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In un annus horribilis, funestato dal Covid, ci accingiamo alla prossima notte degli Oscar in religioso silenzio contro le scriteriate opinioni sballate di Mereghetti poco d’annata ed evviva ogni Spielberg di fantascienza rinnovata!


19 Apr

nomadland mcdormand

Che sia dannato o di migliore annata, l’importante è che il Cinema venga totalmente ripristinato ai suoi antichi fasti e ardori. Dunque, sta per ripartire la festa. A lei, signora della notte nera, non parte la Ford Fiesta? Io sono Arthur Fonzarelli, cioè Fonzie dei glory days di Bruce Springsteen. No, di Happy Days. Sono il Boss della canzone I’m on Fire. Le aggiusterò tutta la carrozzeria, smaltandogliela… Che sia il venturo 2022 un annus mirabilis da 2001 kubrickiano. Ah ah. Ah, mie uomini spregevoli e sprovveduti, ammalativi non di COVID-19, bensì della peggiore A.I.

Partiamo col pezzo da David Fincher, no, da David Foster Wallace italiano di falotica, astrusa e cervellotica scemenza cazzuta, spero, geniale o soltanto pedagoga, probabilmente educativa, dunque comparativamente simbiotica o solo sinonima, soltanto psichiatrica per diagnosticare ogni falsa intellighenzia da reparto pediatrico, cioè infantile e adatta a un mondo di deficienti che si credono adulti sapienti. Che tromboni deprimenti!

Eh sì, gran parte dei film candidati quest’anno agli Oscar non sono affatto piaciuti a Paolo Mereghetti, critico da “colonne portanti” della pagina Spettacoli del Corriere della Sera oramai da anni… irrecuperabile, no, volevo dire non ancora, pensa lui, pensionabile. Paolo è, a tutt’oggi, attendibile? Paolo, entrato da dritto o di diritto in tutti gli annuari ciclopici, no, enciclopedici della Critica recensoria dei film, no, nell’immaginario cinefilo collettivo soprattutto as Il Mereghetti, auto-sottotitolato(si) Dizionario dei Film. Che, a scadenze regolari, viene perennemente aggiornato e rivisto a mo’, forse, di Ciak la rivista generalista per eccellenza della nostra povera Italia popolaresca ove tutti si dilettano a essere tuttologi della min… ia, imparando bieche pappardelle a memoria estrapolate dalla terribile Wikipedia iper-qualunquista che è stata portatrice di danni disumani alla coscienza umana stessa non solo dello spirito critico dell’attuale Critica cinematografica, bensì della vita in generale. Parcellizzata, così facendo, da pseudo-caporali neo-laureati col Bignami che tengono molto in auge la falsa intellettuale Daria Bignardi.

La terribile, temibile, statene lontani, Wikipedia! Vade retro, Satana!

“Legalmente” letale per ogni tardo-adolescente e uomo ancora in fase puberale-adolescenziale auto-ingannevolmente persuasosi che basti enumerare ed elencare, un tanto al chilo, informazioni sterilmente nozionistiche assai superficiali per fare colpo su qualche ragazzina speciale che penderà dalle sue labbra fintamente ebbre e fameliche di scibile saccente più indigesto di un tiramisù mangiato assieme alla pancetta non di McDonald’s ma del suddetto panzerotto prematuramente sovrappeso, manco fosse un commendatore dalla panza piena, per l’appunto, della Destra più salviniana, ché s’atteggia da adulto in modo spaventosamente incosciente, sfoderando una classe (ig)nobile da pubescente amante della Scienza più falsamente acclarata sulla base precaria di conoscenze sommarie e assai provvisorie, improvvisate, più che altro da somaro incredibile.

Si crede dio ma non vi crede, contesta perfino Buddha, soffre di manie di onnipotenza da far paura all’anticristo e ragiona per stereotipie imbarazzanti e raccapriccianti, approntando tesi assurde da mettersi le mani nei capelli. Ha un diavolo per capello? Dinanzi a questo qua, un quaquaraquà, urliamo: oh, Signore, salvaci tu da costui, oh Gesù!

Egli cattura info filtrate e recepite unicamente in maniera mnemonica e assai stolta da demente sesquipedale ché crede, essendo un idiot savant impresentabile anche a Forrest Gump, di rappresentare invece l’esatto contrario, vale a dire il fenomeno “paranormale”. Egli s’interroga studiatamente, come no, sui fenomeni scientificamente irrazionali, dunque anormali. È un fenomeno anomalo o sol anonimo che, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

Uomini di vera cultura, secondo voi, a quale generazionale fenomenologia possiamo accludere tale ragazzo inutile? Ah, quanta ignoranza abissale! Questo qui è inclassificabile ma tutto vuole catalogare e vivisezionare! Intanto, lei abbocca a tale semi uomo frequentante la rinomata Bocconi degli esaltati e stupida, no, rimane stupita dagli effetti speciali non della più avanguardistica CGI, bensì dell’androide bambolotto robotizzato dalle enciclopedie online scritte e redatte da androidi peggiori di lui. Lei perde cretinamente la testa per tale deep fake vivente in grado soltanto d’imbrodarsi e d’imbambolarla, recitando, a mo’ di Laurence Olivier de no’ a(l)tri, un numero d’informazioni impressionanti da lui diligentemente imparate, per l’appunto a memoria, più che altro appuntate, per fare bella figura dinanzi alla sua immagine allo specchio da Amleto della situazione ben conscio di non essere manco sanamente pazzo come il principe di Danimarca dell’omonimo capolavoro scespiriano. Egli è una tragedia incarnata davvero plateale. Platea, ridete, dai, su!

Sì, non è colto come Kenneth Branagh eppur dice di adorare Orson Welles, semplicemente perché non ha mai invero visto un suo film per intero ma, dinanzi alla sua immagine fessa, no, riflessa… nota che l’unica, incontrovertibile somiglianza immediatamente ravvisabile con Orson, eh già, è la misura extralarge non del cervello, bensì della taglia dei pantaloni da puro coglioncello cresciuto a meme, hotdog, la peggiore PlayStation e tante assortite, affini idiozie videoludiche tanto belle… Sì, egli è Cicciobello. Costui è una capra, un penoso cartone animato, un barboso e barbuto caprone dell’Argentario e confonde Luca Argentero con l’oro colato. Sì, su questo ha ragione, Argentero non è propriamente un attore molto dotato, no, dorato, gliene devo dare atto. Sebbene, debba io ammettere, altresì, che Argentero sia molto adorato. Da chi?

Stavolta, inconsapevolmente, confondendo gli asini dell’Argentario col pastore tedesco, mandriano della recitazione in cerca di pecorine, no, pecorelle smarrite, il ragazzo pecoreccio alla Ezio Greggio che denigra Dario Greggio in modo tristemente televisivo, essendo lui cresciuto con Striscia la notizia, colpì nel segno a mo’ di arciere di The Witcher. Ah, le ancelle amanti del pesce lesso Henry Cavill, il quale è più inespressivo del vero cacciatore di streghe del videogioco omonimo, sono sue fan accanite, dicasi anche frustrate mai viste che vedrei bene nel prossimo film di Robert Eggers, no, di Dario Argento. Nei panni delle donne educande, prede vulnerabili che manco un serial killer vorrebbe trombare, no, sgozzare perché poi Barbara d’Urso lo inviterebbe a qualche trasmissione ereditatale, ereditale se amate la scrittura aulica, ereditaria se credete che il DNA si trasmetta in base alla genetica dell’albero genealogico. Ah ah. Ereditale, non L’eredità, altra boiata bestiale. Ah, il nerd odierno altri non è che il ritratto terrificante del profilo psicologico di un omicida seriale di cazzate co(s)miche che non ebbe le palle, a differenza di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, di confrontarsi almeno con un’appassionata del Cinema di Jonathan Demme. La vera amante di Demme si può riconoscere immantinente con un facilissimo quesito. Le si pone, davanti agli occhi, la scritta stilizzata Philadelphia (qui, corsivizzata). Se, alla domanda, lei cosa vi vede?, vi risponderà Tom Hanks, è apposto. Se invece vi replicherà, a mo’ di replicante bellissima ma tontissima come Sean Young di Blade Runner, vi vedo una sottiletta Kraft, è adattissima per il tizio tozzissimo e “tostissimo” sopra (de)scrittovi. Costui confonde il logo di Batman di Tim Burton con le macchie di Rorschach. A proposito di Orson Welles e Burton, lui è il nuovo Ed Wood. Piaciuto l’ammiccamento cinefilo?

La personalità di questo qui è racchiudibile, se volessimo essere sbrigativi in modo empirico e direttamente proporzionale ai suoi giudizi banali e precipitosi, schematici e insostenibili, a quella d’un ragazzo impubere ed ebete che considera il Batman, con Robert Pattinson, un vero capolavoro. Il film non è ancora uscito ma lui è già addivenuto a tale conclusione apodittica perché è appassionato di Matt Reeves e pensa di essere un genio come Andy Serkis… In verità vi dico che non è Serkis/Cesare e neppure il King Kong di Peter Jackson. È Gollum!

Ma non perdiamoci col bamboccione-bambagione-“bonaccione” nient’affatto bonazzone. Egli non è Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, neanche Sean Astin, inconfondibile hobbit. Ha degli hobbies?

Lui è Sean di Stranger Things.

Ma ora torniamo a Paolino Paperino, no, a Mereghetti e alle sue fenomenali papere incommensurabili. Il Mereghetti!

Esagerato tomo di matrice archivistica da esegeta della mutua o da recensore d’un vademecum indispensabile, di stellette indicative, per ogni giovane marmotta? No, per ogni ignaro della Settima Arte che a quest’ultima si volesse approcciare ed alfabetizzare a mo’ di Bob De Niro/Max Cady di Cape Fear. Il quale, dopo essersi “acculturato” con Max il leprotto, si laureò senz’attestato in Giurisprudenza da avvocato del suo povero diavolo leninista-stalinista un po’ sciroccatamente comunista e vendicativo-giustizialista contro un ipocrita da cui non fu doverosamente difeso ma malvisto, incarnato da Nick Nolte, un immenso bigotto fascista! Classico uomo piccolo borghese che riterrà le teorie di Mauro Biglino, da quest’ultimo emesse contro ogni cattolica messa e contro la Sacra Bibbia in modo giudicato blasfemo, eh sì, una bestemmia meritevole del suo moralismo anacronistico non aperto al revisionismo più possibilistico. Sì, Nick Nolte reputa Biglino un biblista, no, un ballista. Mereghetti, invece, non ama molto JFK di Oliver Stone, in quanto da lui reputato un film troppo retoricamente complottistico. Allo stesso tempo, però assegna quattro stellette a Una storia vera di David Lynch, ritenendolo una chandleriana poesia dolente della quotidianità più mansuetamente lirica. Mentre, all’identico Nomadland di Chloé Zhao dà un voto mediocre. Sostenendo pazzescamente che la regista, in modo troppo ricercatamente minimalista, pare essere più di Sinistra, no, preoccupata di riprendere un bel tramonto da Sol levante con in sottofondo la musica suggestiva di Ludovico Einaudi, maestro delle colonne sonore intimiste, anziché spiegarci il pietismo-patetismo ingiustificabile di una donna che, in fin dei conti, potrebbe superare il lutto incolmabile della tragica perdito del marito, andando a letto col personaggio interpretato da David Strathairn.  Sì, che riempisse la ferita dell’animo non cicatrizzabile (solo quella?), con una scopata indimenticabile! No, Frances non vuole cornificare suo marito, anche se lui è morto e sta lassù fra le stelle. Per addolcire il fegato amaro, forse mangerà un maritozzo.

E Mereghetti questo non lo capisce. Testardamente! Così come non capisce perché il Serpico di Sidney Lumet, alias Al Pacino, denunci i colleghi corrotti per rovinarsi la vita. Eh già. Aveva pure la biondona e un buono stipendio, suvvia, pirla! Bastava che si prezzolasse e non sarebbe finito “pateticamente” barbone.

Secondo il “metodo scientifico”-ermeneutico alla Umberto Eco, no in stile mereghettiano, perché Paolo, se la pensa in maniera così intransigente, assegna allora tre stellette a Gli invisibili con Richard Gere?

Paolo afferma perennemente che il grande Cinema debba evocare suggestioni suadenti senza la pretesa di voler insegnare alcunché a scopo pretenziosamente didattico, cioè deve raccontare una storia senza necessitare di scolastiche spiegazioni pallose. Mi spiego? Però non si spiega come mai Paolo veneri giustamente La morte corre sul fiume ma abbia ritenuto troppo ermetico Mank di Fincher. A tal proposito, Mereghetti asserisce altresì che non importa se la storia narrata in una pellicola sia romanzata o meno. Però, idolatra Rashomon e non concepisce, allo stesso tempo, perché mai il defunto padre di David Fincher, prima di morire, abbia voluto riscrivere la genesi di Quarto potere.

In verità vi dico che Mereghetti adora donne da Un uomo tranquillo di John Ford, da lui molto Joe D’amato, no, amato. Paolo si delizia con donne osé, no âgée, calme e sensibili, forse solo senili come Piera Detassis e dunque Paolo non può essere un John Lennon ante litteram con la Yoko Ono di turno. Secondo me, Paolo dovrebbe guardare qualche film con attrici da “Oscar” quali sono le asian girl(s) del Cinema ove si recò Travis Bickle di Taxi Driver, al fine coerentemente, mentalmente masturbatorio di stimolare le “palline vuote” che dà molto alla cazzo di cane, come si suol dire, ai film da lui stroncati e censurati, no, castrati, no, fottuti con disdoro da critico impeccabile pagato a peso d’oro. Scusate, si è fatto tardo e una tardona, no, tardi. Dopo aver rivisto Il processo ai Chicago 7, voglio guardare Borat 2.

Domanda per ogni Mereghetti in erba: Forrest Gump e John Lennon, i quali compaiono assieme in chissà quale film… di Robert Zemeckis, sono entrambi idioti o tutti e due sono dei geni inarrivabili? Geni inteso in senso metaforico e/o lato, non b. Insomma, sono geniali o, in base alla genetica di ciò che nasce dall’accoppiamento dei genitali dei genitori, sono nati male? Sono degli aborti? Imagine… cantò John. E certo… Utopia purissima. Se fosse ancora vivo, Lennon saprebbe spiegarmi come mai una donna stupenda va, per esempio, da un ragazzo down e lo tratta con compassione? Poi, mentre accavalla le gambone, gli porge un sorrisino delizioso e stronzissimo, dicendogli: – Sei un bel ragazzo, ce la farai, dai. In bocca a lupo, bello guaglione.

Quindi lo saluta da volpona, forse da lupona, sposando il ricco rincoglionito Mick Jagger. Tanto privatamente la dà a un toy boy da Madonna-Ciccone. Sì, in effetti John Lennon era un genio. Non aveva capito un cazzo della vita, vero? Sì, era un simpatico idiota. Ovviamente… Mentre il personaggio della McDormand di Nomadland, secondo Mereghetti, è una vecchietta maschilista in menopausa, no, una femmina dai tratti mascolini, altresì machista con Maciste, no, masochista che potrebbe tranquillamente godersela perché è inutile, a suo avviso, penarsi e piangersi addosso, volendolo prendere in culo ingiustificatamente e inconsolabilmente a raffica.

Mereghetti è uguale a John Lennon o a Forrest Gump? Su questa domanda da futuri premi Oscar, no, Pulitzer o Nobel, vi lascio segarvi di elucubrazioni affinché possiate fornirmi una risposta da intelligentoni oppure da coglioni? Comunque, in passato disprezzai Tom Cruise. Penso che Tom sia Jerry, no John Lennon. Disse che gli psicofarmaci non servono a nulla, sono soltanto un palliativo e un alibi artificiale per non ammettere di non farcela in questa vita che è durissima. Sì, il mondo è duro come qualcosa in mezzo alle gambe davanti a Nicole Kidman tutta ignuda. Ecco perché Tom è the man, è Tom Cruise, sì. Perché è un grande attore. E spinge di burro, no, di brutto. A Tom Cruise non interessava essere Stanley Kubrick. Ma, sul set di Eyes Wide Shut, si alzava alle tre del mattino e, se Nicole di bagnava, no, se lui sbavava, no, se sbagliava la scema, no, la scena, la rifaceva altre mille volte sino alla mezzanotte. Perché era ed è il suo lavoro essere Tom Cruise. Non voleva e non vuole essere Albert Einstein o Freud. Infatti, Tom è un genius. Einstein o Freud erano due imbecilli peraltro anche molto esteticamente e fisicamente cessi. Il primo elaborò la teoria della relatività. È per colpa, infatti, di Einstein se ci siamo sorbiti quella puttanata galattica di Interstellar. Nel 2021, la verità è che siamo ancora coi piedi per terra. Altro che odissee nello spazio. La gente vorrebbe andarsene da questo pianeta di morti di fame e baldracche ma non può raggiungere una galassia lontana. Cosicché, prende la vita a culo, osservando il fondoschiena di una donna astrofisica? No, super figa dal cognome Galassi. Mica la compianta Margherita Hack! Allora, si spara i film e, per non spararsi in testa, va a farsi curare, più che altro inc… are da psicologi freudiani. Che li psicanalizzano da porcelli anali, no, rifilando loro parcelle esosissime mentre imboccano l’infermiera di Arancia meccanica. Di mio, mentre i miei coetanei sono invecchiati in quanto “arrivati” chissà dove, grazie alla mia “pazzia” equilibrata, sono ritornato bello come Tom Cruise? No, come Cooper. Cooper, chi? Gary o McConaughey della stronzata spaziale di Nolan succitata? Io sono l’agente Cooper di Twin Peaks. Sapevate che sarei tornato. La vostra scienza come se lo spiega? Mereghetti, invece, darà finalmente, prima o poi, quattro stellette dell’Orsa Maggiore a Figli di un dio minore?

Ora, se vogliamo scherzare, diciamo pure che sono un bambinone. Se vogliamo parlare seriamente, sono di un altro Pianeta e su questo non ci piove. Dunque, attaccatemi e deridetemi ma arriverà La guerra dei mondi. Arriverà il dolore! Evviva la fantasia più limpida e linda, evviva Steven Spielberg e il suo Cinema “infantile!”. Perché solo chi resta Peter Pan può amare alla follia la vita e il Cinema!

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A tutti gli altri, lasciamo il loro cinismo da vecchiacci, da ritardati, da gente che abbisogna di diagnosi e speculazioni deduttive per non rendersi conto di essere il nulla. Essi vivono o essi sono un immane buco nero? Ricordate: il buco va riempito! Ah ah.

Stephen Hawking non poté, io sì.

 

di Stefano Falotico

Racconto di Natale da Paul Auster, da Dead Poets Society o da Smoke: Keanu Reeves è da venerare come la Madonna, mitico in Constantine e in John Wick, io mi propongo per la parte dell’Uomo Tigre


17 Dec

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Be’, chi non conosce il Tigre? Chi, Vittorio Gassman?

In effetti, ne I soliti ignoti, Vittorio fu un pugile un po’ suonato, anche semi-analfabeta. Forse handicappato, ritardato, disoccupato? E Totò lo apostrofò e redarguì con la leggendaria, super epica:

– Sei stato in Cina?

 

A essere sinceri, Totò è un grande. Sì, uso il tempo presente poiché de Curtis è immortale. Fucimin? Ah ah. Era molto colto, malgrado le origini umili e nonostante, a prescindere… da ciò, si auto-denominasse Principe.

Be’, sicuramente fu Dante Cruciani nel capolavoro succitato di Mario Monicelli, probabilmente però non fu erudito come Dante Alighieri…

A proposito, si può dire ma però? Certo, è rafforzativo. Anche se… senza se e senza ma forse sei un vorrei ma non posso? Ti caghi addosso o è la solita storia della volpe e l’uva?

I ragazzi timidi sono paragonabili agli struzzi? Mentre i bulli agli stronzi?

Si può dire invece a me mi piace? No, ma Gigi Proietti disse: sì, non si può dire ma a me mi piace…

Sì, una calligrafia da uomo, diciamo, non molto acculturato, quella di Gassman/Giuseppe Baiocchi, detto Er Pantera.

Insomma, questo Vittorio fu un mattatore, fu il tigre e pure una pantera?

Molte donne sono oche, altre solo sciocche. Quasi tutti gli uomini sono degli animali. Di mio, adoro ancora la serie tv Manimal…

Di mio, me medesimo di persona, inoltre credo di scrivere bene quando m’impegno, quando non leggo Diario di una schiappa per (non) prendermi per il culo da solo e quando so di essere più intelligente del furbo Marcello D’Orta che “scrisse” Io speriamo che me la cavo.

Pearl Harbor, no, peraltro non voglio scendere a una prosa gergale da ragazzini che, alla mia epoca, giocavano agli “sparatutto”. Roba come Duke Nukem 3D, Doom e altri videogames per pc, forse per piccini. Sì, anch’io ne fui patito. Poi patii e basta. Il mio cervello, comunque, non è ancora partito. Neanche qualcos’altro.

Mi spararono addosso, fortunatamente a salve. Salve, buondì, buonanotte! Anche se impiegai vent’anni abbondanti per ricucirmi le ferite. Rambo non fu un impiegato comunale ma impiegò assai meno tempo per fare il bracciante? No, per cucirsi il braccio. Dovetti abbisognare di molte letture di filosofia orientale per sublimare il patimento abissale e carnale scagliatomi contro, per curarmi da un mio evidente, incontrovertibile disagio sociale abbastanza inspiegabile e madornale. Guardate, fu un calvario approfondire tutti i libri concettualmente ascetici di Banana Yoshimoto, non farmi fregare dalle carinerie di Osho, continuare a reputare Kundun di Martin Scorsese una pellicola sbagliata, amando invece Mishima, soprattutto quello delle sceneggiatore di Taxi Driver.

Sì, malavitosi e nerd odiosi, villani adulti bavosi ed attentatori ignominiosi, affamati a morte della mia anima più pura e intonsa della neve a Natale, eh già, provarono a sporcarmi in maniera vergognosa. Accusandomi addirittura di essere la protagonista di Hardcore. Roba da mattti. Mi beccai pure la patente di disadattato quando in verità fui amante solo del libro De måske egnede.

Uhm, film sopravvalutato anche First Reformed sempre di Paul Schrader. Meglio Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Meglio Lamerica o Così ridevano? Anche Il ladro di orchidee di Spike Jonze.

Se Dio esiste, deve sostituire suo figlio, che siede alla sua destra, con Spike. Her è un film paradisiaco.

Spike stette con Sofia Coppola. Il giardino delle vergini suicide è un bel film, Kirsten Dunst è da suicidio, anzi da infarto ma credo che sia più bella la pellicola La vergine dei sicari di Barbet Schroeder.

È anche più bello Mickey Rourke di Barfly, malgrado sia appesantito, rispetto a quello di The Wrestler in cui è palestrato ma pure invecchiato. O no? Ah ah.

Detto questo, guardi questo filmone di Aronosfky ed è meglio, fidatevi, del virtual sex sparato sopra… un vecchio dvd con Jill Kelly.

Jill era magnifica. Non solo nei porno. He Got Game docet.

Comunque, non può piovere per sempre disse Brandon Lee ne Il corvo. Ora, Jill ha la sua età e usa non solo l’ombrello, utilizza le mutandone da tardona. Cioè, non è più una milf. Ah ah.

A James Deen di The Canyons, continuo a preferire James Dean di Gioventù bruciata.

Invece, a Liz Taylor de Il gigante, preferisco Kendra Lust.

Ultimamente, direi che mi sono riallenato parecchio. Possiedo infatti un cuore zen, pugnace, inarrendevole, combattivo e al contempo riflessivo, dotato innatamente di una ferrea disciplina auto-regolatrice delle mie emozioni spesso rabbiose. Seppi soffrire infatti con zelante “abnegazione”, tenendo tutto dentro a mo’ di Rocky Balboa, giudicato troppo presto un cocone così come Tommy Morrison nel quinto capitolo dedicato al marito di Adriana/Talia Shire. Però, a forza di contemplare l’apollinea perfezione del mio essermi reincarnato… in Keanu Reeves, omone forse bisex di sicuro con grossi ormoni, uomo scultoreo il cui carisma fa rima con perdizione, no, perfezione, persi di vista Charlize Theron de L’avvocato del diavolo. E saltai pure la colazione…

Per di più m’inflissi pene… corporali non certamente eccitanti alla pari della Theron nel vecchio spot del Martini, veramente tanta roba… storica.

Sì, Charlize è sudafricana. Insomma, una terrona. E io, ammirando la sua bellezza da extraterrestre, no, forse mirandogliela da Incontri ravvicinati della terza t… pa, non poco in passato, avendo origini meridionali, vissi all’equatore anche quando, nella mia città, la temperatura scese di tantissimi gradi. Persi quasi la vista e ora mi manca mezzo grado all’occhio sinistro.

Comunque, non date retta agli oculisti. Aveva ragione Checco Zalone… io ci vedo (quasi) perfettamente.

So inquadrare la vita, non solo questa, da cecchino infallibile. In quei momenti tostissimi come l’attività dei fachiri più stacanovisti, no, facchini, fui molto provato e feci la figura del tacchino. Il giorno del Ringraziamento! Sì, provai molto calore ma persi qualche caloria. Insomma, mi diedi da fare. Un lavoro durissimo, sapete. Bisogna esperirlo da uomini che non devono chiedere mai al fine di poter un giorno esseri orgogliosi davanti allo specchio dopo una rasatura con le lamette della Gillette. Massimo Giletti non mi è mai stato simpatico e non vado matto per il gilet.

Vogliamo dircela tutta? Senza balle? Ero un cesso o solo sul divano me la tiravo di brutto? Non lo so. Fatto, sì, ho detto fatto… sta che i genitori hanno un’unica fissa. Desiderano per i figli una sana occupazione, ovvero il posto fisso. Non vi fissate, andate crocifissi. Di mio, posso dirvi che non ero sistemato ma per le feste combinato. Ripeto, mi facevo il culo, anche solo onanisticamente, e vi garantisco che era un lavoro stabile e duraturo…

Rimasi spesso (s)teso ma ugualmente ebbi molto freddo, quasi morendo morto di quella… o solo assiderato, oserei dire allupato. Non molto, di spirito vitale, slanciato. Rasato, sì, depilato metaforicamente più della piattezza degli 0° Fahrenheit. Temperatura allineabile, non so se a livello del mare o del male, alla mia autostima raffreddatasi più di colui che, nell’incipit di Basic Instinct, viene morto ammazzato e assai trucidato di tritaghiaccio dopo essere stato da Stone Sharon (?) cavalcato.

Vissi in modo stoico da vero eroe. Più che altro di autoerotismo veramente sfigato…

Che poi anche questa panzana degli sfigati e dei dogmi inerenti l’essere tali, ecco, appartengono alla “cultura” adolescenziale. L’adolescente medio ragiona così, essendo malato di mente. Sì, nel cervello, non solo…

se uno vuole apparire figo è uno sfigato.

Ecco, in Constantine, Keanu Reeves è fighissimo. Anche in John Wick. Avreste il coraggio di dirgli in faccia che non vale una beneamata min… ia? Non credo, eh. In John Wick, Keanu viene definito Baba Jaga. Ha una forza incredibile, specialmente interiore. Mah, forse praticò molto yoga oppure meditazione trascendentale. Piccolo Buddha docet.

Constantine assomiglia molto a Dylan Dog. Mentre Rupert Everett, in Dellamorte Dellamore di Michele Soavi e non di Tiziano Sclavi, non sembrò tanto “gaio” con Anna Falchi. O no? Sì, dovrei indagare sull’effettiva omosessualità di Everett a mo’ del suo inquisitore Bernardo Gui nella versione televisiva firmata da Giacomo Battiato ne Il nome della rosa.

Sì, sono un indagatore dell’incubo. Anche dell’intimo. Ma non sono un babau come Freddy Krueger di Nightmare.

Ragazzi, fidatevi, furono attimi davvero duri in cui mi diedi alla contemplazione e dunque nutrii una spiccata propensione verso l’elevazione. Non so se solo spirituale…

Ora, oggi come oggi vanno di moda i cinecomic.

Praticamente, per il piccolo o grande schermo, hanno trasposto i maggiori supereroi di sempre.

Ne manca però uno alla cappella, no, all’appello. Appello, ho detto appello. Cioè il protagonista di questa sigla indimenticabile:

Solitamente, sotto Natale mi auto-regalavo un Pandoro.

Quest’anno, ho regalato alla mia lei un anello di Pandora.

Sì, per tutta la vita mi presi la patente di Fantozzi.

La mia lei mi vide e mi chiese senza peli sulla lingua:

– Ne sei sicuro?

 

Voi, adesso, ne siete sicuri? Ah sì? Siete scuri o sbiancati? Allora vi meritate i falsi buonismi di John Lennon. Comunque, John Lennon era un genio. Anche Ken il guerriero. Pure Tyler Rake. O no?

Diciamo che più che assomigliare a Keanu Reeves, sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Forse.

Dunque, a ogni ieratico, no, esaltato dico questo:

devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… 

 

 

di Stefano Falotico

Alla fine… se dovessi schizofrenicamente identificarmi in una rockstar, tra Freddie Mercury, John Lennon, Mick Jagger, Kurt Cobain, Jim Morrison, Bruce Springsteen e David Bowie, sceglierei sempre Elvis


19 May

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Elvis è il più grande, il più grande di tutti.

Ma voglio qui ironizzare. C’è poco da ridere e la situazione mia attuale non è, come si suol dire, certamente delle più eccitanti

In maniera oserei dire lapidaria e radicale, tanto simpaticamente mitica quanto eremitica, voglio qui stigmatizzare, di aforisma alla maudit testé coniato da irrimediabile testone spesso immalinconito o forse solo da irrecuperabile coglione inaudito, un triste pensiero che, in tali ore angosciose, a loro modo anche straordinariamente, pazzescamente armoniose, dilaniò la mia mente, aprendola a un colpo di genio magnifico e suadente. Diciamo vigoroso:

la frivola socialità è un compromesso meschino con la mediocre avidità, le preferisco la mia folle lucidità.

Asserito ciò, in totale orgoglio di me rinnovatosi dopo un imperituro, oserei dire infinito e sterminato tempo immemorabile di e da me stesso addirittura dimenticato, in quanto oggi sono rinato, direi di passare a qualcosa d’introduttivo e ficcante-piccante per prenderla un po’ a ridere in maniera strafottente.

Un tempo, esistette Telemontecarlo. Poi, dopo vari passaggi di proprietà, non so se legali (sarebbe da chiedere a Enrico Mentana), essa divenne l’attuale LA7.

Una tv locale divenuta nazional-popolare.

Ora, io vado matto per le gambe di Tiziana Panella, da anni. Sin da quando presentò, su sgabello da Alba Parietti di Galagoal, il mattutino “approfondimento” chiamato Coffee break.

Sì, fra un suo accavallamento e l’altro, dovetti fumare molte sigarette per rilassarmi e per acquietare la mia tendenza a dare in escandescenza di “tiramento” turgidamente incandescente poiché, in quegli attimi poco acquiescenti, bensì al cardiopalma ed effervescenti, contemplanti la sua Sharon Stone di Basic Instinct assai arrapante, Tiziana m’indusse a uno sguardo terribilmente voyeuristico e stetti io dunque per bruciarmi senza mutande, zuccherando ogni amarezza con mia schiuma da cappuccino rovente.

Ah, come ammirai, mirai le sue cosce vellutatamente inguainate in collant attizzanti su tacchi a spillo esaltanti! Sinceramente, tantissime me ne tirai, stravaccato sul mio divano da uomo che non se la tirò per niente.

Le sue cosce però, rispetto a qualche mese fa, sono meno parsimoniosamente esibite in maniera platealmente provocante. Anzi, da quando iniziò la quarantena del Covid-19, Tiziana fu persino più castigata per colpa del fallo, no, del fatto che utilizzò la “mascherina” per soffocare le sue vertiginose minigonne su pose sue scoscianti, indossando tailleur castigati poco degni di nota ma soprattutto di notti amanti… del mio L’ululato di Joe Dante o della mia mitica trasformazione da miglior amico del timido Griffin Dunne di Fuori orario, tramutatosi spaventosamente in Un lupo mannaro…?

Ah, che belle filastrocche, che gran gnocca e il mio… andò tutto fumante e filante.

Che prosa, che poesia rosata nel rimembrare quel tempo a me così arrossante e riscaldante. Onestamente, imbarazzante. Sì, fui uno che dinanzi a una donna, eh già, spesso arrossì e poco lo arrossò.

Di Tiziana, malgrado lei mi conduca (eh sì, è una conduttrice, ah ah) a stati di coscia, no, a stacchi di sue cosce, no, a stadi di coscienza anelanti la sua rosa cosa su mio far “brillante” stimolante il prepuzio roseo presto ardente, non so se di fellatio pure al dente, odio la sua voce disgustosamente roca e un po’ cavernosa. Quasi da donna deficiente. Odiosa!

Ah, comunque è venerabile ugualmente e io venero anche i miei corpi cavernosi stupefacenti.

Credo pure che sia una donna che usò più precauzioni della quarantena profilattica. No, non fu portatrice di malattie veneree piuttosto pericolose.

Uso il passato remoto poiché, oggi come oggi, Tiziana è sposata. Perciò, se non tradisce suo marito, penso proprio che solo suo marito glielo usi in modo penetrante e sanamente focoso.

Disprezzo però la sua falsità di donna fintamente posata, troppo compassata. Schierata palesemente nella Sinistra moderata quando invero dovrebbe darsi, per l’appunto, al Centro più accondiscendente e più pene-volente, no, benevolente di maggiore darvi dentro da ex proletaria incazzata, poi emancipatasi ambiziosamente per fare la bella figa di legno, sì, altolocata.

Ora che c’entra questa mia introduzione, non del mio coso fra le sue cosce anche nei giorni in cui ha le sue cose, con le rockstar?

Ecco, io sono pressoché platonicamente (mica tanto, ah ah) infatuato di tutte le donne che portano il nome Tiziana. Il nome Tiziana m’infuoca a prescindere… Anzi, tutto a salire.

Di falli, no, difatti, il mio primo, indimenticato amore d’età puberale si chiamò Tiziana. Mia ex compagna delle scuole medie. Si chiama ancora Tiziana. Mica è morta, cazzo.

Sì, col mio migliore compagno di b(r)anco delle scuole elementari è ora maritata.

Oddio, quanto sono sfigato! Ah ah. Un toccato!

Come si suol dire, il primo amore non si scorda mai.

Per lei avrei fatto follie. Ne fui così innamorato in modo romanticamente struggente, cazzo, che assurdamente nutrii nei suoi riguardi solo altissimi e delicati, oserei dire angelici pensieri poetici dei più elevati.

Sì, pur desiderandola da morire, anzi, a sangue, che io mi ricordi, su di lei non me ne sparai nessuna. Dunque, nonostante non me la feci, lei fece sì invece che io m’innalzassi spiritualmente, magnificandola e assolutamente non ficcandola.

Ma ne fissai, anzi, ne venni crocifisso.

Eh già, mi auto-castrai, beatificandola oltre ogni dire, fu tutto un mio ardere per lei senza mai elevarlo e, onestamente, ardentemente metterglielo lì in modo sano.

Oddio mio, che santo!

Sì, mi masturbai solamente di penose seghe mentali dolorose. Lei non mi diede mai modo di credere che non desiderasse da me qualcosa di più gioioso, forse grosso e caloroso ma, per timidezza, non ebbi mai il coraggio di farmi avanti. Cosicché, non me la fottei neanche da dietro. Anzi, lo presi in culo per intero.

Ma chi se ne fotte!

Ora, quando si è innamorati, si può diventare dei frustrati incommensurabili se, non contraccambiati in tale sentimento lirico, si sublima il tutto in maniera pateticamente onirica. Se invece si è ripagati, pur non nessuna pagando, sentimentalmente e sessualmente, si potrebbe finire, eh già, frustati. Se la vostra lei, infatti, è o si rivelasse un’amante del sadomaso più violento.

Di mio, con Tiziana fui sadomasochistico, poco machista e nient’affatto fancazzista in senso masturbatorio. Per lei giammai venni, bensì l’incarnazione di Johann Wolfgang von Goethe, per l’appunto, lacrimosamente e straziato divenni.

Col passare degli anni e del mio puntuale riceverlo dal gentil sesso solo nell’ano, dal Goethe de I dolori del giovane Werther, passai al suo protagonista di Faust. Non vendetti l’anima al diavolo ma trasfigurai Tiziana in Cybill Shepherd di Taxi Driver.

Per dirla alla Travis Bickle, mi orgasmizzai. Patendo pene. Sì, solo dell’inferno. Al che, approfondii tutta la Divina Commedia di Dante Alighieri.

A un certo punto, per contenere il dolore provocatomi dalle carenze affettive, anzi, per assenza di dolci carezze, scordai ogni voglia matta per quel seno, no, in quel senso, giacché per molto tempo neppure mi divenne rizzo. A Jessica Rizzo, comunque, preferii rizzarlo per quelle meno ricce.

Mi ammalai, paradossalmente, di manie ritualistiche da sofista senza una donna nel sofà a mo’ compensativo del vuoto dovuto al non riempirla come dio comanda e sa.

Al che, sia Matt Dillon di di Rusty il selvaggio che de La casa di Jack, autodefinitosi Mr. Sophistication, mi fecero un baffo. Christian Bale di American Psycho, invece, amante di Phil Collins, l’avrei sbattuto al muro in men che non si dica. Altro che Bateman redentosi in Batman. Avrei tagliato subito il suo pipistrello e il suo psicopatico irredento.

Non fui misogino ma abbastanza misantropo… sì. Anche molto topo senza topa. Rimediai, mettendoci delle toppe. Sì, qualche volta spaccai i pantaloni senza volerlo pur assai volendola in modo tremendo.

I miei amici credettero che fossi invece Matt Dillon di In & Out.

Segui appassionatamente tutte le notti degli Oscar e spesso ballai da solo davanti allo specchio, indossando alla pari di Kevin Kline, eh già, un giubbotto di pelle nera da Village People.

E dire che scoprii di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights, ex modello per Calvin Klein.

Al che, dopo non averne viste manco per il cazzo, rividi Cruising con Al Pacino e compresi di non essere né omosessuale né omofobo.

Neanche un serial killer come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Uno che mi stette sempre sul cazzo. Per quanto ne sappia, comunque, Jodie Foster stette sul cazzo solo di Russell Crowe. Jodie è lesbica ma pare che, con Russell, Jodie non abbia finto alla maniera di Meg Ryan di Harry ti presento Sally. Peraltro, dopo la separazione da Dennis Quaid, Meg Ryan non finse per nulla. Sempre con Russell, famoso sciupafemmine toro, no, Il gladiatore.

Jodie Foster invece, a tutt’oggi, non si sa che cazzo voglia. Ah, lei, la bambina dello spot Coppertone.

Come disse Michael Madsen de Le iene (Reservoir Dogs) a Mr. White:

Continuerai ad abbaiare a lungo, cagnolino, o comincerai a mordere?

Sì, Harvey Keitel, in Taxi Driver, la traumatizzò.

Ne Il silenzio degli innocenti, Jodie ebbe la sua vendetta. Ma non fu un film di Tarantino con Uma Thurman nei panni della sposa. Né il finale dii Kill Bill vol. 1. Ah ah. Ecco…

In Sotto accusa, Jodie fu stuprata.

Sia per Sotto accusa che per ll silenzio degli innocenti, vinse l’Oscar. Non lo vinse per due ani, no, per due consecutivi anni ma poco vi mancò.

A seguire, vi ecciterò… no, vi citerò invece un attore che vinse l’Academy Award per due volte di seguito.

Sì, prima di arrivare… bisogna farsi il culo. Ah ah.

Al che, distrutta psicologicamente, divenne muta come in Nell. Poi, da femminista cazzuta, si sfogò ne Il buio dell’anima, pigliandosela contro ogni cazzone non rispettoso delle purezze virginali da The Dangerous Lives of Altar Boys.

Cadendo però in una forte depressione peggiore di Mr. Beaver. Cazzo, dire che un tempo persino un figlio di puttana come Mel Gibson, un ipocrita più baro di Maverick, riuscì a farle credere di essere Monica Bellucci de La passione di Cristo.

Ora, Monica Bellucci è sempre molto bella. Anche ancora molto scema. Come attrice “pura”, non è buona ma fa veramente schifo, sì, non vale una beneamata minchia. Diciamo che induce ad atti impuri, essendo solamente bona.

Jodie invece è bella e molto intelligente. Così intelligente da risultare antipatica. Ma non importa.

È fermamente convinta delle sue posizioni dure…

Tanto, anche se a un uomo duro risultasse simpatica, tralasciando Russell Crowe, lei non gli sarebbe empatica.

Eccoci dunque arrivati a Kurt Cobain, maestro dell’empatia e al contempo dell’agonia, dell’apatia, della malinconia e di tutte le vite talmente senzienti da essere precocemente volate via.

Celeberrima è la sua lettera. Cioè, da Kurt scritta pochi attimi prima di farla finita.

Riproponiamola:

«A Boddah.

Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punkrock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità, si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi forte l’urlo del pubblico, non provo quello che provava Freddie Mercury, che si sentiva inebriato dalla folla, ne traeva energia e io l’ho sempre ammirato e invidiato per questo. Il fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza).

Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo coinvolto e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile.

Ho bisogno di stordirmi per ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.

Bacia (Frances, ndr) tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.

Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.Ti prego Courtney tieni duro, per Frances.

Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me.

VI AMO. VI AMO».

Amore!

La compagna di Kurt, si sa, fu Courtney Love. Una donna forse più troia della pornoattrice Brandi Love.

Infatti, dopo aver intascato l’eredità da Kurt, Courtney scopò Edward Norton. Conosciuto sul set di Larry Flint.

E ho detto tutto…

Vedete? Potrete inseguire il vostro Buddha, cercare il Nirvana ma troverete una troia che vi metterà in croce.

Sì, Kurt non fu Gesù. Non fu il messia di nulla. E io non vado più a messa. Invece, voi andate a messaline.

Jim Morrison, d’altro canto, morì di overdose. Oppure, probabilmente morì in quanto Meg Ryan di The Doors (glie)lo rese troppo sensibile.

Bob Marley, cantore dell’amore libero, non avrebbe avuto rispetto del dolore di Jim, dovuto al troppo amore. L’avrebbe trattato da femminuccia, cantandogli No WomanNo Cry.

Comunque, Marley non sarebbe mai andato con Brandi Love. Invece, Freddie Mercury fu Tom Hanks di Philadelphia e, poco prima di morire, alla maniera del personaggio interpretato da Tom, forse cantò Maria Callas.

Che tragedia. Pochi istanti prima di esalare l’ultimo respiro, si assume un’espressione da Forrest Gump.

Bisogna, malgrado tutto, credere all’amore. Insomma, The River e Tougher Than the Rest sono due delle canzoni più belle di tutti i tempi.

Frank Sinatra fu ribattezzato The Voice. Sì, fu anche un mafioso, però. The Rat Pack!

Dunque, il più grande rimane Elvis. Anche se China Girl è una canzone di un altro pianeta.

Tornando a Telemontecarlo, all’epoca passò la pubblicità di una cinematografica retrospettiva dedicata, settimanalmente, a Robert De Niro.

Questa pubblicità finiva con l’annunciatore, di voce caldissima, che recitava:

il più grande, il più grande di tutti.

Cioè Robert De Niro?

No, io.

Ah ah.

Sì, riguardandola sotto un’altra prospettiva, senza retrospettive e lagnose retrospezioni, dopo una torturante altrui ispezione sui miei coiti, no, sul mio conto, debbo ammettere che Massimo Troisi di Non ci resta che piangere è un grande. Yesterday…

Comunque, a John Lennon, preferirò sempre Al Pacino de La canzone della vita – Danny Collins. Rod Stewart, invece, è un cretino.

Ah ah ah!

Sono sia cinico che romantico. No, non ho perso le parole come Luciano Ligabue. D’altronde, ho una bella voce. Anche qualcos’altro.

Su questa potentissima freddura, vi lascio, sperando che non cazzeggiate oltre il lecito consentito.

La dovreste finire anche con quei commenti più scontati delle colonne sonore da du’ soldi… sei bellissima, sei illegale!

Altrimenti, chiamo Hannibal Lecter.

Ah ah.

Sì, adoro Simpathy for the Devil.

Ah ah.

Ah, per tutta la vita la gente non comprese il mio mood. E me le suonò, urlandomi: ma perché ridi?! Che tristezza!

Di mio, me la suono e me la canto quando cazzo mi pare e piace.

Se non ti piaccio, alla mia lei piace, eccome.

Dunque, fatemi il piacere…

elvis

di Stefano Falotico

Ma quale San Valentino e Twilight: meglio il Joker a Batman/Pattinson così com’è meglio Elliott Gould de L’ultimo addio rispetto a Ellie Goulding


14 Feb

danny collins

 

84821706_10215701199585868_4930496334093352960_o1973, THE LONG GOODBYE

Partiamo con l’ironia, con la goliardia, quindi con la psicanalisi di questo sentimento assurdo chiamato amore sin ad arrivare a come si possa credere che Essi vivono non sia un capolavoro poiché ci si è (dis)informati nelle scolastiche sovrastrutture culturali distorsive e ottundenti la mente per giungere all’attuale demenza collettiva d’un mondo oramai più perso di uno con la (ri)cotta.

Una risata ci seppellirà: di mio, più che Joker e Batman/Robert Pattinson, sono Harrison Ford, anche de Il richiamo della foresta

Ecco, appena sento il richiamo delle feste, assumo un’espressiva torva e accigliata da Matthew McConaughey nel primo episodio della prima stagione di True Detective.

La mondanità, la frivolezza, il chiasso isterico, la carnascialesca baldoria e pure le maschere carnevalesche dei vostri carri di superiori, no, supereroi vs villain, il vostro ipocrita escoriarvi le anime in orge da Eyes Wide Shut nelle quali, scopandovi in maniera cannibalesca, vi lanciate addosso pure i coriandoli, mi rendono un uomo felicemente nudo dinanzi a tale natura selvaggia. Al che, prende il sopravvento la mia parte falotica, cioè umanissima da uomo poco androide e con un piccolo Android.

In mezzo a tanto vostro ormonale clima torrido da zone erogene sempre equatoriali, invero raggelante e anche i vostri cuori aridi oramai celatisi nell’illusorio, momentaneo riscaldarvi, tale dolciastra euforia mi rende sempre più freddo e allora celebro in auge il grande Rutger Hauer di Blade Runner. Superuomo che, dirimpetto, ai vostri onanistici baci e abbracci da nani, di fronte alla vostra misera e miserrima piccolezza da cacciatori di taglie, elevatosi davanti a queste vostre squallide erezioni, dimenticò pure i tempi in cui, dopo un piatto di tagliatelle, mi sdraiai in primissima pubertà sul divano per gustarmi le forme 90-60-90 di Simona Tagli alla tv e non solo immaginando di scoparmela più e più volte venni e stetti per svenire davanti a quelle grosse tette, bensì io stes(s)o a un cazzo addivenni.

Sì, furono tempi oramai smarritisi tra le mie memorie, fra reminiscenze e mie eiaculazioni su belle more e su tantissime biondone bone che sognai sconfinatamente un po’ da guardone e giammai da marpione.

Forse da coglione? Ah, che masturbazioni mentali e non, che idillio senza pace dei sen(s)i. Di felicità grondai sterminatamente. A fiumi! Oserei dire gonfiatamente e prosciugandomene ardentemente sino a colare… a picco nell’infernale mondo odierno putrefatto. Ah, che calore. Sì, dalle palle alla padella e poi alla brace. Ma quale abbraccio! Queste donne mi delusero, gli amici m’illusero e tradirono poiché si prostituirono e, dopo aver illegalmente conseguito la maturità, si (s)consacrarono all’immatura scemenza di tale società senz’alcuna qualità.

Al che mi sbronzai, scolandomi un litro di biondo malto. Fantasticai perfino sulla giornalista Claudia Peroni che, in quanto a pere, poté drogare sessualmente qualsiasi uomo che le capitasse a tiro, per l’appunto tirandoglielo e annacquandolo nell’osé della sua pelle rosata come un buon vino rosé.

Ah, meglio stare soli come l’uomo di Solaris piuttosto che innamorarsi di una donna che, abbronzandosi, prende il Sole cocente dell’essersi troppo in fretta bruciata. Quella è più sola di me e prendemmo entrambi una sòla. Fatemi mangiare una sogliola.

Sì, son destinato a essere Han Solo come un cane? Forse sì ma non voglio nessun cagnaccio al mio fianco, basta con Chewbacca. Basta col curarmi dalla depressione coi fiori di Bach, ascoltando Vivaldi, Basta pure con Bacco!

Preferirò sempre Balle spaziali a Guerre stellari.

Cosicché, da archeologo alla Indiana Jones del mio temp(i)o maledetto, no, delle mie tempie da ultima via crucis, no, ultima crociata, me la tiro… da Sean Connery de Il nome della rosa. Conducendo una vita monacale che però sa il fallo, no, fatto suo. Sono uomo di scibile e, nella notte, sibilo più del pipistrello di Ron Perlman. Uno non tanto bello ma Hellboy…

Anni fa, come Sean stetti per perdere i capelli. Li riacquistai e ora piaccio alle parrucchiere.

Una mia amica su Facebook scrisse che ogni donna, suo malgrado, almeno una volta in vita sua ebbe lo stesso ciuffo di Cameron Diaz in Tutti pazzi per Mary, eh.

Un’altra disse che il suo ex ragazzo, per il giorno di San Valentino, le regalò una visita gratuita dallo psichiatra. Lei, per fare l’ironica, forse l’auto-erotica, più che altro per sdrammatizzare la sua condizione da frust(r)ata cronica, affermò pure che almeno, dopo che il suo fottuto compagno la sfanculò, verrà analizzata da un tipo stronzo come Michael Fassbender/Jung di A Dangerous Method.

Poiché la sua vita andò a troia, no, a troie e lei va tutt’ora fiera della sua femminile follia, ha anche tutti i dischi di Loredana Bertè e un lavoro estremamente dignitoso. Oltre all’ernia al disco per aver bevuto e ballato troppo…

Sì, è la direttrice di una comunità ove vengono internati i ragazzi coi cosiddetti problemi mentali.

Sì, questi poveri ragazzi, oltre a dover sopportare una società animalesca che li sbatté duramente, adesso devono pure sottomettersi alla rettrice dei cazzi altrui.

Molti uomini andarono matti proprio per Cameron Diaz. Appiccicarono le sue foto, a mo’ di Philip Seymour Hoffman di Happiness, sulle pareti dei loro appartamenti. Poiché, come si suol dire, Cameron Diaz, essendo dotata di ottima carrozzeria, fa ancora la bella figa e può farti… fare bella figura se un ospite entra a casa tua e vede tutta questa tappezzeria. Come no…

Guardate, sono veramente nauseato. Siamo arrivati al 2020. Non vi siete evoluti manco per l’anima della minchia. Ancora vi prendete per il culo da schizzati, appunto, scambiandovi battutine di dubbio gusto e, secondo me, anche battone di seconda mano. Sì, forza, ci vuole Indiana Jones 5.

Siete da museo delle cere. Come Harrison Ford. Ah ah.

Di mio, adorai il fondoschiena di Greta Scacchi di Presunto innocente ma molti pensarono che non conoscessi Le verità nascoste.

Di mio, so anche che Angelina Jolie preferì Billy Bob Thornton a John Thornton e ai lupi da Jack London.

Dobbiamo dircela, L’uomo che non c’era emana un certo fascino noir da colui che non deve chiedere mai.

Egli, dopo una giornata di duro lavoro, scopa. Forse solo il pavimento ma conosce a memoria tutti i libri di James Ellroy, soprattutto Dalia nera.

Per quanto mi riguarda, Hilary Swank e Scarlett Johansson possono anche vincere tutti gli Oscar del mondo. Sarò sino alla morte, eh sì, Clint Eastwood di Million Dollar Baby.

Poiché non vi giro mai attorno. Alla gente dico sempre la verità. Senza buonismi da San Valentino, senza smancerie o carinerie ruffiane e false. Che film, ragazzi. Clint di notte entra in ospedale e fa quello che nessuno ha il coraggio di fare. Come per dire, forza, è inutile andare avanti così. È una tragedia, chiudiamola qui. O forse no…

Andiamo avanti, tanto è una società messa a pecora.

L’amore è una cosa meravigliosa? Certo. Se hai tredici anni. Più uno va avanti con l’età, per l’appunto, più lei ti chiederà di più.

Eh no, non si accontenta mica che tu sia il primo della classe per vantarsi con le amichette di stare assieme a uno bravo. È smaliziata, oramai.

Oltre al bel faccino, non le piace più un cazzone qualsiasi.

Esige quello con cui poter costruire un futuro. Soprattutto quello che le costruisca la carriera affinché possa stare a mollo, sciacquandosela tutto il giorno. Pigliando in giro chi la sua vita scialacquò poiché, senza quel talento, non si ottengono i gioielli…

Ah ah.

Sì, il mondo è cambiato, in peggio.

Tantissimi anni fa, conobbi una ragazza di Trieste. Malgrado fu lei a sverginarmi, fu anche molto pura nonostante sapesse pure come rendermelo duro.

Piangeva a dirotto quando guardava Robert Downey Jr. in Only You – Amore a prima vista e in Ally McBeal.

Col tempo, oltre ad avermelo indurito molte volte, lei stessa s’indurì. Regredendo però al contempo all’infanzia. Ora, sebbene non la senta più, un uccellino mi disse che lei impazzisce per Iron Man.

Sì, non siamo più in contatto io e lei ma credo che gestisca una boutique che mette in (s)vendita le creme vaginali assieme a Gwyneth Paltrow.

Di mio, ne passai tante…

Per colpa di errori, anzi, orrori giudiziari, feci per un po’ la fine di Downey Jr. in Guida per riconoscere i tuoi santi. E dire, cazzo, che a diciott’anni fui veramente un idiota bellissimo come Channing Tatum.

Anche, sinceramente, come Amélie/Audrey Tautou.

Mi venne anche voglia di farmi… un tattoo.

È veramente inconsolabile il mondo di oggi. È talmente falso che la più retorica canzone dei Beatles sembra, al confronto, America oggi di Robert Altman. Ora, non scherziamo, molte canzoni di John Lennon sono bellissime.

Ma Imagine non rispecchia la realtà e io adoro quel bastardo di Al Pacino. Soprattutto di Danny Collins… 

Comunque sia, non credete che io sia solo.

Diciamo che non lo do a vedere… anche a vendere. Non sono affatto ricco ma sono uno che se ne fotte delle vostre stronzate. I valori sono altri. Se volete sapere come si recita un pazzo, no, come si scrive e declama un pezzo, eccovi serviti. Sì, come si suol dire, posso permettermi di fare lo scemo del villaggio alla Charlot, non lo sapevate?

Non avevo dubbi che non lo sapeste. Voi, invero, sapete ben poco non solo di me ma soprattutto di voi. Mi sa che è così.

Intanto, buon divertimento e amore a tutti.

Auguri e figli maschi.

In verità, sono molto triste, molta gente mi fa pena.

Prima, fui davanti a un locale. Dopo vi entrai. Al che entrò una coppietta di mezz’età. Lui, tutto impomatato, lei bella ma fattasi più bella per festeggiare con lui San Valentino.

Chiesero perfino al cameriere di scattare loro un selfie. Perché solo stasera festeggiarono se si dichiarano innamorati? Semmai, durante tutto l’anno, si scannano, si mettono le corna, litigano come ossessi, si lanciano addosso i piatti, pure i sassi. Ah, è vero. L’amore non è bello se non è litigarello.

Così come è importante la festa delle donne, giusto?

Trovo che sia invece estremamente umiliante per una donna venire… festeggiata.

Significa che ancora accetta di essere trattata come una dea soltanto un giorno all’anno.

Sono cinico? No, dico la verità. Gli uomini non sono superiori alle donne e le donne, a loro volta, non sono superiori agli uomini.

Siamo tutti dei figli di puttana. In questo, ebbe ragione Federico Frusciante domenica scorsa.

Quando disse che La vita è bella di Benigni è una porcata. Lo cito testualmente: la vita è una merda. Ci costruiamo però delle illusioni per farcela piacere un po’.

Purtroppo, è così. Così come viene reputato carino dire a una donna muta che fa simpatia, oppure dire che Captain America sia più figo di Joker. Non credo proprio. E mio fratello lo sa…

Intanto, un altro scemo legge la cronaca nera per essere meno infelice. Ah, guarda qua, leggi che tragedia. Be’, allora c’è di peggio nella vita. Tutto sommato, a me va grassa e di lusso. Certamente… La dovreste anche finire di celebrare l’anniversario della caduta delle Torri Gemelle. Voi non foste dentro le Twin Towers e, onestamente, non ve ne poté né può sbattere di meno. Se poi, per fare i fighi e i buoni, volete continuare a spacciarvi come tali, me non mi prendete per il culo.

Non si dice… me non mi prendete? Vi cito Gigi Proietti:

– Signora, lei a me mi piace.

– Non si dice a me mi piace.

– Lo so ma a me mi piace.

 

Parte inventata da me:

– A me però lei non mi piace. No, non piace.

– E chi le piace, scusi?

– Mi piacque Valentino di Uomini e donne.

– Ah sì? Allora lei non mi piace. Va bene così? Ah ah.

 

A propositi di lupi, miei lupetti, ora vi mostro un superbo esemplare di lupus in fabula. Razza da Rosso Malpelo, da Lupo solitario alla Sean Penn, Wolfman o forse una pregiata, inestimabile volpe? A propositi di lupi, miei lupetti, ora vi mostro un superbo esemplare di lupus in fabula.

Parafrasando Corrado Guzzanti: la seconda che hai detto.

Forse la quarta?

 

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di Stefano Falotico

Men & Women: tutto quello che avreste voluto sapere sul mio sesso ma non avete mai osato chiedermelo – Meglio così, a causa del vostro domandarmelo, scoppiò… la poetica erezione, no, elevazione


05 Jan

woody allen poster sesso

Parafrasando il titolo di un celeberrimo film di Woody Allen e adattandolo, diciamo, al vostro essere assatanati, vergherò qui, con candidissima omissione, no, ammissione della mia ancora invincibile purezza che non abbisogna né di altre confessioni né d’inutili abluzioni, tutto il travaglio partorito e, oserei dire, generatosi dopo che, sessualmente nascituro ma soprattutto duro nella prima ragazza che mi sverginò nella supercazzola prematurata con scappellamento a destra, venne, no, avvenne un casino che me lo introdusse, no, me lo disossò, no, me lo dissanguò, no, m’indusse, finite che furono le molte compenetrazioni da ossessi dei nostri entrambi sessi spolpati, spompati e spossati, congiuntisi, molto untisi ma non coniugatisi nel matrimonio, ovvero non sposati, ad addentrarmi alle origini uterine della nostra umanità animalesca per la quale, secondo l’istinto primario della suzione mammaria e anche materna, tutti i maschi, anche quelli dalla carnagione colore bianchissima come i latticini, si affidano al Vaticano, no, vaticinano la vag… a. Il che mi condusse a sprofondare a Prénatal e a Bim Bum Bam, no al pre-Big Bang di tale disumano pianeta delle scimmie.

Secondo il biologo Stanley Kubrick, no, Kubrick fu “solo” il regista di 2001: Odissea nello spazio, no, secondo Stanley Miller, non so se anche andrologo o pediatra ontologico, non so se pneumologo, astrofisico attorniato da super fighe cosmiche o uno che amò scoprire il vuoto pneumatico prima dell’esplosione atomica del primo uomo di Neanderthal, detto primate, in una milf, no, in una mammona, no, in un Mammuth, no, in una primitiva mammifera pelosa con gli estrogeni, ecco, secondo Miller, la vita sulla Terra si originò per via di scariche elettriche precipitate in uno stagno.

Per dimostrare la sua teoria, oserei dire fangosa, quasi sporcamente cremosa come l’eiaculazione più focosa, Miller creò artificialmente un brodo primordiale in forma quasi microscopica. Sottoponendolo a insistite “radiazioni” quasi elettromagnetiche, notò che, a distanza di qualche orgia, no, ora, nel brodo si svilupparono degli organismi unicellulari. I quali, crescendo intellettivamente, migliorarono raffinatamente il loro uccellare nel farsi più elegantemente, comunque fornicando assiduamente con tutte le bestie con più cellule e anche con più cellulite senza neanche riflettere alle conseguenze neppure per un solo istante.

Insomma, nulla cambiò, ancora oggi gli uomini e le donne pensano sempre a quello/a infinitamente.

Sì, tutto partì nell’acqua e ancora tutto parte da lì. In fallo, no, difatti le femmine, quando sono eccitate, si bagnano, ribollendo effervescenti.

Così facendo, il Velociraptor maschile entra nella loro grotta per appiccare il fuoco con tanto di finali graffiti. Similmente a come gli ominidi, dopo aver fatto i predatori, sì, dopo essere andati a caccia, dipingevano le pareti in maniera grezza e pure gretta. Poi, le donne divennero più sofisticate e più garbate come Garbo Greta e gli uomini migliorarono i loro primigeni, barbarici spruzzi pittorici, affrescando come Michelangelo non solo i “vasi di terracotta” di Demi Moore di Ghost ma anche la Cappella Sistina, un capolavoro cosmogonico. E ho detto tutto, miei uomini e donne calorosi e macrobiotici.

Questa è la verità, non ce ne sono altre. Lo capirete a scopo da ritardat(ar)i, no, a scoppio ritardato poiché le altre sono care, stanno anche con le cariatidi purché costoro possano pagare loro i migliori dentisti per curarle dalle carie e comprare loro i divanetti anti-acari, miei esseri eucarioti che foste fottuti, ah, mie conigliette, no, miei conigli da carote.

Da tale pseudo-evoluzione, saltarono fuori pure i Beatles.

Banda ecumenica che cantò la bellezza dell’amore universale, capeggiata da John Lennon, il quale si accoppiò con una giapponese semi-naturalizzata americana, e formata dal belloccio Paul McCartney, dal metafisico George Harrison e dallo scimpanzé Ringo Starr.

– Stefano, a te piacciono le donne?

– Non tanto.

– Allora, ti piacciono gli uomini.

– Per niente.

– Sei misogino e misantropo, dunque.

– No, ho letto troppi libri di un altro Miller, Henry. Sono un uomo da Tropico del Cancro, non da brasiliane ai tropici. Quelle fanno venire l’AIDS.

– Ma come mai non vai matto per le donne?

– Alle donne piacciono gli uomini. E gli uomini sono per la maggior parte matti.

– Quindi, sei un eremita.

– Sì, vivo in una spelonca al freddo e al gelo. Sono un cavernicolo ma non uso la clava.

– Come mai sei arrivato a questo agghiacciante processo evolutivo?

– Perché le canzoni di Ed Sheeran piacciono a tutto il mondo. A me paiono false.

 

A proposito di cazzate, a me il film Ghost parve fin dapprincipio una boiata.

Non ci crede nessuno che Demi Moore volesse il compianto, ahinoi deceduto non solo nel film, eh già, Patrick Swayze, così tanto da non desiderare più nessuno.

Demi Moore è una conclamata, innegabile donnaccia di malaffare. Nemmeno l’interprete della sega, no, saga di Die Hard riuscì a curarla dalla sua an(n)ale ninfomania sesquipedale.

Così come, allo stesso modo, in questo mondo nessuno riesce ad alleviare la mia malinconia ancestrale.

Per quanto mi concerne, senza neppure slacciarmi la cerniera, a mio avviso potete anche andare tutti a farvelo dare nel culo.

Odio le cerimonie, son uomo di acrimonia e forse sono pure un angelo e domani un demonio.

 

di Stefano Falotico

Cambia il Cinema, cambiano le mode, cambiano i sex symbol, siamo passati da John Lennon a Norman Reedus, gli altri cambiano le ragazze, loro li cambiano, cioè li effeminano, io purtroppo non sono cambiato, presto morirò o forse mangerò una brioche


20 Nov
Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Che io mi ricordi, sono sempre stato un diverso. Un menefreghista assoluto del sesso reale.

A tredici anni, le ragazzine sceme, a scuola con me, andavano matte per gentaglia come Luke Perry e Jason Priestley di Beverly Hills 90210. Di lì a poco, sarebbe iniziata l’altra mega-puttanata di un’altra serie per pubescenti frustrati, corredata di cinquemila puntate, ovvero Melrose Place, epigono pure peggiore del capostipite e campionario di bellocci da mettere sul comodino e spolverare come Elisabeth Shue, la sorella di Andrew, uno dei protagonisti dell’appena menzionata, semi-adolescenziale cagata sesquipedale.

Sì, con la Shue serve un panno con l’alcol per disinfettarla dall’animalità che scatena, sì, è una gatta che fa le fusa e sa rendere gli uomini confusi. Sì, gli uomini sono dei cani, abbaiano. Infatti, vedendola, si allupano e sporcano di acari dopo aver insudiciato il fazzoletto, ululando.

Al fratello di Elisabeth, invece, come dicono a Bologna, servirebbe solo una ripassatina su quella testolina.

Sì, so che siete scioccati da quello che dico. Mica tanto. Chiedetelo a uno di Facebook che non avrebbe mai sospettato che un tipo apparentemente timido come, eh già, una settimana fa in piena notte lo fece sobbalzare quando in chat lo aggredii con una potenza vocale da orco. Sembrai il cantante Mario Biondi. Credo che, assalito in questo modo, il giorno dopo comunque, il malcapitato se ne sia fregato, mangiando nuovamente il Buondì.

Credo sia ancora traumatizzato ma guadagna parecchio col suo lavoro, quindi finché la sua panza andrà, non vi saranno psichiatri a incularlo a dovere.

È quello che si andò a cercare. Io sono uno che vuole vivere appartato, oramai lontano da tutti. Anzi, esco e incontro gente solo per sentirmi uno zombi come gli altri. Fa ridere? Sì, è un’umanità di morti viventi. Anzi, di scimmie. Parlano solo di chi s’inchiappetterà chi e dell’abito migliore da indossare per far sì che l’ingroppata sia dissimulata con più eleganza dietro un vestito di Armani.

E arriviamo dunque a Norman Reedus, divenuto famoso con The Walking Dead.

Norman Reedus è il classico esemplare di debosciato che, dopo aver lavorato con Carpenter per Cigarette Burns, è poi divenuto più scemo di quello che sospettai dopo averlo visto in The Boondock Saints.

A dire il vero, già in Dark Harbor (film che vidi solo per masturbarmi su Polly Walker quando mostra tutto il suo ambaradan nella scena in cui è sdraiata a letto con Alan Rickman), la sua voglia… di fare il Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi c’era già tutta.

Sì, come Marlon nel film di Bertolucci, il suo personaggio non ha nome ma è belloccio. E lui se la tira da ragazzo perso con pose da maudit. Più che altro da drogato e basta. Comunque, sempre meglio del marito di Laura Chiatti, Marco Bocci. Uno che mi fa girare le palle e va quanto prima bocciato prima che c’ammorbi con altre sue incursioni cinematografiche.

Pensasse piuttosto a dar da mangiare a Laura, ultimamente la vedo sciupata.

Dopo il suo cortometraggio improponibile, Incline al benessere: forse perde la salute cercandola, già orripilante a partire dal titolo, infatti, dopo salute ci voleva la virgola, fra pochi giorni il Bocci uscirà con la sua prima regia nel lungometraggio. Cioè col film A tor bella monaca non piove mai.

Ho detto tutto. Oggi, Marco fu ospite in tutte le radio nazionali. Ove, per l’appunto, pubblicizzò questo suo film coming soon. Aggiungendo:

– Mia moglie è figa ma, quando vado in giro, essendo pure io figo, le donne che incontro per strada mi chiedono di metterle incinte.

 

Secondo voi è presentabile uno spermatozoo del genere?

Mah, tornando invece a Norman, io a questo qui non darei nemmeno da recitare la parte di Franco, interpretata da Franchi Franco, in Ultimo tango a Zagarol.

Sì, in tale succitato film, Franchi riesce a emanare persino un fascino da Alain Delon nonostante sia uno zotico mai visto.

Reedus, invece, che adesso sta spopolando col videogioco Death Stranding, più che ad Alain Delon, assomiglia all’icona del beota finto-maledetto che piace tanto, per l’appunto, alle donne di ogni età.

Sì, se uno piace a molte donne, non è bello. La maggior parte delle donne sono ritardate.

Reedus piace alle meridionali da cognomi come Sorrentino, Bertacci, Berarda, Bernalda, a nordiste con cognomi come Messaggino, Massaggiata, sì, non conoscete Susanna Massaggiata, famosa personal trainer che tutti li assaggia grazie all’edonismo palestrato del suo culo sempre a novanta che ama, col movimento basculante delle natiche, servirvi la frittata?

Sapete che i piedi di Norman puzzano? Che forse puzzano più di quelli di John Lennon? Un altro che fece impazzire migliaia di donne negli anni sessanta, cantando canzoni più mielose di quelle del Coro dell’Antoniano.

No, non ebbi e non ho nulla a che spartire con l’umanità.

Pensate che a me fa pure schifo Diane Kruger. Cioè la moglie di Reedus. Voi dite che è bona.

Che cazzo volete dire con bona? Ma smettetela. Bona è la marmellata, una donna al massimo può fare le torte di mele…

Queste, sì, che fanno leccare i baffi. La Kruger, secondo me, dovrebbe mettersi assieme a Freddy Krueger.

Un uomo che saprebbe bene come servirle lo strudel.

Io sono un tipo da Clint Eastwood. Con la differenza che Eastwood scopava molto, io dopo le prime volte, capii che la mia scelta d’isolarmi, già a tredici anni, fu quella giusta.

La ragazza che mi fotté pure la follia che sempre mi contraddistinse, cazzo, ci rimase malissimo dopo che le sparai nel grilletto il mio Ispettore Callaghan.

Poi, qualcuno mi disse che impazzii dopo aver fatto sesso perché lei non era adatta a me. E mi persuase a trovarne un’altra.

Sì, di pazzia in pazze e vai di foll(i)a.

La trovai.

Abbiamo visto i risultati.

Ricoveri psichiatrici, sedazioni, psicofarmaci, cinquemila libri da me partoriti e la freddezza che ho oggi.

Pari, appunto, a quella di Clint, specialista delle freddure. Lui le spara di brutto.

Sì, una donna viene da me e, peraltro, vorrebbe venire con me:

– Sai, sei bello.

– No, non lo so e non lo sono. Tu, comunque, non avrai il mio pisello. Vai adesso a cucinare pasta e piselli.

– Sei un fallito e un coglione!

– Sì, ora però vai anche a preparare la besciamella.

 

Al che, se uno solo mi fa una smorfia, divento Bob De Niro di The Irishman.

Sento dire che Joker sia un film puerile. Puerile sarà quella zoccoletta di vostra sorella.

Joker è un capolavoro. Se lo considerate puerile è perché vi piace la fighella e venirle bene nel buco come una cremosa ciambella. Sì, è così. Non è altrimenti spiegabile. Sì, la figa o il cazzo, se siete donne, appartengono alla stimolazione dello stimolo vitale. Quindi, in teoria, anche se non ne disponete, v’illudete che potrete avere in futuro dei carnali godimenti poiché in voi c’è l’Eros. Ovvero lo slancio e la passionalità che spinge…

Io amo il Thanatos. Come Fleck, ho solo pensieri negativi. Infatti, mi piace dire la verità alle persone. Uno, per esempio, mi contatta e mi dice:

– Sono felice, ho trovato l’altra mia metà.

E io:

– Sì, mi fa piacere. Sì, sono sincero. Pensa però che lei potrebbe morire di Cancro e la tua felicità finirà per sempre.

– Perché dici questo?

– Potrebbe accadere. Oppure, lui o lei farete un incidente mortale e rimarrete invalid(ati) a vita. Tu l’ameresti anche sulla sedia a rotelle? Lei ti amerebbe se non avessi più il tuo faccino da culo?

– Sei un mostro.

– No, sono realista.

 

In verità, Arthur Fleck altri non è che Tom Stall di A History of Violence.

Buono e caro finché non lo aggrediscono. Poi, dall’inconscio (prima lezione di psichiatria), ritorna la furia sedata dall’ipocrisia. Perché Tom Stall è cattivo, lo è sempre stato, anzi, è qualcosa di disumano e terrificante.

Adesso, per piacere, voglio gustare un cornetto alla crema.

Quello che gustò, fra l’altro, in maniera fragrante, tua moglie ieri sera ma non con te…

Nemmeno con me.

Ve l’ho detto. Alle dolcezze, preferisco le scemenze.

Qui sotto, potete ammirare Marilyn Manson col bambagione di cui v’ho parlato nelle righe precedenti.

Il mondo è cambiato.

Un tempo, questi due sarebbero stati internati a Shutter Island, adesso se lo danno pure a vicenda.

Non so se anche a Vicenza.

Questo mio scritto è disgustoso?

Ah sì?

Vi accontento, subito, ora regredisco al vostro livello, ecco una poesia migliore di quelle di Ugo Foscolo:

i fiori sbocciarono nel mattino ove la rugiada si rifletté nei tuoi occhi di giada e tu, quando calerà il tramonto, sognerai speranzosa come Rossella O’Hara ma ricorderai che tuo marito, ieri notte, scopò Yara e dunque, via col vento, stanotte per te, oh, dolce amata cornificata e dunque resa nell’anima amara, prevedo un’altra insonnia pesante, eh sì, mia cara. Ti alzerai dal letto in maniera leggiadra, ti recherai in cucina ove leccherai tutta la cioccolata e canterai sottovoce, sin a luce del giorno inoltrata, Albachiara.

 

Sì, diciamocela. Che cazzo campo a fare?

Rispetto a me, siete dei poeti. Sì, della minchia e dello sticchio.

 

di Stefano Falotico

Norman+Reedus+Tribeca+Talks+Tribeca+Games+AjKpHPeUtN6l

marilyn manson norman reedus

Siamo tutti Joker, chi più chi meno, siamo un jolly, forse domani di nuovo polli, non male Polly


26 Apr
dav

dav

Ma quant’è bel, sembra Mabel, non è un giochino della Mattel, non è affatto matto, indovina chi è

Non voglio sentire ragioni. Questa canzone spinge. La cantante è bellina, anzi è Mabel e con lei giocherei di alte maree come Mont Saint-Michel. Come in To the Wonder, un amore malickiano, puro, romanticissimo…

Michelle, ma belle, sont des mots qui vont très bien ensemble…

Come cantava Paul McCartney, il più bello dei Beatles. John Lennon era la mente, Yoko Ono invece fornicava, no, forniva la materia prima…

Don’t Call Me Up, sì, è una gran canzone.

Come le migliori canzoni, appunto, del gruppo musicale di Liverpool più famoso della storia.

Che, fra l’altro, sono tre e basta. Quella succitata, Yesterday e la terza la prendi te, visto che piace più a te che a me. Sì, per te va bene, io pretendo qualcosa di meglio.

Noi tutti di questa generazione aspettiamo Joker con Phoenix.

C’è pure da chiedersi perché?

Questo Phoenix è proprio un attore monstre.

Lunga vita e grande Cinema a tutti.

 

di Stefano Falotico

Nella vita, qualche volta bisogna essere come il grande Mickey Rourke de L’anno del dragone


10 Apr

rourke dragone

 

Sì, siamo invasi da boss malavitosi. Sono in ogni dove. Persone infide, malevole, annidate in club solitari in cui di cuori malvagi gozzovigliano, drogandosi d’idiozie.

Sono dappertutto. Vestono eleganti, quasi da Armani come John Lone. Anche se in questo capolavoro ciminiano, gli abiti sono firmati dalla nostra conterranea Marietta Ciriello.

Questi Lone non sono mai lonely. No, son perennemente attorniati da ruffiani e da donnette da quattro soldi, più viziose di loro.

Le quali amano viziarsi e vezzeggiarsi coi gioielli regalati loro da questi furbi papponi. L’oro, non Loro di Sorrentino.

Sì, ci vuole una lotta senza esclusione di colpi contro questi farabutti. Un vero bloodsport da Van Damme.

Che apre gli occhi anche se, obnubilato da troppe velenose botte, deve far affidamento soltanto al suo innato talento. Ai suoi allenamenti dopo aver appreso molti saggi insegnamenti. Alla filosofia orientale per starci dentro e darle di brutto. A questi bruti.

Sì, un uomo che spacca di spaccate contro le regole ipocrite di questi dannati.

Un uomo falotico, stravagante e d’annata. Anche d’antan, in passato daltonico in quanto la sua vista era stata distorta per colpa di troppe delusioni, torte in faccia e torti da parte di finti tori, di uomini fingitori e untori, con un cugino che si chiama Antonio e ha il pizzo calabro-lucano di D’Artagnan.

È giunto il momento della resa dei conti.

Sì, Mickey Rourke è il più grande attore della storia.

Diciamocelo. Prima che si rovinasse da solo.

Un uomo dal carisma stratosferico, purezza recitativa meravigliosa e pregiato sex appeal oltremisura.

Un bianco qui coi capelli brizzolati di cognome White. Stanley White.

Che soffre come un cane per colpa delle sue scelte sbagliate, per aver abbandonato sua moglie in quella casa che pare un triste scantinato.

Poi, quando le prevaricazioni diventano esagerate, diviene scatenato contro i cani arrabbiati.

Una furia vulcanica che non fermi neppure con le cannonate.

Che filmone. Che figone, Mickey.

Mica un topo come Mickey Mouse, mica un tipo da fantozziana trattoria Gigi il Troione.

Un vero omaccione, miei furbacchioni.

Sì, nella mia vita ho avuto una sfiga colossale. Anche un f… a monumentale.

È successo.

Di mio, comunque, sono un po’ Drugo Big Lebowski e un po’ Rourke che fuma come un turco.

Chissà, forse come John Lennon sposerò una con gli occhi a mandorla.

Una statunitense mezza giapponese di origini olandesi come Ariane Koizumi.

Perché non sono un ariano ma mangio il pane semplice, quello di Lariano. Mi do delle arie. Sì.

E ora, dopo il pezzo scoppiettante, voglio esservi sincero.

Sì, è tutto vero quello che ho scritto. Son stato con una che non era affatto male.

Ma forse, per colpa di troppo miele, ci ricascai. Dove? Ma come dove?

Nei miei stati alienanti, ai confini della notte più sognante.

Perché, a esservi proprio schietti, la realtà non mi piace affatto.

V’è troppa ipocrisia in giro, tanta indifferenza. E, se ti lamenti, arriveranno soltanto altri martellamenti.

Devi farcela da solo. Non vi sono alibi che tengano.

Perché, se sei crollato come Chris Walken de Il cacciatore, puoi star pur tranquillo, amico, che nessuno ti darà una mano. Anzi, ti porgerà la pistola per incitarti al suicidio. Prendendoti per la fondina, no, per i fondelli finché il tuo cervello esploderà e addio cose belle.

Tempo fa, dissi a un medico che doveva fidarsi di me.

È stato l’unico a credere alle mie parole.

E, come nello stupendo Verso il sole, sono oggi un miracol(at)o vivente.

Sono anche però, come tutti vuoi, preoccupato per il futuro che potrà attendermi.

I miei genitori invecchiano, mia madre è sempre più malata. Tanti non stanno bene.

Altri non ci sono più. Qua va tutto a puttane.

È in questo momento che devi tirar fuori la grinta del vincente.

Oltre a Year of the Dragon, l’eye of the tiger…

Rispolverando tutto il grigiore. E non parlo, in tal caso, di questo Mickey Rourke coi suoi cinerini capelli.

Insomma, non fatemi incazzare, sennò genialmente incenerisco ogni altra corbelleria sul fatto che io poltrisca.

 

di Stefano Falotico

John Lennon, Al Pacino and Imagine


09 Mar

Al Pacino con la Chicago Band


08 Aug

Al Pacino sta girando in questi giorni Imagine.

La storia di una ex rock star che scopre una lettera di John Lennon. Sì, proprio il compianto leader dei Beatles. Poco altro si sa della trama, se non qualche accenno da cui possiam dedurre che si tratterà di una storia malinconica a forti tinte emozionali (forse meno della tintura ai capelli di Al, ah ah).

In questa clip ufficiale della Chicago Band, ammiriamo un Pacino alla Rod Stewart, scatenatissimo sul palco. Certamente, parte di questa straordinaria esibizione comparirà in qualche scena del film.

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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