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John Carpenter – Prince of Darkness not lost o unlost in translation


23 Oct

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Sì, sto traducendo tutto il mio libro su Carpenter, con puntiglio oserei dire “trigonometrico”. Google Traduttore non è male, affatto. Sebbene bisogni correggere alcuni termini che inspiegabilmente non traduce e lascia invariati. Poi, dopo questa traduzione “maccheronica”, sì, mi affiderò a qualche madrelingua per dei consigli. Ma l’importante è fare il più, il grosso. Dopo si limeranno i dettagli.

Notevole questo video in cui potete vedere il mio desktop, ché io non ho nulla da nascondere, a parte un paio di normalissimi porno di pregiata fattura nell’hard disk, e potrete sbirciare per un attimo tra i miei file e soprattutto notare come ho guardato la video-recensione di Halloween di Alò e ascoltato recentemente Springsteen e pure Ramazzotti

Con tanto di Johnny Stecchino.

Voglio pubblicare il mio libro di Carpenter anche in inglese, per il mercato internazionale, ce la farò? Sì, è una mission impossible ma nulla è improbo a me


11 Oct

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Sì, innanzitutto, devo trovare l’indirizzo di Carpenter e spedirgli la copia del mio libro in italiano. Sì, sarà durissima. Così come sapere dove abita Salinger. No, forse un po’ più facile ma, attraverso vie traverse, in senso figurato e anche stradale, riuscirò a impossessarmi del suo address. Probabilmente quello della sua agenzia.

Al che, John avrà il mio libro in mano e, innanzitutto, noterà che nella recensione di Escape From New York, di punto in bianco, passo alla pagina successiva anche se c’era ancora molto spazio e potevo continuare col testo. Ma ho voluto creare apposta, d’impaginazione bizzarra, la suspense. Sì, perché Jena precipita nella fogna newyorkese e il lettore, che semmai non ha visto il film, rimane sul chi va là e scopre il resto nella pagina seguente. Nell’attimo fremente dello sfogliar con la saliva sul polpastrello la mia review.

Ho chiesto la ristampa. Sono mister pignoleria.

Ma non capirà ugualmente un cazzo perché, sebbene credo che Carpenter conosca diverse lingue, e soprattutto con Adrienne Barbeau fu molto limonante di linguino e anche di rovente inguine, l’italiano non sa neanche cosa sia.

Eppur noi siamo la terra di Dante e dello stilnovo. E, nonostante Carpenter sia stato rivoluzionario, un innovatore, uno sperimentalista, ancor meno capirebbe il mio stile barocco, un po’ farlocco, poetico e arcuato in prosa aulica come la facciata di San Petronio. Una chiesa che è come me. Doveva essere la più grande ma il Papa la “scomunicò” e rimase quella del Michelangelo la maggiore. Io non sono Michelangelo, infatti sono meglio. Lui non ha mai assaporato il brivido di poter vedere film come Halloween e recensirli col mio genio pazzesco. Eh no.

A parte tutto, tradurre un libro in inglese è un casino da manicomio. Di mio, lo conosco abbastanza bene. Sì, potrei tradurmelo da solo. Anche se poi, al termine del lavoro, m’internerebbero come Myers poiché, impazzito, dopo tanta frustrazione, andrei da Jamie Lee Curtis e le chiederei di farmi il suo spogliarello di True Lies, porgendole “delicato” un fuck me con lo stesso aplomb di Sam Neill ne Il seme della follia. Sì, Sam in questo film ha una faccia di bronzo magnifica, è un serpentello tutto incravattato che adocchia la donna editrice, sognando di montarsela ma volendo smontare la pantomima di una cittadina che lui crede lo stia pigliando per il culo.

Ah ah.

A parte gli scherzi. Potrebbe venirmi… in aiuto il traduttore di Google. Cazzo, ha fatto passi da gigante questo… adesso traduce veramente coi fiocchi. Inserisci un testo e compie una traduzione egregia, davvero signorile, inappuntabile come Il signore del male, un capolavoro impeccabile, che non sbaglia una virgola.

Però c’è un però. Anche un periodo. Ad esempio, periodo in senso grammaticale, del tipo… in questo mio periodo ho scritto questa frase, come me lo traduce? In this period of mine? Ma non è il periodo di tempo. Period va bene in tutte le forme… siamo sicuri?

Se invece scrivo cult in corsivo, il corsivo va tolto. Cult è già in inglese. Invece, cinema d’essai come cazzo me lo traduce? Art house theater.

Poi, nella recensione di Essi vivono scrivo: … E Piper, che attore professionista non era, è visibilmente in imbarazzo e impacciato…

Ecco, me lo traduce con embarassed and embarassed perché in imbarazzo, quindi imbarazzato, e impacciato si dicono pressoché alla stessa maniera. E io gli ficcherò clumsy. Una traduzione un po’ “impedita”.

A proposito de Il seme della follia, diventa in the seed of madness. Eh no, ci vuole il titolo originale.

Il seme della follia attinge anche ad Alle montagne della follia di Lovecraft, At the Mountains of Madness. Ma è molto simile a In the Mouth of Madness.

Ci sarà da farsi un culo enorme più di quello di Jennifer Lopez.

Vi ricordate di Pacino in Donnie Brasco? Che te lo dico a fare? Hanno fatto uno strepitoso lavoro di doppiaggio, rendendo idiomaticamente italiano l’’italoamericano mafioso… forget about it.

Ad esempio, il buzzicona di De Sica… gli americani come cazzo lo traducono?

Sarà una missione quasi impossibile. Perché il mio stile, indubbiamente, è molto lirico, gioca assai con le parole, intreccia le assonanze per creare ritmo e musicalità, e quindi è intraducibile nell’esatta forma. Con la traduzione in inglese, per quanto filologica e creativamente aderente all’originale, molti significa(n)ti andranno perduti. Ma questo succede anche con Stephen King oppure coi film doppiati appunto in italiano.

A volte, il doppiaggio edulcora dialoghi troppo forti e non riesce a riprodurre lo slang, che ne so, di uno di Brooklyn.

Come dire, se uno scrive un libro neorealista su un guappo di Napoli, l’espressione Madonna santissima del Vesuvio di San Gennaro, come la traducono gli americani?

Oppure, un mafioso che urla minchia arrusa…

 

Vincent: –  E sai come chiamano un quarto di libbra con formaggio a Parigi?

Jules: – Non “un quarto di libbra con formaggio”.

Vincent: – Hanno un sistema metrico decimale: non sanno che cazzo sia un quarto di libbra.

 

Eccetera eccetera.

Un traduttore professionista mi chiederebbe più di mille Euro.

Azz.

Ecco, AZZ com’è in inglese?

 

 

di Stefano Falotico

 

 

John Carpenter il baffuto, secondo me, è impazzito, mentre io, sempre più giovane e bello, mi lecco i baffetti, ah che buffet, basta coi vostri bluff


19 Sep

 

Nelle scorse ore, monsieur Carpenter ha presentato il trailer internazionale di Halloween, sequel non apocrifo di David Gordon Green. Assieme alla ribalda, sempre sgallettata Jamie Lee Curtis.

So che non sapete il significato vero della parola sgallettata. La sgallettata è una donna malferma sulle gambe, sciancata. No, Jamie Lee Curtis non lo è affatto. E in True Lies, nella scena dello striptease davanti a Schwarzy, ha dimostrato tutt’altro. Io le affibbio il termine sgallettata, intendendo ch’è una donna paradossalmente talmente vivace, esuberante, vigorosa che ho sempre la preoccupazione che tanta sua energia cosmica potrebbe portarla, da un momento all’altro, a uno svenimento.

Sì, Jamie Lee Curtis, il prossimo 22 Novembre, compirà la bellezza di sessanta primavere. Sapete, pensavo fosse più vecchia. Allora, quanti anni aveva quando ha girato l’Halloween originale appunto firmato John?

Vent’anni! Soltanto vent’anni. Anzi, meno. Perché Halloween è uscito nel ’78 ma, ovviamente, le riprese erano iniziate molto prima. Diciannovenne, quindi.

John Carpenter… porti indubbiamente maluccio i tuoi anni, con tutto il bene che posso volerti, sebbene in questo video appari molto arzillo e sproni alla carica, ti avrei dato più di settant’anni. Eh no, John, sarà colpa della troppo rigida, ferrea dieta che non ti fa mai ingrassare però ti ha ridotto pelle e ossa.

E tu, lo sappiamo, di scheletri, non solo nell’armadio, sei l’incarnazione vivente. Ah ah.

Ecco, nel 1978, John stava assieme ad Adrienne Barbeau, se non sbaglio. Ah, bona la Bardot, no, che dico. Scusami, Brigitte. Sì, la Barbeau ha divorziato da John nel 1984. Quindi, sì, all’epoca erano sposati. Dalla loro unione nacque un figlio, John Cody.

Ma, nonostante mie ricerche per il web, non capisco l’origine di questo cognome “anomalo”. Cody?

Cerco…

No, l’unico John Cody “attendibile” risulta lo statunitense arcivescovo omonimo, con l’aggiunta di Patrick nel mezzo (ma non è Patrick Dempsey, uno che scopa sempre e quindi ha poco a che vedere con la Chiesa).

Perché Cody? John Carpenter voleva dare a suo figlio il suo stesso nome, John. Allora avremmo avuto John Carpenter Jr. Cody per cosa sta? Ecco svelato l’arcano. Il nome intero di questo qui è John Cody Carpenter.

Ora, idioti, John Cody non è John Candy, quello di Balle spaziali e Un biglietto in due.

Candy era un puro, un bonaccione, un candid man. Allora non capisco l’origine etimologica del film Candyman. Ah ah, che stronzata.

Candy, la caramella. Donna, pigliati questo leccalecca, alla fine della leccata, ne viene… come per magia un liquido cremoso, denso e granuloso, salato e zuccheroso allo stesso tempo, al deflagrare dell’orgasmo liscio, vellutatamente perciò esploso, di piacere sprigionato in maniera focosa. Ah ah.

Sì, fra John e Jamie Lee Curtis c’è stato solo del tenero. John aveva ed ha dieci anni in più di Jamie. Troppo poco per essere suo padre. Ma forse tanto per bombarsela. Eravamo al limite. Lei, maggiorenne appena e lui quasi trentenne. Ma alcune foto di loro due sul set non mi hanno mai convinto sulla natura semplicemente amicale del loro “rapporto professionale”. Sembravano proprio due innamorati che ci davano in maniera bestiale.

John, John, John!

Sì, John era un volpone. Quando Adrienne Barbeau dormiva di brutto, lui prendeva la macchinina e si recava a casa di Jamie. Se ne intrufolava e romanticamente sussurrava alla Lee Curtis: – Jamie, gemi, sì, gemi con me, Jamie.

Sì, fra i due secondo me non c’era solo una disinteressata affinità elettiva, l’affinità era molto “erettiva”.

Comunque, John è sempre stato un gran signore.

Ma non capisco perché uno così, un visionario pessimista, forse perfino un ascetico, a prescindere dalla Curtis e dalla Barbeau, abbia concesso a quella zoccola di Elisabetta Canalis d’intervistarlo.

La Canalis. Una che ha capito come arrivare in “alto”. Dopo essere stata col puttaniere per antonomasia, Christian Vieri, detto Bobo, riuscì a fregare anche George Clooney. Intascati i soldi che da entrambi ricevette come regalo per averla data loro generosamente tutt’ignuda, adesso se la tira da donna di cultura.

Sì, come no…

E io sono sempre più bello.

È plateale. Non potete negare l’evidenza.

Che uomo!

Ah ah.

E ricordate: lasciatemi lavorare in santa pace. Che, fra un libro e l’altro, ci può scappare anche qualche bella palpatina…

Sì, è così.

Ricordate: il detto donna baffuta sempre piaciuta è una cagata immensa. Come tutte le altre escrementizie, merdose bullshit che molti hanno detto sul mio conto. Perché io sto benissimo, soprattutto con la barbetta.

E soprattutto: l’importante nella vita non è fare la fine di Michael Myers, ché questo è partito col cervello dalla nascita, e neppure ridursi a farsi dei sogni e incubi sul prossimo, come questo malato di mente qui. Lo conoscete, no?

Mulholland Drive Uomo sogno

Sì, avete proprio una faccia da pirla, così.

 


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Halloween

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di Stefano Falotico

Finalmente la copia limited edition di Bronx, le copie del mio libro su Carpenter, il mio quartiere e lezioni di seduzione del signor Falotico


14 Sep

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Ebbene sì, verso le 14, cioè alle due del pomeriggio, hanno suonato all’unisono al mio campanello due postini differenti.

– Chi è?

– Sono il postino. Corriere…

– Devo scendere io a ritirarlo?

– Sì, ovvio.

 

Ebbe’, ai postini fa sempre male il culo. Tranne quando nell’appartamento, tutta sola, c’è Jessica Lange e Jack Nicholson che suona due volte. Drin drin, che trombata…

Mentre penso ciò, afferro le chiavi, chiudo la porta, aspetto l’ascensore (anche a me fa male il culo scendere le scale) e arrivo al piano terra, al pianerottolo dell’entrata del palazzo, cosicché mi trovo due uomini anziché uno solo.

– E lei chi è?

– Sono il postino.

– E lei invece?

– Sono il postino.

– Siete entrambi qui per me?

– Sì, abbiamo un pacco, doppio pacco.

– Anche il contropaccotto come nel film di Nanni Loy?

– No, non amiamo il cinema – rispondono in contemporanea tutti e due.

– Ora, io aspettavo dei pacchi proprio molto inerenti il Cinema, con la C maiuscola.

– Be’, non sappiamo cosa ci sia qua dentro. Ci hanno detto di consegnarli a lei. È lei Falotico?

– Sì, sono io, anche se a volte dimentico di esserlo.

– Firmi qui.

– Firmi qui.

– Un attimo, prima firmo una ricevuta e poi l’altra.

– Ecco la penna.

– Ecco la penna.

– Posso sceglierne una per entrambe le firme?

– Sì, la mia è meglio.

– Sì, la mia è meglio.

– Sono ottime penne, sì. Scelgo questa, così, a occhio mi sembra avere più inchiostro.

 

Bene, torno nel mio appartamento e scarto i pacchi, sperando che non m’abbiano tirato un pacco. Anche perché ho pagato anticipatamente per entrambi i pacchi e il pagamento non è retroattivo. Dunque, se dentro quei polistiroli non c’è quello che aspetto, è come quando fissi un appuntamento con una donna. Fremi per incontrarla, per scartarla e toglierle il cellophane della sua maschera da borghese troppo sulle sue, e poi scopri che non è una donna. Sì, è un uomo grande e grosso, è Sylvester Stallone de I falchi della notte. Ma tu, quindi anche io, non sei/sono Rutger Hauer, cioè uno psicopatico, sei un povero sfigato di merda e quello è solo un transessuale che per mesi, sotto un falso profilo, si è spacciato per donna. Tutti i tuoi sogni amorosi sono andati a puttane in un nanosecondo agghiacciante. Sì, gli piacevi, non ebbe il coraggio di rivelarti la sua vera natura sessuale e ci provò… ma gli andò male, molto male.

Comunque sia, nei pacchi ci sono il Blu-ray di Bronx col mio nome e cognome stampato sul retro, assieme agli altri 500 che si sono aggiudicati la copia limitatissima da collezione speciale, e le mie due copie personali del cartaceo su Carpenter.

Sì, ho ordinato solo due copie. Una da tenere immacolata come una reliquia, l’altra da sfogliare con delicatezza e imbrodarmi del mio talento recensorio.

Un tempo, ordinavo più copie personali per donarle a parenti e a amici. Ma non lo faccio più per due ragioni. Innanzitutto, se vogliono un mio libro, se lo devono comprare, ché di fare Babbo Natale e San Francesco mi son rotto i coglioni, poi la maggioranza dei miei parenti non capisce un cazzo di Cinema. Neanche di Letteratura, e prendono i miei libri, quando glieli regalo, solo per arredare la mensola della biblioteca. Una biblioteca poverissima e impolverata. Di amici non ne ho molti, pochissimi, e i pochi che ho… sono invidiosi e non vogliono darmi soddisfazione. Potrei anche aver scritto, come probabilmente è, un libro da premio Nobel e mi direbbero che è una schifezza perché distrutti nel fegato spappolato da rosiconi. Maledetti bastardelli, ah ah!

 

Sì, la mia vita è stata sempre contrassegnata dall’invidia. Appena titubai a livello istituzionalmente scolastico, il mio amico delle scuole medie, che ha sempre saputo di essere molto meno sveglio e bello di me, andò a calunniarmi con l’ex professoressa di matematica. Che, peraltro, abitava e abita ancora proprio nel mio palazzo.

– Lo sa che Stefano vuole farsi i cazzi suoi e crede che la matematica non gli servirà a niente?

– Davvero? Ma che mi dici?

– Sì, è così. Pare che si sia ammalato di Bob De Niro, guarda tutti i suoi film. E pensa di essere Travis Bickle.

– Be’, allora è un davvero avanti, mio caro Gabriele. De Niro è il mio attore preferito. Tu guardi ancora i film con Paolo Villaggio?

– Sì. Ah sì?

– Sì, stronzone. A te che cazzo frega diffamare il tuo ex migliore amico?

 

Sì, Gabriele lo prese nel culo. E da allora, essendo io venuto a sapere delle sue maldicenze sul sottoscritto, si vergogna profondamente del suo atto sconsideratamente malizioso. Tant’è vero che gli offrii l’amicizia su Facebook, due anni fa, e mi bloccò. Per paura del confronto.

Non vale un cazzo.

Sì, nel 2004, su per giù, io feci qualcosa di mostruosamente geniale, uno di quei colpi bestiali sfacciatissimi. Dopo essermi ibernato sessualmente durante la mia (non) adolescenza, contattai una su un sito d’incontri. Mi piaceva, adesso per niente.

– Ciao. Mi piaci. Voglio scoparti.

– Tu chi sei?

– Voglio scoparti, ripeto.

 

A quel punto, voi lecitamente vi chiederete… be’, non t’ha mandato a fanculo?

No, mi sono sverginato con lei.

Così, alla prima, e fui appunto diretto, sfrontato come Pacino di Scarface con Michelle Pfeiffer. Fascino di carisma incommensurabile.

Sì, con lei non parlavo molto prima dello sverginamento. Ma lei diceva ch’emanavo sex appeal impressionante e mi sbranò come una tigre.

Sì, ve l’ho detto che da allora non mi sono del tutto ripreso dalla botta? L’uccello ha funzionato alla perfezione da quella serata in poi, il cervello molto meno.

In realtà, sono un enorme bugiardo. Ciò che avete letto sino a questo momento è l’allucinante, purissima verità. Ciò che leggerete nel mio libro su John è un’immensa genialità.

E questo è il mio quartiere.

Attenzione. Non vi dico in quale punto ma, per un attimo indistinguibile, la mia faccia appare riflessa simil Profondo rosso.


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Il mio quartiere

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Al che faccio leggere questa mia monografia su Carpenter a un professore del DAMS.

– Dottor Falotico, mi complimento con lei. Davvero molto bella, le sono sincero.

– Grazie mille, ma io non sono dottore.

– Non mi prenda per il culo.

– No, non sono dottore.

– E lei dove ha imparato tutte queste cose?

– Io sono il Genius. È sempre stato così…

– Capisco.

 

Tornando invece a Bronx, no, non è un capolavoro ma, ribadisco, un signor film. Un esordio alla regia del mitico Bob con un’opera sincera, sentita, figlia delle sue origini. E non ha voluto strafare, sapendo di non girare un’opera immortale, consegnando a Chazz Palminteri il suo ruolo più bello di sempre. Che splendida amicizia! Dammi retta: se non si allunga verso lo sportello a togliere la sicura per farti entrare, significa che è una grande egoista, e quello è solo la punta dell’iceberg. Mollala, e mollala alla svelta.

Io avrei aggiunto anche: è pure una grande troia.

Fidatevi, io la realtà la conosco. Siete voi che sbandate.

E questo, come direbbe Moretti, è vero pus underground!

Lunga vita ad Artù!

 

 

di Stefano Falotico

Vampires: cosa è arrivato stamattina? Un porno? Scartiamo il pacco


27 Aug

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Sentite che pronuncia. VAMPaiRS, cioè VEMpairs.


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Vampires

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Questo libro su Carpenter mi sta facendo penare ma, si sa, io sono un patito della tribolazione e infliggo punizioni, soprattutto al mio editore, che è sempre me stesso


14 Jul

Carpenter

 

Sì, che fate? Non vi accalorate, non sbracciate, il mio libro monografico su Carpenter, che avrà una copertina realizzata secondo mie direttive da una grafica, che probabilmente è anche una gran figa, è quasi pronto. No, ancora no. Sarà sulle catene librarie verso la fine di Settembre, forse nei primi di Ottobre, o per extrema ratio a Novembre, come in una canzone di Giusy Ferreri. Una ragazza con cui forse feci l’amore si chiamava di cognome Ferraro e ultimamente sto corteggiando una che della mia ex ragazza ha lo stesso nome e cognome. Perché amo le doppiette, i doppioni e forse, se il libro venderà parecchio, potrò trombarmi una della famiglia Ferrero sulla Ferrari.

Ecco, dopo questa stronzata, passiamo a cose serie.

Sì, qui o forse qua, non so dove stia Quo, forse è coccolato da Paperino, troverete già le mie recensioni su questo splendido Maestro. Non le trovate? Cercate allora nel net e scoprirete il mio nettare.

Ogni volta che porto a compimento un libro, è un eccezionale penare. Sì, dopo averlo partorito di tanto pensare, arriva il momento di editare. E allora bisogna ricontrollare tutto il testo con molti test per appurare che il refuso non rovini la magnifica intelaiatura, ma ecco che compare l’inaspettato errore-orrore grossolano e dalla rabbia ti prenderesti a testate, devi notare bene che il discorso fili meglio della racchia che ti fa il filo, perché non è Arianna ma tu potresti essere il Minotauro o forse solo un minorato, e poi ti troverai una figlia minorenne che ti chiederà l’assistenzialismo e voterai per un governo che incita alla libera diffusione della droga.

Scrivere una monografia implica inserire tantissimi nomi, date, durate, dettagli tecnici, parole gergali della cinematografia. Ed è un compito improbo non scivolare nella pecca. Ah, beccata, subito aggiustata.

Carpenter, nonostante non mai abbia fatto mainstream, è uno della Grande Mecca. E tu, donna, lecca…

Ma io sono un perfezionista cosicché, dico cosicché ma potrei dire anche giacché, miei uomini in giacca, se online compaiono giustamente recensioni che, per le parole straniere o di derivazione inglese, usano sempre il corsivo nella dicitura, in quanto recensioni a sé stanti, nella monografia importa soltanto che compaiano una volta e basta in tale grafia, altrimenti sarei ripetitivo. Il libro dev’essere ben assestato.

Avete notato? Prima ho messo l’indicativo compaiono e poi il congiuntivo compaiano. Ma il tuo nome, scusa, in quale enciclopedia compare? In nessuna? Fa lo stesso. Andiamoci a bere un Campari.

Ecco allora che suspense appare, così almen mi pare, due volte in corsivo, e avverto già profonda tensione a prefigurarmi che comparirà in corsivo anche un’altra volta. Ah, spunta quando meno te l’aspetti. Da dietro la virgola e, puf, t’incula.

Al che, l’attrice di Distretto 13 e Halloween, Nancy Kyes, si faceva chiamare spesso Nancy Loomis. Che nome devo mettere? Metto tutti e due. In Halloween tre attori diversi interpretano Michael Myers, ma uno non è un attore, è uno preso dalla strada e in quell’altro film Carpenter fa la comparsata ma non lo si vede in volto. Ah, voglio che questo mio libro sia preciso e non venga inviso. Tu, invece, alla tua amante devi venire sulla faccia. Tanto siete due facce di merda.

A proposito, come mai a distanza di due anni, la Kyes in Distretto 13 è abbastanza gnocca e invece in Halloween fa la bruttina allocca? Ma son cose da fare?

Ah sì, La cosa… glielo ficco… che Morricone ha riutilizzato la sua stessa colonna sonora per The Hateful Eight? No, Tarantino non ci sta in questo libro. Questo è un libro coi contro-cazzi senza citazionismi e omaggi.

E come mai Mereghetti ha fatto lievitare le stellette di Starman da due, da mezza ciofeca, a tre piene, e prima descriveva la pellicola come un melò fantascientifico patetico, adesso come un film che farebbe piangere anche Hitler? Tornando a The Thing, prima gli aveva appioppato due incomprensibili stellette e mezzo, adesso è assurto in cuor suo a capolavoro assoluto.

Fanculo! Tanto Paolo non ci sarà nel mio libro. Lui abbassa e alza tutto ma non si china per alzar la gonna.

Si sa, io sono il signore del male, e infliggo pene… meglio se a una molto bella che mi (di)strugge con qualcosa che, caldo, abbisogna che tu lo eriga. Caldo? No, meglio al femminile, calda.

Sì, sono molto erigente, no, esigente. Ah, in Distretto 13 c’è il nero Tenente del cazzo che vuole il suo caffè…

– Nero?

– Da oltre trent’anni.

– Testa di cazzo?

– Vedrai quindi che alle donne piacerai a prima vista…

 

E sarà SEME della follia o forse solo come te, scemo nella pazzia.

Di mio faccio razzia, perché non son razzista. Anche le mulatte son ottime.

Quindi il libro è pronto?

Are you ready? Quando si può to read? Chiedetelo al nome del personaggio di Kurt Russell… a MacReady?

No, a Jack Burton.

Che Jena che sono! Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

Lezioni di maschilismo parte quinta: diffidate dalle apparenze


08 Jun

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Persevero in queste mie disamine, affascinato dal lato oscuro dell’uomo.

E mi stupisco di come questa società, che si professa a chiacchiere aperta, sia invece ancora così provinciale, bigotta, pettegola, ossessionata da falsi valori come l’apparenza e il più ripugnante estetismo sterile e controproducente.

Ero in macchina, con sguardo assonnato, in mezzo al traffico. Al che vengo fiancheggiato da una macchinona di tamarri, con la fighella trentenne del “boss” alla guida, donna gagliarda, come no, dalla pettinatura punk di maniera, che alla mia vista è scoppiata a ridere fragorosamente, puntandomi il dito e divertendosi da matta (quale probabilmente è ma ne prenderà coscienza fra dieci anni quando il tipo la lascerà e si farà assistere “socialmente”, non dall’USL ma mendicando pompini sulla strada) assieme alla sua gang che, stimolata dalle sue risate, ha volto lo sguardo verso la mia faccia e, neanche se avesse visto Jim Carrey nelle sue smorfie migliori, si è scompisciata in risate denigratorie, offensive, raccapriccianti.

Molte donne, mi duole assai dirlo, sono così. Frivolette, stupidine, sciocche da morire. Poi si svegliano e capiscono che, anziché guardare L’Isola dei famosi, mangiando yogurt con le ciabattone, anziché cantare come delle dannate nelle loro case nei momenti di frustrazione massima, avrebbero dovuto leggere qualche bel libro di tanto in tanto. Ma forse neanche questo sarebbe servito. Dopo aver letto qualche libro, la maggior parte delle donne si prende maledettamente sul serio e comincia ad assumere atteggiamenti profondamente snob. Alcune di queste addirittura si danno anima ma soprattutto corpo (basti pensare alle parlamentari di Berlusconi e company) alla Politica, ammorbandoci con la loro ostentata, falsa cultura da radical chic.

Perché se citi loro un film di John Carpenter ti scambiano per Michael Myers e ti consigliano di andare da qualche psichiatra. Psichiatra che, non vorrei fare di tutta erba un fascio, venendo spesso da studi prettamente tecnici e teorici, privi di qualsiasi umanismo, non sarà affatto umano con le tue meravigliose “diversità” e ti educherà a far soldi, irreggimentandoti in un lavoro socialmente “retto”, e t’impronterà al totale materialismo dell’anima. Che, depurata da ogni sana inquietudine, da ogni bellissima sua peculiarità, anziché amare Carpenter si darà a Paolo Genovese. Sì, un genio contro uno che si crede un genio ma non gli darei in mano nemmeno una reflex non solo della Minolta ma nemmeno di mia nonna morta. Comunque mia nonna non ha mai avuto una macchina fotografica ma le bastava guardarti dieci secondi per farti la foto. Ah, gran donna, cazzo.

Molte donne sono superficiali, in un uomo guardano la sua “potenza”… di acquisto, in ogni senso lato, soprattutto del loro B offerto in prostituzione della dignità residua. E vogliono la bella vita. Bella vita per loro significa villa e lusso, pellicce e gioielli, mangiare “magro” per non ingrassare e soprattutto vivere da merde, nel menefreghismo più assoluto. C’è un povero che si vuole suicidare? Loro sbuffano, tanto son cose che succedono. C’è uno studente che vuole cambiare il mondo? Gli danno del poveraccio illuso, ah, poverette. E via di patenti e offese.

L’altro giorno una mi attacca, definendomi banalmente sfigato. Perché lei, si capisce, è arrivata alla cima… delle stronze. Per non sentirsi inutile, lavora, eccome se lavora. Con la sua voce da sacerdotessa del piacere, stupra le migliori cover italiane, si, lei sostiene “orgogliosa” che è una cantante di classe! Sì, per il compagno con l’Audi e per quei rimbambiti con gli stuzzichini che la “ammirano”, le urlano che è “grande” e sognano di sbatterglielo nel culo.

Questa è la sua vita del cazzo, ecco cos’è.

Mi raccomando, streghe, continuate pur a rimanere fra quelle che non sapranno mai la differenza fra l’originale e Rob Zombie, e se vi dico David Gordon Green pensate sia Brian Austin Green, uno dei ragazzotti sui cui avete fatto le vostre prime “esperienze, diciamo, tattili…

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: ma voi non vi siete ancora scocciati di continuare ad andare al cinema? Necessitiamo di una visione animalista… da ragazze dark


04 Jun

Darkchylde

 

Sì, l’uomo divenne ben presto animista. Cosicché, dopo aver passato nella preistoria molto tempo a cacciare gli animali per ingroppare le donne, l’uomo si scocciò di questa sua visione animalesca, e cominciò a credere che ci fosse una realtà meno terragna a dominarlo. E nacquero le religioni. L’uomo alzò lo sguardo al cielo e pensò (male) che i disastri naturali che gli piovevano addosso erano da attribuire a qualche entità superiore. Nacquero i culti, e addio quei bei culi di quelle donne selvagge che, sotto il battito vorace delle piogge torrenziali, venivano modellati, come argilla pura, dall’acqua piovana. Sì, l’uomo cominciò a perdere il suo istinto primordiale e si smarrì nell’evoluzione. Prediligendo, rispetto alla sua parte carnale, ludica e godereccia, la parte spirituale. Ecco allora che i sumeri, che somari, innalzarono al dio An e alla dea Ki dei templi (si può dire anche tempi? Ah, mi scoppian le tempie!) ancor conservati nel tempio, no, tempo, e Roland Emmerich girò Stargate, ove il Re era Ra, un alieno nelle fattezze di Jaye Davidson, essere asessuato divinizzato dai poveracci.

I cristiani da quel po’ tengono in auge il Papa. Quando si dice… quello fa la vita del papa, per dire che non fa un cazzo da mattina a sera ma tutti i suoi “fedeli”, degli amici leccaculo, lo venerano appena apre bocca, neanche recitasse la Bibbia. Lui se le fotte tutte alla faccia di lor “signori” che aspettano la pausa-pranzo. Quando si dice… è uno che ha fame…

Qui in Italia la religione ha fatto danni immani. Ho visto giovani perdersi in deliri schizofrenici per eseguire la sacrosanta esegesi di The Young Pope che, ve lo posso dire col senno di poi, è una cagata micidiale. Avevamo bisogno di Sorrentino per sapere che, nella sua intimità, il Papa fuma ed è amante col pensiero, come tutti, di Ludivine Sagnier? Quella donna ha un seno che fa invidia alla terrazza di San Pietro.

Diciamo che è una con cui farei la comunione di sacra unzione, no, unione, non sono necrofilo.

Ecco, da questa visione distorta, che l’uomo ha sviluppato, sono sorti tutti i conflitti psicologici, le ritrosie, le guerre fra i popoli, le invidie, le ipocrisie, le omertà, i fondamentalismi, i terroristi radicalizzati, solo perché uno crede in Allah e invece uno tifoso del Liverpool crede in Salah. Ah ah.

Al che, la gente, per elevarsi spiritualmente, dice che va sempre al cinema a vedere film per arricchirsi dentro. Invero, son sempre meno i film degni della nostra elevazione. Siamo invasi da super minchiate, ogni giorno escono cinquemila trailer di film che nessun uomo mortale con una vita “normale” può vedere. Avrà pure il diritto di sputtanarsi su Instagram, no? Mettendosi l’effetto speciale delle orecchie da orso?! Abbiamo anche il seguito di Top Gun, tripudio elevato al quadrato del tonto Tom Cruise che, dopo aver fatto la pubblicità a Reagan, adesso ammicca a Trump. Ma ancora non hanno sparato a Tom Cruise? Mi chiedo. Secondo voi, è accettabile che bombardino in Siria e a Tom non facciano saltare la sua faccia da culo? Credo sia umanamente inammissibile uno schifo del genere. Poi, diciamocela, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson è un film che, se soffrite d’insonnia, è più potente di tutti i sonniferi del mondo. E la prende, e la lascia, e la bacia, ricusa, cuce, stira ma non gli tira, lei non vuole più tirarsela, lui sì, perché non sa soddisfarla, è geloso, gelatinoso, elegante ma stronzo, assieme ammirano il tramonto, mano nella mano, aspettando la fine dei giorni col buonismo del prenderla come viene. E se non viene? Non è che poi ti chiederà il divorzio?

Sì, volevo come un matto che John Carpenter realizzasse questo film. La storia di una ragazza che s’incarna nelle creature dei suoi incubi. Ecco, questo è Cinema, altro che Wes e Paul Thomas. Ed è invecchiata pure Pamela.

– Guarda che Pamela Anderson era una zoccolona.

– Perché tu no?

– Ma, cazzo, possibile che tu riesca a vivere così senza darti pena? Credi all’amore?

– Sì, io come Dante vivo all’Inferno: Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 

Adesso, fammi fare una scoreggina. Ciao.

 

E dire che lo sapevo che, di nuovo a contatto con questo mondo di merda, non avrei più sognato. Un incubo, amici, un incubo maledetto. Comunque, in caso di depressione acuta, non fatemi la fine di Michael Myers.

– Forte, Mike Myers, mi ha fatto morire… in Austin Powers.

– Io ti farei morire un’altra volta.

 

Ritorno dal mio amico:

– Allora, hai contattato quella là?

– Quella che t’ha bloccato?

– Sì, e chi, se no?

– Guarda che ci scambierà per due maniaci.

– Maniaco de che? E poi, secondo te, non siamo tutti maniaci?

– No, molti non lo sono.

– Perché mentono. Sono più maniaci degli altri. Basta vedere i soldi che hanno. Nella vita, se uno è miliardario, o è figlio di un pezzo grosso, oppure è corrotto. E corrompe.

Di mio, son solo uno che rompe.

 

In parole povere, l’uomo odierno è peggio degli animalisti che non sopporta. Si preoccupa se hanno ammazzato un cane per strada, ma non si preoccupa se hanno licenziato uno di sessant’anni col mutuo della casa.

 

di Stefano Falotico

Provocazione del giorno: nessuno mi può giudicare, solo Carpenter mi può amare


04 Jun

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Vi ricordate la scena in cui Nanni Moretti fa piangere il critico della mutua, leggendogli vicino al letto, anzi, declamandogli iroso tutte le cazzate che lui aveva vomitato?

Quando è cominciato tutto questo? Eh?! Forse quando hai scritto quel film coreano era un melodramma in costume… vestiti e soprattutto cappelli deliranti, e super femminista, fiammeggiante e demoniaco? Girato come fosse un trip alla Spielberg, entrato nei ritmi e negli spazi futuristi? E c’è poi Il pasto nudo di Cronenberg, puro pus underground ad alto costo! Un vero cult movie! Non è che le donne per Jonathan Demme siano migliori o equivalgano solo a quello che per Lin Piao erano i proletari e i sottoproletari dei tre mondi accerchianti, ma è certo che solo le sue donne hanno la stoffa per sostenere, dalla parte giusta, la guerra dell’immaginario-reparto operazioni chirurgiche! E infatti, prima che Lula e Sailor si riabbraccino in happy end, sussurrando love me tender, fioccheranno altri anni di galera per Sailor, voleranno teste umane frantumate, cani randagi acchiapperanno mani mozzate, fumeranno in bella vista centinaia di sigarette…

 

Sì, perché qui in Italia abbiamo gente come la Cortellesi e Anna Foglietta! Ma andassero a far le commesse della Coop! Vorrebbero essere gran donne ma anche umoristiche, spiritose, brillanti, e invece son due sceme patetiche.

Perché continuiamo a parlare sempre di sesso piccolo-borghese nei nostri filmacci, perché facciamo pochade squallide, film di donnette che fanno le fighe, di donne su Instagram che, mostrando un paio di cosce, si credono Greta Garbo, perché tutti in Italia parlano di Cinema e non sanno cosa sia un dolly e lo scambiano per un baby doll, perché abbiamo dei coglioni che mangiano fagioli in casolari abbandonati e si credono Terence di Lo chiamavano Trinità, perché la gente, incazzata, con manie vendicative per i torti subiti nella vita, riguarda la scena del duello finale tra Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté di Per qualche dollaro in più, pensando fra sé e sé… ora, la pagherete, bastardi!

Quando è cominciato tutto questo? Quando vi eravate illusi che una laurea al DAMS significasse essere diventati Orson Welles, quando, dopo esservi sverginati con la prima sciacquetta, avete creduto di essere George Clooney? Sì, e perché strumentalizzate Carpenter quando vi sentite in lotta con la società, abbandonati, offesi ed emarginati, ed Essi vivono diventa allora il film-“propaganda” dei vostri mal di pancia? E cominciate ad andare in giro per strada con sguardo disilluso, da nullisti, forse solo da nullità, infilando come Roddy Piper le mani in tasca e fischiettando un me ne fotto sprezzante? Da quando avete visto una puntata di Black Mirror, camminate in centro e non vedete l’ora di sfottere qualche vecchietta, perché il cinismo va di moda e fa “cool”. E la vecchia generazione è analfabeta di bio-tecnologie? Dal nichilismo attivo di Nietzsche siamo arrivati al libro La parola ai giovani! Fottuta leccata di culo al fancazzismo. Poi, a dir il vero, un libro che dice molte cose giuste.

Nel 2007 Umberto Galimberti ha pubblicato un libro, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, in cui descriveva il disagio giovanile da imputare, a suo parere, non tanto alle crisi psicologiche a sfondo esistenziale che caratterizzano l’adolescenza e la giovinezza, quanto a una crisi da lui definita “culturale”, perché il futuro che la cultura di allora prospettava ai giovani non era una promessa, ma qualcosa di imprevedibile, incapace di retroagire come motivazione a sostegno del proprio impegno nella vita.

Così abbiamo il Cinema “di” Ambra Angiolini, i concerti della festa dei lavoratori che guardano quelli che guadagnano diecimila euro al mese, perché gli altri hanno ben poco da festeggiare e chiedono a “viva” voce il reddito di cittadinanza.

E impazza la follia di massa, ove chiunque vuole essere un divo di Hollywood e recita estratti di libri che non ha mai letto, solo per tirarsela da uomo figo ma di “cultura”. Facendosi selfie in cui ammicca alla burina a cui, un tanto al mese, fa “lavori di classe”. Vero operaio che si sporca le mani!

Scusatemi, c’è solo una persona che può giudicarmi. È John Carpenter, perché vede il mondo come me, quindi è attendibile nel suo giudizio.

 

Vedo nebbia, molta nebbia! Nel vostro cervello!

di Stefano Falotico

Mia madre è laureata ma ama le fiction, il pizzaiolo invece è analfabeta ma ama Kubrick, ve lo dice Jack Burton


02 Jun

Russell Grosso guaio

Sì, il grande Cinema ha spesso poco a che vedere con una laurea specialistica. Conosco un sacco di esimi medici, esimi dopo tanti esami, per carità, bravissimi e puntuali nel loro lavoro, di una impeccabilità da lasciar senza parole, prodighi e sempre indaffarati. Pensate ai chirurghi. Con le loro mani sopraffine, delicatissime, che riuscirebbero a estrarti un ago nello stomaco senza neanche forse bisogno di anestesia, talmente sono placidi e già anestetizzanti di finissima morbidezza palmare, di dita medie che, a differenza dei tamarri che le porgono in segno di strafottenza, entrano nelle cavità meandriche del nostro corpo e non ce n’accorgiamo nemmeno. Insomma, non sempre. C’è gente, e lo sapete meglio di me, che si è risvegliata il mattino dopo con le forbici e il bisturi nel pancreas. Come ha fatto questa gente, appunto, ad accorgersene? Perché quando è andata a cagare ha espulso dall’ano del titanio “sabbiato”, ben affusolato nella stronzata modellata e digerita. Sì, cazzo, anch’io non ho digerito Iron Man, ma non ho mai evacuato dell’acciaio Inox.

Ecco, chirurghi così sbadati, prima di operare devono aver visto un film merdoso con Ezio Greggio. Sì, potranno avere tutte le lodi che vogliono, ma amano farsi du’ risate pecorecce, alla buona, e poi succedono queste disgrazie. Io l’ho sempre detto: la cultura settoriale non rende l’uomo né più intelligente e neppure più di buon gusto. Né di maggior tatto.

Conosco tanti psichiatri che non capiscono il Cinema di Bergman, e m’immagino come avrebbero lobotomizzato il povero Ingmar se avessero visto Il settimo sigillo. Sì, davanti alla scena della sfida con la Morte, avrebbero pensato: oh, questo Ingmar è uno schizofrenico con pensieri suicidari, è una persona negativa, troppo ombrosa, cupa e malinconica. No, no, va curato nel plagiarlo al finto benessere di massa, facciamogli vedere un film di culi e tette. Così “amerà” la vita. Sì, è malato questo Ingmar, va educato all’edonismo porcellesco. Ah, ora sì, è posto. Filma dei porno, se la gode di più e fa godere tanti onanisti.

Woody Allen non ha mai avuto una grande opinione degli psichiatri. Aveva ragione ma gli servivano come materiale d’ispirazione per i suoi film. Allora ogni tanto, quasi sempre invero, ci va.

Ecco allora che gli psichiatri, nell’ottica creativa alleniana, assursero davvero a curatori… del Cinema. Perché, se non avessimo avuto Allen, ci saremmo persi tanti capolavori. Soprattutto la magnifica scena di Manhattan in cui pensa di suicidarsi ma poi, sul divano, fa l’elenco delle cose per cui vale la pena di vivere.

E fra queste c’era Marlon Brando, che non mi ha mai dato l’idea di essere uno che conosceva la differenza fra la micosi e la mitosi. Diciamocela.

Di mio, soprattutto d’inverno, ho la mucosi.

Sì, il pizzaiolo de La Pantera Rosa, vicino a casa mia, proprio dietro l’angolo, mentre ficcava le olive nell’impasto, in maniera capricciosa ha urlato evviva Arancia meccanica! E poi ha messo sopra la pummarola anche dei limoni. Così, per rendere più sfiziosa la cena deliziosa della signora che aveva ordinato la Pizza alla macedonia. Esiste la pizza alla macedonia? Sì, i macedoni ne vanno matti.

L’altra sera ho incontrato un macedone che, dopo la diaspora, è venuto a vivere nel palazzo accanto al mio. Se ne fotte oramai del suo Paese!

Poi ho incontrato uno che mi ha riferito di una sua tresca.

– Ciao, sei una bella donna, ci stai?

– Ci stai de che? Guarda, bello, sono sposata e ho tre figli.

– Grazie per il bello. Quindi, se mi hai detto che sono bello sarà tutto più piacevole.

– Piacevole de che? Ti ho detto, bello mio, che son sposata e ho tre figli.

– Bello mio è ancora meglio. Ed è ancora meglio che tu sia sposata e abbia tre figli. Nessuna complicazione affettiva.

– No, poi m’innamoro lo stesso.

– Ma io no.

– Ok. Abbiamo mezz’ora. Poi devo tornare da mio marito.

– Anche io.

– Cioè?

– Tuo marito è il mio amante.

– Ah sì? E come mai sei il suo amante?

– Non solo il suo, fra poco sarò anche il tuo.

– E con mio marito poi come la metterai?

– Nessun problema. È lui che me lo mette.

– Capisco.

 

Questo per dirvi che non esistono regole al mondo.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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