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Ammisi falsamente che mi sarei suicidato dopo aver visto THE IRISHMAN: qui devo ammettere il ver(b)o, lo farò dopo KILLERS OF THE FLOWER MOON, mi spiace avervi deluso


13 Nov

scorsese

Sì, ne ero sicurissimo. Forse non lo sapete, forse sì, chissà. Visionai The Irishman alla Festa del Cinema di Roma.

Mi promisi, il mattino stesso in Sala Petrassi, aspettando nauseato in mezzo agli altri accreditati stampa tutti sovreccitati, a differenza di me, impassibile e con la testa da un’altra parte, che tornato in albergo, finita dunque la proiezione di The Irishman, mi sarei gettato giù dalla finestra.

Questo non avvenne poiché, nel momento stesso in cui stetti per lanciarmi giù a volo d’angelo, desistetti? No, squillò il mio cellulare e mi arrivò una notifica di WhatsApp.

Un mio amico mi mandò un vocale:

– Hai letto le critiche negative che sta ricevendo, qui in Italia, The Irishman? A quanto pare, a differenza della Critica statunitense, assolutamente unanime nel definirlo un capolavoro indiscutibile, qua da noi abbiamo già parecchi insoddisfatti.

Non possiamo permettere che questa gente continui a vivere, non credi?

– No, infatti, assolutamente.

– Ti sento affaticato, Stefano. Hai il fiatone. Che stavi combinando? Ah ah, lo so. In camera, da te, c’è una bella donzella tutta ignuda e calda a letto. Non volevo disturbarti. Continua pure…

– No, in verità qui non c’è un cazzo di nessuno. Ci sono io e, se tu non m’avessi chiamato, in questa stanza fra poco non ci sarebbe stato nemmeno il sottoscritto.

– Ah, capisco. Fra poco uscirai dalla camera per andare a vedere un altro film?

– Invero, mi stavo suicidando.

– Ah sì? Quindi ti ho salvato la vita.

– Sì, sei il mio Robert De Niro.

 

Sapete, no, che Martin Scorsese, dopo il rapporto fallimentare con Liza Minnelli, dopo aver girato New York, New York, pensò seriamente di suicidarsi e fu proprio Bob De Niro a salvarlo, praticamente costringendolo a girare Toro scatenato?

Sì, ignoranti, documentatevi.

Scorsese era distrutto psicologicamente ma, grazie a Bob De Niro e a una scopata, forse più di una, con Isabella Rossellini, quest’ultima infatti presente alla cerimonia degli Oscar in cui Bob vinse l’Oscar, si salvò per il rotto della cuffia.

Da allora, non ebbe più pensieri suicidari o suicidi che dir si voglia. Io invece non ho più tanta voglia…

Ora, nelle prossime righe, vi racconterò mille cose che non sapete di me e invece io voglio dirvi. Tanto, come sempre, non mi crederete poiché v’appariranno soltanto il frutto delle fantasie di un malato di mente che inventa balle per attirare l’attenzione.

Vorrei sinceramente che fosse così, invece è esattamente il contrario. Infatti, quanto prossimamente vi narrerò, eh già, corrisponde purtroppo alla più tragica realtà surreale.

Ecco, mi ricordo che il mio primo appuntamento al buio con una ragazza non fu al buio. Era infatti pomeriggio.

A differenza di Griffin Dunne di Fuori orario, non mi dimostrai affatto impacciato e timido con la mia Rosanna Arquette dei poveri.

Sì, che io mi ricordi, lei assomigliava realmente molto a Rosanna. Cioè, a tutt’oggi, sebbene mi sia sverginato con lei, non sono ancora convinto se fosse bella o brutta. Un po’ come Rosanna all’epoca.

Adesso, Rosanna è indubbiamente una racchia. Forse anche questa con cui mi sverginai lo è ma non la vedo più, in ogni senso.

Lei invece, vedendomi così coinvolto, disinvolto, constatando-tastando con mano la mia sicumera, sì, proprio con mano leggera, facendo up and down per tirarmelo sempre più su in modo pesante, allo stesso modo di Griffin Dunne, però, cadde in paranoia.

Sì, non fui io a venire… divorato dalle paranoie, bensì lei.

Poiché ripeto, in quel momento, credette che io le avessi mentito in chat, ove le dissi che ero sessualmente imbranato.

Sì, fu lei a sentirsi in imbarazzo. Lo sentì subito rizzo e ciò la stupefò un bel po’, cazzo.

Detto questo, passiamo alla seconda che incontrai.

Al primo appuntamento, io e lei passeggiamo per circa un’ora. Poi entrammo in macchina.

Solo perché non trovavo più il cellulare. Le chiesi di aiutarmi a cercarlo.

Lei pensò che stessi scherzando ma io la freddai con un:

– Eccolo, ho trovato il cellulare del cazzo. Stava qui, sul sedile posteriore. Adesso che l’ho trovato, direi che posso rincasare.

Sì, ora devo andare. Stasera, vorrei rivedere L’ultima tentazione di Cristo. Ci sentiamo domani, va bene?

– Mi stai prendendo per il culo?

– Un po’ sì.

 

Al che, cominciò a offendermi di brutto come Lorraine Bracco con Ray Liotta in Quei bravi ragazzi.

– Sai che ti dico, stronzo di merda? Sei solo un ghiacciolo!

– Il ghiacciolo si lecca – le risposi con estremo aplomb, quindi aggiunsi: – A duecento metri da qui, c’è una gelateria. Compra una vaschetta di jogurt all’amarena. Succhiatela tutta e, mi raccomando, di’ al gelataio di ficcarti dentro anche la banana.

 

Lei, innervosita oltremisura, minacciò di chiamare l’ambulanza per ricoverarmi alla prima clinica psichiatrica. Dunque, io le risposi sempre con calma olimpica:

– Sì, va bene, ci sto. Se però dall’ambulanza scende Nicolas Cage di Al di là della vita, non so se dovrò accompagnare lui al pronto soccorso. A quanto pare, Nic non gliela può fare, no, non ce la fa da solo. E tu non sei stimolante come Patricia Arquette, sai?

– Sei solo una merda! – urlò lei, inferocita.

 

Comunque, volle rivedermi. Sì, diciamo che, non considerandomi tanto normale, volle appurare se fossi rivedibile.

Ah ah.

Il nostro secondo incontro durò comunque pochissimo.

Lei mi aspettò davanti a un negozio di biancheria intima.

Al che, io fermai dinanzi a lei la macchina, inserii le cosiddette doppie luci, sostai brevissimamente in doppia corsia, scesi in tutta fretta e le dissi:

– Sono venuto… solo per consegnarti il cellulare. La scorsa volta, lo dimenticasti nella mia macchina.

Ora però, prima di lasciarti, toglimi una curiosità. Sai, ho sbirciato nella tua rubrica. Leggendo anche vari tuoi sms mandati a un certo Ernesto.

Da quel che sembra, questo Ernesto ti scopa da dio. Lo riempi sempre di complimenti, ringraziandolo per le impagabili soddisfazioni che ti dà. Mi congratulo con te.

Adesso, scusami, devo proprio scappare. Tu, con Ernesto, torna a scopare.

– Io ti denuncio, figlio di puttana! Dove cazzo è finita la privacy? Porco!

 

Come si suol dire, non c’è due senza tre. Lei volle nuovamente incontrarmi e finalmente scopammo.

Sì, mi ospitò a casa sua e mi offrì un succo di frutta.

– Ti piace?

– No, è acido come te.

– Fuori dalla mia casa, villano!

– Va bene, lasciami però almeno finire di succhiare dalla cannuccia! Sto finendo, dammi soltanto un momento. Hai notato che, quando uno sta per finire di succhiare, avviene il risucchio? Tu sei esperta di cannucce, nevvero?

– Psicopatico, come ti permetti?

 

Scesi frettolosamente le scale di corsa. Al che lei m’inseguì:

– Dove cazzo pensi di andare? Devi pagarmi il succo di frutta.

– Va bene. Tu rientra nel tuo appartamento, non diamo spettacolo. Ti raggiungo subito. Dammi solamente un minuto. Devo riallacciarmi le scarpe.

 

La raggiunsi dopo un minuto e lei s’era nel frattempo completamente denudata come Margot Robbie al primo incontro con Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street.

Al che, tutta accalorata, disse, parafrasando Joe Pesci di Quei bravi ragazzi:

– E ora che mi dici, signor bulletto? Qualche cosa me la devi dire.

– Te la dico.

– Sentiamo.

– Fancul’ a mamm’t.

 

Sì, le dissi proprio così.

Fra me e lei, fra alti e bassi, durò parecchio. Lei non mi amò mai davvero, nemmeno io.

Stemmo assieme soltanto perché, a detta di lei, duravo molto.

Ma non servì a un cazzo per tirarmi su.

La strategia promozionale di Scorsese & Netflix s’è rivelata vincente, quella di Fedez, cantante degli ominidi, altrettanto, poiché l’italiano medio è un mafioso demente, evviva i cinecomic!

Sì, quando Alberto Barbera annunciò, a fine luglio scorso, il programma della sua kermesse, ovvero della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, tutti noi cinefili rimanemmo basiti nello scorrerlo e non vedere in cartellone, come si suol dire, The Irishman di Martin Scorsese.

Eclatante, clamoroso al Cibali, come si diceva una volta.

Il film più atteso dell’anno, forse degli ultimi vent’anni, non partecipò al Festival di Venezia. Assurdo, no?

Festival da sempre considerato leggermente minore rispetto a quello di Cannes ma che, ultimamente, si rivelò d’estrema importanza imprescindibile per la corsa agli Oscar.

Poiché molti dei film, dei registi e degli attori premiati a Venezia furono poi quelli che la fecero da leone agli Oscar. Anche se La forma dell’acqua vinse, per l’appunto, il Leone d’oro, eh eh, mentre il parimenti oscarizzato Birdman assolutamente no.

Scorsese optò per il più intimo New York Film Festival.

Scelta quanto mai oculata, sacrosanta.

Poiché sarebbe stato, come già dissi, assai pericoloso presentare The Irishman a Venezia. Dinanzi a critici agguerriti e infoiati, pronti a scannarlo se ne fossero rimasti, di solito loro snobismo d’accatto e “accatta visualizzazioni stampa”, parzialmente delusi.

Sì, meglio dunque il più piccolo New York Film Festival. Ove Scorsese poté presentare il suo film in maniera più delicata e riservata. Consegnandone la visione a selezionati addetti e cosiddetti operatori del sistema.

Le critiche, come sappiamo, furono entusiastiche. Da qui sorse a tamburo battente il crescente, inarrestabile passa parola.

Al che, The Irishman fu presentato, con altrettanto successo e critico clamore, a Londra e poi a Roma.

Ottenendo ancora una volta consensi a iosa.

Invece, qualora fosse stato relativamente stroncato a Venezia, ciò ne avrebbe pregiudicato la corsa agli Oscar e il suo estremo, ragguardevole, anzi incommensurabile valore sarebbe stato inficiato da qualche presuntuosa, oserei dire pregiudizievole, critica prematura.

Per esempio, oramai a Clint Eastwood frega poco degli Oscar.

Lo dimostra il fatto che, da anni, fa uscire i suoi film a metà dicembre quando oramai i giochi sono pressoché fatti.

Sì, la stampa americana può visionare le sue pellicole prima che escano ufficialmente in sala, quindi, stando a questo discorso, non mi stupirei più di tanto se il suo Richard Jewell venisse nominato in varie categorie, perfino importanti, fra circa un mese ai Golden Globe. Sebbene, come detto, uscirà soltanto dopo le nomination dei Golden, ovvero il 13 Dicembre.

Ma sono rarissimi i casi in cui una pellicola uscita nelle sale a dicembre abbia poi fatto incetta di candidature agli Oscar. Perlomeno, se prima non fu presentata a qualche festival di rilievo.

Come da me poc’anzi spiegato.

In poche parole, Richard Jewell potrà anche essere il film più bello dell’anno, perché no, ma credo che oramai l’Academy abbia già compiuto la sua scelta.

Il film che vincerà l’Oscar, per l’appunto, come Best Motion Picture of the Year, sarà The Irishman.

Stavolta, Netflix ci prese alla stragrandissima.

Agì infatti con lieve, dolce mestizia e sobria furbizia, con indicibile, inarrivabile scaltrezza e ammirabile pudicizia.

Realizzando una campagna promozionale basata sulla leggendarietà del capolavoro annunciato, a piccole dosi, paradossalmente, annunciandolo.

Dispensando, nel corso degli ultimi mesi, solo tre ufficiali filmati.

Creando attorno alla pellicola la giusta dose di mistero e suspense.

Netflix Italia, per esempio, su YouTube non ha ancora diramato il trailer di The Irishman doppiato in italiano. Solo gli abbonati possono vederlo, ascoltando in esclusiva Leo Gullotta che dà la voce a Joe Pesci.

Ora, spostiamoci invece in tutt’altro ambito e parliamo non di Scorsese, bensì di un altro uomo, purtroppo, considerato assai più meritevole di Martin da molti italiani, vale a dire il “fenomeno” Fedez.

Ecco, se io mi presentassi a un produttore discografico con un testo del genere, probabilmente lui chiamerebbe immediatamente la neuro:

mi aspetto che ti piaccia stare

sotto le coperte e non sopra le copertine

l’amore a prima Visa…

un golpe al cuore…

se ti guardo a luci spente, sei un tramonto abusivo…

Ma direi che l’apice, oserei dire l’inarrivabile zenit di tale “genio” dei debosciati, sia questa rima baciata per tutte le ragazzine più cretine:

prima eri un problema di cuore, ora sei il cuore del problema

Sì, Fedez lo vedrei bene ospite di Gigi Marzullo. Ah ah.

Sì, per comporre questi versi lirici, più che altro da due lire, un ritardato medio impiegherebbe due minuti, Fedez invece ne impiega dieci. Ah ah.

Peccato che lui sia più ricco di un astrofisico nucleare che conosce ogni equazione della teoria della relatività e l’Italia ascolti, con la testa fra le nuvole, queste cagate atomiche che io brucerei alla velocità della luce.

Sì, è per questo che abbiamo oggigiorno critici di Cinema che sostengono che The Irishman sia meno bello di Quei bravi ragazzi. Se Scorsese avesse realizzato Quei bravi ragazzi 2, avrebbero detto che The Irishman sarebbe stato uguale a Casinò. Ah ah.

Come dire che il sottoscritto, se ieri fu depresso a morte e oggi stia provando, provatissimo, di darsi uno slancio vitale fighissimo o solo più sfigato, le malelingue affermeranno, anzi con irremovibile fermezza affermano, che lo fa per rispondere a chi l’offese nel vano, deleterio e controproducente tentativo misero di dimostrare fermamente qualcosa. Ma rimane di mente un infermo. Ah ah.

Quindi risulta penoso e patetico.

Se invece avessi smesso di scrivere libri e recensire film, mi avrebbero detto ugualmente che sono penoso poiché mi sarei arreso.

Mettetevi d’accordo perché non ho intenzione di essere recensito da gente che prima offende Fedez perché è povera e il giorno dopo, invece, se vince il SuperEnalotto, frega a Fedez pure Chiara Ferragni, regalandole una migliore Ferrari.

Sono sinceramente stanco di tutta questa gente ipocrita assai italiana.

Di domenica, questa gente va a messa e il lunedì dopo combina le stesse porcate di prima. Tanto la settimana finirà, arriverà di nuovo domenica e basterà una confessione per poter ritornare a vivere alla stessa maniera.

D’altronde, Francia o Spagna, basta che se magna!

Il mio consiglio per i giovani è questo, un consiglio non propriamente ottimista, a dire il vero.

Un consiglio non da coniglio, bensì da uomo saggio come Rust Cohle di True Detective.

Cioè questo: non sposatevi e non mettete al mondo dei figli.

Altrimenti, possono nascervi mostri come Glenn Fleshler/Errol Childress se vostra madre è pazza.

Tanto, anche se vostra madre non è pazza davvero ma vive da pazza poiché chi la mise incinta, ovvero Thomas Wayne, la trattò come Fillipo Timi di Vincere nei confronti di Giovanna Mezzogiorno, vostro figlio troverà un altro Glenn Fleshler che lo caricherà di rabbia, distruggendogli pure la purezza.

Come no?

Ora vi spiego.

Le mie freddure lasciano stecchiti tutti, soprattutto il sottoscritto, ovvero un personaggio da fumetti molto fumantino

Allora, adesso vanno di moda i cinecomic.

Martin Scorsese e Francis Ford Coppola li definirono spregevoli.

Non so se abbiano ragione o no. Da quello che mi risulta, comunque, Rupert Pupkin di Re per una notte è Kick-Ass mentre Dracula di Bram Stoker è Ant-Man.

Come no? Oldman, in questo film, è come Gulliver. Prima è un titano. Poi, in seguito alla morte tragica della moglie, si segregò nel castello e invecchiò di brutto. Dunque, la sua virilità, nonostante si attorniò di tre streghe-damigelle meretrici, fra cui Monica Bellucci, ne risentì potentemente.

Diciamo che si nanizzò. Quindi, riprese possesso della sua armatura da Batman di Christopher Nolan e volò nuovamente come un pipistrello, facendo il culo, come si suol dire, ai moscerini.

Sì, il nerd è un uomo che, dopo aver sublimato le delusioni affettive, credette di essere sublime poiché realisticamente, logisticamente e dunque obiettivamente non gliela può fare con Catwoman.

Al che, come meccanismo di difesa psicologico, anziché diventare verde di rabbia come Hulk, in virtù dei soldi del ricco possidente del padre che lo mantiene, se la tira da Iron Man.

Cioè, detta come va detta, il nerd vive nel seminterrato, nella prigione bunker col culo parato delle sue immaginifiche stronzate, vagheggiando suoi sogni di gloria spesso fantasticati ma raramente concretizzatisi. È invero Birdman.

Sì, dovrebbe in verità spararsi in testa.

Se non dovesse miracolosamente morire, lo acclameranno in piazza come Joker.

Per quanto mi concerne, io fui un uomo già a quattordici anni.

Mi ricordo infatti che non rimasi insensibile, a livello ormonale, dinanzi a Pamela Anderson di Baywatch.

Poi però scoprii che lei se la faceva con il bagnino ignorantissimo de Il commissario Lo Gatto.

Ci rimasi come una merda. Da allora, distrutto, cantai La Mer, recitando, a ogni mattutino canto del gallo, tutte le sillogi poetiche di Giacomo Leopardi.

Ho detto tutto.

Riguardo la recensione di The Irishman, sentii e lessi molti critici affermare che Scorsese ricicla sempre tematiche, da lui stesso generate e sviluppate, oramai già viste, trite e ritrite, ovvero inflazionate e abusate.

Uno disse pure che Scorsese non è capace di rinnovarsi e che è relativista. Cioè, gira soltanto film su preti, su strambi deliri religiosi o sui gangster mafiosi.

Il prossimo film di Scorsese sarà Killers of the Flower Moon.

Un film sui nativi indiani americani divenuti ricchi grazie al petrolio.

Questi critici, invece, pensano di divenire ricchi, facendo lo scalpo a Scorsese?

Di mio, sono Fu Manchu. Cioè, praticamente David Lo Pan di Grosso guaio a Chinatown.

Ma, alle tribù degli Apache, dei Mohicani e dei Comanche, continuo a preferire l’ex pornoattrice Cheyenne.

Sono uguale a Sean Penn di This Must Be the Place ma nemmeno una racchia come Frances McDormand me la dà.

Per fortuna, aggiungo io, quella donna è matta.

È capace di rendere un uomo, macho come Liam Neeson, uguale a Darkman.

Ah ah.

Sì, Frances è un’intellettuale che rompe le palle a dismisura.

È per questo che suo marito, Joel Coen, è un genio.

Non scopa mai Frances. Non sapendo dunque che cazzo fare da mattina a sera, assieme a suo fratello Ethan, passa il tempo a inventare storie pazzesche. Passano notti in bianco nel mettere nero su bianco le loro sfighe disumane. Da cui Il grande Lebowski e A Seriuos Man.

Mentre nell’altra stanza, Frances, sdraiata a letto, si tocca d’autoerotismo feroce, impazzendo ad ascoltare Bob Dylan, uno dei suoi cantanti preferiti, che accarezza il plettro, riproponendo la sua storica Knockin’ on Heavens’ Door.

Sapete che al posto di Frances Conroy, in Joker, doveva esserci la McDormand?

Però Todd Phillips, dopo aver provinato la McDormand, scelse la prima Frances.

Poiché la Conroy è parimenti brutta ma ispira tenerezza. La McDormand, invece, è brutta e basta.

Quindi, non poteva essere credibile nei panni dell’ex donna di Thomas Wayne.

Sì, Thomas fu un frustrato prima d’arricchirsi.

Passò il tempo a cercare donne con cui condividere il suo disagio psicologico su qualche sito d’incontri per cuori solitari.

Non incontrò nessuna disposta a uscire con lui. Solamente la Conroy.

Perciò, Thomas pensò:

– Be’, basta metterle una maschera a mo’ di cuscino in faccia, di corpo non è poi tanto male, le posso rifilare tranquillamente una sonora fregatura, cioè una (mal)sana inculata.

 

Peccato che il profilattico di Thomas si spaccò nel momento meno opportuno e la Conroy partorì il futuro Joker.

Thomas quindi sposò una donna altolocata e assieme misero al mondo il futuro Batman.

Pover’uomo. Divenne come Donald Trump ma non gliene andò bene una.

Da una ebbe infatti un figlio pazzo, dall’altra uno con la doppia personalità.

Deve ringraziare, dall’alto dei cieli o laggiù all’inferno, che qualche teppista l’abbia ucciso nel vicolo cieco…

Se così non fosse stato, adesso Thomas avrebbe dilapidato mezzo patrimonio a pagare gli psichiatri dei figli ché, non essendo costoro capaci d’intendere e volere, avrebbero chiesto al padre di essere mantenuti.

Lui, essendo un pezzo grosso, si sarebbe vergognato di affidarli all’assistenza sociale e dunque si sobbarcò ogni spesa dei suoi scugnizzi.

Infatti, in nessun fumetto, risulta che Batman possieda un lavoro.

Thomas, prima di morire, redasse infatti un testamento ove scrisse testualmente:

– Mio figlio Arthur è irrecuperabile. Se gli donassi la mia vita a Malibu, la distruggerebbe.

Dunque, mettetelo in manicomio. Ma cambiategli il cognome.

Mio figlio Bruce, invece, è altrettanto malato ma, a differenza di Arthur, è più figlio di puttana. Sì, soffre di disturbo borderline ed è un incallito puttaniere irredimibile. Però, in compenso, riesce emozionalmente a gestirsi.

Al massimo, dite al maggiordomo Alfred che, se Bruce avrà dei momenti difficili, di nascosto dovrà infilargli degli psicofarmaci nel tè.

Sì, in Joker, la psicologa di Arthur gli disse questo:

– Arhur, il sindaco, malgrado le battaglie del nostro sindacato, ha tagliato i fondi. Ci hanno castrato. Non posso più curarti. Siamo entrambi inchiappettati.

Comunque, se cercherai su Google, in qualche forum di disadattati, potresti incontrare Iris di Taxi Driver.

Sai, sebbene sia stata salvata dalla prostituzione minorile grazie a Travis Bickle, uno più fuori di testa di te, non si riprese mai davvero dall’essere stata abusata dal suo pappone.

Sposatela e abbiate dei figli.

Tanto, il mondo è già pieno di pazzi. Qualche pazzo in più non sarà un grosso problema.

Ora, Arthur, devo salutarti. Ho perso il lavoro ma sono una donna. Quindi, mi basterà, per tirare a campare, mi basterà dare via il culo sui viali. Addio.

Anzi, ragazzo, prima di congedarmi, ti dirò però questo. Passai tutta la mia adolescenza da sfigata a studiare psicologia per provare a dare una speranza ai giovani provati che, come te, non accettano questa società e ne soffrono terribilmente.

Mi tolsi tutti i piaceri giovanili per riuscire nella mia mission.

Adesso, sono disoccupata.

Morale, figlio mio:

chi lo prende nel culo è destinato a riprenderlo in culo inevitabilmente. Come dice Rust Cohle, ancora e ancora e ancora.

Con l’unica differenza che, d’ora in avanti, quando lo piglierò nel didietro, almeno mi pagheranno.

 

Ah ah. Di mio, posso invece dirvi questo:

se credete che, in questo mondo, possiate essere voi stessi, sì, potete esserlo. Però già sepolti e cremati al cimitero. Il resto è una grande stronzata. L’umanità, dopo millenni di pseudo-evoluzione fasulla, alle soglie del 2020 finalmente comprese che l’uomo è in realtà una scimmia imborghesita. Quindi, l’unica differenza esistente fra lui e la scimmia non è, come si crede, l’intelligenza, bensì il portafogli. Se pensate che non sia così, non siete evoluti. Forse, è per questo che soffrite come animali. Sì, la sofferenza è figlia non della malattia mentale, bensì dell’incapacità di accettare un mondo che non riuscì a cambiare manco Cristo. Figurarsi se, come Gesù, siete per l’appunto dei poveri cristi.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Chi non vuole ascoltare ragioni, continuasse a sbattersene.

Tanto, se ne sbatté pure prima. Altamente fottendosene.

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di Stefano Falotico

SHOWTIME: il lupo non perde manco il pelo, anzi, è pure più vizioso, capriccioso, è un Piero Pelù


10 Nov

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Sì, io sto veramente ridendo come un matto. Oddio, fermatemi. Sì, datemi un calmante.

Ieri notte impazzii per la millesima volta in vita mia.

Sì, io abbraccio la teoria di alcune frasi magistrali coniate da Charles Bukowski.

Ovvero le seguenti. Peraltro, io già in tempi non sospetti dissi le stesse cose di Charles senz’aver ancora mai letto un cazzo di suo.

“Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa?”.

“Alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre”.

“A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro”.

 

Sì, stamane, dopo una feroce nottata insonne, scrissi sul mio taccuino ciò:

ieri notte ebbi degli scompensi acuti, non solo psicologici. Una crisi acustica. Il mio cuore batté infatti d’amore perduto, una donna mi mandò delle foto di lei molto sexy e mi disse di scoparla ma lei abita lontano ed è stata una bestiale sofferenza indicibile. A che sarebbe servita una pippa? Ah, che bile, cazzo.

Per fortuna, mi contenni. Altrimenti, dopo non essermela sbattuta poiché non possiedo il teletrasporto, se avessi spaccato tutto di brutto, i vicini di casa, i quali forse in quel momento stavano trombando paciosamente, disturbati dal trambusto dei miei ululati da lupo robusto, avrebbero chiamato la polizia municipale o forse, a causa dei miei bollori simili a un incendio doloso, anzi solo doloroso per il mio cor(po) già esploso da foresta amazzonica, sì, non mi rado nemmeno lì, m’avrebbero ricoverato in un centro psichiatrico.

Ove ti sedano in culo talmente tanto che non solo non riesci più a farti le pippe ma non riesci nemmeno ad avere i riflessi pronti per fermare e denunciare un dottore con la pipa, cioè uno psichiatra della minchia, che sta sodomizzando un’apprendista infermiera troppo pudica, virginale e linda.

Sì, la psichiatria fa così. Se sei un uomo che fa la donna angelica e pia, cioè se non diventi uno stronzo come tutti, te lo sbatte in quel posto così come fece Jung con Sabina Speilrein.

Sì, se hai superato la maggiore età e sei fanatico di Scanners e di Videodrome ma sei vergine, ti dicono di fare l’uomo maturo e di trovare una figa come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Sì, altrimenti ti dicono che sei socialmente pericoloso poiché potresti anche essere un genio ma il tuo operato, diciamo, non si addice alla società da Essi vivono. Ove per avere amici e amore devi, per l’appunto, consumare, obbedire e soprattutto farti il culo. Ah ah!

Sì, ieri notte, in preda a una ribellione devastante uguale, se non maggiore, a quella di Arthur Fleck/Joker, no, non mi feci una pippa ma venne fuori… il mannaro lupo.

Innanzitutto, erano mesi che subivo prese per il popò da certa gente ma, a forza di farmaci repressivi, mi resero un agnellino innocuo e dunque non potei, a tempo debito, nemmeno mandare a fanculo tanti figli di puttana che non valgono uno sputo.

Cosicché, azzannai uno in chat. Sì, tre mesi fa mi permisi di affermare che C’era una volta a… Hollywood del Tarantino è una cagata pazzesca. A questo punto, lui mi aggredì e mangiò vivo, definendomi uno scemino.

In chat gli urlai che lui non è Brad Pitt e, a differenza di Tarantino, non è un cinefilo malinconico, bensì uno sfigato cronico.

Un tale Luvstig, invece, un anno fa mi definì penoso. Andai dalla sua ragazza e lei comprese che Luvstig è, rispetto a me, assai meno peloso.

Sì, sono molto permaloso, ho i capelli quasi rossi, sono odioso ma soprattutto focoso. Mi va subito il sangue al cervello. Per quanto riguarda il sangue invece da un’altra parte, ovvero nei vasi dilatatori dei corpi cavernosi, se davanti a me c’è una racchia animalesca, non diventa duro affatto. Sì, la vedo durissima.

Non ci sono cazzi, come si suol dire, che tengano.

Quando lasciai gli studi, tutti pensarono che fossi un debole e un malato di mente. Al che, a mo’ di sfottò, mi cantarono Francesco di Francesco Tricarico.

Di mio, ho sempre preferito Non è Francesca di Lucio Battisti.

No, non sono il santo d’Assisi ma nemmeno un uomo che, a forza di stare con una frustrata da Vasco Rossi, ascolta Santa Chiara. Ah no, scusate, volevo dire Albachiara.

Io sono esperto di tutte le albe poiché vivo nel crepuscolo. E sapete che vi dico?

La Parietti non ha oramai più le gambe di una volta. Sì, vent’anni fa, un tipo alla Wolfman la vedeva, anche solo binocolo, ah ah, e voleva succhiarle il collo come (in) Dracula di Bram Stoker. Sperando che poi lei gli succhiasse qualcos’altro.

A proposito di Brad Pitt, posso dirvi solo questo. Sono il Leo DiCaprio italiano. Sì, Leo è biondo, io castano-moro tendente, come detto, al rosso. Ma al semaforo passo solo col verde.

E sto sempre più subendo una metamorfosi da Benjamin Button.

Sì, gli altri alla mia età sono già pecora. Brutti, soprattutto nell’anima. Anche se, tornando al cinismo di Bukowski, non è che me ne freghi molto dell’anima. L’importante, nella vita, al di là delle canzoni mielose di Ed Sheeran, è avere culo. Il resto è una grande porcata.

Sì, guardate, nella mia vita ne vidi tante, mica tanto. Vidi uomini di cinquant’anni che, visto che nessuno se l’inculò e tuttora incula, per darsi un tono cominciarono a parlare di Cinema senza saper filmare nemmeno l’8mm della comunione dei figli, cioè non ebbero e non hanno nemmeno il coraggio di ammettere che quei figli non sono loro ma dell’amante della moglie.

Sono froci? No, manco questo. Non sono e basta.

Molte donne criticarono aspramente la biografia di Fabrizio Corona in cui il bel tamarro Fabrizio dedicò un intero capitolo alle donne che inchiappettò. Donne che, a differenza di quelle inchiappettate da Fabrizio, essendo oramai fottute, invidiano gli uomini e li (s)fottono.

Di me, tutti ne dissero tante. Soprattutto che mento e che sono un falso. Al massimo, posso prendere il poster di Showtime con De Niro e Murphy, ficcando la mia faccia al posto di quella di Bob. Di vero deepfake con tanto di look da Fabrizio Corona. A differenza di lui, devo ammetterlo, non sono abbronzato e non ho i soldi per pagare un ghost writer per un capitolo di FIGHE che scriverebbe meglio, fra l’altro, un ragazzo di dodici anni. Sì, quando uscì Showtime, avevo già superato ogni mia crisi. Stavo da dio. Qualche anno prima, Sasha uscì con If You Believe e io stavo uscendo con una lupa.

M’avete fatto solo perdere tempo perché volevate appurare se sono matto o sono un genio. Sono entrambi, quindi ora vedete d’andare tutti a fan-LUPO!

 

 

di Stefano Falotico

Il mondo è un licantropo, è mutato paurosamente e voglio raccontarvi tante storie, dalle più allegre alle più stoiche, dalle più tristi alle più strambe, forse son Rambo o Joker…


09 Nov

sean penn this must be the place

Quel che più m’importa è essere il pagliaccio di This Must Be the Place.

Racconto num. 1: un ragazzo troppo bollente riceve una freddura tremenda

Partiamo con le maschere di Facebook…

Chi più chi meno, tutti usano FB per dare sfogo all’esibizionismo spesso cialtronesco di questo grande, collettivo spogliatoio ch’è divenuto il mondo. Ove tutti millantano grandi doti e poi scopriamo gli altarini loro soltanto perché sbagliano chat

Sì, a me successe più volte.

Tempo fa, un ragazzo che si professò nobile e già egregio, per (im)puro errore, chiamatela forse distrazione o momento suo ormonale d’una erronea erezione, eh sì, mi recapitò una foto alquanto sconcia di lui senza mutande.

Vi cliccai sopra, sebbene già in “piccolo” avessi notato le sue scarse proporzioni non solo mentali.

Sì, mi bastò osservarne la faccia da culo per comprendere che era un nano.

Dinanzi a me si parò qualcosa di sessualmente anomalo. In quanto fu indirizzato a me.

– Oddio, che figura di merda. Scusami, Stefano. Non prendermi per un puttaniere. Ho mandato a te questa mia foto delle parti intime, era in verità per la mia ragazza.

– Figurati.

– Ora, so che cosa stai pensando di me, ti prego. Non cancellarmi dalle amicizie. Ah, qui s’incasinano le chat, si accavallano più delle gambe delle vallette in tv. Ero sovrappensiero e ho allegato a te questa foto. Non penserai mica che sono un debosciato e un pervertito?

– No, perché dovrei pensarlo? Ti sei scusato e mi hai detto che era una foto rizzata, no, indirizzata alla tua ragazza. Significa che fra voi v’è molta intimità. Spero solo che certe cose tu a lei le mostri davvero.

– Sì, malgrado ancora a lei non abbia mostrato niente di ciò che si mostra solo a letto, non l’abbiamo ancora fatto. Anzi, le volevo mandare questa foto per farle capire che sono dotato. Stefano, oramai l’hai visto? Ce l’ho mostruoso?

– Non sono cazzi che mi riguardano.

– Guarda, ora per farmi perdonare, sai che faccio? Compro tutti i tuoi libri e dico alla mia ragazza leggerli accuratamente e di farti pubblicità su Facebook. Ok?

– E se la tua ragazza s’innamora, così, di me?

– Cazzo, non ci avevo pensato.

– Prima di lasciarti, devo dirti una cosa.

– Quale?

– Ieri sera mi ha contattato una tizia, dicendomi che è la tua amante, non è la tua ragazza.

– Ma chi? Quella? Ma tu dai retta a quella matta? È solo una puttana.

– E se io ora andassi a dire a questa qui, con tanto di screenshot, che le hai dato della puttana e mostrassi questa foto sempre a questa qui, che cosa succederebbe?

– Succede che mi sparo in testa, ecco cosa succede.

 

Racconto num. 2: il fenomeno pensò di prendere per il culo il mondo, sostenendo che se ne fotteva…

Sì, anni fa conobbi un tizio che mi disse quanto segue:

– Stefano, non me ne fotte nulla dei film e dei libri. Tanto, si può campare anche senza.

 

Tre giorni fa costui inserì su Google una campagna fundraiser con la scritta:

sono all’inferno, ho l’amministratore di sostegno, m’imbottiscono di farmaci. Aiutatemi, vi prego!

 

Ecco, dopo aver sfanculato tutti, chi gli darà credito? Cioè qualche lira?

 

Racconto num. 3: tutti risero di me, pensando che finalmente mi fossi risvegliato dal letargo e dunque credendo che sarei andato incontro a una devastante derisione, fu per tutti un’immane delusione

Uh uh che ridere.

Vai, ce la puoi fare, ah ah. Mitico, idolo, leggenda.

Sei Sbirulino, uno scemino.

Questa la natura delle offese.

Secondo voi avevano ragione?

Una tragedia.

 

 

di Stefano Falotico

Haley Joel Osment, oggi come oggi, mi fa davvero SIXTH SENSE, è agghiacciante la sua mutazione mentre io ho da darvi una notizia entusiasmante


07 Nov

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Ecco, assistendo all’ultimo episodio della seconda stagione de Il metodo Kominsky, ebbi due svenimenti. Il primo avvenne quando vidi Haley Joel Osment. Il ragazzino, anzi, il bambino de Il sesto senso e di A.I., da enfant prodige dolcissimo s’è trasformato in un cinquantenne che all’anagrafe, però, ha appena trentun anni. Il secondo mancamento avvenne quando apparve Allison Janney, la versione Alba Parietti di un’attrice di Hollywood che non abbisogna di scosciare per vincere l’Oscar ma è più antipatica dell’ex di Alba, ovvero Franco Oppini. Ah ah.

Ecco, Haley sta subendo la stessa trasformazione del famoso youtuber Matioski. Sì, Matioski sostenne che Joaquin Phoenix, in un ipotetico sequel di Joker, non potrebbe essere credibile come forte rivale dell’uomo pipistrello poiché Arthur Fleck sarà abbastanza vecchio quando Bruce Wayne, ovvero il futuro Batman, diverrà perlomeno maggiorenne.

Certamente, Phoenix a sessant’anni sembrerà comunque sempre più figo di Matioski combinato così com’è adesso. Sì, Mattia, non me ne volere. A forza di condurre una vita sedentaria per realizzare video in diretta su YouTube, la tua panza è cresciuta molto. Ma non è un problema. Basta che, fra un cinecomic e l’altro, riuscirai a trovare il tempo per almeno un’ora di palestra al giorno e forse nel seguito di Joker potresti interpretare la controfigura di Randall/Glenn Fleshler reincarnatosi nello spettro dell’Enigmista. Ah ah.

Torniamo ad Haley. Il suo mutamento è impressionante, mette i brividi.

Sì, non deve essersi mai più ripreso dall’aver recitato da piccolissimo con Bruce Willis e dall’aver interpretato la parte da protagonista in un film di Spielberg in cui fa la parte d’un Pinocchio androide-robotico semi-autistico.

Dopo anni da alcolista anonimo, n’è venuto fuori e sta tornando a recitare. Se fossi stato in lui, avrei lasciato perdere.

Insomma, se si deve ripresentare così, avrebbe fatto più bella figura il celeberrimo Triunfo, ex barista del lucano paese natio dei miei genitori, ovvero un panzone non molto sveglio che almeno, a differenza di Osment nel finale di stagione de Il metodo Kominsky 2, fra un vinello, una birra e il tinello non se la sarebbe tirata da esperto di Scientology.

Sì, Alan Arkin si sorbisce il lavaggio del cervello di Haley che vorrebbe convincerlo ad affiliarsi a questa setta adorata da Tom Cruise. Sostenendo che, integrandosene, l’anima ne gioverà sensibilmente. L’anima forse.

Alan infatti lo guarda e preferisce rimanere vecchio ma più in forma di Matioski. Ah ah.

A parte gli scherzi, la vita di tutti noi è in perenne metamorfosi dal punto di vista psicofisico. Sino a qualche anno fa, per esempio, nessuno avrebbe mai pensato che Michael Douglas si sarebbe salvato dal Cancro. Così come, sino a qualche mese fa, nessuno avrebbe pensato che il sottoscritto sarebbe diventato Michael Douglas di Black Rain.

Insomma, se frequenti la gente sbagliata, diventi Ryan Gosling di Stay – Nel labirinto della mente e di Lars e una ragazza tutta sua. Se pensi con la tua testa e col tuo corpo, potresti anche batterli tutti col solo carisma traslucido del Falò che conosce il ciuffo suo. Ah no? Perché no? Perché pensi di battermi con la prosopopea di Allison Janney? Suvvia, quella donna merita solo quello che sapete. È andata ormai. Può venir bene come strega di Biancaneve. Invece Matioski? No, può ancora servire. A quanto pare, per il seguito di Joker, cercano un altro Murray Franklin. Ah ah.73325007_10214894629862129_7962702790772391936_n


di Stefano Falotico

 

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JOKER, THE IRISHMAN e RICHARD JEWELL sono film complottisti? Ma che mi tocca sentire!


02 Nov

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Pazzo? No, purissimo pezzo goliardico e al contempo profondamente riflessivo, ilare e tragicomico

Voi tutti vi siete fissati con le teorie del complotto.

Per anni, soffrii di manie igieniche, lo ammetto. Che ci fu di male? Almeno, se mi toccavo, non prendevo malattie veneree. Ah ah.

In tanti credettero, però, che fossi Mel Gibson di Conspiracy Theory.

Al che pensarono, sempre malignamente, che fossi un ragazzino disturbato. E su di me fu praticato un sequestro di persona come al figlio di Nick Nolte di Ransom.

Sì, per via del fatto che non m’attenni ai cattivi stili educativi dei genitori altrui, i quali castrano i liberi arbitrii dei figli così come fa Nick Nolte di Cape Fear con Juliette Lewis, i miei coetanei addussero che prima o poi sarei diventato, per troppa rabbia, De Niro/Max Cady.

Poiché, essendomi estraniato dalla carnascialesca socialità di quelli della mia età, reputarono malinconicamente troppo ingenua e cremosa la mia purezza e, malevoli, sospettarono che la mia solitudine auto-inflittami fosse figlia d’una latente sociopatia che poi, un giorno, sarebbe esplosa come quella di Travis Bickle.

Ah, vedrai. Sarà furioso e violento con le donne!

Ma per piacere!

In tanti m’identificarono con Donnie Darko e mi diedero del vecchio come Al Pacino di Donnie Brasco.

So solo che, già all’epoca, sarei stato l’avvocato del diavolo per una donna angelicamente provocante più del demonio come Charlize Theron.

Oggi, molte ragazze mi guardano e mi dicono che io possieda un certo fascino alla Andy Garcia de Gli intoccabili. Dire, cazzo, che fui scambiato per suo figlio nel film The Unsaid – Sotto silenzio.

Ah ah.

Mi ritengo una persona spiritosa ma intellettuale come Robin Williams de L’attimo fuggente e cerco perennemente di guardare la vita da molteplici prospettive.

Invece, fui spacciato per Williams de La leggenda del re pescatore. Anzi, peggio. Per Robin di Hook e per quello di One Hour Photo. Cioè, un ragazzone guardone assai rosicone. Perfino per Robin Hood. Come no? Ovvero, il principe dei ladri. I ladri, secondo costoro, erano le mie varie personalità. Ah ah.

Sì, mi urlarono: non devi mentire a te stesso ma guardarti allo specchio e ammettere che, al di fuori di te e del tuo riflesso, caro fesso… sei solo come un cane. Sei un poveretto! Anche un perverso!

In poche parole, fui additato sempre frettolosamente per uno schizofrenico e per un ragazzo mal cresciuto molto instabile.

È assurdo tutto ciò.

Sì, secondo questi qua, personificai Mel Gibson dell’Amleto di Zeffirelli. Attentarono alla mia verginità e alterarono, di calunnie, il bellissimo rapporto angelico con la mia prima ragazza. Al che, quando divenni, sì, giustamente furioso come Mad Max in Interceptor, mi urlarono che m’avrebbero d’altre ingiurie asfaltato.

Ma dico? Non è bello essere belli come Leo DiCaprio e sapere che invece vieni creduto Leo di Marvin’s Room e di The Aviator. Anzi, peggio. Quello di Shutter Island.

Sì, si comportarono con me come Bob De Niro di Voglia di ricominciare.

Non ebbi mai Paura d’amare. Tant’è vero che ancora posseggo un carisma travolgente da Jimmy Hoffa e infondo linfa vitale a ogni uomo malpagato e avidamente sfruttato, umiliato e non protetto da nessun sindacato. Incoraggiandolo a ribellarsi come Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani e Serpico.

Non vado da un ragazzo disoccupato a fargli la morale e a proporgli di fare del volantinaggio o, peggio, del volontariato. Lo incito solo a essere più volenteroso. Soprattutto più voglioso. Ah ah.

Mi diedero del pachiderma tonto come Sylvester Stallone di Cop Land ma ricevettero metaforici pugni allo stomaco più di Tommy Morrison in Rocky V.

Ma li perdono.

Sono ancora bello come Mickey Rourke di Johnny Handsome, ah ah, debordante e giocoso come Jim Carrey di Buguardo bugiardo, ah ah, sexy come Tom Cruise di Nato il quattro luglio prima di finire sulla sedia a rotelle ah ah. E non mi manca nessuna rotella, sono sanissimo come Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo, ah ah.

In effetti, siamo attorniati da malati di mente.

Qualcuno si credette un genio statista della Politica e mi confidò che voleva scrivere un libro profetico intitolato La seconda guerra fredda.

E io:

– Quale sarebbe? Quella dei tuoi ormoni? Mi pare che, a forza di pensare alla fine dell’umanità, non stai scopando molto. Guarda invece quella là. A me pare la fine del mondo, ah ah.

 

Sì, dopo le ingiuste polemiche su Joker, accusato dai puritani moralisti del cazzo e dai benpensanti della minchia di essere un film sovversivo, poche ore fa lessi pure che The Irishman traviserebbe la realtà.

Poiché Jimmy Hoffa non fu ammazzato da Frank Sheeran.

L’FBI invece ha appena denunciato Clint Eastwood, sostenendo che, in Richard Jewell, il regista di Fino a prova contraria, accusa le istituzioni d’aver distrutto un uomo.

L’FBI, secondo la prassi, doveva accertarsi di tutto.

Certo. Però, finiti i logoranti accertamenti, dopo aver appurato d’aver beccato una cantonata storica, la vita di Richard fu psicologicamente massacrata.

La mia, invece, è ancora intatta. Nonostante tutto.

Eh sì. In questi anni ne vidi tante…

Donne ricercatrici di biologia dalla doppia vita. Di notte, sono come Jennifer Jason Leigh di America oggi e di giorno delle adepte del fascismo antisemita di Salvini.

Sì, come no? Non starò a dirvi chi è ma ne conobbi una così. È sposata, era già sposata. Mi mandava foto di lei semi-ignuda per allentare la noia della sua vita coniugale.

Poi, il giorno seguente, urlava in comizio: per un’Italia libera e pulita, lontana da ogni puttanesimo, ripristiniamo i valori della patria!

Grazie alle sue intime conoscenze, oggi, è comunque arrivata… ah ah.

Cari colonnelli, mi sa che, per mettervi contro di me, avete davvero il cervello piccolo. Mi sta venendo… persino il dubbio che anche qualcos’altro abbiate piccolo…

– Che vuoi dire, ragazzo?

– Quello che ho detto.

 

Insomma, se siete brutti e invidiosi, mettete su la canzone ‘O Scarrafone.

Poiché io non so’ paz’ ma comunque sia non mi dovete più scassa’ ù cazz’!

Ah ah.

Finisco il pazzo, no, il pezzo così. Con una delle mie freddure micidiali in stile Clint Eastwood.

Un ragazzo spaesato e confuso va dal suo psichiatra e gli svuota piacevolmente l’anima, ottenendone un effetto catartico. O forse per niente. Ah ah.

– Professore, dottore mio, l’altra notte m’è successa una cosa sconvolgente. Ho parlato in chat con una ragazza.

– Ah, tutto qui? Cosa ci sarebbe di così traumatizzante in questo?

– Nulla di che, però c’è un ma.

– Dimmi. Spiegami il ma. Oppure il tuo malessere.

– Ecco, vede. Senta. Questa qui è una cinefila come me. Al che, dopo aver parlato per mezz’ora, intrigata dal sottoscritto, è andata a visionare le mie foto.

– Quindi?

– Ecco, lei mi dice… sai che sei un po’ matto? Ma è una pazzia colorata la tua. Assomigli a Modigliani/Andy Garcia de I colori dell’anima.

– Cioè, giudicandoti dalla faccia sua magrissima, scavata e stilizzata, questa ragazza ha creduto che morirai a soli 35 anni di tubercolosi? Oppure, voleva dirti che sembri un creativo un po’ fuori di testa? Ma fuori di testa-cretino, no, creativo in senso pittorico, anzi, pittoresco come Modì?

– Ah, non lo so, ah ah.

– Che cosa dunque t’ha turbato di questo paragone?

– Nulla, a dire il vero. Io però le ho risposto… con te, donna, vorrei usare il mio pennello a mo’ di acquerello sulla tua pelle.

– Davvero le hai detto così? Ma che sei matto sul serio? Non ti ha bloccato oppure telematicamente preso a sberle?

– Macché, psichiatra. Siamo figli di una generazione molto libera, diciamo. Alle ragazze fanno solo che piacere certe avance “figurative”. No, non sono come voi vecchietti. Non badano alle figuracce.

– Ah, capisco. Non mi piace che mi hai dato del rincoglionito ma sono stato giovane anche io, ci sta. Allora, che cosa ti ha doluto l’anima, carissimo?

– Be’, lei dopo questa mia proposta indecente molto sfacciata, anziché prenderla appunto malissimo oppure pigliarla a ridere con ironia, è stata molto seria, sa?

– Cioè?

– Mi ha detto che sono un bell’uomo con un’intelligenza superiore alla norma.

– Perché hai dei dubbi a riguardo?

– Un po’ sì.

– Comprendo benissimo, altrimenti non verresti da me.

– In verità, a volte sono consapevole della mia malattia, vale a dire la bellezza ed esserne amante in ogni sua forma artistica e anche figa. No, scusi, fisica. Sono belloccio, piacione e molto intelligente quando voglio. Soprattutto se la voglio.

– E dunque. Che cosa ti angoscia?

– Ripeto, sono bello ma avrei dei dubbi sul fatto che fra me e questa ragazza possa esservi un futuro economicamente soddisfacente.

Anche perché fra cinque minuti, caro psichiatra, il colloquio con lei finirà e io avrò pure 100 Euro in meno.

– Vorresti dire che non hai molti soldi e non puoi garantire a questa qui almeno una cena al ristorante e il cinema il sabato sera?

– Non volevo dirlo ma lei, essendo studioso della mente, conosce bene il portafogli.

– Non ti preoccupare. Ken Loach continua a fare film. Ti consolerai, guardando Bread and Roses.

 

Pazzo, no, pezzo sui tre capolavori cinematografici della stagione

Innanzitutto, partiamo da Joker. È un capolavoro? Sì o no?

Siamo al primo Novembre, giorno in cui si festeggiano i morti. E molti critici da strapazzo, per l’appunto, gli stesso che l’osannarono a Venezia, ora lo stanno uccidendo per fare i fighi. Poiché, si sa, fa figo dire la cosa controcorrente. Cosiddetta alla moda.

Joker è un grande film. Secondo me, ribadisco per l’ennesima volta, a costo di apparire ripetitivo e scontato, capolavoro lo è. Eccome.

Ma Joker, come tutti i capolavori, sta subendo il classico, inevitabile effetto boomerang.

Dopo l’immenso, sacrosanto clamore ottenuto al Festival di Venezia, ove è stato insignito di un meritatissimo Leone d’oro, ora i critici con la puzza sotto il naso dell’ultima ora stanno cercando il pelo nell’uovo.

Joker non vincerà l’Oscar come miglior film. Nemmeno Taxi Driver lo vinse.

Fra l’altro, Taxi Driver, pur andando benino al botteghino, non fece sfracelli quanto Joker.

La Critica è importante ma un ruolo predominante per l’assegnazione dell’Oscar lo gioca anche il pubblico.

Taxi Driver fu battuto da Rocky.

Taxi Driver, con tutto il bene e l’affetto nostalgico che possiamo volere a Rocky, è superiore alla pellicola di John G. Avildsen. Scorsese è un genio mentre il compianto Avildsen fu al massimo un buon regista con qualche pellicola di pregio. Allora perché vinse Rocky? Per quanto possa apparire incredibile. Avildsen all’epoca era più quotato di Scorsese. Tant’è vero che Mean Streets lo cagarono in pochi, solo la Critica di New York, mentre Salvate la tigre venne considerato erroneamente un capolavoro e Jack Lemmon vinse come miglior attore.

Poi, va anche aggiunto questo. Se gli Academy Award avessero premiato Taxi Driver, tutti i bastian contrari avrebbero affermato: ma come? Premiate un film sovversivo e inquietante, non dando invece l’Oscar a un film di buoni sentimenti?

Fatto sta che, se Joker è un capolavoro o no, lo sapremo fra dieci anni.

Oggi la gente si fa i selfie sulla scalinata in cui Arthur Fleck/Phoenix balla, emulandolo. Se fra una decade, la gente, dopo averlo rivisto di cinquemila passaggi televisivi, il mattino dopo entrerà in ufficio, imitando Joker, Joker sarà un capolavoro.

Passiamo adesso a The Irishman.

Francesco Alò è un ottimo critico. Altrimenti, non avrebbe scritto pezzi meravigliosi su Il Messaggero. Ma, nella sua video-recensione del film di Scorsese, è stato eccessivo per puro spirito provocatorio. Solo per attirare visualizzazioni.

The Irishman è davvero un capolavoro. Alò è stato estremamente superficiale. Perché mai ha detto, per esempio, che non ci si può affezionare a un tipo come Sheeran? Sì, non ce ne si può affezionare. È questo il bello della faccenda. Sheeran è un Forrest Gump al contrario. Attraversa cinquant’anni di storia americana e, alla pari di Tom Hanks, non fa una piega. Forrest Gump non capì però mai un cazzo mentre Sheeran, fin dapprincipio, capì tutto. Ma recitò la parte del fesso per non tornare in guerra. Non lo avevate capito? Alla fine, persino in punto di morte non vorrà tradire vigliaccamente sé stesso, non confessando neppure al prete di aver ucciso il suo unico, vero amico. Morirà con due enormi rimpianti. Quello di aver scelto l’amico sbagliato, Russ Bufalino/Joe Pesci, e quello di non essere stato in grado di aiutare sua figlia. Mentre però poté scegliere l’amico giusto e invece clamorosamente fallì, non poté invece aiutare realisticamente sua figlia.

Finiamo con Richard Jewell.

Io dico che è già capolavoro. Anche se non è ancora uscito. Clint Eastwood è un uomo molto, molto anziano. E sinceramente non ha più tempo né voglia di fare il biondo con Sondra Locke, la sua storica ex bionda. Da trent’anni a questa parte, a Clint piace svelare, con classicismo da uomo d’onore e classe immensa, le verità sepolte delle ingiustizie. Poiché, come Joker, non ha più nulla da perdere.

Termino il pazzo, no, il pezzo così. Mostro questo video a una ragazza e lei:

– Lo sai che, a tratti, assomigli sia a Johnny Depp che a Joaquin Phoenix, a Tom Cruise, a Bob De Niro e ad Eastwood da giovane?

– Sì, però da quel che vedo di te, tu non hai la faccia di quella che lo incassa.

 

 

di Stefano Falotico

HALLOWEEN: Venezia, la città del JOKER – Un racconto di Stefano Falotico e tutti a vedere THE IRISHMAN


01 Nov

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Dopo la parte divertente, ladies and gentlemen, dopo la mia brevissima esegesi su The Irishman, il pezzo forte.

Ovvero, un racconto di sublime fattura e melanconia pura.

Poiché, bambagioni, ricordate:

il Falotico sa essere battutista, grande autista e a volte nichilista, nei giorni no è un fancazzista, quando è triste diventa semi-autistico e sfodera espressioni da ebete come Ryan Gosling, ma è uomo nonostante tutto di carisma.

E scrittore trasformista. Che può servirvi una barzelletta da lui riscritta, recitata con far da poliedrico artista, ma anche un racconto gotico e al contempo barocco.

Il Falò non è un uomo ricco e, a differenza di quando fu infante, non è più riccio.

Eppure vive al di sopra di ogni squallido moralista, è un uomo iper-sensitivo che non ha bisogno di parlare come un qualsiasi deficiente logorroico e triste, sa porsi a un concettuale livello della realtà da lasciare annichiliti tutti col solo potere dei suoi denti ingialliti e del suo fascino da uomo giammai finto né ancora coi capelli tinti.

Non lo fate incazzare, pensando che sia un coglione perché, altrimenti, da apparente quasi handicappato, diventa qualcosa che nessuno aveva previsto.

Venezia, la città del Joker

Come molti di voi, cinefili appassionati e amanti della più roboante, fulgida Settima Arte smagliante, sapranno, alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, fu presentato Joker con Joaquin Phoenix.

Ecco, io fui tra i fortunati ad assistere all’anteprima stampa di tale magnifica pellicola giustamente incensata dalla critica, già amatissima dal pubblico e in vivida, squillante rampa di lancio per sbaragliare la concorrenza alla prossima edizione degli Oscar.

Poiché, dopo una fila interminabile, dopo un’attesa spasmodica di proporzioni disumane poiché, febbricitante ed eccitato, elettrizzato e ammantato dal sole furentemente abbacinante dell’ultimo cocente giorno d’agosto atmosfericamente assai rovente nel quale, di première mondiale molto eccitante, Joker fu proiettato, sudai accaldato e d’anima piacevolmente accalorata fra la calca degli spettatori allineati dietro le transenne ad aspettare che le maschere strappassero i nostri biglietti, fremendo nervosamente esaltato nell’essere già incoscientemente consapevole che avrei visionato un film immediatamente annettibile alla storia del cinema più emozionalmente sfolgorante e indimenticabilmente eterna, radiosamente conturbante.

Tanta mia infinita, sudata attesa non fu affatto delusa. E, a proiezione terminata, di Joker rimasi ipnoticamente estasiato.

Un capolavoro sostenuto da una superlativa prova attoriale di un Joaquin Phoenix monstre, spaventosamente bravo e, in ogni senso, paurosamente magnetico.

Capace d’infondere al suo personaggio tutte le imbattibili, malate afflizioni di cui innatamente soffrì imperituramente, capace di trasfondergli tutta l’esiziale sua dannazione tremenda, tutta la sua lancinante flagellazione atroce e la commovente disperazione di un uomo che, dopo un’immane solitudine sin troppo dolorosa, dopo tanti suoi romantici e al contempo disperati patimenti strazianti, risorse feroce, erigendosi nella gloria apoteotica d’una vendicativa rinascenza stupenda, furibonda, ambiguamente armonica e spietatamente catartica.

Finita la proiezione, dopo la standing ovation sacrosanta tributata a quest’epocale pellicola già storica, dopo il doveroso tributo riservato a questo fortissimo instant classic oramai già considerabile come un’indelebile pietra miliare meravigliosa, passeggiai in lungo e in largo per il Lido veneziano.

Dunque, ancora avvolto dall’alone del magico incanto trasmessomi nell’anima da tale pellicola straordinariamente romantica e vigorosamente stupefacente, a passo felpato, discretamente ritornai nella mia camera d’albergo.

M’assopii per molto tempo e, al mio risveglio, con mio sommo stupore m’accorsi che il tramonto già declinò nella cupezza spettrale della notte più fonda e ancestrale.

Al che, dopo essermi sciacquato il viso, dopo essermi adeguatamente pettinato e rassettato, con enorme compostezza ed energica spavalderia, uscii dalla mia camera per immergermi nuovamente tra le fioche luci intermittenti e sottili d’una notte veneziana misteriosamente tenebrosa. Che illuminò il mio cuore di nuovi, impennati, inaspettati, emozionali bagliori e onirici, esistenziali turbamenti imprevisti, accarezzandomi di soavi, tetri torpori e di delicatissimi, emotivi languori bellissimi.

La strada era assolutamente deserta. Come se fossi precipitato in un film di zombi ambientato in laguna.

Mi fermai a una fontanella e bevvi ogni goccia zampillante d’acqua limpidamente sgorgante, sorseggiandola fra le mie labbra insecchite dall’afa di quest’arida notte dai lineamenti mortiferi e poco raggianti.

Quindi, mi sedetti a una panchina. Situata nel mezzo di un parco desolato, avvolto dalle rifrangenze rarefatte dei raggi lunari mescolati alla flebile illuminazione di antichi, rustici fari.

Sprofondai nella più mistica contemplazione, rimembrando i miei inquietanti trascorsi. Rivivificandoli nel fulgore melanconico d’una sopravvenuta, mnemonica rinascenza fervida.

Poiché, nella leggera rievocazione del mio ondivago, turbinoso passato enigmatico, sentii accendersi dal profondo della mia anima fremente lo scalpitio e il potente vibrare d’ogni mio apparentemente appannato, dimenticato ricordo che credetti d’aver nel mio inconscio per sempre seppellito, d’aver sigillato e inconsapevolmente rimosso, d’aver segregato nel mio cuore inabissatosi nella più nera dimenticanza torpida. Imprigionato come fui tra gli anfratti ingannevoli dell’amnesia più criptica, obliante ogni mia addolorante ansia che però pensai d’aver definitivamente vinto nel mio spensierato presente sereno, poco rischioso e non più meschino, in verità ancora poco lindo.

Risentii, con vigore e vivissimo dolore, le emozioni persesi fra i meandri felici della mia apparente, attuale, immacolata lindezza cristallina, rivivendo immantinente, nel ricordo più a me ferente, i tempi assai bui in cui, invece, prima di evolvermi a ritrovata, sfavillante vita rigeneratasi, mi smarrii e angosciai come il personaggio di Joker, eclissandomi tristemente nel perpetuo, ectoplasmatico, mortificante tormento.

Oh sì, m’assonnai nel disincanto e nell’amarezza, trafitto da perenni, estenuanti dubbi amletici e avvinghiato da paure permanentemente preoccupanti.

Celandomi nel silenzio più terrificante, triste e agghiacciante.

Come Joker, son qui adesso a Venezia. Una Venezia deserta in cui non passa anima viva, rischiarata da un plenilunio fluorescente e luminosamente flebile, ai piedi d’una luna piena che coi suoi teneri, morbidi riflessi, ogni mia trascorsa sofferenza illanguidisce e coccola come un bambino allegro che ride, giocando col dondolo.

Infatti, alzando gli occhi al cielo, da lassù, questa luna gioconda vedo brillare e mi sembra che il suo volto ovale sia stranamente truccato dalla cosmesi decorativa dei suoi indistinguibili, luciferini, indistinti eppur profondi crateri che l’umanizzano in una parvenza da sinistro viso demoniaco simile a quello d’un pagliaccio scuramente ridente.

Qui, solo a Venezia, mi sento come il clown Joker, impallidito dall’era mia trascorsa in cui giacqui nella brace della mia insanabile ira primordiale che, dalle tenebre del mio passato a me stesso ignoto, sta forse armoniosamente corroborandosi e intonandosi alla maschera più vera del mio innato ribelle dannatamente sincero, sta dipingendomi nella svelata bellezza pindarica della mia anima colorita, pregna e intrisa di tante contradditorie, giuste emozioni variopinte, un’anima che, per troppo tempo, ingiustamente punendosi e colpevolizzandosi senz’alcuna ragione concreta, si dissipò nella tetraggine per colpa di tanti miei incontri sbagliati e a causa della viltà crudele di tanti amici infingardi e assurdamente maligni.

Qui, nello scroscio pacato della mia riagguantata acquiescenza, sulle rive della mia perennemente tormentata, mai terminata fanciullezza assai poco moderata, invero spesso molto opaca e da mille dubbi nella spensieratezza, da me dilapidata, amaramente obnubilatasi, rifletto sulla mia adolescenza oramai andata, soventemente dai bulli e dagli invidiosi scalfita e sbudellata, da me stesso bistrattata, destrutturata, oscurata, vilipesa e odiata, auto-ingannata o soltanto vigliaccamente stigmatizzata a causa solo della mia troppo verace, vivace e vorace, nevrotica ilarità smodata.

Cosicché, al tintinnare di questo primo sole di settembre, inebriato dalle mie invitte, intatte emozioni squinternate, penso che or andrò a cercare un bar ancora aperto, nonostante l’ora assai tarda.

Per bere un liscio caffè forse macchiato caldo come la mia anima nuda e cruda e la mia carnagione cangevole, oggi bianchissima, domani scura, come il mio carattere adesso fermo e deciso, in futuro ancora ballerino e poco sicuro, come la mia stramberia da uomo ex smidollato, permeato e adombrato da umori assai mutevoli e maculati.

Son un uomo fuggevole, a tratti amabile come la gustosa, estatica leggiadria d’una donna fascinosa col suo irresistibile profumo fragrante e dolcemente avviluppante.

Mi sento un commediante, un comico fallito, un uomo rinato, forse qui a Venezia il Joker reale, persino regale, sono io.

Lasciatemi dunque ammirare il mare adesso in burrasca e, ripensando alla follia inutile del mio disordinato, giullaresco, penoso passato, fate sì che pienamente comprenda che le tormente del mio essere stato naufrago della mia buffa esistenza sono solamente, ora che è finita la tempesta, sciocche inezie a cui porgere un sorriso beffardo.

Poiché la vita di noi tutti è ridicolmente farsesca e siamo tutti dei Joker che aspettano l’onda vincente d’un grande sogno spumeggiante nell’alta marea infinita dei nostri mille, umanissimi abissi.

 

di Stefano Falotico

Sulle scalinate della nostra vi(t)a, il Falò delle vanità incontra Del Sorbo e partono soffici discussioni su Joker e sulle True Lies della società


31 Oct

true lies


Sì, questo video de La Repubblica è da avere e conservare in memoria dei posteri. Anzi, bisogna che salvi di fermo immagine la Joker al min. 0:54 perché secondo me vale il prezzo del biglietto.

Questa ragazza stupenda in minigonna è vivamente emozionante più del capolavoro di Todd Phillips, un film devastante.

E questa ragazza, diciamocelo, è indubbiamente arrapante.

Il mio amico Antonio, uomo dotto ed erudito che sbaglia la pronuncia di Joaquin Phoenix e secondo me anche la sua analisi del film suddetto, da lui ritenuto banale in più punti, però mi provoca e, come se io fossi Christopher Walken de La zona morta, ironizza sul mio cambiamento travolgente, così tanto stupefacente perfino per me stesso.

Poiché, dopo essermi da solo affogato e infognato in notti d’interminabile malessere esistenziale, in me è risorto un vulcanico ardore. Non siatemi esiziali, non fatemi altri danni. Datemi un altro anno e avrò più culo, fidatevi. La vita è questione di ani.

E ora assomiglio, a tratti, ad Al Pacino di Cruising. Un uomo affascinante che indossa una nera canottiera quasi sadomaso allineata alla mia corporatura sia atletica che taurina, intonata al bestiale carisma d’un menestrello che fluttua nella notte e, a differenza di Batman, non usa maschere di doppia personalità da psicopatico.

Il Falò entra nei caffè con aria disinvolta, è un uomo ammantato dalla sicumera del suo tormentato passato oscuro. Che, fra le tenebre dei suoi torpori, emana ero(t)ico calore, conservando però intatta la sua sessualità ambigua o forse la sua intonsa figura che, di primo acchito, potrebbe apparire addirittura  asessuata.

Un uomo che, col solo potere del battito cigliare, accende ogni donna in maniera amabile, ascendendovene di corpi cavernosi e robuste, calorose vene, sorbendosi le invidie di chi vorrebbe storpiarlo e nella cupezza perpetua obliarlo per sempre.

Poi, fa come Michael Beck di Warriors. Se la donna fa troppo la strafottente, la manda a fare in culo in modo poco galante ed irriverente.

Tanto questa è una che ascolta Arisa. Senza di me, può già prenotare il loculo al cimitero. Ah ah.

Il Falò cammina, sapendo il fatto suo, estrae dal taschino una sigaretta e canta lontano da ogni moda ma mettendo su i Modà.

A volte, i suoi modi sono scorbutici e burberi poiché, così come Al Pacino di Scent of a Woman, trascorse solitudini che non videro più lo splendore anche solo del suo ardimentoso cuore, figlie dell’incomprensione altrui, partorite malvagiamente dalle pseudo-adulte pressioni che lo vollero precocemente un comune troione.

Invece, il Falò non sa che farsene di un normale lavoro e dei vostri volgari sudori.

Egli naviga nell’interzona delle sue prelibate, fantasiose (dis)illusioni, mette pepe alle anime spente e insaporisce chi un cazzo capisce. Sfiorando i deficienti delicatamente, sa donare gioia e virtuoso amore non solo alle donne di bocca buona ma anche agli uomini di pregiato e incandescente, riscoperto valore.

Spesso racconta balle poiché, essendo poeta e romanziere, è giusto che esageri. Egli è circense, usa iperboli e, da trapezista, in questo mondo di squilibrati, usa il bilanciere non solo per rafforzare i suoi bicipiti ma anche per moderare gli uomini che si credono fighi ma hanno delle facce da pirla mai viste.

Sì, è vero che fu al Festival di Roma e che The Irishman è un capolavoro. Così come è vero tutto il resto. Cioè che, in mezzo alla platea, il Falò spiccò in mezzo a falsi intenditori di Cinema poiché il Falò non abbisogna di una squallida laurea per attestare la potenza del suo scibile tremendo.

Per l’appunto, non usa trucchetti e giammai imboccò facili scorciatoie. Ovvero, non comprò la stima altrui dietro un pezzo di carta. Pulitevi il culo coi vostri attestati.

E tu, donna facile, devi fare meno la complicata. Allora, deciditi. O sei facile o sei difficile. Non fare la troia, suvvia. Ah ah.

Egli è un uomo misterioso e libero come un uccello in volo.

Dai bigotti viene reputato un depravato, persino quasi un pervertito poiché mai si piegò ai farisei ricatti d’un sistema malato che, se sei nell’anima diverso, ti vuole omologato.

Se ne frega se sarà poco amato, boicottato, sgambettato, deriso e ancora umiliato.

È un uomo che non deve rendere conto a nessuno e non deve spogliare la sua anima per dimostrare se, la sera prima, consumò un coito o, a notte inoltrata, insonne si alzò dal letto per cucinarsi una cotoletta.

Il Falò incarna la dignità di colui che non lecca il culo al mondo per essere apprezzato, baciato, toccato oppure anche ancora più picchiato.

Agli uomini calpestati e complessati, feriti e anneriti, puniti e martoriati, dice loro di non assumere mai psicofarmaci perché, anziché migliorare, verranno solo ingannati e imboccati con sostanze atte a renderli compressi, repressi e fessi.

Il Falò è colui che ebbe il coraggio di sputtanare tutto il sistema ipocrita come nessun altro ed ebbe la forza di ribellarsi anche a sé stesso. A sé steso.

Joker è un capolavoro.

Ora, scusate, devo prepararmi per Halloween.

Farò il cretino, mascherandomi da Michael Myers per provocare una sexy Jamie Lee Curtis di turno.

Ah, quella è da una vita che si fa dei problemi.

Invece al buio, farò come Schwarzenegger di True Lies.

Lei si spoglierà ma poi mi scambierà per un maniaco e mi sbatterà… il telefono in faccia.

Insomma, sarà un’altra batosta.
Sono onestamente fottuto.
Ma è quello che volli, ho voluto e anche lei lo volle, insomma, ha voluto quello.

Ah ah.

Cosa voglio dalla vita?

Ho appena pre-ordinato il Blu-ray di Joker.

Per ora voglio questo. Poi non so che verrà, se verrà. Chissà che cazzo succederà.

 

di Stefano Falotico

HALLOWEEN: anziché essere MICHAEL MYERS, voglio cantare coi Modà e in THE RIVER di Springsteen


28 Oct

halloween myers

Non mi benderete più gli occhi.

Avete visto che goal che ha fatto Palacio contro la Sampdoria? Questo qui ha quasi quarant’anni e corre più di uno che ne ha quindici.

Insomma, Palacio è come me. Un uomo senza età. Un genius. Io leggo Marcel Proust ma lui va veloce quanto l’ex pilota Prost.

Molti della nostra età già si curano alla prostata. Quelli invece in salute sono divenuti mielosi. Stanno assieme a una più sdolcinata di Goldie Hawn e hanno perduto il sapore verace e irruentemente sexy del Kurt Russell che fu, preparando le crostate. Ah ah.

Altri alzano la cresta e ti scrostano, no, volevo dire ti scostano. Emarginando a più non posso. Poi, le ferite subite, raramente rimarginano e molte persone, ingiustamente offese e stigmatizzate, non si riprendono più. Non possedendo l’indole del Falotico che resuscita puntualmente. E, come un’araba fenice, s’eleva. Cantando sul palcoscenico con voce roca. Le groupie gli saltano addosso ma lui è un uomo di pudore. Non vuole dare scandalo.

Infatti, fa sesso con loro soltanto, lontano da sguardi indiscreti, in un’umida grotta. Quindi, dopo gli amplessi bollenti, esce dalla spelonca e si trucca come Joker, prendendo in giro Batman, uomo cavernicolo e troglodita, un esaltato bifronte che, sfrontatamente, va preso solo a testate, frontalmente.

Senza se e senza ma. Ah ah.

La notte m’adocchia, la luna mi fa le smorfie, la strega con le scarpe tutte rotte prova a concupirmi ma questa ha rotto e io dirompo nella lotta.

Il folle incita la folla, la folla inneggia, la gente si reca sulla tomba di Che Guevara e l’argentino risorge.

Quindi, il Che fuma il sigaro e, come Benicio Del Toro, la fronte aggrotta, porgendo l’occhiolino a Valeria Golino. Sua ex amante e una delle protagoniste di Fuga da Los Angeles.

Come attrice, Valeria è pessima. Ma Riccardo Scamarcio lo sa. Grazie a una botta, poteva inserirlo. Ah ah.

Comunque, nonostante tutte le raccomandazioni, Riccardo a me fa schifo. I suoi occhi glauchi sono belli ma io non sono omosessuale. E in John Wick 2 avrebbe recitato meglio mio cugino Leonardo. Ragazzo lucano e semi-calabrese che, a quanto pare, spinge. S’è sposato da poco e ha già due figli. Fra trent’anni, quanti figli avrà? Ma, soprattutto, sua moglie ce la farà?

Insomma, sono un clown ma me ne vanto. Brucio in tutti i venti e accaloro anche le donne più vanitose che accalappio col mio carismatico sguardo a ventosa. Le porto a leccare il Calippo. Ah ah. Sono un uomo che si volatizza, volubile da solo si stizza, quindi s’incazza e, tutto rizzo, ama le donne cavallerizze.

Per la notte del 31, una tizia vorrebbe che c’incontrassimo. Le ho detto di no. Perché devo incontrare sua sorella. Per questo mio lurido affronto, lei proverà ad accoltellarmi ma alla fine, dopo aver spalmato sua sorella, mi preparerà il dolcetto.

Son un uomo che fa gli scherzetti in quanto oggi bimbetto, domani ometto ma non indosso mai il fascistico elmetto.

Bene, ora donna dove vuole che glielo metta?

 

di Stefano Falotico

JOKER & THE IRISHMAN sono i due capolavori dell’anno, i film che valgono davvero tutta una vita


27 Oct

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Serata pallida, tendente al falotico e al fantasmatico, allineata al mio essere lunatico. Una serata contorta, arabesca come un racconto grottesco di Edgar Allan Poe.

Camminando per le strade di Castel San Pietro Terme, ho riflettuto sugli Oscar. Allupandomi nel prendere maggiormente coscienza che due dei miei attori preferiti in assoluto, ovvero i camaleontici e polivalenti Bob De Niro e Joaquin Phoenix, si contenderanno lo scettro di Best Actor. Rispettivamente per The Irishman Joker.

V’è però un terzo, inaspettato incomodo che, a detta degli allibratori statunitensi, potrebbe essere l’outsider numero uno, ovvero Adam Driver.

Secondo me, uno degli attori più insulsi della storia. Uno con le orecchie da Dumbo opportunamente dissimulate sotto una coltre di capelli lunghissimi, uno con la faccia anonima da ferrotranviere e autista di autobus. Paterson docet.

Invece, ci sarà Pattinson nel sequel di Joker? Mentre Zazie Beetz si riciclerà come emula di Halle Berry nei panni di Catwoman?

A proposito di De Niro/Murray Franklin, Todd Phillips lo resusciterà nel seguito, assegnandogli la parte del maggiordomo di Batman?

Sì, lo vedrei bene. Imbalsamato. A servire e riverire Robert Pattinson. Uno che, dopo Twilight, non avresti mai creduto che un giorno avrebbe lavorato con David Cronenberg e col regista della trilogia del Cavaliere oscuro, Christopher Nolan. Un regista che comunque è più sopravvalutato di Jennifer Lopez.

La Lopez, indubbiamente, è una bella donna. Ma, secondo me, le puzzano i piedi. È un mio sentore, scusate.

Poi, ve lo vedete uno come me con una tamarra di origini portoricane a ballare la salsa della maionese da lei gettatami addosso in un orgasmo allo zabaione?

Sì, J. Lo mi ha sempre dato l’impressione di essere una che fa all’amore in maniera gastronomica. Una donna dai buoni polpacci che, mentre amoreggi con lei, ti chiede di pazientare un attimo perché deve magnare, fra un bacio e l’altro, una polpetta al sugo.

Insomma, sono un esteta, un uomo di gusto che disgusta una così.

Assomiglio a Clint Eastwood di Debito di sangue. Un uomo col cuore di una donna.

Dunque, non mi vedo proprio assieme a una come la Lopez. Oltre al suo culo, che puoi avere? Le serate delle movide con gente che sbraita in un discopub con le patate in mano e sguardi arrapati da uomini sanguigni dai coloriti al ketchup poiché, tutti accalorati, ballano una danza latinoamericana con una fruttivendola raccattata al mercato delle sguattere? Il cui massimo interesse è cucinare saporitamente una pizza capricciosa c’a pummarola ’ncoppa? La cui più approfondita lettura sono i prezzi dei fagioli Borlotti sui volantini della Coop?

Ma per piacere.

Mi spiace dirlo. Più ritorno nella realtà, più divento apatico. È quando me ne estraneo che vivo al top.

La gente è noiosa e prevedibile. Se non hai un lavoro, ti tratta da nano, se invece hai un lavoro da diecimila Euro al mese, ti tratta da stronzo.

Se stai con una come Jennifer Lopez, ti tratta da burino, se stai con Robert Pattinson, pensa che tu sia suo fratello di Good Time. Vale a dire Benny Safdie. Che in questo film, per l’appunto, recita la parte del ragazzo disturbato e tonto, nella vita reale è assieme al fratello non solo il regista del bellissimo suddetto film ma anche di Uncut Gems. Una delle pellicole meglio recensite della stagione. Con protagonista un altro che recita la parte dello scemo ma è in verità un mezzo genio.

Cioè il sottoscritto, ovvero Adam Sandler. Ah ah.

Sì, da tempo immemorabile sulla mia persona è stato allestito un delirio da parte di gente certamente poco dotata.

Appena abbandonai il Liceo Scientifico, tutti pensarono che fossi affetto da qualche patologia mentale.

Semplicemente perché cominciai a innamorarmi del Cinema di Martin Scorsese. E, mentre i miei coetanei giocavano agli “sparatutto”, ascoltando gli Oasis e sognando di fare sesso con Stella Martina, io me ne stavo in casa a registrare tutti i film con Maruschka Detmers, Sophie Marceau ed Erika Anderson di Zandalee.

Ora ho fatto passi in avanti, non vi preoccupate.

Sono cresciuto. Ho la casa invasa dai dvd dei film con Kendra Lust, Brandi Love, Lena Paul, Karla Kush.

Le mie preferite comunque rimangono le quasi pensionate e stagionate sorelle Ashley e Angel Long, Sammie Rhodes e Kaylynn.

Sì, passeggiando per Castel San Pietro Terme, m’è scesa una profonda tristezza. Ho visto tante coppie sposate, mano nella mano, uscire dal cinema Jolly ove proiettavano Joker.

E mi sono chiesto: domani che sarà domenica, faranno un picnic alle pendici di un’altra città medioevale?

Con lui che, fra un toast e un panino con la “mortazza”, si ecciterà nell’ascoltare alla radiolina il campionato di serie A e lei che, annoiata dal suo comportamento menefreghista, tentando di scacciare la frustrazione nel sapere che, il mattino dopo, dovrà ricevere il mobbing dei suoi colleghi di lavoro, si “sintonizzerà” su Instagram per inserire commenti sgarbati alle attrici di Hollywood?

Del tipo: sono più bella io, troia!

 

Poi, nella lunga camminata, ho avvistato una coppietta di fidanzatini. Lui pareva un castrato da genitori che lo vogliono avvocato, lei sembrava uscita da Westworld.

Dinanzi a tale umanità agghiacciante, ho recitato ad alta voce tutti i pezzi migliori dei miei libri.

Consapevole che, di fronte a un mondo di cerebrolesi e lobotomizzati, neanche la psichiatria potrà salvarli dalla mediocrità. Anzi, peggioreranno pure.

Assumeranno farmaci portatori di “benessere”. E passeranno la vita a urlare che Martin Scorsese è un genio quando di Scorsese hanno visto solo The Wolf of Wall Street. Che è il suo film più brutto.

Ma non perdiamoci dietro agli stupidi.

Sono sempre più convinto di essere Jude Law di The Young e The New Pope.

Anche chi sta imparando a conoscermi n’è sempre più convinto.

So che può apparire irrazionale tutto ciò e mi darete del matto.

Ma come vi spiegate che, due giorni prima della morte di Ayrton Senna al circuito di Imola, io profetizzai la sua morte?

Così come vaticinai che Joker avrebbe vinto il Leone d’oro un anno prima di vincerlo quando tutti sostenevano che sarebbe stato una stronzata, scegliendo invece come nome del mio canale YouTube proprio JOKER Marino?

Non esistono spiegazioni razionali per tutto questo.

Esistono, va ammesso, persone diverse, sensitive, forse figlie di un altro mondo.

Ciò può turbare, scioccare, scandalizzare ma non ci sono spiegazioni scientifiche che tengano.

 

di Stefano Falotico

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JOKER & THE IRISHMAN: quanti problemi che vi fate sull’esegetica, l’ermeneutica, la semantica dei film e della vita, imparate da Woody Allen e da Sharon Stone


26 Oct

sharon stone stardust memories

Sì, in passato odiai Woody Allen.

Perlomeno, per allietare le mie notti alterate e solitarie da lupo mannaro alla Arthur Fleck, nei miei pomeriggi opachi ubicati nell’asfittica Bologna, prendevo la macchina e mi recavo al videonoleggio Balboni. Pian piano, noleggiai tutti i film di Woody Allen.

E, spaparanzato sul divano, me li sparai uno dopo l’altro, a raffica. Dal primo all’ultimo in ordine rigorosamente cronologico.

Sebbene all’epoca giocassi ancora a Calcio, dunque se mi riflettevo allo specchio, vedevo un ragazzo con dei buoni quadricipiti e col fisico muscolosamente asciutto, debbo ammettere che già accusavo i primi sintomi delle riflessioni suicidarie di Allen in Manhattan.

Similmente alla celeberrima scena in cui Woody, sul divano, elenca le cose per cui valga la pena di vivere, io inserivo al primo posto le cosce di Sharon Stone di Basic Instinct. Sognando di ciucciarmela col mio wurstel alla Wudy sul letto nel quale, in quel momento, ero mezzo distrutto e psicologicamente a pecora.

Cioè cotto più di un salamino? No, di caldo hamburger. Ah, pur di fare all’amore con Sharon di quei tempi, avrei preso il primo aereo per Amburgo. Ma in verità ero solo nel film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino.

Sì, alla stessa maniera de La rosa purpurea del Cairo, immaginavo la mia Sharon che, alla Videodrome di Cronenberg, mi rendesse James Spader di Crash.

Sì, con Sharon sarei anche un pervertito. Ma forse lo sono… con Sharon di Sliver. Ah ah.

Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Posso essere o no William Baldwin di Fuoco assassino?

Sì, credo di averlo preso sempre in quel posto ed è stata dura trovare un posticino.

Grazie alle mie intime conoscenze con una persino più figa di Jennifer Jason Leigh, sono sbattuto da qualche parte. Ah ah.

Ma mi sono salvato comunque grazie a un gesto eroico da Steve McQueen.

Quando tutti non hanno avuto le palle per ribellarsi a questo mondo di bulli, io mi sono immedesimato in Clint Eastwood di Gran Torino. Non sono morto ma mi hanno semi-internato.

Vivo forse in un seminterrato? Oppure ogni rabbia repressa ho dissotterrato? Su tale dubbio amletico, vi lascio riflettere mentre salvo subito in download tutte le scene più hot della Stone da celebritymoviearchive.com.

Sito che anche voi dovreste ficcare tra i preferiti. Poiché, quando passerete la notte in bianco, vi basterà cliccare sul video in VLC e tutto si raddrizzerà.

Ah ah.

I bulli però hanno fatto la figura dei maiali. Ed è quello che più m’importava. È inutile che provino ancora a etichettarmi come si fa col prosciutto. Sono carne cruda e io li ho spellati.

Ah, rimembro quelle Stardust Memories delle mie celate, nient’affatto gelate, fantasie proibite su Sharon dei miei trascorsi Radio Days.

Quando non esisteva Instagram e potevo gustare persino Kundun di Scorsese senza incappare nelle fotografie arrapanti di modelle che, oggigiorno, hanno massacrato ogni mio buon proposito da Dalai Lama.

Sì, noi uomini non possiamo stare tranquilli. Accendi Instagram per vedere, sulla pagina ufficiale di Martin Scorsese, le foto della prima di The Irishman e ti capita di scorgere in passerella quella passerona di Juliette Lewis.

Un po’ invecchiata e liftata ma indubbiamente ancora assai bella per noi fringuelli. Ah ah. Va tutta impomatata!

Al che, per non turbarti, non accendi nemmeno più la tivù. Tanto in televisione sono tutte oramai mezze nude.

Peccato che, nel mentre di tale tua resiliente ascesi da John Rambo dei poveri, una tua conoscente ti mandi un’erotica foto mozzafiato di lei in bikini su una spiaggia esotica assieme al suo nuovo fidanzato di colore. Sostanzialmente di calore.

A Bologna è inverno, lì invece, a quanto pare, è estate torrida. E lui con lei è super solare a mezzogiorno.

E dire che ho disdetto il mio abbonamento a tutti i siti porno di sesso interraziale fra un mandingo e le figone bionde.

E dire che mi sono sorbito tutte le vostre disamine e le vostre folli elucubrazioni sui significa(n)ti reconditi, metaforici e non, perfino su un semaforo attorniato da luci al neon, in stile Taxi Driver, di Joker.

Inoltre, pochi giorni fa, al Festival di Roma, mentre ho fatto la fila per vedere The Irishman in sala Petrassi, ho dovuto sentire uno che, dietro di me, ha affermato che Scorsese ha potuto realizzare questo film solo grazie a Netflix.

Poiché Netflix ha avuto il coraggio d’investire tanti soldi su un capolavoro del genere.

Peccato che costui abbia definito The Irishman un capolavoro ancora prima d’averlo visto.

Peccato che costui era affiancato da una bellissima donna, probabilmente la sua, che preferisce i cinecomic, peccato che codesto personaggio forse, qualche ora dopo, avrebbe visto Scorsese in conferenza stampa.

Ma non saprà mai chi è Scorsese. Semplicemente perché Scorsese è Scorsese, Woody Allen è Woody Allen, Stefano Falotico è Stefano Falotico.

Vedo molte persone disperate.

Nella loro vita, non funzionò il cosiddetto piano A, al che si diedero al piano B ma risultò fallimentare pure questo. Hanno scelto l’opzione C, cioè chiedere l’assistenza sociale. Anche condominiale. Ah ah.

Quello che posso dirvi è questo, amici:

di mio, abito al quarto piano.

Basta che funzioni.

Cosa?

L’ascensore?

Eh certo, l’ascensore, no?

Che minchia avevate capito? Ah ah.

Vi lascio con una mia barzelletta alla Woody Allen.

Una donna va dallo psichiatra:

– Dottore, non ho capito un cazzo della vita. Non me la godo proprio.

– Ah, capisco. Dunque lei è una suora?

– No, sono un’insegnante di Educazione Fisica. Perché?

– Niente, per chiedere. Dobbiamo entrare in intimità di transfert.

– Siamo sicuri che lei sia uno psichiatra? Non è invece un pornoattore?

– Signora, sono la stessa cosa.

– Cioè?

– Uno psichiatra crede che ogni conflitto psicologico dei pazienti parta inconsapevolmente da un adulterato rapporto con una sessualità irrisolta a livello inconscio.

Dunque, lo psichiatra stimola le cosce per incassare la porcella. No, mi scusi, volevo dire la parcella.

Non c’era ancora arrivata?

La faccio arrivare io.

 

Ebbene, adesso vi sarà uno spoiler. In The Irishman, De Niro ammazza Al Pacino/Jimmy Hoffa. Spoiler per modo di dire.

Davanti al prete all’ospizio, prima di aspettare di morire, De Niro fa capire al prete che forse ha un solo rimpianto in vita sua.

Non rimpiange di essere stato un assassino e un criminale, non rimpiange forse neppure di aver tradito la fiducia di sua figlia.

Rimpiange di aver ammazzato il suo unico amico.

Ma è stato costretto. Perché, altrimenti, la mafia avrebbe ucciso lui.

Se non è un capolavoro questo, certamente non lo è nemmeno Io e Annie.

Ecco, la lotta per l’Oscar come miglior attore sarà fra Joaquin Phoenix e De Niro.

Come miglior film, Joker appare decisamente sfavorito rispetto a The Irishman e a C’era una volta a… Hollywood.

Comunque, tre film sul mondo.

Un mondo che non c’è più. Nel bene o nel male.

Macellato dal cinismo, dall’arrivismo, dalle solite regole di potere.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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