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Joe Pesci


19 Jan

Joe Pesci, l’Uomo che vorrei essere, perché la società l’ho sempre sonoramente ripudiata, esibendo il mio sorriso d’antan con capelli torvi nel “comico” a irriderla

A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo

La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.

Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.

Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.

Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.

Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.

Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.

Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.

Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.

Sono il pipistrello.

Ma anche un goodfella:

sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.

Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.

Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.

Gli ormoni non fan… più rima con omone.

Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.

Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.

Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.

Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.

Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.

Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.

E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.

Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…

Basta coi collari, io cane, inculo!

E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mamma, ho perso l’aereo (1990)
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  3. Casinò (1995)
  4. Mio cugino Vincenzo (1992)

“The Irishman” di Scorsese, ready to go


18 Jan

 

Dal 2008 se ne parla, come da tanti miei articoli.

Sarà ora che s’affrettino a iniziare le riprese, anche perché, se aspetteranno ancora un po’ (cfr. qualche anno…), non è che gireranno all’ospizio in carrozzelle?

New York… post

Oscar-nominated Robert De Niro’s next project, “The Irishman,” directed by Martin Scorsese, may be ready to go soon. Producers Jane Rosenthal, Irwin Winkler and Emma Tillinger Koskoff held a reading yesterday of Steve Zaillian’s script at the Tribeca Film Center, where De Niro, Joe Pesci and Al Pacino teamed up with Bobby CannavalePaul Herman and Frank Grillo. A spy said, “De Niro, Pacino and Pesci were going back and forth laughing with all the wiseguy humor.”

 

 

Sarà un confronto storico, epico, dopo Heat e il sottovalutato Righteous Kill?

Gli allibratori hanno aperto le scommesse.

Acqua però in bocca. Speriamo che si realizzi. Il Tempo è tiranno, i miti rischiano d’invecchiare e potrebbe saltare tutto. Anche le coronarie…

Secondo, invece, l’aggiornamento (che non s’è fatto attendere) dell’ancor più informato “Deadline”, The Irishman non sarà, ancora una volta, il prossimo film di Scorsese, che pare pronto finalmente a realizzare l’altro più volte rimandato Silence. Il suo dream project.

Eppure, questo Pacino-“cappuccino” che sgattaiola vicino agli uffici del Tribeca fa pensare altro…

La prova è schiacciante, eh eh.

 

 

 

De Niro riconferma “The Irishman”


24 Nov

 

The screen veteran on playing an OCD dad, reuniting with Scorsese and being a new father at the age of 69

Your performance in Silver Linings Playbook has been hailed as one of your best in years and it’s attracting some Oscar buzz. How did you get involved?

 

I’d been talking with David [O Russell, the director] over the years but we hadn’t worked together. Then he made The Fighter, which I thought was terrific. He had this other project and he wanted me to play the father. I said I’d do it. That was before David rewrote it and my character changed. He kept to himself more in the book it was based on and was more angry but he didn’t have many other colours. I liked what David did: he kind of reversed him, pulled him inside out. He’s a guy who has some obsessive compulsiveness. His son [played by Bradley Cooper] has that too but his is more extreme.

 

Was there a good father-son dynamic on set?

Yeah. Bradley and I became friends. Even if we weren’t that way it still would have worked out but a built-in relationship definitely doesn’t hurt.

 

Do you feel pressure to be a wise godfather figure to all these younger actors who look up to you?

I don’t feel pressure. I like if anybody has interest in what I have to say, especially if they’re younger. If they like me, respect me, I’m honoured and I’ll give them my opinion.

 

You made eight films with Martin Scorsese, starting with Mean Streets in 1973, but you haven’t worked together since Casino in 1995. Is a reunion likely?

Oh yeah, we’re working on something now. It’s called I Heard You Paint Houses. We’ve been trying to get it going for a couple of years and now we’re just trying to set a time. It’s about a guy called Frank Sheeran who was in the Teamsters [a US union] and claimed to have killed Jimmy Hoffa [the controversial union leader who disappeared in 1975]. It’s based on a book by Charles Brandt who was Sheeran’s lawyer. I’d play Frank Sheeran and Pacino would play Hoffa. Joe Pesci would be in it too.

 

That’s quite a reunion. Are you excited?

Yeah, I am.

 

And it will happen in the next year or two?

It has to or we all won’t be around any more.

 

When you were starting out, which actors did you look up to?

James Dean, Montgomery Clift, Marlon Brando, Geraldine Page, Kim Stanley, Greta Garbo.

 

And what about now? Which actors from younger generations inspire you?

The actors I respect are Matt Damon, Leonardo DiCaprio… Daniel Day-Lewis is a wonderful actor. Jennifer Lawrence [De Niro’s co-star in Silver Linings Playbook] is wonderful. She’s got a great energy.

 

Is it true that “they don’t make movies like they used to”?

I don’t know. When I was in my early 20s, there weren’t many independent films. Now there are a lot more so it gives more opportunity for actors and everybody else.

 

So it’s not an altogether bad time to be making movies.

No, although maybe I’m missing something. Maybe film historians or critics would have another take on it.

 

Do you ever watch your old films?

If I catch them by chance on TV or something, but…

 

You wouldn’t hunt them down?

No. But I was thinking of trying to look at all my stuff over the years, my life, and get an idea of what I could do that would be different.

 

Can you imagine what that might be?

No. I’d have a better idea by seeing everything first and then I could tell exactly what direction I should go in.

 

You’re associated with some of the most memorable dialogue in cinema. Are you plagued by people saying: “You talkin’ to me?” when you walk down the street?

It happens rarely. When it happens, you laugh. People throw a line at you and they’re trying to be funny so I laugh. It’s OK.

 

Does acting still excite you as much as it did when you were starting out?

It’s different but it still has as much excitement. When you get older you have a different attitude about certain stuff. There are certain things that I might have been concerned about then that I’m less concerned about now. You realise that you don’t have to expend all that energy to get where you want to get. You relax and back off a little and you might actually get more of what you’re looking for with less effort.

 

What keeps you awake at night?

[Laughs] My children sometimes.

 

I understand you recently had a new baby [De Niro’s sixth child, Helen Grace, was born last December]. Do the demands of being a father sit well with you?

Yeah they do, but I’m fortunate in that I have help – there are terrific people who help with the children.

 

Do you get to spend enough time with your family?

I like to think I do. I try to get home as much as I can on weekends.

 

Did you sleep easier the night Obama got re-elected?

Yes.

 

If Obama could accomplish just one thing in the next four years, what should it be?

He should do whatever he feels he has to do. He obviously doesn’t have to worry about being re-elected so he should just stick to it. Whatever he does will be in the best interests of people because he’s a good person and his heart’s in the right place.

 

Have you ever met him?

A few times, yeah. He’s a good guy – you can tell that whether you meet him or not.

 

You have eight new movies in the works. What are you excited about?

Let’s see. I’m doing a movie with Stallone called Grudge Match, about these older boxers who come together for one last fight. I guess it’s a comedy of sorts. I did a movie called Motel with John Cusack. And something with Travolta called Killing Season. Right now I’m working on a film called Last Vegas with Morgan Freeman, Kevin Kline and Michael Douglas.

 

Are you happy to continue working at this rate or do you have plans to call it a day at some point?

Jeez, I don’t know. You see some actors saying they’re going to retire and then they come back again in two years. I would never say that because… I might not want to do something for a while and then something would come up and I’d get excited again.

 

So there’s no point trying to determine the future?

Yeah, exactly.

“C’era una volta in America” – La recensione


09 Oct

 

Once Upon a Time in America

 

 

Il Tempo nell’once upon un’altra (s)volta

Rinomate torsioni della memoria, “drogata”, sbiancata di ceruleo, denso liquore fra le “palpebre” dell’anima, d’occhiolini (mai) smaltiti, “ammattiti” da una tempesta emotiva che, d’effluvi sonanti nel ricordo, carezza torbida, tortuosa, “torreggiante” i propri giardini labirintici, “sbuffando” la “noia” delle lancette, lo scandir “mesto” d’imbrunite emozioni, svagate, cogitabonde, “ammanettate” al malinconico urlo e indocilite da acchetata brezza dei dolori e degli amori.
Come un treno “a vapore” che s’“inerpica” lungo la via solitaria di se stessi, “eremiti” in una città mitica in cui ricompari come diamanti “grezzi” d’una fantasmatica (ri)emersione dalle foglie autunnali, “invecchiate” o ringiovanite del tuo “vampiro”, assetato di nostalgico fumo nelle iridi dell’erta “pavidità” che (non) fu e delle altre coscienze “svanite”, imborghesite, morte dentro o forse ancora a morsicare le vanità degli attimi cancellati d’indelebile ma(i) erosa reminiscenza.
A riscoccare della magia che, intrepidi, stupidi, “inetti”, “perdenti”, reinventati o “rivinti”, intraprendemmo nel lontano, lontanissimo, remoto ammiccarci da “anziani” amici. Come ieri, come oggi, come l’eterno inamovibile.
Criminalotti “bambini” o già troppo uomini in questo Mondo di duri, che già scalfì al primo vagito “extrauterino”, incarnato in respiri ribelli “troppo” vivaci da “tacere” nei “silenziatori” delle pistole, a chiuder la bocca a un balordo sistema già epi(dermi)camente, all’epoca, grigio e “solare” di nerezza. Del “gironzolare” da oziosi e “scioperandi” disoccupati dall’obbligo “morale” a un’esistenza irresistibilissima per non viverla al massimo, dunque “fallita” per gli impiegati del “catasto”, sempre lì a tastarli, ad “arrestarli”, a perseguitarli, a (s)cacciarli… questi incalliti nelle loro candide, incandescentissime “innocenze” da angeli sporchi, macchiati nel sangue e negli zampilli “variopinti” della “marea”. A ballare sotto il ponte di Brooklyn, nel leitmotiv di Ennio Morricone, fischiettato di “ritornello” che non tornerà più, anzi, i tornanti delle alterazioni, del cambiamento, del growing up, della fiabesca “depravazione”, delle perdizioni appunto del “loser” Noodles.
Noodles, che “violenta” il piacere d’un invaghimento dell’infanzia. Che sbaglia le mosse o le azzeccherà tutte, nella “zecca” della banca dei sogni, ove la cassaforte è senza più un soldo.
Svuotato, infatuato di un ideale di Bellezza smarrita. Chissà dove. Chissà quando.
Chissà in quali anfratti, in quali angoli delle forti fragilità, delle “limpide” brume, di quali tramonti, di quale scor(d)ata, illusoriamente indimenticata “era”.

 

Un capolavoro assoluto che è nel genio Sergio Leone. La misoginia, il tradimento, i “valori”, le controversie, le “variegate versioni”, le cuciture, le aggiunte, i “restauri”, l’“appannato” rispolverarlo, le rivalità, le competizioni di nessun Oscar “agguantato”, i torti, gli errori, i rimpianti, tutto ciò non m’interessa. E non ce ne frega niente.

Un’opera maestosa lo è, di nascita. Non si può analizzarla di “riassuntini”, di “stilografiche” e di stilemi.

Piomba dal nulla e ti sorride col neo beffardo di De Niro.

Yesterday…

(Stefano Falotico)

 

“C’era una volta in America”, versione restaurata, il Trailer italiano


27 Sep

 

Non perdetevelo…

 

Tommy DeVito


21 Jun

Sono buffo? Ti faccio ridere?

Sì, più passa il Tempo e più me “lo” spasso, vagando da un’Interzona a un “marcamento” a me stesso, “dribblato” di veloci serpentine col “serpentello“, luciferino, che m’incita a non “indur(ir)mi” troppo, per fomentar l’ira savia che si rassereni nel cheto “trastullarlo” fra gli schiamazzi di chi vorrebbe che stramazzassi, afflitto dalle sue puntuali chirurgie ai punti già “suturati” del mio non usurarmi mai.

Il Mondo l’afferro per le corna e “la” scorno senza sconti, incoronandomi Re da me, fra chi m’accuserà di “reati” inventati per arrestare la mia Bellezza “scontata” di meraviglioso “traspirarlo” sofficissimo e un altro invidioso pronto a descrivermi come, di consueto, “matto” o “rimbambito” per circuir altre bambolette con porco approccio da bab(uin)o suinissimo.

Sì, certa gente andrebbe stesa come i panni d’un Sole mai “tergente”, e detersa per torcer quelle menti invertite.

Conosco la vita meglio di voi, che ci “girate sempre intorno” e, torturandovi, vi torchiate a vicenda, fra toccatine e “scaloppine”, fra sandalini e “saldi” alla dignità che avete già venduto e all’anima che vi siete bevuti, imbevendola del sesso “fruttivendolo”, a sventolarvi “vincenti” con le vostre cenette.
Allegria!“.

Sì, quando giocavo a Calcio, tutti erano proiettati verso ambizioni speranzose, le grandi speranze dickensiane, e platealmente, con la “follia” in giubilo a “impallinarli” uno dietro l’altra, nella rete del loro stesso irretirsi d’autogoal.
Che “ingollamento”.

Avete mai più sentito parlare di questi soliti ignoti?
Ortisi, figlio di siculi che volevan per lui una carriera da Schillaci.
Giglioli, che non ha più l’età per “calciare”, e con Gigliola spera nel “quadrifoglio” all’ultimo minuto.
Villa A., figlio del “mitico”, un “fenomeno” che sognava d’essere il Ronaldo di turno e, invece, mi sa che si sarà sposato con Orlanda “la tornitrice”, una che si fumava l’erba in Olanda ed è ora una “lavandaia” dei panni sporchi del marito un po’ fuori dal “nido”. Sull’imputtanito “andatissimo lento“.

L’unico che ve l’ha insaccato sono io, che presto uscirò con la quarta opera letteraria, e di cui vi consiglio di leggere il “Dizionario dei film 2011”.
Vediamo se cambierete direzione e vi darete al gandhismo, cari i miei “ganzetti”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Quei bravi ragazzi (1990)
  2. Paradiso perduto (1997)
  3.  Ultimo minuto (1987)
  4.  The Fighter (2010)
  5.  I soliti ignoti (1958)

Genius-Pop

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