Quando le ingiustizie superano le soglie delle sogliole che son state pescate in flagranza di reato, un Uomo, armato sin ai denti, sbudella gli ebeti al fin d’imbottirli di piombo, con tutta la scia adorante del suo alive
Cari fratelli, dei miei fatti privati, “sfatti” in fattacci per l’ignoranza d’una famiglia di barbari, abituata a coprirsi dietro la presuntuosa maschera d’una “sociale” benevolenza (s)truccata a stuccar il prossimo con “proibizioni” inquisitorie degne del Medioevo più buio, vi ho narrato in tempi anche “sospetti”, quando equivocaste la mia “sagoma”, sfigurandola anche voi dietro “preoccupanti” paranoie a scapito che non capì quanto, invece, son emerito e principesco, com’esige la tradizione nobiliarissima del mio “genealogico” genio. Oserei dire, senza paura del ridicolo, fiero e di portamento altezzoso, secondo la superbia che mi è congenita, appunto, e non intendo “rinnegarlo” scendendo a patti(nar) con una mediocrità che tanto mi “distrugge” quanto m’induce a scardinarla per annusar, sempre più, il fiotto vincente della mia mente incoercibile, oltre ogni limite “prevaricato”, per valicar ancora panorami di scibilissima Illuminazione a cui pochi eletti saranno ammessi, ammesso che abbian le mie eguali energie per scalar montagne, alla cui “asperità” difficoltosa già tremerebbero, arrancando più che arrampicandosi.
Sì, sono la pianta rampicantissima, piccante di sberleffo e sberlone, a chi vorrà anchilosar i miei polmoni per asfissiarli nel suo “fiato corto” da crudo imborghesito prima d’esser nato.
Sì, le mie “foglie morte”, eppur appiccicaticcissime, pungono gli untori cinici e ne graffian la pelle intonsa, murandoli vivi.
Circa tre mesi fa, telefonai, ripetiamolo per la cronaca (“nera”) a una radio bolognese che “staziona” in un pub ubicato in una delle zone più losche di Bologna. Un “ritrovo” di mezze calzette che “filano” di musica pompante per “spippar” in compagnia di qualche “donzella vien dalla campagna” per ritmi a “marinarla” su andature “poganti”, con qualcuno che si sfoga e una fighetta “affogata” nell’alcol “dolce-liscio” di andamenti lenti nel fegato “a bollore”. Sì, evaporerà, traumatizzata dai villani assalti alle sue verginità, piangendo poi amara con un tamarro “duro” che si sarà sposata per consolarsi fra un’autoradio “scacciapensieri” e un direttore che la “insegretarizza” cancellando i peccatucci fedifraghi nella “ninfomania” religiosa d’ipocrite confessioni domenicali, “valide” quanto un bambino che ruba la marmellata e poi si lecca le mani, scambiando un segno di Pace con suo padre che, intanto, sta telefonando a un “Telefono rosso”, un po’ rozzo, un po’ di “Ingozzami, dai, bella gnocca, mia moglie non basta, imbestialiscimi tu. Sai, ho avuto una giornata pesante, ho bisogno di qualcuna che mi renda (dis)tensivo. Sì, sarai il mio detersivo, il mio diversivo”.
Questi qua, uno in particolare, di cui il mio avvocato conosce benissimo l’identità “nascosta” e vigliaccona, per un’altra querela che lo spolperà “pen malissimo”, non sa contro chi si è messo.
Allora, raccontiamola questa storia. Questi deficientuzzi pensano d’impaurire la mia “lethal weapon?”.
Sì, come tutti sanno, frequentavo una compagnia che mi pareva degna della mia “frequenza”, poi, per ragioni dettate da invidie profonde e immotivatissime, da collegar solo alle pulsioni omicide che tanto “allettano” l’adolescenza, pensaron bene di tirarmi uno scherzetto per “stirarmelo”.
Sì, un massacro psicologico da branco, con tanto d’intimidazioni, abusi indifendibili e “ostaggio senza riscatto”. Cioè, se mi fossi ribellato e avessi denunciato le loro offe(nsiv)e, mi avrebbero poi riso in faccia per “mancanza di prove”.
Cercai spiegazioni, e mi recai proprio all’indirizzo di questa radio. Ove, tutt’ora, non so in quale stato “emotivo” (forse, di tanti ematomi finanziari), “lavora” uno di questi “Caponi“, nel senso di Al.
Eh sì, nella nostra società, ove le magagne e i manganelli coprono di pugni, son tutti “coperti” dietro apparati istituzionali che ne preservano l’integrità (im)morale.
Al che, costui, consapevole che la bomba era finalmente, giustamente esplosa, chiamò la polizia, dichiarando che ero andato lì per piazzare davvero un “esplosivo”.
Tale denuncia m’è costata quattro mesi di ricovero psichiatrico a scopo “calmante”, perché fu appurato che avevo subito un trauma ma gli “uccisori” non potevano essere accusati per “insufficienza” di testimoni e “dati alla mano”, e ha costretto l’intero “gruppo” a finire in tribunale, come tutti voi sapete. Ne siete già stati ampiamente illustrati.
Visto che non ho nulla di cui vergognarmi, ho contattato costoro per ricordare che le violenze si ritorcono sempre contro quando, ogni mattina, prima di parlare al microfono, si specchieranno “testando” la loro “voce”… dell’anima.
Al che, spaventati di nuovo dalla “mina vagante”, mi hanno “segnalato”.
Dove non si sa, essendo io, come potete constatare, un Uomo liberissimo che, però, mal sopporta tali affronti di “recidiva” che vorrebbero “terrorizzarmi” nel silenzio, come dire: “Stai zitto, fai la tua vita, non complichiamoci le cos(c)e”.
E perché mai? Questa storia, come sa bene il mio avvocato, è appena iniziata, cari “bellocci” di mamma.
E non credo che “ballerete” il Sabato sera. Anzi no, danzerete alla grande. Sì, se non finirete in galera, sicuramente sarete sfiniti sotto il Ponte Galliera, cioè nel dormitorio dei barboni della “ferrovia” di Bologna. A brindar fra un treno e la merda dei cani. Alziamo il “volume”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Arma letale (1987)
Sono più “pazzo” di quello che non pensavano.
Pensavano fossi “folle”, nel senso di scemo. - Interceptor (1979)
Sì, l’artefice di tale porcatona lo legheremo al palo e poi gli daremo fuoco, come nel finalone di questo capolavoro.Accendendo il motore e augurandogli un buon “Inferno”. - Fuori controllo (2010)
Quando non si ha nulla da perdere, la giustizia si fa da sé.