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Il JOKER di JOAQUIN PHOENIX: Character Study


03 Sep

joker phoenix

Che cos’è innanzitutto un character study?

Sarebbe da chiedere a quei folli psichiatri così supponenti che, in diagnosi superficiali assai sbrigative, specie quando c’è di mezzo la giustizia che, a sua volta, preferisce agire repentinamente senz’appurare approfonditamente, emettono giudizi lapidari capaci, nell’arco di una misera mezz’oretta in cui l’hanno eseguita, semmai leggendo nel frattempo le notifiche lampeggianti sotto un desktop col logo della Fortitudo, di rovinare tutto il libero, propulsivo potenziale a rinascere d’una persona che, semplicemente, per sfortunate circostanze, fu giocoforza obbligata a ribellarsi furibondamente, reagendo ad affronti e bullismi reiteratisi troppo a lungo.

Come si suol dire, lo scherzo è bello finché dura poco. Quando, invece ostinatamente, scelleratamente persevera nel protrarsi in maniera interminabile e infermabile, poiché nessuno interviene e intervenne a porgli un netto, radicale freno duramente, dall’apparente burla giocherellona si può passare al tentato omicidio o, peggio, all’istigazione al suicidio di un’anima Joker-iellata che, non essendo riconosciuta uguale e conformata ai dettami di massa, non essendo allineata alla carnascialesca cantilena stolta dei luoghi comuni propagati e tramandati di generazione in (de)generazione da una prosapia d’inestirpabili uomini immondi, non essendo ascritta semmai a un gruppo sociale per via d’una sacrosanta, vivaddio, natura inesorabilmente connaturata alla sua alterità troppo dissimile rispetto a un mondo appiattitosi nel pregiudizio e nella svelta supponenza plebiscitaria di una collettività malsana, un’umanità adattatasi alla retorica, ai verdetti esecrabili della propria facile boria merdosissima, un’umanità che impietosamente non solo non prova compassione o s’impietosisce ma perfino nella sua fallacità chiarissima volgarmente insiste, non recedendo dalle sue intransigenti (im)posizioni fasciste, ecco… dapprima quest’anima osteggiata, vilipesa ed emarginata nel silenzio s’ammutolisce, nella melanconia a prima vista pacifica e innocua s’intristisce, nell’amarezza e nell’arrendevolezza, nella mancanza di capacità reattiva si svilisce e nell’abbattuta autostima, dai farisei impostori, dai facinorosi imbattibili impunemente e ignobilmente scalfita, poltrisce o forse soltanto le sue rabbie ancor inesplose tremendamente, segretamente patisce.

Ecco, Joker, a detta dello stesso Todd Phillips doveva essere un potente monito scagliato in barba a questa società oramai irredimibile e barbarica. Che, edonistica, alle gioie più meschine ed egoiste incita, al solipsismo più menefreghista istruisce e ragiona a compartimenti stagni schematici, bigotti e qualunquistici.

Ebbene, Phillips c’è riuscito. Sì, a creare un’opera figlia della New Hollywood che, attingendo dalle cupe atmosfere malinconicamente oniriche di quei tempi tristi o forse soltanto rivoluzionari e stanchi delle baggianate ecumeniste di John Lennon e compagnia bella, combatté il pacifismo.

Sì, può apparire ossimorica quest’affermazione in termini, appunto, contradditoria.

Non dovrebbe infatti la pace regalare serenità e armonia? Non sempre, anzi, quasi mai la pace totale crea universale felicità perdurevole.

Viviamo in tempi ove impera l’ipocrita buonismo, ove tutti si scattano selfie a trentadue denti col drink in mano ma io, dietro questa contentezza tanto ostentata, dietro questa deflagrazione d’allegria a prima vista contagiosa e, appunto, disarmante, scorgo incurabile tristizia allarmante.

Sì, non siete felici ma vi hanno chiesto di esserlo a tutti i costi, costi quel che costi e voi abdicaste, rinunciaste per comodità ai vostri intimi credo inviolabili per non sentirvi diversi e guardati a vista. Cosicché, omologandovi all’andazzo ridanciano e frivolo, al solito putiferio carnevalesco, caciarone e chiassoso, politicamente corretto e improntato agli ordini impartitivi dalla pubblicità dei dentifrici e degli shampoo al balsamo, sembrate adesso tutti dei perfettini manichini appena usciti da un estetista che vi ha reso carini…

Sì, una società da Brazil di Terry Gilliam in cui chiunque, per non sentirsi escluso, (s)fatto come uno stampino, è uguale all’altro in tale processione di uomini e donne schifosi ma esteriormente bellissimi.

In Sala Grande al Festival di Venezia, ah sì, Joker io vidi.

Un evento che conserverò eternamente nella mia memoria. Sì, ancora forse non me ne rendo conto. Io assieme a un paio di migliaia di persone, sono stato fra i pochi fortunati al mondo a vedere uno dei massimi film degli ultimi dieci anni alla sua prima per la stampa. Che culo, ah ah.

E qui ancora spoilero in quanto sono uomo spoglio che tutti polverizzo.

Di Arthur Fleck non ci venne detto di quale malattia mentale soffra.

Notammo solamente che è affetto da un’esagerata ilarità smodata spontaneamente stupidissima. Meravigliosa!

Sì, una risata lontana dagli applause telecomandati e dalle risatine dell’ex Zelig ove spesso le battute in effetti facevano ridere ma altre volte facevano davvero piangere ma per cui la gente, sapendo che apparteneva al pubblico pagante, quindi probabilmente sarebbe stata pure inquadrata per i pochi istanti di celebrità catodica, rideva ugualmente. Eh sì, così se mi vedono nella replica registrata i miei figli, i miei amici e parenti, eh già, penseranno che me la sto ridendo da matti.

Sì, le persone sono pazze. Molti ragazzi venderebbero la loro madre come Anna Maria Barbera (che non è sposata all’impomatato direttore della Mostra, Alberto Barbera), eh sì, povera donna che a causa d’una vita difficile piena di sacrifici divenne appunto grassa e brutta, buttandola a ridere come la Sconsolata, suo nome d’arte, pur di avere una cena a base soltanto d’insalata o da salami con Vanessa Incontrada.

Vengono fuori gli animali più strani… la notte, diceva il profetico folle Travis Bickle di Taxi Driver.

Il mondo non è cambiato più di tanto. I cinquantenni stanno a casa d’estate mentre la moglie è in vacanza e sono talmente fedeli che, in assenza di quest’ultima, non la tradiscono con la prima sguattera incontrata in un bar. No, portano la fede al dito. Al massimo, si collegano, liberi da occhi indiscreti sul sito blacked.com.

Poiché, come dice l’imbecille detto italiota, non è mai vero tradimento anche se è stato un onanismo praticato con sentito, voglioso ardimento.

Però questi uomini pasciuti ed economicamente sistemati, cazzo, scoprono che la moglie non è andata a Rimini con le amiche come invece lasciò supporre loro.

E fanno la fine di Martin Scorsese sempre di Taxi Driver.

Ah ah.

Eh sì, la moglie fu stufa di tutti i suoi gelidi inverni da professoressa “tu mi stufi”, altezzosa e sempre tirata in tailleur da dottoressa Wendy Carr di Mindhunter (e ho detto tutto…), al che si diede a una seratina con Lexington Steele o con un mandingone come Dredd, uomo col martellone a riempire il vuoto pneumatico della donna da lui stantuffata per sbiancarla da una vita, più che nera, ingrigitasi nella noia più bruciante da strega-megera.

Ah ah.

Vedo giovani d’oggi assolutamente incoscienti che s’improvvisano commedianti da cabaret per 15 minutes di popolarità esibiti in bettole frequentate da Emil Slovak e Oleg Razgul di 15 minuti – Follia omicida a New York.

Sì, con Ragzul che li filma, brindando alla Vita è meravigliosa di Frank Capra, per poi spedire il tutto al Maurizio Costanzo di turno, ovvero Bob De Niro/Murray Franklin.

Sì, giovani inesperti, totalmente inconsapevoli di essere pagliacci d’avanspettacolo che, dopo aver inventato due barzellette che hanno fatto sganasciare soltanto la cerebrolesa bagascia con cui stanno, si credono Murray.

Non De Niro, però. Quello de Lo sbirro, il boss e la bionda.

L’uomo saggio da Broken Flowers che potrebbe tranquillamente ingropparsi Scarlett Johansson di Lost in Translation ma sa che Scarlett è ancora giovane, è una bimba. Forse lei si divertirebbe, anche lui, parecchio.

Ma poi, dopo che saranno venuti entrambi, cosa davvero tangibilmente ne sarebbe concretamente venuto?

Lei, a lungo andare, infatti, stando con un uomo molto più maturo, si rattristerebbe poiché lui ama Leonard Cohen e L’uomo che non c’era dei fratelli Coen mentre a lei, in fondo in fondo, piace ancora fare la troia, la Black Dahlia. Divertendosi a sfottere i ragazzacci che adorano le fighe di plastica come Black Widow.

Sì, la classica tipa laureatasi a pieni voti, col suo bagaglio dunque anche sessualmente da 110 e lode, dunque una che pensa di essere già arrivata e, prima di dartela affinché tu possa inserirglielo, pretende che tu la posso inserire come Harvey Weinstein…

Ah ah.

Ecco, verso metà del film Joker, questo Fleck malato non si sa di cosa, se di disturbo borderline, di deficit cognitivo, di complesso di Edipo, di schizofrenia ridens, ah ah, di psicosi compulsiva o forse solo di mal di schiena ipocondriaco grazie al quale si fa passare per invalido, rubando i soldi allo Stato, viene ferocemente aggredito in metropolitana da tre storpi nel cervello.

Questi tre minorati mentali assai robusti fisicamente pensarono d’aver di fronte a loro Ugo Fantozzi con una maschera da carnevale di Viareggio, invece scoprirono che Arthur Fleck non volle più lasciarsi infinocchiare come Tom Cruise di Eyes Wide Shut.

Sì, esasperato da una società di potenti che, per rincoglionirti e tenerti lontano dal loro porcile, ti fanno credere, con la suggestione psicanalitica e l’ipnosi alla tua debole ipofisi, che non avrai mai una donna con la mask veneziana, compie una trasformazione inaspettata, impressionando perfino la psicologa presso cui era in cura.

Sì, la psicologa di Fleck pensò, essendo lei donna che capisce tutto, che Fleck fosse un ragazzino timido come Jean-Louis Trintignant de Il sorpasso e invece scoprì che ebbe sempre di fronte il figlio di Bruce Lee, cioè Eric Draven…

Eh sì, al povero Fleck, gli uomini e le donne col cervello grande, ah ah, fecero credere che lui persino fosse cieco o che, perlomeno, soffrisse d’una visione alterata rispetto alla norma della realtà.

In un baleno, Fleck fu stanco d’essere sempre servile e di rispondere a un bocca al lupo o un odioso, falso in culo alla balena… prego, grazie, crepi.

– Ciao, Arthur. Hai preso, oggi, le medicine? Bravo. Il lavoro come va?

– Be’, non mi assume nessuno.

– Non disperare, figlio mio. Vedo che non ti tieni informato. Si sa, la situazione economica attuale è questa. Non sei mica il solo.

. Lei però guadagna centomila Euro all’anno.

– Mi sono fatta il culo. Vedrai che con un po’ d’impegno tutto si metterà a posto.

Viviamo in una società evoluta. Un lavoro adatto alle tue caratteristiche lo troverai. Non viviamo più negli anni settanta ove bastava un diploma per trovare un posto fisso. Oggi, anche per pulire i cessi, devi avere tre lauree in igiene mentale. Siamo progrediti.

– Appunto.

– Eh, ma non disperare. Non piangerti addosso. Forza e coraggio. Basta rimboccarsi le maniche.

Un tempo, donne malate di mente come Frances Conroy non si sarebbero mai sognate di avere un figlio così figo come Batman dal sindaco di Gotham City.

Be’, c’è da dire che lui non riconobbe la loro maternità e si comportò nei loro confronti come Mussolini.

Ma almeno a Thomas Wayne/Benito, tu e tua madre dovete una casa con un tetto.

Sì, è come Trump, Thomas. Sempre meglio di Matteo Renzi che, col suo concetto di dignità, s’è fatto fregare da Di Maio coi suoi utopistici redditi di qua e di là.

Sempre meglio di Salvini, uno che promise e promette mare e monti solo se lavori già alla Rai come la sua ex, la Isoardi.

Mentre a chi ama un’extracomunitaria come Zazie Beetz gli prescrive cure mediche a un centro di salute psichica.

Dimmi la verità, Fleck? Non auto-ingannarti. Senti molto la mancanza di una compagnia femminile?

– No, guardi. Conobbi una che al posto di un ragazzo volevo un modello dei profumi.

– Capisco. Quindi cos’è che ti turba tanto? Non ti piace Joker di Todd Phillips? Reputi che sia un film diseducativo da segnalare al team di Facebook, una giuria composta da Gene Hackman, appunto, di Runaway Jury, formata cioè da uomini e donne che bloccano uno se gli sta antipatico e non corrisponde ai loro background di razza, sesso e religione, mentre lasciano pubbliche le oscenità scritte da uno del loro social?

Che cosa ti angoscia? Il fatto che il novanta per cento della gente legge i libri e acclama Apocalypse Now ma non conosce Joseph Conrad? E alla Conad preferisce la Coin?

È questo che ti dà tanto fastidio? Guarda, stasera prendi il farmaco neurolettico di cui ora subito ti faccio la ricevuta. Vai dal farmacista, ficcati in boccale le pillole da me assegnateti e vedrai che sarai talmente rimbambito che ascolterai anche Meraviglioso nella versione dei Negramaro.

Vedi? Basta così poco per essere un ritardato come tutti.

 

Una delle più grandi tragedie di cui l’umanità abbia avuto e avrà memoria…

Joker, signore e signori, indubbiamente un capolavoro. Il migliore Cinema fintamente mainstream che è anche Arte purissima e celluloide vérité memore perfino di Born to Win e Bang the Drum Slowly.

di Stefano Falotico

JOKER a Venezia 76: tutti gli spoiler(s) che, se vorrete, potre(s)te leggere… comprese le mie rivelazioni clamorose di tale mia Mostra da “monstre” un po’ clown molto up, giammai in down


01 Sep

joker trailer

joker trailer 3

jokerfaloticusPrefazione pindarica, immersa nelle notti veneziane della mia vacanza non tanto da lupo solitario, bensì da leone scatenato

Ebbene, la nostalgia di me si sta nuovamente impossessando della felicità oramai scomparsa che negli scorsi giorni vissi. Da ieri pomeriggio, sul tardi, infatti il mio Festival è finito. O, se preferite, finì!

Molti mi urlano che sono terminato ma io vi dico che la mia vita è soltanto nuovamente iniziata e non più sarà nel mio animo infilzata.

Magari… perché sono ben conscio che l’esistenza mia, così come la vostra, miei poveri illusi, ci riserverà ancora tremende mazzate.

Sì, funziona così anche quando sembra che tutto… funzioni. Eh già, credi di aver fatto colpo su una, lei ti lascia il suo numero di cellulare ma poi scopi, no, ma manco per il cazzo, scopri che, dopo l’entusiasmo iniziale, per sbaglio lei accese un vocale mentre le partì un orgasmico urlo con uno dei suoi innumerevoli uomini semi-animali forse persino di minore uc… lo.

Madonna, che botta bestiale! Ah ah.

Sì, non sono mica un nababbo come molti viziatelli che possono permettersi il lusso di stare al Lido per tutti gli undici giorni del Festival, vigilia annessa poiché il Festival partì il 28 Agosto con la proiezione di primissima mattina de La Vérité, dunque, a dircela tutta, come me foste già in hotel la sera prima. Ah ah.

Io la passai in bianco, andando a letto tardi, fumando un intero pacchetto di sigarette tra un caffè e l’altro, dialogando su Facebook con amici e conoscenti al fine di metterci d’accordo su come e dove incontrarci il giorno successivo. Invero il giorno stesso in quanto, come detto, la notte già fu tarda, praticamente io quasi feci l’alba. Ma mai mi farò la Parietti. Chissà. Di viso è invecchiata e troppo magra, di fondoschiena ho notato dalle sue recenti foto in spiaggia che sta messa ancora ottimamente per una serena botta a 90.

Semmai anche per un giro in barchetta nel portarla al largo. Spero di allargargliela, allagargliela. Cazzo! Non ho i soldi per lo yacht! Porca mignott’!

Sì, c’è chi ha successo e a chi tante ne successero. E comunque la vita non è fatta solo di sesso. Voi, miei ossessi, ne siete ossessionati.

Anche io talvolta mi fisso sebbene fare il fesso quando non hai una fessa è un buon modo per fumare, appunto, una calda sigaretta, aspirando la vostra cenere da peccatori già nel cuore bruciati e probabilmente corrotti, oh sì, miei insetti infetti. Datemi ora un confetto e lecchiamo assieme la confettura.

Fregandocene delle fregature!

Meglio sembrare un inetto quando non puoi leccare una tetta e (non) dormirsela sotto un tetto piuttosto che farsi l’amaro fegato a fette.

Ah ah.

Sì, a proposito di fettine e gran pezzi di carne, vi racconto questa.

Qui si passa dal presente al passato prossimo, dalle fette biscottate a quelle spalmate, dal remoto all’anteriore e poi al posteriore in un batter la fiacca!

Due di notte. Mi svegliai di soprassalto a causa di un incubo mostruoso.

Sì, sognai Gioacchino camuffato da Joker che ordinò a degli infermieri di saltarmi addosso, di tenermi fermo, d’imbarcami, no, imbracarmi in una camicia di forza e di sbattermi in manicomio, sedandomi come un cavallo soltanto perché scrissi all’account Instagram di Joaquin Phoenix stesso in persona che Rooney Mara me lo scioglie più dell’Oceano Atlantico.

Joaquin s’incazzò come nel finale di Joker, appunto. Diede, come si suol dire, di matto.

Sudai freddo e poi, in viso paonazzo, al risveglio urlai:

– Cazzo, non sono pazzo!

 

Ah ah.

Al che, in tutta fretta, in pigiama aprii la porta della mia camera.

Già vi dissi, giusto, che alloggiai in un albergo col soggiorno e l’angolo cucinotto-cottura in condivisione?

Sì, mi trovai dinanzi a un uomo anzianotto quasi completamente ignudo. Soltanto in mutande, anzi in tenuta da mare con costumino iper-aderente da cui s’intravidero le sue palle fumanti… per via del caldo asfissiante.

Un uomo dal petto villoso, un essere scimmiesco, insomma.

Il quale, convinto che tutti dormissero pacifici, nel mentre che mangiò come un ludro, rosolando in padella salsicce e inghiottendo un petto di pollo con patate fritte, m’apostrofò in modo da lui ritenuto appetitoso e tosto:

– Salve, ragazzo. Hai fame?

– Ah, mi scusi. Mi spiace averla disturbata. Torno a dormire. Volevo solo bere un bicchiere d’acqua.

– Figurati. Mangia con me! Diamoci del tu.

– No, grazie.

– Anche tu sei qui per il Festival? Io e mia moglie pure. Siamo dei cinefili onnivori. Siamo cannibali un po’ di tutto. Io adoro i film noir ma anche le commedie con Vincenzo Salemme, magno prosciutto e salame e odio gli attori con le facce da pesci lessi.

– Capisco.

 

Tutti gli spoiler di Joker che nessuno vi disse nelle recensioni online ma io ve li dico a costo di farvi andare storto, in un sol boccone, ogni sorpresa

Partiamo dal teaser trailer. Bene, nel film non c’è la scena del teaser in cui Joaquin Phoenix balla con sua madre. Neppure quella in cui la aiuta a farsi il bagno.

Todd Phillips deve averle eliminate dal montaggio finale. In verità ci sono, ah ah.

Nel trailer finale in italiano perché quando Arthur Fleck s’esibisce nel locale da standup comedy la sua voce rimane quella di Boccanera? A me pare la sua, non quella di Adriano Celentano, no, Giannini, il figlio di Giancarlo.

Adriano Giannini, eh sì, subentrato infatti al Boccanera, appunto la voce di Phoenix nel teaser, non fece in tempo a doppiare interamente Phoenix in un trailer di due minuti?

A voi una cosa del genere pare normale? A me sinceramente sembra più folle del Joker stesso.

Il bambino che vede(s)te nel teaser, il bambino a cui Fleck porge la sua risata da dietro il cancello è suo fratello minore, Batman.

Thomas Wayne, ovvero il padre di Joker e Batman, è invece come Benito Mussolini.

Mise incinta la madre di Fleck e poi sbatté in cura psichiatrica la povera donna disgraziata interpretata da Frances Conroy.

La quale, così come fece Ida Dalser nei riguardi del figlio di puttana Benito, sostenne giustamente che Bruce Wayne fosse suo figlio. Ma Thomas, divenuto nel frattempo un pazzo grosso, no, un pezzo grosso, l’accusò di pazzia.

Distruggendola.

Infatti, una volta divenuto sindaco, più che altro sadico, pensò a cosa avrebbe pensato la gente come lui, ovvero perbenista e ipocrita, nel sapere che un uomo “distinto” e “intoccabile” s’accoppiò con una donna con dei problemi di natura psichica, cioè una donna scoppiata ancor prima di essere da questo troione-trombone scopata.

E insabbiò tutto dopo che bellamente alla scalognata, pur di godersela come un porcello, lo inabissò e poi schiumante perfino dentro le schizzò.

Uh uh che rivelazione! Dannazione!

Mentre Paolo Mereghetti, nella sua discutibilissima video-recensione su Il Corriere della Sera, poche ore fa disse, senza peli sulla lingua, che Arthur Fleck/Joker subì abusi violenti.

Da parte di suo padre Thomas?

Questo non viene esplicitato nel film.

Ma soprattutto di quale malattia mentale soffre Fleck?

Non viene specificato. Mentre di sua madre ci viene detto che soffrì di psicosi delirante e paranoi(d)e.

Cioè una balla colossale inventata da Thomas. Quale? Paul Thomas Anderson, regista di The Master, film nel quale Phoenix è più fuori di testa che in Joker?

Poiché, ribadiamolo, Thomas Wayne non desiderò che la stampa ufficiale fosse a conoscenza di questa sua relazione forse extra-coniugale…

L’avrebbero stroncato, dandogli del virile flop… avrebbero scritto che un uomo “blockbuster” non può permettersi di fare all’amore con una alla Anna Magnani. Ne sarebbe andata della reputazione dell’elegante puttanazzone. E gli avrebbero dato del magnaccia. Mannaggia! Lui mangia…

Sì, per questo suo figlio più piccolo, Bruce Wayne, è psicopatico.

Certo, non lo sapevate? Batman è schizofrenico.

È affetto da doppia personalità. Di notte è un lupo mannaro come Joker, di giorno scopa più donne di James Bond.

Corteggiandole con finezza da Presidente degli Stati Uniti. Che è Donald Trump. Ho detto tutto…

Insomma, è un fake. Una merda, una faccia da poker.

Meglio il Joker.

Sì, un grandissimo. Avete presente la scena del primo trailer in cui Fleck viene aggredito da tre manigoldi sulla metro?

Bene, nel film assistiamo a un’inaspettata reazione da parte di Fleck. Che li trucida. Poi scappa in galera, no, in galleria (sempre scena del primo trailer) e diventa Eric Draven de Il corvo.

Entra in un bagno pubblico, si trucca da pagliaccio, balla con Jimmy Durante, quindi si precipita a casa. Ove sale le scale in tutta fretta, suona alla porta della sua condomina Zazie Beetz e la bacia con far succhiante, arrapante, probabilmente ficcante.

La scena però vira al nero… Poiché ha ragione Bob De Niro, da sempre amante delle donne di colore, dunque di puro calore. E lo sapeva Zucchero Fornaciari con la sua bella Baila Morena.

Le donne bianche come Kim Basinger, Catwoman come Michelle Pfeiffer o Anne Hathaway saranno pure bone ma poi rompono i coglioni a dismisura. Sono, diciamocelo, delle tr… e bioniche.

Queste vogliono, appunto, la villa col maggiordomo da Batman. Insomma, Joker non è un riccone. Ma non è neppure un ricchione.

Per far du’ soldi gioca al bar a scopa. Perde puntualmente e poi, non potendo pagare il vincitore della partita, per sdebitarsi finge di dare i numeri e di essere monco come il re di bastoni.

Ho detto tutto… Dunque, uomini che fate i moralisti, non venite a farmi la predica poiché, si sa, il papa può permettersi di fare il gagà come Jude Law. Io, sebbene a tratti sia bello come Jude, non ho la casa a Beverly Hills.

Un bel casino! E qui, come un ratto, sto in casina, consapevole che però in mezzo alle gambe ho una bella cosina…

Ma posso rivelarla solo alle donne che amano appurare e vederci chiaro. A fondo…

Ricordate: siamo tutti dei pagliacci.

Soltanto il pagliaccio migliore è uno che, malgrado dorma alla diaccio, rimane sexy come un diavolaccio.

Adesso vi do un abbraccio, a te, drogato, non do neppur un emostatico laccio, a te, figa liscia, un bollente bacio che t’invoglierà a qualcosa anche di (s)pompante, a te invece, stronzo, proprio un cazzo.

Poiché sono un uomo esuberante, dico quello che penso ma soprattutto ciò che ogni giorno peno.

Eppur la pelo.

Lasciate stare la psichiatria, meglio la gerontofilia, abbandonate ogni pedagogia e la chiesa, perciò buona (s)figa a chicchessia

Sì, verso la fine Bob De Niro ha i suoi 15 minuti ingloriosi, ah ah. Come ben dice Francesco Alò nella sua video-recensione, Rupert Pupkin è diventato David Letterman, probabilmente concretizzò il sogno d’una vita intera poco integra. Ah ah.

Da comico fallito, da God’s lonely man che sognò come Travis Bickle di diventare qualcuno, alla fine ce la fece. Un criminale travestito da uomo probo, una sorta di squallido-squalo Maurizio Costanzo americano con tanto di parlantina strafottente e battuta dai cosiddetti riflessi pronti da stronzo a cui telespettatori fessi danno da mangiare, abboccando a ogni sua falsità come pesci.

Insomma, la gente si beve tutto. Anche la sciolta delle loro stesse merde illiquidite.

Vanno tutti liquidati. Fortemente cagati e sfanculati.

Già anticipai tutto nei miei video profetici, il film non mi smentì.

Avviene seriamente un confronto simile a quello da me immaginato e recitato di pura fantasia nei miei recenti video sul mio canale YouTube.

Arthur Fleck, davvero, le palle si rupp’… Da una vita fu in analisi, da una vita subì fantozzianamente. Anzi, più si dimostrò gentile e disponibile con tutti, più la gente della sua buona fede si approfittò, umiliandolo “a bestia”.

Perché il mondo è cattivo.

Vi racconto questa.

Serata prima della proiezione del mattino dopo di Joker.

Passiamo all’imperfetto, uomini che ambiste alla perfezione ma finiste persino con le iniezioni con tanto di deportazione…

Stavo in albergo, era ancora piuttosto presto. Quasi mezzanotte.

Al che, annoiato, forse annottato, uscii a farmi un giro. Tutti i bar della zona vicina al mio albergo, ubicato in una calle di Via Garibaldi, erano chiusi.

Avvistai però una trattoria con le luci ancora accese.

Me n’avvicinai con passo felpato e con estrema gentilezza domandai a un cameriere, forse il proprietario del locale:

– Mi scusi, buon uomo, state chiudendo?

– No, guarda. Siamo nella periferia di Venezia e in questo locale dopo le undici non arriva più nessuno. Stiamo aprendo. Ma va’, scimunito!

– Mi scusi. Ho visto le luci accese. Vedo anche la macchina del caffè. Posso almeno fare in tempo a bere un cappuccino?

– Che cosa? Questa è una trattoria, non un bar! Senti, testa di cazzo, sparisci, altrimenti ti cucino in forno!

 

Ora, se non esistesse la polizia a questo mondo, questo villano avrebbe visto il mio villain.

Sì, c’era ancora ancora un tavolo apparecchiato con tanto di coltelli e forchette.

So io cosa avrei fatto…

Sì! E voi smettetela di crocifiggervi.

Appena una non ve la dà, vi rivolgete ai cosiddetti curatori dell’anima. Innanzitutto, non vedo come possano aiutarvi. Punto primo ci vorrebbe l’andrologo ma soprattutto, punto secondo e vari punti di sutura, il chirurgo plastico.

Eh sì, non è colpa di quella donna che vi rifiutò. Lei è bella, voi no.

Quindi, potrete anche assumere psicofarmaci per stare tranquilli ma lei sposerà un uomo più tranquillo di voi, potete starne certi.

Soprattutto se ha i soldi di Thomas Wayne.

Sì, la povertà economica spesso s’appaia anche con la scarsità di qualcos’altro.

Sì, conosci una tizia. A lei piaci. La inviti a cena, semmai alla trattoria del villano sopra descrittovi.

Ma se non hai i soldi per pagarle la cena, il villano v’infornerà e voi non fornicherete.

Rimarrete sempre belli ma la notte sarà come un risotto in bianco.

Se vi dico che è così, dovete credermi.

In questi anni conobbi donne che avrebbero fatto carte false per incontrarmi.

Sì, avrei potuto scoparle ma poi cosa ne sarebbe venuto… a lungo andare?

Tanto vale mandare a puttane tutto!

Ecco allora che del concetto assurdo di dignità piccolo-borghese, maschera miserrima per cervelli piccoli che non sanno aprire la mente e, appunto, quella che sapete ma mai conosceste in profondità, ah ah, il Joker se ne fotte.

Molta gente si sposa. Sì, le coppie poi si tradiscono. A lui piacciono gli Avengers, a lei piace Scarlett Johansson, sì, la moglie è lesbica, a me piace Elizabeth Olsen mentre Chris Evans, a quanto pare, ebbe delle notti da Captain America con entrambe nella vita privata.

Sì, assieme a Chris e alle due bionde v’era Toni Servillo di Loro.

Basta con Sorrentino!

Avete notato, fra l’altro, che ho ragione sempre io?

Su Netflix Italia, il trailer de I due papi con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce ha ottenuto visualizzazioni spropositate. La gente, qua da noi, è fissata col papa. Figurarsi se nello stesso film ce ne sono due.

Fidatevi, coglioni, Joker è un capolavoro e J’accuse un altro gran bel film.

Beccatevi inoltre questa clip e capirete che il mondo non è per quegli ipocriti del PD, ex DC, gente falsissima che prima predica e poi combina porcate. Non è nemmeno per i populisti dei 5 Stelle. Tantomeno per i fascisti, i satanisti, i polemisti.

Il Joker ha fatto benissimo a sparare in testa a De Niro.

Tornado invece a Roman… Come fate ancora a non capire che ogni suo film è in realtà una sua autobiografia? È ovvio che sia così. Infatti, dopo Per favore, non mordermi sul collo!, in cui fu presente sua moglie, Sharon Tate, dopo il brutale stupro e omicidio commesso dalla setta di Charles Manson alla sua bellissima consorte, Roman mai più si riprese. Come si chiama infatti l’isola in cui viene sbattuto Louis Garrel? L’Isola del Diavolo… Possibile che non riuscite a capire che anche dietro un grandissimo artista come Roman c’è semplicemente un uomo? Coi suoi traumi, con le sue rabbie, i suoi dolori, con le sue perdite incolmabili che, ogni giorno, combatte con qualcosa di tragicamente orribile che gli successe?

In fondo, come diceva Carmelo Bene, chi se ne frega del successo, è solo il participio passato del verbo succedere.

Eh già, doveva succedere. Mi spiace. Ma almeno non ditemi che a voi dispiace per fingervi pentiti. Avete sbagliato. Punto.

 

di Stefano Falotico

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Una lieve rimembranza della mia Venezia 76 da JOKER, fratello di Batman, eh sì, quanti amici veri lontani da ogni stupida, prosopopeica arroganza


01 Sep

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Eh sì, son rientrato a Bologna dopo il mio breve viaggio in quel di Venezia. Ove, nella calle Sotoportego del Pistor, stazionai in un albergo affitta-stanze. In cui condivisi il cucinotto e il soggiorno con due coppie più anziane d’ordinanza che, allegramente, prepararono pranzetti e cenette mentre io, nella mia stanza, scrissi le recensioni dei film che vidi in laguna in tutta calma riflessiva e poi con frenesia inquieta e abrasiva in perfetta linea col mio stile incendiario, dinamitardo, quasi psicotico, a tratti armonico e atomico, nuovamente fulgido e barocco.

La mia prosa, così come il mio acquatico pensiero profumato d’immacolato lindore e ancora superbo, intangibile, giammai appunto annacquato candore, viene sempre più apprezzata e mi dà gusto premere l’inchiostro delle mie tempie, scandendolo a piacimento di come io stesso riavvolgo furentemente il tempo fra elucubrazioni futile delle mie trascorse sparizioni talmente melanconiche da sposarsi quasi alle pompe funebri. Eh sì, più e più volte durante le mie passate, disarmanti solitudini annali e ancestrali, negli interstizi fugaci delle mie viltà tremende, difatti meditai il suicidio per debellare ogni mal di vivere per cui, in questa vita fra il dire e il fare nella quale mai si nuota felicemente in uno spensierato, solare mare, soventemente s’affoga nella tristizia di pleniluni torbidi in cui irosi alle stelle si ulula.

Ma, sebbene spesso afflitto da profonde nevrosi, incendiato dalle mie inespresse passioni così romantiche d’apparire, agli occhi dei superficiali, soltanto addirittura come stolta ritrosia e paura d’amare ignobile, interpretate cioè come egocentrismo e insopportabile, perfino disgustosa vanità odiosa, malgrado spesso andò a farsi fottere la mia spontanea ilarità pindarica e giocosa, in quanto castigata nella prigionia psicologica dei miei ancestrali timori quasi da lebbroso, ancora sogno poiché immutabilmente resto (in)fermo al mio timone, io sono il capitano coraggioso del mio vascello ed ectoplasmatico pian piano plano non solo sugli oceani delle mie mille perdizioni, dei miei tormentosi e pietistici lamenti, bensì, orsù miei prodi, le montagne più vostre aride valico e navigo nella vastità spaziale di risplendenti, soavi aurore in cui la mia poesia si fa magnifica e aulica.

Or innamorandomi di ogni nuova donna a ogni ora, ripudiando le vostre squallide orge, fulminato dalla folgorazione della mia ritrovata illuminazione sempre intonsa.

Sì, fui enfant prodige. Poi, poco prodigo e nascostomi nel vuoto cosmico, talvolta addirittura tragicomico, m’inabissai assai poco prodigiosamente in un’esistenza davvero remota dall’essere nitidamente splendente e ariosa. Invero fu solamente desertica e tenebrosa. Enigmatica, auto-crocifissa, penosa o soltanto innocentemente pensierosa.

Sì, in passato apparsi come deficiente, lo ammetto e ne sono (s)contento. In quanto non rinnego nessun mio turbamento, fonte battesimale per risorgere a una migliore, riscattata coscienza abissale. Vivendo nell’eterno, magnifico illanguidimento.

Quanti incontri avvennero in questo Lido fuggente, rifulgente nello splendore mi(s)tico del mio imperscrutabile firmamento.

Mi commossi la sera in cui, prima di fare la fila davanti alla Sala Perla per vedere 5 è il numero perfetto, nell’atrio del Palazzo del Casinò, fui salutato come maestro da Fabrizio Ciavoni, da Riccardo Cozzari e da Matteo Arcamone, ragazzi giovanissimi nel cuore ma già enormi signori, capaci di gesti calorosi e sentitamente autentici.

Mi strinsero a sé, come fratelli di sangue m’abbracciarono e ogni mia lacrima amara sparì in uno stupendo istante dolce e graziosamente fragrante.

E che dire di Raffaele Mussini, anche lui scrittore, appassionatissimo cinefilo e mio collega redattore su Daruma View Cinema?

M’aspettò trepidamente dirimpetto al red carpet del Palazzo del Cinema durante la prima mattina di questo mio speciale Festival da accreditato stampa.

M’offrì anche la colazione e assieme vedemmo il film d’apertura, La verità. Atto d’amore viscerale nei confronti di un mito intramontabile del Cinema francese più elegante e mondiale, la strepitosa Catherine Deneuve, donna che, nonostante la non più florida età, rimane invincibilmente affascinante in quanto dotata d’una innata classe inarrivabile perennemente intatta. Per l’occasione affiancata dall’ancora bellissima Juliette Binoche. Gran figa che, diciamocelo, malgrado qualche ruga, io scoperei a novanta.

Anche in tal caso mi commossi quando una delle più grandi dive di tutti i tempi, ovvero la Deneuve, invecchiata, appesantita, stanca e disillusa, camminò immalinconita lungo una strada plumbea ai primi battiti dell’alba assieme al suo cane.

Una scena meravigliosa.

No, La verità, a dire il vero, non è un grande film ma ha due tre momenti davvero belli.

Così come, appunto, 5 è il numero perfetto.

Questa sua Napoli fangosa, acquitrinosa ove, nell’incipit, il grande Toni Servillo sembra la versione partenopea di Sam/De Niro di Ronin, mi ricordò il paese natio dei mie genitori in cui vive tutt’ora molta gente semplice, persino arretrata e sbagliata, forse pure criminosa e acrimoniosa, gente che spende migliaia di Euro per un abito da sposa ma ove le donne poi sono trattate dai violenti mariti non tanto coi petali di rosa.

Un posto però lontano dal tempo, immerso nei miei inestinguibili, inestirpabili ricordi cangevoli, delicatamente sinceri.

Ed ecco che ricordo qui ora di nuovo Ciavoni. Ci sentimmo su Messenger alla sera della vigilia del Festival. Poi, nel pomeriggio successivo, tramite vocali su WhatsApp, lui m’invitò a raggiungerlo allHotel Excelsior:

– Ste, che fai in camera? Siamo all’Excelsior. Vienici a trovare. Oh, dai che ci scattiamo una foto con Johansson Scarlett.

– No, non mi va.

– Offes’ – lui sapidamente rispose.

– Offes’ per cosa sta? Mi dai del fesso perché non vengo o sei offeso?

– Entrambe.

 

E ridemmo platealmente entrambi.

Mi deluse terribilmente invece Ad Astra, la storia di un uomo più pazzo di suo padre che vuole scoprire il mistero della vita ma alla fine diventa Nicolas Cage di The Family Man.

Con Liv Tyler, una non più sexy come un tempo ma a cui una botta darei senza sconti e ripensamenti, ex figlia di Bruce Willis di Armageddon e del suo vero padre, Steven, il cantante degli Aerosmith che, per questa balla spaziale di Michael Bay, compose però un pezzo, diciamocelo, epocale: I Don’t Wanna Miss a Thing.

Sì, Liv Tyler preferì a Io ballo da sola Brad Pitt… grazie a u’ cazz’, come direbbe Carlo Buccirosso di 5 è il numero perfetto.

Ah ah.

Quindi il caso Dreyfus che potremmo ribattezzare il caso Falotico. La storia di un’amicizia straordinaria ove un uomo capì che fu eseguito, per comodità istituzionale, un immane errore giudiziario e venne commessa un’ingiustizia mostruosa di proporzioni spropositate, tesa a difendere le bugie e un mondo orrendamente meritocratico per cui ancora avvengono tristissimi insabbiamenti.

Ed è per questo che Joker è veramente un capolavoro.

Soprattutto quando Arthur Fleck, stanco di pentirsi, di venire mortificato e umiliato, non vuole più fare il bravo bambino, non ha più alcuna voglia di redimersi.

Cosicché, senza falsità, senza inutili, controproducenti, afflittivi piagnistei, vomita tutta la sua potenza, diventando l’angelo diabolico più forte e potente.

Non fu lui a sbagliare, bensì l’arroganza di un mondo di uomini apparentemente probi e perfetti, invero assai cattivi e bugiardi, laidi e maiali.

Al che Arthur diventò il più cattivo, il più cattivo di tutti.

Dunque il più amato poiché tremendamente puro e vero.

Ebbene, miei amici, io sono il padrone del mio destino, l’intrepido, imbattibile condottiero di questo viaggio a prua del mio poetico veliero.

 

di Stefano Falotico

JOKER: Rated R… Joaquin Phoenix è superiore a Leonardo Di Caprio, sì, lo penso davvero, non è una bestemmia da “disturbing language”


23 Aug

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Sì, Joker ha finalmente ricevuto la censura. Era d’uopo. Bisognava aspettarselo.

Questa è una notizia esaltante. Pagliacci, jolly vari, uomini senza dignità, uomini spogliati del vostro amor proprio, uomini accusati di viltà, donne additate come irrimediabili sfigate irrecuperabili, donne deflorate della vostra innata innocenza purissima, uomini che ne passaste troppe, sì, mi riferisco sia figurativamente a quelli che, dopo troppo sesso e troppi flirt inutili, son divenuti nichilisti e persi, sia a quelli che invece non furono amati da nessuna, nemmeno dalle loro madri, dunque ricevettero dalla vita solamente dolori e tostissime batoste crudelissime.

Uomini amari, uomini che amate La Mer, uomini rammaricati che non volete più le maniche rimboccarvi perché tanto non servirebbe a un cazzo ripartire daccapo se non a pigliare altre sberle e pugni in faccia, non dovete assolutamente reagire dirimpetto a quest’immane delusione ch’è stata la nostra vita tragica.

Dobbiamo buttarla a ridere, ironizzarvi sopra e sdrammatizzare lo scempio compiutoci da una società ingrata e belluina, grazie alla stupenda, ilare virtù dei nostri blues brothers fintamente demenziali e sapidamente cretini. All’apparenza coglioncini, in verità vi dico assai svegli e volpini.

Uomini cioè che hanno il pelo sullo stomaco e, malgrado le cos(c)e siano andate malissimo, sì, dobbiamo essere realistici e oggettivi, senza poetizzare, romanzare nulla, poiché noi odiamo i consolatori buonismi e la retorica a buon mercato, detestando e pigliando a testate gli psicologi perché tanto c’imboccherebbero soltanto di caramelline zuccherose, rabbonendoci con psicofarmaci inibitori delle nostre, vivaddio, sanissime pulsioni non certamente santissime, meglio così, guardiamo in faccia la realtà per quella che è. Senza nasconderci in piagnistei superflui e patetici. Deleteri e controproducenti.

È stata una vita orribile, mostruosa, un horror continuo. Un percorso esistenziale talmente sfortunato d’averci illuminato nell’esistenzialismo più fantastico.

E, come Travis Bickle di Taxi Driver, camminiamo funerei nella notte più cerulea, donando baci bollenti a donne parimenti inculate da questa vita misera e puttana.

Ah ah.

Dunque, la smettessero quelli che cercano solidale compassione e la stima altrui attraverso false leccate di culo ignobili.

Noi riconosciamo, di onestissima Mea Culpa, che indubbiamente il nostro cervello andò a farsi fottere molti anni nel didietro, no, addietro.

Ma il nostro battagliero spirito guerrigliero inarrendevole, la nostra caparbia temerarietà da Armata Brancaleone di folli condottieri, eh sì, ci condurrà verso altre sfighe immani e disumane.

Non fatevi illusioni, ah ah.

Esiste la felicità? Ovviamente, sì.

Però, come giustamente asserì il mitico, imbattibile Totò, la felicità perpetua non esiste e non può esistere, a meno che voi non siate degli idioti.

Poiché la vita è oggi un petalo di rosa e una donna armoniosa forse tua leggiadra, romantica sposa, domani è il suo amante segreto che scoprirai troppo tardi quando lui l’ha messo sia a lei che a te in quel posto.

Non ci sono cazzi. È così. State in occhio. Non credete di essere arrivati e non fate dunque i gigioni come Leonardo DiCaprio.

Volete la verità?

A me Leo DiCaprio piacque molto in Voglia di ricominciare.

Sì, fu bravissimo in questo film. In Titanic fu invece bellissimo.

Sì, sono un uomo etero, non credo eterno, prima o poi creperò ma debbo constatare, senza vergogna, che se fossi stato una ragazzina ai tempi in cui il film di Cameron uscì, guardando Leo a prua e a poppa, eh già, avrei avuto in sala la fighella tutta bagnatina e avrei sognato di fargli un pompo.

Sì, è per questo che all’epoca le sale furono allagate, no, affollate. Ed è sempre per questa ragione che restaurarono Titanic in 3D. Per rendere l’orgasmo più oceanico, al fine di ottenere un affondamento totale di questo pubblico di borghesi sdolcinati che si emoziona(ro)no per du’ baci sulle note di Céline Dion.

Siamo uomini ghiacciati che succhiano un ghiacciolo, degli iceberg inaffondabili, probabilmente solo annacquati.

Ah ah.

Basta, questi non sanno nemmeno che cosa sia la vita dura. Leggessero piuttosto Louis-Ferdinand Céline. Sì, siamo uomini oramai offuscatisi nel Viaggio al termine della notte.

Ma quali yacht, motoscafi e varie mignotte. Questa realtà non c’appartiene e non c’apparterrà mai!

Dunque, prendete quel Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street e sbattetelo dentro.

Costui è solo un viziato, un nababbo, uno che va subito ridimensionato.

E la smettesse Leo DiCaprio con le storie di vendetta.

L’uomo vero perdona gli errori altrui, non è altrettanto punitivo come gli scellerati che gli commisero danni irreversibili e, oserei dire, irreparabili.

E che è quel film The Revenant?

E poi… in Gangs of New York, Leo fu un pirla mai visto.

Combinò un casino della madonna solo perché suo padre, Liam Neeson, combatté per lo spirito santo ma fu trucidato da un macellaio…

E a che servì? Tanto Leo fu/è credente come il padre ucciso. Perciò, Liam forse ascese a un mondo migliore.

Mentre l’omicidio, caro Leo, è un peccato capitale, un reato gravissimo. E si finisce all’inferno se si ammazza un Butcher sebbene possa comprenderti e capire che l’incazzatura sia stata fortissima.

Ci sarebbe anche da dire questo. Se fossi stato al tuo posto, Leo bello, avrei lasciato che, dal paradiso, Liam si fosse vendicato da solo. Dimostrò infatti innumerevoli volte che è capace, quando vuole, di resuscitare come in Io vi troverò, come ne La preda perfetta, cioè di risorgere dalla ceneri della sua walk among the tombstones.

Non sei credibile come uomo, Leo/Amsterdam Vallon. Torni a New York per innamorarti di Cameron Diaz? Ma è una zoccola.

È stata con tutti in quella città. Perfino con Day-Lewis. Cioè, fammi capire bene, tu accoltelli mortalmente il Butcher per poi sposare e avere figli maschi con una che gliela diede solo per due gioielli in più?

È una borseggiatrice, una meretrice, con tutta probabilità è come quella bionda di Alighieri Dante, vale a dire Beatrice, donna che a prima vista sembra che possa regalarti l’idillio, sì, la vedi e pensi… che figa di dio. Poi scopri che t’ha portato dritto all’inferno. E lì rimarrai conficcato per l’eternità a scervellarti, sbudellato dalle fiamme del tuo peccato. Sì, la vagheggiasti ma non la trombasti. E sei finito fottuto.

Ma che schifo! Vedi, Leo, poi non prendertela se lei, sconvolta e in stato confusionale, diventerà come Anna Maria Franzoni. Shutter Island docet.

Sì, non impazzisti dopo che tornasti dal lavoro e assistetti all’orrore commesso da tua moglie. Secondo me, fosti già prima da manicomio.

Io, una con la faccia di Michelle Williams, non l’avrei sposata manco se mi avessero dato i soldi che ti diedero per girare The Beach. Una gran porcata!

Sì, la Williams la prendono quasi sempre per parti da folle, schizofrenica, isterica, depressa cronica.

Obietterete qui, voi, volendomi correggere. Dicendomi che interpretò anche il ruolo di Marilyn Monroe.

E state sbagliando ancora. Secondo voi, la Monroe fu una donna felice?

Fu solo una poveretta in mano a omaccioni che sfruttarono la sua bellezza magnifica. Compreso quel puttanazzone di Kennedy.

Che donna disgraziata! Morì impasticcata per colpa di questi figli di troia! Diciamocela!

E ne vogliamo parlare del suo primo marito? Quel cazzone di Joe DiMaggio? Io avrei preso quella mazza e gliel’avrei data in testa. Sulla capa come De Niro/Al Capone!

Sì, Leonardo DiCaprio è sopravvalutato.

Meglio Phoenix.

Quest’uomo disagiato Da morire, questo ragazzo spaurito e timido da Innocenza infranta, questo Johnny Cash vivente, questo Cristo da Maria Maddalena!

Don’t Worry, figlioli! Mettiamo su Bob Marley… be happy…

We Own the Night!

 

di Stefano Falotico

JOKER e Festival di Venezia: amici e clown, ci vediamo tutti al lido col papillon, che annata storica da Neo(n) delle nostre avventure, che figata da Sharon Stone, sono il PRINCE, super video mai visto!


19 Aug

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Nella mia vita, ne ho viste tante: fui scambiato per Eminem e invece ero Michael Douglas di Wonder Boys

Innanzitutto, avete cliccato sul CAZZO di audio?

Ora, provate a recitare velocemente questo pazzo pezzo come se fosse del tosto rap. Senti che musica, maestro! Qui arriviamo a livelli di sublime estrosità per assoluti estrogeni. Sì, sono un uomo che sogna gli astri ma non crede negli oroscopi di Astra, talvolta dalla realtà mi astraggo ma che male c’è a essere uno che vuole masturbarsi dietro uno schermo, ammirando una virtuale cubista irreale senza la pretesa di essere a questa un pittore come Kandinskij oppure un surrealista metafisico come Giorgio de Chirico?

Allora, sarò uno che amerà a dismisura Franco Battiato e Cucurrucucú paloma?

Macché, sono un po’ come Il sarto di Panama di Geoffrey Rush, sì, alla fine molte donne che appaiono fighe a prima vista, cazzo, sono solo trash. Meglio la veterana Jamie Lee Curtis, adatta al mio uomo che si auto-inganna di True Lies.

No, in effetti i miei calunniatori sanno pochissimo della mia vita privata. Meglio così. Altrimenti capirebbero che sono forte come Schwarzenegger.

Avanti, donne, cantiamo di Zucchero:

Funky il gallo, come sono bello stamattina

non c’è più la mia morosa

e sono più leggero di una piuma

oh e intanto Zio Rufus sta

coi suoi pensieri in testa

portando in giro la vita a fare la pipì

per colpa di chi chi chi chi chicchirichì

Aveva ragione Robin Williams di Will Hunting.

Quel troione arricchito di Stellan Skarsgård voleva manipolare un genio come Will per poter lucrare sulla sua pelle, togliendogli le palle con la scusante che l’umanità non poteva perdersi un futuro Shakespeare.

Invece William detto il Bardo, no, Williams detto il saggio, disse a Stellan che a Will non interessava di diventare una stella.

Sì, inizialmente fra lo psicologo e il paziente, ovvero Will, non corse buon sangue. E Will forse v’andò troppo giù pesante. Ma Williams capì che le offese di Will, indubbiamente stronze e bastarde, furono soltanto il segno di reazione affinché avvenisse tra loro l’empatico transfert.

Sì, non v’era criminosità in quei suoi gesti da bulletto, bensì disperazione, solitudine e alienazione.

Cosicché Williams capì che per Will, nonostante le sue immani potenzialità spropositate, non fregava sostanzialmente di fare il professore dell’università di Harvard.

Infatti, che può farsene un ragazzo di una prestigiosissima cattedra accademica con tanto di cornice della lodevolissima laurea se poi, come sempre, gli manca la materia prima?

Cioè la poesia dell’anima del mitico cantante Michele della super-(s)cult Dite a Laura che l’amo?

Che canzone meravigliosa e purissima, profuma di romantica, autentica sincerità molto più stimabile di tanti laureati senz’anima.

Sì, questi miei ricordi affievolitisi nelle membra(ne) del mio appartamento, no, dissipamento, oh sì, dopo tanto scoramento, stanno ribalzando in gloria di tutta gola.

Tremano le pareti e io sono sempre più indiavolato, divorato dentro da un enorme abbattimento scatenato.

Molta gente, arrivata a livelli così atroci di sconforto e silente, inascoltato, tormentoso lamento, trova conforto nella solidarietà socialmente più penosa. In verità vi dico, eh sì, assai pericolosa e senile.

Molte persone, difatti, distrutte dalle loro rabbie e soffocate dalla loro allarmante solitudine disarmante, s’iscrivono a qualche partito comunista per alleviare in compagnia demagogica la mancanza di democrazia delle voci contradditorie dei loro interiori demoni voraci.

Al che, nelle loro ferite anime afflitte da incapaci e poco cresciuti, si alleano, dandosi manforte in leccate di culo impressionantemente incresciose e pietose.

Sì, mangiando assieme le crescentine, si fanno i pompini a vicenda per ottenere soltanto un po’ di “mi piace”.

Ma per piacere!

Piace invece la mia voce genuina, roca e rocciosa, oserei dire cavernosa, una voce sinuosa e armonica che, serpentesca, bacia carezzevolmente le corde dei cuori ancora speranzosi, spronandoli all’azione e al gusto dell’onestà morale che, malgrado le batoste ricevute e mai restituite, sa commuoversi dinanzi al vostro tramonto e a nessuno dei suoi cazzi trascorsi, forse da agnellino o da orso, deve più dar conto.

Non ho rimpianti se non due soltanto: quello di non aver mai spinto, quando potevo, dentro una che, durante una sera per lei fredda, rimase a pecora, cioè terra con le ruote, chiedendomi caritatevolmente… scusi, mi darebbe una spinta?

Mi fermai, le gonfiai la ruota sgonfia ma lei mi guardò con aria stronza. Poiché comprese che io non compresi la sua metafora. Sì, non abbisognava del mio meccanico fai da te, semplicemente a quell’ora tarda della notte, eh sì, desiderava solamente gonfiarmelo. Per consolare reciprocamente i nostri vuoti pneumatici. Quello mio emotivo e il suo oggettivamente ubicato sia davanti in mezzo alle gambe che, in maniera perpendicolarmente simmetrica, dall’altra parte, da cui la famosa espressione lato b.

Sì, lezione di matematica sessuale: lato per lato si ottiene l’area del quadrato, se a una donna lo dai prima in quel lato e poi nell’altro, lei ti avvolgerà di calore a sfera.

Un cerchio concentrico! Ah ah.

Ma io la spompai subito, fraintendendo che cazzo volesse.

Poi, il mio più forte secondo rimpianto fu quello d’essere stato zitto e troppo signorile per troppo tempo. Cosicché, i miei coetanei non poterono mai appurare la scrittura creativa della mia anima che apparve poco reattiva. Facilmente addussero che io fossi un disagiato e mi cacciarono vari mancini tiri.

In parole povere, scambiarono Michael Douglas di Wonder Boys per Eminem.

Mi diedero del mammone, così com’è infatti Eminem in 8 Mile, ma in verità vi dico che ho tutta la collezione privatissima dei migliori nudi di Kim Basinger.

Kim anticipò molti ani, no, anni addietro le milf più fighe dei porno americani che ora lo prendono nel didietro.

Sì, Brandi Love, Brianna Love, Brianna Beach, entrambe peraltro ritiratesi ma che ancor me lo tirano, non potranno mai competere con la Kim di Getaway.

Lo so, voi mi farete la fine di quel porcellino di Michael Madsen del film suddetto ove l’ex di Kim, il grande Alec Baldwin, dovette sudarsela… per fotterlo.

Voi, uomini oramai corrotti e persivi (persivi è da Nobel, ah ah) nell’olezzo di un’umanità porcellesca che spesso mi fa ribrezzo, smarriste nel vostro percepire la vita oramai senza più stile e ogni pudore vostro senziente è adesso stato abbattuto dal sopraggiungere mendace della vita adulta più volgarmente pugnace o solo puttanesca, quella purezza che un tempo scalpitò giustamente tormentata nelle vostre anime linde, oh sì, non c’è più. Né rinascerà giammai!

In quanto, angariati da genitori pressanti e da vostri coetanei ripugnanti, soltanto nei sogni inviolabili del Cinema più elevato, nella musica sanamente arrabbiata, eh già, trovaste la quiete e il porto felice, lontani da ogni male e, appunto, da ogni squallida bidonata.

Poi, col passare degli anni, col subentrare delle prime passerine e il vostro furbetto entrare in qualche ano con l’uccellino, le vostre depressioni scomparirono, la carnalità prese il sopravvento, l’animalesco barbarismo consumò ogni vostro pulito sentire.

V’adagiaste al compromesso più meschino. Sì, anche voi che una volta andaste puntualmente a messa, oh sì, so io ove ora andate, inchinandovi alla dea del piacere più genuflessa al vostro dio danaro, oh sì, sbandati, sbavate in giro con un solo pensiero in testa e soprattutto nei testicoli. Non passa infatti, oserei dire in fallo, un solo minuto in culo, no, in cui… in mezzo a queste strade bagnate dall’ipocrisia battente dei vostri peccati sempre più fetenti, la vostra mente non pensi ad altro, sì, in verità vi dico, se non a trovare qualcuna da raccattare per le vie del vostro viale non più vitale, in realtà così aridamente bestiale, da ricattare e pagare affinché possiate sfogare con lei ogni vostra giornaliera inchiappettata.

Andate dai ragazzi non ancora toccati dalle vostre perdizioni insanabili e urlate loro, con protervia e presunzione altera, che le loro emozionalità diverse, dette altresì vive, vivaddio, sentimentali alterità immacolate, debbano essere quanto prima sanate.

Fate i santi e i sani ma invero siete appunto, da tempo, andati. Andate solo ora sputtanati!

Oddio, mi stanno bombardando di messaggi tutti i miei contatti su WhatsApp.

Mi sto “orgasmizzando” per il Festival di Venezia.

Le donne mi mandano richieste (im)proponibili, hanno avvistato da qualche parte la mia bellezza magnifica, le ragazze mi corteggiano, è un’esplosione sensoriale che non sentivo da immemorabile tempo.

Mi stanno scoppiando le tempie, sono divenuto il re d’ogni tempio. Sta deflagrando la mia mente e anche qualcos’altro…

Non posso soddisfarvi tutte. Non posso rispondere a ogni amico. Ritirate il biglietto e fate la fila. C’è una figa che m’aspetta. Finito che avrò, sarò da voi.

Le persone malvagie vollero sputtanarmi, gettandomi addosso del fango e sputandomi, ma invece spuntano come funghi amici dimenticati e recuperati. È tutto un pullulare!

Ora, ho pure messo zizzania nel rapporto lesbico fra due tipe assai tope di vent’anni. Anzi, la mia prescelta ne ha 18. Va benissimo. Sono come Miles Teller di Too Old to Die Young. Sì, io non ho età, abbatto ogni regola! Quel Marcel Proust lì non serve a nulla!

Sì, c’è una tizia che m’arrapa non poco. A lei piaccio molto. C’è però un piccolo problema.

Le inviai, qualche giorno fa, un messaggio inequivocabile. Mi rispose, infuocatamente, la sua ragazza:

– E tu chi sei, scusa? – chiesi io.

– Sono la fidanzata di Alice.

– Ah, quindi Alice è…

– Già, sta con me e me la scopo io.

– Be’, suvvia, il verbo scopare fra donne un po’ stona. Non c’è la penetrazione. Diciamo che è tutto un leccalecca. Sì, prendete quel Mahmood e company con Calypso… basta, mette angoscia.

Donne, ecco a voi invece il mio gelato Calippo, sono simpatico come lo fu Claudio Lippi. Uno che sapeva cosa volle da Ravegnini Luana, sì, lei era mora ma lui le offrì la sua “birra” bionda di luppolo…

– Sì, comunque lei sta con me.

 

Intervenne Alice dopo che la sua ragazza, ingelosita a morte, prese su il telefono, appunto, per suonarmele:

– Stefano, ho provato a spiegarle che io e te siamo solo amici ma ora è incazzata e mi sta facendo il culo.

 

Al che, ritornò a parlare la sua ragazza:

– Allora, bello. Guarda, io ho appena ascoltato per sbaglio il messaggio che hai da poco mandato ad Alice.

– Sì, era per lei.

– Lo so, appunto!

– E allora come mai l’hai sentito tu?

– Vedi, è arrivato questo messaggio. Alice ha dovuto assentarsi per un po’. Le ho detto… c’è un vocale per te, Alice. Lei mi ha risposto…  di chi è?

E io… di un certo Falotico. E lei… sì, ascoltalo pure, è un mio amico.

Amico un par de palle! Ora, Stefano, mi devi rendere coito, no, scusa. Secondo te, a un’amica si manda un messaggio di questo tipo?

Peraltro, Alice, devi stare zitta. Zitta, ho detto! Con me te la vedi dopo! Tu lo chiami amico, questo qui? Un amico, diciamo, un po’ troppo intimo. O no?!

Allora, adesso esigo delle spiegazioni da entrambi!

– Senti, io sono solamente amico di Alice.

– Cazzo! Ad Alice non piacciono gli uomini. Lo capisci o no?

– Mah, ne sei sicura? Comunque, a me piacciono le donne. Anzi, stavo pensando a questo. Avete mai visto Vicky Cristina Barcelona? No, per chiedere, a voi garba Javier Bardem?

– Alice! Hai sentito che ha detto? Allora è proprio uno stronzo.

 

Riprese a parlare Alice:

– Lo so, è fatto così.

. Alice, come fai a sapere che è uno stronzo?

– Ho appurato.

– Hai appurato? Che significa che hai appurato?

– Ho constatato con mano, diciamo.

– Con mano?

 

A quel punto, successe il finimondo.

A parte gli scherzi, no, fra me e Alice non c’è niente.

Sì, questa è la versione con la quale la ragazza di Alice si mise l’anima a posto.

Ah ah. Sì, che volete che possa esserci? Al massimo, qualche confezione di detergente.

Fallo sta, fatto sta che fervono i preparativi per Venezia. Sono fervido, effervescente! Cazzo, la mia vita è stata davvero strana. Son passato dal mutismo a corteggiare una molto più figa di Ornella Muti.

In passato fui taciturno, come si suol dire, non spiccicai parola. Adesso sono appiccicoso. E se mi scassi la minchia, ti avverto, al muro ti spiaccico.

Una volta che mi attacco a una, non mi stacco più. Le offro tutto il mio gelato al pistacchio.

Ma non nel senso che non mi levo più dalle palle poiché sono un moroso morboso, nel “seno” che diventa più denso e cremoso.

Che gigione! E sono anche amico di Stanzione!

Ancora devo districarmi fra mille hater. Ma chi se ne frega dei calunniatori se posso essere un dongiovanni? Un pazzo mi dà del vecchio ma Giovanna sa che io sono più giovane di lui e con me lei ha imparato anche a usare meglio la lingua italiana…

Sì, sono un linguista. Oggi con una dea greca gioco di latinismi, donandole ogni declinazione di rosa rosae, da cui il famoso dato, no, detto, rosso di sera bel tempo si spera, domani con una rossa la rendo viola, ai cattivi faccio le linguacce in quanto son più bravo a scrivere del Boccaccio.

Sono proprio un insanabile diavolaccio. Voi, uomini freddi e tristi, ah, poveri cristi, dormite alla diaccio e da me non meritate nessun abbraccio.

Tu, donna, come ti chiami? Cristina? Dammi un altro bacio e annodami il fiocchettino. Dai, forza, struccami, rendimi il tuo pagliaccio.

Sì, odio i tipi in giacca e cravatta, spesso in casa io sto in ciabatte ma eccome se mi arrabatto, poiché nessuno mi batte.

Le tentarono tutte per incularmi. Ma io sempre sgattaiolai, le donne con me miagolano, gli stronzi mi pungolano ma rimango perennemente intatto e, con enorme charme, cammino tutto ritto e compunto.

Che cazzo volete da me?

Sono un uomo che mette pepe a questo mondo di pendolari che fanno pena. Hanno delle vite orribili. Persero il treno della vita ma ogni mattina prendono quello per lavorare come schiavi negri.

Della serie: dopo la vita non c’è il paradiso, bensì la speranza per la tredicesima. Una volta v’era il Tredici, adesso manco quello.

E quello che autobus prende? Il 18? Ma il 18 non porta alla stazione. Ah ah.

Gli sbirri arrestano gli innocenti, Vincenzo s’è comprato un’auto d’epoca dell’Innocenti, Innocenzo fa l’amore con Vincenza, un altro sta con una di Vicenza, la vicina di casa se la fa con i topi delle cantine, tua sorella invece sta come una gatta morta ma so che a lei piace da morire Joaquin Phoenix.

Si dichiara pudica, virtuosa e virginale ma in verità le dico che, avendo costei trentacinque anni, se avesse voluto farsi monaca, l’avrebbe già fatto.

Dunque, bugiardi, non ci provate mai più.

Mille ne penso, duemila ne peno, tre mi faccio ma così va per tutti.

Se pensate di fare i furbi, credendo che la vita sia solo rose, appunto, e fiori, ricordate che io son un oratore da foro. Sì, tutti i mondiali più prestigiosi fori sono miei. Ah ah.

Dall’Arena di Verona a una di Cremona, dal tramonto sin all’aurora, prendo per il culo te, tonto con una faccia da mona, come dicono a Padova, mentre bagno il mio Pavesino anche a una d’un piccolo paesino.

Se sei invidioso, il primo centro di salute mentale t’aspetta.

Sì, uomini grigi, pensate alla salute.

Intanto, vi saluto.

Voi siete ingrigiti, non vi posso aiutare. Siete oramai andati. Già troppo tempo mi faceste perdere con le vostre stronzate. Stasera devo irrigidirlo a una assai meno rigida della vostra mentalità da idioti.

Mi spiace.

Ho vinto io. Ora vi prendete tutte le vostre bugie e ve le ficcate in culo con tanto d’iniezione intramuscolare.

Sì, capisco, ho il cervello piccolo.

Sì, col vostro modo di ragionare stava diventando davvero piccolo.

Invece è molto grosso.

Ammazza, come v’ho preso un’altra volta pel culo. Ah ah.

Già, qual è la frase finale di Robin Williams in Will Hunting?

Ah ah. Ora, sì, devo andare a confessarmi in chiesa come un bravo bambino, poi vi farò di nuovo la catechesi. Poveri malati di mente.

 

 

di Stefano Falotico

 

alice

JOKER: hanno spostato la proiezione stampa per gli accreditati del festival di Venezia al 31 – Frankenstein contro Dracula, Fracchia contro Dracula, sono davvero una belva umana!


17 Aug

joker calendario stampa

Cazzo!

Ho pernottato in albergo sino al 31, sì, è vero, devo lasciare la camera prima delle undici del mattino.

E che me ne fotte? Sì, m’era stato comunicato, così come infatti scrissi, che Joker sarebbe stato proiettato alla stampa il giorno prima, appunto, della mondiale anteprima.

Fu una soffiata erronea.

A quanto pare invece, eh già, potremo vedere Joker in Sala Darsena alle otto e mezza del mattino?!

Dico, ma è un orario improponibile.

La sera prima non posso imbucarmi a qualche festa, leccando la passerina di qualche gattina. Non posso neppure ubriacarmi, insomma, sarà una vigilia di casta astinenza. Una bella inculatina.

Va be’, ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Avete letto?

Bene, ragazzi delle scuole, segnatevi quest’aforisma appena coniato da me stesso, il Falotico presente-assente.

Repetita juvant e abbasso la Juventus: ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Sì, ci sarebbe pure la proiezione quasi a mezzogiorno, sempre del Joker, in Sala Grande.

Eh, ma per poter accedere a questa proiezione, forse la sera prima bisogna fare il lecchino.

Ho detto tutto.

Ora, cambiamo totalmente argomento ma diamoci comunque dentro!

Ah ah. Ritengo Kenneth Branagh un genio. De Niro di più. Joaquin Phoenix, quasi.

Reputo invece tu un pagliaccio, sì, sei un invidioso come Iago. In verità ti dico che non sei dotato come un mandingo, ovvero Otello, il moro di Venezia.

E quella mora finirà a letto con Brad Pitt di Ad Astra. Secondo me, sì. Secondo te? Dai, ordina un piatto di tagliatelle, accompagnale con un buon vinello e Donatella amerà comunque sempre il mio uccello.

Sì, gigioneggio. Le sparo grossissime, sono un burlone, nel divertimento ilare volteggio e, chissà, forse Ilaria con me notteggerà per mie e sue congiunzioni carnali in gran quantità d’ormonale qualità. Ah ah. Terminata che sarà la fornicazione, dopo l’orgasmo e l’amplesso ginnastico, Ilaria riderà di gusto, poi andrà in bagno, si guarderà allo specchio e si truccherà per mostrarsi in pubico, no, in pubblico.

Sì, la gente cosiddetta normale, a cui ovviamente va messo alle donne, no, vanno annesse le donne, prima d’incontrare la realtà quotidiana che sta là fuori, cazzo, usa maschere che neanche Pirandello si sarebbe mai sognato di descrivere, scrivere, dipingere e (s)tingere.

Sì, questa donna da me a letto struccata, soprattutto toccata e assai trombata, dopo aver fatto sesso con un uomo nudo e crudo come il sottoscritto, per riassumere una parvenza da donna altolocata, chiamerà a raccolta tutto il Makeup Department del Joker, appunto!

Ah ah, sono proprio un Draculino e vi piglio tutti, in particolar modo tutte, per il culino.

Avete mai visto l’intervista che Kenneth Branagh pose a De Niro riguardo il suo, anzi loro, Frankenstein di Mary Shelley?

Prima, su YouTube era stata caricata integralmente. Adesso, ve n’è soltanto uno spezzone.

Comunque sia, amici, non fatemi la fine di Fracchia e Fantozzi.

Come dice Diego Abatantuono in Fantozzi contro tutti, appunto…

Avete incontrato, stavolta, chi vi ha dato pane per i vostri denti. Cioè pene.

Il filoncino speciale… ve lo ficco dentro il sacchetto?

Ma no, poveri rincoglioniti. Uno dei miei condomini, l’oramai anzianissimo signor Sacchetti, sta messo meglio di voi.

Forza, TONNA, cioè donna… come dice Abatantuono, vai a buttare la spazzatura.

Preparami la salsiccia!

Prendi anche questo sacchetto e ficcatelo in saccoccia.

Ehi, tu, non gufare!

 

di Stefano Falotico

Iago Branagh

Ah ah.dracula oldman coppola

JOKER Origins: al festival di Venezia vedrò davvero e dal vivo Joaquin Phoenix e De Niro – La mia vita ha rivisto la luce dopo il tunnel di un viaggio al termine della notte


15 Aug

Joker poster

Tutti quelli di cui avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito… ha vissuto la sua vita su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole. E vostro figlio ha cavalcato quel raggio… e voi due gli avete dato una vita che gli ha permesso di vivere quel sogno.

(Sean Penn, The First)

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti, purtroppo o per fortuna, è terribilmente vero

Ora, la situazione si fa merdosa.

Vi spiego bene, con molta calma. Datemi tempo. È quello che vi chiesi anni fa quando invece, standomi col fiato sul collo, mi faceste impazzire.

Dispongo già dell’accredito stampa per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove, come sappiamo, uno dei titoli di punta, sarà Joker di Todd Phillips.

Invero, ancora non ce l’ho. Ho pagato 60 Euro a Banca Sella, attenendomi alle oculate prescrizioni comunicatemi dalla direttrice dell’ufficio stampa, appunto, della Biennale.

Sì, chiariamoci. A meno che voi non siate uno del New York Times, vale a dire il critico pagato a peso d’oro più del cachet miliardario ricevuto da Phoenix e De Niro per essere rispettivamente il protagonista e il suo antagonista nella succitata pellicola su Joker, non potete permettervi di avere l’accredito gratis.

Sempre 60 Euro dovete e sino alla fine dei vostri giorni dovrete sborsare. Comunque, è un bel risparmio.

Anzi, pure di più. Il prezzo della benzina aumenta a ogni ora, ci vorrebbe Adriano Celentano di Svalutation per non farci credere che esista l’inflazione. Come dice Totò a Peppino ne La malafemmina… ah ah.

60 Euro comunque non sono, a ben pen(s)arci, una gran cifra, infatti senza… sarebbero circa 500 Euro, bonus permettendo.

Col mio accredito potrò, innanzitutto, sedere a fianco di critici di spicco ma soprattutto loro avranno l’opportunità di avere accanto a essi un uomo che forse non è un uomo. Sì, sono un essere anomalo, la peculiarità esistenziale fa parte della mia natura tanto fascinosamente abissale, in virtù del mio carisma a pelle bestiale, quanto rompiballe in modo insostenibile.

Mi hanno detto di salvare la ricevuta fiscale allegatami in mail, di stamparne il PDF e di presentarmi al Palazzo del Casinò con in mano tutta la documentazione.

Ora, sorge però più che un casino, ecco, un Casinò. Si potrebbe ovviare a questa sfumatura non da poco se io fossi l’incarnazione del capolavoro di Martin Scorsese del 1995, appunto, con De Niro, Sharon Stone e Joe Pesci.

Non è da una o accentata o no che la sostanza cambia. Casino in originale, Casinò in italiano, rimane pur sempre un tragedia di persone che, incasinatesi a vicenda, fanno scoppiare le loro vite che perdono tutto più di un incosciente alla John Malkovich di Rounders. Il quale, sopravvalutando le sue mosse, ritenendosi imbattibile, provetto gambler, ah che poveretto, scommette tutto al tavolo da gioco, convintissimo di avere in mano la carta vincente, ma scopre che il suo avversario ha la stessa mente di Will Hunting – genio ribelle.

Piovono soldi… sì, bisogna vedere da che parte, caro Teddy KGB.

Da circa vent’anni, forse di più, invero esattamente dall’anno successivo a quello in cui crollarono le Torri Gemelle (sì, le Twin Towers precipitarono l’11 Settembre, a festival già finito del 2001), l’intera zona attorno alla Mostra del Cinema, durante il periodo festivaliero, viene perimetrata neanche se fossimo in 1997: Fuga da New York.

Dunque, per poter accedere al Casinò, essendo quest’ultimo ubicato nella zona nevralgica e protetta da eventuali attacchi terroristici, prima bisogna consegnare la carta d’identità agli uffici della detectionreception.

Perciò, come farò a dimostrare, una volta che sarò dinanzi alla bigliettaia della baracchina della biglietteria del Casinò, che sono Stefano Falotico se, come dettovi, avrò appena lasciato in deposito le mie generalità al di fuori del “ghetto?”.

Sì, la Mostra è piena di gente che si dichiara appassionata di Cinema. Ma di che?

Alcuni hanno delle facce da criminali mai visti. Sì, vanno al festival solo per imbucarsi a qualche festino. Fra giri di prostitute e droga a tutt’andare. Sì, ne ho visto cose che voi non umani non potreste immaginare.

Critici che criticano solo i film dei sogni che s’erano fatti prima di diventare critici o pseudo tali.

Sì, il critico odierno, soventemente affiliato a giornali il cui caporedattore è ammanicato col produttore del film da recensire, sono dei falsi, dei corrotti e dunque, ça va sans dire, dei falsari della Settima Arte.

Scrivono che il film è bello soltanto perché altrimenti la loro vita non sarebbe più tanto bella. Eh certo, sennò li licenziano.

Ah, ne ho viste, vidi e spero di vederne tante… critici cinematografici che obiettarono sulle cosce della passerona Gwyneth Paltrow in passerella, sputtanandosi poi nei bagni dei parties con “reginette” decisamente meno belle di questa principessina sul pisello.

Sì, a Venezia v’è un giro di mignottelle e troioni pazzeschi. Indossano la maschera degli uomini irreprensibili e moralmente retti. Camminano tutti ritti. Tant’è vero che la prima mondiale di Eyes Wide Shut si tenne, appunto, a Venezia. E quest’anno riproporranno il capolavoro postumo di Kubrick…

Ho detto tutto.

Fatto sta che riuscirò a ficcarmi… per ottenere il pass.

Sì, per me, a dire il vero, questo problema non sussiste. Oramai mi conoscono tutti. Sono un personaggio sulla bocca di chiunque. Come si suol dire, un attore che non abbisogna di presentazioni.

Già, immagino la scena:

– Buongiorno. Guardi, dovrei ritirare la tessera, munita perfino di mia foto profilo, già precedentemente inviatavi nell’apposito formulario, da me pagata un mese fa. Son stato però costretto a lasciare i documenti fuori dalla Mostra.

– Ah, ma lei è il Joker Marino, alias Stefano Falotico.

– Sì, è vero. Come fa a conoscermi?

– Suvvia, bambagione. Lei è riconoscibilissimo anche a un miglio di distanza. La sua faccia da culo la conosce mezzo mondo.

Pigli questa tessera e buon Festival. Ah no, scusi solo un secondo. Lei, stasera, dopo aver visto il film, sarebbe disponibile per giocare un po’ con me? Lei è proprio un pagliaccio, sa? Poi, starmene chiusa qua dentro tutto il giorno con tutto questo caldo, vede, a notte tarda mi rende una monella.

Insomma, fra clown tristi la vita è più felice. Sì, io e lei, anzi tu, ti do del tu e poi te la darò tutta, siamo carcerati psicologicamente. Siamo un po’ come Steve McQueen e Dustin Hoffman di Papillon. Qui a Venezia c’è il mare, stasera che ne dici?

Andremo al ristorante, ordineremo delle vongole, faremo un giro in gondola, poi in albergo tu mi sfilerai la gonna e, tuffandoci nei sensi più profondi, prenderemo il largo a prua e a poppa.

Il mattino dopo, mi servirai la colazione con tanto di cornetto alla crema.

– Sì, ok cornuta. Ciao. Fottiti. Al massimo, posso invitarti a prendere assieme un caffè senza zucchero. Ci stai? Offro io, non ti preoccupare.

 

Invero, questa qua non era male. Però il mio albergo prenotato a Venezia è impresentabile. Non posso portare una bella donna in un tugurio fatiscente e diroccato. Perderei tutto il mio fascino alla Tom Cruise.

Sì, torniamo alla questione iniziale. Detta come va detta, non trovo un buco mango a pagarla, no, pagarlo.

Tutti gli alberghi del Lido, anche quelli più scalcagnati, sono già tutti occupatissimi.

Detto ciò, la tessera mi darà l’esclusivo diritto di poter vedere tutti, dico tutti, i film in Concorso e Fuori Concorso, quelli delle sezioni collaterali, i classici delle retrospettive e anche quelli senza una cinematografica prospettiva.

Sì, fra tanti film belli selezionati, ci saranno come al solito anche delle stronzate micidiali senza capo né coda, senza poetica e senza neppure una bella figa che valga, come si dice in gergo goliardico, il prezzo del biglietto. Insomma, i cosiddetti film improponibili. Oggettivamente da voltastomaco, messi lì per riempire gli spazi vacanti.

Sì, è praticamente impossibile assistere a un Festival qualitativamente omogeneo e perfetto. Ogni anno, su dieci film di grande livello, ce ne sono trenta che, se fossi stato il regista, non avrei mai mostrato, appunto, nemmeno a mia moglie.

Ora, Todd Phillips è sposato?

Ecco, credo che sua moglie abbia già visto, assieme a quelli della Warner Bros, il Joker.

Dunque, probabilmente la pratica di divorzio fra Phillips e la consorte è già in atto. Ah ah. Come no?

Se invece così non fosse…

Sala Grande, prima internazionale di Joker.

In verità vi dico che al pubblico sarà presentato il 31 ma la stampa lo vedrà il 30.

Finisce comunque la proiezione.

La follia, no, la folla è in visibilio, Phoenix è paonazzo dalla commozione, il neo di De Niro, da nero che è, diventa rosso per via del flash dei fotografi. Il pubblico sovreccitato si scalmana, una ragazza, fanatica di Phoenix gli urla: la tua interpretazione in Quando l’amore brucia l’anima è niente in confronto al mio calore per te, sto bruciando!

La gente applaude, insomma un’ovazione. Con tanto, appunto, di esaltati che, in barba a ogni pudore, hanno in diretta delle incontinenti eiaculazioni e donne ninfomani iper-appassionate di Joaquin in stato fermentante di febbricitante ovulazione.

Insomma, un delirio collettivo!

La moglie di Phillips però è sconvolta e, fra sé e sé, pensa… cazzo, è il film di mio marito.

Io pensavo che fosse un brav’uomo e invece ha realizzato la pellicola su un matto ma forse la pazza son stata io a sposarlo. Oppure siamo tutti impazziti.

In verità vi dico che dubito riguardo il fatto che De Niro possa presentarsi al Lido.

Innanzitutto, il suo ruolo è minore. Poi, per quanto io ne sia fan sfegatato, De Niro è uno stronzo.

Io e tutti gli altri stemmo ad aspettarlo dietro le transenne per Shark Tale.

Lui passò e non cagò nessuno.

In tanti anni di Festival è l’unico attore che non si è fermato a firmare gli autografi.

È il mio attore preferito. Sono uguale a lui.

Ho varie ammiratrici che mi scrivono su Facebook, sinceramente vogliono scoparmi.

Al che, mi decido a incontrarle dal vivo. Loro, alla mia vista, rimangono estasiate.

Io dinanzi a loro, manco per il cazzo.

E sparisco di nuovo nella notte come Travis Bickle di Taxi Driver.

Detto ciò, caro Travis, Cybill Shepherd ci rimase di merda.

La lasciasti in mezzo alla strada come una puttana qualsiasi.

E dire che, poco prima, combinasti un macello per rendere questo mondo più pulito.

Ma poi a che sarebbe servito? Jodie Foster, una volta salva(ta) dal pappone, comunque rimase fottuta. Perciò, per non farsi pappare dagli uomini lupo, non riuscendo a superare il suo trauma, studiò psicologia con il master in criminologia.

Da cui la sua Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti.

Be’, che vi debbo dire? O meglio che volete che vi dica?

D’adolescente, mi opacizzai nella notte più fosca. Smarrendomi come lo straniero Travis nei dedali della mia solitudine nera.

Mi consolai dallo stress nell’orgasmizzarmi. Sì, calato ogni sole, mi resi solare, registrando tutte le più grandi fighe che passavano, a luci rosse, via cavo.

E ora vi racconto questa…

Nel 2003, nonostante già fossi più colto di ventimila laureati a Oxford, m’iscrissi a una scuola di recupero.

Lì conobbi un certo Enrico col quale ci recammo a Chieti. Per diplomarci privatamente.

Nei giorni antecedenti il nostro viaggio, Enrico, nonostante io a quei tempi avessi già incontrato Roberta di Trieste, notando che ero molto triste, a inoltrata sera suonò a sorpresa a casa mia.

Svegliando i miei genitori.

– Ehi, che ci fai a quest’ora?

– Stefano, facciamoci un giro. Sono in palla.

– Ma è tardissimo.

– Appunto. La notte è lunga e io voglio renderla calda.

 

Indossai il giubbotto, afferrai le chiavi di casa, aspettai l’ascensore e, uscito che ebbi dal mio stabile, trovai Enrico nel mio cortile. Piuttosto instabile. Con una faccia arrapatissima:

– Stefano, stanotte ho voglia di darci!

– Ma tu non sei fidanzato con Micol?  (sì, la sua ragazza si chiamava Micol e non Nicole).

– Sì, ma ho voglia di qualcosa di più. Accompagnami. Anzi, sono talmente in tiro che voglio farti un regalo. Dai, seguirmi, entriamo in macchina.

 

Al che, spedito a tutta velocità, si fermò al Bancomat più vicino e io gli chiesi:

– Dove cazzo vai?

– Vado a ritirare i soldi che m’occorreranno per la donna che sceglierò, girando per istrada. Anzi, ritirerò anche qualche soldo in più poiché desidero che pure tu possa godertela. In poche parole, te la pago io.

 

A quel punto, salutai Enrico e chiamai un taxi.

Non sono mai andato a zoccole in vita mia e giammai vi andrò.

Andare con una donna di malaffare significa dichiararsi più che falotici, no, fallici, eh sì, falliti.

È un’umiliazione mortificante che non potrei sostenere. Cioè, fatemi capire bene. Voi pagate una purché vi renda contenti? E vi rende contenti dietro i contanti?

Io, al massimo, ho cinquemila film pornografici in casa mia. Ma sono un romantico.

Fatto sta che, pochi giorni dopo, salii nuovamente in macchina di Enrico. Che caricò me e due donne, una ragazza più piccola di noi e una signora di una certa età, per recarci nel luogo ove avremmo effettuato l’esame di maturità.

Anzi, ora che ricordo bene, in macchina con noi c’era anche Armando. Uno che in quel periodo cantava sempre ad alta voce il ritornello Anvedi come balla Nando di Teo Mammuccari, tormentone del 2004.

Enrico, come avrete capito bene, aveva quel vizietto lì. La sera prima degli orali, ecco, s’ubriacò e ancora con una puttana, segretamente, andò.

Gli telefonò la sua ragazza per sincerarsi se stesse bene e se fosse pronto per l’interrogazione del giorno dopo.

Al che, Enrico il telefono mi passò:

– Stefano, sono Micol. Enrico è impazzito? Che fa? Si sbronza la sera prima dell’esame?

– Sì, in effetti è un po’ brillo. Ma ora lo mettiamo a dormire.

– Stefano, tu sei molto sincero. Dimmi la verità. Enrico s’è solo ubriacato?

– Sì, certo. Perché?

– Ora, io credo che mi tradisca. Sai com’è… lontano da me potrebbe… ora, mi garantisci che ha solo bevuto?

– Vuoi la verità, Micol? La sai già.

 

Partì un urlo immane.

Be’, Enrico e Micol si lasciarono.

Ma non fu per colpa mia. Lei invero era già cosciente che Enrico amava molto incoscientemente le altrui cosce.

 

Ho trovato finalmente la sistemazione. Circa 500 Euro per sole 4 notti.

Ora, per molto tempo la gente pensò che io fossi Tom Hardy di Warrior.

Invece, ha scoperto che sono Joel Edgerton.

Sì, un tipo apparentemente fantozziano che non ha nessuna possibilità di vincere.

E invece, a differenza degli idioti, io faccio funzionare la testa.

Sono colui che ha ribaltato ogni prospettiva.

Dunque, mi spiace per il demente che continua a offendermi su YouTube perché non ci sta.

Che posso dirgli? Andasse a Lourdes.

Sì, davvero. Certe offese puerili sono accettabili se hai 16 anni. Alla mia età, fanno i ridere i polli come lui.

Capito? Questo s’è sparato un trip sulla mia persona mai visto. Se non appunto nella sua mente.

Adesso, vi spiego bene come vi vede lui. Sì, lui capisce tutto, non lo sapevate?

Mi grida che sono pazzo, solo, senza amici e una vita sociale. Che sono un disagiato, un mostro, un repellente abominio, come dice lui… un aborto.

Be’, in effetti un mostro ha bisogno della sua altra metà identica a lui di sola diversa desinenza femminile.

Mi pare dunque ovvio che il mostro vada alla Mostra. O no? Ah ah.

Credo che costui abbia sempre delirato su di me.

Trattasi di ragazzino gravemente disturbato.

Va a dire in giro… ma come fate a dar retta a quel Joker Marino? Ma non lo vedete che si filma sempre da solo? Non ha un cane. È un cretino.

Tale idiota di ciò n’è veramente sicuro?

Bene, se l’è andata a cercare… rendiamolo felice. Diamogli il contentino come si fa con gli scemini.

Dal 2003, costui non sa niente della mia via intima e privata, diciamo personalissima.

Nell’anno appena succitato, uscì il capitolo 1 di Kill Bill. Che costui mi creda o no, non chiedetemi, vi prego, come riuscii ad uscirne, ecco, uscii con una tizia che abitava in un paesino di Bologna.

Che si fa con una ragazza? La si porta a vedere un film.

Durante tutta la proiezione, questa ragazza rimase impressionata.

Non tanto dal film. Questa qui di Cinema non sapeva un cazzo. Rimase scioccata, più che altro, da me che non la cagai. Un altro, al mio posto, anziché concentrarsi su Uma Thurman, avrebbe pensato a qualcosa, diciamo, di più tangibile e corporeo.

Ora, questa qui non era bionda come Uma. Anzi, era mora. Ma non era male. No, no, no. Un bel bocconcino.

Lei, finito che avemmo di vedere il film, mi fissò negli occhi e, accortasi del mio turbamento, mi domandò un po’ allarmata:

– C’è qualcosa che non va, Stefano?

– Un po’ tutto non va. Ma sto bene. Non ti preoccupare.

 

In verità, la scena finale del film m’aveva pietrificato.

Lei m’invitò a casa sua. I suoi erano a letto. Ah, fra l’altro, non era la prima volta che io e questa qui c’eravamo incontrati. Il nostro primo appuntamento era avvenuto… in una zona losca del paese in cui abitava.

Lei mi portò in un pube, no, in pub.

Dopo dieci minuti, seduti al tavolo, uno di fronte all’altro/a, lei mi sospirò:

– Non hai caldo? Fa caldo, cazzo, fa molto caldo.

– Sì, in effetti questo è un pub di provincia. Ma non hanno i soldi per un ventilatore?

 

Lei scoppiò a ridere. Anzi, sogghignò…

In verità, s’era accorta che io non avevo per niente capito a cosa volesse alludere per alluparmi.

Ma uscì con me, come detto, ugualmente la seconda volta. Anzi, credo che le piacesse la mia ingenuità.

Che culo, infatti. Trovarsi di fronte a un ragazzo completamente vergine da ammaestrare a proprio volere.

Ma io avevo la testa da un’altra parte. Volevo vendicarmi, sì, volevo vendicarmi perché, a differenza di quello che questa qui poteva aver creduto, dopo aver visto Kill Bill avevo compreso tutto…

Cosa voglio dire con questo?

Facciamo un passo indietro. Torniamo al Joker.

Secondo voi chi è Arthur Fleck?

Io me l’immagino così. Dev’essere uno oscuratosi nella notte. Anche delle Stelle. Cioè degli Oscar.

Sì, durante l’adolescenza deve aver sofferto di disturbo ossessivo-compulsivo e, prima della serata di premiazione degli Academy Award, cazzo, questo qui si faceva pure il bagno come se dovesse essere lui il premiato con la statuetta.

Amici, quello che vi posso dire è di non assumere mai questi psicofarmaci:

1) Depakin: uno stabilizzatore dell’umore. I suoi effetti collaterali sono devastanti.

2) Risperdal: un neurolettico, adesso sostituito dal più “moderno” Invega. Gli effetti collaterali, se assunto in forti dosi, sono l’alterazione del metabolismo, una forte stipsi, un ingrossamento del fegato e un enorme calo della libido.

3) Fluoxeren: antidepressivo e antipsicotico terribile. Può provocare addirittura shock anafilattico, vomito, nausea e profonda sonnolenza.

Ragazzi, non assumeteli mai, per nessuna ragione al mondo. In ciò, ha ragione Eros Ramazzotti di Parla con me:

non si uccide un dolore, anestetizzando il cuore…

Ora, in caso di violenta sofferenza psicologica, i farmaci e i tranquillanti bloccano il dolore. Sì, ma fermano anche il piacere.

La persona può allora ammalarsi di catatonia, eccessiva rigidezza muscolare, fissità esagerata dello sguardo, oppure sconfinata apatia.

Mettiamo anche che si ammali in un’età troppo giovane in cui non possa autodeterminarsi e, intorno a sé, gli ruotino solo adulti superficiali e ragazzi indifferenti che preferirono appioppargli un’etichetta. Non volendo mai appurare…

Ma che appuraste? Più puro di Fleck non ce n’è!

Era ovvio che Arthur Fleck, una volta marchiato e stigmatizzato, sarebbe andato incontro, poi ripresosi, all’incomprensione degli ottusi.

Che, anziché stringergli la mano nel momento del bisogno, lo incriminarono persino per il semplice fatto di avergli rotto il cazzo.

Ecco, con questa ragazza non andò proprio benissimo. Con Roberta, sì. Anche troppo.

– Stefano, toglimi una curiosità. Tu e Roberta come vi siete conosciuti?

– Attraverso una chat.

– No, fammi capire bene. Questa qua è scesa da Trieste a Bologna per conoscere te? E tu chi sei Superman?

IO SONO IO.

 

Morale della favola: il mio calunniatore è rimasto molto, molto indietro. Quando mi scrive cose come… esci dal guscio…

Ah, il famosissimo guscio dello struzzo o del suo fare lo stronzo?

Comunque, l’assolvo. Lo compatisco. Trattasi di persona, oltre che a dismisura inconsapevole, gravemente sospettosa e diffidente.

Dovrebbe aggiornarsi. Invero, vergognarsi. Sì, a volte mi sembra un ignorante come Totò della famosa scena della lettera de… La malafemmina.

Dice a me che devo studiare e prendermi la LAURA…

Costui, il quale parla tanto di vita sociale, non è che sia un venditore del suo culo?

No, per chiedere, eh. Sembra, a sentirlo parlare, un maniaco sessuale. Non è che domani lo vedrò fra i protagonisti negativi della seconda stagione di Mindhunter?

Sì, questo qui non è mai sicuro che io dica la verità. Mi scrive sempre:

– Dov’è che sono queste donne? Fammi vedere.

 

Cioè, vuole che gli realizzi un porno. Più maniaco di questo guitto d’avanspettacolo, manco Charles Manson.

 

Finale: sì, ma Joker chi è?

Certamente, non io. Come ha detto il canale YouTube L’IMPERO DEL CINEMA, che qui ancora ringrazio infinitamente, Joker è un archetipo che noi tutti amiamo.

Simbolizza tutta la bontà più pura nella sua forma più splendidamente angelica ma allo stesso tempo è l’incarnazione di Satana.

Sì, ma perché lo amiamo?

Ora, il film di Todd Phillips, stando alle premesse e alla trama fornitaci, guardando il suo teaser, è impostato su un canovaccio scritto da Scott Silver, a prima vista, perfino piuttosto canonico da Bignami della psicopatologia.

Arthur Fleck, a quanto pare, è affetto da complesso di Edipo. Vorrebbe la sua vita ma, a livello inconscio, un po’ come fa Jason Miller de L’esorcista, non riesce mai davvero a staccarsi dal cosiddetto, a livello metaforico, cordone ombelicale. Per di più che sua madre è adesso malata e necessita con la vecchiaia di assistenza.

Forse, in un certo qual modo, è simile proprio a Travis Bickle. È uno “schizofrenico” esistenzialista.

Molti della mia generazione vissero parecchi stati di coscienza definiti vuoti a perdere. La generazione a cui io appartengo veniva infatti definita, oltre che generation x, quella del vuoto…

Ma poi siamo sicuri che questi ragazzi sognassero davvero di essere Re per una notte?

O questo invece fu il sogno dei loro genitori? I quali, non riuscendo a concretizzare le loro ambizioni, scaricarono le loro frustrazioni, idealizzando distortamente la vita futura dei figli? Pianificandone le scelte?

Sì, perché se Joker avesse voluto diventare un personaggio dello spettacolo, se ne sarebbe fregato della batosta ricevuta da De Niro. E avrebbe insistito come se nulla fosse stato.

Per quanto possa apparire, appunto, folle e insensato, grottesco e assurdo agli occhi della gente “normale”, Joker non vuole mettere su famiglia, non vuole nascondersi dietro la maschera della dignità sociale volgarmente intesa. Cioè non crede che il valore di una persona dipenda dal valore stesso che gli altri possano più o meno attribuirgli in misura del suo reddito e dei suoi trionfi.

Una tipica, retrograda, sbrigativa frase che viene rivolta ai “malati di mente” è la seguente: me non mi freghi, coglione. A cui vuoi darla a bere? Vedi di rimboccarti le maniche come tutti e ora ti becchi un sacrosanto calcio in culo.

Oppure: non fare il furbo.

Che poi è sostanzialmente la stessa cosa.

Quando invece stetti assieme a un’altra ragazza, mi ricordo di questo mio rapporto assai strano.

In quel periodo ero davvero un saltimbanco un po’ patetico. Come Sean Penn di This Must Be the Place. Un film a mio avviso concettualmente sbagliato nell’ultima mezz’ora.

Innanzitutto, caro Paolo Sorrentino, la vendetta non serve. Non si vendica un padre con la legge del Taglione. Il nazista ha già condannato la sua anima al demonio. Cioè è già morto.

Poi, Sean Penn/Cheyenne, ottenuta la catarsi vendicativa, torna da sua madre. Sua madre è pazza. Sean si presenta a lei con un taglio di capelli da perfetto uomo normalizzato.

Ah, che brutta caduta di stile, Paolo.

Cioè, fammi capire bene. Cheyenne ha rinunciato alla sua unicità, al suo magico candore per essere uno stronzo come tutti?

No, non ci siamo.

Peraltro, Sean Penn è uno degli uomini più affascinanti, misteriosi ed enigmatici di sempre, secondo me.

Cioè, fatemi capire bene. Questo qui ha un fisico da palestrato, è stato con Madonna, con Charlize Theron e chi più fighe ha più ne metta, ed è però amico di Terrence Malick, ha vinto l’Oscar per Milk e Mystic River, ha girato un film con Woody Allen?

Uhm, c’è qualcosa che non va.

Sì, Sean Penn non è l’omaccione che lui stesso, forse, vorrebbe far credere di essere.

The First è stata una serie televisiva piuttosto mediocre. Ma appartengono proprio a Sean Penn/Tom Hagerty le parole forse più belle di quest’anno di Cinema e tv.

Quando, dinanzi ai genitori distrutti per la tragedia occorsa al figlio, il quale doveva essere uno dei primi uomini a mettere piede su Marte, Sean Penn, con infinita saggezza, li consola, dicendo loro quella che è la verità.

Ecco amici e, come dico io, (a)nemici, s’è fatto tardi. Spero di aver detto delle cose sui cui io stesso possa riflettere.

Mi aspettano 5 giorni di Festival in compagnia.

Non mi credete?

Perdonatemi solo per l’audio molto basso. Ma ho registrato da WhatsApp. Potete scusarmi?

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di Stefano Falotico

GRACELAND: un mio cortometraggio, tanti anticipati auguri a Bob De Niro ed evviva il JOKER Jim Carrey, eh sì!


13 Aug

GRACELAND

Per molti anni fui scambiato per Sylvester Stallone di Cop Land, invece sono stallone e basta?

Di mio, sono romantico.

Be’, questo non è un cortometraggio nel senso più cinematografico del termine. E apparentemente non ha senso. Pare più che altro una mia vanitosa, esibizionistica gigionata. La solita incomprensibile faloticata.

Infatti, è nato per caso. Son stato di nuovo ad Anzola dell’Emilia.

Al che ho cominciato a filmare e a filmarmi. Quindi, cambiando stazione radio, è passata una canzone che sino a oggi m’era sconosciuta, ovvero Miracle of the Rosary.

È una canzone paradisiaca. Sì, ci sono e ci furono molte rockstar grandissime ma Elvis non si batte. Lui è il re eterno di tutti i sognatori, la purezza incarnata in una voce divina.

Ecco, puoi essere un carceriere, un carcerato reo di aver commesso dei crimini mostruosi, puoi essere un gerarca nazista pluriomicida o puoi essere invece il papa, un missionario in Africa, oppure una persona qualsiasi coi tuoi pregi e i tuoi difetti.

Nessun uomo, che sia credente o no, che sia pure il più pazzo del mondo, non può… non può assolutamente non commuoversi dinanzi a questa canzone. E inchinarsi a dio.

In questo pomeriggio, è avvenuto qualcosa simile al racconto di Natale del film Smoke.

Ho sostato e parcheggiato la mia macchina vicino alla chiesa principale di Anzola.

Al che mi s’è avvicinato un ragazzo di colore. M’ero un attimo distratto. Appunto, per estrarre la sigaretta e per accendermela.

Vedo questo ragazzone nero a trenta centimetri da me. E lo guardo, un po’ spaurito, dal finestrino.

Oh, a prima vista m’era sembrato uno di quei neri con una calibro venti, anche quaranta, per le specialiste…

Ma sì, un mandingo per film, diciamo, non da Denzel Washington. Anche se poi… Denzel è stato il protagonista di He Got Game. In questo film, suo figlio si chiama Jesus.

Questo Jesus però, a differenza del vero Gesù, il quale secondo Denzel Washington è negro, perlomeno mulatto come lui, lo dice in Malcolm X, distruggendo in un nanosecondo ogni falsa iconografia cattolica, ecco… tale Jesus comincia a corrompersi. Inizia ad avere successo come star del basket di una squadra allenata fra l’altro da John Turturro, un suo omonimo nel film Il Grande Lebowski. Sì, il celeberrimo figlio di puttana Jesus Quintana. Uno che deve conoscere bene cosa succede, diciamo, negli spogliatoi delle docce del carcere di San Quintino. Sì, i giochi poco puliti da saponette vanno forte lì. Se poi becchi uno più dotato di Denzel, cazzo…

Torniamo a suo figlio Jesus. Sì, è uno che sa infilare le palle in buca. Tant’è che un bel giorno mette piede in una stanza nella quale non sarebbe mai dovuto entrare. Diciamo che fa, come si suol dire, il passo più lungo… della gamba. E davanti a lui, semi-ignude, gli si presentano Chasey Lain e Jill Kelly.

Dunque, nel giro di un triangolo con due espertissime e navigate pornoattrici che sanno il fallo, no, fatto loro, da possibile Michael Jordan e Scottie Pippen, rischia di diventare Rob Piper e il protagonista assoluto dei film per adulti di Jules Jordan.

Vedi come può cambiare la vita in un istante? Basta una botta, una spinta. Meglio se due spinte…

Parlo per esperienza personale. Io sono ancora Roddy Piper di Essi vivono, lui però è purtroppo morto mentre io ora guardo, lucidissimo, chiaramente tutti questi stronzi destrorsi che se la spassano in maniera vivissima.

Be’, devo esservi sincero. Io sono stato iniziato al sesso, diciamo, un po’ più mature proprio da Jill Kelly.

Adoro il suo tatuaggio situato in una zona che già di suo è incisiva, adoro le sue forme che, in modo circonciso, ah ah, no, conciso si potrebbero definire estasianti.

Sì, è sempre stata comunque rifatta. Ah, per forza. Più rifatta di lei.

Non facciamo più frittate!

Comprai in dvd il suo film cul’, no, cult100% Jill.

Sì, qualche giorno fa v’ho detto che sono un ammiratore sconfinato di Shannon Tweed. Be’, adesso molto meno, Shannon ha la sua età.

Così come Jill. Ma all’epoca non ce n’era per nessuna. Tutti loro erano.

Ma non smarriamoci in cazzi miei che non v’interessano.

Torniamo ad Anzola e a questo nero. Mica un Jesus, solo un povero cristo.

Lui mi ha fatto un gesto. Non riusciva a parlare. Poi, ha avvicinato la sua sigaretta… per farmi capire che voleva che gliel’accendessi.

Gli ho dato un Euro, dopo avergli acceso la sigaretta. Lui me l’ha ridato indietro, come per dirmi… no, non voglio soldi.

Io ho insistito.

Lui è rimasto piacevolmente scioccato. Sì, dietro di me c’erano altre due macchine. Una piccola come la mia senza nessuno al sedile del guidatore. Un’altra invece molto grossa, una BMW. L’uomo dentro questa BMW aveva da poco trattato male il nero, urlandogli contro parole raccapriccianti.

Per cui, questo ragazzo nero dev’essersi sorpreso che un comunissimo sfigato come me, non certamente ricco come quello nella BMW, gli abbia voluto fortemente regalare un Euro. È stato felicissimo come se gli avessi donato una Ferrari.

Sì, a me onestamente non interessa una vita da Manuel Ferrara. Nemmeno a lui.

Si fottano questi porci.

Tutti credettero che io fossi De Niro di Lettere d’amore, invece scoprirono che ho pure i dvd degli esercizi pilates della Jane Fonda che fu

Fra qualche giorno, compirà 76 anni Robert De Niro.

Lui ha rappresentato molto nella mia vita. Adesso leggermente meno.

Ma vi garantisco che è stato così.

Voi metteste lingua alla mia esistenza. Sputandomi addosso sentenze dalla cattiveria inaudita ma me ne fotto. Sono un linguista e letterato che va avanti di resilienza e non me ne sbatte più delle vostre maldicenze.

JOKER poteva essere interpretato da Jim Carrey? La filosofia di JIM

Ecco, secondo me sì.

In verità, Jim è stato già protagonista di un personaggio assai simile al Joker. Ovvero Edward Nigma / Enigmista in Batman Forever.

Ma se il grande Joaquin Phoenix avesse rifiutato il suddetto ruolo assegnatogli nella pellicola di Todd Phillips, avrei visto molto bene Jim Carrey al posto suo.

Jim è stato, adesso molto meno, il re della demenzialità. Ereditando la tradizione insegnatagli e da lui presa a modello dagli indimenticabili maestri di questo tipo di comicità, ovvero Jerry Lewis, Mel Brooks e John Belushi, che invero è una vera e propria filosofia di vita, sì, la demenzialità non è propriamente demenza.

Anzi, è il contrario. Essersi straordinariamente elevati per sopperire a quella ch’è la vita col suo inevitabile carico di delusioni e amarezze. La vita col suo carico di spine.

Be’, tutti noi sognammo a tredici anni che avremmo avuto un futuro roseo, splendente, pieno di gratificazioni e perenni godimenti floridi. Poi, arrivarono i libretti di giustificazione, eh eh, le scuse delle indisposizioni.

In verità vi dico che io sognai di deflorare la mia compagna di banco, bellissima, ma lei era ancora ferma ad ascoltare Fiorello al Karaoke. Così, dissi addio per molto tempo alla mia oca.

Ho detto tutto. Ah, con quella lì, avrei buttato ogni Rosario dell’infantile catechismo e l’avrei messa a Katia Noventa.

Di mio, posso dirvi comunque che già sognai, invece, di alienarmi. Ah ah. Sì, m’iscrissi al Liceo Scientifico perché il mio sogno era quello di fare l’astronauta. Che mi crediate o no.

La mia casa infatti è colma di libri d’astrofisica, di opuscoli, manuali e tomi da Star Trek. E sono stato sempre ossessionato dal significato della parola vita.

Una volta, su un numero di Focus, da me conservato gelosamente ma, nel marasma di tutti questi miei libri accatastati, ficcato chissà dove, forse in mezzo all’entropia di quella ch’è tutt’ora la mia vita molto caotica, lessi le varie definizioni che la scienza oggettivistica dà, per meglio dire dava, appunto, alla parola vita.

Sì, uso l’imperfetto perché adesso la vita, mia ma anche quella degli altri miei coetanei, non è più tanto perfetta. Ce n’è sempre una. Giorno dopo giorno, è una gara dura.

È davvero un rebus. Mio padre era abbonato a La settimana enigmistica ma, sinceramente, non è mai riuscito a risolvere il cruciverba delle sue esistenziali scelte confusionarie. Riesce a riempire a tutt’oggi, malgrado la cavalcante demenza senile, molte caselle, sì, ma odia Giucas Casella.

Infatti, secondo lui i maghi sono dei ciarlatani. Mio padre è un uomo da romanzi di Charles Dickens. E ha sempre pensato che il mago David Copperfield fosse solo uno che riusciva a fare il prestigiatore con Claudia Schiffer.

Sì, Claudia credette che David fosse Edward Norton di The Illusionist ma invero fu solo una donna molto illusa.

A David interessò soltanto di far sparire l’arnese dei suo “magheggi” nella sua figa delle meraviglie che, detta come va detta, senza trucchi e senz’inganni, era magicamente fantasmagorica. Ah, una fata Turchina che lo rendeva, più che turchese, assai cremoso e cremisi per amplessi anche a garrese.

Ma ritorniamo alla vita vera, non perdiamoci in (s)fighe mai viste. Ah ah.

Secondo Focus, la vita è tutto ciò che nasce, aumenta in complessità, decade e muore.

Vale a dire il membro di David Copperfield quando Claudia davanti a lui si spogliava. Una volta terminato l’orgasmo, David infatti si sentiva morto. Ah ah.

Vita è ogni sistema capace di riprodursi, moltiplicarsi e tramandare i propri codici genetici alle generazioni a venire. Ah, per forza, che vuoi che venga se non è venuto?

Ah ah.

Secondo la teoria di Charles Darwin, il figlio partorito da una notte d’amore fra David e Claudia sarebbe un uomo superiore. È anche un supereroe? Mah, chissà.

Sì, David mica era brutto. Claudia, che ve lo dico a fare?

È per questa ragione che sono misantropo. Quasi sempre, infatti, la madre è brutta, il padre non degno di chiamarsi tale. Non è che questo mondo abbia un gran futuro, diciamocela. No, manco per il cazzo, ah ah.

Vita è anche un fenomeno basato sulla combinazione d’acidi nucleici, soprattutto il DNA, il desossiribonucleico, altre molecole e l’uccello, no, la cellulite, no, le cellule.

Sì, ma questa legge biochimica è applicabile alle forme di vita del nostro ecosistema. Già, altrove come già dissi…

Ecco, nel mondo ci sono moltissimi organismi pluricellulari. Adesso, peraltro, una persona è dotata di più di un Android cadauno, sì, tutti hanno almeno un cellulare.

Ce l’aveva pure il nero di Anzola di cui v’ho sopra parlato.

Che ne sai? In un altro posto, la gente ne potrebbe avere solo una a testa. Sì, quindi gli alieni sono tutti monocellulari.

Questo nostro mondo fa schifo. C’è una disparità fra chi ha tutto e chi non ha proprio un cazzo. Sì, ci sono anche gli eunuchi, no?

Roberto Benigni, davanti a Raffaella Carrà, una volta disse che gli uomini primitivi avevano tre uccelli da cui il famoso detto… che cazzo vuoi?

Meglio fare l’astronauta e involarsi alla volta d’un pianeta ove non ci sia una sola Claudia Schiffer. Sì, Claudia ora è invecchiata, forse in uno sperduto pianeta della galassia lontana, però vi saranno molte Claudie super fighe e giovanissime con cinque buchi neri. Che ne puoi sapere?

Ci sei stato? Macché. Tu al massimo stai ficcato in quel buco-tugurio a bucarti. Fidati.

Vita, nell’accezione del termine più teologico, è amare dio e basta.

Ah, bell’inculata. Scusi, dio, io volevo amare solamente Claudia. Per la madonna!

Questa è demenzialità da Balle spaziali!

Cioè averla buttata in vacca, prendendola terribilmente, impietosamente a ridere, altrimenti sarebbe un continuo, ineludibile piagnisteo. Probabilmente veritiero e, appunto, assai sincero, nient’affatto menzognero.

D’altronde, la frase di lancio di Joker con Phoenix sintetizza perfettamente e in brevissima, inquietante, lapidaria schiettezza il concetto da me appena espresso:

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Ecco, molta gente mi dice che io mi auto-inganni. Ah, ma sono proprio dei bambini. Devo tirare… a campare.

Se fossi Yes Man, sì, sarei una persona estremamente trasparente. Mi denuderei. Ma, se dicessi sempre quello che penso, ma soprattutto peno, sarei sul lastrico.

Per esempio, a volte la figlia di quello che abita al settimo piano, adesso sposata e con dei figli, torna a trovare suo padre. Il quale abita nel mio palazzo.

Spesso prendiamo l’ascensore assieme. Ora, malgrado la maternità, questa qui è più bona di vent’anni fa.

Secondo voi, potrei dirle quello che penso e non auto-ingannarmi? Sì, davanti a questa Krista Allen, dovrei spingere il pulsante ALT? Quello rosso?

Potrebbe pure starci… sì, poi però dovrei vedermela col marito. Krista stette (eh che tette) con George Clooney, uno a cui i soldi uscivano già dalle orecchie e ora escono pure dal culo. Il marito di questa qui non è ricco come George però, diciamo, che è molto potente. Potrebbe incularmi di brutto.

Sì, volete che mi licenzino e castrino? Semmai, tutte le volte che prendo l’ascensore con questa, sale, no salgo al quarto. Sì, scendo prima di lei. Lei va al settimo cielo, no, piano.

Dunque, quei venti/trenta secondi sono per me insostenibili. E mi debbo castrare.

È la classica situazione in cui non sai che cazzo dire e fare. Figurarsi se provi ad allentare l’Alta tensione, tergiversando sul tempo che fa fuori e lei ti risponde così.

– Ah, piove oggi. Che tempaccio!

– Sì, hai ragione, Stefano. Sono tutta bagnata.

 

Ah ah.

Sì, più volte nella vita, davanti a me s’è presentata una come Cameron Diaz di The Mask.

Situazione davvero imbarazzante.

Sapete che vi dico?

È meglio rimanere un Man on the Moon, anche un mammon’. Sì, erano meglio i tempi in cui spopolavano i proboscidati, cioè i mammut. Adesso la gente è troppo viziata. Vuole pure la pizza alla farina Kamut.

Sì, poi sono tutti egoisti. Appena qualcuno ottiene più successo dell’altro, sospettano che non sia merito di quella del suo sacco.

In realtà, un po’ di verità c’è.

Per esempio, conosco uno che è diventato premio Nobel della Letteratura. E dire che aveva solo un’infarinatura. Sì, però scopò la selezionatrice del Nobel. E dunque, se è arrivato lì, cazzo, è stato in virtù della sua scrotale sacca.

Prendete Re Artù. Lo reputavano tutti un demente e nessuno gli dava un soldo. Le ragazze, peraltro, non gliela davano mai neppure se avesse comprato l’armatura di Batman per fare il pipistrello figo.

Al che, miracolosamente estrasse la spada Excalibur dalla roccia. Guarda un po’, Ginevra, a quel punto, si trombò. La donna più bella del reame. Anche se quella Ginevra lì, diciamocelo, era solamente una zoccolin’.

Lancillotto lo sa. Sì, puoi essere anche uno degli uomini più sexy del pianeta così come lo fu Sean Connery de Il primo cavaliere. Sono cazzi amari però se Lancillotto ha la faccia di Richard Gere.

Sì, se ci provassi con quella, vi dirò, potrebbe andare pure bene. E vivrei Una settimana da dio.

Sì, io m’innamoro perdutamente, sempre. Lei però mi lascerebbe presto perché non ho i soldi a sufficienza per poterle garantire un futuro soddisfacente…

Distrutto dalla gelosia nel saperla assieme a uno stronzo, diventerei Scemo & più scemo.

Oppure, dopo troppe delusioni, odierei del tutto l’umanità e farei, come fanno purtroppo molti di voi, l’animalista alla Ace Ventura.

Sì, veramente. Non vi si sopporta più. Solamente perché quella non ve l’ha data, vi comprate gli animali domestici e fate i vegetariani sotto ogni punto di vista.

Siete diventati talmente cinici, dunque animaleschi nel vostro odio sociale, che io se fossi al vostro posto avrei già chiamato il WWF.

Di mio, che cazzo posso dirvi?

Sono Jim Carrey di The Majestic e anche di A Christmas Carol.

È un film magnifico… The Majestic.

La storia di un uomo che subisce una disgrazia e perde la memoria.

Dunque, una volta rinsavito, pensa a godersela…

Sì, ma neppure tanto.

Il suo sogno più sentito è il Cinema.

Sì, nella mia vita, sino a questo momento… ho avuto due ragazze vere, forse tre e mezzo, chissà, molte trasognate ma mai veramente toccate, altre molto idealizzate che si son rivelate delle puttane.

– Stefano, come mai è finita con le tue ex? Hanno, alla lunga, scoperto che sei pazzo?

– No, non credo. È finita poiché non esistevano le condizioni affinché durasse…

– Ah, solo per questo motivo? Che stupide. Ora, c’è il Viagra.

 

Al solito, il mio amico non ha capito una minchia.

Lui lo chiama mio AUTO-INGANNO.

Sì, di sua sorella.

krista allen liar liar


di Stefano Falotico

TOO OLD TO DIE YOUNG: ne vogliamo parlare della recensione apparsa su Rolling Stone della serie di Nicolas Winding Refn? E del JOKER?


10 Aug

joker

Guardate, ogni altra parola sarebbe superflua, oserei dire pleonastica.

Colui che ha scritto tale recensione, secondo me, vista la figuraccia, non si salverà nemmeno con mille facciali plastiche.

E questo è pus underground da Nanni Moretti di Caro diario!

Copiamo-incolliamo qui tale recensione assurda in maniera integrale, senza dunque apportare editing alle virgole di cui questo recensore abusa più del minutaggio lunghissimo della suddetta serie di Refn, senza correggergli alcun errore di battitura.

Una recensione cult, più che altro scritta col culo, contro la quale anche il mitico Pino Farinotti di C’era una volta il West si deve arrendere.

Sì, dinanzi a questo campione dell’esegesi cinematografica, non possono esistere al momento rivali.

Speriamo che la maggior parte delle persone si stia approcciando a Too Old to Die Young, la serie televisiva fottutamente pulp del regista danese per Amazon Prime Video, in quanto fan o qualcosa di simile. O, per lo meno, come spettatori semi-consapevoli della sua filmografia. In bocca al lupo nel caso invece questo sia il vostro debutto nel mondo di Refn – è la peggiore introduzione possibile al suo marchio di fabbrica di noir al neon stilizzato e sotto steroidi, o la “migliore” introduzione nel peggiore dei modi possibili. Buona fortuna a chiunque sia caduto nel suo paesaggio di anti eroi stoici, violenza e ritmo lento e doloroso come la tortura dell’acqua senza una mappa.

Ma torniamo alla domanda iniziale: il vostro film preferito fa parte della trilogia di Pusher, il racconto in tre parti e a tre prospettive, che ha contribuito a lanciare Refn a livello internazionale e ha introdotto il futuro criminale Hannibal Lecter / cattivo di Bond / Mads Mikkelsen nel mondo? Oppure è Bronson, biopic incredibilmente brillante del condannato britannico Charles Bronson che vede Tom Hardy raggiungere i livelli di teatralità del kabuki? Con tutta probabilità è Drive, il riff stellare guidato da Ryan Gosling sugli autisti per la fuga; quasi sicuramente non è il film successivo del duo, Solo Dio perdona (anche se questo thriller ambientato in Thailandia è migliore di quanto la sua reputazione suggerisca). O forse è The Neon Demon, il suo benvenuto all’Inferno, una parabola sulle modelle che si mangiano da sole.

Ok, ora immaginate che il vostro film preferito duri 13 ore. Con la stessa trama però. Potrebbe essere diviso in narrazioni parallele, forse qualche deviazione extra qua e là. Ma lo stesso materiale narrativo di base. Stiracchiato. Su. 13. Ore.

A meno che non ti chiami Ken Burns o David Lynch, forse devi pensare bene se quel tempo, suddiviso in più di 10 puntate con una durata media di un’ora e 15 minuti, sia una necessità o semplicemente un’indulgenza. (Alcuni episodi durano fino a 90 minuti, l’ultimo una mezz’ora, chiamatelo coda). Specialmente se il motivo principale per lavorare a un prodotto serializzato più lungo è: “Sembra che tutti stiano facendo roba in streaming, dovrei farlo anch’io!”. Questa è stata più o meno la scusa che Refn ha accampato a Cannes, dove ha mostrato due episodi centrali, per dare uno sguardo esteso ed esistenziale sia nell’abisso che nel proprio ombelico, dove ci sono poliziotti, truffatori, cartelli e modi creativi di torturare forme di vita basate sul carbonio. Ha anche detto che questa non era tv – un mezzo che definisce “tutto reality show e notizie” – ma un lunghissimo film. Ovvio. Certo, sua maestà. La sensazione di guardare qualcosa di un autore che in qualche modo crede virtualmente di abbassare i propri standard proviene dal tuo schermo.

Cosa dipinge il nostro uomo su questa grande tela? Iniziamo con un poliziotto di nome Martin (Miles Teller), un tipo forte e silenzioso che suggerisce un blocco da sofferenza post-traumatica o una lavagna intenzionalmente vuota. Il suo partner (Lance Gross) ha la capacità di trasformare un controllo del traffico di routine in una situazione alla Cattivo tenente in un batter d’occhio. In ogni caso è sorprendente quando qualcuno si avvicina semplicemente a lui e gli spara una pallottola in testa. La tragedia fa guadagnare a Martin una promozione a detective, ma non la libertà da un gangster locale (Babs Olusanmokun), che lo costringe a ricoprire il ruolo del suo defunto partner come sicario. Né vi impedisce di essere scettici sul fatto che il protagonista frequenti una studentessa delle superiori di 17 anni (Nell Tiger Free).

Seguiamo poi chi ha sparato, Jesus (Augusto Aguilera), a sud del confine. Il poliziotto aveva ucciso sua madre, una famigerata signora della droga. Suo zio (Emiliano Díez) lo accoglie e lo introduce al cartello. Quando c’è uno slittamento di potere, Jesus e la pupilla del vecchio – una giovane di nome Yaritza (Cristina Rodlo) che ha salvato dal deserto e cresciuto come sua figlia, non senza alcune implicazioni spiacevoli – sono sposati. La coppia viene quindi mandata in America, con l’intenzione di proteggere gli interessi dell’organizzazione. Ci sono anche questioni incompiute riguardo a quell’omicidio per vendetta. Ci sono sempre. Ah, abbiamo detto che Yaritza potrebbe essere l’incarnazione di un’antica leggenda folcloristica / pilastro dei tarocchi conosciuta come l’Alta Sacerdotessa della Morte?

Altri personaggi vengono buttati nella mischia, in particolare un ex agente dell’FBI con un occhio solo (John Hawkes di Deadwood) che diventa mentore di Martin e una guaritrice New Age (Jena Malone) che assume l’ex federale per dare la caccia a criminali sessuali particolarmente efferati. Ci sono anche magnati fissati con il rape-porn, pedofili, tossici, casi di molestie da studio del #MeToo, più controfigure di Trump di quante non ne riescano a far entrare in una registrazione di Access Hollywood e, qua e là, solo ordinari stronzi. In altre parole, un sacco di mascolinità tossica – e il punto è questo. La galleria di parassiti della malavita, molestatori seriali di bambini e misogini violenti che Refn e il suo co-creatore, il fumettista fuoriclasse Ed Brubaker, hanno inventato non rappresentano solo il peggio di quella società quanto della Società del 2019, un “chi è chi” quotidiano di degenerati e miserabili. E come per il mondo in cui viviamo, molto di ciò si riduce al male che fanno gli uomini. ‘Bravi ragazzi’ qui è un ossimoro.

Ci vorrà un angelo della morte per ripulire il mondo dai maschi abusivi, ed è per questo che la serie e l’attenzione continuano a tornare a Yaritza. È il veicolo per le inclinazioni più soprannaturali e surreali del regista, che sono cresciute dai tempi di Solo Dio perdona e la sua decisione che preferirebbe essere una nuova versione di Alejandro Jodorowsky piuttosto che un povero Michael Mann. Aiuta anche che a interpretare Yaritza sia Rodlo, un’attrice che sa come tenere uno schermo, indipendentemente dalle dimensioni. È una grande osservatrice con un occhio killer per i dettagli, un’artista che sa come far sì che la calma e il tocco minimalista contino in un pasticcio splatter massimalista. Va da sé che Refn, un cineasta che non ha mai incontrato una luce colorata che non abbia amato biblicamente, e il leggendario direttore della fotografia Darius Khondji (La città perduta, Seven) immergono tutto in colori allucinogeni, ombre da notte oscurissima e atmosfera infernale da night club. Vale anche la pena sottolineare che il personaggio di Rodlo è l’unico che sembra davvero adatto al tono e alla visione dello show; nemmeno Teller, che offre la migliore imitazione di un Robert Mitchum del XXI secolo, può sincronizzare il piglio alla Raymond Chandler del suo protagonista alla narrazione. Un giorno, qualcuno realizzerà un super-montaggio delle scene di Rodlo e ci regalerà un incubo cromosomico XY di tre ore.

Nel frattempo, abbiamo questa lagna zoppicante e sgraziata che non giustifica la sua durata da maratona come qualcosa di più di una follia autocompiaciuta e durissima senza giustificazioni. Naturalmente puoi trasformare una crime story pulp in qualcosa di immoralmente magnifico dal punto di vista visivo, ammucchiando varie cose, dal costume da narco chic agli schemi visivi della Pop Art. Puoi dare al tuo gangster un tocco di stranezza facendolo diventare un fanatico dello ska vintage e puoi inscenare un inseguimento in auto ridicolmente lungo sulle note di Mandy di Barry Manilow, l’action-flick dito medio del giorno. Puoi ingaggiare Morgan Fairchild come White Privilege e dare a William Baldwin un pasto da sette portate da masticare, completo di mosse onanistiche di potere. Puoi usare l’immaginario misogino in nome dell’innalzamento della vendetta e dell’empowerment femminile, anche se ogni singola persona sulla faccia della terra vorrebbe davvero che non lo facessi. Puoi perfino usare la violenza estrema come esercizio di carneficina feticizzata. Chi non ama un cinemassacro ben fatto? O guardare un Nazista farsi sparare nel cazzo?

Ma quando ti viene data la possibilità di impegnarti in uno storytelling di lunga durata e lo traduci nel nulla, in scene che si estendano all’infinito semplicemente perché puoi farlo, o scambi il concetto di lentezza al cinema con quello di istantanea profondità, o non riesci a capire che forse “meno è meglio” quando si tratta della tua estetica art-to-grindhouse, potresti essere chiamato a risponderne. Refn ha ragione: questa non è tv. È auto-parodia. E non ci vuole una mezza giornata di visione per capire che forse stiamo diventando troppo vecchi per questa merda.

In attesa del trailer 2 di JOKER, immaginiamo Arthur Fleck al Murray Franklin Show con tutti gli altri ospiti della società (im)bandita

Sì, ecco che Robert De Niro, cotonato come Mike Bongiorno, invita in trasmissione il mezzo disgraziato, sciagurato, completamente devastato e rovinato, handicappato, scalognato, super sfigato mai visto, schizofrenico irreprimibile e not responder incallito Arthur Fleck. Sottoponendolo a delle domande da terzo grado derisorio per far ridere di gusto la platea gozzovigliante di applausi purtroppo spontanei e non telecomandati.

Sì, gente che ride dinanzi a ogni più sconcia, stolta provocazione di cattivo gusto, si scompiscia e sganascia di fronte alle sentenzianti stereotipie dei luoghi comuni espulsi malvagiamente dall’infernale orco catodico incarnato da Murray, inquisitore da Il nome della rosa con Connery, impomatato e in giacca e cravatta, in smoking impeccabile abbigliato. La gente va matta per tale tremendo mega-direttore, no, solo presentatore galattico del network di massa sparato negli occhi e nelle orecchie dei telespettatori paganti, ovvero l’uomo medio italiano, filoamericano che si beve tutte le stronzate della Rai, pagando anche il canone. Crepando di risate quando parte la donna cannone, mangiando nel frattempo, stravaccato sul divano, un cannolo.

– Ecco a voi, ladies and gentleman, signore e signori, un fenomeno della natura. Un ragazzo apparentemente anche di discreto aspetto fisico che però, ah ah, quando apre bocca pare afflitto da dislessia, epilessia, catatonia espressiva perché non si capisce un cazzo di quello che dice. Tartaglia, mugugna, si esprime come Benicio Del Toro de La promessa.

Questa sua deformità lessicale lo rende simile agli occhi della gente, oh sì, perché noi amiamo le apparenze, vero, a Joseph Merrick, elephant man, colui che soffrì della distrofica malattia muscolare denominata sindrome di Proteo. E non basterà il dottor Frankenstein per rigenerare questo Fleck, per garantirgli nell’anima una protesi, in quanto lui non è Prometeo, in verità è solo uno che si crede un poeta ermetico ma è sinceramente, obiettivamente, senza falsi inganni, senza consolatori buonismi ipocriti, senza velare nulla, un coglione plurimo. No, non dobbiamo usare con lui una piuma, se vuole però gli rimbocchiamo le lenzuola del piumino perché è paragonabile a Tom Hanks di Forrest Gump.

E io, parimenti al demone del trash contro ogni ottava meraviglia del mondo improponibile, appunto impresentabile ma strepitosamente impressionante, ah ah, ovvero Demon Killian di The Running Man, gli sarò implacabile.

Oh oh. Ah ah.

Applause!

Ma non perdiamoci in chiacchiere. Diamo subito il benvenuto al demente per antonomasia, a questo mezzo uomo auto-flagellatosi ridicolmente nella rupe, anzi nel dirupo del suo esistenziale buio ai confini del mondo? No, nel suo pozzo senza fondo da confinato, ghettizzato, emarginato ma soprattutto immoralmente linciato da noi, figli dei giganti. I quali demoralizzeranno imperituramente ogni suo ardore vitalistico. Spegnendo ogni sua ribellione che, da essere piccolo e nano qual è, s’azzarderà, vanamente e pateticamente, a scagliare contro il nostro indomito potere forzuto da fascisti rocciosi, ferrei e duri stronzi.

Ah ah.

Sì, se questo Fleck spererà di avere una seconda chance nella vita, speronandoci, gliel’arderemo… ancor prima che possa solamente sperare di rivedere una pur minima, debolissima fiammella.

Sì, se dai sepolcri della sua malinconia tristissima s’illuderà di captare un fievole eppur speranzoso bagliore della luce del giorno, anneriremo questo suo rinascente, dolcissimo, chimerico fulgore, soffocandogli anche ogni alba e tutti i crepuscoli e, più che Ugo Foscolo, lo renderemo del tutto fosco. Buttandolo ancora nel fosso.

Sì, Fleck è un fesso e noi sempre lo affosseremo. Forza. Ora lo distruggerò. Mi raccomando, coi vostri clap clap, datemi manforte. Ah ah.

Questo qui non è Prometeo di niente, non ha neanche mai visto il film Prometeus. Stasera, crede che sarà Re per una notte ma, al solo tintinnare delle sue iridi accesesi estemporaneamente dal flash dei fotografi, ah ah, io lo tratterò da straniero della società. Vivrà la sua eterna, tetrissima vita nella scura agonia dei suoi tormenti da Travis Bickle di Taxi Driver dei poveretti!

Ok, partiamo con la distruzione.

Buonasera, signor Fleck. Si accomodi. È di suo gradimento la poltroncina o forse desiderava essere al posto di quella ove è seduto a dieci metri da lei, qui sul palcoscenico, quel gran culo della modella che può vedere vicino a noi?

Scusi, riesce a vederla? Ah ah.

Partiamo con le domande. Si sente pronto? Ah, a proposito, lei qualche volta ha coscienza di essere tonto? Ah ah.

Aspetti solo un secondo. Riesce a pazientare? D’altronde, lei è dalla nascita addormentato, in un centro di salute mentale ben sedato. Dunque, sì, lei è un paziente che ha molta pazienza.

Mi lasci riflettere. Oh, ecco la domanda. Risponda, mi raccomando, solo dopo una profonda, lenta riflessione ponderata.

Lei è solo come un cane, nessuno e nessuna la ama, nemmeno sua madre, mio mammone, poiché sua madre ora è fortemente malata. Dato che nessuno la ama, lei qualche volta riesce ad apprezzare il film Paura d’amare o perlomeno sé stesso? Insomma, detta come va detta, pratica l’autoerotismo? Si fa qualche sega?

– Sì, qualche volta me la tiro.

– Avete sentito? Se la tira pure di brutto. Sei veramente il mio idolo. Ecco, tutti noi ti amiamo. Non odiarmi per questo ma, vedi, ti beatifichiamo e glorifichiamo qui tutti da morire. Vero, pubblico? Un bell’applauso caloroso per incitare un po’ il nostro Fleck.

E tutti assieme appassionatamente, al mio via, urlategli: bravissimo, sei un grandissimo!

Ha sentito, Fleck, che roba? Sono tutti qua in platea e anche in galleria per lei. Non è quello che voleva? Scusi, non mi mandi a fanculo, le ricordo che mi mandò piuttosto anche una lettera di auto-invito come fece Valerio Mastandrea, quando ancora non era famoso, per partecipare al Maurizio Costanzo Show…

Che vuole di più dalla vita? Ah, capisco. Il suono degli applausi non sono musica per le sue orecchie.

Perfetto. Maestro, dedichi al nostro Fleck il celeberrimo ritornello di Jovanotti:

sono un ragazzo fortunato perché m’hanno regalato un sogno. Sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno e quando viene sera e tornerò da te… è andata com’è andata, la fortuna è d’incontrarci ancora. Sei bella come il sole. A me mi fai impazzire…

all’inferno delle verità,

io mento col sorriso…

Sentito, mio bel giovanotto?

Mi tolga una curiosità. Riesce a vedere almeno, seduta al suo fianco, Eleonora Giorgi? La saluti, forza. Che fa? Le pare il modo di starsene impalato vicino a una signora?

Lei usa come Carlo Verdone il Borotalco? Non è che mi farà la fine invece, coi suoi auto-inganni, di Paolo Villaggio de Il volpone?

No, sa, è per chiedere. Lei è davvero Troppo forteUn sacco bello.

– Signor Franklin/De Niro. Potrei cortesemente farle io una domanda, adesso?

– Ma certo. Non vedevo l’ora. Voleva chiedermi se potessi essere il suo unico amico come il ragioniere Filini? Ah ah. Mi dichi! Ah ah.

– No, se gentilmente mi permette, vorrei farle una domanda alla Tom Cruise di Collateral.

– Ah be’. Mi pare ovvio che lei s’identifichi con Tom Cruise. Visto che, da tempo immemorabile, sogna la sua Mission: Impossible. Ah ah, comunque chieda pure.

– Da giovane, la soprannominavano Bobby Milk per via della sua carnagione molto chiara, per via del suo pallore latteo. Giusto?

– Sì, è vero. Quindi?

– Lei ha dichiarato, nelle sue interviste, che è sempre stata una persona molto timida nella vita di tutti i giorni. Tant’è che, appunto, da giovane, l’affibbiatole nomignolo Milk forse si riferiva anche al fatto che qualche bullo, lì, nel Bronx o a Little Italy, deve avergliele suonate molte volte, cantandole pure… fatti mandare dalla mamma a prendere il latte di Gianni Morandi.

– Non capisco, signor Fleck. Che razza di domanda è mai questa?

– Infatti, questa era solo l’introduzione. La domanda è:

come mai lei nella sua vita sentimentale-sessuale ha sempre avuto una predilezione per le donne nere, per anni considerate diverse in base alla segregazione razziale che imperò negli Stati Uniti dai tempi di Amistad e non si è invece mai accorto che il suo famoso neo nero sulla guancia la rende unico?

Ecco, se ora io glielo strappassi, lei rimarrebbe sempre Robert De Niro, uno dei più grandi attori della storia.

Ma avrebbe perso la sua unicità. E sarebbe uguale a tutte le facce di merda omologate e fatte con lo stampino.

L’è piaciuta la domanda?

 

di Stefano Falotico

Esce o no il trailer 2 di JOKER? Vi spiego come funziona il Festival di Venezia perché Marlon Brando è sempre lui e io sono l’ultimo dei mohi(ri)cani


09 Aug

joker phoenix

brando coraggioso

 

Ma quale Carlito’s Way e Giannini!

Ora, mi devo organizzare per il Festival. Per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Luogo ovviamente destinato a uomini del mio rango. Precluso invece ai mocciosi simili agli oranghi.

Io sono l’espertone.  Colui che conosce a menadito anche il vicolo cieco ove ti andrai a (im)bucare. Ah, lì si bruca… si fa melina.

Guardate, chiariamoci. Si chiama Festival di Venezia ma non si tiene propriamente nella città marina per eccellenza. L’unica sul mare di tutto il mondo. Amsterdam e la piccola Comacchio sono sulla terraferma. Che poi abbiano più canali di Venezia è un altro discorso.

Com’è un altro discorso che voi vi rechiate ad Amsterdam per un turismo sessuale, diciamo, dietro le veneziane delle vostre bugie inconfessabili.

Ad esempio, un mio pro-cugino ora è felicemente sposato con prole a carico ma sua madre era ossessionata dal fallo, no, fatto che fosse rimasto vergine sino a trentacinque anni suonati perché non s’era mai ufficialmente fidanzato fino a quest’età.

La verità dei suoi sverginamenti io la seppi quando mi confidò che a vent’anni, giù di lì, andò dal Papa, no, a Praga per visitare certamente la Staroměstské náměstí, detta italianamente, in modo nazional-popolare, Piazza della Città Vecchia. Ecco, a poche centinaia di metri da questo luogo elegantissimo, passeggiano oppure sono ubicate in case molto intime, discrete e riservate delle donne poco da San Nicola. Santo a cui dobbiamo la favola di Babbo Natale. E ho detto tutto.

Quando si dice… le madri conoscono i figli meglio di nessun altro. Macché. Io conosco suo figlio comunque meno della prostituta ceca con cui si sverginò.

Ah, io sembro cieco ma le mie trombe di Eustachio ascoltarono molto bene il realistico, quasi tangibile per come me lo confidò in maniera sentita, come se ancora la stesse sentendo in quel momento, erotico racconto poco favolistico.

Sì, mio pro-cugino è un ottimo uomo. E in fondo non v’è niente di male ad andare con una donna di malaffare. Quasi tutti gli attori di Hollywood, cioè le persone maggiormente, attualmente tenute più in auge dalla società di massa, son stati a Troia, almeno una volta in vita loro.

Pensiamo al dio greco Brad Pitt. Oltre ad aver recitato in Troy, credo che possieda un vero tallone d’Achille.

Sì, caro Brad. A me non la dai a bere. Fra una Juliette Lewis e una Jennifer Aniston, fra una Gwyneth Paltrow e un’Angelina Jolie, a qualcun’altra, suvvia, fra un drink e l’altro, un Martini di George Clooney con ghiaccio e un Vi presento Joe Black, l’avrai dato a bere, appunto.

Ah ah. Da cui il film Vento di passioni. Molti l’hanno dato a una che la dà volentieri, qui, in Italia, vale a dire Gabriella Pession. Sì, siamo sicuri che questa Gabriella sia donna letiziosa e virginale d’arcangelo Gabriele e da miniserie tv come Jesus o Don Matteo? Mah, a me pare spesso solo in minigonna per la prima segata, no, serata in passerona, no da passerella.

Sì, l’umanità è perlopiù un allevamento di bestiame nella fattoria del Montana come recita la trama di Wikipedia di Legends of the Fall, appunto.

Sì, film di Edward Zwick che piace agli uomini del Sagittario molto tori come Brad Pitt. Nato lo stesso giorno di Steven Spielberg, ovvero il 18 Dicembre.

Eh, però c’è una bella differenza fra questi due bei biondini. Steven realizzava film magici per bambini, Brad piace a tutte le bambine che si fanno, immaginandolo nel loro letto, dei film più avventurosi della saga d’Indiana Jones.

Sì, in Italia la gente ancora crede agli oroscopi. In verità vi dico che dovrebbe credere ai gemelli omozigoti Longo.

Sì, i Longo erano i miei idoli ai tempi delle scuole medie. Erano identici, spiccicati, come si suol dire.

In prima media, uno dei due gemelli sedette al mio banco, sì, era il mio compagno di banco. Mentre quell’altro, suo fratello, frequentava un cattivo branco. Ah, ragazzo di tutt’altra classe…

Sì, quindi sfatiamo anche la diceria secondo cui la famiglia è all’origine della maleducazione dei figli.

Scusate, se fossero stati eterozigoti, avrei potuto darvi ragione. Se vi dico che erano fisicamente identici, tranne quando uno dei due mangiava un piatto di maccheroni fumanti, ingrassando qualche chilo solo duecento grammi, e l’altro no, dovete credermi.

I genitori, presumo, vista la loro identicità, che fossero gli stessi.

Allora perché uno era a modo e l’altro fuori dal mondo?

Sì, finiamola. Quando sento dire che tutti i disagi giovanili nascono in seno alla famiglia, mi arrabbio. In realtà, i problemi del gemello Longo più malalingua nacquero da quando lui leccò precocemente il seno di una che era già avviata a prenderlo in culo.

Comunque, conosco il Lido di Venezia come le mie tasche. Nelle mie tasche, non ci sono molti spiccioli, le palpo con vellutata dolcezza con la stessa delicatezza di uno che accarezzi le cosce di una donna per l’ultima volta con un po’ di eccitazione mista a un’insopprimibile tristezza. Poiché sa che, così come non ci sono soldi neppure nel taschino del giacchino, domani non ci sarà neppure un’altra donna gratuitamente disponibile a consolarlo perbenino.

Quasi tutte stanno infatti con quelli pieni di baiocchi. Sono di un’altra tribù. Sì, vivono nel mondo delle meraviglie come Lucignolo del Paese dei Balocchi. Molte di queste sono o(r)che ma stanno sempre in occhio al portafogli. Ammanicandosi alle regole aziendali del più potente, soprattutto a loro generoso industriale caloroso. Forse sessualmente deficiente ma comunque parecchio abbiente. Sì, questa è gente che sta sempre a bere, no, bene. Ah si sa, è quello l’ambiente.

Io faccio fatica ad ambientarmi anche con me stesso e conduco una vita da topo. Figurarsi con certe grosse tope come potrei (non) trovarmi, tope indubbiamente molto belle ma dette più volgarmente ma forse anche più sinceramente zoccole.

Se riesco a rimediare qualcuna del sesso a me opposto senza elargire alle mie amanti nemmeno una lira è solo per merito del mio talento lirico da poeta romantico, sganciato da ogni linea editoriale, senza un nichelino ma con addosso il nichilismo perpetuo dell’uomo eroticamente mansueto. Che adocchia tizie come Madeleine Stowe e, grazie al magnetico fascino dei suoi occhi neri alla Daniel Day-Lewis dei poveri, appunto, qualcuna intasca con grinta animale. Eh, ‘na roba. Poi non curo nemmeno il mio guardaroba, figurarsi se posso andare a ruba o ballare con una cubista a Cuba.

Odio ogni lupa in quanto mannaro, più che altro sono un vivente mannaggia che s’arrangia, stando lontano da ogni magnaccia.

La mia dolcezza non si può discutere, non ho bisogno di circuirle e plagiarle, regalando loro ville da laureati villani.

Incarno l’apoteosi del ribelle bello per antonomasia. Che bacia una donna sotto una cascata non di diamanti ma di altre amanti scroscianti solo di risate e lì poco grondanti.

Sì, conobbi una piuttosto normale. Lei desiderò che fossimo soli, bollenti come il più rovente sole, nei rivoli della nostra acqua sgorgante ma dietro le rocce del mio calore si nascosero altre donne senza candore che attentarono a farmi colare, no, crollare del tutto.

Sì, furono talmente provocanti che, a forza di cattive, allusive loro provocazioni coi loro doppi sen(s)i a mo’ di presa per il culo, mi convenne andare a vivere in una riserva indiana come Kevin Costner di Balla coi pupi… Sì, coi pupi. E, peraltro, un cazzo lo stesso venne.

Io sto simpatico a tutti, anche a Francesco Totti.

Sono più acculturato di cento dottori laureatisi a Oxford ma, chissà come mai, non potendo presentare alcun pezzo di carta che attesti e comprovi nemmeno quanto sono provato, rimango soventemente, poco soavemente, diciamocela, inchiappettato.

Che poi anche questi critici di Cinema col titolo della minchia non capiscono un cazzo, appunto, della Settima Arte.

Sì, il laureato medio, soprattutto spuntato e cagato male dal Dams, è assai arrogante. Con la supponenza cattedratica del suo scibile presuntuoso, impone il suo sapere dall’alto del suo pessimo alito e spera di arrivare solo a quella… ma io trascendo come un film di Terrence Malick questi uomini insinceri e, mentre loro mi leccano… il moccolo, sono a cena a lume di candela con le loro fidanzate poiché la mia ottima cera, eh sì, una volta c’era, scomparve per molti an(n)i ma c’è tuttora, ancor intatta, sempre pronta a cornificare ogni fraudolenza delle megere. Sì, le streghe vorrebbero castrarmi ma io me sbatto altamente.

Sono colui che mette non solo il dito fra moglie e marito. Io sono peccante, piccante, spesso onestamente auto-ficcante. Nel senso che mi fotto da solo. Come già detto e (s)fatto.

Se non mi va di fare qualcosa e di farmi quelle da me amate anche solo col pensiero, anche perché ricevo soltanto pene, è solamente perché le mie donne trasognate hanno i loro cazzi. Appunto.

Sì, pretendo quella sposata e culturalmente sistemata. Ma, in fin dei conti, che me ne faccio di un’insegnante che lava i piatti, smacchia i lavativi e che è lasciva solo dopo aver asciugato le posate? Cioè le sue colleghe ancora più frustrate di lei. Sì, sono talmente frustrate che hanno oramai solo fame da buone forchette del salame del macellaio, non quello del marito che le tradisce con delle porchette nel suo pollaio.

Sono terribili queste donne. Passano le loro giornate, scambiandosi confidenze da cornute che non conoscono più l’aroma (det)ergente dell’uomo che delle fallite non si accontenta e, da esigente, pretende migliori pretendenti.

Sì, uomo intelligente senza precedenti. Tant’è che nessuno/a lo caga e, sporcato da tanta indifferenza, non ha più niente. Nemmeno i soldi per lo spazzolino e per potersi, dunque, pulire i denti.

Un uomo decadente, eh sì. Mi pare ovvio. A me pare anche che mangi solo le uova.

Sì, c’è più gusto nella masturbazione, nel farsi la sega soprattutto mentale. Poiché, una volta che l’amplesso s’avvera, m’immalinconisco e, nel tramonto più languido della rossa sera, dopo tanta scaldante serra, medito melanconicamente a quel che sarà un domani quando, all’alba, Sara se ne andrà e solo sarò ancora come ieri nel mio emozionale deserto del Sahara. Se mai fui, eh già, non in lei ma in me. Sì, perché non l’avrei mai scopata se fossi stato sobrio. Lei mi ubriacò in virtù della sua danza del ventre da donna poco virtuosa eppur, ardimentosa, ogni mia rigidezza… drogò e scalmanò, ammosciandosi poi in un urlo placidamente declinato al gemito soddisfatto come un uomo dopo l’acme dello svuotamento da richiamo della foresta e dopo troppe volgari feste.

Sì, guardate, scopare non è un granché. Tanto domani devi farti un’altra volta il culo. E poi s’insudicia tutto a terra. Bisogna lavare il pavimento, dar di bianco sul cemento e andare a far ancora la spesa, sperando d’incontrare un’altra cassiera che ti abboni lo scontrino del suo dessert del dopocena.

E che fai? Diventi fan dello youtuber lambrenedettoxvi? Uno che ha da poche ore rilasciato un video declamatorio, demagogico e illogico, intitolato Ragazzi di vent’anni per voi è finita, in cui nel suo caravanserraglio di scontate scemenze a buon mercato, urlando come un venditore del rione ortofrutticolo, grida appunto che lui aveva già capito tutto dai tempi della caduta del muro di Berlino.

Che c’entra la caduta del muro di Berlino e la fine dello sciovinismo col suo discorso ecumenico e cretino?

E poi ci lamentiamo che le ragazze sensibili come Christiane F. siano finite allo zoo e questo zoticone non sia stato ancora preservato dall’estinzione? No, tutt’altro. Fa anche il gran signore.

Fa di tutta erba un fascio. Ma a quale schieramento ideologico appartiene? Sì, è un fascista, un fancazzista o, come molti paraculi, un equilibrista? Quindi, lo assumiamo al circo come trapezista. Anzi, sbattetelo nella gabbia dei leoni e poi la finirà di fare il volpone.

Sì, lui sostiene che la sua azienda è ferma da mesi e che è dunque nella merda. Attesta, con tanto di attestato, che gli scrivono tremila persone al giorno. Sì, un quarto degli iscritti al suo canale. Col quale, grazie alle migliaia di visualizzazioni in cui sputtana tutta la politica italiana, diffamando dal primo all’ultimo parlamentare col suo folcloristico, carnevalesco modo di fare da fanfarone, pensa che io sia, come tutti gli altri del porcile generale, un coglione da (s)fottere in maniera sesquipedale.

No, lui guadagna grazie alla partnership e alla pubblicità dei suoi fedelissimi adepti analfabeti, aumenta il suo conto in banca coi clic delle persone disperate e/o annoiate che rendono la sua rendita più remunerativa degli stessi enormi numeri che dà nel suo sciorinato, vomitato campionario di luoghi comuni peggiori di quelli del lido di Venezia.

Questa gente mi ha davvero rotto il cazzo.

Gente che campa coi contributi interstatali di quelli che non sono neanche provinciali contribuenti poiché, nella loro frazione denuclearizzata, sono tutti scoppiati più della bomba atomica.

E, deflagrati totalmente, passano le giornate a rifarsi una vita? No, gli occhi sulle bombe dell’ultima modella di Instagram che, almeno per mezz’ora abbondante, riscalda le loro ansie da maggiorata per mentali minorati. I loro sogni perduti caldeggia, incitandoli all’azione… spronandoli forse solamente alla masturbatoria eiaculazione del dolce far niente dalla prima colazione all’ultimo cazzone. Ah, questi sono i più fortunati. Ad alcuni, talmente distrutti, sedati da psicofarmaci antidepressivi potentissimi, nemmeno più tira. Al massimo possono rimediare… una notturna polluzione nel momento in cui finalmente se la dormono quando, invero, è dalla nascita che se la son dormita.

Ah, se la tirano pure, appunto.

Contatto l’ufficio stampa della Biennale, chiedendo come mai si stiano attardando quest’anno a diramare il calendario delle proiezioni. Sì, il programma ufficiale è uscito ma che ne facciamo del “palinsesto” se non sappiamo a che ora e in quale giorno programmeranno, che ne so, Ad Astra?

Come dire? Sì, parcheggi davanti a una multisala, sai quale film vuoi andare a vedere. Entri, stai per dare i soldi, appunto, alla cassiera ma lei ti dice che non sa quando inizierà lo spettacolo.

Peraltro, hai pure sbagliato giorno perché il film che volevi vedere, cazzo, lo danno il giorno dopo ma ancora non sanno perché forse non lo daranno neppure domani.

Sì, non s’è mai vista una cosa del genere. Riusciremo almeno a vedere Joker?

Siamo quasi a Ferragosto e il Festival inizia fra circa quindici giorni.

Hanno aperto le biglietterie di Boxol.it a che pro?

Quest’anno sono un accreditato stampa. Perciò, Boxol stavolta non mi serve. Ma, essendomene iscritto anni fa quand’ero un comunissimo spettatore pagante, ogni anno mi spediscono le notifiche automatiche.

Mando allora una mail alla direttrice dell’ufficio. Mi risponde che oggi dovrebbero diramare, sul sito ufficiale della Biennale, il calendario con tutti gli orari precisi.

Però, sarà quello destinato al pubblico degli spettatori paganti. Il calendario per gli avvantaggiati, cioè gli accreditati, non si sa quando uscirà.

Avvantaggiati di che?

Lo spettatore normale non è costretto a guardare un film per lavoro. Se non lo ispira, come si suol dire, non ne prende il biglietto.

Il critico invece, categoria a cui quest’anno ufficialmente appartengo, grazie alle mie giornalistiche collaborazioni sempre più intense, deve obbligatoriamente guardare anche i film che, istintivamente, non lo stuzzicano. Sennò, lo licenziano.

Come dire… traslando la stronzata succitata… devi scoparti una orribile altrimenti poi non avrai i soldi per pagarti da mangiare e mi sa che sarà molto dura anche scopare solo a terra.

Forse rivedrò anche il mio amico Johnny Depp. Il signor Johnny lo vidi due volte a pochi centimetri da me. La prima volta per La vera storia di Jack lo Squartatore, la seconda per Neverland – Un sogno per la vita.

Non scherzo, entrambi questi film furono presentati a Venezia. Tu, invece, non sei più presentabile neanche per tua sorella. Fidati.

Mah, comunque dalla vita ho capito che è inutile farsi troppe illusioni. Puoi sognare, va benissimo, puoi crearti l’isola che non c’è, startene nel tuo mondo immaginario come Sir James Matthew Barrie ma se svolti l’angolo potresti trovare la tua ragazza sgozzata da un maniaco assassino come Jack the ripper.

A me fortunatamente questo non è mai successo.

Ad esempio, nel 2003 conobbi una di Trieste di nome Roberta. Già ve ne parlai, giusto?

Lei era impaurita da un tizio che abitava nei suoi paraggi. Secondo lei, prima o poi al buio, al suo ritorno dal lavoro, l’avrebbe aggredita.

Le chiesi se sapesse dove abitasse quest’uomo nero delle favole.

Al che, mi recai sotto il suo portone. Suonai al citofono di tale Charles Manson di quartiere.

– Chi cazzo è a quest’ora?

– Senta, può scendere giù? C’è un pacco regalo che l’aspetta.

– Non è possibile. Il corriere SDA non fa consegne a quest’ora tarda della notte.

– Ha ragione. Comunque scenda, le devo parlare. Ho bucato le gomme della macchina. Mi serve qualcuno che m’aiuti. Non ho trovato nessuno in zona a darmi una mano.

– Va bene. Se però è uno scherzo o lei è un malintenzionato, giuro che chiamo la polizia oppure la riempio di pugni.

– Ma si figuri. Non ha nulla di cui preoccuparsi. Esca, forza. Ne uscirà sfigurato?

– Senti, testa di cazzo, adesso scendo e te le suono.

– Ah, a proposito, prima di suonarle a me, metta a posto il citofono. Ho dovuto spingerlo cinquemila volte. Poi ha funzionato. È un po’ come lei, sa? Lei è suonato da un pezzo ma se la canta da solo.

– Ora hai esagerato. Aspettami, figlio di puttana. Non scappare, eh?

– Ah, ci mancherebbe. È lei che dovrebbe di più scopare.

– Basta! Fra due minuti ti ammazzo!

 

Lui scese.

– Scusi, è lei il maniaco che spia Roberta?

– Ma che dice? Ora ti spacco la faccia! Vedrai poi che faccia farò, riderò come il Joker.

– In effetti, ha ragione. Con la faccia che ha, lei spaventa solo sé stesso.

 

Ecco, quest’aneddoto è di pura invenzione ma comunque è vero che fu un bel periodo quel 2003 con Roberta.

Indubbiamente ero un bell’uomo, quasi quanto il Depp. Anzi, il confronto con lui non regge, sebbene anche Johnny sia uno lontano dal gregge e soprattutto da lei, signora, ché mai legge.

Ovviamente lo batto con la sola alzata birichina del sopracciglio sinistro accentato su un’espressione da Mickey Rourke senza rimmel. In quanto io sono sempre (al) naturale.

Molte donne fanno a gara per vedermi en nature.

Ma, scusate, alla verdura appassita di queste squallide fruttivendole, preferirò sempre la mia (s)fregatura.

Ora, in Sala Grande danno i film in Concorso alle 20.30, al PalaBiennale gli stessi film mezz’ora dopo.

II film invece che voi, poveri illusi, vi fate ogni giorno, lo programmano soltanto dallo psichiatra presso cui siete in cura.

E ve lo posso dire? Anche in culo.

Sì, posso andare avanti alla meno peggio, alla bell’è meglio ma mi sa che, visto che non mi sputtano, quindi non farò mai il gigolò a pagamento, dato che non rispetto i prostitutori appuntamenti, in questo sistema di venduti, mi servirà un atto da Coraggioso…

Ricordate: Sansone crollò ma fece crollare tutti i filistei, cioè il mondo intero, i falsi e gli ipocriti.

Distruggendo sé stesso ma massacrando anche tutti coloro di questo temp(i)o.

Concludo con una cosa molto triste ma vera come la vita.

Successero parecchi casini qualche anno fa. Io reagii a delle scriteriate, stupide provocazioni, volendo fare il giustiziere della notte.

Mi chiamò il PM.

– Senta, Falotico. Ho capito. Lei è molto incazzato, ha perso la testa perché qualcuno la sta stalkerizzando in maniera vigliacca.

Però ci sono molti però. Non ha molte prove alla mano e sa meglio di me che, anche se si ha ragione, non si possono combinare casini.

Allora, le sarò franco. Le posso dare un mese di arresti domiciliari oppure prescriverle una perizia psichiatrica.

Cosa sceglie?

– Lascio rispondere il mio avvocato.

– Avvocato, quale delle due opzioni crede che sia la più vantaggiosa per il suo assistito?

– Se prende i domiciliari, per quanto innocui e brevissimi, avrà la fedina penale sporca anche se, le ripeto, pubblico ministero, che il criminale è l’altro. Il mio assistito ha solo dato di matto. Perché il troppo è stato troppo.

– Allora gli prescrivo una perizia.

– Sì. Così se dalla perizia emerge che il mio assistito è rimasto scioccato in seguito a quest’osceno bullismo, verrà anche giustamente risarcito.

 

Il mio avvocato, ingenuamente, pensò di farmi del bene. Era profano in materia di giochini giudiziari.

Vi spiego. Se tale medico legale di tua sorella avesse scritto che ero solo incazzato ma sanissimo e, invece, il giorno dopo avessi davvero commesso una strage, lui sarebbe stato radiato dall’albo e sbattuto a dovere.

Dunque, per tagliare la testa al toro, scrisse che soffrissi di disturbo delirante paranoico.

E accadde una tragedia.

Ora, a me piace cambiare nella mia fantasia i finali dei film.

Prendiamo L’ultimo dei mohicani di Michael Mann.

Uncas è più debole dell’orco Magua. E Magua lo uccide. Al che, la ragazza di Uncas, Alice Munro si uccide a sua volta.

Il padre di Uncas fa un culo come una capanna a Magua. Cioè lo uccide.

Mettiamo invece che Uncas, miracolosamente, non fosse morto.

Dalla profondità del dirupo, avrebbe urlato a suo padre di fermarsi.

– Aspetta, lasciami riprendere, lasciami crescere. Se lo ammazzi tu, diranno che il mio paparino ha vendicato un bambino tanto debolino. Ci penserò io.

 

Perché Uncas, crescendo, avrebbe massacrato Magua.

Sì, ve la racconto.

Magua se ne sta nel suo covo.

– Sai, Magua, Uncas ti sta cercando.

– Chi, quel povero ragazzone coglione? Vuole morire sul serio, stavolta. Ah ah.

– Magua, Uncas adesso è molto più forte di te.

– Ma davvero? Ah ah, che ridere.

– Sì, in verità ti ha già trovato. È fuori da questa caverna. Ti sta aspettando. Vado a dirgli che lo raggiungi appena avrai finito la cena?

– Ah ah, ok.

 

Magua finisce comodamente di mangiare come un porco ed esce piano piano dalla caverna con un sadico, strafottente sorrisetto stampato in volto.

A quel punto, calano le tenebre.

Ecco, lasciate stare comunque le vendette.

E che volete fare? La fine di Samuel L. Jackson de Il momento di uccidere?

Gli idioti vanno perdonati.

E smascherati.

Bene loro è stato come un vestito rosa da femminuccia.

Un’onta indelebile come un trucco incancellabile da pagliacci orribili e mostruosi.

 

di Stefano Falotico
alice munro mohicans

 

 

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