Posts Tagged ‘Johnny Depp’

Non tutti possono essere Johnny Depp, soprattutto nel portafogli


10 Dec

47683893_10212637401512831_7513314465601814528_n48355676_10212637894805163_5854119752493957120_n

Sì, Johnny Depp è uno dei pochi zingari che non è finito distrutto dalla noia a riparare lavatrici come in Gatto nero, gatto bianco del suo amico Kusturica e, nonostante la personalità underground, ha altro a cui pensare piuttosto che passare il tempo a fare zingarate.

Esiste un bel film di Dino Risi, Poveri ma belli. La storia di ogni italiano medio di bell’aspetto.

Storie di ragazzi sicuramente piacenti, dallo sguardo penetrante e occhi neri ficcanti ma le cui finanze, se non le alimenteranno, facendosi pagare come tronisti della De Filippi, previo comunque la clausola dell’essersi sputtanati, non è che vadano, diciamo, benissimo.

Uomini alle volte dal genio inaudito tant’è che la gente, terrorizzata da tanta stordente, immane bellezza, per pura, sfacciata invidia vuole immiserirli, al fine che tali (s)fortunati abdichino ai lavori più umili, affinché trascorrino il resto della loro esistenza fra agonie, rimpianti e un dolce rimestare patetico in esistenze meste.

Semmai rinnegando ogni lor talento perché, appunto, schiacciati dall’abbruttente questione economica.

Così, ragazzi vigorosi, educati a principeschi valori, giocoforza si adattano a vendere le banane al mercato ortofrutticolo. E la loro voce, ch’era un tempo graziosamente possente, in quell’ambiente di cocomeri e donnette che pensano solo al sugo della pasta, s’involgarisce, da tenue e carina ch’era, ecco che diviene squillante, da urlatori della piazzetta.

E, se non trovano lavoro all’ortofrutta, ecco che aprono un chiosco… di biancheria intima per non rimanere in mutande. Smerciando boxer di lana alla gente messa a pecora da una vita altrettanto, se non maggiormente, fottuta.

Sì, molti della mia generazione avevano la fissa per Kurt Cobain. Perché, a loro detta, possedeva il fascino dell’angelo diabolico. Lo sapeva bene quella zoccola di Courtney Love, colei che lo rovinò, prima spappolandogli le palle in amplessi devastanti, da cui è stato partorito il grunge, musica sdrucita su voce roca per uomini malinconicamente romantici. Eh sì, dopo notti così ingorde, di corpi arroventati, di schizzi funambolici, di lenzuola massacrate e lordate, Kurt si svegliava il mattino dopo mezzo rincoglionito e gli veniva… naturale far il rozzo come mamma l’aveva fatto. Su rutti liberi modulati dalla levità del ricordo della sua amata scopata. Ah, che melodia.

L’altro giorno, un mio amico mi ha detto che, se fosse in me, prenderebbe contatti con tutti gli enti letterari d’Italia per mettersi d’accordo su eventuali presentazioni. Per poter allargare la sua popolarità.

Gli ho risposto così: – Sai cosa direbbe il Lucchi, il mio vicino di casa, in questo caso? Ah, bellissimo, e chi pega?

 

Pega in bolognese significa paga.

Insomma, se fossi il direttore della Marvel, i miei libri li comprerebbero e visualizzerebbero più del trailer di Avengers: Endgame.

Il fascino di Iron Man ce l’ho. Il suo conto in banca, no, però.

E che c’entra Johnny Depp?

Sì, in alcuni momenti, emano un sex appeal alla Depp. Ma più che altro non ho i soldi per potermelo permettere. Ho detto tutto.

Comunque sia, vi lascio a questo video. Con attimo cult al minuto 17 e 34.

Vincerò, come August Wilson, il Pulitzer? Non credo. Anche se sono un drammaturgo decisamente più bravo di lui.

Questo mi pare ovvio e innegabile.

Eh sì, amici, il detto… devi farti il culo come un negro rispecchia la verità di ogni uomo bello come Johnny Depp ma dal portafogli come quello di Denzel Washington.

Adesso, vado a mangiare pasta e lenticchie. Ah, che squisitezza…

Proprio da leccarsi i baffi.

Comunque, donne, se voleste leccarmi, si potrebbe pensare anche un “bel lavoro”.

 

di Stefano Falotico

Credo, in fin dei conti, di essere davvero il peggior attore della storia, tranne quando recito davvero


25 Nov

Johnny+Depp+Fantastic+Beasts+Crimes+Grindelwald+rWmH2TtY5pJl

Sì, nella vita di tutti i giorni, sono l’attore peggiore che si sia mai visto nella storia.

A volte, anzi spesso, le circostanze esistenziali ci obbligano a recitare una parte. A fingere spudoratamente. Perché, se dicessimo la verità, chi ci vuole bene entrerebbe in apprensione e io non voglio allarmare nessuno. Dunque, mento e mento ancora mentre la mia mente sta vivendo, può essere, degli stati di demenza o soltanto, probabilmente, di profonda acquiescenza. E il mio sguardo si perde nel vuoto più abissale e insondabile anche se davanti a me compare una figa colossale.

Sì, in certi momenti, voglio starmene per i cazzi miei. E oscuro dalla mia vista perfino le cose e le cosce piacevoli. Sterilizzando le mie iridi a espressione acquosa di un apparente io deficiente e armonioso. Invero, nelle intimità inaudite della mia anima sgualcita, ribollono pensieri cupissimi. Quasi suicidari. Pensieri di uno che pare abbia avuto una vita secolare e invece è ancora uno scolaro.

Sì, io ho molto d’apprendere. Non si finisce mai d’imparare anche quando credi di aver capito tutto e non sai prepararti neanche un panino. Ah sì, miei panini, farcitevi da soli, non ho tempo da sprecare nell’affettare il prosciutto, oggi voglio essere affettato e non posso perder attimi preziosi ché desidero affrettarmi per mangiar una buona patatina. Succosa, con tanto di salsa, ah, senti come si sgranocchia questa gnocca fra i miei denti e, sulla sua lingua abbrustolente, ausculta nel cuor succhiato le profumate sue papille gustative, poi si posa con letizia tutta la sporcizia… sì, un rimestamento schifosissimo di salivazioni puzzolentissime, nonostante il dentifricio, questa sua bocca carnosa quasi quasi mi rende un vegetariano e non voglio più mescere la purezza del mio alito nella gola del suo fetido smalto.

Che cazzo significa? Significa.

A parte la tal parentesi agra, agreste, silvestre e di orgasmi poco celesti, sì, sono un attore pessimo.

Un libro aperto. Posso simulare uno sguardo da monaco tibetano ma si vede lontano un miglio che la mia anima è funestata da preoccupazioni trivellanti ogni mia budella spappolata.

Oppure, rido fintamente euforico quando invero, amici, mi sento talmente triste che potrebbero usarmi a Viareggio come carro allegorico, sì, una maschera carnascialesca da uomo la cui parola preferita è malinconia. Con tanto di occhio pittato e la gocciolina nera simil Il corvo.

Un uomo zombi imbattibile, una sfinge lacrimosa eppur ingenuamente cremosa. Le donne mi guardano, s’inteneriscono e, mosse a compassione, desiderano che sia loro passionale, ché mi strugga nelle lor roventi coscione dopo tanta smodata, dolorosa alienazione e, nelle lor gambe ruggenti, mi devasti per orgasmi distruttivi e vulcanici in unte e congiuntesi esistenze prosciugate da sfinimenti resilienti a ogni dapprima piacere rinnegato, esistenze amareggiate che, in un frangente di cazzuta solidità, si compenetrino d’infiammata vacuità empatica, ma io mi sciolgo solo nel leccare un altro ghiacciolo. Quando delicatamente suggo ogni colorante di tanto gelo refrigerato e poi nella mia pancia riscaldato.

Sì, molte donne mi cercano, tumefatte dal mio viso angelicamente diabolico ma me ne sbatto Le riempio di complimenti per dar loro cinque minuti d’illusoria, masturbatoria felicità, eppur sostanzialmente me ne fotto.

E, sopra il ramo di un albero, con la gamba accavallata, suono la chitarra mentre un uccello, lindo e puro, sorvola le mie ansie e mi caga in testa.

Sì, anche in questo caso faccio buon viso a cattiva sorte.

Dicono che le cagate portino fortuna e, se mi avete letto fin qui, questa è una cagata che spacca il culo.

Fidatevi.

 

 

di Stefano Falotico

Tutto ciò che avreste voluto sapere su di me e io or vi mostro di Mostra di Venezia: la mia ex, Alba Parietti, Moretti Nanni nei miei personali, incredibili video sfrontati


08 Oct

Johnny il bello

Quante cose su di me che non sapete e, coi vostri cervellini fantasiosi e bacati, invece presumete di sapere, creando e allestendo assurdità sul mio conto. Del mio conto non sa neppure Dracula il Conte poiché il sottoscritto è uomo che vampirizza, con carisma immenso, molto più di lui. E tanto succhia quanto lascia che mi succhino…

Eccomi qua. Vi mostro una ragazza, secondo me molto bella, con cui ebbi più e più volte occasione di “desinare” corposamente, nelle sventolio dei nostri ormoni da Y tu mamá también. Sì, era più grande di me ma, nel mescolamento dei nostri sensi, forse ero più cresciuto io, tant’è vero che in piena notte mi richiamava sempre… perché voleva riassaggiare il calore del mio iceman…

Sì, difficile capire se fossi Diego Luna o Gael García Bernal con la sua Maribel Verdú.

Io sono un fanatico delle donne. Adoro le loro gambe, il portamento basculante dei loro culi platealmente grandiosi. Ché mi soffermerei a decantarli per ore inesauste di leopardiano rimembrar come il mio membro in qualche Silvia, no, selva entrò e in altre invece, lontano da godimenti “boscaioli”, da solo eiaculò. Immaginandole ignude nel boato scintillante del mio amarle anche di fai da te.

Dicono che io abbia una bellissima voce e che, alla terza parola che a lor signore sussurro, codeste impazziscano nel turbinio scabroso d’irresistibili fremiti sesquipedali. E devono nascondere l’arrossamento…. Spesso, molte donne, talmente distrutte dal mio fascino, usano meccanismi di difesa. Non possono dire che vorrebbero saltarmi addosso in modo screanzato, al che partono con le offese. Per tirarsela da donne non facili. Nessun problema, rendono il gioco ancor più piluccante… Provocando, la seduzione si fa più divertente.

Insomma, sono il Mickey Rourke italiano. Con classe da Johnny Depp.

Miei maniaci da From Hell, posseggo un fascino maudit da Frederick Abberline.

E poi chi ha detto che questa canzone è melensa?

Insomma, amici, seguite e ascoltate il vostro cuore.

Morale della storia: non siete voi che dovete salvare me, sono io che salvo voi e vi mostro la bellezza.

.

 

 

di Stefano Falotico


Visualizza questo post su Instagram

Cosce di albe da festival

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Fuori in 60 secondi Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Eh sì, cari muli, è dura svegliarsi, è duro quando ci si sveglia


05 Oct

il_grande_sonno_ft_13


Visualizza questo post su Instagram

Duro svegliarsi

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Pictured: Johnny Depp stars as J.M. Barrie in scene from FInding Neverland.

Pictured: Johnny Depp stars as J.M. Barrie in scene from FInding Neverland.

ned19 the-mule-clint-eastwood

Sì, come Matthew McConaughey di EdTV (titolo a volte scritto anche Ed Tv o EDtv), al risveglio, potreste avere un’erezione imbarazzante. No, nessuna telecamera ma lo sguardo puro di vostro figlio di due anni che non capisce l’ingrossamento, in quella zona lì, del pigiama.

Oppure, come Michael Peña di World Trade Center, vi affacciate al crepuscolo albeggiante e guardate la città. Pensando che il mattino abbia l’oro in bocca. E invece sarà il giorno più nefasto della storia, vostra e di quella americana.

Michael Peña, una faccia penosa, appunto, e da idiota come pochi, ma uno che lavora in cinquanta film all’anno e ora è anche in The Mule di Eastwood. La storia di un bravo vecchione, reduce di guerra che, con un piede già nella tomba, deve trovarsi un lavoro da “stagista inaspettato”. E scopre invece di essere entrato nel film Sicario.

Sì, ma gliela farà.

Molti di voi, invece, non ce la faranno. Siete troppo brutti. Al che, o vi date a una carriera da caratteristi come Michael Peña, per tirare a campare, oppure dovete studiare come degli ossessi per potervi guadagnare la vita da pseudo-intellettuali. Semmai inforcando occhialetti di sintomatico mistero come Battiato. Per far colpo sulla racchia del primo banco che segue, bagnata, ogni vostra stronzata di Storia, appunto, su Pipino il Breve.

Di mio, credo che mi farò assumere come controfigura di Johnny Depp per le scene dei suoi film, in flashback, quando era più giovane. Un lavoretto da quattro soldi ma sai che bello, fra un ciak e l’altro, mangiare il cibo in scatola nella roulotte?

La vita è anche una roulette, speriamo non russa. Voi continuate pure a farvi il grande sonno, a russare.

Ché qua c’è da farsi il culo, non prima di un caffè che te lo tira su.

 

 

di Stefano Falotico

Il Genius è Don Juan De Marco: un infinito leopardiano, un clown strepitoso, super video in cui recita il vostro pessimismo cosmico, io sono in formissima, voi no


02 Oct
ROCKY III, Carl Weathers, Sylvester Stallone, 1982, © United Artists/MGM

ROCKY III, Carl Weathers, Sylvester Stallone, 1982, © United Artists/MGM

Depp Don Juan


Visualizza questo post su Instagram

L’infinito di Giacomo Leopardi

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Gli sprezzanti ma veri pensieri falotici sulla vita, la morte e su Sharon Stone


29 Sep

sharonstoneag50

Con tutti i soldi che ho speso per l’intera filmografia in Blu-ray di Sharon Stone, potevo produrle un buon film

– Guarda, Stefano, che Sharon ha girato degli ottimi film.

– Sì, uno e mezzo, Casinò e Pronti a morire. Un film irrisolto.

Basic Instinct non è un grande film?

– No, l’ho pure recentemente recensito. Un film che, se hai vergogna e provi sensi di colpa a guardarti un porno come si deve, in caso di notte in bianco può aiutare a eiaculare la cosina bianca.

– Ma no! È un grande thriller! Con una bellissima suspense.

– Sì, certamente. Devi aspettare un’ora prima che Mike Douglas glielo metta in culo.

– Ma allora perché hai comprato tutta la filmografia di Sharon?

– Perché mi piace la sua faccia di bronzo. E ha delle belle cosce.

 

Sì, non me ne voglia la signora Sharon. La sua filmografia, qualitativamente parlando, non è proprio un bijou. Roba buona ne vedo assai pochina, però Sharon, con la sua bocchina, sapeva come far soldi dando ai ricconi di Hollywood ogni suo buchino. E ora è “donna di classe”. Sì, praticamente quello che ha fatto la Gregoraci con Briatore. Soltanto che la Gregoraci l’ha preso in quel posto… sì, non è mai stata candidata all’Oscar, ma è sulla bocca di tutti che, giustamente, le danno della poco di buono. Insomma, non tutte le donne bone riescono a donarci qualcosa in senso lato, che non sia quello B. Rimangono delle belle statuine, ma non sono l’Academy Award.

Prendiamo questa foto di qualche anno fa di Sharon. Il mio discorso non fa una piega. Un corpo smagrito a forza di spompinarli, no, volevo dire… spomparli.

SharonStoneHarper1

Ma, si sa, la vita è come la morte. Prima non c’eri, poi nasci, cresci e la dai per non morire di fame, quindi crepi e ti elevano a mito.

Ad esempio, io non ho mai capito la mitologia su Moana Pozzi. Secondo me, la cameriera del Bar Renè, vicino a casa mia, è molto più sexy della Moana che fu. Forse, anche più puttana ma, non avendola data alle persone “giuste”, lavorerà tutta la vita da schiava negra. E dovrà accontentarsi del seminterrato coi ragni e le zoccole, appunto.

Sì, credo sia così. Però un cappuccino bollente con tanto di schiuma (det)ergente, da questa qui me lo farei servire con tanto di bavaglino…

Già, le donne sono abbastanza ipocrite.

Ad esempio, oggi pomeriggio una su Facebook ha scritto:

la cucina è la mia vita, dopo la minchia e i viaggi.

Al che, la contatto:

– Scusa, giusto per curiosità. La minchia è solo quella di tuo marito?

– Sì, solo quella. È lui che mi mette a pecora.

– Sai, ti sei involgarita. Non eri così. Devi aver scopato male, ultimamente. Riempi la tua bacheca di porcate. Io vi leggo un’enorme frustrazione.

– Senti, segaiolo, impotente, maniaco sessuale, rompicoglioni, che non ho, io ti spacco il culo!

– La mia era una domanda benefica, atta ad aiutarti. Sai, mi hai confidato, tempo fa, ricordi, che ami molto tuo marito. Allora non capisco perché ogni sera caghi il tuo stupidario sugli uomini. Scrivendo che sono dei maiali e che li vorresti vedere bruciare tutti. Sì, mi ricordi Donald Sutherland di Fuoco assassino. Versione in gonnella di Nikita.

– Sì, mio marito è un grande uomo. Ma gli altri sono dei porci schifosi, dei repellenti bavosi. Uno di questi giorni li ardo tutti. Tutti!!! Ma anche le donne non scherzano, sai? Anche loro. A differenza di me, donna virtuosa, sono tutte delle troie. Assolutamente.

– Tu e tuo marito avete figli?

– No, ma ne stiamo aspettando uno.

– Perché lo volete mettere al mondo?

– Per vederlo crescere. E gioire.

– Per egoismo, dunque. Vuoi farlo crescere in un mondo che tu reputi così orribile?

– Senti, che vuoi? Io ti ammazzo!

 

Eh sì, questa è davvero una con le palle. È cazzuta, Dio mio.

 

Poi, invece abbiamo la “santa”.

Nel suo profilo, scrive che è sociologa-pedagoga-psicologa, forse solo psicotica. Praticamente Sally Field di Maniac. Una che dice ai fessi come si sta al mondo e si fa il giro col gigolò latinoamericano che paga perché la sbatta coi soldi che frega a quelli che tratta da “malati di mente”.

Mi prendo cura del tuo bambino interiore ferito, recita il suo biglietto da visita…

Costei, dovrebbe prendersi “cura” di curarsi, va’.

Ah, sono insopportabili queste qui. Si scattano i selfie nella casa con la biblioteca piena di libri. Tutti libri inutili del tipo: Leggi che ti passa, Se sei una ninfomane vai a fare shopping, Cercare la felicità in un Bonsai, Siamo tutti figli di un Dio maggiore, credeteci, minorati.

 

Gli uomini sono pure peggio. Pensate che c’è chi, a sessant’anni, compra le biografie dell’esaltato genio precoce del figlio, che ha appena scritto le memorie Sono più grande di mio padre: però lui ha i soldi e mi dà la paghetta dopo che la sua vita è andata a mignotte.

In Italia, c’è ancora la mafia. Un tempo, i ragazzi disoccupati delle zone degradate e sottosviluppate, pur di non crepare di stenti, accettavano “lavoretti” per i malavitosi. Che ne so, caricavano nel baule della loro macchina dei quantitativi di droga e facevano le consegne. Venivano ben pagati e, allora, una volta corrotti, non tornavano indietro. Prestando giuramento. Divenuti mafiosi con tanto di “benedizione”, erano fottuti del tutto. Sì, non potevano più pentirsi. E se mai si fossero azzardati a tradire i patti d’“onore”, qualche sicario li avrebbe fatti fuori.

Ma è un discorso estendibile a gran parte della società.

Mettiamo ad esempio che uno viene ingiustamente licenziato da una grande azienda. Se fa causa, è ancora più fottuto. Il datore di lavoro è ammanicato ai giudici. Cenano assieme e, come si suol dire, cane non mangia cane.

Questo datore di lavoro è uno potente, con le mani in pasta dappertutto. Sgancia i quattrini ai giudici, e l’uomo licenziato ha pure rimediato una figura di merda, oltre ad aver dilapidato ogni suo risparmio per pagarsi l’avvocato.

Come dice Joe Pesci di Quei bravi ragazzi, cornuto e mazziato.

Sì. Dovete sapere che spesso la gente mi ha dato del vigliacco. Così, dopo i vent’anni, coprendomi delle calunnie più infamanti, aveva arbitrariamente deciso che dovevo dimostrare di essere un “uomo”. E andavo svezzato.

Da ingenuo, abboccai a queste richieste poco in linea con la mia natura masturbatorio-ascetica, e al primo colpo trovai una ragazza. Scopammo quasi subito.

Al che, questa gente mi disse che ero solamente un porco perché scopavo senza lavorare. E via di bullismi e troiate.

Io impazzii, successe un finimondo, e oggi probabilmente sono Johnny Depp de Il coraggioso.

 

Io perdono perché sono io.

La maggior parte delle persone non sono come me.

Si credono grandi uomini e grandi donne e hanno girato da amatori… invece soltanto il film Sliver ove, come William Baldwin, spiano i cazzi altrui e fanno i giochetti.

E scopriranno, un bel giorno, di essere dei matti. Che inculata.

Comunque, io appunto non sono un’ipocrita. In Sliver la nostra Stone è bella, ovvio, ma io le preferisco Polly Walker.

Oggi, la mia Polly è un po’ invecchiata.

Eppure in Otto donne e 1/2 aveva un culo da infarto. Un culo che ti prendeva un colpo.

Infatti…

Parliamo di una super figa eclatante.

Di mio, non sono né figo né sfigato. So che mi piace Broken Flowers.

 

di Stefano Falotico

Caro diario, quanto sono tristi i listini estivi delle case di distribuzione, ma non ravviso The Irishman, del quale attendo il trailer, e faccio il bravo ragazzo…


03 Jul

Evan+Rachel+Wood+Premiere+HBO+Westworld+Season+bSRdYlsz7Vfl

Ma me ne dispiaccio.

Sì, una delle ragioni basilari per cui sono ancora vivo è il fatto che non posso morire prima di aver visto The Irishman.

A volte, in piena notte, mi sveglio in cerca di cioccolata calda ma poi, in assenza di essa, mi consolo con un cornetto della COOP, fumo una sigaretta in piena nott’, mentre qualchedun altro starà in giro a quell’ora con qualche grassa mignott’, e col mio fegato faccio a bott’. Poi, silenziosamente, fra me e me borbotto. E continuo a non avere sonno. Che botta.

Stamattina mi ero svegliato pimpante, e subito ho abbisognato di qualcosa di “dolce” che allietasse i mal di pancia della notte insonne. Così, ho rivisto una scena abbastanza spinta e qualcosa, non solo il mio umore, s’è alzato. Ma sapete bene, cari uomini, che dopo l’onanismo si è più tristi di prima. Non vi può essere consolazione in una squallida, monotona masturbazione. Perché altri cattivi umori si son addensati nella mia mente, e si son scagliati al mio cuore con gravi precipitazioni. Ho evitato la cosiddetta crisi ma non riesco a sanarmi da questa cupa, angosciante disperazione. E sempre più su di me aleggia lo spirito della più infausta depressione. Rimugino, mi arrovello ma son stanco, qualche volta mi arrangio, oramai pochissime molte mi arrapo. Questo taglio di capelli non mi dona, opterò nuovamente per la pelata crapa. Oh sì, la mia anima oramai è spellata. E ingurgito la tristezza come fosse un piatto fumante di maccheroni al ragù, con tanto di “risucchio” nel mio essere rimasto all’asciutto. Sì, un altro piatto di pasta asciuttissima, e la pancia crescerà come una pera che sbuccio nell’essere graffiante a me stesso, da potato vivo. Sì, la gente sul naso mi schiaccia il pomodoro e le donne non permettono che sgranocchi le loro rosolate, da altri, patate. Sì, devo mangiare una zucchina per salvarmi da queste vuote zucche e una di queste sera riguarderò Halloween, perché sono lo psichiatra Donald Pleasence in tal seme della follia di massa, ove il Michael Myers di turno se ne sbatte… senz’alcun affetto, poiché il Male si è propagato ed è diventato un modello da imitare con “gusto”.

Sì, Henry – Pioggia di sangue, poi c’è stato Breaking Bad, adesso Westworld, un telefilmone ove non si capisce un cazzo ma lo guardi perché speri che Evan Rachel Wood finalmente la mostri come Dio comanda.

Ecco, prendiamo quest’immagine. Stilizzata, elegantemente raffinata, una stronzata di poster peggio di un quadro di Fontana.

Sì, come De Niro in un Boss sotto stress, vado dal mio psichiatra Billy Crystal e lui mi mostra questa foto.

– Cosa vede?

– Vedo un labirinto e la via di figa.

– Di fuga, vorrà dire.

– No, proprio di figa. Scusi, psichiatra, ma perché la Wood è così pudica e non indossa mai le minigonne?

– Perché ha classe. Non ha bisogno di darla a vedere.

– Secondo me è lesbica e basta.

 

Sì, quindi rincaso e guardo il video della Notorious Pictures con Beniamino Placido che presenta i film della stagione “Autunno-Inverno”. Sì, dopo l’abito prêt-à-porter della Wood, mi sorbisco la lista della spesa recitata da questo Beniamino che pare essere spuntato da una favola di gnomi.

Calca la mano su City of Lies, e finalmente dalla sua bocca apprendo come si pronuncia Whitaker. Uno dei cognomi più impronunciabili di sempre. Ho sempre sentito pronunciarlo VUAITEKER, da alcuni VUAITACHER, da altri VUITACHER. Ma secondo me ha sbagliato anche Beniamino. Chiedo consulto ad How To Pronounce su YouTube. Viene pronunciato da un bambino, sì, che pare si vergogni di chiamarlo ad alta voce, e sembra che dica Forest WATER, prima di andar a far la popò nera nera come la faccia da carbon’ di Forest.

Non mi ha convinto, allora cerco altre pronunce. Del suo cognome vengono dati tre accenti diversi, particolarmente “efficace” quella di un caucasico che pare lo stia prendendo in culo mentre lo pronuncia e dice vuitAAAHker!

Mentre sul suo canale il Frusciante continua a credere che Christoph Waltz si chiami Christopher come Walken e la mia vicina di casa, Angela, pensa che Cristoforo Colombo aveva il volto di Marlon Brando. E mi dice:

– In quel film per la tv, Brando è stato bravissimo. È spiccicato al vero Cristoforo.

 

Al che, una su Instagram mi manda la foto di lei su un dondolo-cavalluccio e la scritta “ermetica”: dai, bel ciuccio, mio Stefanuzzo, voglio fare cowgirl con tanto di super spruzzo.

 

Disgustato da quest’umanità, aspetto ancora The Irishman.

E se anche questo fosse un’immane delusione?

Sì, aspetterò allora l’uscita del film Non ci resta che il crimine…

Poi me la tirerò… di più.

 

– Stefano, come ti sembra in questo film il vecchio Johnny Depp?

– Diciamo che un cadavere della Certosa di Bologna è più allegro. Non mi sembra un’interpretazione molto sanguigna.

 

 

di Stefano Falotico

Un sabato su Internet, video geniale di capture della mia mente


05 May

31944749_10211229599758667_4584299095039934464_n160829_joe_chinatown_00037_ywnrh_whynot_3867

Condividiamo spesso il nostro mondo interiore, con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo.

(Goethe)

Io, a differenza del Faust di Goethe, appunto, mai vendetti l’anima al diavolo eppur mi piace piluccare il “desktop” delle mie emozioni trasfuse, fra trailer esaltanti, attori carismatici, donne con le gonne da farti sobbalzare, cosce da mille e una notte, figli d’arte di Tognazzi ben inferiori al padre, e visioni coming soon.

Vabbe’.

Avete notato che nei film, quando mostrano uno che chatta, che ne so su Whatsapp e affini, su Facebook o su Instagram, i messaggi che visualizziamo da spettatori sono perfettamente digitati con tanto di punteggiatura a postissimo?

Irrealtà pura. La “messaggistica” è spesso incasinata, nessuno scrive da letterato in uno scambio di battute fra amici, ed è per questo che nel mio video, se noterete bene, digito una è al posto della p. Perché sono umano, non sono un film formalmente ineccepibile. E nemmeno vorrei esserlo.

Evviva la caotica umanità. Ora, ballare e offro da bere io.

Speriamo che con una bella donna possa “venire” meglio. In maniera più vocalmente, diciamo, sentita… reciprocamente condivisa. Comunque, ricordate, se una donna urla durante l’amplesso, o siete John Holmes oppure finge spudoratamente.

 

Molti grandi attori sono degli “ignoranti”, ed è giusto così


17 Oct

ulf03 00304002 om11

DONNIE BRASCO, Johnny Depp, 1997, (c) TriStar

DONNIE BRASCO, Johnny Depp, 1997, (c) TriStar

 

Nicolas Cage, che non so se sia un grande attore ma su cui spesi e non soppesai molte parole, tanto da dedicargli un libro che siete obbligati a comprare, disse che un grande attore deve avere alcune espressioni da ergastolano, da “patito”, da uomo sofferente e anche poi capace d’insospettabili sprazzi di euforia. Lui, maestro dell’overacting, funambolo degli eccessi, molte volte un cesso.

Johnny Depp ebbe un percorso scolastico alquanto anomalo, anzi, a dirla tutta non ebbe nemmeno una sufficiente istruzione, e si è sempre abbeverato all’istinto puro, senza regole di bello e/o sbagliato, ove lo conduceva il cuore, e fu maestoso quando apprese le lezioni di Marlon Brando, un attore coraggioso, favolista con Tim Burton e zingaro per Kusturica, prima che si dissipasse e svendesse nelle “piraterie” caraibiche, e s’innamorasse di mezze sciacquette per cui ha dilapidato la dignità in mercimonio della sua bellezza oggi un po’ sciupata.

Depardieu cazzeggiava con una gang francese per le banlieue parigine. In quei sobborghi imparò presto a fare l’uomo, senza contrattare con alcun tipo di “cultura”. Che poi la dovremmo smettere con questa fissa per la cultura “alta” perché, vista così, pare un moloch monolitico a cui possono accedere solo i “capoccioni”. Le cape de cazz’. Boriose, seriose, che non sanno mai ridere e son sempre sospettose del prossimo anche quando il prossimo è in bagno a “tirarselo” e a non tirarsela su un giornaletto “scostumato” libero dai moralistici “buon” costumi. Sì, al mare le donne non indossano nemmeno il costume, e questo invece è riprovevole perché svilisce oscenamente quel pudore delicato che la lor natura dovrebbe indurle a conservare. Ah, comunque non sono un conservatore, sono un liberale-radicale con le mie malinconie radicate sebbene non riconosca le mie radici.

De Niro, invece, abbandonò gli studi dopo le medie e superò ogni medietà possibile, giganteggiando con Scorsese e andando a letto presto con Sergio Leone.

Insomma, solo in Italia si crede che per fare gli attori e gli artisti bisogna essere laureati. La dovremmo finire con queste lauree, ché sono solo specialistiche di un settorialismo vecchio come il cucco, che servono solo a diventare metronomi della carta stampata, “dottori” delle comunicazioni più insulse.

Siate attori e, se una donna vi piace, fate capire che state recitando la parte dei timidi. Lei proverà a “sbloccarvi” e voi potrete “timidamente” incunearvi…

Ah ah!

di Stefano Falotico

Lezioni di savio nichilismo, la grandezza di un uomo che fu “credente” e (lo) sarà


05 Oct

02834027

Adesso, forse, è sanamente deficiente ma, in questo dondolar nella “scemenza”, ha trovato l’ancoraggio incoraggiante, raggiantissimo, alle vere pulsioni passionali del suo cuore indomito, adamantino come quello di un cavallerizzo splendente nel tramonto ossigenante di suoi sogni ancora albeggianti. E non deceduti né trapassati, nonostante siano un po’ (de)caduti. Non ancor decapitato/i.

Sì, sono ermetico e in questo ermetismo mi rendo anche eremitico, lasciando che la massa si gu(a)sti nelle più frivole sconcezze, sempre procacciatrice, com’è per sua indole carnale, di accoppiamenti triviali e animaleschi, perché accoppiandosi pensa di sanare i suoi stress quotidiani. State lontani dalla gente “normale”, vorrà solo istruirvi, dunque distruggervi, irretirvi alla falsa, morigerata compostezza della fiera delle banalità, soffocandovi nei vostri slanci e dandovi appellativi di cappellai matti se alle loro regole caudine non vorrete abdicare. Io non rimpiango le mie scelte, oramai son radicate nel mio carattere docile quando al mattino mi sento “sveglio”, irruento quando qualcuno vuol farmi apparire per quello che non sono, costringendomi, dietro ricatti e meschine provocazioni, a voler aderire all’immagine distorta che lui vorrebbe proiettarmi per “fini” cattiverie dettate solo dalla sua perenne insoddisfazione. Quindi, in questo mio orgoglio restaurato e non ancor cedente all’etichette che vorrebbero traviarmi, affossarmi e immiserirmi, soprattutto nell’anima, (r)esisto con la costanza di un uomo che, nonostante le batoste e i vergognosi affronti, le bugie più maligne e le burle più figlie della piccineria tristissima di chi si pensa meglio di me, crede alla vita nel suo disegno strano. Non profetizzo nessun futuro “stabile” per me, perché son nato ribelle, ripeto, agli schemi prefabbricati e sono l’incarnazione più al(a)ta di un’insopprimibile angoscia, che reputo essere salvifica, la fonte inesauribile della mia creatività e dell’essenza più sincera del mio io profondo, non traviabile. Nonostante spesso dal mondo scompaia e non mi allineo a chi vorrebbe impaginarti nella relegazione di qualche certezza, così si mette a posto la coscienza e vive nell’illusione di averti “schedato”. Che orrore. Come se fossimo, noi umani, dei prodotti di qualche casellario. E avessimo smarrito la pienezza delle nostre complicatezze, delle nostre unicità. Ma, si sa, in una società che annienta e “lobotomizza” le individualità, per molti è più comodo volerti far scivolare in qualche abietto reparto delle ovvietà, figlie delle frasi fatte, di quella vita metodica e “incanalata” che ho sempre, lo asserisco con estrema vanità saccente, rifiutato e stroncato in toto. Prediligendo anche le mie ansie, che non sono cagionatrici di “disagio”, bensì l’attracco a una saggezza che guarda al mondo da prospettive più visionanti l’insieme, la totalità dell’essere nel suo farsi, disfarsi e poi ricomporsi, creare e ricrearsi, rigenerarsi e rinascere sempre in nuove, esaltanti, vitali forme. Sono un camaleonte e, quando io stesso penso di aver capito qualcosa di me, svio le spiegazioni che mi diedi per sviare in altre vi(t)e.

Insomma, avrei poco da credere a tutto e a niente. Ma nei miei nichilismi mi scopro più credente di quanto sembri, nonostante sia agnostico, probabilmente ateo, sostanzialmente non un coglione da Ateneo.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)