Per quanto accaniti molti detrattori non mi sopportino e cerchino in ogni modo, lecito o illecito, di zittire la mia fluida, non sempre mansueta perseveranza nella scrittura arzigogolata, “in gondola”, fra spaghetti miei alle vongole e attacchi al volgo, appunt(it)o, “a puntino” e virgole al posto giusto, non so se capotavola, proseguo letterato fra tali ignoranti invidiosi con fervore e s(t)ud(i)ata Passione. Immolandomi al “Cristo” delle idee e delle fuori dal cor(p)o opinioni viscerali, quasi “sacrileghe” per come ostinate non s’arrendono alla mendace, falsa simbiosi del sembiante che vorrebbero “deliberatamente”, per “puro” gusto burlante, appiopparmi…, appiccicarmi al muro in segno di mia res(in)a. No, le parole non lesino e insisto a tutt’andare in mia briglia sciolta pen(s)ante laghi vasti d’infinito contemplare, nel sorvolare le pianure “meste” dei tranquilli borghesi sistematici e sistematisi nelle brutte cer(tezz)e, e volteggiando da cervo finché il mio craterico cero non si spegnerà. Questa è san(t)ità. Allora il mio occhio ieri cadde sul libro, tradotto in italiano, di Charles Brandt da cui Scorsese trarrà il suo L’irlandese con De Niro, Pacino e Pesci… miei abboccate. Fagocito lo scibile tutto del mondo bello per comprendere come vi siete imbruttiti/e e, dietro le rivalse più van(itos)e, cercate la ragione di “sopravvivere”, arrendendovi, voi non (D)io, alla più facile retorica e ai discorsi più miserandi e però di luoghi comuni abbondanti. E, fra una cos(ci)a seria e la vostra “pervicace” quanto banale “severità”, metto a segno un altro fenomenale colpo di “obliquità”, sparando cazzate che sanno eccome insaporire il tempo mio domo e non dormiente di mente sapiente e, questa mia sì, divertente.
Donna, vorremmo solo da te maggiori foto del fondoschiena.
Non giriamoci attorno, su.
Dopotutto, domani è un altro giorno e, fra il dire e il fare, c’è mezzo il “mar(t)e(llo)”.
In parole povere, miei non ricchi di testa e nemmanco di testicoli, “godetevela!”.
di Stefano Falotico