Posts Tagged ‘Jennifer Jason Leigh’

Il refuso è la bestia nera di qualsiasi scrittore, sceneggiatore, da me ribattezzato “refusum” peccatorum


07 Jun
Jennifer Jason Leigh at an Aug. 10 publicity event in New York City for the movie "Good Time." (Dia Dipasupil/Getty Images)

Jennifer Jason Leigh at an Aug. 10 publicity event in New York City for the
movie “Good Time.” (Dia Dipasupil/Getty Images)

Sì, scrivere è spesso un refugium e, quando capita il maledetto refuso, devi invocare in litania la Madonna, perché sei costretto a rieditare il testo (potevo reinserire devi ma sarebbe stata una ripetizione).

Ieri, ho pubblicato un post su Jennifer Jason Leigh. Perfetto, inappuntabile. Ecco, è sempre come nei temi scolastici. L’autore del testo, pur rileggendolo mille volte, sebbene sappia che quella parola o quell’espressione, quella frase sia grammaticamente sbagliata, non se ne accorge. E qualcuno giustamente gli segnala in rosso l’errore.

L’altro giorno, su chedonna.it, ho visto una che ha scritto un articolo intitolato Nicolas Cage sull’astrico.

Astrico si dice pure, ma in dialetto. E costei, su mio suggerimento, si è corretta. Per non finire licenziata e sul lastrico.

Ma, abominevolmente, son stato colto dagli spasmi quando, dopo aver pubblicato il post sulla Leigh, ho visto un mio errore immane. Anziché scrivere filmografia alla mano… ecco che compariva il terrificante ha la mano…

Terribile, al che ho fatto come Pacino/Dunkaccino con Adam Sandler, chiedendo immediatamente al mio capo di aggiustare senza aspettare un attimo.

Quello da me scritto, più che refuso, si chiama lapsus. Quando uno scrive qualcosa ma, essendo già concentrato sulla frase successiva, la mente gli gioca brutti scherzi di digitazione. Infatti, subito dopo usavo il verbo essere, e quindi, per facile associazione mentale, andai a parare sul verbo avere.

Vi garantisco, ad esempio, che quando si scrive un libro è un processo sfiancante. Sembra tutto lindo e immacolato, a prima vista, poi ecco che spunta un refuso, ne spunta un altro, lo correggi con una parola più appropriata ma a quel punto la frase non sta in piedi, perde del suo potente significato, e devi riscriverla interamente. Una volta riscritta si accorda col contesto? O stona? Cacofonie! Anacoluti! La metrica non scorre, è farraginosa, no, rifacciamo tutto daccapo.

Per i dialoghi dei film è ancora peggio. Sulla carta semmai sembra che funzionino alla grande, poi noti che se vengono recitati perdono in potenza espressiva. Allora devi aggiungere qualche tocco, limare le battute o estenderle, per intonarle al volto degli attori. Come dire… se buzzicona lo dice Christian De Sica funziona, se lo metti in bocca a Kenneth Branagh sortisce un effetto straniante. Ma potrebbe essere un film con Jon Belushi con Otello protagonista.

Come dire: se Ceccherini recita le battute di Grosso guaio a Chinatown, lo denunciamo, se vengono dalla bocca di un Russell così conciato ci stanno.

Come dire: si può scrivere tre volte come dire in 150 caratteri e dunque scriverlo quattro volte di seguito? Sì. Ah ah.

di Stefano Falotico

Jennifer Jason Leigh ha 56 anni, sono stupefatto e sconvolto


06 Jun

jennifer-jason-leigh-stupefatto-sconvolto-03- jennifer-jason-leigh-stupefatto-sconvolto-01-

 Oggi voglio parlarvi di un’attrice che sta tornando alla ribalta, uno di quei nomi comunque abbastanza prestigiosi di Hollywood e la cui carriera, filmografia alla mano, è già a suo modo leggendaria, un’attrice che vedremo presto in grande spolvero in Cocaine – La vera storia di White Boy Rick con Matthew McConaughey. Ovvero, la mitica Jennifer Jason Leigh. Un’attrice che, nonostante il suo carnet, non è mai diventata una diva da copertina, una star, come si suol dire. Perché quando la guardi sei irresistibilmente attratto dalla sua recitazione sopraffina, ma non sai mai con chiarezza se è bella, se è insomma figa o sensuale, oppure se è un’irresistibile bruttina affascinante. E in forse in questa magnetica ambiguità consiste il suo perverso fascino. E non c’è da stupirsi che sia divenuta famosa per questa sua atipica bellezza particolare, fine ma non volgare, tanto acqua e sapone da risultare persino quasi anonima, impalpabile. E che per la stessa ragione abbia interpretato spesso personaggi marginali, con vite disperate, in ruoli da donna pericolosa, borderline, psicotica o malata di mente. E basterebbe citare uno dei suoi ruoli celeberrimi, almeno per noi cinefili, quello di Hedra Carlson-Ellen Besch, la “doppia” donna di Single White Female di Barbet Schroeder, per inquadrarla.

Il suo vero nome all’anagrafe è Jennifer Leigh Morrow, lei comincia a recitare a soli quattordici anni, il cognome Morrow non le piace, lascia Leigh, però interponendo il maschile Jason in omaggio al vecchio amico di famiglia Jason Robards.

E infatti lei è sempre stata un maschiaccio. Come si suol dire. Piace da morire ai registi alternativi, Robert Altman la adora e le dà due ruoli potenti in America oggi e in Kansas City.

È stata la testarda amante di William Baldwin in Fuoco assassino, una pazzerella ostinata che fa di tutto per averlo, ma non solo.

Ci sono film cult nel suo percorso attoriale. Da L’amore e il sangue di Paul Verhoeven a Hitcher, pellicole nelle quali duetta con Rutger Hauer, o film fuori dagli schemi che non piacciono ai critici snob e troppo classicisti, come Ultima fermata Brooklyn, e poi Mister Hula Hoop e L’uomo che non c’era dei geniacci Coen, L’ultima eclissi di Taylor Hackford da Stephen King, eXistenZ di Cronenberg, Era mio padre di Sam Mendes, e la Leigh incrocia altri nomi pregiati e autori considerevoli come Charlie Kaufman, Noah Baumbach, Jane Campion.

Viene scandalosamente trascurata dagli Academy Award per la sua prova in Georgia, e in quasi cento credits all’attivo tra Cinema e televisione ha ricevuto una sola nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista per The Hateful Eight di Tarantino.

E di recente l’abbiamo vista anche in Good Time con Robert Pattinson, sebbene qui recitasse solo un cameo, e in Annientamento di Alex Garland.

Ma ciò che più m’impressiona è che costei sia nata il 5 Febbraio del 1962. Perché non sembra affatto, sinceramente, che sia vicina alla sessantina. Sconvolgente.

Le daresti al massino quarantacinque anni. O forse sono i miei occhi e la mia memoria a tradirmi. Perché appena la vedo mi torna in mente la sua splendida silhouette in Fusi di testa.

 

di Stefano Falotico

Only the Brave il Trailer, basta con questa mediocrità, evviva i film folli, anche nella vita “reale”


21 Jul

Scorrono le immagini di questo film e rimango basito, perplesso… sarà la mia suscettibilità. Ah, che colpa, sì, andrò dal prete a confessare il mio odio per questo genere di film, a cui accludo molta umanità che se ne “compiace”. Vanno in brodo di giuggiole per queste storie “eroiche”, poco erotiche, “zampillanti” di cast stratosferici con attori pagati a peso d’oro per “gigioneggiare” tra fuoco e fiamme, lacrime, commozione telecomandata e qualche scorcio suggestivo di tramonti rosseggianti per far “divampare” un presunto pathos. Come se non bastasse, hanno infilato anche l’invecchiata e sempre più anoressica Jennifer Connelly, per dare un tocco “femminile”, addolorante come la Madonna della misericordia, alla storia.

Su Facebook, chiacchierando di questo genere di film, trovo qualcuno come me che detesta abbastanza quella ruffianata pomposa di Fuoco assassino, a cui il coglione Billy Baldwin vorrebbe addirittura dare un seguito, da girarsi il prossimo anno. Non ci bastava il primo? Sì, lodevole per i magniloquenti e fastosi effetti speciali ma con una trama ridicola (s)fatta di padri “coraggiosi”, di capitani spericolati, d’invidie Caino-Abele tra fratelli ardimentosi, appunto focosi, con “passaggi” e (s)cene di raccordo con una Jason Leigh “soft”, quasi core, prima che diventasse la zitella insopportabile ch’è oggi. Era meglio quand’era un po’ zoccola, un po’ acqua e sapone da “innaffiare” di “cremino”. Vale solo per il duetto De Niro-Sutherland, ché rendono sempre personali i personaggi che interpretano, anche quando sono macchiette stereotipate come in questo caso.

Film onestamente superati di una macchina hollywoodiana che produceva certe schifezze commerciali per esaltare il patriottismo della Nazione. Non a caso, questo Kosinski, dopo averci parzialmente illuso con le prime regie, girerà il seguito di Top Gun, altro spottone che esaltava l’edonismo reaganiano e serviva solo come trampolino di (s)lancio per Tom Cruise, altra incarnazione “attoriale” della mediocrità piaciona, altro bellimbusto che fra qualche anno, statene certi e “cere”, si sottoporrà alla chirurgia plastica per “tappezzare” di pezzi di culo la sua faccia di bronzo.

Ah, come sono stanco della mediocrità. Per fortuna, Lynch col suo Twin Peaks mi dà gioia di vivere, mi rasserena in quest’inquieto film di 18 ore delirante come pretendo sia il miglior Cinema e la gente pen(s)ante. Ah, ragionieri in doppiopetto che ti squadrano e ancor peggio vogliono inquadrarti dall’abit(acol)o che fa il mon(a)co… la loro visione miope da monocolo.

Sì, per quanto abbiano provato con metodi coercitivi, “castiganti”, castranti, incastonanti, a rendermi un casto(ro) come la massa lavoratrice e sofferente, mi sa che oggi prenderò in mano la guida della mia città e fantasticherò su vicoli “ciechi”, sapendo che la mia mente aperta, a differenza di “topi” con la mentalità chiusa, ha aperto varchi al di là della vi(t)a comune, anche provinciale e “denuclearizzata”, infiammandomi di fantasia nelle mie genialità sconfinatamente immaginifiche. Ah, fanculo le fiche.

Ricordate: bruciatevi, ragazzi, c’è sempre tempo per bere l’acqua.

Questa è una stronzata, non meno di queste puttanate di Hollywood.

 

Molta gente mi dà del pazzo, azzo. Preferisco rimanerlo. Almeno, quando vedo un sedere come si deve, so quelle che si deve fare. Si fottessero.

 

00449204

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)