Chiarissima, come la mia pelle, provocazione di un uomo (semi)nudo e crudo, impietoso anche contro sé stesso. Un uomo ascetico, sensuale o asessuato, inchiodato o rinato in modo cristologico. Chissà, ah ah.
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Alla fine… se dovessi schizofrenicamente identificarmi in una rockstar, tra Freddie Mercury, John Lennon, Mick Jagger, Kurt Cobain, Jim Morrison, Bruce Springsteen e David Bowie, sceglierei sempre Elvis
Elvis è il più grande, il più grande di tutti.
Ma voglio qui ironizzare. C’è poco da ridere e la situazione mia attuale non è, come si suol dire, certamente delle più eccitanti
In maniera oserei dire lapidaria e radicale, tanto simpaticamente mitica quanto eremitica, voglio qui stigmatizzare, di aforisma alla maudit testé coniato da irrimediabile testone spesso immalinconito o forse solo da irrecuperabile coglione inaudito, un triste pensiero che, in tali ore angosciose, a loro modo anche straordinariamente, pazzescamente armoniose, dilaniò la mia mente, aprendola a un colpo di genio magnifico e suadente. Diciamo vigoroso:
la frivola socialità è un compromesso meschino con la mediocre avidità, le preferisco la mia folle lucidità.
Asserito ciò, in totale orgoglio di me rinnovatosi dopo un imperituro, oserei dire infinito e sterminato tempo immemorabile di e da me stesso addirittura dimenticato, in quanto oggi sono rinato, direi di passare a qualcosa d’introduttivo e ficcante-piccante per prenderla un po’ a ridere in maniera strafottente.
Un tempo, esistette Telemontecarlo. Poi, dopo vari passaggi di proprietà, non so se legali (sarebbe da chiedere a Enrico Mentana), essa divenne l’attuale LA7.
Una tv locale divenuta nazional-popolare.
Ora, io vado matto per le gambe di Tiziana Panella, da anni. Sin da quando presentò, su sgabello da Alba Parietti di Galagoal, il mattutino “approfondimento” chiamato Coffee break.
Sì, fra un suo accavallamento e l’altro, dovetti fumare molte sigarette per rilassarmi e per acquietare la mia tendenza a dare in escandescenza di “tiramento” turgidamente incandescente poiché, in quegli attimi poco acquiescenti, bensì al cardiopalma ed effervescenti, contemplanti la sua Sharon Stone di Basic Instinct assai arrapante, Tiziana m’indusse a uno sguardo terribilmente voyeuristico e stetti io dunque per bruciarmi senza mutande, zuccherando ogni amarezza con mia schiuma da cappuccino rovente.
Ah, come ammirai, mirai le sue cosce vellutatamente inguainate in collant attizzanti su tacchi a spillo esaltanti! Sinceramente, tantissime me ne tirai, stravaccato sul mio divano da uomo che non se la tirò per niente.
Le sue cosce però, rispetto a qualche mese fa, sono meno parsimoniosamente esibite in maniera platealmente provocante. Anzi, da quando iniziò la quarantena del Covid-19, Tiziana fu persino più castigata per colpa del fallo, no, del fatto che utilizzò la “mascherina” per soffocare le sue vertiginose minigonne su pose sue scoscianti, indossando tailleur castigati poco degni di nota ma soprattutto di notti amanti… del mio L’ululato di Joe Dante o della mia mitica trasformazione da miglior amico del timido Griffin Dunne di Fuori orario, tramutatosi spaventosamente in Un lupo mannaro…?
Ah, che belle filastrocche, che gran gnocca e il mio… andò tutto fumante e filante.
Che prosa, che poesia rosata nel rimembrare quel tempo a me così arrossante e riscaldante. Onestamente, imbarazzante. Sì, fui uno che dinanzi a una donna, eh già, spesso arrossì e poco lo arrossò.
Di Tiziana, malgrado lei mi conduca (eh sì, è una conduttrice, ah ah) a stati di coscia, no, a stacchi di sue cosce, no, a stadi di coscienza anelanti la sua rosa cosa su mio far “brillante” stimolante il prepuzio roseo presto ardente, non so se di fellatio pure al dente, odio la sua voce disgustosamente roca e un po’ cavernosa. Quasi da donna deficiente. Odiosa!
Ah, comunque è venerabile ugualmente e io venero anche i miei corpi cavernosi stupefacenti.
Credo pure che sia una donna che usò più precauzioni della quarantena profilattica. No, non fu portatrice di malattie veneree piuttosto pericolose.
Uso il passato remoto poiché, oggi come oggi, Tiziana è sposata. Perciò, se non tradisce suo marito, penso proprio che solo suo marito glielo usi in modo penetrante e sanamente focoso.
Disprezzo però la sua falsità di donna fintamente posata, troppo compassata. Schierata palesemente nella Sinistra moderata quando invero dovrebbe darsi, per l’appunto, al Centro più accondiscendente e più pene-volente, no, benevolente di maggiore darvi dentro da ex proletaria incazzata, poi emancipatasi ambiziosamente per fare la bella figa di legno, sì, altolocata.
Ora che c’entra questa mia introduzione, non del mio coso fra le sue cosce anche nei giorni in cui ha le sue cose, con le rockstar?
Ecco, io sono pressoché platonicamente (mica tanto, ah ah) infatuato di tutte le donne che portano il nome Tiziana. Il nome Tiziana m’infuoca a prescindere… Anzi, tutto a salire.
Di falli, no, difatti, il mio primo, indimenticato amore d’età puberale si chiamò Tiziana. Mia ex compagna delle scuole medie. Si chiama ancora Tiziana. Mica è morta, cazzo.
Sì, col mio migliore compagno di b(r)anco delle scuole elementari è ora maritata.
Oddio, quanto sono sfigato! Ah ah. Un toccato!
Come si suol dire, il primo amore non si scorda mai.
Per lei avrei fatto follie. Ne fui così innamorato in modo romanticamente struggente, cazzo, che assurdamente nutrii nei suoi riguardi solo altissimi e delicati, oserei dire angelici pensieri poetici dei più elevati.
Sì, pur desiderandola da morire, anzi, a sangue, che io mi ricordi, su di lei non me ne sparai nessuna. Dunque, nonostante non me la feci, lei fece sì invece che io m’innalzassi spiritualmente, magnificandola e assolutamente non ficcandola.
Ma ne fissai, anzi, ne venni crocifisso.
Eh già, mi auto-castrai, beatificandola oltre ogni dire, fu tutto un mio ardere per lei senza mai elevarlo e, onestamente, ardentemente metterglielo lì in modo sano.
Oddio mio, che santo!
Sì, mi masturbai solamente di penose seghe mentali dolorose. Lei non mi diede mai modo di credere che non desiderasse da me qualcosa di più gioioso, forse grosso e caloroso ma, per timidezza, non ebbi mai il coraggio di farmi avanti. Cosicché, non me la fottei neanche da dietro. Anzi, lo presi in culo per intero.
Ma chi se ne fotte!
Ora, quando si è innamorati, si può diventare dei frustrati incommensurabili se, non contraccambiati in tale sentimento lirico, si sublima il tutto in maniera pateticamente onirica. Se invece si è ripagati, pur non nessuna pagando, sentimentalmente e sessualmente, si potrebbe finire, eh già, frustati. Se la vostra lei, infatti, è o si rivelasse un’amante del sadomaso più violento.
Di mio, con Tiziana fui sadomasochistico, poco machista e nient’affatto fancazzista in senso masturbatorio. Per lei giammai venni, bensì l’incarnazione di Johann Wolfgang von Goethe, per l’appunto, lacrimosamente e straziato divenni.
Col passare degli anni e del mio puntuale riceverlo dal gentil sesso solo nell’ano, dal Goethe de I dolori del giovane Werther, passai al suo protagonista di Faust. Non vendetti l’anima al diavolo ma trasfigurai Tiziana in Cybill Shepherd di Taxi Driver.
Per dirla alla Travis Bickle, mi orgasmizzai. Patendo pene. Sì, solo dell’inferno. Al che, approfondii tutta la Divina Commedia di Dante Alighieri.
A un certo punto, per contenere il dolore provocatomi dalle carenze affettive, anzi, per assenza di dolci carezze, scordai ogni voglia matta per quel seno, no, in quel senso, giacché per molto tempo neppure mi divenne rizzo. A Jessica Rizzo, comunque, preferii rizzarlo per quelle meno ricce.
Mi ammalai, paradossalmente, di manie ritualistiche da sofista senza una donna nel sofà a mo’ compensativo del vuoto dovuto al non riempirla come dio comanda e sa.
Al che, sia Matt Dillon di di Rusty il selvaggio che de La casa di Jack, autodefinitosi Mr. Sophistication, mi fecero un baffo. Christian Bale di American Psycho, invece, amante di Phil Collins, l’avrei sbattuto al muro in men che non si dica. Altro che Bateman redentosi in Batman. Avrei tagliato subito il suo pipistrello e il suo psicopatico irredento.
Non fui misogino ma abbastanza misantropo… sì. Anche molto topo senza topa. Rimediai, mettendoci delle toppe. Sì, qualche volta spaccai i pantaloni senza volerlo pur assai volendola in modo tremendo.
I miei amici credettero che fossi invece Matt Dillon di In & Out.
Segui appassionatamente tutte le notti degli Oscar e spesso ballai da solo davanti allo specchio, indossando alla pari di Kevin Kline, eh già, un giubbotto di pelle nera da Village People.
E dire che scoprii di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights, ex modello per Calvin Klein.
Al che, dopo non averne viste manco per il cazzo, rividi Cruising con Al Pacino e compresi di non essere né omosessuale né omofobo.
Neanche un serial killer come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Uno che mi stette sempre sul cazzo. Per quanto ne sappia, comunque, Jodie Foster stette sul cazzo solo di Russell Crowe. Jodie è lesbica ma pare che, con Russell, Jodie non abbia finto alla maniera di Meg Ryan di Harry ti presento Sally. Peraltro, dopo la separazione da Dennis Quaid, Meg Ryan non finse per nulla. Sempre con Russell, famoso sciupafemmine toro, no, Il gladiatore.
Jodie Foster invece, a tutt’oggi, non si sa che cazzo voglia. Ah, lei, la bambina dello spot Coppertone.
Come disse Michael Madsen de Le iene (Reservoir Dogs) a Mr. White:
Continuerai ad abbaiare a lungo, cagnolino, o comincerai a mordere?
Sì, Harvey Keitel, in Taxi Driver, la traumatizzò.
Ne Il silenzio degli innocenti, Jodie ebbe la sua vendetta. Ma non fu un film di Tarantino con Uma Thurman nei panni della sposa. Né il finale dii Kill Bill vol. 1. Ah ah. Ecco…
In Sotto accusa, Jodie fu stuprata.
Sia per Sotto accusa che per ll silenzio degli innocenti, vinse l’Oscar. Non lo vinse per due ani, no, per due consecutivi anni ma poco vi mancò.
A seguire, vi ecciterò… no, vi citerò invece un attore che vinse l’Academy Award per due volte di seguito.
Sì, prima di arrivare… bisogna farsi il culo. Ah ah.
Al che, distrutta psicologicamente, divenne muta come in Nell. Poi, da femminista cazzuta, si sfogò ne Il buio dell’anima, pigliandosela contro ogni cazzone non rispettoso delle purezze virginali da The Dangerous Lives of Altar Boys.
Cadendo però in una forte depressione peggiore di Mr. Beaver. Cazzo, dire che un tempo persino un figlio di puttana come Mel Gibson, un ipocrita più baro di Maverick, riuscì a farle credere di essere Monica Bellucci de La passione di Cristo.
Ora, Monica Bellucci è sempre molto bella. Anche ancora molto scema. Come attrice “pura”, non è buona ma fa veramente schifo, sì, non vale una beneamata minchia. Diciamo che induce ad atti impuri, essendo solamente bona.
Jodie invece è bella e molto intelligente. Così intelligente da risultare antipatica. Ma non importa.
È fermamente convinta delle sue posizioni dure…
Tanto, anche se a un uomo duro risultasse simpatica, tralasciando Russell Crowe, lei non gli sarebbe empatica.
Eccoci dunque arrivati a Kurt Cobain, maestro dell’empatia e al contempo dell’agonia, dell’apatia, della malinconia e di tutte le vite talmente senzienti da essere precocemente volate via.
Celeberrima è la sua lettera. Cioè, da Kurt scritta pochi attimi prima di farla finita.
Riproponiamola:
«A Boddah.
Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk–rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità, si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi forte l’urlo del pubblico, non provo quello che provava Freddie Mercury, che si sentiva inebriato dalla folla, ne traeva energia e io l’ho sempre ammirato e invidiato per questo. Il fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza).
Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo coinvolto e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile.
Ho bisogno di stordirmi per ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.
Bacia (Frances, ndr) tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.
Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.Ti prego Courtney tieni duro, per Frances.
Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me.
VI AMO. VI AMO».
Amore!
La compagna di Kurt, si sa, fu Courtney Love. Una donna forse più troia della pornoattrice Brandi Love.
Infatti, dopo aver intascato l’eredità da Kurt, Courtney scopò Edward Norton. Conosciuto sul set di Larry Flint.
E ho detto tutto…
Vedete? Potrete inseguire il vostro Buddha, cercare il Nirvana ma troverete una troia che vi metterà in croce.
Sì, Kurt non fu Gesù. Non fu il messia di nulla. E io non vado più a messa. Invece, voi andate a messaline.
Jim Morrison, d’altro canto, morì di overdose. Oppure, probabilmente morì in quanto Meg Ryan di The Doors (glie)lo rese troppo sensibile.
Bob Marley, cantore dell’amore libero, non avrebbe avuto rispetto del dolore di Jim, dovuto al troppo amore. L’avrebbe trattato da femminuccia, cantandogli No Woman, No Cry.
Comunque, Marley non sarebbe mai andato con Brandi Love. Invece, Freddie Mercury fu Tom Hanks di Philadelphia e, poco prima di morire, alla maniera del personaggio interpretato da Tom, forse cantò Maria Callas.
Che tragedia. Pochi istanti prima di esalare l’ultimo respiro, si assume un’espressione da Forrest Gump.
Bisogna, malgrado tutto, credere all’amore. Insomma, The River e Tougher Than the Rest sono due delle canzoni più belle di tutti i tempi.
Frank Sinatra fu ribattezzato The Voice. Sì, fu anche un mafioso, però. The Rat Pack!
Dunque, il più grande rimane Elvis. Anche se China Girl è una canzone di un altro pianeta.
Tornando a Telemontecarlo, all’epoca passò la pubblicità di una cinematografica retrospettiva dedicata, settimanalmente, a Robert De Niro.
Questa pubblicità finiva con l’annunciatore, di voce caldissima, che recitava:
il più grande, il più grande di tutti.
Cioè Robert De Niro?
No, io.
Ah ah.
Sì, riguardandola sotto un’altra prospettiva, senza retrospettive e lagnose retrospezioni, dopo una torturante altrui ispezione sui miei coiti, no, sul mio conto, debbo ammettere che Massimo Troisi di Non ci resta che piangere è un grande. Yesterday…
Comunque, a John Lennon, preferirò sempre Al Pacino de La canzone della vita – Danny Collins. Rod Stewart, invece, è un cretino.
Ah ah ah!
Sono sia cinico che romantico. No, non ho perso le parole come Luciano Ligabue. D’altronde, ho una bella voce. Anche qualcos’altro.
Su questa potentissima freddura, vi lascio, sperando che non cazzeggiate oltre il lecito consentito.
La dovreste finire anche con quei commenti più scontati delle colonne sonore da du’ soldi… sei bellissima, sei illegale!
Altrimenti, chiamo Hannibal Lecter.
Ah ah.
Sì, adoro Simpathy for the Devil.
Ah ah.
Ah, per tutta la vita la gente non comprese il mio mood. E me le suonò, urlandomi: ma perché ridi?! Che tristezza!
Di mio, me la suono e me la canto quando cazzo mi pare e piace.
Se non ti piaccio, alla mia lei piace, eccome.
Dunque, fatemi il piacere…
di Stefano Falotico
Il Falò, alias Joker Marino, d’ugola come quella di Jim Morrison, augura a tutti buon Natale in quanto da poche ore iscrittosi a Voci FM ed evviva il Cinema della sua musica del cuore!
Cliccate a questo link e v’incarnerete, incanalerete nella spasmodica vocalità di un uomo ai confini dell’irrealtà. Se siete incancreniti, oh, fratelli della congrega, grazie al Falò voi v’incanterete.
Il Falò possiede una voce melodiosa che, grazie alle sue morbide, carezzevoli, fluenti tonalità sfumatamente vertiginose e avvolgenti, leggerà squisitamente per voi i testi scritti dalle migliori teste più coraggiose e ardimentose, poetiche e deliziose.
Testé, tosto e con ottimo gusto, cioè taste, inspirando e ispirato, di diaframma respirante ritmi poliedrici del suo vivente diapason, il Falò si presenta al grande pubblico con la sua cangevole voce ora candida ora romantica, quindi aromatica, dunque frenetica e nuovamente pacata.
Egli sfiora il plettro della sua anima come il grande Elvis Presley, modulando poi cambi di frequenza anche rochi oppure rock da Jim Morrison reincarnatosi nella bellezza stoica del suo essere già storico.
Lontano dai canti e dai cani, soprattutto, remoto da chi non canta mai fuori dal coro ed è oramai immoto o burino con la moto, traendo spirito dalle ancestrali e oscure profondità del suo corpo fluorescente in tal mondo decadente e perso nel cosmico vuoto, di gran cuore il Falotico illumina la migliore musica delle vostre più sognanti, tonitruanti, splendidamente suonanti notti, miei suonati e rintronati.
Il Falò è come Joker, alias Joaquin Phoenix o semplicemente un’araba fenice.
Se sarete infelici, lui caldamente animerà il vostro esservi della vita disamorati grazie ai virtuosismi del suo aver ribaltato ogni certezza, data per assodata, per merito del suo volteggiare alato in mezzo agli sconsolati e alle donne che oramai mangiano solo l’insalata, da cigno nero svoltatosi, anzi svelatosi in tutta la sua potenza incontrastata.
Sentite per credere, oh, miscredenti.
Un’altra vita da noi è ora qui amata.
Il Falò è come il mitico Jean-Claude Van Damme di Lionheart.
Quando oramai tutti persero la speranza, scommettendogli contro, ecco che arrivò una mirabolante spaccata imprevista, un cambio di rotta allucinante come un calcio devastante di Jean-Claude servito in faccia a chi sbagliò, scagliato a chi lo volle già vinto e vigliaccamente lo invise, dandogli dello scalognato, senza però avere la forza di affrontarlo ad aperto viso.
Signore e signori, THE VOICE.
di Stefano Falotico
La cattedrale di Notre-Dame si ricostruirà, abbiate fede, se invece venisse bruciato Taxi Driver? Addio anche a Ronin, chiamate Ombra di Fuoco assassino
Sì, Vittorio Sgarbi ha calmato gli animi. Son altre le tragedie che dovrebbero allarmarci. Molte parti della cattedrale andata in fiamme saranno ricostruite e restaurate.
È una chiesa molto antica ma al contempo abbastanza contemporanea.
Quindi, tutto questo fervore, quest’accaloramento va subito spento da Kurt Russell di Backdraft.
Vero pompiere che si accende come un fuoco quando subisce uno sgarbo. Diciamo che è un uomo di viva combustione. Energico, possente, che dà heat anche a Robert De Niro. Due che non sono mai spompati. Semmai…
Bob, un’ombra nella notte. Che, in Taxi Driver, s’immerge fra i diseredati come un Victor Hugo ante litteram– Ma alla sua sibilla Cybill non regala uno smeraldo. Non ha i soldi per donarle una vita da favola.
Ah, che perla, Taxi Driver.
Bensì Travis/Bob la conduce in un cinema porno in mezzo alla fauna peggiore del sottobosco metropolitano d’una New Tork infernale.
Un poeta dell’underground, un “gobbo” in mezzo a persone apparentemente più alte di lui, forse un Quasimodo, anche Salvatore.
Un esteta dell’ermetismo di pallida ipocondria della luna come uno dei migliori miei libri.
Taxi Driver, film immortale del quale dovete assolutamente avere tutti voi, sì, una copia deluxe.
Così come Ronin.
Sì, Ronin è ambientato a Parigi? Direi proprio di sì.
Placate dunque il dolore dei parigini, dando loro un bacio Perugina come le labbra dolci di Natasha McElhone.
Sì, a parte gli scherzi.
È un incendio rimediabile.
Decisamente peggio è quando vi riducete come Nerone. E, odiando il mondo, solo perché una Jennifer Jason Leigh da quattro soldi non vi si fila, diventate dei piromani come Donald Sutherland.
Pazzi irrecuperabili.
Dunque, spengiamo subito i bollenti spiriti. Ma quale gioventù bruciata!
Quindi, quando qualche stronzo vi vorrebbe far credere che la vostra vita è oramai disperatamente un’Apocalypse Now da The End di Jim Morrison, voi ballate attorno a tale malfattore con movenze da Re Lucertola.
Con sottile dileggio, cantategli poi questa:
di Stefano Falotico
I più grandi registi viventi sono anche dei filosofi, Cronenberg docet, post alla Tarantino
C’è un film che, come un fulmine a ciel sereno, per l’ennesima volta mi ha stupefatto, rivedendolo.
Scanners. Era da un’infinità di tempo che non lo vedevo. E mi ha scioccato nuovamente.
Non tanto per la celeberrima scena dell’esplosione del cranio. Che, a esservi sinceri, quando la vidi a 15 anni o giù di lì, oh, non mi fece dormire la notte. Alla sua prima visione, dapprima rimasi agghiacciato, tumefatto appunto nel cervello. Spappolato e pietrificato. Mi lasciò di sasso.
È una delle scene più violente di sempre. D’una cattiveria inaudita.
Michael Ironside, nel suddetto film è Darryl Revok. Uno psicopatico a piede libero. Più volte internato ma che è sempre riuscito a farla franca per via dei suoi telepatici poteri paranormali.
Insomma, un fuori di testa assai pericoloso.
E alla fine del film capiamo che lui e il personaggio interpretato dal dolente, “poveretto” Stephen Lack sono fratelli.
Figli di un padre degenerato che, sino a quell’istante, ci era stato presentato come uno psichiatra filantropo. Che voleva alleviare le sofferenze e i disagi clamorosi di Lack.
Invero, costui scopriamo ch’è una sorta di Dottor Frankenstein e i suoi due figli, tanto anomali e anormali quanto potentissimi, sono stati originati da un involontario esperimento scientifico di natura scellerata.
Come per tutti i grandi film e le opere magne, nell’analizzare il valore capitale di questo film mastodontico, possiamo adottare varie chiavi interpretative. E tutte impeccabilmente funzionano.
Potremmo prenderlo per un thriller pieno di suspense perfino con scene rocambolesche d’inseguimenti in macchina. E avrebbe il suo grande perché.
Oppure, elevando un po’ la nostra esegetica, possiamo scandagliarlo scena per scena e addivenire che si tratta, così come succede spesso per i capolavori, categoria alla quale Scanners appartiene di diritto, inconfutabilmente, di un film profondamente metaforico.
Sul potere della mente, sul condizionamento, sulla forza persuasiva della supremazia ideologica. Eh sì.
Chi vince, in questa società, non è tanto quello più forte fisicamente, questo film è un chiaro, incontrovertibile schiaffo in faccia all’edonismo. Una monumentale ode all’Inland Empire.
Il fisico si può rompere, può venire danneggiato ma, con un po’ di robusto, energico allenamento, con sana abnegazione e un doveroso trattamento, con un pizzico di riabilitazione eseguita a regola d’arte, ecco che dei patimenti corporei, amico, non più ne risenti. E non più ti lamenti.
Se invece sei un demente, la vedo molto dura, sai? Non saprai ove ti colpiscono, oscurato dalle tue distorsioni e, se per un attimo di chiarezza illuminante, ti ribellerai, scalciando, ti sederanno.
Sì, senza la mente, hai voglia tu ad aver il fisicone ardente. E per mente non intendo essere laureati in Fisica. Mens sana in corpore sano dicevano gli antichi. Anche se poi non ho mai capito perché quella civiltà, tanto tosta a parole e a filosofia apparentemente imbattibile, sia stata soppiantata dalla nostra, oramai improntata al culto di qualcosa che è l’antitesi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, detta sinceramente.
Una società ove ogni valore è stato distrutto, destrutturato, fatto saltare in aria.
E, chi resiste nella nostra società… be’, dice lui che sta resistendo. Invero, la sua esistenza è già fritta. E questo ve lo dico io. Dai, donna, dammi quella frittella. Eh eh.
Senti quello. Continua a dire a tutti che lui se ne fotte. Infatti, è in manicomio.
Sì, stiamo tutti male. Siamo malconci nell’animo nonostante le belle acconciature, è inutile, e questa è una mia frase cult, andare da un ottimo parrucchiere se poi si rimane dei parrucconi.
Cosa? Cosa? Hai letto bene. Ripetiamo, è inutile andare da un ottimo parrucchiere se poi si rimane dei parrucconi. E aggiungo, peraltro, è insulso portare il parrucchino se si gioca nella vita alla evviva il parroco.
In maniera cioè approssimativa, della serie… ma sì, pigliamola a calci. Dove va… va. Basta che vada al tiro a segno. Sì, è lì che finirà se continuerete a fare i cecchini delle vite altrui.
Come sosteneva Martin Scorsese in The Departed, ah, non ci sono molte strade. Puoi diventare criminale e usi la pistola, oppure entrare in polizia e far pulizia dei criminali col silenziatore.
Oppure, fare una vita anonima e spararti nel cuore. Perché diverrai grigio, perbenista. E, invecchiando, non potendo contrastare le giovinezze che ti appariranno troppo strane e non allineate, diventerai un noiosissimo omone polemico, retorico e barboso. E ce l’avrai con tutti. Scandagliandoti contro le donne, accusandole di essere delle poco di buono, desiderando soprattutto che le menti geniali si adattino a una visione oscenamente moderata, quindi frenandole nei loro vivi ardori più fantasticamente creativi.
Insomma, comincerai a ragionare come un cretino, un puntiglioso uomo schizzinoso.
Ah, che bella vita si prospetta. La vita è sempre un colpo in pancia. Oppure, se incontri un poliziotto “caritatevole”, un pugno in faccia e basta.
Come diceva Totò… in galera ti mando. Ed è lì che avrei sbattuto Ironside. Ma pure Iron Man. Ma sì, questo Iron Man, non ho capito, è ricchissimo, fortissimo, indistruttibile, figo da morire e dobbiamo eleggerlo pire supereroe? Ma è una discriminazione classista mai vista. È una vergogna che urla vendetta, Cristo!
E che c… o. Sì, Iron Man non è un pacifista, nemmeno un edonista. Non lo può sconfiggere il più devastante comunismo. Manco i nazisti. Eh no. Come fai a bruciarlo? Ha la corazza d’alluminio, acciaio Inox. Come le pentole di mia nonna. Sì, lei è morta, le pentole no. Anzi, puoi alzare ancora la temperatura e diventano abbronzate.
Sì, fra Oliver e Sharon Stone, scusate, io piglio Sharon. È un’attrice che, a parte Casinò, fa vomitare. Per il resto è tuttora molto buona. Sì, sì, sì. E, se proprio devo sputtanare tre ore della mia vita, almeno è meglio passarle con Sharon, piuttosto che ammosciarsi con Alexander. Come no?
Se ti dico che è così, abbi fede… sì, dopo essere stato con Sharon, ti viene un vocione che manco Jim Morrison e si apriranno The Doors del paradiso.
Almeno la Sharon di venti anni fa. Gran donna.
E qui sono Pacino di Scent of a Woman. Ah ah.
Ma abbiamo perso troppo tempo con gente che non merita. Passiamo a gente che può davvero darci qualcosa. Sì, Sharon può dare molto, eppure anche questi non scherzano.
Cronenberg è un genio. La sua filmografia è impressionante. Lynch anche.
Tu? Insomma, non tanto.E questo è quanto.
Io chi e che sono? Uno come tanti. Non sono Tarantino ma non sono nemmeno quel cesso lì, Costantino.
di Stefano Falotico
E se James Dean non fosse morto?
Mi son sempre fatto domande di questo tipo. Se James Dean, anziché schiantarsi col suo bolide, trafitto da una morte pressoché istantanea, fosse sopravvissuto? Se fosse semmai entrato in coma e, illeso, si fosse svegliato di colpo? Dapprima traumatizzato ma sostanzialmente intatto? E, dopo un’opportuna, duratura cura riabilitativa, avesse ripristinato le sue normali funzioni vitali?
Sgambettando in altri film? L’avremmo visto, che ne so, in un giallo di Hitchcock nella parte, che ne so, di un amante di fuoco.
E, stagionato, invecchiato, un po’ stempiato e brizzolato, nel Cinema della New Hollywood degli anni settanta. Nella parte, magari, di Marlowe in un hard–boiled raffinato diretto da un maestro dei thriller torbidi ed esistenzialisti.
Poi, davvero, sarebbe morto. A settantacinque anni, solo, abbandonato in una villa isolata a Mulholland Drive.
Forse, avrebbe sbagliato tanti film e interpretazioni, si sarebbe notevolmente appesantito e sarebbe diventato più grasso e obeso di Marlon Brando. Passando gli ultimi giorni della sua vita servito e riverito da una badante, accarezzando il suo gatto preferito e ammirando il tramonto prima della sera da una finestra sul cortile…
E Brandon Lee, invece? Se non fosse schiattato per colpa di quel colpo di pallottola maledetto sul set de Il corvo?
Il prossimo 31 Marzo avrebbe compiuto la bellezza di 54 anni.
Probabilmente, dopo il successo del cult movie di Alex Proyas, anche lui si sarebbe fatto incantare dai soldi facili e avrebbe girato schifezze. Figlie dei rocamboleschi, spesso stupidi e superficiali anni novanta.
Forse, al posto di Nicolas Cage, in Con Air, avremmo avuto lui. Che poi, a dircela tutta, manco è brutto questo filmetto di Simon West. Un action adrenalinico rozzo e stronzo. Tipico, appunto, dei nineties.
Con un cast da paura.
Chissà. Avrebbe recitato nella parte del fratello di Johnny Depp in una pellicola di Tim Burton. Sì, una certa somiglianza fra i due c’era. E, a meno che il signor Brandon, parimenti appunto a Brando, non fosse ingrassato a dismisura, oggi sarebbe la fotocopia di Depp e viceversa.
E gli agenti di casting avrebbero avuto solo l’’imbarazzo della scelta. Chi scegliamo? Ah, ma sono identici. Be’ prendi Brandon. Johnny ha già firmato per un altro film e dunque è occupato.
Parlando invece d’icone e miti musicali. Ecco, se Jim Morrison non fosse crepato di overdose? Alcuni dicono soltanto per colpa di un attacco di cuore. Altri hanno formulato altre strambe, non del tutto attendibili ipotesi.
Sì, Jim Morrison, se non avesse più cantato, non avrebbe avuto molte scelte.
La prima, quella più conveniente quanto lasciva, sarebbe stata quella di godersi a vita, appunto, i soldi delle vendite, facendo bagordi da mattina a sera a Parigi, ove si era trasferito. Per una vita maudit e bohémien a Montmartre. Semmai comprando i dischi, tanto per simpatia, dei Queen.
E oggi, ancora vivo, un po’ rincoglionito avrebbe applaudito l’Oscar a Rami Malek per Bohemian Rhapsody. E, appollaiato sul divano, col panzone, avrebbe urlato… vai, sei forte, ragazzo!
Oppure Jim, insoddisfatto da un’esistenza ricca ma pigra, troppo piena di agi, si sarebbe dato al volontariato.
Andando nelle stanze dei nosocomi dei malati terminali, alleviando le loro sofferenza con la sua musicoterapia miracolosa.
– Ehi Jim. Sto morendo. Mi ricanti qui, senza che nessuno ci veda, Light My Fire?
– Va bene. Certamente. Aspe’. Dammi un attimo soltanto. Voglio controllare e appurare che non ci siano infermieri nel corridoio. Semmai, poi qualcuno di loro entra di soppiatto e rovina tutta la magia.
Oh, ecco. No, non c’è nessuno.
– Jim, me la canteresti anche ballando da Re Lucertola? Dai, fammi tutte le mosse. Ah ah.
– Ok. Sì, certo.
– Idolo!
E poi il malato sarebbe morto dolcemente cullato, nei suoi ultimi, fatali sospiri, con l’onda melodiosa di un sogno d’amore irraggiungibile e stupendo.
Quindi, detto ciò, io mi chiedo. E se il sottoscritto, invece, quando vari malesseri irrefrenabili mi colsero e davanti a me si aprì nuovamente la vita in tutta la sua bella ma anche crudele, ingorda magnificenza, in quegli attimi così scriteriati e folli, si fosse scelleratamente suicidato? Buttandosi dal quarto piano del mio palazzo? Cazzo, no, e se invece che morire… fossi finito offeso? Sulla sedia a rotelle? Pure peggio.
No, nessuno mi avrebbe fermato… E sarei ora altrove.
Invece, sono solo un intellettuale un po’ scassato, a volte insopportabile, lagnoso e al contempo burlone, anche troppo. Un antipatico giocherellone, insomma, che pedantemente, ripetitivamente vorrebbe far capire a ognuno di noi che fra 5 secondi potremmo tutti morire.
E perciò non val la pena farsi la guerra a vicenda. E dovremmo, dovreste una volta per tutte lasciar da parte le invidie, i giochetti, gli scherzetti cretini.
Basta un attimo e si scatena una tragedia.
Basta un attimo ed è la solita cantilena.
Basta un attimo e tanto niente cambia.
Come diceva Gesù Cristo, chi ha orecchie per intendere, intenda.
Chi ha orecchie e non vuol sentir ragioni, continuasse a ragionare da ottuso.
Ma poi, un giorno, se dovesse sentire e vedere con chiarezza la vita, non dica che è solo invecchiato e, come tutti i vecchi, è stanco di stare a sentire cazzate. E sciocchezze! Lui le chiamerebbe così. Scemenze! Bambinate!
Tanto era stanco pure a vent’anni. Lui faceva le cazzate, gli altri abboccavano e ora lui rinnega tutto, fingendo che lui sapeva come vivere e ha vissuto sempre da uomo retto e saggio. No, era solamente un ignorantone sputa-sentenze. Un grande stronzo. E, una volta vecchio, è diventato uno stronzo patentato, sì, con tanto di contributi pensionistici… Borioso adesso che ha 70 anni, idiota quando ne aveva cinquanta di meno.
Oh, io dispenso perle ai porci, stronzetti.
E, se davvero pensate che scrivere e guardare film sia qualcosa per falliti e senza palle, ritorniamo al discorso di prima.
Non vi possono essere in questo mondo altre vie e altre vite. A meno che non siate così meschini e stupidi da credere che la vita sia avere un lavoro da quattro soldi, aspettare il sabato sera e continuare a vomitare, giorno e notte, i vostri patetici lamenti retorici e, questi sì, vigliacchi e ipocriti.
Parola di un uomo che non ha niente da chiedere al mondo. Se non un altro bel film.
di Stefano Falotico
Perché Rami Malek ha vinto l’Oscar per Freddie Mercury e Val Kilmer per Jim Morrison assolutamente no
Io avevo profetizzato, in tempi non sospetti, la vittoria di Malek. Era ovvio e prevedibilissimo che avrebbe facilmente vinto lui, diventando uno degli attori più giovani, anche se non giovanissimo, a vincere la statuetta, checché se ne dica, ambita da ogni Actor, appunto.
È stata una vittoria a furor di popolo, come si suol dire. In parte immeritata perché, se vogliamo essere obiettivi, senza lasciarci trasportare dal fanatismo, credo doveroso, verso il mitico Freddie Mercury, l’Oscar doveva intascarselo Christian Bale.
Ciò non è successo e invece, come tutti noi sappiamo, l’Academy Award è finito nelle mani di Malek.
La sua, più che un’immedesimazione nel personaggio, è stata un’interpretazione vincente sui generis.
Malek è magrolino, possiede un viso infantile e quei denti posticci da castoro che gli son stati appioppati sono spesso ridicoli, soprattutto nella prima mezz’ora della pellicola. Ove, sì, Malek, più che assomigliare a Mercury, assomiglia a Bugs Bunny.
Però il film poi, pur romanzando e semplificando la complessa personalità di Mercury magnificandola oltre il necessario, si lascia vedere amabilmente. Perché Malek, malgrado sia dissimile nella forma fisica rispetto a Mercury, bisogna essere altrettanto oggettivi, ha saputo infondere una tenerezza commovente al suo Freddie, reinventandolo in maniera stupefacente. E le scene del concerto finale sono state girate in modo prodigioso. Semmai, nel video originale della storica performance di Mercury, il cameraman aveva ripreso un campo largo e invece nel film vediamo un primo piano. Ma poco importa. L’effetto sortitone è stato di sicuro impatto. Emozionale ma anche attendibilmente veridico rispetto alla realtà. Una “cover” cinematografica che ha eccome il suo perché.
Bohemian Rhapsody, no, non è affatto un grande film. Ma nessuno avrebbe preventivato un successo simile. Spiegabile per il fatto che Bryan Singer, fregandosene altamente delle iperboli romanzate e retoriche, ha realizzato un film palesemente così “fake” da diventare paradossalmente un bijou. Io la penso così.
E io me lo sono accattato in Steelbook. Sì, sì, sì! Ah ah.
Perché me lo rivedrò al PC, con le gambe comodamente accavallate, sorseggiando le mie memorie adolescenziali tra una sigaretta liscia e un caffè buono, cazzo, davvero buono.
Invece, mi sa che sin al giorno della mia morte non vedrò mai più quella schifezza di The Doors del signor Oliver Stone. Una vaccata tremenda.
Morrison, dalla sua leggendaria tomba, spesso di notte, al pallido plenilunio, come dice il Joker, cioè il sottoscritto, ah ah, ripensando a questa monnezza di film, bestemmia e poi spacca tutto, resuscitando come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires. Sì, come Marilyn Manson nei suoi temp(l)i d’oro.
Cammina poi tutto lercio col giubbottone di pelle nera sin ad arrivare a un motel ove Sheryl Lee, anziché riguardarsi Twin Peaks, ha messo su appunto il film di Stone.
E lì parte il morso del vampiro. Con Jim che le urla:
– Ehi tu, biondina, che stai facendo?
– Oh, sei Jim. Big Jim.
– Sì, ma tu non sei la mia Barbie. No, non sei Pamela Anderson e neppure la mia ex, Pamela qualcos’altro. Stai diventando uguale a quella smorfiosa di Meg Ryan. A forza di rincoglionirti con questa robaccia.
Sì, il film di Stone è stato sbagliato fin dalla scelta degli attori. Partiamo da Meg. L’attrice più stupida e stronza del mondo. Insopportabile, tutta moine e smorfie. Roba che quando voi, adulti maliziosi, andate da una bimba-minchia a dirle che deve crescere, costei vi dovrebbe rinfacciare la vostra ipocrisia, gridandovi:
– Ehi tu, lurido, C’è posta per te. Non sei simpatico come Billy Crystal di Harry ti presento Sally, e non sei un uomo buono come Tom Hanks. Sei un figlio di p… a da Bugie, baci, bambole e bastardi.
Dunque, se vuoi dare regole di vita a me, diverrò molto femminista come In the Cut, non ti donerò nessun French Kiss e cresci semmai tu. A San Valentino, anziché accontentare tua moglie, nel guardare assieme a lei City of Angels, ché aspetti solo che finisca per esserle Insonnia d’amore, invero di poco cuore ma di frustrato calore, sparati Wim Wenders. Su, mascalzone, abbi Il coraggio della verità!
Detto ciò, Meg Ryan secondo me aveva poco a che vedere con la compagna del Morrison. Ma soprattutto Val Kilmer è stato vomitevole nei panni di Jim.
Ma che è?
Aspe’, ci torneremo con calma. Ora passiamo a Oliver Stone. Regista indiscutibile dal talento magistrale. Ma anche quanti film orribili nel suo carnet. Platoon è una stronzata, JFK, diciamocela, un documentario bellissimo, girato da Dio e montato da un extraterrestre, ma col Cinema vero ha da spartire ben poco.
E naturalmente il suo film peggiore in assoluto è appunto questo biopic a c… o di cane su Jim.
Io conosco benissimo Jim. Ho tutti i suoi album.
Jim era un pazzo conclamato ma anche un’anima pura, talmente pura da essere trasgressiva. Angelica e demoniaca allo stesso tempo.
Stone invece lo trasforma in un puttaniere debosciato con tanto di scena raccapricciante con la giornalista interpretata da Kathleen Quinlan che fa gridare allo scandalo. Ma non perché sia sessualmente abbastanza spinta. Semplicemente perché Jim Morrison, appunto, viene trattato come un ingordo assatanato maniaco.
Jim faceva sesso, sì, come tutti. Ma qui Oliver Stone lo dipinge come un ubriacone delirante, un guitto d’avanspettacolo. Da Alexander.
Val Kilmer… Cosa? Mi dite che somiglia a Morrison? Ma de che?
Innanzitutto Jim Morrison aveva i capelli castani, non biondi tinti sul corvino finto. Jim non era un parruccone, Val qui lo interpreta, appunto, come se non fosse stato dal parrucchiere, Jim aveva il viso affilato, smunto, quasi malato. Val Kilmer invece, oh, guarda che parrucchino e che belle gote. Sembra Marlon Brando de Il padrino.
Ma non ha classe questo qui! Val, ma vai! Mai avuta. Ripensiamo a Heat. È manesco, irruento e manda a farsi fottere Ashley Judd. Ci rendiamo conto? Ma questo è un burino da bettole, dai. E alla fine Ashley Judd lo perdona pure. Adesso capisco perché Ashley sia andata con Harvey Weinsten. Sì, devono esserle sempre piaciuti gli uomini che non hanno rispetto per niente e nessuna!
Poi, Val era già abbastanza cicciottello all’epoca.
Val Kilmer, attore mediocre, ma in The Doors è stato davvero pessimo.
Oliver Stone non ci ha capito nulla. Il messaggio di Jim era chiarissimo. Voleva liberare le coscienze dalla schiavitù borghese della cosiddetta vita tranquilla, invero soltanto triste e noiosa.
Stone invece lo eleva a santino del puttanesimo, del pervertimento, infilandolo in una storia da figli dei fiori più finta di un orto botanico da Blade Runner 2049.
E quindi, se amate questo The Doors, non dovete poi lamentarvi se, dopo una giornata di lavoro spossante che, oltre ai soldi, non vi ha dato niente nell’anima, vi sfogate su Facebook coi vostri patetici mal di pancia.
Volevate “normalizzare” il mondo e livellare tutto.
Jim Morrison non era livellabile, era di un altro livello. Non era il tipo che si accontenta di fare il bidello, di tornare a casa, stare con la moglie e riscaldare i fornelli, non era uno che voleva mangiare un buon tortello, lasagne con la besciamella e poi a letto far il “torello”.
Non sapeva che voleva dalla vita. Come dovreste non saperlo voi. Finché vi è curiosità e alterità vi è bellezza e infinità, quando la ricerca finisce, tutto diventa una squallida routine di cazzate e idiozie in quantità.
Ora, vi racconto questa.
È verissima, com’è vero iddio che io sono ancora vivo.
Una quindicina di anni fa, andai a giocare a calcetto con degli amici. Una tizia, che allora mi aveva conosciuto, si autoinvitò per vedermi giocare…
– Siamo sicuri che tu sappia giocare a Calcio?
– Perché?
– Mah, mi dai l’idea di essere un pachiderma.
– Ah sì? Stasera ti passo a prendere…
Al terzo mio palleggio, mentre sudavo in campo, di sfuggita incrociai il suo sguardo sudatissimo. Stava già, in cuor suo, pensando a come palleggiare con me…
La riaccompagnai a casa. Era notte fonda.
– Be’, non scendi?
– Sai, è ancora presto. È una bella serata, c’è una luna meravigliosa. Oh, guarda le stelle. Facciamo due chiacchiere, su. Hai fretta?
– No.
– Sai che assomigli a Tim Robbins di Mystic River?
– Non è quello che si dica propriamente un complimento.
– No, non lo è. Ma assomigli anche a Sean Penn dello stesso film. Guarda che pettorali, che sguardo da lupo solitario…
Ecco, sai che significa per una ragazza trovarsi sola in macchina con uno così? Timido, spaurito come Tim e col fisico di Sean?
– No, che significa?
– Bello mio. Ho visto che giochi a Calcio davvero bene. Sono rimasta estasiata. Ma non devi conoscere altri giochi…
– Che vorresti dire?
– Credo che tu sia poco consapevole di quello che sei.
– Ah, cosa sono? Un pazzo come Jim Morrison?
– Eh no, credo proprio di no. Sai, ti sento molto giovane, in realtà ti sento e basta.
Dopo tre secondi, nel buio più totale, sentii la sua mano impudica e tremolante carezzarmi le gambe, ancora in mutandoni da calciatore malandato.
La sua mano, delicatamente, scivolò sul ginocchio e poi su. Sempre più su.
Fu in quel preciso istante topico che capii di essere un uomo.
E impazzii del tutto.
Comunque, nonostante la crescita… continuo a conservare questa faccia da pirla.
Insomma, ce la vogliamo dire?
Sono veramente un Genius.
Sono uno che, A prima vista, lo ammetto, ne sono cosciente, sì, sembro proprio un bel deficiente, ma ho il mio perché.
Quale sarebbe il perché? No, non sono John Holmes, ci mancherebbe, ma non sono nemmeno un Saint.
Questa vita non è Wonderland e non sono Alice nel paese delle meraviglie.
A volte sono un bianconiglio, a volte mi piacciono le conigliette alla Jessica Rabbit, a volte le conchigliette come in Demolition Man, uh, Sandra Bullock, a volte mi fate ancora brutti scherzetti ma non sono una facile ochetta né un maghetto, nemmanco un orchetto o un cretinetti, quando inizio a parlare io, tutti si ammutoliscono.
E forse è giusto così.
di Stefano Falotico
La cattiveria sardonica di un genio immacolato che odia le falsità buoniste ed è un rocker, nel senso di Joe? No, nel senso di cane Spaniel Inglese col pan di Spagna del cock maggiorato
Io mi sto facendo delle risate che nemmeno il diavolo sa.
Ma non è da ieri, nemmeno da un mese, sono anni immemorabili che la risata sta assumendo contorni infinitamente strepitosi. Perfettamente allineati alla mia visione cinicamente romantica. Che per molto tempo imbecilli con poco sale in zucca vollero addolcire, ammantandomi di etichette affibbiatemi per puro diletto sadico.
Loro pensavano di conoscere tutto di me, io invece io ho sempre saputo di loro, non dando nell’occhio. Infatti, m’avevano scambiato per cieco. Io ci vedo benissimo. E, senza battere ciglio, sotto i baffi mi sparavo un divertimento immenso. Sì, son baffuto come l’ex frontman dei Queen.
Dio salvi la regina? Sì, lo sceneggiatore di The Queen, firmato Stephen Frears, è Peter Morgan. Lo stesso che, assieme ad Anthony McCarten, ha scritto Bohemian Rhapsody.
Ho detto tutto.
Credo che gli inglesi siano proprio delle teste di cazzo.
La signora Elizabeth Alexandra Mary, più comunemente nota come Elisabetta II, è uguale a mia nonna. Entrambe, nella vita, non hanno mai lavorato. Ed entrambe campano ancora.
Soltanto che la prima è arci-miliardaria, si fa servire e riverire dal maggiordomo della minchia, i disoccupati da film di Ken Loach muoiono di fame ma l’acclamano, distraendosi nel tifare Manchester City mentre la loro moglie ha il Cancro. Invece mia nonna ha sempre vissuto in un tugurio da farti venire il tumore ai polmoni. E suo marito, cioè il mio ex nonno, allevava le galline. Poi, vendeva le uova scadute al mercato.
Entrambe fan buono brodo? No, solo mia nonna che almeno, a differenza della Regina, sa cucinare. I suoi tortellini sono ottimi. La Regina non usa nemmeno la carta igienica omonima. Sì, la Regina non è una donna normale. Lei non caga come tutti/e. Lei è dinasticamente una pulitissima merda e basta.
Una stronzata di donna.
Insomma, noi italiani staremo messi male. Abbiamo al governo degli analfabeti e dei puttanoni.
Ma in Gran Bretagna, e non mi fate bestemmiare contro la Brexit, stanno a pecora. Sì, come le pecorine che pascolano nelle verdi valli della Nazione limitrofa, l’Irlanda.
The Commitments, comunque, è un bel film. So già che adorerò The Irishman e mi piace da morire Liam Neeson. Ma non fatemi vedere quel Bono Vox!
Fa l’umanitario con gli anelloni placcati oro al dito. Ho detto tutto. Mister ipocrisia per antonomasia.
Infatti, gli U2 son sempre stati molto amati dalla gente ricca che, per discolparsi un po’ dai loro privilegi spesso immeritati, di tanto in tanto vanno a manifestare in stile Sunday Bloody Sunday.
Sì, cazzo, c’è anche quel film Domenica, maledetta domenica. Che cosa? È di Oliver Stone? Ma no, quello è Any Given Sunday. Questo è di John Schlesinger.
Esordio attoriale di Daniel Day-Lewis. Day-Lewis è un ibrido. Sì, un britannico con cittadinanza irlandese.
Nel film Nel nome del padre e The Boxer è irlandese DOC. Talmente rabbioso che appartiene all’IRA.
Anche in Gangs of New York mi pare irlandese. Sì, un macellaio dal sangue freddo.
Questo è un maiale che scanna tutti, anche Liam Neeson. Ah ah.
Sapete che vi dico? Sono meglio le islandesi. Sembrano tanto fredde, eh sì, in Islanda si gela, ma sono più calorose.
Sì, per anni sono uscito con degli idioti. Che, pensando di avere a che fare con un timidone, un imbranato patologico di natura fantozziana, con un taciturno “malato” di melanconia, mi trattavano, che ve lo dico a fare, da coglione.
Loro giocavano a Sin City e io già avevo un debole per Jessica Alba.
Sì, alla prima veneziana di Machete, ho visto Jessica Alba dal vivo. Ho conservato il suo pregiato culo in qualche mini-VHS. Se volete il filmato, datemi cinquemila Euro.
Ma comunque è una bambina, Jessica. Non fa per me. Dopo che te la sei bombata, come passi la giornata con questa qui? Aspettando di prendere sonno, facendo le boccacce su Instagram o Snapchat? Mah.
I primi giorni ci può anche stare. Al terzo giorno, diverrete schizofrenici e crederete davvero alla minchiata della Genesi.
Finito che Dio ebbe di creare il mondo, io mi sono sempre chiesto: ma come ha passato il tempo?
In questa galattica noia abissale e spaziale, ebbe solo un attimo di umanità. Inseminò la Madonna via etere. Sempre meglio che in vitro. Poi è capace che i figli vi nascano con problemi genetici. A proposito di geni e credervi onnipotenti.
Voi, uomini, siete solo dei nani partoriti male. Pieni di paure, di superstizioni, spettegolate, vivete d’invidie. E subito speculate sulle vite altrui.
Ad esempio, una ha letto il mio precedente scritto, ANGELO DEL BAVAGLIO e tale femminista, ragionando a cazzi suoi, turbata oltremodo quando ho detto che sono misogino, mi ha contattato:
– Ciao Stefano, come stai?
– Bene, grazie. Tu?
– Io sono eccitata.
– Perché? Finalmente la Mondadori ha accettato il tuo manoscritto?
– No, sono sdraiata a letto senza mutandine. Ti piace, vero? Forza, scendi dal pero. E succhiami le pere.
– Ah, però. Sei già alla frutta a trent’anni. Guarda che a settant’anni, bella mia, non so se ci arriverai. Non puoi andare avanti di dessert. Il diabete non ti darà tregua.
– Su, non fare il frocio. Sai la verità? Tu non sei misogino e nemmeno superiore. Sei un porco, una bestia ma non hai il coraggio di ammetterlo. E ti spacci per pensatore libero.
– Non ho il coraggio di mettertelo, sicuramente. Posso ora mangiare un kiwi? Grazie, buona serata.
Sì, sono terribili queste ragazze. Se sfoderi un po’ di sana virilità, anche solo a parole in uno scritto, appunto, s’incazzano e provocano per appurare se sei davvero elevato o solo uno che vuole elevarglielo.
Dev’essere stato quel movimento stupido del MeToo a fotterle del tutto.
Comunque, ora dico la mia sulle rockstar.
Jim Morrison era un maschione, anche un minchione. Si era dato da solo l’appellativo di Re Lucertola. Quindi, era “viscidissimo”.
Mick Jagger è una scimmia. Sì, avete presente quegli scimpanzé di Quark con Piero Angela?
Mick Jagger si differenzia da loro solo perché le donne dicono che è sexy. Sì, certamente.
Io conosco, ad esempio, Michele Iagghero, napoletano detto Mickey perché lui si crede Mickey, appunto, Rourke e invece non ha neppure i soldi per comprarsi e mangiarsi una banana.
Seppure sia povero in canna, non è il tipo a cui, come si suol dire, a vederlo non gli daresti una lira. No, no.
È alto, ha un gran fisico, sa ballare e ha una bellissima voce. E le donne, appena lo vedono, impazziscono.
Ma lui non può invitarle a cena, allora queste mettono su le canzoni dei Rolling Stone.
David Bowie? No, non era omosessuale. Era “trisessuale”. Sì, Life on Mars. Prima di scendere coi piedi per terra, David faceva l’amore con le saturnine. Uno Zeus. Un Giove. Poi è andato con la venere nera Iman.
Di mio, giocavo da piccolo a He-Man e ho giocato poco con l’imene. Ma me la meno.
Eddie Vedder non ho mai capito cosa sia e fosse. Piaceva ai ragazzi che hanno fatto la stessa fine di Emile Hirsch di Into the Wild.
Sì, quel rock malinconico da effeminati che si spacciano per duri.
Insomma, ce la possiamo dire?
La prossima volta andate a prendere per il culo vostra sorella.
Evviva Elvis the Pelvis!
di Stefano Falotico