’inchinassi dinanzi a una super modella che posa (ci sta anche il congiuntivo posi) reclinata a novanta gradi, totalmente ignuda ma soprattutto ignara che, nel fatale attimo del suo inchino divino così esuberantemente non avaro di mostrarsi a me completamente fulgida e chiara, sto (no, non ci sta il congiuntivo stia) sperando già che sia mia futura sposa integralmente giammai amara, per sempre da amare in modo rocchettaro, ovvero strimpellandole la mia chitarra e godendoci, dunque gioendoci, unti e assieme uniti, di melodie musicali perfino da compagni che odiano i discotecari e che, dopo aver fatto sesso, baciano (ci sta anche bacino) addirittura gli acari depositatisi sul tappeto ove la copulai mentre, avendola e fornicandola, dolcemente le sussurrai ti amo ma lei, eccitata dall’amplesso ardimentoso ed esageratamente voglioso, per ancor più eccitarsi, mi spronò a un volgare vocabolario di onomatopeiche mentre le stetti per venir in topa in modo frastornante, cioè di orgasmo da animale ululandole, in particolar specie, forse lupesca, eiaculante tutta la mia passione ficcante, prima di fumarmi una sigaretta rilassante sul letto ora libero dalla sua rottura di cazzo scioccante.

Un attimo prima dell’eiaculazione, eh sì, scoccante.

Il tappeto si sporcò mentre i vicini, disturbati dalle grida di godimento sconvolgenti, dapprima si turbarono freneticamente ed ebbero intenzione di chiamare immediatamente le forze dell’ordine per disturbo della quiete pubblica e anche per lor ascoltato oltraggio al pudore ma poi, empaticamente, ecumenicamente, incapricciati dal nostro amarci di vivida e vera passione senziente, le loro intime voci del cuore auscultarono fervidamente. Ribollendo di emozioni sepolte, adesso ritornate virulentemente.

Dunque, dopo la loro prima moralistica reazione palpitante, ovvero lo stupore dinanzi alle urla del nostro apparentemente scandaloso furore effervescente, sentirono il piacere febbricitante ed elettrizzante della condivisione euforizzante. Stimolati quanto la mia lei stimolai in quell’atto orgasmico devastante, vollero anch’essi assaporare le dimentiche (diamo un tocco aulico, potevo dire semplicemente dimenticate) autenticità delle loro oramai scordate, oserei dire scorate e scoraggiate nudità disarmanti, forse solo da me disarmate.

Dunque, ancora della figa, no, della vita amanti. Sconsacrandosi. Forse solo scopandosi.

Poiché, disamorati della vita congiunta, “scoreggiati” dal fetore dei loro odiati lavori che purtroppo, volenti o nolenti, devono strettamente tenersi altrimenti di fame morirebbero oppure camperebbero a stento e di stenti, con vocalità rielevatesi in apoteotica gloria, risvegliati dal nostro mordace, squillante, scalpitante calore, appassionatamente rimembrarono i tempi in cui, non ancora cinici e vanagloriosi, s’amarono senza il peso delle loro odierne amarezze da uomini barbosi.

Sì, riscoccò la rimembranza da parte degli uomini di un’epoca in cui non erano solo i membri di un’azienda, bensì vagheggiavano le membra anche della segretaria tuttofare. Che ancor oggi sognano di stantuffare a costo di smembrarsi, svenarsi, forse solo venire.

Torniamo, dopo l’alleluia dei sensi e perciò anche degli riscoperti seni, al tizio che vi citai a inizio scritto.

Studiava Economia e Commercio. Da provetto, come no, economista e statista di un lavoro che, a distanza di vent’anni da allora, è adesso solo quello dello stagista, m’apostrofò con fare schietto, gridandomi da poveretto:

– Stefano, ti sarò sincero. La gente scopa, si diverte e va alle feste. Cose che tu non farai mai!

 

Sputò tale idiozia con una protervia, con una prosopopeica cattiveria da lasciare stecchito anche Gene Hackman del film La giuria.

Infatti, io sono John Cusack del medesimo film.

Cosicché, colto in un momento d’impari fragilità interiori, crollai a pezzi dirimpetto a tale suo squallido, osceno affronto scabroso.

E impazzii, forse inveendo contro persone che non c’entravano niente. O forse c’entravano ma mal m’avevano inquadrato. Sì, anche loro non m’avevano ingroppato.

Ora, se nella vita avessi voluto far il quadro, sarei uno che gli atri squadra, giudicandoli secondo gerarchie aziendali, se invece voglio far l’artista, non ho bisogno dei compassi e delle squadre, bensì della fantasia e della mia anima, miei brigadieri, brigatisti o solamente fancazzisti.

Molta gente, a tutt’oggi, erroneamente pensa orridamente che io scriva libri per ricevere un “bravo”, per essere ammirato o, peggio, per venir accettato o diventare un ammiraglio.

Credo che di me poco abbiano quagliato. Sono degli asini e ragliano. Forse solo sbavano.

Io non sono attorniato da dottori che mi possano insegnare le umane, sociali relazioni e, mi spiace, non son affetto da mentali dolori che mi stipino nella catacombale segreta delle mie emozioni segrete.

Da voi ritenute costipate e strozzate. Continuate sol a dirmi di uscire dal guscio. Non sono uno struzzo, non sono uno stronzo. Forse sono solo un gonzo.

Invero, posso dirvi che è da quarant’anni che dall’utero materno son uscito e dico qui altresì che sono come Martin Lutero.

Ieri sera, ammirai la simpatia e la bellezza di Virginia Raffaele, donna divenuta famosa per le sue imitazioni dei cosiddetti VIP, soprattutto di Belén Rodríguez.

Sì, Virginia è perfino più bella, a ben vedere, dell’originale, vale a dire della Rodríguez. Sarebbe piacevole parlarle, diciamo anche intimamente parlarvi…

Vorrei capire perché le piace scimmiottare le sceme quando in verità potrei offrirle il mio essere scemo e fare con lei la scimmia.

Credo, inoltre, che sia una donna molto sexy, indubbiamente, Giulia Salemi. Sicuramente, mi attizza più di quel salame di Vincenzo Salemme. Diciamocelo, uomini che credete a Gesù di Betlemme, ebrei di Gerusalemme e mio matusalemme, alla Salemi occorre lo zucchero e poi ancor più sale. Ah ah.

Giulia, donna giuliva che ama le maschili olive e che va ora in tutte le trasmissioni a dire che la gente le dà della puttana poiché s’è fatta i soldi grazie soltanto al suo vertiginoso spacco mostrato in passera, no, in passerella al festival di Venezia del 2016.

Lamentandosi che vorrebbe essere vista come una donna vissuta, intelligente e cazzuta che possiede tanti superdotati, no, tante doti.

Sì, vi racconto questa. Rappresenta il nocciolo di tutta la faccenda. Insomma, della porcata.

Viviamo nella società delle apparenze.

Avete mai visto, che ne so, su Facebook… una che inserisce la foto di lei appena sveglia?

È la stessa persona che dice di voler essere ammirata per il suo cervello quando, nei suoi album, ha solo foto di lei sui tacchi a spillo a una festa mondana, tutta in tiro per tirarli. Tirandosela di brutto da bellona.

Quindi, la dovremmo finire con le ipocrisie. Così come la dovremmo finire con me. Io sono proprio come mi descrivo. Non v’è né timidezza né scontentezza, né lietezza né gaiezza. Io sono io. L’idiozia m’annoia. Spesso sono tutti uguali. Anzi, nessuno è uguale all’altro ma tutti vogliono distinguersi, vestendo però allo stesso modo, vivendo nello stesso mondo.

Uno guarda un mio video su Joker, film su un malato di mente meno malato del mondo intero, e con sarcasmo mi scrive:

– Bellissima video-recensione. Perfetta, impareggiabile, impeccabile. Ho solo una curiosità: qual è la patologia di cui sei affetto quando gesticoli in modo così insopportabile?

La mia risposta:

– Soffro, invero, di una patologia rara e anomala. Secondo un luminare psichiatra premio Nobel, sono il più grande psichiatra del mondo. Secondo la gente di strada, sono matto e soffro di delirio d’onnipotenza da incosciente universale, storico e tragicomico. Secondo il luminare psichiatra, invece, siete voi gli incoscienti.

Dunque, dopo averti ringraziato per aver ammirato la mia video-recensione, vorrei solo farti una domanda:

– Il tuo sottile sarcasmo del tutto gratuito, dimmi pure, nasce dalla noia, dalla melanconia, dal disturbo borderline o semplicemente dall’infelicità e dall’invidia?

 

Sì, credo che passerò il resto della mia esistenza a scrivere libri, a corteggiare donne bellissime e a fare sostanzialmente un cazzo.

Se vi dà fastidio, basta che vi lanciate dall’attico del grattacielo del palazzo di Donald Trump e morirete, certamente.

Morale, morale immorale, dunque giusta: se pensavate che mi sarei piegato ai ricatti ipocriti, avete trovato uno che vi spiezza in due come Ivan Drago.

Ora, scusatemi, devo continuare a tirarmela. Se posso darvi un coniglio, no, un consiglio: tiratevela anche voi, più ve la tirerete e più ne verrà. Fidatevi.

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di Stefano Falotico

 

Cambia il Cinema, cambiano le mode, cambiano i sex symbol, siamo passati da John Lennon a Norman Reedus, gli altri cambiano le ragazze, loro li cambiano, cioè li effeminano, io purtroppo non sono cambiato, presto morirò o forse mangerò una brioche


20 Nov
Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Che io mi ricordi, sono sempre stato un diverso. Un menefreghista assoluto del sesso reale.

A tredici anni, le ragazzine sceme, a scuola con me, andavano matte per gentaglia come Luke Perry e Jason Priestley di Beverly Hills 90210. Di lì a poco, sarebbe iniziata l’altra mega-puttanata di un’altra serie per pubescenti frustrati, corredata di cinquemila puntate, ovvero Melrose Place, epigono pure peggiore del capostipite e campionario di bellocci da mettere sul comodino e spolverare come Elisabeth Shue, la sorella di Andrew, uno dei protagonisti dell’appena menzionata, semi-adolescenziale cagata sesquipedale.

Sì, con la Shue serve un panno con l’alcol per disinfettarla dall’animalità che scatena, sì, è una gatta che fa le fusa e sa rendere gli uomini confusi. Sì, gli uomini sono dei cani, abbaiano. Infatti, vedendola, si allupano e sporcano di acari dopo aver insudiciato il fazzoletto, ululando.

Al fratello di Elisabeth, invece, come dicono a Bologna, servirebbe solo una ripassatina su quella testolina.

Sì, so che siete scioccati da quello che dico. Mica tanto. Chiedetelo a uno di Facebook che non avrebbe mai sospettato che un tipo apparentemente timido come, eh già, una settimana fa in piena notte lo fece sobbalzare quando in chat lo aggredii con una potenza vocale da orco. Sembrai il cantante Mario Biondi. Credo che, assalito in questo modo, il giorno dopo comunque, il malcapitato se ne sia fregato, mangiando nuovamente il Buondì.

Credo sia ancora traumatizzato ma guadagna parecchio col suo lavoro, quindi finché la sua panza andrà, non vi saranno psichiatri a incularlo a dovere.

È quello che si andò a cercare. Io sono uno che vuole vivere appartato, oramai lontano da tutti. Anzi, esco e incontro gente solo per sentirmi uno zombi come gli altri. Fa ridere? Sì, è un’umanità di morti viventi. Anzi, di scimmie. Parlano solo di chi s’inchiappetterà chi e dell’abito migliore da indossare per far sì che l’ingroppata sia dissimulata con più eleganza dietro un vestito di Armani.

E arriviamo dunque a Norman Reedus, divenuto famoso con The Walking Dead.

Norman Reedus è il classico esemplare di debosciato che, dopo aver lavorato con Carpenter per Cigarette Burns, è poi divenuto più scemo di quello che sospettai dopo averlo visto in The Boondock Saints.

A dire il vero, già in Dark Harbor (film che vidi solo per masturbarmi su Polly Walker quando mostra tutto il suo ambaradan nella scena in cui è sdraiata a letto con Alan Rickman), la sua voglia… di fare il Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi c’era già tutta.

Sì, come Marlon nel film di Bertolucci, il suo personaggio non ha nome ma è belloccio. E lui se la tira da ragazzo perso con pose da maudit. Più che altro da drogato e basta. Comunque, sempre meglio del marito di Laura Chiatti, Marco Bocci. Uno che mi fa girare le palle e va quanto prima bocciato prima che c’ammorbi con altre sue incursioni cinematografiche.

Pensasse piuttosto a dar da mangiare a Laura, ultimamente la vedo sciupata.

Dopo il suo cortometraggio improponibile, Incline al benessere: forse perde la salute cercandola, già orripilante a partire dal titolo, infatti, dopo salute ci voleva la virgola, fra pochi giorni il Bocci uscirà con la sua prima regia nel lungometraggio. Cioè col film A tor bella monaca non piove mai.

Ho detto tutto. Oggi, Marco fu ospite in tutte le radio nazionali. Ove, per l’appunto, pubblicizzò questo suo film coming soon. Aggiungendo:

– Mia moglie è figa ma, quando vado in giro, essendo pure io figo, le donne che incontro per strada mi chiedono di metterle incinte.

 

Secondo voi è presentabile uno spermatozoo del genere?

Mah, tornando invece a Norman, io a questo qui non darei nemmeno da recitare la parte di Franco, interpretata da Franchi Franco, in Ultimo tango a Zagarol.

Sì, in tale succitato film, Franchi riesce a emanare persino un fascino da Alain Delon nonostante sia uno zotico mai visto.

Reedus, invece, che adesso sta spopolando col videogioco Death Stranding, più che ad Alain Delon, assomiglia all’icona del beota finto-maledetto che piace tanto, per l’appunto, alle donne di ogni età.

Sì, se uno piace a molte donne, non è bello. La maggior parte delle donne sono ritardate.

Reedus piace alle meridionali da cognomi come Sorrentino, Bertacci, Berarda, Bernalda, a nordiste con cognomi come Messaggino, Massaggiata, sì, non conoscete Susanna Massaggiata, famosa personal trainer che tutti li assaggia grazie all’edonismo palestrato del suo culo sempre a novanta che ama, col movimento basculante delle natiche, servirvi la frittata?

Sapete che i piedi di Norman puzzano? Che forse puzzano più di quelli di John Lennon? Un altro che fece impazzire migliaia di donne negli anni sessanta, cantando canzoni più mielose di quelle del Coro dell’Antoniano.

No, non ebbi e non ho nulla a che spartire con l’umanità.

Pensate che a me fa pure schifo Diane Kruger. Cioè la moglie di Reedus. Voi dite che è bona.

Che cazzo volete dire con bona? Ma smettetela. Bona è la marmellata, una donna al massimo può fare le torte di mele…

Queste, sì, che fanno leccare i baffi. La Kruger, secondo me, dovrebbe mettersi assieme a Freddy Krueger.

Un uomo che saprebbe bene come servirle lo strudel.

Io sono un tipo da Clint Eastwood. Con la differenza che Eastwood scopava molto, io dopo le prime volte, capii che la mia scelta d’isolarmi, già a tredici anni, fu quella giusta.

La ragazza che mi fotté pure la follia che sempre mi contraddistinse, cazzo, ci rimase malissimo dopo che le sparai nel grilletto il mio Ispettore Callaghan.

Poi, qualcuno mi disse che impazzii dopo aver fatto sesso perché lei non era adatta a me. E mi persuase a trovarne un’altra.

Sì, di pazzia in pazze e vai di foll(i)a.

La trovai.

Abbiamo visto i risultati.

Ricoveri psichiatrici, sedazioni, psicofarmaci, cinquemila libri da me partoriti e la freddezza che ho oggi.

Pari, appunto, a quella di Clint, specialista delle freddure. Lui le spara di brutto.

Sì, una donna viene da me e, peraltro, vorrebbe venire con me:

– Sai, sei bello.

– No, non lo so e non lo sono. Tu, comunque, non avrai il mio pisello. Vai adesso a cucinare pasta e piselli.

– Sei un fallito e un coglione!

– Sì, ora però vai anche a preparare la besciamella.

 

Al che, se uno solo mi fa una smorfia, divento Bob De Niro di The Irishman.

Sento dire che Joker sia un film puerile. Puerile sarà quella zoccoletta di vostra sorella.

Joker è un capolavoro. Se lo considerate puerile è perché vi piace la fighella e venirle bene nel buco come una cremosa ciambella. Sì, è così. Non è altrimenti spiegabile. Sì, la figa o il cazzo, se siete donne, appartengono alla stimolazione dello stimolo vitale. Quindi, in teoria, anche se non ne disponete, v’illudete che potrete avere in futuro dei carnali godimenti poiché in voi c’è l’Eros. Ovvero lo slancio e la passionalità che spinge…

Io amo il Thanatos. Come Fleck, ho solo pensieri negativi. Infatti, mi piace dire la verità alle persone. Uno, per esempio, mi contatta e mi dice:

– Sono felice, ho trovato l’altra mia metà.

E io:

– Sì, mi fa piacere. Sì, sono sincero. Pensa però che lei potrebbe morire di Cancro e la tua felicità finirà per sempre.

– Perché dici questo?

– Potrebbe accadere. Oppure, lui o lei farete un incidente mortale e rimarrete invalid(ati) a vita. Tu l’ameresti anche sulla sedia a rotelle? Lei ti amerebbe se non avessi più il tuo faccino da culo?

– Sei un mostro.

– No, sono realista.

 

In verità, Arthur Fleck altri non è che Tom Stall di A History of Violence.

Buono e caro finché non lo aggrediscono. Poi, dall’inconscio (prima lezione di psichiatria), ritorna la furia sedata dall’ipocrisia. Perché Tom Stall è cattivo, lo è sempre stato, anzi, è qualcosa di disumano e terrificante.

Adesso, per piacere, voglio gustare un cornetto alla crema.

Quello che gustò, fra l’altro, in maniera fragrante, tua moglie ieri sera ma non con te…

Nemmeno con me.

Ve l’ho detto. Alle dolcezze, preferisco le scemenze.

Qui sotto, potete ammirare Marilyn Manson col bambagione di cui v’ho parlato nelle righe precedenti.

Il mondo è cambiato.

Un tempo, questi due sarebbero stati internati a Shutter Island, adesso se lo danno pure a vicenda.

Non so se anche a Vicenza.

Questo mio scritto è disgustoso?

Ah sì?

Vi accontento, subito, ora regredisco al vostro livello, ecco una poesia migliore di quelle di Ugo Foscolo:

i fiori sbocciarono nel mattino ove la rugiada si rifletté nei tuoi occhi di giada e tu, quando calerà il tramonto, sognerai speranzosa come Rossella O’Hara ma ricorderai che tuo marito, ieri notte, scopò Yara e dunque, via col vento, stanotte per te, oh, dolce amata cornificata e dunque resa nell’anima amara, prevedo un’altra insonnia pesante, eh sì, mia cara. Ti alzerai dal letto in maniera leggiadra, ti recherai in cucina ove leccherai tutta la cioccolata e canterai sottovoce, sin a luce del giorno inoltrata, Albachiara.

 

Sì, diciamocela. Che cazzo campo a fare?

Rispetto a me, siete dei poeti. Sì, della minchia e dello sticchio.

 

di Stefano Falotico

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Non criticate a priori i cinecomic, Joker e The Punisher sono dei capolavori


18 Nov

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Sì, copio-incollo qui l’opinione dell’utente Antisistema di FilmTv.it che rispose in merito a un mio post sulle splendide gambe accarezzabili di Saoirse Ronan. Donna dolcissima che sa come allupare perfino Hugh Jackman. Uno che, con un fisico così, fa finta di non degnare Saoirse, troppo “bimba” per lui.

Ma lei, per l’appunto, scoscia e Logan, a quel punto, perde forse il pelo (sullo stomaco, no, è glabro) ma non il vizio e giocosamente la infilza, prima offrendole una pizza Margherita e poi condendola con delle olive oleose con tanto di salame piccante.

«Essendo esseri umani, ognuno di noi percepisce la realtà attraverso i propri sensi e da un punto di vista differente da quello altrui, senza contare che, una volta percepiti gli stimoli esterni, ognuno di noi li elabora attraverso il proprio vissuto, cultura, estrazione sociale, sensibilità personale, ideologia etc

Alla cosiddetta oggettività credo poco, infatti nelle mie recensioni non troverai mai tale parola. Reputo impossibile, per l’essere umano, estraniarsi totalmente da sé stesso. I registi che sono considerati grandi, è perché ci sono stati alcuni critici che grazie alla loro autorevolezza motivazionale hanno coagulato, intorno a loro stessi, molte soggettività concordi, grazie alle loro argomentazioni.
Dire che un film è capolavoro perché lo dice la “massa” mi sembra un’argomentazione debole e che non tiene conto della propria persona.

Con Scorsese noto che c’è astio da parte di certa Critica per il suo giudizio sul genere cinefumetto.

Lì ha sparato una scemenza perché pretende di sostenere, in base a non so cosa, che il cinefumetto è un genere di serie B e non è artistico, non concordo.

Non è il genere che fa l’artista, ma la sua politica, cioè l’insieme del suo stile, contenuti, temi e vezzi registici ripetuti film dopo film.

Scorsese e Coppola avrebbero dovuto attaccare il sistema produttivo che impedisce qualsiasi libertà ai registi, il cinefumetto con la formula Marvel, preconfezionata e televisiva, non potrà mai ambire a qualcosa di più».

 

Ecco, nonostante una certa acredine fra me e questo utente, credo che lui concordi su questo: Hugh Jackman e Saoirse Ronan sarebbero una coppia bellissima.

Poi su Radio Deejay, oggi pomeriggio, un’esperta di animali… ha sfatato il detto secondo cui il lupo solitario sia feroce e sbrani gli uomini.

Di solito, lo fa in branco. Anzi a detta di lei, il lupo, anche in gruppo, rarissimamente attacca l’uomo.

Secondo infatti i suoi dati statistici, il lupo affamato di carne umana non è mai davvero esistito.

Quindi, il film The Grey con Liam Neeson è una stronzata.

Sì, la leggenda del lupo mannaro, secondo l’esimio parere di quest’eminente studiosa dei lupi, deriva erroneamente dalla favola nera di Cappuccetto Rosso.

Anzi, come ben so io e sanno anche gli amanti delle favole, non so se le amanti pure delle fave, la fiaba di Cappuccetto Rosso è una metafora ove il lupo incarna semplicemente il maniaco sessuale che attenta alla verginità delle ragazze indifese.

Lo insegna perfino lo stesso Scorsese col suo Max Cady7De Niro di Cape Fear nella scena della finta audizione a Juliette Lewis.

Secondo l’esperta del comportamento lupesco, i lupi sarebbero addirittura più docili dei pastori tedeschi.

Detti, per l’appunto, cani lupo in maniera del tutto sbagliata.

Sì, è più facile che un pastore tedesco, cioè un nazista delle valli germaniche, sbrani un uomo, piuttosto che un lupo d.o.c. metta a pecora una ragazza ancora d’immacolata lana pura.

Il lupo è di per sé un coglione. Per modo di dire…

Si trascura, si lascia crescere la barba e forse, anziché unirsi al gregge di pecoroni, detto altresì branco di bulli, fa il Joker della situazione.

È un bell’uomo come Joaquin Phoenix ma, a causa delle sue inguaribili melanconie e della sua atavica depressione bestiale, cammina tutto gobbo per una città piovosa e spettrale come Gotham City.

Un tempo, quand’era piccolo, faceva ridere gli adulti poiché pareva Sbirulino.

Oggi invece lo deridono perché non neanche più apparire come un cretino.

No, è infatti troppo intelligente per credere alla balla secondo cui sarebbe schizofrenico quando si trova con una mente così e con questo bel faccino.

Insomma, è praticamente Sylvester Stallone di Sorvegliato speciale.

– Stefano, cosa vorresti dire con questo?

– Quello che ho detto.

 

Fra l’altro, Stallone in questo succitato film si chiama Frank Leone. E non è certamente quello di Cop Land.

Cioè, morale della favola, non so se nera, ad alcune persone, i direttori sadici del sistema non vogliono permettere che esse volino liberi.

Perché sono troppo forti e invece è meglio che i leoni rimangano in gabbia.

Altrimenti, l’invidia potrebbe essere troppo alta verso persone con qualità superiori alla media.

Dinanzi però alla verità, solo il villain più scemo continuerebbe nei giochi (in)castranti assai infantili.

Purtroppo, “cattivi” così imbecilli esistono ma, parimenti, esistono anche stronzi ancora peggiori di tali idioti.

Sì, a me piace di più un altro Frank, Frank Castle.

Comunque, a differenza di Jon Bernthal, non ho intenti vendicativi nei confronti del mio Billy Russo di turno. È sufficientemente ebete da essere già morto, soprattutto nell’anima, da solo.

Trattasi di verme da strapazzo, di spaventapasseri, anzi di “spaventa passere”. Personaggio alquanto ignobile che continua ad affibbiarmi, per puro sfregio, la patente di matto e demente.

Sì, secondo lui, io sono Alex di Arancia meccanica, sì, il signor Malcolm McDowell. Quando è però in vena di complimenti, sostiene semplicemente che io sia Tyler Mine/Michael Myers del remake di Halloween, firmato da Rob Zombie. Affermando però che sarei curabile se m’affidassi allo psichiatra di questo film.

È sempre McDowell? Bravi, vedo che ancora non siete degli zombi viventi e, se vedete Sheri Moon, possedete nei vostri ormoni l’istinto ululante da Wolfman.

Bene, continuiamo così.

Sì, il mio Billy Russo in verità ha grande stima di me. Gli piace prendermi per il culo, tutto qui.

Cosicché, sin da quando avevo 14 anni, va a dire in giro che io soffra, per l’appunto, di demenza.

E che, se guardo il film Brivido, unica regia di Stephen King, a suo avviso, io non capisca nulla di questa pellicola e non possa nemmeno apprezzare la musica degli AC/DC perché sono diventato il leader di tale band, un altro Malcolm, però (non) Young, nei suoi ultimi anni di vita.

Secondo Wikipedia, la demenza è sinteticamente così stata definita: la demenza è un disturbo acquisito su base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità criticalinguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.

 

Sì, in effetti mi riconosco nella diagnosi. Essendo già molto oltre rispetto ai miei coetanei, i quali, anziché ammirare Marliece Andrada di Baywatch, giocavano a Doom e a Duke Nukem 3D, per non apparire il “bagnino” della situazione, mi accodai ai suddetti imbecilli. Fanatici di puttanate come Indipendence Day e Fuoco assassino. Che cazzo potevo fare? Soldi non li avevo per andare in California e, anche se li avessi avuti, Marliece non me l’avrebbe data. All’epoca io ero minorenne, lei no. La legge statunitense è molto chiara riguardo la pedofilia. Costoro, compreso ovviamente il nerd per antonomasia a capo della congrega di handicappati, cioè Billy Russo, reputarono me stupido poiché, ribadisco, anziché sognare Nicole Kidman, sì, giocando a Broken Sword, ah ah, fui molto onesto con me stesso e mi ritirai a vita privata, tirandomene tante. Peccato che loro questo non l’abbiano mai saputo e si trattò dunque di un equivoco di proporzioni tragicomiche mai viste. Per farla breve, Billy Russo continua ora a stupirsi di me, scioccato, quando mi vede o ascolta nei miei video su YouTube. Della serie: ah, ma allora questo Russo se la russa proprio, è più tonto di quello che credevo. Ora scusate, devo ordinare il nuovo film con Karla Kush da adultdvdempire.com.

– Cosa? Cosa? Cosa? Ma non ti vergogni? Alla tua età?

– No, assolutamente. Tu piuttosto dovresti vergognarti. Alle soglie del 2020, credi ancora nel matrimonio.

– Che vorresti dire?

– Che sei un demente, ecco cosa voglio dire.

– Perché mai?

– Scusa, il mondo è formato da miliardi di donne. Che senso ha una vita passata solo con una che insegna Latino e Greco ma, sostanzialmente, sa cucinare solo le linguine allo scoglio? Una vita di mer.

– Sì, ci può stare. Ma non capisco. Allora perché compri i film pornografici anziché andare con le donne vere?

– Le donne vere non esistono. Esiste solo l’invenzione della Madonna. Che la Madonna v’accumpagni.

 

Insomma, io non mi smentisco. Buona vita Italia e, mi raccomando, chi vincerà lo Scudetto quest’anno? La GIUVENTUS? Chi ha fatto goal contro l’Armenia? CHIESA? Che Belpaese Immobile.

 

 

di Stefano Falotico

Post scioccante: BASTA CHE FUNZIONI, sì, in effetti funzionò, fu per questo che non ha funzionato, Qualcosa NON è cambiato


17 Nov

larry david basta che funzioniSì, passo dal passato remoto al passato prossimo.

Conobbi una, poi passai a quella dopo.

Il detto non c’è due senza tre è una balla messa in giro da chi non ama il numero perfetto.

È il 3? È il 5 come nel film di Igort?

No, per me, dopo le prime due, tornai allo zero assoluto.

Ora, vi spiego tutto.

Se mi presterete fede, qui mi confesserò di Atto di dolore, ah, fatemi il piacere, basta che non sia quella nuziale o quella religiosa.

Sono ateo, lo sono diventato quando ho capito, anzi capii che la maggior parte della gente crede a dio, dunque all’amore.

L’amore, a mio avviso, è un modo romantico per disconoscere la masturbazione.

I cristiani, infatti, pensano che la masturbazione sia un peccato poco veniale. Non è vero, io me ne sveno.

A volte però non vengo, svengo e basta.

Sì, a volte pure fare l’amore con me stesso mi fa (s)venire.

Per esempio, guardo un film pornografico. All’inizio sto per venire. Poi, appena l’amante della tizia nel video, ecco, sta per arrivare al dunque, capisco che lei è una troia.

Dovevo capirlo/a prima. Oramai è troppo tardi.

Sì, lei è stata con un animale e non posso fare molto se non starmene con le mani in mano.

Come no? Se volessi ucciderlo, lei, essendo oramai innamorata di lui, chiamerebbe la polizia.

Ah, non mi preoccupa però, più di tanto, la prigione. Tanto, ripeto, pur essendo un uomo libero, per me la vita reale è Alcatraz.

Le persone che stanno là fuori, così come i neri che te lo mettono dentro sotto quelle docce col gioco della saponetta, t’inculano. Fidatevi.

La gente è malfidata.

Meglio incularsi da soli.

Sì, se uccido quel bastardo, lei si dimostrerà nei miei confronti più bastarda di quel che fu ed è ancora.

Vorrà inchiappettarmi, perfino (in)castrarmi, cazzo.

Non la vedo bene. Anzi, è meglio che questa donna non la veda più.

Sì, prima di fare l’amore con lei, io ero molto religioso. Anche lei lo era. Credeva che ce l’avrei fatta se mi avesse fatto credere alla figa. Sì, lei si considera una dea.

Ora infatti, come avrete capito, è una pornoattrice.

Adorata da tutti gli uomini del mondo. Il 90% di loro non vedono l’ora che esca su Netflix il film I due papi.

Sì, le loro (r)esistenze sono andate a puttane ma, quando vedono il papa, ipnotizzati dal loro retroterra religioso insanabile, per me assolutamente imperdonabile, riescono a perdonarsi.

Figurarsi quando ne vedranno due.

M’immagino anche il mattino dopo la sera in cui avranno visto il film.

Vedranno ancora più porno di prima. Tanto, questo film è servito a discolparli per l’eternità.

Mentre loro infinitamente, be’, non esageriamo, almeno sino al momento della loro morte, non vedranno l’ora di eccitarsi dinanzi alla donna da me eccitata, no, sovreccitata, semplicemente da tutto il mondo inculata che, nonostante tutto, no, malgrado tutti, non vede invece l’ora di scoparvi.

Ho detto tutto.

Sì, molta gente pensò che andassi spinto a sverginarmi.

Così sarei cresciuto. Che fosse/i cresciuto, lo sapevo già alla pubertà. Già all’epoca scrivevo cose spinte e ficcanti. Che la mia futura lei, con cui mi sverginai, fosse mal cresciuta, l’ha saputo solo quando l’è entrato in culo. Metaforicamente, ovviamente, mica da me. Dal mondo che tutti fotte. Senz’eccezione alcuna, a volte il mondo, sapete, se ne sbatte anche se il Presidente degli Stati Uniti, l’uomo più potente, soffre di mancanza di erezione. Prima o poi c’arriverete. Ora è presto. L’amante della mia ex amante, nel porno, è ancora ai preliminari. Fra mezz’ora, gliela farete. Sì, solitamente, un ragazzo non vede l’ora di scopare per la prima volta. La mia prima lei lo sapeva. Infatti, a sangue m’inculò. Peccato che non avesse previsto che, dopo la prima volta, me ne sarei fottuto alla grande. No, per me il sesso reale, condiviso, è stata una porcata. Prima di allora, vedevo i film di Woody Allen ed ero convinto di essere misantropo e anche misogino come lui. Adesso ho capito che, infatti, lo sono ma, a differenza di Allen, fra le gambe sono molto più dotato. Un bel guaio, cazzo, essere misantropo e misogino combinato così… Sì, tutte le donne mi vogliono. Gli amici invece, essendo invidiosi, desiderano ficcarmelo in quel posto. Così, mi trovo costretto a vivere da eremita. Poiché, non potendo soddisfare tutte le donne del mondo, ho paura che qualcuna possa poi prendersela e farmi dello stalking. Tanto il bullismo l’ho già subito, sì, per quanto riguarda i rapporti interpersonali, a prescindere da quelli sessuali, sono stato per molto tempo passivo. Me lo sbattevano tutti lì, cazzo, questi uomini socialmente attivi, più che altro malati di mente e pervertiti. Poi, reagii e la gente volle ficcarmi in manicomio. Insomma, rimpiango i tempi in cui soffrivo del DOC; il disturbo ossessivo compulsivo di cui è affetto il personaggio di Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato. Almeno, tenevo sotto controllo l’ansia con le manie igieniche e ritualistiche. Del resto, me ne fregavo altamente. Poi, le persone vollero sporcarmi e ora ho perso pure la mia sana, pulitissima follia.  Insomma, una tragedia. Come dice Larry David, sapevo che un uomo della mia grandezza, sensibilità e profondità, non doveva farsi fottere da un’umanità stupida come Evan Rachel Wood. D’altronde, l’umanità vuole che tu sia Superman, ovvero Henry Cavill. Cioè un uomo apparentemente perfetto con un lavoro da miliardario, un uomo dal corpo di dio greco come in Immortals, bellissimo e infallibile.

Soprattutto infantile.

Joker è meglio. Ha il coraggio di dire la verità. Tanto non è Donald Trump. Non deve imbellettarsi per leccare il culo al mondo. Insomma, voi pensavate di farmi il festone e invece il festino da Maschera de la morte rossa di Edgar Allan Poe ve l’ho fatto io. Sono un “mostro?”. Certo, con una sua lodevole dignità. Ma questo lo sapevate già. Perché, dunque, avete fatto di tutto per portarmi a credere che sarei diventato un demente come voi?

No, funzionò. Non ho mai avuto dubbi riguardo i cazzi miei. Sui vostri, invece, sì.

Infatti, ora non avete più le palle per attaccarmi. Andate a messa e che la Madonna v’accumpagni.

Comunque, prima di lasciarvi, voglio essere The Punisher.

Un’ora fa, ho fatto un giro notturno da Batman con l’armatura interiore di RoboCop.

Parcheggio vicino al solito bar ove, a mezzanotte, bevo il caffè.

Al che avvisto, dentro il locale, un burino con una tizia tutta scosciata al suo fianco.

Entro…

– Il solito, grazie.

 

Il tipo mi tocca la spalla e mi chiede:

– No, dimmi, secondo te questa qui ha 46 anni?

– Sì, perché?

– Ma dai. Ma che cazzo dici? Non metteresti la firma per arrivare alla sua età così? No, dico. L’hai vista bene? Questa ha firmato un patto con il diavolo.

Che gran donna.

– Scusa, è la tua donna?

– Ah, magari – intanto strizza l’occhiolino alla quarantaseienne.

– Secondo te, io quanti ne ho? – gli chiede nel frattempo la barista cinese.

– Non saprei, signora. Se li porta bene. Anche lei è una donna stupenda. Ma come fa? Non avrei mai detto che ne ha 46.

– Infatti, ne ho tredici di meno.

 

GAFFE devastante del cretino.

Dunque, io mi permetto di chiedere alla tipa di 46 anni:

– Scusa, ma per caso questo qui ci sta provando con te?

– Ovviamente.

– E a te fa piacere?

– A tutte le donne fa piacere essere corteggiate. Basta che non si spinga oltre.

 

Il tizio ci rimane come una merda.

E dire che non ho avuto bisogno neanche di spaccargli la faccia. Ha fatto tutto lui.

Esco dal bar e racconto questa storia a uno su Facebook:

– Stefano, fammi però capire bene. A questo punto, sei stato tu a provarci con le due.

– No.

– Come no?

– Ho bevuto il caffè e sono tornato a casa.

– Lasciando quel maniaco sessuale solo-soletto con due donne indifese in un bar sperduto?

– Sì, perché? Tanto le donne vogliono quello…

 

Che posso farvi?

Sono lebbroso, penoso, poco focoso, odioso, umanamente poco caloroso.

Contro di me, non potete farcela.

Semplicemente perché potete pure picchiarmi, massacrarmi e, per l’appunto, incularmi.

Non ne verrà un cazzo.

Ora, distrutti, pronuncerete la vostra classica… dio che tristezza.

Sì, lo è.

Ma è sempre meglio di fare finta di essere felice così che possiate pensare che lo sia davvero.

Praticamente, quello che mi avete obbligato a recitare per quindici anni perché avevate paura di un diverso.

Più chiaro di così, si muore.

Infatti.

Finale:

Un tempo, la gente era pudica, faceva l’amore e non lo sapeva nessuno. Al massimo, se due persone erano sposate, lo potevi facilmente dedurre. Se non avevano figli, poteva venirti qualche dubbio.

Sì, se sua moglie non ti avesse confidato che è sterile, potevi credere che suo marito avesse l’amante.

Altrimenti, che cazzo stavano assieme… a fare?

Oggi invece, la situazione è cambiata.

La gente si premunisce. Appena inizia un flirt, le nuovissime coppie inseriscono il selfie a mo’ di annuncio.

Con la faccia di lui, ebete sorridente, quasi a dirti: forse, me la faccio. E lei, assorta in adorazione del babbeo, come a dire… finalmente, ho trovato uno che forse mi scopa, speriamo che ce la faccia.

Peccato che, quando divorziano, non inseriscono un altro selfie di loro due in tribunale.

Col loro figlio piccolo che li osserva e i genitori: – Scusaci, è stata una stronzata.

E il figlio: – Ma almeno una volta l’avete fatto. Sono nato io.

I genitori: – Purtroppo, hai ragione. Ora sono cazzi nostri. Al massimo, se non ce la faremo, il giudice ti sbatterà da qualche parte.

 

Insomma, devo prenderla tutta con filosofia. Non è male, in fondo. Sei pure intellettuale, possiedi dunque il fascino di colui che può rimanere misantropo e misogino e, pur sparando cinismo a iosa, rischia di prendere pure il Nobel.

Il Nobel, comunque, è come la vita. Puoi essere premio Nobel ma non serve lo stesso a un cazzo.

 

 

di Stefano Falotico

 

JOKER: la sua plusvalenza nella società odierna e l’ignoranza del retropensiero degli uomini di panza


15 Nov

joker

Ora, chiariamoci, bambagioni e leggeri sempliciotti, detti gianduiotti. Dovete avere la pancia assai pienotta per pensare che, alla soglia del 2020, possa esistere ancora un inconfutabile status quo.

No, non usai a sproposito il termine plusvalenza. Di solito, dicesi, no, dicasi e trattasi di termine utilizzato in linguaggio economico e non cinematografico.

Secondo i titoli di Borsa, la plusvalenza è l’incremento di valore.

Dunque, in modo falotico e metaforico, adotto altresì questo termine, miei uomini abietti e bigotti, pieni forse di lingotti e il cui unico divertimento è mangiare panzerotti e prendere a botte quelle che considerate delle mignotte, per affermare in totale orgoglio che Joker è un capolavoro dai molteplici valori che cresceranno smisuratamente nel corso del tempo e accresceranno giustamente la sua nomea di film insignito, in modo sacrosanto, del Leone d’oro.

In Italia, dopo l’iniziale clamore e le sperticate lodi riservategli post-Festival di Venezia, Joker, a livello prettamente critico, precipitò nelle quotazioni dell’intellighenzia, a mio avviso assai poco accorta, avveduta e intelligente.

Sì, dopo l’esplosione di apprezzamenti a iosa, in Italia, molti sedicenti intellettuali d’infima categoria retriva, aderendo alle critiche poco lusinghiere ricevute da Joker oltreoceano da parte della Destra formata dai repubblicani conservatori, s’allinearono a questo stupido, poco innovativo pensiero comune da untori.

Pericoloso e fallace. Poiché, come sappiamo, Joker dice, anzi urla in maniera irosa e senza fronzoli molte verità che molta gente ancora, peccando di miserabile indifferenza e stantia ipocrisia atta, per l’appunto, a mantenere saldi i finti valori di un’insana, agiata, pigramente adattata borghesia, non vuole assolutamente sentire.

Michael Moore, nella sua disamina invereconda e tosta, fu molto chiaro invece riguardo i reali meriti di Joker, azzardando perfino nel paragonarlo a un capodopera che non ha nulla da invidiare alle opere di Stanley Kubrick. Soprattutto, facendo implicito eppur al contempo ineludibile riferimento ad Arancia meccanica.

Sì, Michael ebbe e ha ragione. Non voglio altrimenti ascoltare pareri discordi, quindi contrastanti e oserei dire guastanti l’unicità di tale masterpiece a sé stante, riguardo tale sua affermazione apodittica, miei catto-borghesi ancora legati a vetusti stili di vita falliti e stanchi.

Francesco Alò stroncò, con immonda superficialità, The Irishman e io lo licenzierei in tronco per tale sua video-recensione immediatamente da mettere al rogo in modo fulmineamente bruciante.

Ma su Joker fu lungimirante e illuminato come un Falò. Ah ah.

Andando a par(l)are sanamente, nella sua lunga esegesi, addirittura sul welfare.

Sì, come dico io, chi ha i soldi e dunque vive nel Paese dei Balocchi, eh già, si scompiscia di risate nel prendere per il popò, di sfottò, chi possiede invece saggi occhi ed è perciò un mitico Pinocchio.

Pinocchio seppe, fin dapprincipio, che si può essere principi nell’anima ma, senza una lira, si finisce nel ventre della balena e poi non riesci a pagarti nemmeno una scatoletta di tonno.

Ah ah.

Sì, è per colpa di te, moralista vecchietto, oh, mio italiano medio-basso come Geppetto, se i giovani sono nella mer(da).

Poiché i PD-idioti garantirono ai giovani la Terra Promessa ma seppero solo realizzare programmi politici con Tiziana Panella.

Una che di cosce è indubbiamente molto bella ma che, ogni pomeriggio, al di là delle sue fenomenali scosciate, ci propone e propina le solite litanie, sempre le stesse nenie, puntualmente la stessa retorica liturgia, intervallata solamente dalla sua gamba Sinistra che incrocia la caviglia destrorsa da cavallona che, con tutta probabilità, essendo faziosa a morte, adora pure Fabio Fazio e quest’Italietta rimasta ferma a Eros Ramazzotti e all’amaro Montenegro.

Ah ah.

L’altra sera, Salvini fu in Piazza Maggiore a Bologna. E i bolognesi, finto-comunisti, anziché recarsi in piazza per urlargli che è un incosciente pazzo, salirono su palazzo Re Enzo per scattarsi selfie con tanto di panorama della folla gremita.

Questa gente, insomma, si professa di Sinistra ma vuole, per l’appunto ipocritamente, solamente sindacare e stare lassù, nei piani alti, come il sindaco.

Qui a Bologna siamo pieni di maschere finte, parimenti bugiarde come il dottor Balanzone.

Uno che si spaccia per erudito, raffinato, coltissimo e sapiente ma, in verità, non soltanto non conosce Roma e dunque La Sapienza, ma non fece mai l’amore nemmeno con Giulia Sapienti.

Io sì, Giulia lo sa e io, come Gianni Togni, rimango un personaggio da circo perché mi piace pure la figlia di Moira Orfei.

Sì, in passato vissi di fantasie e fui considerato un lebbroso come Arthur Fleck, fui talmente depresso che la gente pensò che soffrissi di qualche distrofia muscolare come Elephant Man.

Fui considerato un meno(a)amato come Sly Stallone di Cop Land, ovvero un pachiderma sordo, tonto e sognatore che, come dice Harvey Keitel lo stronzo, credette che davvero la canzone We Are the World fosse un’ode ecumenicamente realistica.

Sì, infatti lo è, ah ah. Ma se io non andai mai a letto con la mia Annabella Sciorra è solo, solo come un cane perché sapevo che lei, apparentemente così dolce, in verità vi dico che se la fece, che fece, non soltanto con Peter Berg, bensì persino col produttore, ovvero Harvey Weinstein.

Ah ah.

Su Joker, fratelli della congrega, sentii stronzate micidiali.

Mi toccò, no, Annabella non mi toccò ma, guardandomi così derelitto, se le toccò perché si dimostrò, in tale occasione, donna con le palle, anziché un’ipocrita, bastarda vigliacca, ah ah… dicevo, se la toccò, ohibò, no, sto cercando lavoro sul celeberrimo, felsineo Mercatino di Annunci Gratuiti, Il Bo, no…

Dicevo, mi toccò pur udire che Joker è un film senza stile, dunque pure brutto, cioè una merdata, a livello tecnico.

Quest’oscenità non fu cagata da gente del liceo, bensì dai più imbecilli degli istituti tecnici.

Ho detto tutto.

Ebbene, Joker verrà candidato all’Oscar, oltre che per l’interpretazione da Magistrale, no, magistrale e basta, oltre un livello puramente (da) professionale, ah ah, di Joaquin Phoenix, in particolar modo per le categorie tecniche, vale a dire montaggio, fotografia, sonoro e chi più ne ha più ne metta.

Sì, amici, mettetele tutte qua sul letto e io penserò a (s)truccarle. Ah ah. Con me si sciolgono e ogni loro imbroglio da professoresse falsamente crocerossine, eh sì, io disinfetterò, smacchiandole con l’alcool e poi macchiandole in cul’. Ubriacandole di amore così tanto che impazziranno e dovranno ricoverarle per colpa della loro febbre a 90°.

Basta, infermieri, tenetemi fermo, voglio restare infermo. Facciamo tutti del casino. Che avvenga in casina, in cascina o in cantina, non c’importa che si chiami Tina ma basta che si chini.

Sì, siamo stufi della varechina. Vogliamo anche una valchiria.

Ecco, ora sto esagerando. Sì, adesso potete darmi un calmante.

Preferisco, se voleste essere così cortesi d’accordarmelo, un Valium. Non ficcatemi in bocca dei neurolettici, sennò chiamerò io la neuro e vi legheranno al letto.

Ah ah.

Ecco, questo mio scritto all’apparenza potrà sembrare una stronzata, la classica faloticata. Quindi, penserete che io sia impazzito nuovamente.

No, siete in malafede. Voi pensate malissimo, il vostro pensiero riposto crede che io non stia composto e vada ancora ristrutturato. Impostori!

È una società destrutturata, scomposta, insomma, ora vanno messi tutti ai loro posti.

Non esiste più il posto fisso, fissa di una generazione andata a puttane.

Vogliamo essere salariati e non più angariati, non vogliamo più pen(s)arla come le cariatidi, bensì la pellaccia venderemo cara.

Eh sì, mi sa che, continuando con questa società (s)fatta d’iniquità, dovremo darlo via, esattamente sui viali.

E dire che c’è gente che mangia il caviale e che, per l’appunto, Tiziana Panella è così figa e vogliosa che non sarebbe soddisfatta neppure da un cavallo.

Oddio, che cazzo ho detto?!

Oddio, chiedo perdono. Ma almeno prima, dall’alto dei cieli, il Padreterno mi dia per borghesia, no, per cortesia, un edilizio condono.

Dammi, iddio, anche un Condom perché chiesi al mio vicino di casa, un normale condomino, di darmelo ma è da an(n)i che se lo fa e non ha mai tempo nemmeno per ficcarlo in quel posto alla moglie.

Insomma, siamo fottuti.

Dapprima a sangue sfottuti, quindi cornuti, mazziati ed evviva Anna Mazzamauro.

È sempre stata un cesso ma almeno, a differenza di queste attricette tanto belline ma incapaci, non recitò con attori water come Nudo Walter.

Recitò con Paolo Villaggio. Uno a cui non avresti dato nulla perché, a prima vista, poteva sembrare lo scemo di The Village.

Cioè Adrien Brody, invero Il pianista.

W la follia, il folle incita la folla. W Don Chisciotte, amico, dammi un altro Chinotto. Non ho però bisogno di un braccio destro leccaculo come Sancho Panza, bensì di uomini senza braccini corti.

Sì, il Falò è un uomo puro e lo dimostra questo post che scrissi precisamente un anno fa.

uomini donne

 

di Stefano Falotico

ROBERT PATTINSON non mi convince come BATMAN: meglio il sottoscritto, uomo della notte and my transformation to play the JOKER character is amazing, superb, phenomenal


15 Nov

cosmopolis pattinson

Orsù, fratelli della congrega.

La notte sarà ancora lunga. Per far sì che non possiate annottarvi, no, annoiarvi, potrei qui annotarvi, no, recitarvi una filastrocca del signor Bonaventura ma io non sono un uomo semplice da Simona Ventura e quindi voglio cantare a voi un pezzo da uomo che, per sua natura, ama oggi la frescura e domani la calura.

Mamma mia, nel bosco v’è il lupo, oddio che paura!

Il Falotico, essere che plana su una società che perse il senno e, in seno al ritrovato sé stesso dapprima dagli ipocriti steso, non amerà mai una sempliciotta né un’educanda di nome Iolanda, neppure una lavandaia classista che frequentò il liceo classico per antonomasia di Bologna, ovvero il Galvani, poiché è uomo lontano dalla borghesia e da ogni sua sovrastruttura, visse per molto tempo di pane, amore e fantasia, di pene e ipocondrie, di malinconie e di grande noia ma, dopo essersi adombrato, oscurato, obliato e oserei dire anche obnubilato, dalle nubi del suo passato riapparve in forma smagliante, giammai più dai pagliacci inculato, bensì ancora poeticamente alto, di buon alito e velocemente alato, cammina a ogni dì con far spavaldo.

Anche quando indossa un liso pigiama, emana un fascino bestiale a pelle che attira una donna Gioconda di nome Mona Lisa e domani una triste di nome Luisa.

Egli è Babbo Natale e il 25 Dicembre suona la cornamusa a ogni vergine che non crede oramai più in dio poiché dai cinici amanti assai delusa, donandole una mousse succosa per dimostrare ai musoni che ci vuole dolcezza per ricevere carezze, di vuole tenerezza per amare le donne che vogliono la giusta, gustosa durezza.

Egli è bello, è un giovane baldo, conosce a menadito la realtà e n’è ben saldo, malgrado abbia pochi soldi nel salvadanaio.

In mezzo a tante cretine ragazzine galline che vivono nel pollaio, in mezzo a tanti galli cedroni che si credono fighi ma, a trent’anni, usano già il cerone, il Falotico, dinanzi a tale umanità pietosa, accende un cero e augura agli zombi, cioè ai morti diventi oramai rassegnatisi a una vita amara, di finire presto al cimitero.

Un uomo che l’incenerisce poiché non più poltrisce e, ribellandosi con furia, gli imbecilli punisce, zittisce e a tutti lo fa a strisce.

Poiché se costoro devono vivere solamente di frivolezza esagerata, di squallida mediocrità, di carnascialesca falsità e di stole ilarità, è meglio dunque il Falotico nella sua forse odiosa eppur cremosa, giammai criminosa, totale, nuda e cruda sincerità.

I suoi occhi sono quasi neri, neri come la notte ove si fa a botte, ove l’uomo pipistrello è anche poeta menestrello e spacca il culo a ogni teppistello.

Di primo acchito, questo Falotico potrebbe sembrare, invero, un coglioncello ma ha due palle così per esser riuscito a rifiorire come un fiore a primavera e a correre ancora come un leggiadro cervo che ama le favole che iniziano con C’era… una volta anche presso i Sassi di Matera.

Ce la vogliamo dire?

So che lo vorreste uccidere per questo, so che lo invidiate a morte ma è onestamente un genio.

Se non mi credete, fate bene. Siete uomini di panza e poca sostanza, uomini che vivono solamente di fandonie e sterili chiacchiere. Non sapete amare i favolisti da Cielo in una stanza.

Uomini, sostanzialmente, che non valgono niente.

Meritate una vita da idioti. Mica quella del Falotico.

Siete uomini che nessun progetto valido sanno stanziare, prendete in giro i barboni alla stazione e non sarete mai amici, a differenza del Genius-Pop, di uno dei migliori critici cinematografici italiani che scrive su Best Movie, ovvero Davide Stanzione.

Ah ah.

Il Falotico fu amorfo e oggi è invece polimorfico, sa essere come Johnny Depp, poi uguale a Joaquin Phoenix, quindi trasmuta in Brandon Lee de Il corvo in virtù solamente del suo fascino alla Al Pacino dallo sguardo torvo e torbido, eppur al contempo romantico, avvolgente e morbido.

Insomma, un pezzo da novanta che, in mezzo al 95% delle persone, cioè gli zotici, vale un sogno.

Buonanotte e buongiorno, c’è chi ama la vita dura, chi la vita diurna, chi quella notturna ma ricordate che sarà ancora una fregatura quest’esistenziale, feroce lotta di noi, oggi creature e domani pure, no, ancora uomini (im)puri.

In mezzo alla radura, spunta un uomo duro che fa gola e calore a ogni donna di bocca buona che lui sa ammaliare col solo potere della sua oratoria senza retorica, col solo valore della sua immensa cultura.

Poiché, anche senza fare un cazzo, eh già, sprigiona irresistibile forza eroica e potente classe erotica.

 

Signore e signori,

il Falotico.

Un uomo che batte Pattinson in tre secondi netti senza neppure togliersi la maschera da Joker.

Ah ah.

Un uomo, dirimpetto al quale, Jennifer Lopez se la fa nelle mutande.

Poiché, come detto, sa che le farà presto il c… o.

Ah ah.

di Stefano Falotico

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