Posts Tagged ‘Jim Carrey’

Stronzata del giorno, da mangiare di freddura


22 Nov

Il mondo si divide fra i polli che non sanno chi sia Tim Curry e quelli di buon gusto che mangiano riso al pollo con curry.
Evviva Jim Carrey! Ah ah!

Riso, riso, ridere.

 

TNimg-7191.max tim-curry-home-alone-2

Sognai di fare il centravanti della Nazionale, rimasi un “centrale”, soprattutto nelle “palle”


13 May

02028720

Da piccolo ero un talento in erba, anche se i campi erano sterrati e le gambe mi “stiracchiavano”. Poi, verso la metà della mia adolescenza quanto mai impervia, inquieta, ansiogena, forse anche sessuofoba, giocai mezz’ala destra, servendo palloni ai centravanti. In allenamento facevo sempre rete, dunque quella testa di cazzo del mio allenatore decise una domenica, anzi era un sabato pomeriggio piovoso e incerto, di schierarmi appunto centravanti di “sfondamento”. Il mio fisico, all’epoca gracile e macilento, oggi appesantito da antidepressivi pesanti e asfissianti, si prestava bene per il ruolo scattante, ma fu un’illusione che durò solo un’ora e mezza. Disputai la peggior partita della mia vita, ne fui provato e da allora mai più in quella (im)posizione mi provarono. Eppur potevo essere un centravanti provetto, ma son rimasto mezzo poveretto. Ricevo molti colpi bassi e le donne mi deridono con guascona “euforia” delle lor cosc(s)e inseminate da qualche “goleador” più redditizio. Si sa, le donne cercano i figli e la famiglia, mentre io poco mi allatto, no, adatto a questa situazione “mestruante”. Oggi, ho bevuto dopo pranzo un caffettino amaro-dolce al Bar Centrale di Castenaso e, all’uscita, uno gridava che hanno acchiappato il lupo. Il lupo sarebbe Igor, il ricercato omicida di “Budrio”. Una notizia falsa, infatti non l’hanno beccato. Igor sgattaiola e dorme, latrando, nelle latrine. Mentre io mi scolo, tutto solo, un’altra lattina. Sognando la Via Lattea. Non sono un poppante né un furfante, sono emblematicamente faloticante.

Di mio, comunque, vado a “segno”. Più che altro a seghe.

Meglio che essere un lupo o un porco. Di mio, non sono neanche frocio, forse procione. Sì, i proci.

Evviva Belotti, detto il gallo. Evviva i cedroni. Anche la limonata, detta cedrata.

di Stefano Falotico

01470513 ny07

Il mio Natale, auguri a tutti e malaugurio ai cattivi


24 Dec

il_buono_il_brutto_e_il_cattivo_rev_15

Salve, sono un uomo che ha resistito agli urti e, (in)dolente, avanza scialacquando il suo tale(nto) in mezzo a un’umanità alla frutta che nel giorno “natio” del Cristo, poi redento dalla croce e dunque pasquale, si strafogherà di dolci e buonismi, non rispettando Javier Bardem di Biutiful. Lo so, tra soffritti e padelle, nel giorno di Natale ringraziate la vostra panza e non rispettate quelli che vivono nelle palafitte. Eppur, per un mascarpone di troppo, patirete allo stomaco la fitta. Ah, quante frittate. Il mio è stato un anno addolorato, perspicace del mio genio e delle cianfrusaglie del caos esistenziale a cui l’entropia, anche televisiva, m’ha indotto a (non) essere. Ognuno festeggia come vuole e come “gli” duole. C’è chi si vestirà da Santa Claus per allietare il suo bimbo, regredendo a Bambi, chi andrà a vedere il film di Tim Burton adocchiando l’Eva Green seduta nella poltroncina dei suoi testicoli malandati eppur ancor “gai”.  Chi ancora affogherà senz’ancore. Sono un uomo di core e ho sia paura d’amare che “voluttà” di amaro. Marinate finché siete in temp(i)o, la vita non è solo duro lavoro. È anche duro uccello. Sappiatelo, donne, quando vostro marito ve ne regalerà uno dalle piume di cristallo e non il suo (di)amante. E vai di spumante, mentre io schiumo di rabbia, poi di allegria, che tanto la vita è un brodino.

di Stefano Falotico

df-bts-02339_1400 01103002 "DISNEY'S A CHRISTMAS CAROL"

Il mio Canto di Natale a fine Giugno


29 Jun

Mentre impazzano gli Europei e attendendo la disfida fra la nostra maccheronica Italia e la teutonica Germania di Sabato prossimo, oggi, in Estate oramai inoltrata, ripropongo questo mio vecchioRacconto di Natale, sapendo già che vi piacque e sempre vi piacerà. a_christmas_carol_splash

Un “irresistibile” seduttore, forse solo un provocatore, ma che attore


09 May

00430808

Credo, a ragion veduta, che Jerry Lewis fosse un genio. E su questo non si discute, specie quando incarnò il suo Dr. Jerryll che di notte si trasformava in un “licantropo” dilettevole e “dovizioso” di “gelatina” verso il “gentil” sesso, sfog(gi)ando il suo machismo incontrastato…

Sì, ancora reminiscenti son certi miei discorsi “deficienti”, che porsi alle donne con inconsapevole “idiozia”. Ricevendo (mal)sani colpi alle palle e, quando mi andò meglio, dunque non “entrò”, delle “spallucce” irridenti il mio savoirfaire del cazzo.

Non me le ricordo tutte a memoria, molte, un’infinità corteggiai con incoscienza degna di un vero lupetto. E altrettante volte esse si “catapultarono” a me riempiendomi di “cioccolata calda”, così come furono (altret)tanti i capitomboli del mio “sciupa-maschio” molto nella “tomba” e poco tombeur. Evviva Tom Berenger, vero “duro” oramai andato a puttane.

Ma non perdiamoci nel mio “Platoon” seduttivo quanto la bomba atomica “sexy” della mia risata beffarda al caffè “nucleare” di esplosione ormonale non in “quelle” zuccherata…

 

– Donna, sono lontani i tempi in cui le mie tempie volevano appoggiarsi a te come in quella tua foto morbida col cuscino vellutato.

– Che vuoi dire, scemo?

– Straziami, accoccolandoti sciolta.

– Sei una merda. Basta!

– Succhia(mi), spossami ma non sposarmi.

– Maiale!

– Non è un male!

 

Ripen(s)o a tutte le mie conquiste oramai “scioltesi” nel cappuccino amaro di queste mie mattine già stanche.

Sì, “venni” molto di saccarosio ero(t)ico molti an(n)i fa, quando tutte mi si concedevano per via dei miei occhi neri e maculati nell’ambiguo tenebroso che sa il “fallo” suo. Esse capitombolavano nel mio cascamorto con facilità incredibile. Bastava che alzassi le sopracciglia e capivano al vol(t)o che ero un marpione di classe inestimabile. Mi spossai nei loro (di)letti ma giammai una, che fosse un(t)a, sposai. Perché, dopo averle accalappiate, le lasciavo soltanto in quel posto “acchiappate”. Ah, quante chiappe, mie (s)chiappone. Donne di ogni risma che “c(r)ol(l)avano” di fronte, anche “di dietro”, al mio carisma, tante care(zze) pronte a “slinguazzarmi” anche quando, invero, non molto curandomi, avevo i denti cariati. Sì, ero un pastore tedesco che se le faceva perfino, che “finezza”, “a garrese”, fra posizioni orizzontali e le vie decumane della città ai miei piedi, senza nessuna incinta. Ci “scopò”, no, scappò, miei scapoli, anche un incidente. Ma fu qualcosa d’accidentale, nonostante, dopo aver a lei sganciato la cintura…, sì, mi cinse e il “mio” non tanto si strinse, pur essendo di “pura” essenza fra le sue gambe cinto.
Dunque, mi sveglio e, dopo queste sveltine, so di essere Jim Carrey di Bugiardo bugiardo.

 

di Stefano Falotico

01470510

In Italia, “Belpaese” di poeti, santi e navigatori, “vige” ancora, nel 2015, lo scandalo dei centri di salute mentale, finanziati dallo Stato… delle cos(c)e


04 Oct

02270413

Se Ismaele di “Moby Dick”, al “colar” della malinconia “incipiente”, s’imbarcava marino per la caccia del suo padrone, Achab, alla Balena Bianca, che dà il titolo al capolavoro di Melville, in me, quando l’irritazione cresce per colpa dell’ipocrisia latente, “lattante” e omertosa della nostra “Nazione” (s)fottente, la vi(t)a impervia si trasforma in p(r)osa irruente. Terremotante, in pericolo di “crollo” divento e a tutti la verità sbandiero ai quattro venti, di forza travolgente anche se vi(ri)lmente osteggiata dalla borghesia flaccida, pasciuta, delle ingiustizie (in)volontariamente e “voluttuosamente” consenziente, vuota e di nulla amante, ché m’obbligheranno, per ribellione ai falsi pudori di massa(ie), ad (ab)usi farmacologici a base di Risperdal, neurolettico che m’iniett(er)an(n)o, in quanto reputato da tal “putas” un in(f)etto, “rettale” di “famoso” depot, “orgoglio” di quest’Italia ove tutti vanno a messa(line) e son san(t)i dietro le facc(iat)e di mer(da).

Sì, “funziona” così e il cazzo così non ha dunque più “tiramenti” di cu(cu)lo. Che ricatto alla ricotta (im)potente!

Una sedazione per bloccare gli ormoni, di “legge” (im)morale inversamente proporzionale alla natura umana, per farti “crescere”, cosicché non si (sovr)ecciti troppo e non turbi le cosc(ienz)e.

Sì, cari (ri)belli, anch’io, scrittore con numerosi libri all’attivo, vengo così, appunto, “inculato” affinché la mia creatività persino non possa “sfuggirmi di man(ic)o” e possa dar, almeno di parvenza, la “patente” di normalità.

Attenzione, però, se ti calmi troppo, poi i fessi vincono e i tuoi riflessi perdon, oltre alla “botta”, anche i colpi, anzi, farai un frontale di “tamponamento” perché reso cieco e sordo alla vi(s)ta nitida.

Si chiama pugno allo stomaco. Non ci salveranno gli airbag da tal “strizzacervelli” e “ammortizza-gli-uccelli”.

E tutto perché sono un poeta che dice il Ver(b)o.

Così van le cos(c)e.

Vince sempre il nazismo!

 

di Stefano Falotico

Il mio Truman Show, buon pomeriggio, buona sera e buonanotte


02 Apr

Ci fu un tempo, assai an(n)i addietro, in cui andavo in giro con la mia super-oca, mitragliandola a destra e a manca, e le donne, sebbene non avessi giaciuto con loro, avrebbero fatto foll(i)e per il sottoscritto. Oggi, quel Truman Show è terminato, sento che in me tira aria di meditazione e profonda analisi spirituale, mescolata a un sen(s)o torbido di lasciva ammirazione per le cos(c)e del creato. Quindi, mi dileguo e di lingua pungo, nel caso non mi rivedeste, buon pomeriggio, buona sera e buona notte. E, soprattutto, buone seghe a tutti, tu, ricorda, che sei una sega. E, come dico io, bella sega di sera e cattivo tempo si sper(on)a.

 

di Stefano Falotico

A Christmas Carol, miei (i)cari, Dickens in Falotico di Can(to) di Natale contro ogni male, io ammal(i)o, non più fatemi ammalare


04 Dec

Il canto di Natale

A Christmas Carol

In questo video, recito interamente il famoso “A Christmas Carol”, libro benaugurante per ogni Natale gioviale, frizzante, frenetico, di vita ribaldo e gioiosamente esuberante, rinascimentale in mio uomo monumentale, risorto dagl’incancreniti ardori affievoliti, cagionati da gente malevola, che mi punse affinché mi deteriorassi ma, di malasorte, come dico io, iddio, mal gliene sortì. Lo spregevole malocchio di tal aff(r)ettati scellerati e bifolchi si ritorse lor contro d’anime da me morse, insomma, non m’avvelenarono e, invecchiati bruttissimamente, per colpa delle lor terribili malefatte da viventi morti, generanti sol a lor, oh sì, poco si(gno)r(i), un fegato amaro insostenibile, adesso non posson altro che (non) plaudirmi e, dalla (ver)gogna, pensar a gesti (mal)sani per la lor (di)strutta “san(t)ità”, da me gustosamente lesa di maestà incarnata in Principe altissimo, non fregato ma sfregante i lor sfregi in me ne “freg(i)o” di tutto stile (no)bile.

Suadente in lor su(p)ini, che gioia immensa di libido a botte in “testicoli” delle lor di cazzo teste da me qui ribaltate di gran testo attestatissimo, da Re Salomone anche non necessitante di (l)auree, dette pure attestato, per p(r)enderli a testate…

Ecco il mio Testamento.

Colpi in lor testoni, insomma, di mia testé testolona. Dura contro i “duri”. Rude contro i bar(bar)i.

Un tosto…, mie testine. A tastoni, camminando a carponi, son a lor stato un doloroso mascarpone contro le lor creme da for(n)i crematori ché vollero (s)cremarmi in ragazzo “dolce”. Sì, io son sempre più tiramisù e a lor DO sol pollici giù, da me succhia(n)ti LA. E mi lecco, dopo le lor beffe di tristi “bluff”, i miei baffi, ancor più sbeffeggiandoli e, se di nuovo mi tratteranno da sodo “uovo”, dicendomi che non valgo un bucato soldo, i lor noiosi vuoti da uffa io stantufferò, offrendo loro un “plof”, mie “cari” prof…

Tanti soli!

Sì, sono un Puffo, un “pazzo”, uno Scrooge, e dunque a lor si(gnori)a scoreggio perché la mia voce è d’alta maestria fonetica contro i lor schiamazzanti, volgari rumori di fondo. (S)fondati, non vi resta che i fondi del barile raschiare, v’ho affondato. Pensavate di affogarmi e invece io, di “affogato”, vi bagno nel latte vostro alle ginocchia da borghesi annacquati. Il mio bicchiere è sempre genialmente pieno, mi fate pena, state quasi in apnea. Ma io, uomo buono, non mi brucio e, dalle maree delle vostre amare la(cri)me, (de)cantando qui di tutto petto tal Canto di mio Conte, espettorando i vostri pet(t)i crud(el)i da cinici ispettori spappolati, vi servo la lezione, miei “leziosi” da lezioncine e da maestrini.

Sentite che modulazioni di frequenze, come (s)monta il diaframma, son infiammato, acceso, malinconico in queste immagini che “scottano”, scorrenti fra un Ronin malinconico e il torrenziale calore di Heat, appunto, cotti a punt(in)o mio vincente.

Tanti popò di Diabolicus Totò, miei “uccellacci”, il mio “uccellino” vola e volteggia da Carmelo Bene di “pene” alla Pasolini, di gran (di)verso svoltante è al(i)to contro le vostre infernali fiamme infamanti. Io ho fame del mio cuore, della mia anima s’incendia l’estasi alata nei vostri ficcati lati aleatori.

Come B… rucia la mia serie A. A come altro(ve), come Jim Carrey… nei vostri polli al curry.

Io, Icaro, non ardo, volando quassù, bensì voi schiattate di rabbia come Belzebù, non avendomi arso, siete “aridi” (non) vivi e vi deste sol delle a(r)ie tanto fini quanto finte. Io son raffinato!

Io son il paradisiaco.

Ascoltate il Ver(b)o e pen(s)ateci due volte prima d’ancor altro azzardare.

Non azzannate, io non faccio le cose campate per aria, io non tiro soltanto a campare, bevete pure i vostri Campari ché io bado al Badi come parlisa(pete)?

Ed è gran sapere. Salire, non esalare, non addosso sal(t)atemi.

Siete sol degli esaltati.

Mentre io esulto.

E, giammai dalla vera vita esule, vi(ri)li, io (non) rivivrò. Che Sole, miei uomini “soli” sempre a caccia di sol(i)di.

Sbiancate!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Jim Carrey McConaughey Lincoln Falotico


30 Oct

Inghilterra-Italia Mondiali 2014, scemi più scemi


14 Jun

 di Stefano Falotico

Ecco, ci risiamo.

Sono iniziati i mondiali. Questa sciagura che, a scadenza quadriennale, mi angoscia in torture alle quali devo fortemente resistere, inibendomi, castigato da uomini sfegatati nel loro incastonar i polmoni su tifi sfrenati. Su donne fedifraghe che, con la scusa delle aggregazioni accalorate dalla propria nazione combattente, si dimostran ecumeniche al prossimo migliore nel suo clacson da urlarle che deve sventolarla.

Agghiacciato da tanto calore, ah ah, apro il freezer e lecco un ghiacciolo. Sperando di scaldarmi davvero almeno di un pasto che mi rinfreschi le idee.

Sì, i mondiali, questo rituale ogni quattro an(n)i ripetitivo dai primi del secolo scorso. Un tempo, il calcio alle “palle” alleviava le tribolazioni della gente in guerra, poi (s)venne l’era fascista e per un po’ si placarono gli animi nelle tribune romane, perché la gente fu da noi ammonita e buttata, in caso di ribellione, in pasto alla fossa dei leoni, che “Altare della Patria”, mentre nella Germania nazista estinsero la “partecipazione” degli ebrei alla (com)petizione, bruciando le nascite prima della partenza. Sì, fra spari, forni crematori, razzismi di sorta, zoccoloni con le sorche, sorcini e porcile, “bruciature”, persecuzioni, arresti e genocidi vari, i sopravvissuti dall’eccidio di massa si consolarono con una scatoletta in bianco e nero proiettante ventiquattro uomini in mutande ad accanirsi per la palla (ro)tonda che, arrotolandosi nel manto delle loro frustrazioni, non li fece “venir” quadrati, previo porta di forma rettangolare sul possibile palo-non goal a ficcartelo nel culo d’implacabile zero spaccato.

Ma la gente, nonostante lo “score” inesistente delle loro vite sempre più appunto azzerate, continua a guardar, con le trombette in bocca(li) di birrone, il mondiale per tifare allo stremo delle forze annacquate. Che caldo, sudore freddo! Appena la propria squadra segna, godono sborranti. Se invece la squadra sbaglia, bestemmiano sbraitanti. E lì assumono fattezze lupesche da uomini sbrananti. Con tanto di lor donne che reggono questi “retti”, ah ah, da gregge di pecorine.

Ed ecco dunque la nostra compagine a inneggiar tutti insieme “appassionatamente” l’inno di Mameli mentre un cameraman birichino riprenderà le mammelle d’una sugli spalti da strabuzzarveli prima ancor che le palle girino…

Stasera, gli inglesi, schierati sul fronte opposto, ci daran filo da torcere?

Mah, di mio m’importa una sega. Quella che mi sparerò in pancia, disboscato da un’umanità “impagabile” di spettatori paganti il nazional-popolare nelle bandiere sempre in lotta le une contro le altre.

Così, dopo tal sega (s)fottente, anche me stesso, mi rilasserò con un libro di Agatha Christie. Sognando l’Orient Express ove sarò l’omicida di questi vostri “trenini”. Non mi scoprirete! Anche perché avete perso il treno.

Giungerò a Hong Kong e bomberò una di Pompei, sì, una partenopea che s’è sposata con uno di Bombay perché il miscuglio di razze non partorisca un bombarolo da Hiroshima ma un vesuviano vulcanico. Forse solo uno scemo terremotato perché, essendo pazzo napoletano, esploderà per colpa d’indigestioni cagionate dalle ricevute pizze in faccia in quanto accusato di esser una femminuccia capricciosa.

Lo scoperò per vincere la copp(i)a e assieme sfoglieremo le margherite, togliendo la mozzarella.

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)