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Buona domenica con The Irishman


29 Oct

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Che bella cosa nà iurnata e sol’. Ah ah.

Sì, ti svegli in questa domenica di fine ottobre, in cui hai dormito un’ora in più perché c’è stato il cambio dell’ora, allinei le lancette della tua anima dopo il ristoro di una notte freddina, e poi trovi su Twitter una foto “di famiglia” che ti fa credere ancora nel Cinema.

The Irishman, Robert De Niro and Joe Pesci first look


22 Sep

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Attimi di “fastidiosa” vanità, momenti in cui l’innovazione stilistica e ideologica crea “scompensi” presso gli ottusi, e un Joe Pesci che ritorna come il mio ardore


21 Sep
MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

Oggi è giornata fausta, sì, mi son svegliato baldanzoso. Non sempre mi capita. Anzi, spesso e “malvolentieri” mi alzo con la cosiddetta Luna di traverso, dopo che la sera prima ho trangugiato le apatie altrui, della solita gente che si fa bella agli occhi degli altri dietro l’arroganza di sorrisi faceti e falsi e poi ti snobba al primo colpo di vento. “Riducendoti” a un sonno in cui il disgusto che “ne” provi è parimenti movimentato al tuo mal di stomaco. Ah, nausea sociale, allev(i)ami in un mar di giusto e aristocratico, autarchico menefreghismo. Cosa deve importarmene di tali boriosi screanzati che annegano nelle ovvietà più “scostumate?”. Portami ove possa nitrir come un cavallo selvaggio fra chete transumanze della mia creatività libera da castranti schemi di tal ciarliero mormorio indigesto. Ah ah. Questi poveretti patiscono la nullità che rappresentano e vanno dunque compatiti, perché lungi da me esser loro indifferente.

Così, di tutto orgoglio, scorsi tutti i libri che ho pubblicato sino a oggi. E ne vado lietamente fiero, anche se ammetto che le vendite non sono “esagerate”, anzi, lo scarso successo m’induce, nei momenti di bassa autostima e pessimismo letale alla mia dignità, a demoralizzarmi. Ma lo spirito battagliero che da sempre m’ha contraddistinto, distintissimo e d’istinto, eh eh, nella mia vi(t)a “peccatrice” e al di sopra delle finte moralità comuni, m’ha portato a “naufragar” in un’altra ottusità!

M’imbattei, ah quanto dovetti battermi per non esser abbattuto, in una che sostiene che dovrei addirittura “vergognarmi” perché mi auto-pubblico. Ella disdegna infatti gli spiriti creativi come me, oramai disancoratisi dalle case editrici “serie” che invero pubblicano solo raccomandati e figli di tal dei tali, e mi consiglia di lasciar stare. Che dovrei, sempre secondo il suo parere “rispettabile”, abbandonare le velleità da scrittore, abbassar le ambizioni e attenermi a quella che invece, senza aver letto nulla di mio, considera folle eccentricità persino ridicola. Insomma, mi deride platealmente, col “consenso” delle sue vecchie certezze e mi sputa in faccia. Da anni insospettabili, di tutto petto, quando le mie armonie esistenziali non vengono (cor)rotte dalla barbarie del pensiero comune, tradizionalista, infidamente conservatore e maligno riguardo alle novità, mi batto invece affinché le innovazioni, come le mie, letterarie e non solo, possan trovar spazio fra mentalità fredde, barricate nel pregiudizio e figlie della falsa “cultura” meno democratica e aperta appunto al nuovo. Forse tal mia intraprendenza cadrà nel vuoto, ma “rinvengo” Joe Pesci sul set di The Irishman, e la giornata si fa di nuovo più bella. Un capolavoro.

di Stefano Falotico

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Il mondo è pieno di folle folli, cioè di folli donne nella folla, e io sono mio cugino Vincenzo


04 Apr

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Sempre più sconvolto da questo mondo raccapricciante ove avvengono stragi come se fossero noccioline, da San Pietroburgo alla Siria, dalla Riccardina di Budrio al supermercato preso di mira da un pazzo che tiene in ostaggio delle vecchiette, vorrei spostare la “questione” sul “gelato” alla nocciola, per questa (non) “leccata” a questa società “al bacio”. Sia (in)teso, il “gelato” è quella cosa che, sciolta, diviene densa entrando dopo la penetrazione. Alla nocciola, perché io nell’amplesso uso la stracciatella nella fragolina, “accovacciandolo” come un mulatto di caldo “latte”. Miscelando di orgasmo che sa il “fallo” suo, con la salivina che gocciola, macchiando di bianco can(dido) il corpo lì in mezzo, shakerando un po’ di retrogusto allo zabaione.

Nella mia vita di arcano vegliardo, in passato, un passato che ancor mi assedia, mi tedia, mi obnubila, mi rende “nuvoloso”, mi angoscia, attanaglia, non sorpassa, m’inclina a non essergli gentilmente incline, alle donne m’inchinai, porgendo loro anche un Chinotto. Ma fui preso per fessacchiotto e non ficcai queste “fesse”. Mi risposero, dopo i miei cordiali “omaggi”: – Vai a farti fottere la fess’ de sorret!

La “fessa”, nel linguaggio meridionale, è quel triangolo scopabile ma che, se vien respinto e non spinto, provoca spine. Le spintarelle! Lo vogliono tosto e poi te lo rendono un toast, non basta magnar spinaci, cari tamarri di Spinaceto! Sì, una fessa che attrae, il “tuo” gonfia e poi lo punge con “delicatezza” da rimanerci fritto. Eppur poteva esser ritto.

Ecco, io non ho una grande stima delle donne anche se considero Marisa Tomei una topa con i denti da castorina che attizza la mia “proboscide”. Sì, elefantiaco “dono” loro la canzone di Riccardo Marcuzzo, “Sei mia”, liti, frasi sconce, sguardi persi… Sguardo che prende, “lo” acchiappa e lo vorrebbe anche tra le chiappe. Donna non svenevole, dura che desidera il duro, eppur “viene”. Spaccando la vena.

Chiedo venia se son così ven(i)ale. Molte donne sono in carriera e non “in cerniera”, come dissi in tempi non (sos)petti, donne arrembanti ma poco trombanti, che vogliono allev(i)are figli per “educarli” a divenir giornalisti sulla carta stampata e non vogliono invece, come si dovrebbe VOLERE, il figlio alla Allen Woody, che pratica orgoglioso la masturbazione, “scrivendo”, “vergando” sulla carta igienica.

Ciò per dire che non sono uno da una facile di dare e di danaro.

E col mio giubbotto in pelle uso il mio pesce da Pesci.

Cari baccalà.

 

E chi consola quell’oca di Carmen Consoli? Ferro Tiziano, uno che usa il “ferrino” da frocino. D’altronde Carmen ha una voce da uomo castrato.

 

Bisogna aver fortuna con le donne, è un casino, anzi, un colpo di culo alla Casinò.

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di Stefano Falotico

Quel bravo ragazzo, che mi ricordi, era un fan di Ray Liotta e andava sempre a mignotte sotto Bracc(i)o, così come Il padrino


28 Apr

69TH VENICE FILM FESTIVAL PHOTOCALL FILM " THE ICEMAN " VENICE ITALY

 

Sì, festeggiarono i 25 anni di Goodfellas, e Liotta da padrone la fece.
Liotta piaceva sempre a un malfattore, era ed è il suo attore preferito, non ho mai capito tale affiliazione a tal pseudo-attore con le gote bolse e butterate. Insomma, uno dalla carriera andata molto a puttane, che non ne ha più azzeccata una.
Il tizio, invece, ancora le prende per il culo, ci sa fare, infatti è un fattone.
La vita, si sa, è questione di fatt(or)i(a) degli animali.
Il padre di tal porcello, ad esempio, si professava professore e amante del Teatro di Goldoni, ma era solo un godone.

Sposato a una Lorraine più racchia, la tradiva col coinquilino del secondo pene, no, volevo dire piano.
Ma non vi andava cauto, col suo vicinissimo si appartava in cantina, e lo facevano come delle cagnine, lui sfoderava anche i canini, sì, abbaiava al buio, latrava in quella latrina, ululava di oca giuliva, (st)rideva, digrignava, perfino lo azzannava, non solo inculava.
Insomma, gentaglia da metter in quel posto.
Li rivedrò in tribunale, non sono (un) pentito.

Se fossi un pentecostale, sarebbe Cape Fear.

di Stefano Falotico

Scritti corsari di Pasolini, letti da Joe Pesci ed evviva Stanlio & Ollio


07 Jun

di Stefano Falotico

Tempi moderni, solo volgarità e consumismo, evviva il ritorno infantile a Stanlio e Ollio, coppia funambolica di Joie de vivre

Sì, imitando Pesci che legge Pasolini, mi sento nostalgicamente bello, pulito, diverso da molti della mia generazione.
Non ritengo che mi appartenga molto. Tanti cinecomics, tanta noia, tanta assurda figaggine e poca anima. Android(e) umanità.

Al che, mi ricordo che nel cassetto conservo una copia originale, a colori, de I figli del deserto, interpretato dal duo delle meraviglie Stanlio e Ollio, italianamente così resi da Stan Laurel e Oliver Hardy, due giganti. E Ollio, doppiato da un giocondo Alberto Sordi, che volontariamente storpiava gli accenti, è ancora risata enorme che mi fa magnifica purezza strepitosa.
Navigando in un mondo che oggi però mi nausea, perché involgaritosi, tutto dedito a far il bellimbusto, mal celando sempre gli scheletri negli armadi da macellai, eh sì, uomini a due ante su donne emancipate quanto poco femminili, un mondo di culturisti, edonisti, ignoranti di (s)vista, di salive e pett(oral)i in f(u)ori, medito su come er(avam)o, su come siete, su come nonostante sempre a me stante sono. Non come gli altri, nel luogo comune stagnanti.

Su come questo Cinema è ancora, per me, spero anche per voi, suadente sogno.

E poi credo che i pagliacci siano le persone che, essendo auto-ironiche, possono permettersi il lusso di sapere cosa è la vita.
E giocarvi senza darsi pena, a differenza di chi, prendendosi troppo seriamente, fa il politicante da strapazz(at)o.
Chi parla di tristezza dinanzi a un comico, non ha capito nulla.

Teneteveli voi i bei ragionamenti, i divanetti, le poltroncine e i grandi discorsi(ni).

Di mio, faccio il gioco che mi fa ridere di più.

 

– Perché ridi?

– Perché sì.

– Suvvia, sii serio. Non si deve ridere di fronte a una tragedia.

– Ah no? E che si deve fare? Si deve piangere?

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster


26 May

di Stefano Falotico

Are you a goodfella?

No, neanche quello. Sei solo un fesso.

Un mio (ex) amico, fortunatamente molto ex, sì, ironizzando sul suo fallimento, riporta nel suo blog la celeberrima frase d’apertura di Quei bravi ragazzi, pronunciata dal suo protagonista, Ray Liotta.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster…

Mah…, io, di tal scellerato “compagno” (tra)passato, di passaggio e speriamo non più dalle mie parti passi, non ho un gran ricordo, dato che da suo (non) pentito lo trascinai in tribunale e gli puntai proprio il dito, come scena finale del succitato, a me sempre eccitante, capolavoro di Martin.

Questa storia la conoscete un po’ tutti. Chi più chi meno, lui ne prese molte. Non solo “economicamente”.

Sì, ma comunque non era un mafioso. Solo uno sporcaccione peggio dei derelitti descritti appunto in Goodfellas. Frequentò il liceo classico e venne promosso sempre grazie alle “spintarelle” del padre che (cor)rompeva le insegnanti, promettendo, in cambio del lasciapassare, dei “presenti”, ricattandole da passerotto, proprio affinché il pargoletto ottenesse la promozione previo simpaticissimo, certo, nulla osta, ostia, nonostante le ingiustificate assenze del figlio mai presente in aula ma, nel frattempo, marinante nel parchetto con le canne ma manco un’aiuola da “porchetto” qual sempre fu a “non riempibile”. Vuoto totale, bilioso, “durissimo”. Un fottuto “genio” dichiarato… “Diplomatosi” dunque con “stile”, poche stell(in)e e “inappuntabile” condotta, credo si sia, in termini simili, laureato da lordo e poco di lode. Ma, nonostante le molte leccate di culo, pare che oggi sia lo stesso imbecille che denunciai per varie sue “infrazioni” alla mia dignità.

Feci bene a rompergli le palle e a sfondarglielo.

Non credo comunque che soltanto per “causa” mia traslocò dalla sua casa. Anche per altre porcate che combinava ai vicini. I vicini, si sa, son spesso “ammanicati” a quelle lor vicine e lui invece volevo star troppo vicino a queste, non prevedendo però la sociale “previdenza” dei fidanzati picchiatori. Dunque, credo alloggi oggi dentro una cassa cranica molto rotta(si).

Credo perfino che anche come emulo di Joe Pesci abbia fatto un buco nell’acqua.

Non si è realizzato non solo come persona “normale” ma neanche come animale.

Di suo, passa il tempo a immedesimarsi nei capolavori della Settima Arte di Scorsese, scegliendo personaggi in linea col suo, quelli sbruffoni ma molto coglioni, pensandosi oggi Robert De Niro e domani chissà chi. Oh, almeno, da questo punto di vista, ha un certo “gusto”. Era peggio se sceglieva pessimi attori. Sì, una certa grandezza sa apprezzarla. Niente da dire. Nessuna ombra di dubbio. Gli son rimasti solo i santini. Nessuna obiezione, giudice.

 

Che io mi ricordi, costui vive ormai di altrui ricordi. Ah, che topo amaro, che tipo da mare(a).

E credo che presto si sparerà.

A meno che non sia già affogato.

Comunque, posso offrirgli un tiramisù. Sì, che mi costa fargli un ultimo “regalino dolce?”.

Molti mi chiedono se ho fatto la scelta giusta a rovinarlo.

Rispondo di aver fatto la scelta sacrosanta.

Avrei voluto fare di più ma la legge non me lo permise.

Ma glielo misi.

Joe Pesci nella parte di Silvio Berlusconi


28 Jan

Joe Pesci nella parte di Silvione Berluscao

Salve, sono il Cavaliere. Nella mia vita del cazzo ho rubato un fottio di soldi, e son corrotto sin all’osso, ma posso giurarvi sulla testa di vostra sorella, la quale me lo ciucciò di striscio, che non ho mai tradito gli italiani. Diciamo soltanto che li ho fottuti in modo “legale”, ficcandoli con sane inchiappettate dal profumo fucking della mia “Forza Italia” centrifuga. Non possono accusarmi d’un bel cazzo di niente questi fottuti di Sinistra.

Se sperano d’incularmi con questi mezzucci, han sbagliato di grosso. Io ce l’ho secco e frusciante di carta “bianca”. Le banche son dalla mia parte, le vacche anche. E si sa che vince chi ha, non solo le migliori mignotte, ma il carrozzone della mandria più di zoccolone toste, tenere e fresche di carne alla brace.

Se vuoi fregare come si deve, devi agire dal “basso”, salendo poi lungo l’addome, tanto da poterlo rifilare… alla domestica di Voghera e poter anche addomesticare i musi lunghi di Ginevra, dove tengono quasi sempre quel cazzo di G8 di rincoglioniti del cazzo. Me ne fotto, fuck! Anche in bocca chiusa!

Per tagliarmi le palle, han trovato la scusa degli scandali sessuali. E io, in merito, in quanto orgoglioso merlo, non ho da celare neppure una “cerniera”.

Sono un uomo vero, erotico, e ne vado fiero. Anzi, a mia “discolpa”, vi elencherò, per filo, per segno e “mille e una notte”, tutte le bagasce con cui trascorsi ore impagabili, sebbene le pagassi, di divine scopate. Roba, cazzo, che potevi seppellirti, stronzone, nel deserto vicino Las Vegas da quanto me lo resuscitarono. Grandi troie bastarde.
Sì, il mio fu un casino che non avrebbe potuto gestire neanche Sam Rothstein di Casinò.
Sam è sempre stato uno sciocco figlio di puttanazza, mica come Fede Emilio, uno di tutt’altre “mani in pasta(sciutte)”, cari mangiaspaghetti.

A Mediaset, in quel di Cologno Monzese, prima che Moretti mi scassasse già la minchia col suo Caimano del cazzo, cazzo d’una minchia quel Nanni…, tutte le ballerine mi “strusciavano” i loro sodi fondoschiena e io regalavo loro, oltre a collane sapor “Perlana”, anche dei primi piani “puliti” in trasmissioni di merda.

Furono delle belle annate, anali. Me ne ingroppavo un fottio. Mia moglie sapeva tutto ma bastava che le donassi milioni di lire e andava a nozze. Si fotta.

Ultimamente, han chiamato in appello la mia cappella del cazzo, per colpa di quella minorenne “bunga bunga”.

Cazzo, non dovevo aiutare quella lurida troietta fottuta.

Ha rischiato di farmi fare il botto, comunque le diedi un paio di notevoli botte…
Roba di (Ar)core, cazzo, stavo davvero finalmente pensando di amare qualcuna…

Io sono l’ultimo d’una tribù oggi estinta dal buonismo della minchia.

Spadolini, lo sapevano tutti, si fotteva nei fine settimana Cicciolina e Craxi andava con la Pozzi.
Tutto questo rumore per nulla.

Da noi…, le cos(c)e son sempre andate così.

Questo Paese è formato da polli e pollastre. Noi, figli di zoccola, ve lo sbatteremo sempre nel culo.

Non pensate di sbatterci in carcere.

Delle vostre accuse, io me ne faccio… ancora un fottio.

Fuck! Motherfucker.

  1. Occhio indiscreto (1992)
  2. Mio cugino Vincenzo (1992)
  3. Quattro bravi ragazzi (1993)
  4. Casinò (1995)
  5. Love Ranch (2010)
  6. Arma letale 3 (1992)
  7. C’era una volta in America (1984)

FILM IN TV – Casinò, di Martin Scorsese, Mercoledì 22 gennaio. ore 23.15, Premium Emotion


22 Jan

Come i Sentieri Selvaggi riportano, che io correggo di e accentate male:

 
La febbre dell’oro, settanta anni dopo. Senza la poesia, la tenerezza e la malinconia del vagabondo di Chaplin, perché sostituite ormai dall’avidità, la violenza e l’arrivismo senza limiti. Sam “Asso” Rothstein e Nicholas “Nicky” Santoro sono i protagonisti di questa velocissima cavalcata all’inferno senza ritorno, un biglietto di sola andata all’interno dei meccanismi del Sistema che ha fagocitato e riscritto il Sogno Americano, senza chiederne il permesso.

Il primo è il nuovo gestore del Tangiers, l’immenso Casinò che regna sul deserto circostante, mandato dai boss per triplicare i profitti e gli interessi delle famiglie mafiose nel territorio; il secondo è il suo braccio destro, una scheggia impazzita e senza controllo che contribuirà all’inarrestabile declino di questa tragedia moderna a tinte fosche e nerissime. Nerissime, nonostante lo sfarzo e la vivacità di questo mondo incredibilmente colorato provi (inutilmente) a nascondere il rosso del sangue con le sue luci al neon e le attrazioni da luna park. Più che un seguito (o un rifacimento) di Quei bravi ragazziCasinò ne rappresenta l’ideale prosecuzione, il punto di non ritorno dell’estetica scorsesiana, forse mai (più?) a questi livelli: quasi tre ore di narrazione a rotta di collo nella quale voci e punti di vista si alternano senza soluzione di continuità, costantemente accompagnate da un commento sonoro magistralmente integrato in un montaggio arditissimo e spericolato. Ecco, spericolato, non a caso: Casinò rimane ancora oggi un esempio di cinema monumentale appunto perché grande, sotto qualsiasi aspetto.

L’affresco enorme e smisurato di un mondo (anzi, di una civiltà) dalle dimensioni talmente macroscopiche che tre ore di film riescono appena a sfiorarne la portata: Las Vegas come una Disneyland degli orrori, una roccaforte circondata da quel deserto sconfinato in cui poter nascondere e seppellire i propri peccati. Quasi un organismo a sé stante al cui interno scorre il verde dei dollari, mentre invece il rosso del sangue (quello vero) ne rappresenta la pelle, lo scudo protettivo fatto di terrore e violenza tramite il quale è possibile perpetuare il proprio controllo sull’universo intorno.

Un grande film sulla fine del mondo, sotto alcuni aspetti assimilabile a quello che due anni dopo sarà il Titanic di James Cameron: il racconto per immagini del crollo di una mastodontica cattedrale dalle fondamenta fragili, popolata da esseri umani che sono già inconsapevoli testimoni della catastrofe imminente. Uno dei grandi capolavori degli anni Novanta, poi preso a modello da moltissimi ma mai eguagliato nella sua assoluta perfezione filmica, nonché impossibile da pensare con nomi e volti diversi: dalla coppia incarnata da Robert De Niro (che nello stesso anno partecipava anche a Heat di Mann, un momento irripetibile) e Joe Pesci, alla tormentata Sharon Stone che qui per la prima volta dimostra di essere veramente un’attrice. Non è vero che, dopo Casinò, il cinema di Martin Scorsese non è più stato degno di nota, ma allo stesso tempo è vero probabilmente che non ha più posseduto questa irresistibile potenza deflagrante e sanguigna, fatta forse eccezione per Al di là della vita e Gangs of New YorkAspettando, ovviamente, The Wolf of Wall Street

 

Titolo originale: id.

Regia: Martin Scorsese

Interpreti: Robert De Niro, Joe Pesci, Sharon Stone, James Woods, Alan King, Kevin Pollak, L.Q. Jones

Durata: 165′

Origine: USA, 1995

Charles Brandt conferma “The Irishman” di Scorsese


14 Aug

Charles Brandt is the author of several noted books including ‘Donnie Brasco: Unfinished Business’, ‘The Right to Remain Silent’ and the hot, New York Times true crime bestseller ‘I Heard You Paint Houses: Frank ‘The Irishman’ Sheeran and Closing the Case on Jimmy Hoffa’ — revealing the activities of the nation’s most notorious crime families. On this ‘ConciergeQ Conversations with Chantal Westerman’, which originally aired on EverydayOpera.com on July 29, 2011, Charles shares his career as the former Chief Deputy Attorney General of Delaware and trial attorney, details about ‘I Heard You Paint Houses’, which is being made into a Martin Scorsese film, starring Robert De Niro, and Al Pacino, Sun Valley, Idaho expertise, and more!

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