Posts Tagged ‘John Carpenter’

Questo vergognoso paesone fascista che è il mondo: dagli attacchi social a Mattarella al povero portiere del Liverpool, il caro Karius


28 May

Starman

Una nuova orda barbarica sta prendendo il sopravvento, a dominazione di uno stato sociale profondamente inquietante, ove il più atroce “hacker” da tastiera può nascondersi dietro un profilo falso per ingiuriare chi gli pare, convinto che nessuno lo beccherà. Atteggiamenti pericolosissimi da stigmatizzare perché accendono faide poi incontrollabili e un ingenerarsi di escalation verbali e non violentemente paurose.

Mattarella è stato uomo estremamente coscienzioso, allertato dai bluff strategici dei volponi Salvini e Di Maio, uno fanatico esaltato, l’altro un ragazzino illuso di poter cambiare le pur gravi discrepanze in cui incombe il Paese dietro l’arte imbonitrice della chiacchiera populista, per raccattare voti a destra e a manca con un programma politico ridicolo e tragicomico più del film Una vita da cani di Mel Brooks.

Sì, con la scusa del reddito di cittadinanza, fantomatica promessa elettorale per raggranellare consensi a iosa, Di Maio ha raccontato verità impraticabili, logisticamente impossibili, facendo leva sul malcontento popolare per esautorare la “vecchia” guardia, attraverso discorsi da bar, becera demagogia da due soldi e qualunquismo spicciolo, roba che robaccia come Scientology gli fa ’na pippa.

Perché che futuro, quale “new age” può garantire un potenziale Presidente del Consiglio che, se vi è il problema preoccupante della disoccupazione, del disagio giovanile, dei cassaintegrati e dei pensionati sottopagati, propone come modello l’esaltazione della “nullafacenza?”. Ma non la nullafacenza creativamente costruttiva, aristocratica per risorgere dalle ceneri e prodigarsi tutti assieme per un futuro migliore, attraverso il rifiorire delle coscienze, bensì l’encomiastica, laudativa, oh sì quanto son giustamente forbito, elevazione della svogliatezza a valore fondante della società. Del cazzeggio disinibito e stupidamente orgoglioso di esserlo. Del troiaio, in poche parole.

Sì, perché l’italiano medio non ha mai lavorato per migliorarsi come individuo e persona, è questo il punto, ha sempre lavorato per tirare a campare, per occuparsi la giornata al fine di ritirare il lauto o magro stipendietto che fosse e, in mancanza perfino di questa “distrazione”, ha pensato bene di elevare in gloria Di Maio, per una vita sua miserrima fatta di gruzzoletto a fine mese, canne da fumare con la combriccola, e il pigliar a culo tutto e tutti, a monumento dell’egoistico menefreghismo innalzato a “stile”. Come dire: oramai ’sta vita è andata a puttane, costruiamovi allora un monumento in memoria della “fierezza” della deficienza collettiva. Deficienza intesa anche nel senso di società deficitaria.

Che bellezza… e poi vi accanite che i ragazzi passino ore su Instagram…

Pazzi scriteriati prendono allor di mira Mattarella, colpevole solo di aver salvato l’Italia da una tragedia imminente, perché essere estromessi dall’Europa sarebbe letale, e lui lo sa benissimo, e non può permettere a certa gentaglia di combinar cazzate irreparabili.

Ma anche il povero portiere del Liverpool, Karius, è stato bombardato di minacce di morte dopo le sue involontarie, umanissime papere nella finale di Champions League, che son costate la sconfitta della sua squadra.

Insomma, la storia si ripete inesorabilmente. E appare sempre mostruosa.

Ma, oh, che ce frega. Famose du’ spaghi e una birrozza e poi stravaccati vediamo che combina l’Italia di Mancini! Forza azzurri! Dai che domani c’aspetta un’altra giornataccia. Stasera scoreggiamo un po’. Ficcala in rete! Daje!

E tu, ah bona de mamma, vie’ qua! Famme ’na pompa! Famme tutto, me lo fai annà in fiamme!

Contenti voi, infelice io. Io sono un uomo insostenibile, lo so. Vorremmo davvero sostenere questi qua?

 

 

di Stefano Falotico

Miei Vampires: camminiamo anche di giorno e concupiamo, siamo la pazzia pura della beltà, ballare


27 May

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Vampires

 

Sì, John Carpenter davvero da tanto non gira un film. Doveva farne uno con Nic Cage e uno con la Swank, ma quei fottuti capitalisti gli hanno messo il bastone tra le ruote, perché John non fa Cinema commerciale, il suo è un Cinema mai laido ma laico.

Miei chierici, dobbiamo essere chiari. Sì, voi che vi fotografate al ristorante Miramare con le ostriche in mano e il caviale, non addiverrete mai alla poesia dei suoi film, film che ti entrano nelle viscere, film sguscianti come cozze saporite da ingerire per noi stomaci forti.

Noi tolleriamo tutto ma mal sopportiamo l’idiozia, e il mondo invece se ne ciba in tavolate d’imbecilli che, sguaiati, ridono come bestioline.

Al che, nel bel mezzo delle loro gozzoviglie, arriva nella notte un cavaliere senza macchia e senza paura, ruba l’affettato, senza fretta non si fa affettare da questi uomini anaffettivi che ingurgitano affettati, afferra una loro donna e spinge… musicandole tutte le colonne sonore di John, per un virulente amplesso che lascia tutti a bocca aperta. Boccaloni. Vi bevete tutto.

E io sgattaiolo indomabile mentre il giorno, adesso placido e poi acido, tramonterà come sempre nel mio sguardo da gatto.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Kurt Russell


12 May

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Era ovvio che dovesse capitarmi a tiro il grande Kurt, che io qui sberlefferò con brio e sano sadismo. Ma come? Vi chiederete stupefatti voi. Proprio ora che è giunta notizia che sarà nel prossimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, in un parterre che comprende gli altisonanti nomi di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie, degli immancabili Tim Roth e Michael Madsen, e del redivivo, ultra-ottuagenario Burt Reynolds? Eh sì, proprio a maggior ragione, aggiungo io, rincarando la dose.

Perché al di là di Tarantino, che lo resuscita saltuariamente, Kurt Russell è praticamente scomparso da Hollywood e da anni arranca, con volto rubicondo e pacioccone, consolandosi con l’altrettanto attempata sua compagna storica, Goldie Hawn.

Ma andiamo con calma…

È nato in Massachusetts il 17 Marzo del 1951, esattamente a Springfield, amena località da non confondere con l’immaginaria cittadina della sitcom animata più famosa d’America, I Simpson.

Fra le tantissime particine da giovinastro scapestrato, è da menzionare almeno in quel periodo la sua prova pimpante ne Il computer con le scarpe da tennis, un film che già dal titolo è tutto un programma.

Quindi, come tutti sappiamo, diventa straordinariamente l’attore feticcio di John Carpenter, la faccia rozzamente nichilista che fa proprio al caso del regista di Halloween. Come dimenticarlo d’altronde nei panni di Jena Plissken nel capolavoro 1997: Fuga da New York e nel suo sottovalutato sequelremake Fuga da Los Angeles, ne La cosa, e come Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown, senza trascurare il suo Presley nel tv movie Elvis, il re del rock?

Un attore inclassificabile, che gira soprattutto film, come si suol dire, gagliardi, per encefalogrammi forse non del tutto piatti ma comodamente in vacanza spettacolare, come Tango & Cash con Sylvester Stallone, il tronfio e pomposo Fuoco assassino di Ron Howard, il teutonico e indigesto Stargate di Roland Emmerich, il bel Breakdown di Jonathan Mostow e l’ottimo Indagini sporche di Ron Shelton.

Nel mezzo tanta robetta, dalla stupidaggine “cultUna coppia alla deriva di Garry Marshall con la sua consorte Hawn, all’ibrido Tombstone di George Pan Cosmatos (sì, il regista di Rambo 2 – La vendetta), da Gente del Nord di Ted Kotcheff (sì, il regista invece del primo e validissimo Rambo, First Blood) ad Abuso di potere di Jonathan Kaplan, e poi altri filmetti mediocri o solo sbagliati, La rapina, Poseidon…

Molti lodano la sua prova in Miracle ma invero io vi dico che è fenomenale anche nel film per bambini Dreamer – La strada per la vittoria.

Insomma, si è capito che tutto sommato mi sta simpaticissimo?

Detto ciò, mi fa tristezza che ora che è âgée lo voglia solo Tarantino.

Con lui ha appunto lavorato in Grindhouse, nel suo episodio A prova di morte, in The Hateful Eight e, se tutto andrà secondo i piani, nell’ultimo in dirittura d’arrivo.

Non mi accontento solo di un Tarantino spregiudicato che risveglia i “morti”, pretendo da Kurt di più. Molto di più.

 

di Stefano Falotico

Non tutti possono essere fan di Kurt Russell


11 May

Fuga da Los Angeles

Eh sì, il buon vecchio Kurt a cui dedicherò un post della “categoria” Attori bolliti, già da me opportunamente scritto ma in attesa di essere redatto, pubblicato, forse “redarguito”, ah ah. Eh sì, voi siete sempre pronti a redarguire le persone e gli attori, ma attenti ad ammonire, non espellete neppure sin a quando l’arbitro non ha esternato il cartellino rosso della vostra invalidità e dello scarso fair play del vostro sporco, lurido gioco, o forse “giogo”.

Sì, la dovremmo finire di catalogare le persone e plastificarle in questo mercimonio che è diventata tal vita edonistica e io dico impropria. Russell non ha mai rinnegato di essere un computer con le scarpe da tennis, sì, come me, che veste casual e non addebita alla gente, al primo che passa, crediti causali. Sì, lei è uomo, glielo dico e s’informi, che vuole addivenire, addivenire alle ragioni che stanno dietro una carriera che poteva avere più fortuna. Sì, lei è un dietrologo del cazzo, veda di far della “dietrologia” alla sua compagna e lasci pure che Kurt si sbaciucchi la sua attempata Hawn Goldie in campagna, perché è uomo bucolico, che spenna ogni pollo… una faccia da contadino zotico amatissima da Tarantino, uno che in Grindhouse mangia un hamburger alla piastra con tanto di piluccata di mani lercissime. Una creatura da Rob Zombie, un salsicciotto vivente spuntato fuori dalla cucina zozzissima di Jeff Fahey in Planet Terror.

Un terragno, un uomo che va dritto al sodo e canta con la sua bella come Elvis, il re del rock.

Care iene, con la J di Juventus, lui è ancora più Snake e mangia lo Snickers caramelloso dei vostri film “marmellata e slinguazzata”. Sì, slinguazzata è italiano puro, purissimo come un amplesso al cioccolato. In forma gergale, forse anche gutturale, è un bacio profondo che ti scioglie in gola e ti entra in culo soffice e cremoso…

È una pomiciata da manico di scopa…

A parte le stronzate, e Kurt ne ha girate tante, vedi Tango &…, fottutosi solo per avere cash…, Kurt è un fallito totale, e tu vedi di riorganizzare la cache del tuo cervello sbullonato, alza la “cloche”e infilalo in mezzo alle cosc’! Sì, è proprio una bella gnocc’!

Sì, Kurt è esperto di puttanate quanto io son provetto di onomatopeiche e giochi di lingua…

Sì, oggi è anziano. Sì, utilizziamo il termine giusto, anziano. Ma quale âgée, parola che come la scrivi la scrivi il tuo word ti darà errore. Che orrore queste donne “raffinate” che hanno paura della vecchiaia e per darsi un tono usano francesismi. Eufemismi per non dire a Kurt che è rincoglionito da un bel po’.

Sì, le vedo sfilare semi-ignude e poco asciutte su Instagram, in attesa di Un grosso guaio a Chinatown, del loro Jack Burton che le svecchi, appunto, da vite oramai rammollitesi e da segretarie “tu mi stufi”. Sì, van eccome “stufate”, in maniera arrostita, quasi come un roastbeef bisogna far loro delle “indagini sporche”.

Kurt è uomo rozzo che non sa che si può dire ròsbif oppure ròsbiffe o rosbìffe.

Non è fornito, ma un nichilista carpenteriano e fa saltare tutte le luci. Sì, lui sa che questo mondo sta andando a troie, allora spengiamolo, da spengere.

Voi siete uomini da spingere? Vedete comunque di non rompere il cazzo. Soprattutto il vostro.

– Falotico, lei è pazzo, lo sa?

– Sì, e lei è un tonto, lo sa? O vuole che la raddrizzi io?

Dark Blue Russell

 

 

di Stefano Falotico

John Carpenter ama John Wick


26 Aug

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Esi(s)to, eppur contro gl’idioti insisto, in mo(n)do inusitato, quindi a essi starnutisco

Non mi cagan di striscio e perciò io, dopo essermelo allisciato, un po’ vi piscio, sorvolando pause d’intermittenza evacuante ché lo svago è svuotarselo.

Su questa mia trivialità, affermo la mia (non) volontà. Incipiente di perversioni sane, non rinsavisco, gemo e “poltrisco”, nel far risorger Dio Carpenter in gloria, perché siamo s(c)emi della foll(i)e “fobici” di They Live, color non di animo colorato che, in doppiopetto, con quelle “occhiate” nere ci redarguiscono. Tuffiamoci in c(l)oro!

Rivendico la virtù illibata dei nerd più al(a)ti, quelli a cui puzza l’al(i)to e aman “toccarsi”… nei pun(i)ti “bassi”. Contrabasso, meglio delle sviolinate e dell’amor così “menato” per l’a(r)ia, ah ah, la donna vuol godere e (pre)tende all’uomo “colto” di sapere, eppur non sa(le), sempre troppo zucchero in tal vis(i)one da zucca vuota. Questa è la “mi(n)a” dell’amor proprio, farsi i cazzi miei, ché tutti sanno che n’ho più di un(t)o.

Fine della storia, non ci sarà happy ending ma solo un’inculata a Teddy.

Stammi bene, ché “verran” i giorni di “pene”.

Non ammazzar il cane, ecco la carne. E tu, tu, non farti le canne. Beccati questo colpo in canna.

di Stefano Falotico

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Il seme della follia fece scuola e Carpenter è più grande di Van Gogh


23 May

L’arte nasce dall’impressionismo e forse la bellezza della vita è in the mouth of madness alla John Carpenter

di Stefano Falotico

Ora, vi racconto questa, fratelli della congrega.

Quando io frequentavo la terza media, erano tempi tanto “oscuri” quanto deliranti, infatti impazzava la serie Twin Peaks già di lost highway alla mia vita sbadata, sbadante, da donna che visse due volte, fra un amarmi hitchcockianamente da finestra sul cortile e poi notare che Patricia Arquette era doppiamente… più bella di tutte le bionde dei film a nere tinte di Alfred. Piani di livelli onanistici che Dio solo sa quanto e come soprattutto la guardavo al telescopio, ma furon grandi sogni, sì, microscopici. Menomale, ci sono. Non so però se quello è a posto. Dio spia, Dio è un voyeur.

Sempre di quei tempi, ecco, c’era l’ora di storia dell’arte. La nostra insegnante non era ortodossa e neanche ossuta, era molto grassa. Da cui i dipinti a “olio” dei quadri “sudati” con passione da Botero.

Le sue lezioni eran propedeutiche, quasi epidermiche per come ti schiaffeggiava di mani tozze, rimproverandoti di “bacchettona” che esigeva t’affinassi inversamente proporzionale ai suoi canoni da donna cannone sempre con in bocca il cannolo, ridendosela sotto i baffi da donna a me mai piaciuta. Uomo eroticus fa pelo sullo stomaco, donna attraente fa rima con lama. Più si depila, e più tira più di un carro di buoi. Sì, ti urlava “Sii più fine nei tratti quando fai un somatico ritratto, somaro, e tu, ebetuccia, finiscila di far il gioco della cannuccia con quel tuo fidanzatino ciuco, da me riceverete solo la condotta d’affrescarvi di sberle se disegnare con accuratezza non vorrete, le vostre vivaci pubertà da schizz(at)i non m’impressionano, siete ancora lontani dalla pazzia Van Gogh, lui sì un vero impressionista geniale. E sapete perché? Faceva i suoi lavori coi piedi, da cui il film Il mio piede sinistro, anche se quello era un altro pittore, e tu, scemo, beccati il mio destro a renderti il viso picassiano…”.

Una volta, mi diede un compito da svolgere in classe, con tanto di cronometraggio e clessidra da countdown, disponendo in cerchio tutti gli altri alunni perché faceva più “pressione”. Insomma, mi mise alla croce, come un Cristo dei migliori pittori fiamminghi.

Frastornato da tanti occhi spianti il mio pudore artistico, combinai un pasticcio.

La maestra urlò: “Che schifo di disegno, sei una merda! Però puoi migliorare. Ricorda l’impressionismo: non è bello ciò che, effettivamente, è un pugno in un occhio, infatti beccatelo, ma ciò che rende un lavoro personale”. Poi, mi diede un calcio nei “personali”, gridandomi “Avanti, sforzati, anche sotto sforzo! Prendi fiato, sfigato, respira! Spingi, quindi dipingi!”.

Al che ebbi un moto d’orgoglio, afferrai i capelli dell’insegnante, ne strappai una ciocca, e la usai intingendola nel mio “calamaio”. Quei capelli sfibrati, tinti, di mistura fra la paglia e la vecchiaccia spelacchiata, guidarono però, come per miracolo, la mia mano magicamente. Ed essa ritrasse la sua Gioconda, in tutta la sua ambiguità da per la Madonna di Lourdes! Mah, non è che fosse un quadro del museo del Louvre, chiariamoci, ma faceva la sua porca figura.

Lei, distrutta da sindrome di Stendhal dinanzi a tale sfogo beatificante, vide la follia imprimersi sulla tela. Rimase incantata e disse: “Da oggi, sarò la tua musa, chiamami Jena”.

In quel momento, capii il seme della follia e divenni un cacciatore di vamp(ires).

Ho molte amanti come la Venere di Botticelli. Ma preferisco bere dalla botte di vino piuttosto che sposarmele dopo una botta e via di pennello.

Il seme della follia

Chiese barocche, una collega allocca, Sutter Cane, saette, mostri, imbavagliamenti, manicomio, una gabbia di matti da morti viventi, uno che si crede Stephen King e non fa paura neanche a tua nonna, finisce al cinema, a tarda notte.
La storia della mia vita.

Fuga da Los Angeles

Come Jena, da piccolo mi sfidarono. Lui fece canestro da metacampo, io feci goal da porta a porta.
Sì, Bruno Vespa da me fu insaccato. Che salame.

Grosso guaio a Chinatown

Da giovane sembravo vecchio, da vecchio sembro più figa di tua figlia, che è una bionda niente male.
Da cui potrei inguaiarmi se la ingravidassi. Verrebbe fuori un mostro? No, verrei e basta. Non ho i soldi per abortire.
Il cinese sa. E ammicca di cis.
Ripulirà lui il fattaccio.

Le avventure di un uomo invisibile

Nel 92 sognavo Daryl Hannah, nel 2014 è ancora blade runner.

Distretto 13: le brigate della morte

Non ho mai vinto al totocalcio ma spesso ho i miei venerdì, non solo 17, mi ribello anche ai brigatisti, finirò come Aldo Moro.
Accerchiatemi!

Essi vivono

E tu?
Hai la faccia da morto, sarà colpa degli occhiali da sole. Non ti danno una bella cera, no, non ti donano.
Fanno più tetro di quel che già sei.
Chiama il becchino, fidati.

E beccati questa pala(ta)!

 
Christine, la macchina infernale

Questo film è ispirato alla mia vicina di casa, Cristina.
Da piccola, pensavano fosse ritardata. Ora, che è una tardona, è più indemoniata nei drivein di quando si sverginò a 30 anni suonati.

Tre racconti (im)morali per questa vostra Halloween da fottervi!


01 Nov

Compariranno in un altro mio libro, non provateci, è tutto salvato e registrato!

Halloween: la leggenda Gran Torino di Walt Kowalski, che macellò i bulli da “scherzetti” cattivi con un “dolcetto” imprevisto da eroe e “martire”

Calvario, anche calvo se mi va, me la son sempre cavata, lontano dal trambusto, sono un “bellimbusto”, un “ignorante saccente”, un ossimoro vivente, un teschio ossuto di carnale rinomanza “offerto in remissione dei peccati” dinanzi al (ro)manzo vostro delle carneficine da maiali. Se non vi piaccio, contattate il carro funebre, perché sono malinconico, adoro odorare l’odor del vento di prima mattina con la birra in mano, mi asciugo le palpebre in questo nosocomio di matti dai visi pallidi con giustizialismo Callaghan versione Good in mezz’appunto a bulli bad e al mio “ugly” quando sparo angry, ringhio e non dovevi farmi arrabbiare perché, se la prima volta ti salvasti per il rotto della cuffia, adesso t’acciuffo per la seconda lezione in casina tua, succederà un casino, non mi hai tranciato i canini né deragliato la mascella, macellaio ti spedisco in corte d’appello e poi finirai per direttissima a esser “incappucciato” in prigione, ove te lo faran “nero” assieme a secondini nel benedirti, “Dio che figa…” (come dici tu…), prima dell’estrema unzione nella “cappella” e dunque la sedia elettrica. Piaciuta la “sega?”.

Da che mi ricordi,
son sempre stato vecchio. Perlomeno, da una certa età in poi, quando la mia coscienza s’elevò da poeta. Arrivato nel bel mezzo di una quasi “normale” adolescenza, traviai fottutamente nell’adiacenze d’una serenità nottambula “ghiacciata” come le mie iridi vitree, su spalmarmelo lievemente in carta “al vetriolo” ostinato rimbalzante fra i balordi balzani e gli “adulti” panzoni. La mia ricetta era questa, un po’ di narcisismo, poche chiacchiere, tua colite su derisioni che mi fan un baffo mentre sbuffo altra noia da elegante “accattone” quasi “elefantiaco”, disprezzo totale per quasi tutta la società e tuo padre vada a lavar i piatti e s’ecciti di fronte alla scosciata del programmino “piccante” mai quanto me che gliel’appuntirò nell’evirarlo di netto appena “sbotta” dalla patta e mi urlerà ancora “Basta!”. Di mio, preparo la pasta e poi mi massaggio il “fagiolo”, scoreggiando in faccia a tali (g)nomi, essendo io mille nomee in questa contea di fascisti.
Mi chino per poi non salir la china e non faccio mai (f(at)ica, perché mi vanto di tirarmene… fuori. Se un’anziana signora mi disgusta, la “bacio” di saluto “militare” e le auguro un piatto “caldo” con mio sputo al catarro. Sì, la mia raucedine è acida così quanto la mia anima, liscia e levigata, ché di guerre e retoriche ne ho piene il mio “alzabandiera”. Preferisco strusciarmelo sotto il plaid assieme a un cane che carezzo soprattutto quando ce lo rizziamo assieme, contemplando il “planarlo” via in spirito ribelle su bollente affumicante vicino al camino.
Va da Dio, meglio di te in “carrozzella” con la “principessa” crocerossina.
Alle infermiere, preferisco “ferirmelo”. Al tuo miele, una sodomia a farti male.
Alla religione cristiana, un sano ridermela da matto.

Ma qui la gente non ha rispetto. In questo, è peggio di me. Quando succedono gli scandali, si fa i cazzi propri, tiene la bocca chiusa e pensa solo che domani, oltre al lavoretto per tirar… a campare, devono andare in palestra a “rassodare”.
Non dimentichiamo il bar(o).

Questo mio stile eccentrico di (non) vita, non è stato ben accetto.
Minacciarono e poi, vigliacchi, ribaltarono il crimine quando m’incazzai.
Arrivando perfino agli “stupri”.
Il prete è mio amico, m’intimò a lasciar perdere ma insistetti. Mi sta lì che un idiota venga in casa mia e si permetta di “sparare”, continuando nelle sue porcate.
Il prete m’avvisò che, se avessi reagito… di testa mia, avrei passato i guai.
Me ne fregai altamente, in linea con la mia Altezza.
Mi recai nei pressi del malfattore, l’animale, e lui sparò di nuovo, poco a “salve”.
Non mi salutò neanche, saltò.

Non morii e anzi sta continuando la battaglia legale.
Di mio non son cambiato, odio gli sciocchi e chi li ha “educati” all’omertà schifosa, provoco a f(r)asi alterne per veder come si “muovono”, non mi do una mossa e, se mi va, oltre a farti pagare altri soldi, ti “sedo” io stavolta, sbattendoti in manicomio giudiziario.
Vedremo se avrai ancora il vizietto di toccare oltre il lecito.
Figlio di puttana, ti avvertii di lasciarmi “perdere” ma non volesti darmi ascolto.
Allora, ne sentirai…

Notte di Halloween, racconti inauditi di un “deficiente” stralunato a babbei inculati: Dracula il maudit contro un idiota maligno, Dracula ulula e lui urla

Iniziamo con quello “serio”, se non gradite la serietà, passate al secondo, poi ci sarà il dolce a “frutto” della tua “banana” sbucciata!

Il lupo perde il pelo ma non il vizietto, ah ah!

Studio della mente di uno psicopatico, che trovò Dracula ad analizzarlo, anche in senso anale e presto carnalmente come la sua idiozia “straziante”

Appartengo a quella stramba, onorata categoria di chi oscilla perentoriamente fra stati umorali d’un brad(ip)o orgoglioso di mia “brodaglia”, poi sussurro agonico “malincuore”, stremato fra delusioni insistenti e una rabbia vincente.
Quella che ti fa innalzare tra suini a me or supini, in volo tramontante acciuffo il criminale di turno, strangolo la sua indole teppistica e lo inchiodo alle responsabilità del (ris)petto che non indossa a vesti altrui spellate.
Che costui, sciaguratamente, sempr’invade, copre di calunnioso “annot(t)arle” in diagnosi da schedario del suo paio di palle imbracate in pantaloni consumati di “strappo”…
Con me, iniziò una lotta sfrenata di abusi psicologici e ricatti degni di Auschwitz, per “infantilizzare” la mia volontà e circoscriverla nei suoi circhi stracolmi d’aridità e arsioni.
Abrasione dietro altre bruciature “marchianti”, col beneaugurante suo desiderio “intimo” del final arrostirmi in “fornace” crematoria. Gustare il rancore “impotente”, macellazione “sedante” d’altro “godere” oscenamente il suo ferreissimo “intelletto superiore” anelante alla cagione gradente nuove impiccagioni. Un manifesto mostro, reiterante in “tirarselo” a “lucido”, ghigliottinando con “appuntite” lame del suo “morto” di fame.
Qui, non c’è la rima ma il bacio del ritmo a suo graduale cagarsela.
Ma narriamola con calma, così può assaggiare la suspense dell’attimo vagamente “crepitante” in cui, (in)castrato con le (s)palle al muro e inchiodato in pelle tanto da lui scarnita da cane, “fremerà” in febbricitante nervosismo dell’implorazione a una pietà che non gli sarà concessa.
“Punitore eretto” in glorificarsi nel ficcare… ma trascurò l’impalatore Vlad, anima ribelle convertitasi al diabolico Cuore immolante spettri sonnecchianti un ritorno fervido, placante solo quando il Sole ancor m’addolora in troppi suoi raggi frivoli.
Queste luci stroboscopiche della Luna cangiante ossequiano la mia signorilità divinizzata in principato altero, or che mi son trasformato in ateismo (s)consacrato.
So, posso turbare le coscienze piccole, addentar di canini i virginali colli con “bianchetto” presto (s)macchiante del “segno” non ingravidante eppur affondandolo (s)degnoso da “lebbroso” in labbra calde su incagnirmelo di grosso spolparle, ruvido nel rovente sciogliermi con disgelat’anima in succhiotti a pelo maculato nel mantello nero dentro muliebri “oscurità” di fino esplorate. Ma sì, devo deflorarmi e smascherare me quanto soprattutto le bugie con cui vi “colorate”, a scopo assai scop(pi)ante, del già vostro essere imbruniti nel grigiore maleodorante dei porcili più ambigui, perciò ripudianti da podio di quelli che agognano a sgozzar il pollo per il podio dei “galli”.
Ai galli, ho sempre preferito sbattervi in galera.
Alle galee dei galeoni, il tuo galeotto. E vari giavellotti da Artù contro il traditore Lancillotto. Meglio Mina di Ginevra. Anche se Mina me lo conciò per le feste. Ginevra, almeno, spappolò i testicoli di Lancillotto. La perdonai, tanto Lancillotto non vale un cazzo. Avranno giocato solo a carte.
Alle futili “gioie”, un gioco adesso mio e non puoi sfuggirmi. Ti godo da Dio, in gola! Dove cazzo scappi? Ah sì, il tuo cazzo sta nelle mutande, spesso delle troie da te sporcamente denudate, subitaneamente “eiaculi” fuoriuscente.
Io sono il pulitore, mio punitore. Dai, stringimi la mano, attento al braccio. Sai… quando uno “spezza” a chi puzza… non fa male al polso reciso ma di solito, anche fra i mostri con forma umana come te, il braccio è collegato in quel “posto”. Alla base del collo o del culo? Il dolore, del rompertelo, lo avverti vicino alla giugulare e poi crepi di lento crepacuore… Un “infarto” dissanguante. Non urlare!
Idiota, chiamami solo ululato! Non sapevi che Dracula è matto?
 
Come inculo il Mondo da lupo e regalo un (t)orso notturno alle “lontre”, dette foche per fighe mie mobili, talvolta anomale, eh sì, sono le magie del “mio” su “ prestidigitazione” in malia “oliata” e limonante da “solo-sodo”, il “mobiliere”

Le “regioni pneumatiche” di un gatto

Da che mi ricordi, dall’età di 13 anni, prendo per l’ano il Mondo. A tambur battente. Se una ragazza vuole del “burro” da me, che non mi svendo, prima lascio che s’imbrodi da lasciva e dopo la… sbroglio, “facendola” che si decolli a sognar il mio Ercole. Io a costei non lo sventolo. La sventrasse un altro goloso. Già, imbrogliandomelo da solo, essendo fuori dalla ma(ta)ssa. Sì, le donne stressano, meglio il materasso Eminflex di tuo fletterti in peti cosmici, il cui odorino “sparisce” senza “darlo” a vedere. Un po’ si sente ma è evacuar “sentimento”, dicasi anche gastrite e farsi il marcio fegato.
Da allora, oramai ho perso il conto delle mie masturbazioni. Un Tempo, sapete, le annotavo su un taccuino. Periodo puberale ove abbisogni di tener le “notti” quando si gonfia dinanzi a svettanti tacchi su belle cosce pienotte. Oltre a registrarle dalla TV, le archiviavo in un “diario”.
Insomma, non lo davo eppur venino… lucidato. Talvolta, dovevo pulire lo schermo per troppi atti “impuri” incontenibili. Ve ne racconto “una”, ad esempio, del mio “lampante”. Sì, se non schizzava sul lampadario o sul pavimento, è lapalissiano che, issato al massimo in acme arrossito, “partiva” di “botto” previo fazzoletto “imbranato” su troppo eccitamento fuori dalle orbite. Strabuzzando, si (s)lanciava “fulminante”. E le macchie cospargevano la catodica “vittima” (non) designata. Sì, avevi mirato in mezzo a quella con le gambe più carine, accavallate per il tuo cavallino matto e, invece, “cannavi” su inquadratura (s)voltante di primo piano aberrante del presentatore “mascolino”. Cioè, un minchione. Avevo e ho un bersaglio “infallibile”.
Gioco di fallo e di fava, di fame e di feci non tanto me le facevo, di Fuca e tutto lungo di forza.
Oggi, la “musica” non è tanto cambiata. Ad Halloween, questa festa pagana importata dagli americani, preferisco sempre il mio “cagnone”. “Celeberrimo” lupus in “fragola” per la zucca “vuota” eppur di scherzetto a poi addolcirsi con niente fra le dita, tranne il “dolciastro” un po’ amarognolo-denso dell’essertelo infranto.
Vengo umiliato da tutte le gatte “nere”, da cui il mio racconto preferito, “The Black Cat” di Edgar Allan Poe.

Morale:

“tiratelo da sé” se non c’è il tiramisù, meglio “berselo” in un bicchier d’acqua.
Poi, mescolare con altro “zucchero”, detto anche saliva sbavante dell’ultimo grido, fare… un gir(in)o in macchina e “inondare” le strade affamate su malfamati spermatozoi innocui, poiché già denutriti della “potenza” pericolosa. Sì, sono un onanista a luci rosse dei cazzi miei. Meglio di te, pedofilo. Al lupo, al lupo, tu pervertito mi fai paura! Non violentare il bambino!
Ce la vogliamo dire? Non cambia (contro)mano, me ne son sempre (s)fregato delle regole. E, se mi spacchi il pacco, te lo apro con una tegola sui testicoli e testacoda sgommante.
La tua scema non voleva delle gomme da masticare? Mangiasse allora la schifezza!
Brum brum, ah ah, salutami tua madre! Me ne son fatte tante… su di lei.
E lo sa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Halloween. La notte delle streghe (1978)
  2. Halloween. The Beginning (2007)
  3. Il signore del male (1988)
  4. Gran Torino (2008)
    E Pippi Calzelunghe si chiama Tama Rein e ha (e)messo il primo porno.
    Sai che roba. Ne verranno altri. Da me lo prenderanno nel culo.

Federico Frusciante vs Falotico Stefano alla Clint Eastwood


12 Aug

Le avventure di Clint Eastwood che si avventurò nella videoteca “Videodrome” di Federico Frusciante, scovando i lupi in compagnia di Carpenter

Su Facebook, appare un’immagine dal “nulla”. Sedda e Frusciante “a braccetto” nella videoteca gestita con far “mitomane” da Federico.
La foto è inequivocabile, allarmante, “segnaletica”. Tanto da risvegliare Callaghan dal suo letargo pesante.

http://www.geniuspop.com/blog/index.php/2013/08/federico-videodrome-frusciante-e-francesco-sedda-uomini-non-da-caffettino-segafredo/

Tale foto è incontrovertibile, d’adocchiar per non prender più sonno… e da dedicarle una descrizione secca come il Cinema del Clint.

“Ri-tagliando” i due characters “con l’accetta”, come si suol dire quando non si approfondiscono le sfumature psicologiche dei protagonisti.

Già. Qui assistiamo a due irriducibili cinefili con tendenza incurabile al nerd. Eppure hanno il loro effetto. Uno floreale, l’altro cupo su barba carismatica di sex appeal in jeans secchi.

Il pomeriggio è tardo, il Clint non domo si sveglia dal dormicchiarla. Si reca in quel della Stazione Centrale e ordina una Freccia per recarsi in quel di Livorno.
Arrivo previsto prima dell’orario di chiusura. Previo ritardo, dovuto al freno a mano di una vecchia nello scompartimento “Malinconie a vapore della senile senza più sedile posteriore di quando godevo senza santini a consolazione”, Clint scende dal treno, chiede informazioni in merito al luogo “maledetto” ove, durante i giorni feriali, Frusciante staziona anche di videorecensioni un po’ nel tirarsela.
Ferma una tizia sulla quarantina con tettone da toscanaccia alla “Maremma maiala!”. Lei spalanca gli occhi, Clint “sgrana” il fucile dell’occhiolino e lei la spara fredda. “imbracciando” qualcosa d’indecifrabile che non rispetta l’italiano:

“La giri a sinistra, la vada in vetta alla strada e la si ritroverà in capo”.

Clint non capisce un cazzo di questo semi-dialetto “dantesco” sciacquato nell’Arno, ma si arrangia lo stesso, mangia un “paninaro” figlio di Pupo e, alla fine, scruta da lontano la scritta lampeggiante un “Videodrome” allucinante.
Luci al neon sì… nella penombra del primo tramonto livornese.

Con passo felpato, Clint molla un ceffone a un ragazzo deficiente già sul “claudicante” di cervello malandato, manda un bacino a una squinzia del baretto lì limitrofo “I toscani aman l’ano e fan baccano con Gianna Nannini”, quindi bussa alla porta.
Ad accoglierlo, di “spioncino”, Federico. Che pronuncia un “Non accogliamo emuli di Eastwood, mio fascista, torni fra i militari”.

Il Clint, provocato, sferra un calcio imprevisto, Frusciante cade a terra frastornato, l’amico Sedda prova a sedar Eastwood “infuocato”.
E, nel parapiglia generale, spunta un tenente dalla volante lì appostata, punta l’arma assieme a un carabiniere a la butta in barzelletta, urlando:

“Evviva Schwarzenegger! Ha capito tutto. Noi rispettosi della Legge, noi di moral guidance ma, in quest’Italietta, mancan i soldi, Dio d’un Giuda ladro!”.

Il Clint dice “Bravo…”, Frusciante riprende in mano Atto di forza e scatta l’applauso.

Evviva i grossi guai a Chinatown, Polanski e Carpenter!


19 Dec

Spensieratezza, brindiamo, giochicchiando coi fluidi capelli d’una Donna a noi intinta nella brace, cortesemente sdraiata nei nostri orgasmi “sfilacciati”, affiliati, affinatissimi di miei denti che suggon il miele del seno suo ribaldo, e di baldacchino “giocondeggian” nell’onda di lussurie incastigabili.
Di quando, bimbo, spargevi i sassolini da Pollicino, orchidea già selvaggia per il tuo cammino “deviato” per non imboccare la retta via del nazista orco. Per sbeffeggiarlo di shining e “labirintizzarlo” nel suo freddo da “orsacchiotto” polarissimo. Sì, quell’orco t’accusò di depressione bipolare e sintomi che fan sinonimo con “pazzia”. Ma è lui il vile scellerato che brandì solo la carne più godereccia per bruciar i suoi figli, “allattandoli” alla protervia classista della sua “pedagogia” che disprezzava le musulmane sinagoghe e singhiozzò, ingozzandosi, di tutto fregio a sfregiar chi non s’appaiò ai suoi “paletti”. Da conficcargli vampiristici, donandogli sangue avido contro il suo venereo, destrorso AIDS da imbonitore dell’Avis, da “avo” anche delle sessualità, quando, nel suo mattin “florido”, già spalancava la bocca maialesca per altre macellerie inton(n)ate suo “intonso” abito da garzone, spadaccino di tenzoni stizziti per duellare, sbudellando, contro chi non s’esibì prosciuttesco come il suo vorace viso laido e grassissimo d’antropomorfa mortadella. Egli gridò imperiosamente “Morte!” a tutti coloro d’aff(l)iggere se non mercanteggiavano come la sua insanissima bottega per la (s)vendita delle anime da bovini. E “suineggiava”, “asinando” chi non s’accoccolò al suo presepino di statue di cera. Da posizionar a piacimento del suo “giocattolarle” nel suo “adulto” infantilismo solipsista. Sì, il demiurgo della “chirurgia” cucita a pelle, ad addobbarti di un’etichetta per ingobbirti se, a petto in fuori, non marciavi marcio come lui.
Sì, sbottonò le “cerniere” a ogni Gesù puro per “donargli” le “palle” e “salvarlo” dalla sua speciale unicità, per domarlo con “dominabile” bastone d’una vecchiaia davvero da “pastore”. E ammansì il gregge, ché non bestemmiasse inferocito se deturpato della sua verginità, con quella “gradita” simpatia degli “svezzamenti” inconcepibili, alteri contro ogni immacolata altra Concezione. Della vita, delle virtuose pudicizie, ché tutti si prostrassero come le prostituite al muschio “maschissimo” delle sue “pecorine”.

Un patetico mascalzonissimo, un Balanzon’ di grasso panzone. Che or “commedieggia” la sua tragedia (dis)umana, reinventandosi “attore” in recite parrocchiali ancor più oscene.
Sì, tanto sputò nel piatto dell’Ultima Cena quanto, prima di spegner la sua ultima candelina, vien “benedetto” da altri suoi vegliardoni vecchiacci malefici a “teatro”, ove tutti applaudono tal Giuda, onorandolo della sua “san(t)ità”. Sì, prima dell’unzione finale, d’estrema confessioncina alle sue porcate, crede di discolparsi per un Paradiso che gli sia “benefico”.
Tanto di “fica” era ossessionato che proprio infilzato, invece, dal Diavolo nell’Inferno sarà.
Ed eternamente, “infiammato”, espierà di “grande freddo”.
Sì, tanto spiò chi sospettò di pregiudizio che, così universalmente giudicato, sarà per sempre inculato.
Tanto “lottò” per uccidere gli “ossi buchi” che, da uno con “le corna in testa” e con più cornee di sua moglie, la cornutissima, “piacevolmente” l’ha ricevuto nel buchino.
Ah, che “serratura”. Ora, terrorizzato, chiude le serrande.
Perché vuol esser lasciato in pace. E viver sereno, consapevole di quanto (si) macchiò.
Io direi che, solo nel seder, tanto lo pigliò.
Sono come Jack Burton, svecchio gli stregoni. Odio la caccia, però, alle streghe.

Ora, mettete su un po’ di musica bambocci!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chinatown (1974)
  2. Grosso guaio a Chinatown (1986)
  3. Teste di cono (1993)

“Grosso guaio a Cinatown”, recensionissima


19 Dec

 

La trovate testualmente qui.

Questo il videone.


 

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