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Una settimana impegnativa: reunion inaspettate, il Cinema rivive con Joe Wright, DiCaprio e De Niro, inoltre intervisto Dario Greggio!


17 May

joe wright donna finestra

Sono stanco che parliate di Tarantino. Dovreste scoprire, finalmente, quel genio che è Joe Wright.

Regista di altra pasta, coltissimo, lui citazionista in modo non futile e bambinesco. La donna alla finestra è stato contestato da tutti per il suo finale ritenuto assurdo.

Siete sicuri che sia improponibile? Anna/Amy Adams soffre di agorafobia. Allora, come ha fatto ad uscire di casa per sfuggire alle grinfie del maniaco? Giocoforza, come si suol dire, per salvarsi la pellaccia, ha dovuto superare il suo disturbo con un atto di violenza involontario.

Per questo, paradossalmente, è riuscita a curarsi. Ma voi dimenticate sempre i dettagli. I dettagli sono imprescindibili.
Parimenti, so che reputate i miei filmati decisamente insensati. Ne siete sicuri? Osservateli attentamente e scoprirete, tra le fighe, no, righe, i miei omaggi da cinefilo di razza. Lavori certosini, studiatissimi, ove ogni inquadratura non è mai messa alla ca…o, cioè a caso. Eh eh.

Nel frattempo, Robert De Niro ha subito un infortunio sul set di Killers of the Flower Moon. Nessun problema, però. Bob è riuscito a superare un grave cancro alla prostata. Dunque, è immortale come Freddy Krueger di Nightmare, ah ah. Cape Fear docet, ah ah.

A fine anno, girerà anche About my Father con Sebastian Maniscalco, alias Crazy Joe Gallo di The Irishman.

Intanto, ho intervistato anche un mio amico ritrovato a proposito di Pupi Avati.

Non in tanti, effettivamente, sanno che Edward Furlong, cioè John Connor di Terminator 2, l’unico John Connor memorabile, ha lavorato perfino con Avati per I cavalieri che fecero l’impresa.

Comunque, bella impresa essere riuscito a recitare con un altro Edward, cioè Norton, per American History X. Ed essersi ridotto con la panza neanche a quarant’anni, caro Furlong. O no?

Sempre parlando di Terminator, chi oramai non conosce Ezio Greggio? No, Dario. Dario Argento?

Epica la mia incursione in tale livestreaming. Del tutto imprevista e non calcolata.

Oggi, devo lavorare all’editing del mio nuovo libro Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mentre domani non sarò a Bologna a “causa” di un viaggio di lavoro? No, di piacere. E ci richiamiamo al titolo suddetto.

Ah, io me la sudo. La vita è dura, bisogna indurirsi…

E ho detto tutto.

Anzi no. Adolf Hitler aveva paura di un solo uomo. Quest’uomo fu Winston Churchill.

Alla pari del grande Gary Oldman, se qualcuno osa abbattermi coi suoi ricatti, io non mi arrendo. Anzi, incito la folla delle macchine ribelli? No, io urlo We Shall Never Surrender!

Se siete disturbati e non accettate questo, io vi dico NO HAY PROBLEMA! Ah ah.

A differenza di Furlong, ho quasi 42 anni ma un altro aspetto. O no?

Ho sempre adorato i colpi di scena.

 

di Stefano Falotico

Come dicono a Bulagnasocmel che cartola!american history x furlong nortonterminator 2 furlong schwarzy

Il ritorno di David O. Russell e il mio ritorno all’ovile e al quartiere Navile dopo le mie vane, patetiche speranze di adeguarmi e omologarmi al porcile


16 Feb

Christian+Bale+David+O+Russell+2013+Variety+TeC4Ut1n-Mrl

Partiamo dalle notizie cinematografiche e, solo dopo che le avrò sviscerate, potrete evincere che finsi di avere voglia di vincere ma la mia malinconia si rivelò più imbattibile del pugile Micky Ward/Mark Wahlberg di The Fighter.

David O. Russell tornerà alla regia, ad Aprile.

Di mio, dopo tanti orizzonti di gloria, dopo che fui perfino scambiato per Christian Bale di American Psycho, colui che invero rappresenta in toto la mia nemesi, altro che la mia simbiosi, dopo che (non) riuscii a curare la mia nevrosi, dopo m’illusi che sarei risorto come Dark Knight Rises, dopo la mia pubertà da John Connor/Edward Furlong di Terminator 2, periodo nel quale tutti, compresi i miei coetanei, si convinsero che fossi un predestinato, no, non mi trasformai in un combattente come Christian Bale di Terminator Salvation ma neppure m’involsi in un truffaldino malvivente come Bale di American Hustle.

Non uso parrucchini e non mi piacciono le tipe come Amy Adams. Cioè, delle finte suore tanto carine. Basti vederla nel film Il dubbio per capire che questa andrebbe pure con quel Philip Seymour Hoffman. Forse incolpevole o forse un pedofilo peggiore di quelli mai denunciati da Ratzinger.

Sono un personaggio da Oscar, sì, sempre Christian Bale. Sempre di The Fighter. Uomo, il sottoscritto, verso il quale tutti nutrirono Grandi speranze da Charles Dickens ma, sino a questo momento, non incontrai nessun De Niro di Paradiso perduto.

Sì, perfino i criminali che attentarono alla mia purezza, cazzo, non vogliono redimersi e pagarmi un sacrosanto risarcimento. Dunque, sarei potuto diventare un pittore di quadri cubisti da moderno Rinascimento, bello come Ethan Hawke. Sì, un ragazzo sofferente di atimia, mica di timidezza che, dopo la sua adolescenza problematica e tormentata, si sarebbe trasformato in un bell’uomo intellettuale.

Persi anche L’attimo fuggente.

Invece rimasi un astrattista astruso della mia depressione inaffondabile nella quale, tanti anni or sono, affogai e paurosamente affondai. Senza però mai precipitare nell’uso delle droghe.

Sì, il protagonista del nuovo, attesissimo film di David O. Russell, intitolato provvisoriamente Amsterdam, sarà ancora una volta Christian Bale. Assieme a De Niro, forse, l’attore fisicamente più trasformista della storia.

Un monstre, un camaleonte capace di rinascere più dell’araba fenice. Infatti, in Amsterdam, vi sarà anche un piccolo ruolo assegnato all’immancabile amico per eccellenza di O. Russell, ovvero proprio De Niro.

Per un cast, come si suol dire, delle grandi occasioni, vale a dire, il già menzionato Bale, Margot Robbie, forse Jamie Foxx, forse Angelina Jolie e Michael B. Jordan. Vi saranno probabilmente anche Michael Myers e Michael Shannon.

Shannon avrebbe dovuto anche interpretare la serie televisiva Amazon che De Niro e Julianne Moore, a loro volta, avrebbero dovuto girare con O. Russell dopo che De Niro stesso avesse finito le riprese di The Irishman. Ma appena iniziarono le riprese di The Irishman, scoppiò lo scandalo sessuale di Harvey Weinstein. Che doveva essere il co-produttore di tale serie.

Il progetto fu sospeso e forse a fine Aprile vedremo Nonno, questa volta è guerra di Tim Hill con De Niro. Prodotto, per l’appunto, dalla “succursale” di Weinstein, la Dimension Films, e tenuto in frigorifero per svariati anni. In Italia, verrà distribuito dalla Notorious Pictures.

No, non posso vedere Il lato positivo nella mia vita. Credo che non incontrerò una tipa e topa con le palle come Jennifer Lawrence che potrebbe farmi dimenticare che fui scelleratamente tradito e venni gravemente ricoverato quando, in rehab, avrebbero dovuto ficcare i responsabili di tale oscenità.

Sono uno determinato ma non mi svenderei mai come Joy. Prestandomi alle televendite pur di non finire come Giorgio Mastrota, ah ah.

Ogni ex di Giorgio, come Natalia Estrada, cioè una milf frustrata, sostiene che io sia ancora, nonostante tutto, un bel ragazzo e che vorrebbe divertirsi con me, regalandomi migliori natali…

Mi dice di non intristirmi col Cinema di Abel Ferrara e con ‘R Xmas.

Sì, dice che con lei me la godrò. Sì, dopo due mesi, a forza di essere sbattuto e come un limone spremuto, diventerò un tipo da cine-panettoni e da Checco Zalone.

Ah, che meravigliosa illusione che è la vita quando, per qualche mese, credi davvero che quest’esistenza, anzi resistenza, non sia stata solamente una tragica delusione.

Semmai, lasci lusingarti dalle tentazioni dei comuni mortali, vieni abbagliato e sedotto da qualche guru, non so se un testimone di Geova o il nuovo mago Otelma, cioè un ciarlatano, che ti vorrebbe far credere di non essere stato sedato e farmacologicamente addormentato come un ghiro. Per semi-lobotomizzarti come Ray Liotta nel pre-finale di Hannibal. Qualche psichiatra cannibale, cioè sciacallo della tua anima, uno strizzacervelli malato di mente e maniaco assassino.

Incontri una donna e lei dice persino che assomigli a Richard Gere.

Leggi assurdità, comunque, incredibili. Per esempio che Artur Fleck/Joker soffra della stessa psicopatologia dello Spider di Cronenberg.

Questa gente si definisce addirittura critica di Cinema e tutti critica senza conoscere, non solo le varie tipologie di schizofrenia, bensì non essendo neppure coscienze del suo stato di malattia.

Che si chiama idiozia. Persone esperte non solo di qualunquistica tuttologia ma addirittura specializzate in psichiatria quando invece e invero io le vedrei bene nella culla d’un reparto maternità di pre-pediatria.

Debbo ammettere, con estrema costernazione, che provai a diventare un maiale come quasi tutti.

Ma rimango giustamente, sanamente un pollo. E non mi piacciono le galline.

Meglio forse rimanere un poeta e ascoltare il rumore del fiume Navile. Che dà il nome al mio quartiere.

Perché dei vostri giochetti sleali, del vostro effimero mettere le ali ma in verità rimanere soltanto aleatori e superficiali, mi sono rotto le palle. Amo approfondire ogni aspetto, bello o brutto che sia, del reale. E adoro essere delirante come David Lynch, forse il più grande. Sublime maestro del surreale del suo magico, suadente reame. Qui c’è Inland Empire e io sono così “matto” che sto finendo il mio nuovo romanzo, una rielaborazione falotica di Vertigo. Per quanto concerne quel pazzo vero, cioè Morgan, ex dei Bluvertigo (ah, capisco, gruppo musicale che cambiò-non cambiò, come me, ah ah, pure l’accentuazione di vertigo per dare un tocco originale pateticamente emulativo di Velvet Blue ma restando lontano anni luce dalla classe dei Velvet Underground), chi mai lo dimise dalle cure prescrittegli dallo specialista?

Il mondo si divide in due categorie. Chi fu un ex genio come Dario Argento e chi, nonostante abbia girato molti film di e con Dario, cioè sua figlia Asia, più che altro asina, non sarà mai stupendamente folle come Abel Ferrara, malgrado assaggiò il suo seme in qualche New Rose Hotel.

Ma quale Trauma, Asia. Io fui traumatizzato. Tu, al massimo, potesti essere la direttrice strega dell’albergo di Suspiria.

 

di Stefano Falotico

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È vero, domani uscirà The Irishman ma Terminator 2: Judgment Day è un capolavoro senza tempo, un’elegia malinconica, metafisica e super figa sul John Connor che sono io, ah ah


26 Nov

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Sì, sino a due anni fa, Linda Hamilton di Terminator 2, eh già, mi faceva un baffo.

Lei, considerata erroneamente pazza, ovvero sofferente di deliri paranoici, appare nell’incipit perfettamente palestrata, forse anche lì depilata, internata come Sam Neill de Il seme della follia poiché, in una società miope, lei già vide, anzi il futuro previde.

Sì, donna provvidente, sbattuta ingiustamente in quel posto di dementi a causa di una frettolosa, sociale previdenza, mannaggia alla Provvidenza, povera, sensibile donna dotata indubbiamente di un’iper-coscienza oltre la media e, peraltro, di un paio di gambe neanche tanto malvagie, capaci di bruciare ogni robot-androide freddo come il T-1000, ardendolo col carisma possente del suo sguardo lucente.

Sì, cari bambolotti, era onestamente una bella bambolina. Una che sapeva come stendere non solo i panni, sporchi e non, bensì anche un duro come Schwarzenegger. Uomo culturista ma senza molto cultura eppure ex governatore, un attore pasticcione, cioè capace di non saper recitare neppure la letterina per Babbo Natale ma riuscir a essere al contempo mitico, oserei dire mitologico grazie al fascino da dinosauro, per l’appunto da invincibile Mister Universo divenuto amico intimo di James Cameron e di Paul Verhoeven. Un uomo poco tenero che, però, a mio avviso accetterebbe il succoso pasticcino offertogli da Linda, donna che usò esplosivi e poteva donare, all’epoca, notti infuocate da giochi d’adulti pirotecnici, mettendo forse il “cornetto alla crema” al suo ex di allora. Ovvero, proprio James Cameron, esattamente.

Poi James la tradì con Kathryn Bigelow e furono Strange Days per Linda. La quale, non avendo più James e la sua quaglia, nel suo cervello un cazzo quagliò e forse, per elaborare il lutto di tale perdita sentimentale, soprattutto patrimoniale, considerato che James era già uno dei registi più ricchi del mondo, di lui non si disamorò ma da lui fu comunque disarmata.

Finì in mutande, psicologicamente, come nell’inizio di Terminator 2.

Bestemmiando a più non posso e probabilmente, dentro la cella del manicomio, cantando Ancora di Eduardo De Crescenzo… perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te e non me ne frega niente senza te.

Sì, era una donna piuttosto piatta in quanto a tette ma, nostro indimenticabile, James, perché la facesti a fette? In quella clinica, davano da mangiare solo quelle biscottate.

Cosicché lei, per te impazzita e non più strapazzata, non seppe più se un giorno sarebbe riuscita a cucinare anche solamente una frittata.

Nella sua cella, però, c’era il televisore. A volte, a tarda notte, cioè quando non riusciva a dormire poiché troppo vogliosa di te, su Rai 1 ridavano le repliche dei vecchi soliloqui, col caffè amaro in mano, di un altro Eduardo, maestro del prenderla come viene… vale a dire con filosofia. Il De Filippo. Grande uomo, mica Uomini e donne da Maria De Filippi. Ah ah.

Sì, la Bigelow forse era più colta di Linda, si sarà laureata, mettiamo pure, con una tesi su Ercole a New York. Ma vuoi mettere la sua (ri)cotta?

James, James costringesti Linda ad obbligarsi a un deciso e decisivo Atto di forza. Mica pugnette. Lei dovette reagire con polso e non masturbarsi più di patetici, lamentosi monologhi della vagina…

Fu donna con le palle, cazzuta, cazzo!

Spaccò tutto!

Sì, James carissimo, so che delle sue vertiginose gonne con gli spacchi, andavi matto.

Ma l’abbandonasti per una che non ti diede mai il vero Point Break. Quel “punto di rottura”, anche fisico e carnale, di quando a poppa e a prua, con te dentro la sua prugna, tu e Linda eravate follemente innamorati l’uno dell’altro/a come DiCaprio e Kate Winslet di Titanic.

Sì, altro che Sharon Stone di Basic Instinct. Lei sapeva come tritarti il ghiaccio e leccarti il ghiacciolo, mio uomo cerebrale, senza neanche mostrartela, accavallando le gambe così stupendamente impudica e scevra di biancheria intima. Ti scioglievi come un iceberg appena delicatamente, al buio, lei dirimpetto a te si spogliava come Jamie Lee Curtis di True Lies. Rimanendo però in slip e ammiccandoti, pregustando il tuo Calippo.

Sì, anche se non era nuda integralmente, non dandoti a vedere la topa, tu eri già al top così come quando, sovreccitato, vincesti l’Oscar, urlando di piacere come un assatanato.

A parte gli scherzi, James, sei uno stronzo nato. Ma lei, eh sì, non era ieri nata, non rimase ammainata anche se, dobbiamo ammettere che, senza di te, la sua carriera andò molto a puttane.

Si era accartocciata, diciamo, inacidita, un po’ inaridita e non più lì bagnata…

Invece, passiamo ora al nostro Edward Furlong.

Sì, io fui come Ed, sempre sino a qualche tempo fa. Un uomo putrefatto, oserei dire sfatto, tumefatto.

Sebbene, a differenza di Edward, mai mi feci e manco tante me ne feci.

Sì, Edward e voi ve la/e faceste sotto. Io no. Me la dormii di brutto. Ah ah.

Linda, una delle più grandi eroine del Cinema di tutti i tempi con un Edward Furlong che, prima di tirare di cocaina, era un bel ragazzo, davvero.

Che peccato. Che tragedia incommensurabile.

Ma voglio spronare ogni Ed e ogni Linda a non mollare.

In questa società robotica, anaffettiva, asettica come le pareti di un manicomio, dobbiamo vivere di resilienze in modo falotico…

Poiché io, capo della Resistenza, riuscii ad ardere ogni villain figlio di troia come Robert Patrick.

Quindi, se ce la feci io, anche voi non dovete ridurvi come delle merde, cioè come delle feci, appunto.

Io ricordo tutto. Ricordo che la mia professoressa d’Inglese delle scuole medie si chiamava Fontana e non poche volte, prima di fare i compiti, zampillai su di lei con gioia…

Insomma, qui nessuno di me capì un cazzo. Soprattutto io…

Ah ah.

Sì, voglio lasciarvi con una battuta di Gigi Proietti.

– Signora, a me mi piace.

– Bell’uomo, non si dice a me mi piace.

Domani uscirà The Irishman. Questo è il Cinema, signore e signori. Saperci riportare indietro nel tempo.

D’altronde, James Cameron disse a Scorsese: – Hugo Cabret non è un film per bambini. È un capolavoro!

 

di Stefano Falotico

 

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SCORSESE vs JAMES CAMERON: un irredento umanista geniale e rockettaro contro un megalomane sesquipedale


29 Jul

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scorsese instagram

THE ABYSS, screenwriter and director James Cameron, 1989, TM and Copyright ©20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

THE ABYSS, screenwriter and director James Cameron, 1989, TM and Copyright ©20th Century Fox Film Corp. All rights reserved.

terminatorEcco, questo Scorsese non sta fermo un attimo.

Sono contento che, nel pomeriggio di ieri, io sia stato fra i primi a dare la notizia secondo cui il tanto atteso, sospirato, bramatissimo dal pubblico di cinefili di mezzo mondo, The Irishman, finalmente abbia ora una data precisa di release.

Per meglio dire, dopo l’assurdo forfait dal Concorso del Festival di Venezia, The Irishman aprirà le danze, come si suol dire, del prossimo New York Film Festival, inaugurando la serata di gala del 27 Settembre.

Ora però, scusate.

C’è stato detto da Alberto Barbera, la scorsa settimana, che lui e il suo staff avrebbero voluto fortemente inserire, appunto, The Irishman nella kermesse da lui diretta ma il film non è risultato pronto per fine agosto.

Il Festival di Venezia dura, come sempre, undici giorni. Si terrà infatti dal 28 Agosto al 7 Settembre.

Ora, essendo io un habitué veneziano, sebbene l’ultimo film da me visto al Lido sia stato Birdman, datato 2014, dunque son cinque anni che non me ne reco, avendo avuti gravi problemi personali protrattisi sin allo sfinimento dei quali non mi pare la sede opportuna riferirvene, all’ultimo giorno del festival non sono proiettati più né i film in Concorso né quelli Fuori Concorso. È una giornata nel quale sfilano solo gli omaggi delle retrospezioni dei classici e il giorno nel quale, prima dell’ora di cena, vengono assegnati i premi.

Dunque, sostanzialmente, la Mostra dura dieci giorni. L’undicesimo sta lì come il cazzo di quel mostro che mangia popcorn e aspetta che qualche donna lo premi. Dubito fortemente che sarà valutato come Leone d’oro.

Ah ah.

Detto ciò, continuo a non capire. Scorsese e Netflix lasciarono detto a Barbera che The Irishman necessitasse ancora di molti ritocchi e non poteva essere perciò completato per fine agosto-settembre.

Ma per il 27 Settembre, a quanto pare, invece sarà prontissimo.

Scorsese ha fatto un po’ il furbetto. Anche Martin è un paraculo. Chissà, forse il direttore del New York Film Festival deve essere fra i produttori di Killers of the Flower Moon.

Della serie tu fai pubblicità a me e io ti passo du’ soldi. Dai, dai.

Comunque, The Irishman è bello già che impacchettato, montato dall’inizio alla fine più di Lena Paul. Milf fatta e strafatta ch’è diventata la mia nuova attrice porno preferita.

Sì, parliamo di un capolavoro sotto ogni punto di vista. Lena può venir… fotografata anche dal signor Gennaro Calluzzo, celeberrimo guappo dei Quartieri Spagnoli che confonde una Nikon per Nicol senza e, famosa entraîneuse del suo rione, e c’apparirebbe lo stesso meravigliosa come i panorami suggestivi filmati dal cinematographer Rodrigo Prieto.

Sì, Lena Paul è una donna che si mangia Avatar e Titanic in un sol boccone.

Una che non ha bisogno degli effetti speciali per incassare più di Avengers: Endgame.

Sì, una vera Vedova nera, infatti è praticamente identica a Scarlett Johansson, soprattutto nello sguardo.

Sguardo eroticamente killerTerminator nuda e cruda, senza se e senza ma.

Sì, un tempo per essere una grande attrice dovevi sostenere i corsi di Lee Strasberg e farti il culo.

Adesso, basta che hai la faccia da coniglietta e guadagni a patate, no, a palate.

Ci siamo evoluti molto, no?

Sì, come in Terminator 2, siamo dominati dalle macchine.

Come no? Prendere la foto da me scattata circa un’ora fa. Macchine parcheggiate in doppia fila dinanzi a un baretto di periferia.

Come fece John Connor, cioè il sottoscritto, a bere un caffè? Parcheggiai a duecento metri di distanza.

Vicino a un vicolo ove incontrai una simile a Linda Hamilton:

– Ehi, bel ragazzo, vuoi che ti faccia da mamma, stasera?

– Non ci penso neppure. Lei è pazza più di Sarah Connor. Non turbi le sessualità pure dei giovani, si rivolga a Robert Patrick. Sì, vada dal T-1000.

Quello lì, eh già, anche se lo squagli, torna sempre intatto.

Guardi, signora. Se io e lei stanotte facessimo sesso, lei mi brucerebbe più di Arnold Schwarzenegger.

– No hay problema.

– Hasta la vista, baby.

 

Ecco, il paragone fra Scorsese e Cameron non sussiste.

Scorsese sta facendo i sopralluoghi, appunto, per Killers of the Flower Moon.

Storia noir d’indiani arricchiti, di poliziotti corrotti, di troie a briglia sciolta, della tribù Osage che vuole fare lo scalpo al capo dell’FBI. Cioè J. Edgar /DiCaprio del film omonimo di Clint Eastwood?

No, DiCaprio sarà Tom White.

Chi sarà allora J. Edgar Hoover? Billy Crudup di Nemico pubblico?

No, ma Scorsese batte James Cameron trenta film a uno. Sì, James ha girato un solo capolavoro assoluto, Terminator, appunto.

Eppur DiCaprio fece il botto con Titanic.

Che vi devo dire? Hollywood è un losco giro ove Joe Pesci di Occhio indiscreto fa sempre la sua porca figura.

 

di Stefano Falotico
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THE PUBLIC EYE, Joe Pesci, 1992, (c) Universal

THE PUBLIC EYE, Joe Pesci, 1992, (c) Universal

TERMINATOR da falò delle vanità: miei poveri bellocci non ribellatevi male al sistema, tanto James Cameron ha i soldi e se ne frega delle macchine ribelli da Beppe Grillo, siate ribelli con (ca)risma


14 May

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Oramai ci siamo, presto uscirà la super mega-puttanata del reboot del Terminator. Con lo Schwarzenegger che, dopo mille liposuzioni all’addome, dopo aver addomesticato le sue ambizioni da governatore della California, è tornato a fare Cinema e dunque è regredito al deficiente che, dal punto di vista attoriale, è meno espressivo di una stampante 3D.

La dovrebbe finire Beppe Grillo d’imbonire la gente, d’illudere gli invalidi. Gridando che oramai l’uomo non necessità più di lavorare perché le macchine possono adesso adempiere ai compiti onerosi che l’uomo appunto, da millenni, è costretto a sostenere pur di tirare a campare.

Ma che dice questo qui? È un demagogo, un sociologo della mutua, un rivoluzionario del suo culo parato. Sì, lui è ricco sfondato e si accattiva, con ruffianerie e leccate da denuncia, le simpatie di quei poveri cristi che, essendo rimasti in mutande, credono davvero alle sue scemenze peggiori delle porcate dei fascisti.

Ancora più pericolose.

La gente, abboccando a quest’oratore che inventa una stupidaggine a ogni ora, in preda a fanatismi radicali, inneggia alla rivoluzione, invero non sa neanche ribellarsi all’amministratrice condominiale perché è succuba del padrone, ovvero suo marito.

Grillo, lei è solo un patetico urlatore di stoltezze vomitate da mattina a sera, asserisce tronfiamente che il lavoro sia una menzogna e dovremmo tutti vivere allegramente, scopando come animali selvaggi, in barba a ogni regola, a ogni falsa educazione moralistica, riunendoci tutti assieme grintosamente e appassionatamente per ribaltare il sistema, per soverchiare l’ordine costituito, figlio di mendaci generazioni che hanno sospeso, soppresso i nostri vivi, ardimentosi istinti vitali, hanno soffocato i nostri radiosi fremiti innatamente vogliosi e capricciosi nel comprimerci, irreggimentandoli, a stili esistenziali tristemente asfissianti.

Sì, belle parole da figlio dei fiori, caro grillo. Ma l’uomo comune oramai non ha più i soldi neppure per corteggiare una donna e regalarle un mazzolino di rose, comprato dalla fioraia del suo scarso giardinaggio col suo compagno, un “orco botanico”. Sì, il compagno di questa qui lavora all’ortofrutta ma non guadagna abbastanza. Allora la sera, per rimpolpare il misero guadagno, dona la sua banana a qualche marcia figa d’India. Cioè, detta volgarmente ma anche realisticamente, dà via il culo.

Lei invece dai suoi grillini viene omaggiato in maniera floreale, servito e riverito con tanto di colazione a letto. Le sue serve della gleba le preparano succulenti manicaretti, cabaret di paste migliori dei suoi trascorsi spettacoli da cabarè, le scaldano salsicce rosolate, ottimamente condite di sguardi piccanti e addolciscono le sue programmatiche, finte ire da Robespierre di periferia nel cucinarle cene deliziose gradevolmente osé con tanto di vinello rosé e occhi arrossiti da timide reverenzialmente da lei comandate a forchetta, no, a bacchetta.

Lei ce l’ha coi bacchettoni, dicendo alla gente che dovrebbe ribellarsi al fascismo di chi, coi suoi forconi, fa il porcone.

Lei con le sue donne diventa rosatello e, sempre più grassottello, gioca al furbo ruolo del porcello che vuol spacciarsi per agnello. Lei ha quasi più soldi della famiglia Agnelli, mio lurido smargiasso che prende in giro, con le sua cazzatelle, quelli che credono alla Madonna di Fatima e alle sue pastorelle, gente a pecora che a stento mangia il pecorino. Lei sfotte coi suoi discorsi incitanti a miracolistici cambiamenti sociali che, secondo la sua retorica infernale, potrebbero liberarci dal Purgatorio di questa poco Divina Commedia disumana, molto italiana da uomini che non hanno oramai neanche più le bretelle e non sanno più cosa sia un buon piatto di tagliatelle.

La smetta subito di raccontare idiozie, mio bel fringuello.

Le macchine non sostituiranno mai l’uomo ed è giusto così.

Una macchina non potrebbe mai capire le introspettive sfumature umanistiche di un libro di colui che l’ha scritto, cioè un uomo, appunto. Trasfondersi empaticamente nella sua anima denudata, vivere e condividere la sua storia arrabbiata, nonostante tutto innamorata.

Si fidi, Grillo. Sì, i fascisti sono da fottere ma lei non vale un cazzo.

 

Parola di John Connor,

uno che, malgrado tutto, conosce la verità ma non va in giro a chiedere l’elemosina.

E ora, come diceva Totò, musica musica, cioè MOSECA MOSECA con una delle più grandi colonne sonore di tutti i tempi:

 

Sì, questa vita è stata troia.

Ma a una milf come Linda Hamilton darei comunque una botta.

Sì, fanculo a ogni complesso di Edipo.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

E se fossi Ryan Gosling di DRIVE? Sì, il Batman italiano, anche il JOKER


09 Jan

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Sì, sapete che non l’avevo mai visto? Ah, colpa gravissima. Io, cinefilo incallito e amante del noir più sfrenato, futurista ante litteram e letterato incallito, L’ho anche recensito ma a dire la verità non è che mi sia piaciuto tantissimo. Una mescolanza di Cinema realizzato altrove meglio che, secondo me, come detto, basa moltissimo del suo risultato emozionale per via di questa canzone strepitosa:

Sì, Stefano Falotico, il qui presente sottoscritto, se vogliamo definirlo, è indefinibile, sfuggente, un driver l’imprendibile. Con accenni malinconici alla Travis Bickle innestati, innervati su una carrozzeria del cuore da Cinema di Michael Mann. E veloci schizzi romanticamente violenti.

E questo libro, nonostante le troppe virgolette, qualche neologismo furibondamente eccentrico, rimane un masterpiece.

Sì, io sono l’autista notturno di tutto, soprattutto delle mie emozioni sepolte che, nello sfrecciar di gomme pneumatiche, riempiendomi di calore nelle strade della mia anima dissestata, sbattono contro il mio parabrezza psichico e dilaniano l’anima, spandendola nella lost highway.

Non voglio più sentire stronzate sul mio conto. Anni fa, uno sciroccato di psichiatra, non capendo un beneamato cazzo della mia vita, disse che andavo istradato a una vita normale. Orrore degli orrori. Non voglio ridurmi come una donnetta lagnosa che ascolta Elisa e si consola dalle sue frustrazioni affettive, riguardando alla tv, con la lacrimuccia e rimmel sbavato, Paura d’amare.

Basta, non se ne può più delle assurde dicerie sul mio conto. Se vogliamo dire che io non so cos’è la parola amore, diciamolo pure. Perché io non amerò mai come la maggior parte di voi. Il vostro non è amore, è bisogno di stare con qualcuno per paura di rimanere soli. Per attimi patetici di calore. E confondete spesso il sesso con l’amore. Ché quasi mai sono in congiunzione, se non in rari casi, e allora, soltanto in questo frangente miracoloso, potete considerarvi soddisfatti, pienamente appagati e probabilmente, oltre che fortunati, modestamente felici.

La maggior parte delle persone viene folgorata, da cui il colpo di fulmine a cui io credo, dal sesso opposto, anche dal sesso identico se sono omosessuali o lesbiche, e il primo impulso che brucia in loro è istintivamente l’attrazione fisica, la chimica esplosivamente ormonale.

Poi, se ci scappa una scopata, se con quella persona con cui ti sei accoppiato/a s’instaurano delle affinità elettive, si sviluppa il piacere di starci assieme e non solo a letto, vi fissate con questa parola abusata, amore.

Ve ne riempite la bocca, sciocchi.

Anche perché siete ossessionati dalla moralità piccolo-borghese. E, guardandovi allo specchio, vi reputate ignominiosi se fate sesso senza credere che l’abbiate fatto solo perché vogliosi di lasciarvi andare. Dovete necessariamente, per via del vostro inestirpabile, abominevole retroterra moralisticamente cattolico, affermare che avete fatto sesso perché sentivate qualcosa che andava al di là del puro, carnale, duro, detonante, furioso o dolce rapporto fisico lussurioso. Che voi non siete appaiabili alla sconcia e squallida animalità sanamente, sì lo è, connaturata alle vostre termodinamiche sensoriali e corporee, bensì, essendo figli del vostro illusorio Dio, della vostra bacata idealizzazione di Dio e cosicché anche dell’alterato, anzi adulterato concetto mitizzato e appunto divinizzato dell’amore, voi fate sesso solo quando romanticamente innamorati. Perché, se mentiste a voi stessi, dunque riconoscendo la chiarissima verità, di fronte a questa bugia immane che vi raccontate, per via sempre della vostra educazione distorta, vi sentireste gravemente in colpa, sporchi, e invece siete brave persone, vero?

Non ci crede nessuno, smettetela.

Io ho un concetto dell’amore molto simile a von Trier. Totalizzante. E non limiterei, tumefarei l’emozionalità del significato della parola amore al solo amore fra due persone. L’amore cioè inteso in senso relazionale di coppia.

Amore è anche guardare un bambino e, osservando la cristallina innocenza del suo sguardo, sorridergli, augurandosi che la sua vita sia fottutamente bella, piena di speranza e sogni.

Amore è soffrire nella solitudine più devastante e commuoversi per un attimo fugace di poesia.

Amore è ricevere una telefonata mentre stavi guardando un film con Stanlio e Ollio e sapere che la persona di cui eri innamorato è tragicamente morta.

Sapere che è tutto finito.

Amore è forse Ron Perlman di questa serie televisiva, un uomo che da piccolo mi spaventava a morte.

Amore è l’ingenuo Salvatore de Il nome della rosa e forse, a proposito di poesia e Sean Connery, quest’altra è una delle scene più belle di tutti i tempi.

 

– Scusi, ma lei, Falotico, come fa a sapere de La bella e la bestia con Ron Perlman?

– Io so tutto. Sono o non sono John Connor?

– Falotico, lei mi sta facendo girare le palle! Ma chi crede di essere per vivere così? Lei deve darsi una regolata. Lei non è Superman.

– Io direi molto di più. No?

 

di Stefano Falotico

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