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Quali film vedremo a Venezia? Intanto Clint Eastwood ha iniziato le riprese della sua nuova pellicola


28 Jun

joker phoenix

Come scrissi un paio di giorni fa, quest’anno riapproderò al Lido in veste d’inviato specialissimo. E mi gusterò tutti i film della Mostra assieme agli accreditati. Nella sala riservata, ovviamente, ai personaggi più prestigiosi e di spicco della stampa.

Con quali credits mi presenterò? Semplicemente con la mia faccia nuda e cruda.

Io sono un forestiero della Settima Arte. Cioè svolgo il lavoro di critico cinematografico senza però essere vincolato a esigenze editoriali ideologicamente e politicamente schierate.

Dunque, se un film che vedrò non mi piacerà, potrò scrivere liberamente che fa schifo al cazzo, senza macchia e senza paura.

Probabilmente, vista l’alta boriosità di molti giornalisti, non solo della Foreign Press, persone indisponenti ed esaltate come Vittorio Sgarbi, scatterà fra me e loro qualche rissa che non si limiterà semplicemente a uno scambio di dure, intransigenti vedute esegetiche agli antipodi.

No, non saranno soltanto conversazioni accese, diciamo, bensì io e loro perderemo la testa, il nostro sangue al cervello andrà e partiranno testate reciproche…

Detto ciò, scusate ma intendevo chiarire la mia ferrea, oserei dire manesca presa di posizione alquanto irremovibile in merito all’incorreggibilità non di un testo con dei refusi ma del mio sballato, gasato, completamente fuso che non farà mai ammenda ed errata corrige dei suoi difetti caratteriali, ancora inesorabilmente impazzii, no, già impazzano furtivamente i cosiddetti rumors riguardo i probabili film che saranno proiettati al Lido.

Ah ah.

Innanzitutto, pare che Joker con Joaquin Phoenix verrà esposto alla vetrina veneziana. Chissà, se non sarà pronto The Irishman di Scorsese, Joker potrebbe essere addirittura selezionato come film di apertura.

Dunque, dovremmo vedere il nuovo film di Roman Polanski.

Sugli altri eventuali titoli, non si sa molto. Quindi è inutile fare previsioni.

È come quando uno s’innamora di una diva di Hollywood e pensa:

… assisterò alla proiezione privata, in una saletta intimamente delicata, della sua grande attrice che con me simulerà l’orgasmo con un’interpretazione da premio Oscar?

 

Già, la vita è come Hollywood, appunto, una fabbrica di sogni.

Il novanta per cento delle persone sogna dall’adolescenza di diventare un mito come Clint Eastwood ma quasi tutti, arrivati a una certa età, prendono coscienza finalmente, assai tardivamente, che la celeberrima battuta di Eastwood ne Il buono, il brutto, il cattivo fa al caso loro…

– Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi…

 

Eh no, miei cari, non ve la caverete, facendo i fighi su Facebook. Perché, se continuerete così, la pensione d’invalidità vi aspetta.

Intanto, proprio il signor Eastwood ha cominciato in Georgia le riprese del suo nuovo film.

Cinquanta idioti di Hollywood stanno cercando di boicottarlo. Perché Eastwood, fottendosene al solito di tutti e delle leggi ipocrite, malgrado lo stato della Georgia abbia da poco approvato una legge stranissima sull’aborto, non vuole che il suo film abortisca.

Scusate, che c’entra infatti Eastwood, signore distinto, monumentale pezzo d’uomo e cineasta di classe immensa, con l’aborto e con le donnette che ascoltano Giorgia?

Il mondo si divide, sì, in due categorie:

chi va al Festival di Venezia come un clown Falotico dal carisma magnetico e chi non solo crede e appoggia leggi pazzesche, bensì non legge perfino le recensioni di un uomo autoironico che non ha bisogno di maschere e trucchi per essere un gigione.

Sì, sono un uomo che, ogni mattina, appena sveglio, va in bagno, si lava il viso col sapone e non usa profumi di Paco Rabanne.

 

Eh già, la vita è questa, fratelli, poche frottole…

– Ah, visto che grande attore? Un’interpretazione strepitosa. Bravo!

– Sì, ma tu che fai nella vita?

– Be’, io sono laureato alla Bocconi e sono un intellettuale. Io vado fiero di me.

– Siamo sicuri?

 

Insomma, frustrati, il vinello a tavola vi aspetta…

Ora, con spavalderia strafottente, vado in cucina a bere acqua Uliveto.

Ah, sono un Genius monstre.

 

 

di Stefano Falotico

 

polanski

MORGAN FREEMAN as Scrap and CLINT EASTWOOD as Frankie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Hilary Swank. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

MORGAN FREEMAN as Scrap and CLINT EASTWOOD as Frankie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Hilary Swank.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

La critica moderna, guidata dagli youtubers Joker Marino, Federico Frusciante, victorlaszlo88, Lorenzo Signore, Mr. Marra vs la Critica accademica


17 Jun

james-deanOra, saltate questo lungo preambolo se non amate l’autoironia, la Critica sui generis e passate al capitolo 2 che verte sulla questione enunciatavi nel titolo…

Comunque sia…

Lo spettatore amatoriale che critica i critici veterani è triste quasi quanto Paul Schrader che girò un film con James Deen e più moscio di Richard Gere de Il primo cavaliere?

Sì, ho scritto James Deen, non James Dean.

James Deen è la nemesi di James Dean. Tanto Jimmy fu la simbolizzazione, per quanto mitizzata volgarmente, romanzata, empiamente stilizzata della gioventù bruciata piena di palpiti romantici, d’eterna inquietudine combattiva, d’incandescente purezza sentimentalmente travolgente, ovvero l’incarnazione della rabbia giovane quasi appunto malickiana, oscenamente mistificata però dai cultori e fautori bassamente giornalistico-giovanilistici, appunto, cioè adulti rincoglioniti idolatri e nostalgici delle giovinezze lor perdute nella panza e nella corruzione da riempire e infangare di triti luoghi comuni insopportabili ché, a loro squallido ardire, è bello ardere e identificare in modo pressapochista nella distorsiva nomea iconica d’una idealizzata, forte, eterna sindrome da Peter Pan e nella stupida magnificazione bambinescamente cazzuta de Il selvaggio, quindi a erezione, no, elevazione di nostalgie ed elegie brandiane e coppoliane, Rumble Fish docet, santificanti e dunque limitanti, al solo scopo… mercantilistico e superficiale, agiografico e banale, semplicistico e oserei dire scandaloso, scostumato, vergognoso di alzar in auge quella… che è invero l’emotiva complessità di un periodo importantissimo della vita di noi tutti, cazzo, dicevo… mi son perso fra anacoluti dal costrutto sintattico più articolato di un infinito rutto brutto… in parole povere, James Deen, il pornoattore osceno, è un misogino edonista mostruoso e marcio, un sodomita violento e ai limiti della legalità delle donne comunque più vicine alla femminilità animale, quindi di Dean ha solo il nome.

Deen è uno sgorbio e ha storpiato pure il fantastico cognome del protagonista della Valle dell’Eden.

E The Canyons è un film impresentabile non perché io sia un moralista che fatica/chi a digerire l’idea che lo sceneggiatore de L’ultima tentazione di Cristo abbia ficcato… Dean nella sua porcata per rendere Autofocus la sua bischerata, no, capisco benissimo che dietro questa sua scelta di casting via sia un’idea meta-cinematografica pari quasi alla metafisica di Taxi Driver, comprendo appieno che, così facendo, Schrader abbia voluto eccentricamente omaggiare appunto sé stesso, essendo lui un calvo cineasta solipsista e calvinista, ossessionato dalla carne, da temi come il peccato, l’irredenta natura ambigua del sesso e dell’amore in una società andata a puttane più delle clienti di Woody Harrelson di The Walker o del super figo Richard Gere di American Gigolo, no, non è questo il punto. Nemmeno G.

Il grande Cinema è splendida finzione. American Gigolo è un bellissimo film proprio perché non c’era John Holmes a interpretarlo. Non so se mi stiate seguendo. Bensì appunto v’era Gere.

Forza, sveglia, non dormite da ghiri!

Un sex symbol, certo. Che peraltro sarebbe divenuto totalmente tale soltanto dopo questo film. Richard Gere, un celeberrimo donnaiolo incallito che è stato sposato a Cindy Crawford, l’unico stronzo di classe che poteva permettersi la lussuria, no, il lusso di essere il protagonista della pellicola All’ultimo respiro, remake neanche tanto malvagio, a darla tutta, no, a dirla tutta, di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, recitando spesso semi-ignudo in piscina assieme a quell’ex Femme Publique immane e stra-gnocca di Valérie Kaprisky, donna impudica e pubica, senza far rimpiangere del tutto l’originale puro.

Evviva le guerre puniche!

Ma Gere è un attore coi contro-coglioni, non schizziamo, poveri idioti schizofrenici, e soprattutto… non scherziamo.

Guardatelo ne L’incredibile vita di Norman oppure ne Gli invisibili. E capirete che, oltre al sempiterno fascino virile da piacione, v’è sempre stato molto di più, miei cazzoni.

Richard Gere è uno che ha sempre saputo eccome il fallo, no, fatto suo. Un attore con due palle così.

E qui ci vorrebbe, a gridarvelo in faccia, Mario Brega di Un sacco bello, così come urla infatti al figlio scemino che Don Alfio è uno di Chiesa che la sa lunga.

James Deen è il peggio del maschio, roba che Bobby Peru di Cuore selvaggio, cioè Willem Dafoe, vale a dire uno degli attori preferiti di Paul Schrader, neanche a farlo apposta, se lo tromba più velocemente di un’eiaculazione precocissima senza neppure cagarlo di striscio.

Paul Schrader, che film merdoso che è il tuo The Canyons. Per fortuna, ti sei rifatto con First Reformed. Sennò ti avrei spedito a fumarti un cannone…

Sì, un tempo, ai due giorni di leva, chiedevano ai ragazzi se amavano i fiorellini. A me chiesero come mai mi piacevano i tortellini ma non gradivo molto le bolognesi.

Se qualcuno rispondeva sì ma, alla domanda se gli fosse piaciuto fare il fioraio, rispondeva che, altresì, amava la natura colorata e bella eppure al contempo non si sarebbe mai sognato di fare il giardiniere contento o di vendere rose rosse alle donne innamorate non solo di Richard Gere per una vita apparentemente felice, ecco, a questo qualcuno prescrivevano la visita dallo psichiatra.

Io sono il Joker, anche Matthew Modine di Full Metal Jacket.

Se costui si opponeva a questa sorta di castrazione psicologica assurda, lo riformavano. Ma non rilasciandogli la patente di uomo troppo dolce ed educato, dalle buone maniere sensibili non pronto a un mondo guerrafondaio manieristico di fascisti-filonazisti, bensì lo rispedivano al mittente con la patente discriminatoria di frocio assai prossimo alla demenza.

Sulla lettera, diciamo, di dimissione non v’era scritto esattamente frocio bensì eufemisticamente lo si mandava a cubiste, no, a cubitali lettere, a quel paese poiché non ritenuto macho abbastanza e dunque adatto, oddio sto morendo, a una vita da duro che tutti incula.

È questo che ci ha insegnato la nostra Italia. Complimenti, valori di “sana e robusta Costituzione”.

No, non ho nulla da dissentire in merito. Come no? Infatti io ho svolto il servizio di obiettore di cosce, no, di coscienza.

Detto ciò, non traviate le mie parole, non travisatemi.

Tutto quest’ambaradan, questo pen(s)oso panegirico per arrivare a una questione che mi sta sinceramente più a cuore.

Sì, tutti questi damerini, questi (ig)nobili figli di papà di vent’anni che non se lo sono mai fatto a dovere, mi stanno sul culo.

Se avessi detto che mi stanno in un posto simmetricamente perpendicolare allo sfintere, mi avrebbero pure tolto la possibilità di obiettare e dire la mia. Vi pare normale?

A noi, critici e figli della generazione X, forse con una Lancia Ypsilon, uomini “Smart” insomma, chi spezzerà delle lance in nostro favore? Ah, non ci disprezzerete e dunque l’anima non ci spezzerete.

Vi faremo a pazzi, no, a pezzetti, a pezz(ent)i. Paz e devi avere Pazienza, anche Andrea…

Dobbiamo mettere i puntini sulle i e anche forse su quelle greche, non siamo probabilmente dei latinisti e amanti dei peplum ma forse adoriamo i piedi femminili, siamo feticisti di e come Tarantino?

Siamo misogini come James Deen o come Stuntman Mike di A prova di morte?

Odiamo gli attori cani, dunque non siamo dei cinofili, bensì solo dei cinefili?

La domanda sarebbe da porre al mitico Ignazio La Russa. Vi ricordate?

Incorre in un frequente lapsus il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa mentre si rivolge a Luca Miniero, regista del film Sono tornato che ha come protagonista il Duce: “Un film troppo commerciale…”.

Alcuni sostengono che io meriti molto più successo E che i miei circa 370 iscritti al mio canale YouTube Joker Marino siano davvero pochi. E sul modello 730 abbia poco da recensire…

Ora, noi siamo bravissimi, in effetti. Spesso, lo dico orgogliosamente, siamo più intuitivi, colti e preparati di gente che scrive, dietro fior di quattrini, per quotidiani nazionali.

E mi riferisco naturalmente, oltre che a me stesso, ai succitati Frusciante, Victor, Signore, forse anche a Willy Signori e vengo da lontano.

C’è chi ha mille iscritti al suo canale e chi invece 100 mila. Chi invece ne ha tre, ovvero sé stesso e i suoi genitori. Io non sono invidioso di chi ha più di me. Chi fa da sé…

Dunque, lunga vita a Fede, nostri fedelissimi.

È meglio insomma Falotico, detto Falò delle vanità, oppure Francesco Alò?

È meglio Mereghetti o le sorelle Laura e Luisa, figlie di Morandini?

Chi è nato prima? L’uovo o la gallina?

E Falotico è una gallina dalle uova d’oro? Cioè, quasi (a) gratis, continua a fare le video-recensioni di film altissimi ma, se fosse andato, ogni santo giorno, al semaforo di Via Prati di Caprara, per elemosinare du’ lire, forse oggi avrebbe più soldi?

È un critico amatore pur non essendo un armatore, è un amante della più elegante Ars Amandi e un adoratore del Cinema bello, non bellico, quanto i migliori film di Elia Kazan? Oppure era meglio se fosse nato davvero come Antonella Elia?

O è invece un cazzaro, un casinaro, un coglione, per farla breve e sveltina?

Siamo tutti pirla in questo mondo?

E perché mai sfruttarono la virilità grandiosa del magnifico Richard Gere a uso e consumo delle donnette che hanno sempre utopisticamente sognato di vederlo nei panni di Lancillotto?

Tornando a La Russa, stamattina uno in radio, un lavoratore stacanovista e bravissima persona, a tale domanda fattagli, ecco, ha risposto così:

– Che cosa faceva nella vita jean-Jacques Rousseau?

– Russò.

 

Invero, non fu una domanda ma una barzelletta raccontata dallo stesso radioascoltatore che, finito di spararla, volle puntualizzare che lui, oltre che lavoratore duro, è un grande musicista.

Ci siamo capiti. Ho detto tutto. Noi siamo più bravi dei cosiddetti critici da cui tutti pendono dalle labbra ma forse ha fatto bene James Deen a buttarla in vacca.

Se proprio ci andrà grosso, no, grassa, potremmo pure campare con un mezzo stipendio ottenuto dalle visualizzazioni, ma non potremmo mai permetterci di avere la villa a Mulholland Drive.

Noi continueremo però, resilienza e Resistenza permettendo, ad amare alla follia Lynch, vedendo Naomi Watts e Laura Harring col binocolo e invece il Pinocchio Deen vedrà gnocche a tutt’andare, sgranocchiandosele, le gambe sgranchendosi, scrocchiandosi le nocche, pieno di balocchi, no, baiocchi.

Chi ha occhio, no, orecchie per intendere, intenda. Altrimenti, se non volete starci a sentire, c’è sempre la RAI.

Evviva noi, youtubers a cazzo loro, gli altri sono tutti troioni.

Perciò, arriviamo al punto cruciale, alla morale della fav(ol)a:

se James Dean interpretò Il gigante, se James Deen è un cane e La Russa un cinofilo, perché Falotico non può essere un cinefilo normale?

Dio can’!

 

di Stefano Falotico

01 Jan 1955 --- James Dean --- Image by © Sunset Boulevard/Corbis

01 Jan 1955 — James Dean — Image by © Sunset Boulevard/Corbis

Il Joker era a Castel San Pietro Terme assieme a un suo amico, forse Robin di Batman


16 Jun

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jokerSì, domenica assolata. Un caldo micidiale.

Al che, dopo una lavata bestiale, presi la macchina e m’infilai una maglietta, azionando la quinta, sollevando la leva del cambio e guidando come un dannato. Ah, sono un futurista-trasformista che odia i Transformers, l’edonismo e pure gli Avengers.

Sono il figlio delle mie mille metamorfosi, fi(si)che non, da uomo che fa del perenne cambiamento la sua filosofia a volte pure da demente.

Un uomo bracalone che odia il Dottor Balanzone, un uomo che incarna sia Gassman che Trintignant de Il sorpasso, è il mattatore de L’armata Brancaleone, uno insomma che detesta le persone ipocrite e venera Il monello di Chaplin. Di secondo nome faccio Pierrot, no, Piero, non sono un tipo da film di Pierino, conobbi però da piccolo un ragazzo di nome Pierre che si scopò molte P.R. Ora è sposato con una pura.

Di mio, non so che farmene delle pubiche, no, pubbliche relazioni. Amo isolarmi e gridare come Totò ne L’imperatore di Capriisolani, i solisti…

Ah, voi siete solo solipsistici. Quelli del PD raccontano balle e hanno la panza piena. Walter Veltroni ancora fa il Pinocchio e Beppe Grillo resta sempre un Mangiafuoco parlante.

Fra notifiche del cellulare che squillò, una squillo che adocchiai sul marciapiede, uno che mi strombazzò e un’altra con un gran didietro che, all’uscita nella quale svoltai, m’urlò che voleva trombarmi, continuai come sempre per la mia strada. Imboccando l’autoradio e ficcando il cd della colonna sonora di Lost Highway.

Sono oggi il Richard Farnsworth di Una storia vera e domani Sailor di Cuore selvaggio.

Cosicché, mi diressi in direzione di Castel San Pietro Terme. Cittadina amena con molti segreti di Twin Peaks al suo attivo. Una località intrisa di storie paesane condite da sindaci equivoci, da maestre elementari dal passato discutibile, piena zeppa di palazzi fatiscenti e posti degradati, di uomini deficienti e di altri molto abbienti, di abitanti che invero a Castel hanno solo la cantina ma stanno parcheggiati, poiché arrestati, alla Dozza di Bologna, d’un celeberrimo luogo termale ora colmo di formiche e termiti, non frequentato quando il caldo fa morire d’infarto la gente per colpa dell’ipertermia, un posto di donne scosciatissime, di biblioteche che furono ex macellerie, di distinte signore che mettono le corna al marito della prostituta più famosa che se la fa col parrucchiere, col commendatore e forse anche, appunto, con un qualsiasi puttaniere.

Uomo che non abbisogna della maschera sociale per esserle senza filtri ma comunque la ama a metà col preservativo.

Ah, questa gente che sotto Natale fa il presepe, va a messa di domenica e il lunedì mattina tifa per Salvini, io la metterei in ginocchio, genuflessa nel recitare il Mea Culpa.

Sì, gente che Fabrizio De André faceva bene a mettere alla berlina. Sì, sono persone che si dichiarano ecumeniche ma invero, oltre che fasciste nell’anima, sono senza cuore razziste.

Sì, questi qua, questi quaquaraquà vanno internati come quelli dello zoo di Berlino. La dovrebbero finire di demonizzare i giovani disoccupati quando l’unico lavoro che hanno fatto, cazzo, è stato guardare per otto ore le cosce della segretaria.

Dopo otto ore, costoro, talmente rincoglioniti dalla Juventus, non le hanno timbrato neppure il cartellino rosso.

Questa è gente peggiore di Antonio Cassano. Cassano fece solo casini e si divertì un casino con donne di bassa lega, simili a Nadia Cassini.

Donne che ebbero culo a non fare un cazzo, appunto, ma a essere più ricche di Cassano stesso.

Come fu possibile? Facilissimo. Essendo facilissime, oltre che con Cassano, andarono anche con l’intero Real Madrid.

Che posso dirvi?

Le persone religiose dicono di amare il prossimo come sé stesse ma molte di esse si suicidano per bassa autostima.

Gli psichiatri sono atei, non credono a Gesù ma vogliono salvare i lebbrosi nel cervello, pigliando parcelle da porcelli.

Sapete che vi dico? Mi comprerò il dvd di Marisa Tomei: Core & Curves.

Sì, io non sono un ipocrita.

Vi racconto persino questa.

Un mio amico venne a casa mia. Al che aprì, senza chiedere il permesso, un cassonetto ed esclamò scandalizzato:

– Cristo, ma questo è un porno. Stefano! Io pensavo che tu fossi un intellettuale. Hai un porno in casa tua.

– No, figurati. Ti sbagli. Ne ho cinquemila.

 

Ah, quante dicerie e maldicenze. Quanti esseri calunniatori.

Poi, diciamoci la verità. Non è vero che in un paese tutti sanno tutto di tutti. Questa dicasi massima popolare assai falsa. Non sanno niente, diciamo piuttosto che amano passare il tempo, spettegolando.

Potrebbe essere così?

Il mondo comunque è piccolo.

Anche a New York, il sindaco sostiene di aver fatto la scelta giusta ad arrestare uno di Harlem ma è maritato con la moglie di Martin Scorsese di Taxi Driver.

 

di Stefano Falotico

 

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THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999, © Buena Vista

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RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
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Notizia straordinaria, When They See Us: il JOKER non è Joaquin Phoenix e il nuovo BATMAN non è Robert Pattinson più altre rivelazioni scabrose da veri scoop


01 Jun

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Sì, alla fine arriverà la mia recensione seria di When They See Us di Ava DuVernay.

Ma, in una società ove primeggiano personaggi come Fabrizio Corona e nella quale Salvini vince alle Europee, mi pare giusto fare giusta informazione, liberandoci dai canali di regime della Rai coi suoi buonismi e la sua retorica nazional-popolare, dicendovi la verità come J. K. Simmons di Spider-Man con Tobey Maguire.

Sì, il mio palazzo è stracolmo di pazzi deliranti come La casa di Sam Raimi. La gente è indemoniata, si accapiglia nelle riunioni condominiali, mentre io tranquillamente, con la gamba accavallata, mi riguardo la trilogia del Cavaliere oscuro di Christopher Nolan.

Sapete tutti ovviamente che Robert Pattinson sarà invece il protagonista Bruce Wayne della trilogia, sempre batmaniana, però firmata da Matt Reeves. Eh sì, se sei un nerd, in questo mondo non hai molte alternative.

Cercare di evadere il fisco e sgattaiolare nella notte come Connie Nikas di Good Time non è conveniente. All’inizio, la polizia può brancolare nel buio ma prima o poi ti acchiappa e la tua vita finisce peggio che ne L’odio di Kassovitz, cazzo.

Anche andare ad alloggiare su un faro come in The Lighthouse potrebbe presentare situazioni inquietanti.

E che fai? Ti nascondi nell’abitacolo di una limousine come in Cosmopolis? Ah, bella roba, tra ninfomani, maniaci che assalgono il tuo aplomb e manigolde schizofreniche come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Capace che ti scoppia il cervello come in Scanners. Oppure, saluti la tua ragazza, non guidi una limousine ma una macchina scassata di terza mano e ti viene addosso un camion come ne La zona morta.

Salvi l’umanità da personaggi come Trump ma non salvi te stesso.

Oppure diventi tu l’autista della limousine come in Maps to the Stars. Sì, puoi sodomizzare una come Julianne Moore, praticamente il sogno erotico di ogni maschio etero. Ma se invece, sotto quel trucco da figona, si nascondesse M. Butterfly? Ah, è un’eventualità che devi calcolare.

Per il trauma, ecco allora che vai a farti curare dal massaggiatore ciarlatano John Cusack sempre di Maps to the Stars. Secondo voi è affidabile questo psicologo della mutua? Suo figlio è già messo malissimo da bambino e sua moglie, Olivia Williams, è la brutta copia di Greta Scacchi.

Una che, quand’era all’apice del suo splendore, faceva impazzire tutti gli uomini. Olivia invece fa impazzire solo sé stessa. Perché tanto nemmeno Popeye andrebbe con quest’isterica da film di Polanski.

Siate davvero L’uomo nell’ombraghost writer del vostro Birdman, vivete nel sottosuolo e lasciare stare il sottosopra di Stranger Things.

Se fossi in voi lascerei pure le sceme come Kristen Stewart. Se proprio volete fare i vampiri, non state con questa depressa anoressica da film di Woody Allen e da Twilight per ragazzini col ciuccio.

Ciucciatevi Isabelle Adjani del Nosferatu di Herzog. Che poi anche così la vedo dura. Diverrete come Klaus Kinski. Ah, il più psicopatico di tutti.

Potreste innamorarvi da bravi hobbit di Winona Ryder. Ma mi farete la fine di Sean Astin sempre di Stranger Things stagione 2 oppure di Keanu Reeves del Dracula di Bram Stoker del Coppola. Ci potrebbe comunque stare. Prima d’impazzire, vi sarete fottuti Monica Bellucci e non solo lei.

Ma tanto tornerete da Winona per Destinazione matrimonio. Ah, sai che vita. Guardare le partite dell’Inter di Antonio Conte, far sempre i conti con le bollette e nessun coito con la vostra consorte, nel frattempo talmente bollita che non sai come presentarla nel modello 730. Che scrivi? Che è disoccupata e la mantieni, che lavora ma non sa far l’amore, che si fa cinquemila selfie al giorno per ricevere i Mi piace di donne più matte e vuote di lei?

Insomma, non è che fai una gran figura statale. Roba che poi Mattarella te le dà col mattarello.

Oppure, dopo che vi sarete imborghesiti, porterete i vostri figli a vedere Avengers. Roba che a vent’anni i vostri figli saranno più palestrati di Thor e con doppie personalità da incredibile Hulk.

Pieni di foto proibite di Scarlett Johansson, un’altra corrotta, ma soprattutto pieni di cazzate nel cervello marcio e drogato.

Ah, sappiate pure questo: se i vostri figli vorranno elevarsi da questo schifo di società, la gente li emarginerà, si ammaleranno dunque di solitudine e daranno di matto come il Joker.

Di mio, se posso darvi un consiglio, anziché guardare e idolatrare i cinecomic, amate la vita alla Falotico.

Sì, tutti mi vogliono ma sono imprendibile. Ogni Catwoman fa carte false per avermi ma non voglio diventare Michael Douglas di Attrazione fatale.

Allora, al novanta per cento di esse, parafraso Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo:

– Ehi, bel ragazzo, lo sai che assomigli a uno che potrebbe farmi godere più di uno che vale duemila dollari?

– Sì, peccato che tu non somigli a quella che m’incassa.

E nemmeno a quella per l’uomo da duemila dollari.

– Ah sì, e a chi assomiglio?

– A una troia.

 

Be’, sì, non amo molto i cinefumetti ma comunque nutro grandi speranze per il Joker.

Sono invece fanatico delle storie notturne, cupe, tragiche, lividissime ove la verità non è mai nitidissima.

Voi lo sapete che sono l’uomo nero Michael Kenneth Williams di The Night Of e di When They See Us, vero?

Cioè, se vi do dei consigli di vita è perché so come va il sistema.

C’è un piccolo problema in tutta questa faccenda personale. Nella mia vita ho lasciato sempre giudicare gli altri la mia persona.

Peccato che gli altri, in confronto a me, siano quasi tutti dei ritardati.

E ho detto tutto.

Good Night and Good Luck.
Morale: non immedesimatevi nei supereroi, tanto nella realtà non esistono e voi esisterete sempre meno, esiterete però sempre di più.

Non affidatevi nemmeno agli psichiatri. Questi hanno attici che nemmeno Superman può permettersi mentre voi, sempre più impoveriti e impotenti, a forza di arricchire questi qua, non avrete più manco un televisore a 10 pollici per guardare un filmetto porno.

Adesso leggete questa e silenzio:

ebbene, dal 31 Maggio, è disponibile su Netflix la miniserie in 4 episodi di circa un’ora ciascuno, ideata, scritta e diretta da Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertàNelle pieghe del tempo), ovvero When They See Us.

When They See Us è la cronistoria dettagliatamente certosina, inquietante e spaventevole di uno dei casi giudiziari più scabrosi di sempre. È infatti incentrata sul tristemente celebre caso della jogger di Central Park, accaduto nel 1989.

Vale a dire lo stupro e le sevizie orripilanti subite da una donna di nome Trisha Meil nel parco più grande e famoso di New York a sera inoltrata.

Ingiustamente, di tale barbaro crimine furono accusati cinque teenager invero incolpevoli e assolutamente innocenti che furono beccati da quelle parti per pura, tragica fatalità.

Una serie di circostanze a loro estremamente sfavorevoli infatti indussero gli inquirenti e la polizia a sospettare immediatamente dei cinque suddetti giovani. I quali, follemente attanagliati dalla giudiziaria morsa caudina d’un sistema legale frettolosissimamente burocratico, si trovarono nell’assurda, confusionaria, allucinata situazione di raccontare bugie perfino a loro stessi poiché, inizialmente, colti dal panico e dall’inesperienza della loro giovanissima età, terrorizzati mentirono agli indagatori, accusandosi da soli dell’osceno reato. Ingenerando un equivoco giuridico pazzesco.

Soltanto dopo atroci, raccapriccianti, robustissimi dibattiti interminabili nelle aule del tribunale, furono scagionati e assolti. O meglio, i cinque scontarono lunghi e durissimi anni di carcere. Una volta rilasciati, ebbero molte difficoltà a reintegrarsi a una vita normale. Emarginati e visti con sospetto da tutti. Sino a quando, qualcuno finalmente confessò di essere stato lui, molti anni addietro, il responsabile dello stupro commesso ai danni di Trisha.

Però, appunto, i migliori anni della vita di questi incolpevoli giovani vennero abominevolmente bruciati, essiccati criminosamente da una legge spietatamente folle e assai crudelmente svelta a condannarli malgrado, sin dapprincipio, sussistessero pochissime prove tangibili ed evidenti del loro mai perpetrato misfatto.

Uno scandalo di proporzioni ciclopiche, un tetrissimo caso di cronaca nera restituitoci con emozionante schiettezza analitica da un’Ava DuVernay mai così brava a mostrarcelo in tutta la sua pusillanime, meschina mostruosità.

Finanziariamente sostenuta in questa sua mirabile, antropologica, lodevolissima missione oltre che dal patrocinio economico-distributivo di Netflix, dalla TriBeCa Productions di Jane Rosenthal e Robert De Niro che figurano infatti tra i produttori esecutivi, da nientepopodimeno che Opray Winfrey. Ava DuVernay si è avvalsa dei talenti recitativi in fiore di un cast di promesse di rilievo fra cui Jovan Adepo, Asante Blackk e Chris Chalk, affiancati dalle oramai veterane Felicity Huffman, Famke Janssen e Vera Farmiga, dal sempre puntuale, bravissimo John Leguizamo, da Joshua Jackson e da Michael Kenneth Williams nella parte del padre di uno dei ragazzi accusati, Bobby McCray. In un ruolo per certi versi accostabile, simile e allo stesso tempo antitetico rispetto al suo Freddy Knight del capolavoro The Night Of di Steven Zaillian.

La DuVernay sceneggia When They See Us con Attica Locke, Robin Swicord e Michael Starrburry. Ottimamente servita in questo suo viaggio all’inferno, in questo spettrale incubo a occhi aperti, dalla fotografia spesso cupamente, claustrofobicamente virata al blu, dell’acclamato direttore della fotografia Bradford Young (Arrival1981: Indagine a New York), già cinematographer per la DuVernay del succitato Selma. Capace di regalare e infondere alle immagini un tono di atmosferica gelidezza mortifera in linea col clima macabro e quasi horror della vicenda.

When They See Us, come detto, consta di soli quattro episodi (standard alquanto anomalo per una miniserie, di solito infatti anche le miniserie durano mediamente almeno il doppio) ma, nella sua concisa eppur sfumata stringatezza, nonostante un certo moralismo di fondo e qualche didascalica parentesi troppo descrittiva, è già certamente uno dei migliori prodotti del 2019.

Michael Kenneth Williams, uno che ci mette tre secondi scarsi a capire dove stia il nero, no, vero.

Però lui non è un avvocato, un piedipiatti, uno psichiatra, tantomeno un pezzo grosso nonostante il carisma magnetico.

 

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di Stefano Falotico

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Di Joker al mondo ne esiste solo uno, lui è il più grande anche quando recita la parte del demente


24 May

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Eh già, hanno veramente rotto quelle persone che si credono intelligenti e si ritirano da ogni confronto, che offendono senza chiedere scusa e vogliono sempre avere ragione.

Sia sul Cinema che sulle persone, sulla vita e sull’arte.

Strucchiamoli un po’.

La Palma d’oro di Cannes quest’anno va alla superbia dell’italico uomo moderato, elitario ma radicalchic. Soprattutto nei confronti della sua immagine allo specchio

Sì, in radio impazza ancora una volta quella cornacchia di Francesco Gabbani. Uno che vorrebbe fare il Daniele Silvestri di turno. Nella sua nuova canzone, opera magna dei poveri ma soprattutto dei magnaccia, canta codesta strofa come una scrofa:

La marjuana puritana non funziona

Promette poi non fa

Io per partito preso non son più partito

Ci credi che non credo se non ficco il dito?

Indubbiamente, quest’uomo di Carrara, che ha vinto Sanremo con Occidentali’s Karma, ama le assonanze soprattutto del suo ciuffo di banana, ben allineato alle doppie punte della sua voce gracchiante e stonata.

La marjuana puritana cosa sarebbe? Quella che si fumano tipi alla Sean Penn di Carlito’s Way? Cioè personaggi loschissimi ma con una maschera impeccabile da avvocato del diavolo?

Io per partito preso non son più partito invece è un’anafora sui generis di questo degenerato, debosciato, decerebrato, dunque cerebroleso, sinonimi e variazioni sul tema esegetico di costui che potrebbe sembrare un participio passato della sua musica inclassificabile, dunque non collocabile in nessuno spazio tempo delle sue tempie, o è piuttosto è un prefissoide di un cantante che vorrebbe essere ellenico ed eclettico e invece ama essere solo ellittico?

Non vi fissate con questo Francesco. Questo qui è un esaltato, meglio Lucio Battisti…

Francesca non ha mai chiesto di più

Chi sta sbagliando son certo sei tu

Francesca non ha mai chiesto di più

Perché lei vive per me

Gabbani invece campa per gabbare gli uomini che si comprano i suoi dischi e per far sì che il suo gabbiano venga… fra le gambe ingabbiato da donne gabbianelle che se lo girano.

Come diceva Totò dinanzi a personaggi del genere… in galera ti mando.

Sì, al Gabbani preferisco i gabbiani. Al rumore del mare, un peto nell’acqua di un oceano di notte quando la gente s’addorme e il tempo delle mie memorie fa a botte con Jung e Freud. Sognando fra le stelle non una stellina di Hollywood, bensì una giornata seguente con qualche normale donnina.

Scindo io me stesso e il mio medesimo sesso alle origini della mia scimmia ridens, sapendo che la società occidentale è cosmogonica, innanzitutto tragicomica come la pellicola Tree of Life o come Hidden Life di destino filmografico d’un Terrence illuminato, soltanto forse bucolico o involontariamente ridicolo?

Ah, capisco, eremitico. Probabilmente anche rincoglionito.

I critici cosiddetti moderni fanno bene o male a stroncare il metafisico Malick e invece ad apprezzare le super fighe dei film con De Sica? Una questione anale, no, annale su cui pendo dalle vostre labbra. Ditemi voi. Imboccatemi.

C’era una volta a Hollywood è il nono film di Tarantino. Per alcuni è bruttissimo, per altri è un capolavoro.

Molta gente in Italia vuole sempre avere ragione, spacciandosi per intellettuale. Invero, questa si chiama superbia e arroganza. E, più che pensatori liberi, mi sembrano spocchiosi come Vittorio Sgarbi.

Uno che ebbe il culo di avere il culo di diventare famoso come il paroliere Gabbani oppure semplicemente quello di Casalegno Elenoire?

Sì, me lo vedo Sgarbi che ora, rimpiangendo quella Venere di Botticelli, dopo tanti suoi video da bottana sul suo canale YouTube, medita psicologicamente come il corvo gabbiano, no, Gabbani, oppure come quello di Edgar Allan Poe? Sì, adesso Sgarbi è come De Niro di Nonno scatenato che, per corteggiare le donne giovani come Aubrey Plaza, cita Lenore nei suoi discorsi in piazza e si trucca il viso alla Brandon Lee di The Crow o alla Mickey Rourke dei salotti televisivi per far colpo su una starlette come Angie Everhart di Another 9 ½ Weeks.

Secondo me, Sgarbi vuole mettere il becco su tutti ma non ne imbrocca più una. Sono imbeccate barocche che al massimo andranno bene a qualche brocca. Sì, di vino…

Sì, Sgarbi è un uomo sgarbato soprattutto verso sé stesso. Perché si reputa il migliore critico d’Arte della storia, invero non sa neanche farsi l’autoritratto. Sì, in Italia sono tutti critici dopo che hanno visto tre film. Anche dopo che ne hanno visti tre milioni ma non ne hanno capito uno perché, avendo miliardi, sono a Cannes e, fra parties e puttan(at)e varie, danno da ubriachi i voti da 1 a 10, dimenticando che la vita non è un Decalogo di Krzysztof Kieślowski, ma scordando soprattutto le valigie di cocaina nella stanza d’albergo ove l’acclamato Pierfrancesco Favino sta scopando le loro donne da vero Traditore.

Io vi avevo avvertito.

Amo l’ipocondria, dormirmela.

Ma se fate gli stronzi, divento il miglior Joker di tutti i tempi.

Sì, ho rivisto Will Hunting.

Ve l’ho raccontata questa?

Io assomiglio molto a questo Matt Damon, demone indubbiamente un po’ matto.

Lei stava con me perché era affascinata dalla mia mente:

– Sai, mi attiri perché vorrei scoprire come funziona la tua mente.

– Tu invece, donna, mi tiri perché vorrei sapere come ti funziona qualcos’altro.

 

Sì, gli opposti si attraggono.

Per questa mia misantropia, misoginia conclamata, sono un caprone, farò la fine di Al Capone o di Truman Capote? E mi cappotterò? Non lo so.

E ricordate: la vita è come il film di The Doubt. Quando pensi che sia stato il prete a farla sporca, forse è stata semplicemente la finta suora…

Quando pensi di avere incontrato un coglione, cioè il sottoscritto, hai appena invece incontrato chi ti fa ora davvero paura. Voi continuate a impalmarvi. A imbalsamarvi. Sì, giudicate con troppa severità i film e le persone e avete perduto il dono burlesco dell’autoironia. Datevi al burlesque.

Il mondo, vedete, si divide in due categorie. Chi a forza di abbozzare va giù e chi, a forza di provocare, trova un pagliaccio migliore di lui.

– Bravo, mi stupisci sempre, complimenti. Sei imprevedibile.

– No, non sono imprevedibile. Io ho sempre ragione. È diverso.

– Sì, infatti. Più che chiamarsi mentalità elastica, si chiama superbia.

– Ma che cazzo dici, povero idiota? La superbia è credere di avere ragione. Avere ragione significa essere superiore a tutti.

– Hai ragione. Sono stato impreciso. Non soffri di superbia, bensì di delirio d’onnipotenza. Oh, non prendertela, si scherza, eh.

– Io no.

– Allora confermo la prima. Sei superbo.

– Ora ti distruggo! Ti spedisco in manicomio!

– Siamo sicuri? Anche su questo avrai ragione?

Guarda, abbozziamola qui. Non voglio farti male. Poi, sai, se per crisi psicotiche finisci sedato come un cavallo e a Ottobre non potrai vedere con occhi lucidi il Joker, sarà perché avrai perso lucidità.

Andiamo avanti?phoenix joker

di Stefano Falotico

Il vaso di Pandora dei social, la sciagurataggine dell’umanità odierna ove ogni scheletro nell’armadio ha rivelato il Joker dentro ognuno di voi


06 May

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Sì, fremo, fibrillo, non sto nella pelle, son convulsamente eccitato nell’attesa che il Joker con Joaquin Phoenix esca sui grandi schermi.

Ah, questo Principe dei clown, questo viveur bukowskiano fuori da ogni schema che, dopo mille delusioni e ambizioni massacrategli da uomini intellettivamente più preparati di lui in tal gioco della scherma ch’è la vita, dopo che appunto è stato infilzato, sbudellato nell’anima, angariato, vilipeso, nell’amor proprio infranto, dopo che è stato accusato di essere semmai un infante perché troppo puro, s’è dato alla follia più esuberante con tanto di papillon variopinto su trucco esilarante.

Divertendosi da matti a prendere in giro un mondo più folle di lui che s’è permesso il lusso sfrenato di deridere la sua anima diversa e non omologata al porcile di massa.

Dopo tanta cinica baldoria, la sua euforia e ogni suo slancio spontaneo son stati castrati dall’arroganza farisea di uomini di panza.

Sì, il Joker dev’essere un sociologo, un antropologo di questa società iper-cinetica figlia di un montaggio allucinato da peggior Cinema del compianto Tony Scott, un nemico pubblico Gil Renard di The Fan che erroneamente credette ingenuamente all’idolo chiamato mito, alla cultura ellenica, al culto di ogni venerazione della bellezza artistica. Ma, tradito dalle scelleratezze di un’ipocrisia stagnante, ciclicamente punitiva nei riguardi delle persone troppo sincere e dunque senza maschere, ha smascherato a sua volta, attraverso la sua irridente, strafottente mask grottesca, un mondo pirandelliano, compiendo prodigiosamente e stoicamente una metamorfosi alla Kafka, da mosca cronenerghiana, sputtanando di brutto la pirotecnia folcloristica d’una società frenetica come un film prodotto da Jerry Bruckheimer, diretto da quel cazzone di Michael Bay, destinato a lobotomizzare ragazzi già innatamente deficienti, cresciuti a botte di anabolizzanti ed edonismo da robot coi cervelli poco Transformers, vuoti e stolidi soltanto nello svuotare il portafogli, rinnovando l’abbonamento in palestra per mettere su muscoli da Boogie Nights.

Sì, un mondo oramai andato a zoccole.

Falsissimo. Ove tutti si professano sani di mente e sani. Invero son sporchi, corrotti, in una parola porci.

Ben venga allora l’onestà (im)morale, la pornografia da collezionare con tanto di HD nel prendere tutto a culo in 1080p con tanto d’ingrandimento orgasmico sull’inculata collettiva.

Sì, siete tutti fottuti.

Oggi non potete più nascondervi nei vostri trucchetti. Sì, basta spiare i vostri profili. Siete una contraddizione vivente. Che voyeurismo!

Sì, gente che inneggia al Cinema di Sokurov e a quello metafisico di Malick e poi, al contempo, inserisce post peggiori di Così fan tutte.

Abbiamo allora uno spopolare di medici senza frontiere, sì, sessuali però, abbiamo turisti del Louvre, tornati da Parigi, che si fanno i selfie in zona Fiera con una Gioconda, leggasi prostituta di bassa sega, no, lega che ti fa il sorrisetto se le sganci un centello.

Sì, siete il più grande museo vivente delle bugie da imbalsamati mentitori delle vostre coscienze. Le vostre mentalità sono più immobili di una statua di cera di Buster Keaton.

Ecco allora quello col reddito di dignità che, in preda a manie di grandezze, dopo una vita vissuta nel buio della sua notte più fonda, disegna a matita la reggia di Versailles, sognando di essere il Re Sole per sconfiggere una solitudine da colui che dovrebbe solo ghigliottinarsi.

No, invece, non pago della sua tristezza, motteggia per far ridere ancora di più la gente. In modo che qualche anima pia, più ingobbitasi di Quasimodo del Victor Hugo, almeno possa benevolmente, pateticamente compatirlo.

Sì, grazie alla sua autoironia e al suo pietistico sarcasmo, spera pure di rimediare una scopata fra un antidepressivo e l’altro, una canzone di Elisa e qualche risata da rimbambito con i film di Vincenzo Salemme.

Di contraltare, in questa chiesa materialisticamente fatiscente, in questo mono destrutturato e bruciato più della cattedrale di Notre-Dame, abbiamo anche gli influencer.

Cioè degli idioti leggermente più furbi degli altri imbecilli.

Sì, donne che hanno letto solo la pagina degli oroscopi della Guida Tv, le quali dispensano saggezze a un loro pubblico di fanatici, poveri cristi che però, a differenza di Cristo, il quale morì vergine e, a parte la tentazione per la Maddalena, comprensibile in quanto super patonza mai vista da trombarsela a cazzo durissimo, era completamente disinteressato al sesso, sì, ah ah, pendono dalle labbra ma soprattutto dai glutei di queste massaggiatrici delle dure balordaggini più fisicamente appetibili.

Se a voi questo mondo di oggi piace, buon appetito.

Evviva la pazzia.

Vai, Joker. Buttati nelle strade, datti all’idolatrica ilarità sconsiderata, gigioneggia e scoreggia, cazzeggia, quindi immalinconisciti e canta al plenilunio con Jimmy Durante.

Ché la tua vita distrutta sia di monito a un mondo di ritardati e furfanti, di troie e bastardi.

Sì, tu sei The King of Comedy, tu sei Travis Bickle.

Beccati questa, pappone, lurido maialone.

E andate tutti a farvelo dare nel culo.

Siete venuti a galla, miei galli. E io sono Asterix. Ah ah.

Vi siete smascherati per i miserabili che siete sempre stati ma, prima dell’avvento di Facebook e Instagram, andavate in giro in giacca e cravatta. E gli altri davvero pensavano che non vi guardavate i film con Nicole Aniston.

Laureati! Con tanto di lode. E, come dico io, di lorde. Cioè quelle che, abboccando ai vostri soldi, imboccavate…

La verità del mondo è una sola:

Ed Sheeran ha sempre avuto una faccia da scemo. Durante l’adolescenza, non poteva farci niente. Se, all’ennesimo affronto e presa per il popò, assalito dalla rabbia, gli fosse saltato in mente di fare del casino, l’avrebbero internato come Arthur Fleck.

Ora, dopo due tre canzoni, ha i soldi che gli escono pure dalle orecchie da Dumbo. Sì, ha una faccia da cretino più di prima. Ma, se qualcuno l’offende pubblicamente, questo qualcuno viene contattato dall’avvocato di Sheeran. E il coglione finisce in mutande con tanto di rehab. Con tutti gli altri possibili, futuri e immaginabili Ed Sheeran, non ancora arrivati a un successo Perfect, che lo trattano da pagliaccio.

Molto triste, vero? Why so serrious?

E dai, non fare il musone, ce l’hai un lavoro? E una ragazza con cui guardare A Star is Born? E smettila… ma che vuoi dalla vita? Non mi dirai che ti fai i segoni su quella lì, eh? Ma che schifo!

Vergogna!

The Show Must Gon On.

Ricordate. Resiste e vince il più puttaniere e motherfucker.

Quindi, dateci dentro!

 

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di Stefano Falotico

Tutto ciò che è successo al Joker negli ultimi anni da saggio Holden ma voi non avete mai osato chiedere, epico!


30 Apr

Ora, vedo molti giovani iscritti alla scuola di scrittura creativa Holden che non hanno mai letto il capolavoro di Salinger.

Cazzo, questa scuola però non è tanto per eterni adolescenti. Il costo d’iscrizione viene più di 5000 Euro.

Fidatevi, con 5000 Euro, piuttosto che seguire questi corsi didattici tenuti su da gente frustrata, potete comprarvi una miriade di libri e farvi da soli una cultura che vale l’enciclopedia Treccani.

Ecco, ora vi racconto cosa mi è successo negli ultimi anni. Anzi, cosa non è accaduto.

Tanto tempo fa, fra le brughiere del bolognese, in questa landa della pianura padana ove abitano pure delle padovane, ove va ancora alla grande Samuele Bersani con le sue piadine romagnole, ah no, scusate, Bologna è in Emilia, io mi comportai esattamente come il mio idolo, ovvero Walt Kowalski/Clint Eastwood di Gran Torino.

Sì, quegli scapestrati arrogantissimi meritavano una lezione morale davvero indimenticabile. Mi fermarono per il mio coraggio da leone e cercarono di rimbambirmi, ficcandomi nelle cliniche psichiatriche. Posti comunque più sopportabili del novanta per cento degli uffici comunali ove il grigiore è all’o.d.g. e tutti si fingono brave persone che votano Democrazia Cristiana quando invece non hanno l’anima per apprezzare quel povero cristiano del Joker, uomo della DC.

Sì, in questi manicomi, la vita assume la levità della malinconia più euforica, la gente, in preda a urla devastanti, canta liberamente di rivoluzioni sessuali e sogna un mondo egualitario ove non avvengano più segregazioni da CasaPound.

I matti soavemente son sedati, imbottiti di psicofarmaci mentre gli psichiatri son più pazzi di loro e imboccano le apprendiste psicologhe su pratica applicata all’Eros freudiano, forse solo ano, con infermieri che vagheggiano la cuoca della mensa sul riso bianco dei loro sorrisi di plastica abbottonati ai loro camici intonsi.

Si tirano su le maniche ed effettuano depot, vale a dire punture a base di sostanze chimiche altamente nocive all’organismo umano, ficcate insomma a scopo contenitivo, al fine di alleviare le sofferenze psicologiche dei presunti malati di mente attraverso arbitrarie somministrazioni intramuscolari di neurolettici che li paralizzano, rendendoli catatonici, impotenti in ogni senso.

Sì, questa è la cura. A scopo, diciamo, propedeutico. Una cura che ti castra se vuoi scopare. Sessualmente parlando. Peraltro, così distrutto, dopo che ti hanno dimesso, non trovi lavoro neanche per scopare i pavimenti delle stesse cliniche ove ti hanno raso al suolo.

Come la vedete?

Insomma, una vergogna mondiale effettuata in quasi tutti gli Stati del mondo liberali e progressisti, tranne nelle regioni sottosviluppate dell’Africa. Ah ah.

Questa è bella, è bellissima. Segnatevela, ragazzi, quando qualcuno oserà dirvi che, visto che non legate coi vostri coetanei, schizofrenici e maniaci sessuali, soffocati da genitori più infantili di loro, siete socialmente pericolosi come Léon soltanto perché non leccate il culo a nessuno, amate una vita appartata e discreta, simpatizzate per la nevrotica Natalie Portman e siete dei Ronin, mercenari senza padrone che non si prendono la Laurea per scrivere sotto dettatura al fine di riscuotere uno stipendio puttanesco elargitovi dal caporedattore fascista che vi obbliga, peraltro coattamente, a redigere articoli di Spettacolo ove venite corretti, no, costretti, sennò vi licenziano, a dire che Luc Besson è uno affiliato a Cose nostre – Malavita.

Tenetela a mente quando qualcuno vorrà reprimere la vostra Nikita giustamente incazzata, lanciandovi offese perché siete ribelli rispetto a quelle della vostra età che a 18 anni hanno già 1 milione di followers di guardoni, delle gnocche, sì, ma anche palestrate oche e vuote, mica anoressiche stupende come Anne Parillaud, e insulteranno la vostra bella, raffinata magrezza perché i canoni di bellezza odierna esigono una bionda più formosa come Bridget Fonda di Nome in codice: Nina.

Be’, sinceramente, come quello “Zio Nino” di Bob De Niro di Jackie Brown, io spingerei a fondo sia su Bridget che su Anne. Anche sulla Hathaway de Lo stagista inaspettato.

Sì, The Intern, un uomo fuori tempo massimo il Bob. Sia nell’eiaculazione precoce con la femminona Fonda di Jackie Brown sia nella ricerca di lavoro interinale nel suddetto film di Nancy Meyers, una femminista.

Sì, un Nonno scatenato che senza vergogna spara battute vaginali a fica, no, a raffica.

Fottendosene… della moralità e del perbenismo. Si caccia una pippa su un porno e poi serve, con le mani ancora macchiate di sperma, al sano nostro Ted Bundy/Zac Efron una bevanda che mette calore.

Io adoro le attrici di Hollywood. Soprattutto quelle che non vinceranno mai un Oscar. Sì, attrici che venero, delle veneri secondo me comunque più oneste di quella rotta in culo di Nicole Kidman: Kendra Lust, Brandi Love, Nicole Aniston, Gracie Glam, Mischa Brooks. Per non parlare di una delle mie prime fiamme, Penny Flame, la quale infiammò la mia quaglia, squagliandola, di attimi impuri da puro Falò delle vanità. Sì, uno dei miei capolavori letterari è Hollywood bianca. Rieditato e ripulito dai refusi ma rimasto integralmente cattivo, arrabbiato, romantico e un po’ sporcaccione. Scorretto.

Quando qualcuno mi dice che sono una persona sola, gli consiglio Il fascino e la seduzione della solitudine. Quando qualcuno sostiene che sono innamorato di De Niro e non di quella scema di Scarlett Johansson, gli consiglio Robert De Niro, l’intoccabile su immagine di copertina, con tanto di diritti personalmente contrattati, di Jordi Ambro. Guardate i suoi lavori su YouTube e sappiate che io scelgo sempre i maestri.

Insomma, se mi mettete contro di me, sappiate che io sono più pazzo di voi. Ecco cos’è successo. E non vorrei che, alla prossima burla, miei sadici giocherelloni, potreste trovarvi di fronte Christian Bale di Batman. Un American Psycho che vi apre in due come una mela. A proposito, la dovremmo veramente finire con queste richieste d’amicizia inviate da tutta questa gente “carina”.

– Ho accettato. Chi sei?

– Sono una parrucchiera. Sei interessante e sembri una brava persona.

– Ah, ho capito, sei la solita zoccolona che vuole tirarmi a lucido le doppie punte.

 

Ah ah, poi mi contatta quell’altra vecchia conoscenza che giustamente mandai a farselo dare nel culo:

– Perché mi hai chiamato al telefono?

– Eravamo amici, ricordi? Possiamo tornare a esserlo. Ma prima devi dirmi se ora lavori. Ti sei inserito?

– Sì, sto lavorando veramente duro. Infatti, scusami, ora sono occupato.

– Ah, ottimo. Ci sentiamo dopo, ok? Ma puoi dirmi almeno subito che lavoro è?

– Va bene. Tua moglie mi paga per fotterla in tua assenza. È un ottimo lavoro. Fallo anche tu.

 

 

di Stefano Falotico

leon

phoenix joker

Siamo tutti Joker, chi più chi meno, siamo un jolly, forse domani di nuovo polli, non male Polly


26 Apr
dav

dav

Ma quant’è bel, sembra Mabel, non è un giochino della Mattel, non è affatto matto, indovina chi è

Non voglio sentire ragioni. Questa canzone spinge. La cantante è bellina, anzi è Mabel e con lei giocherei di alte maree come Mont Saint-Michel. Come in To the Wonder, un amore malickiano, puro, romanticissimo…

Michelle, ma belle, sont des mots qui vont très bien ensemble…

Come cantava Paul McCartney, il più bello dei Beatles. John Lennon era la mente, Yoko Ono invece fornicava, no, forniva la materia prima…

Don’t Call Me Up, sì, è una gran canzone.

Come le migliori canzoni, appunto, del gruppo musicale di Liverpool più famoso della storia.

Che, fra l’altro, sono tre e basta. Quella succitata, Yesterday e la terza la prendi te, visto che piace più a te che a me. Sì, per te va bene, io pretendo qualcosa di meglio.

Noi tutti di questa generazione aspettiamo Joker con Phoenix.

C’è pure da chiedersi perché?

Questo Phoenix è proprio un attore monstre.

Lunga vita e grande Cinema a tutti.

 

di Stefano Falotico

JOKER with Joaquin Phoenix: C’est la vie, Life is a KILLING JOKE, uno scherzo del destino e del delfino


26 Apr

58419319_10213517754401103_2948840583117930496_nIl Joker in carne, pelle(r)ossa…

Molti attori invecchiano male, io sono un caso Falotico da Benjamin Button, più invecchio più ringiovanisco

Uno dei massimi aforismi del grande John Belushi è stato questo:

I miei personaggi dicono che essere incasinati va bene. La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no.

Sì, la gente con me si è sentita sempre a suo agio. Talmente a suo agio da mettermi a disagio. Paradossale, no?

Sì, la gente, entrando in contatto con me, pensa immediatamente: possibile che questo sia così libero e non venga sfiorato minimamente dalla visione moralistica, pedante, meritocratica, oserei dire fascista, sessista, razzista e segregazionistica a cui noi invece, non essendo nietzschiani, abbiamo paurosamente abdicato? Sbriciolandoci nel marciume più becero?

Abiurando allo squallore quotidiano, prostituendoci alle meschine trivialità per simpatizzare col prossimo in un carnaio fintamente goliardico, invece cupissimo ove, tra sfottò, derisioni da Amici miei, scherzetti crudeli, ci contentiamo di prendere tutto alla leggera poiché oramai siamo avviliti, scoraggiati e delusi da tutto. Inneggiando al folclore più edonisticamente mendace?

Ma questo cosa vuol fare nella vita? È un uomo utopistico, anacronistico, giammai solipsistico, a differenza di noi che siamo egoisti, egotisti e abbiamo pure le gote che emanano una mestizia espressiva paragonabile a quella delle sfingi?

Sì, viviamo in maniera faraonica, ci addolciamo con le nostre faraone, cioè quelle donne rugose e noiose che adorano i manicaretti più oleosi e quel piatto culinario apprezzato per la prelibata, rosolata sua carne cucinata per giornate festose. Ove tutti falsamente ridono, seduti a tavola, gozzovigliando avidi e porcelleschi e, nei loro cuori, umidi, oramai asciugati da ogni pura emozione, quindi putridi, son stati cannibalizzati nei loro sentimenti più veri. Compiacendosi, disgustosamente, del fetido, freddo cibo esistenziale, oserei dire da animali?

Eh sì, ci vorrebbe un Tito Andronico per dar sangue a quest’umanità spolpata, dissanguata, questa realtà antropofagica come ne Il silenzio degli innocenti.

Una società ove tutti voglio essere bellissimi, in formissima e, invece, in tal tripudio oscenamente volgare, da best looking men son diventati il peggio dei dementi?

Immagino il povero Val Kilmer, adesso putrefatto dal Cancro, e molto me ne dispiaccio, colui che è stato Cristo, no, Chris in Real Genius e anche Chris in Heat, un uomo insomma Top Gun che, a mo’ del suo personaggio nell’appena citato, eccitante capolavoro di Michael Mann, sconsolato perché tirava brutta aria con Ashley Judd, una molto più figa della Sconsolata, cioè a lui per questa tira ancor di brutto ma lei l’ha stirato forse per uno meno bello, domanda a colui che ha incarnato God’s lonely man di Taxi Driver, ovvero Bob De Niro, se è solo.

E Bob, con aplomb da gentleman, con signorilità invidiabile e soffice sussurrio melodico da ieratico imbattibile, gli risponde che è un solitario ma non è una persona sola.

Ho letto proprio oggi un articolo sulla solitudine sul sito aprilamente.info in cui si afferma che è meglio stare soli piuttosto che in compagnia di gente che ti fa sentire sola.

Ah, questi qua hanno fatto la scoperta dell’acqua calda.

Ecco, all’articolista di questo post, sì, credo sia una donna, direi ciò:

– Ecco, vede. Lei è una psicologa, giusto? Per arrivare a questa conclusione, a cui io ero arrivato già a 14 anni, per laurearsi dunque in psicologia, deve aver sofferto molto di aridità e di mai sanate psicopatologie, no?

Più che aprire la mente, direi che è giunta l’ora, signora cara, di aprire qualcos’altro.

E scoprirà acqua rovente.

 

Ah ah.

Sì, dovreste fare rewind come l’omonima canzone “scandalosa” di Vasco Rossi per azzerare e riscaldare tutti i vostri finti pudori polarizzatisi nelle depressioni bipolari. Che raffreddamento, mio dio, propongo una vita all’aria aperta. Prenderete il raffreddore e qualche uccello che vi cagherà in testa, cioè qualche stronzo che non v’inculerà, ma comunque sarà una boccata salubre.

Altrimenti, vi ridurrete come una Mummia alla Brendan Fraser, avrete fisici palestrati e tartarughe magnifiche ma uno sguardo da pirla, vuoto come in George re della giungla…

Ah, La febbre del sabato sera non scorre più nelle vostre vene. Adesso, pur di rimanere a galla, economicamente parlando, centellinate avarissimi ogni vostra magnanimità emozionale, siete venali, avete i parrucchini sopra i portafogli in quanto avete paura di mostrare la vostra ricchezza apparente e orrendamente appariscente, vi camuffate nelle chirurgie facciali per oscurare le vostre anime di plastica.

Un tempo eravate amabili Friends. Poi vi siete montati il cervello. Quindi, dopo aver montato un paio di belle donne, spompati ed esaltati, siete entrati in rehab come Matthew Perry.

Afflitti dal vostro mal di vivere e di pancia incurabile, siete adesso bolsi. E indagate sulle vite altrui come Perry Mason.

Pensate a Marilyn Manson, ad esempio. Un tempo era gagliardo, tosto, incazzato. Adesso pare il cioccolatino Lindt, l’ovetto pasquale bianchissimo che mi son pappato nel giorno della resurrezione di nostro Signore il salvatore, miei peccatori.

Una schifezza. Si è rincoglionito.

Ingannevole è il cuore più di ogni cosa… e invece è palese oramai ogni goccia di Valium che Manson ha preso in faccia.

Uno mi ha scritto che morirò segato. Alludendo al fallo, fatto che, odiando quest’umanità di fighette, creperò nelle mie masturbazioni non solo mentali. Poiché pretendo sempre una vita fighissima invero impossibile.

Gli ho risposto che è meglio morire segato piuttosto che trombato e anche trombone.

Ci è rimasto, appunto, come un coglione:

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto.

 

Sì, vi siete ridotti come nel più patetico film di Carlo Verdone, Compagni di scuola.

Mentre io sono l’unico uomo che riesce a essere questi tre personaggi agli antipodi in un batter d’occhio.

Questo può anche non piacervi ma, se dite, voi donne, che non è piacente, fatemi il piacere.

 

 

 

di Stefano Faloticogreen book viggo

This image released by Universal Pictures shows Mahershala Ali in a scene from "Green Book." (Universal Pictures via AP)

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