Posts Tagged ‘Johnny Depp’

Il Cinema, che Sole, come son “sol(id)o”, mi consola dalle inconsolabili lamentele dark di Facebook, Tim Burton


16 Mar

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Cinema, “odorandomi” di te, deambulando nei tuoi fotogrammi, disdegno quel patetico film che è 21 Grams.

Invece, mi tuffo in Burton Tim, “pagliaccio” in questo mondo miser(and)o. Sì, son miscredente di questi amori “vivandati”, sbandierati ai quattro venti, ai quattro vel(l)i. Mi spoglio della superficiale di tutti pelle perché ne ho piene le palle, e col Cinema mi sballo.

Drogati… (mettete su tal parola l’accento a mo’ d’imperativo o prendetela per quel che siete), questo mondo non si risolve coi paradisi artificiali. Ché già A.I. di Spielberg mi parve una cagata pazzesca.

Su Facebook, un’altra pazza, con sotto il naso la puzza, il suo diario da merda “qualunquista” sbrodola, “spruzzando” a tutti, “In condivisione” di “Mi piace”, la sua etica da una che s’è rotta la v(ag)i(n)a e monologa a interlocutori finti, come lei poco fini, a cui fa appello, domandando a uno se può “scappellarlo”. Lui ci sta(ppa)! Partono i “bacini”.

E allora io, da CappellaioMatto”, dinanzi a codesta non tanto sveglia, mi svesto, no, faccio sì che il mio “uccello” si ridesti, ché viva pure la sua Alice nel paese del “Che film ho visto stasera, meraviglioso. Domani, però, ho da farmi il culo”. Sì, glielo fanno, in quanto ella è meretrice di notte e mentitrice, sotto mentite spoglie da cassiera, di giorno. Una bella che racconta balle dietro la faccia come quello, appunto.

A “quel” si “viene” ed è duro… accettar la verità di una vita andata a “puttana”.

Eppur si lamenta. Dà agl’ipocriti la patente di falsi e si dichiara falsa(ria) del suo “vero” lavoro, “sudandosela”.

Al che, appare il trailer del nuovo Burton, e mi sembra di sognare…

Capolavoro o presa per il popò di dimensioni kolossal?

Di mio, preferirò sempre una pellicola Kodak a un iPhone con scatto selfie coi morti.

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di Stefano Falotico

Festival di Venezia 2015: meglio un giorno (d)a pecora che questo Leone


08 Sep

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Sta terminando la grassoccia, pasciuta “grancassa” di questa patetica carovana di mor(t)i in vacanza, di cervelli vacanti, “bravi” sol a plaudire le sfog(gi)anti passer(ell)e.

Di “mio”, preferisco sorvolarvi, così come i gabbiani del Lido planano sopra le testoline dei “bagnanti”, in quanto caga(n)ti.

Molta gente, per vi(st)a della mia imperturbabile “ipocondria”, mi dà del matto, altri del “tonno”, qualcuno del puro, cioè definisce il mio dest(in)o un delfino. Son orafo del mio buio, un b(r)uco nero, care “(far)falle”. Un po’ di panna! Di tal frivoli non mi foro, nel mio “vuoto” mi defloro e talune me “lo” succhiano, in quanto lor asine di “ano” perforato e io “ciuccio” che me le cucco. Son di cocc(i)o, e poco me n’importa di De Palma quando posso “godermele” sotto le palme, per il vostro di nas(in)o palmo. Ipocriti, bugiardi, io son il Principe che spaparanzato ben se ne sta, (non) vi sta “pene”.

Abbiam “avvistato” il “piroscafo” di Depp, ingrassato di panza con doppio mento e forse qui lo “(ri)porto”.

Danish Girl, mediocre calligrafia, se non c’hai ammaliato, “abdicheremo” per un Discorso del re.

Stai bene te!

 

di Stefano Falotico

 

 

Johnny Depp, l’ultimo ganster V Johnny Bepp’, l’ultimo dei (mohi)cani


06 Sep

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Sì, Depp fu public enemy nel capolavoro sottovalutato di Mann Michael. E già m’apparse, in alcune sequenze, rotondetto di zigomi rimpolpati, quando parla con Marion Cotillard e nelle orecchie le riferisce il suo amore.

A Venezia, come i social network sfottenti sanno, è apparso fuori forma, extralarge, smodatamente grassoccio e di sospetto doppio mento sotto “braciola” di Amber Heard che, fra un bacetto e una lingua agli orecchini, le porgeva “carne” bona per i riflettori “bolliti” dei riflettori amplificanti la panza dissimulata nello smoking.

Ma l’attore feticcio di Tim Burton se ne “fotte”. Lascia che il suo compianto amico Marlon Brando degli anni suoi più lardosi, da lassù, lo benedica, regalandogli salsicce a “voluttà”.

Quella zoccola di Selvaggia Lucarelli ha incolpato la Heard, colpevole a suo “dire” d’aver troppo “viziato” Johnny.

Stia zitta quella tettona barona, capace di accattivarsi le simpatie aprendo il body fra un ammiccamento leccaculo e un’altra “furbetta”. Vada, come molte donne “arrivate” grazie al “darla”, sui viali, anziché spacciarsi per blogger e giornalista.

Comunque sia, in questo mondo impazzito, ove anche i sex symbol non son più quelli d’una volta, l’unico uomo che regge è Johnny Bepp’.

Uno che si sveglia alla mattina, urla “Lavoratori!” con tanto di scoreggia e pernacchio, e vitelloneggia, sì. en plein forme.

Non preoccupandosi delle (dis)occupazioni e sorbendosi un altro cappuccino, a cui insegna la morale (anti)cattolica su sa(gg)io del suo fanculo netto in trenta etti, no, secondi nati Vergine e non di Bilancia.

 

di Stefano Falotico

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Bello & ballo, brutto e (imb)ratto, imbranato ma sa il Falò suo


06 Sep

Festival di Venezia 2015: Johnny Depp V Johnny Bepp’, il fascino del maledetto ingrassato contro il faccino del beniamino stempiato


05 Sep

Johnny+Depp+Black+Mass+Premiere+72nd+Venice+SJHvBPKQhKLlJohnny Bepp

In laguna, ieri, è approdato Johnny Depp. Fan in delirio, come si suol dire. Invece, di mio, sono The Fan in De Niro, per via della vaga somiglianza con Robert.

I critici hanno semi-stroncato la pellicola con Depp, definendo la sua interpretazione “rigida”, fissa, mono-espressiva nonostante il trucco pazzesco. Il film di Scott Cooper è un’altra versione mediocre e sui generis di Goodfellas…

Inoltre, le malelingue hanno subito notato l’aspetto ingrassato-impomatato-ingessato di Johnny, coi denti d’oro finti, tatuaggi vistosi e tre orecchini da “ricchione”, nonostante fosse accompagnato da quel pezzo dell’Ubalda di Amber Heard, un’altra che, tolta la faccia, è anoressica e un po’ sulla “stronzetta”.

In passer(ell)a, però, è anche passato Johnny Bepp’, uomo che vive in via della Ca’ Bianca e indossa camicette della Champions, verde pisello su “capello” morbido, quasi (s)lavato, leggermente “calvo” ai lati e di qualche chilo in più, ultimamente.

Egli alloggia all’Hotel “Foglia Morta”, a pochi chilometri dall’Excelsior, pensione a due “stalle” e latte scaduto come “primissima” colazione su cornetto dei cornuti.

Il fascino di Johnny Bepp’, molto meno ricco del “vero” Depp, sta tutto nella sottile, appena “pronunciata” presa pel culo. Egli, talvolta alla Christian De Sica, altre volte ammiccante come De Niro beffardo, trascorre la vita nel dolce far niente a tutte le or(g)e, gustando la “beltà” della sua “vaffanculità”.

Johnny Bepp’ ha firmato alcuni autografi e poi si è buttato in mare. Del suo “delfino” ancor non si sa nulla, ma il “mitico” c’è, rimane.

 

di Stefano Falotico

Festival di Venezia 2015: la massa s’ammazza e le donne starnazzano per Johnny Depp di Black Mass


04 Sep

Parto con questa “sparata” premettendo che soffro, con tanto di “certificato” d’un “testa di cazzo” che lo attestò, di “demenza precoce”, son testone, testatissimo ché troppo, da “toccato”, me lo tasto, son un pa(r)tito afflitto insanabil-mente dalla malattia mentale inestirpabile di “schizofrenia” sesquipedale. Quindi, prendete seriamente tal mia sacrosan(t)a verità: il mondo si divide in due categorie, chi ama Johnny Depp e chi vorrebbe essere in mezzo alle sue gambe, per “st(r)apparlo”.

A parte questa “cazzata”, oserei dire, con prosopopea e rinomata autostima, che nessuno scalfirà, che il mio genio è maudit, inaudito, fuori dalla porta(ta) dei comuni mor(t)ali, i quali versan piagnistei per le foto di bambini mor(t)i sulla spiaggia e non pen(s)ano a curare il marito (im)piegato che, dopo essere andato a prender i figli a scuola, rimpolpa tal sistema immorale, andando a mignotte…, che, perché, cosicché, in quanto che(cche)… ho perso il filo del discorso. Datemi un gelato che mi devo rifar la bocca, sbavando per la fig(liol)a di quel bono di tanta “bontà” del Johnny, Amber Heard, da pronunciare “Arde”. La e è muta e la ah ah è troia. Uahah!

Bene, un po’ sovrappeso, con un faccione da completino verde e mocassini da sciroccato fig(li)o di Tim Burton, Depp presenta al Lido Black Mass. La storia di uno che con quella faccia (non) può essere un convincente gangster. Ma mi FACCI(a) il piacere, A PRESCINDERE! Il trucco non fa immedesimazione, ridatemi Donnie Brasco.

Insomma, donne toccate, toccatevi, uomini, “sudatevela”. Paolo Mereghetti scriverà che il film è discreto, possibilmente aumentando la “stelletta” di Depp se il film incasserà, dunque, per non scontentare la massa, darà un voto in più a poster(iori) sul suo “Dizionario” di questo par de pall’. Guarda che occhiaie!

 

di Stefano Falotico

Venezia 2015: In Concorso, oltre ai quattro italiani, il filmaccio “italico” DOC, La fam(iglia) dei tonti


29 Jul

thevoiceo_f03cor_2014111547JOYIl film capolavoro che Barbera non ha beccato.

Girovagando, fuori da ogni competizione e anche dai pet(t)i degli uomini “forti”, quelli che “sfor(bici)ano”, m’imbattei, e fui “sbattuto” come un “uomo” al tegamino, da persone d’ottusità ovale come appunto le uova meno appuntite, cioè quelle che Colombo non (ab)usò contro gli indigeni nella sua scoperta di Amerigo Vespucci.

Cosa ha a che vedere tal “mia” perorazione con la Mostra?

Tutto e nulla di che, così come “niente di speciale” i detrattori definiscono la nuova stagione di True Detective, di cui non han capito il senso ermetico delle riprese “subacquee” negli esterni delle ferrovie metropolitane e il ciuffo “arrotondato” d’un robusto Farrell Colin mesto, anzi mist(ic)o al Kit(s)ch, parimenti proporzionale di bravura a un imprevisto Vince Vaughn di eccellenza piramidale su Rachel McAdams, figa sesquipedale, conturbante quanto turbata da un infantile trauma a ca(u)sa del padre medio-orientale, un David Morse di barba “monumentale”, anzi, da “to(ta)ro” come un totem imbalsamato nel fantasma di Casper(e).

Dopo tal mia stronzata da incorniciare, passerei in rassegna(to) i film “assegnati” di red carpet, anche di The Audition scorsesiana sull’accoppiata deniriana alla DiCaprio “fregato” da Pitt, “ultimo” arrivato.

Sì, è l’unico film che non è un film, in quanto alto mediometraggio forse corto d’un (Con)corso che non m’attizza, a prescindere di sicuro da Sokurov e dal Fukunaga, apripista di ogni “carne” alla Pizzolatto.

Che c’entra la famiglia?

Di mio, so che una “buona” Malavita alla Besson è meglio di “The Family” all’italiana, della serie “finito/a Venezia, torniamo alla solita (s)figa” e chi s’è visto ché mi son perso quello migliore, anzi, quella col balconcino della prima fila su sedile del “poster” di Depp.

Insomma, questa è una black mass(a).

Se non l’hai capita, al primo bar dopo il traghetto, c’è una birretta “al vaporino”, ottima per la digestione degli stronzi.

Come diceva Ghezzi, buona visione.

BLACK MASS

di Stefano Falotico

La nona porca, no, The Ninth Gate


29 Apr

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Io capisco solo di Cinema, mai servo ma cainiano alla Servillo in Sorrent(in)o che brinda al suo seguir il Corso d’una vita da nove porte, amante di Stefano… King, anche Prince

Nuoto in quest’umanità nello sfacelo, al freddo e al gelo non scendo dalle stelle, non (re)cedo, me “lo” recido, sto in un recinto, mannaggia a mia madre, di me rimasta incinta, bevo in una stalla, imitando talvolta Sly Stallone e Rock(y) nel pop d’una visione onirica dinanzi alla mentalità che mi fa orrore dei borghesi panzuti, ché il sistema non sistema, ti rende (dis)agio, s(c)isma e “scemo”, chi non raccoglie è colui che non ha seminato? Allora, il liquido seminale mi sarà “cast(razi)o(ne)”, me “lo” turlupino, inganno da cane scannato come un por(c)o, mi schiaccio il porro, so’ povero, mentecatto che odia le gatte, a pelo arruffato son “buffo” e sempre annoiato sbufferò contro chi di “pelli” e carne s’abbuffa. Faccio plof, non ho da insegnar dolce Nu(te)lla, mica, minchia, son un prof. di ‘sti cazzi, so’ cinico, arcigno, ti guardo appunto in cagnesco, e non “(fuori)esce”, sto (al) fresco, senza tresche o donne con le trecce, ché al Mulino Bianco ho sempre preferito le case stregate e gli stregoni ai consolatori Stregatti. Che meraviglia, mangio un’Alice e la vi(t)a è salata, “bimbo” in salamoia col mio “salame” sbudellato, Roger Rabbit senza conigliette, coniglione scappo e non scop(pi)o, miei consiglieri, vado lento, miei fraudolenti, non so’ bullo e neanche Bullet, adoro però Rourke Mickey, talvolta “mouse”, schiacciando sull’ergonomica, anche economica, tastiera del mio gusto, che taste, non ho tatto, “erettile” funziona meglio di tanti (s)mascherati rettili col mascara, che mascherate, che “maschi”, me “lo” raschio. Mi dà gusto mangiar la patata, come Castor Troy “la” prendo al vol(t)o, sparandone un’altra di “lingua” (in)compresa, sbavo per colpa delle “compresse”, deturpo la mia face/off ché, fra il bene e il male, ricordatevelo, vince sempre la mela, anche se hai il fis(i)co a pera… con un po’ di Viagra va comunque la bananaunico frutto dell’amore? No, mandatemi a morte, mollo… tutto, deglutisco le tagliatelle alla boscaiola e amputo il mio (g)orgoglio nello “spezzarlo” come Cristo nell’ultima ce(r)n(ier)a dell’eremita che vive sul Monteuomo che (non) ha detto “!”. Agli yes man, preferisco esser pollo al curry, basta con Jim Carrey, meglio Bugiardo bugiardo, e sfoglio il “bugiardino” del mio “sapor” della ciliegia, ché la torta è già in faccia di culo d’un “duro” che le “massaggia” come le millefoglie. Chiaro, son Kiarostami, ma dove s(t)o? Chi lo sa? Forse Moretti con la moglie mora, secondo lui Pacino è sempre più basso ma Al si è (cor)rotto nella sua City Hall e adesso, dal carcere, scrive le sue m(em)or(i)e per un avvocato del diavolo. Dategli da mangiare almeno un avocado. Soffre pure d’Insomnia e, mentre non dorme, legge “Il gioco di Gerald”, angosciato da paure primitive e irrazionali, come l’ombra dello scorpione del suo scarface, che (scara)faggio, mica come quella cantante che vuol ridurre tutto ad un giorno di Sole. Stava con Cremonini, “buon viaggio”, andrà a trovar la tigre di Cremona e Gianni Minà intervisterà Mina assieme al Conte Dracula. Offrendo ai “presenti” il non mor(t)o, ora è canuto e brizzolato, del nostalgico presente. Di mio, faccio ancora il presepe, credo in San Giuseppe, fumo la pipa? No, mi faccio le pippe su una della Madonna, dopo aver letto, nella mangiatoia e nel vivo mangiato, le avventure di Pippo. Gufi, non gufate, son Goofy, goffo, loffio, uffa. Ai cani, comunque prediligo i buo(n)i “cattivi”, e agli asini tua sorella, vacca boia, proprio bona.

Che c’entra questo col titolo del post? A forza di leggere, l’ho preso in quel post’, vedi che ci sta?, che vita da nerd di merda, ho aperto la porta del Paradiso della coscienza, rimango con poche cos(c)e e andrò “rizzo” all’inferno. Ce l’ho sempre “b(r)uc(i)ato”. I “bucati(ni)”. Gnam gnam. Che puzz(ol)a. Datemi dell’infermo ma state fermi con le mani.

Sì, non “menatevelo”. Dai, dai. Ai(uol)a.

 

di Stefano Falotico

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Mortdecai


18 Feb

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Mi guardo allo specchio, “spacco”, sono un incrocio fra Johnny Depp e questo Pattinson così “rasato” di (c)rapa e credo di meritare la mia faccia da “cu(cu)lo”


17 Nov

CASAMIGOS+Tequila+Hollywood+Film+Awards+Os0Y2plXS2ol

Non so se avete seguito la diciottesima edizione degli Hollywood Film Awards, manifestazione annuale, anzi “anale”, come dico io, in cui il teenagerismo la fa da padrone/a-matrona, riverendo le star cool, quelle che han più soldi e gran cul’, inteso in sen(s)o “altamente” (a)lato, (s)fig(urat)o di sfacciata “faccetta” fortunatissima da Gastone della Disney, “sfondato” di danari e “tutte” ai cui (at)tori, di lor “culi” da sfigate, sognano di dargliele…, non mi riferisco alle palate ma alle botte di “patatone”, delle “mostre” insomma all’insegna del “fig(liol)o” presentatore maggiormente “tronista”, un po’ “troia/e”, presenzialista/i di bell’aspetto e “pettissimo” in “f(u)ori”, che fiore(llini), falli(te) e farfallino/e, su sfog(gi)ante appar(isc)enza scatenante il “luccichio” negli occhi delle (ra)gazze palindrome, quelle dalle pizzette in puzzone e peti di puzzette, “ambiziose” a desiderar i cazzi “rispettivi”, “scaldanti” di “t(ermos)ifo(ne)”, le tardone che si “sciolgono”, “gocciolanti”, dinanzi a (co)tanti maschietti, alle quali quaglie anelan di “ciucciarli”, inumidendole più del “muschio” delle zone “selvatiche” delle tundre australiane, da cui i “canguri”, famosi mammiferi coccolati dalle “mamme(lle)” e tutte le o(r)che plaudenti gli squa(g)l(iat)i ambiti, lambiti manco per il cazzo, minchia che (s)figa, oserei dire, con osé sbavante i “rossetti”, quelle… più sc(r)oscianti, (in)felicemente di pene(trante) pendendo dalle labbra nel volerli gustar a lor “slabbrate” già “aperte” in tutto (ac)coglierli in “flagrante”, nella frust(r)ata “incarnazione” delle racchie “fragrantissime”, non frenanti ma “sfrenate” a “toccarsele” da tocche e poco tocchi di (g)nocche (s)crocc(hi)anti, “donne” che, “volenti” o nolenti soprattutto, lo piglieranno sempre in quel posto, cioè nel posteriore e non posson sedere… neanche in “diretta” nei posti di prima fila perché son le ultime “fighe”, desideranti che quell’attore di retto (mezzo)busto sia in mezzo a lor “(d)ritto” e invece si beccheranno sol la boccuccia delle represse sul (di)vano d’una casina (s)vuota(ta), rimanendo con un “casino” d’ormoni scombussolati, (s)fottute a mo’ di cagnoline domestiche e (s)battute a (lo)culo di quattro mura da (o)nan(istich)e.

In “alto” le mani, sì, “sollevatele” e fate clap clap al Depp Johnny e al bel Pattinson, ragazzo a cui volete aprir la patta. Robert non accetterà mai il “patto” della vostra patata ma v’inchiappetterà, donandovi “al massimo” un’amicizia lunga e “dandolo” (da) “lungo” a donne migliori di lingua.

Care coglione, eppur se li taglia…, “indossando” questo caschetto “tirato su” di gel(o) simil Tutti pazzi per mary.

Un look da “cascamor(t)e”, da marinaio per le (ciam)belle, da “mariuolo” Mery per sempre, essendosi i (cap)pel(l)i strappati per copione… di (s)cena e specie… di “cerniere”. Stava infatti girando il film Idol’s Eye, in cui doveva interpretare un ladro che si fotteva Rachel Weisz ma, pen(s)ando di fottere De Niro, fu fottuto da vero cazz(ut)o. Che gioiello, che occhio! Le riprese son state cancellate, voi donne invece mai ve lo prenderete perché non ci sarà nessuna (ri)presa, pigliatevelo, e Pattinson (ci) è rimasto secco, allampanato, con questi occhi strabuzzati, languidi e ten(d)enti però ancor al “duro” album(e), insomma, neanche nel finale di Cosmopolis appariva più “agghiacciante” da “Non se po’ vede’… ma ancor me lo farei, gli si vuol bene, è bono, ammazza, questo te (di)strugge, da letto di chiodi su bulbo a(tt)izzante, che galletto, noi donne siam galeotte e molto galline fan brodo di giuggiole su (u)gole spappolate d’orgasmi auto-erotici e spacc(i)ate non tanto eroiche”…

Quindi, mi guardo allo specchio. Assomiglio a Pattinson e pure a Johnny Depp.

Controllo quanti soldi ho nel portafogli. Non tante banconote sfoglio. Sì, son povero in “canne”, come dico io. No, non me le “faccio”… ma(i) fumato erba in vitarella mia. Insomma, le donne voglion lo stesso il mio ca(na)rino eppur non son una stella e non son da stalla.

Prevedo il suicidio, me la son succhiata, e voglio, che matta voglia, piazzare, che pazzo, un “colpo” in canna del mio bang, poco da “Ciak” e molto da Crack, non la droga omonima, bensì il mio cranio che farà anche cric…

Buon “grilletto” a tutti/e.

Questa si chiama (s)porca “sparata”.

“Finiamola/e” così:

alla pastura delle “pecorine”, ho sempre preferito il pastore del mio “bastone” nella ca(mpa)gna.

E, a tali tosat(ur)e da lan(guid)e, il mio “cane” da Gaetano Rino.

Berta filava!

Tu, ringhi?

 

di Stefano Falotico

 

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