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Luke Perry è stato colto, come sapete, da un ictus, io fui colto poi meno, mi colpirono peraltro vari raptus e anche dei velociraptor, ma sono sempre Lucky Luke and rides again


02 Mar

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Sì, il povero Luke è ridotto assai male. Devastato. E forse, mentre scrivo questo pezzo, sarà già deceduto.

Povero, salutisticamente parlando, invero molto ricco. Ha una villa a Beverly Hills 90210? Mah, forse anche due.

Ora, voi non sapete e non avete mai saputo un cazzo della mia vita.

Io conosco Luke Perry come le mie tasche. Poiché, quando frequentavo le scuole medie, impazzava appunto questa famosa serie televisiva dell’epoca. Che, detta fra noi, io non ho mai cagato, se non per tirarmene qualcuna su Shannen Doherty. Ah no, non era male, Shannon.

Paragonabile alle ragazze di Non è la Rai di quel periodo. Il mio “foro” all’occhiello, ah ah, fra tutte queste sgallettate iper-scosciate, era Cristina Quaranta.

Stavo sul divano, molestandomi prima di svolgere doviziosamente i compiti assegnatici dai professori e, dopo pranzo, delizioso modulavo vellutato onanismi sfiziosi. Sognando la Quaranta messa a novanta con tutta la sua criniera bionda da ochetta per la mia oca un po’ (s)porca e un po’ pura com’è quel coso fra le gambe nel tumulto puberale dell’immaginare a lei anche un plateale anale oltre il corposo l(i)evitare.

Ah ah, l’ho detta!

Ambra Angiolini, no, non mi è mai piaciuta. Telecomandata da Boncompagni, sempre civettuola con un sorriso falso stampatole sulla faccia dalla finta, pubblicitaria rete commerciale di massa per antonomasia.

Adesso comunque è più allegra di prima, giulivamente ama le olive di Allegri e assieme, a letto, miliardari entrambi suonano la “pianola” Bontempi.

Ah, che tempi. Mi ricordo che ero molto amato dalle ragazze del mio coso, no, del mio corso.

Ragazze che, fra un gioco della bottiglia, un’algebra fatta di seni loro inversamente proporzionali ai brufoli crescenti, mi volevano ardente per testare “con mano” le prime lor esperienze bollenti.

E andiamo di rime baciate, un due tre stella. Ah sì, queste stelline bramavano il mio già scalpitante pisellino e io ero belloccio, niente da dire, niente da obiettare ma solo da uccellare fra prime, turgide inquietudini preadolescenziali e un già mio precoce pessimismo cosmico leopardiano.

Ah, che virtuosa candidezza macchiarsi nei sogni lievi e innocenti ma, fra il dire e il fare, era solo un dolce naufragar in questo mar(e). E poco amare eppur molto segare.

Mai marinai a quei tempi la scuola ma avrei voluto mangiar una ciambella alla marinara semmai con Antonella o Gabriella, sgranocchiando fragrante e cogliendo in flagrante qualcuna di queste intraprendenti, smaliziate pischelle, con tanto di zucchero a velo e un buco venuto bene… di miele… Che c’è di male?

Nella vita son stato più volte trombato ma mai dimenticherò quegli happy days in cui queste pulzelle, immaginandomi a loro nudo col mio tosto fringuello, non sapevano se paragonarmi a Jason Priestley o, appunto, a Luke Perry.

Io somigliavo più a Luke. Viso spigoloso, quasi alla Rupert Everett/Dylan Dog ma non ero stronzo come Luke, non erano visibili sul mio volto i tratti del lucky bastard ma una delicatezza allineata graziosamente a lineamenti più efebici, simili a quelli di Jason. Alla fine, non me la davano mai e spaccavo tutto come quello di Venerdì 13. Ah ah.

Ma quale Luke e Jason, io ero già un fan del Pelvis, sì, Elvis Presley. Un Cuore selvaggio da Love Me Tender.

Queste, in verità, dopo essersi sparate pure la seconda puttanata gemellata, ovvero Bayside School con Mario Lopez, qualche an(n)o dopo… si eran già fottute… anche il cervello. Smarrite fra le prime, agghiaccianti perdite di verginità con un “uomo” Massimo, di nome e forse di fallo, ma non di fatto, intellettivamente parlando.

Che scuoiava le loro pelli come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, leggasi simpaticamente, semplicemente che le deflorava, senza comunque andare oltre il lecito di fava…

Massimo non prometteva loro vite da favola ma le sverginava anche sul tavolo.

Poi sarebbe venuto per lui e per loro il Tavor.

Massimo il “bono”, il bovaro che fra una chiavata e l’altra, togliendo a queste qua gli Swatch e giocando di “splash”, intonava Ligabue… certe notti c’hai qualche ferita
che qualche tua amica disinfetterà…

Giochi di palle, di pallonari, di cazzari, di racchie e noie bulimiche con le racchette dello Squash.

Insomma, ho fatto bene io a non voler somigliare a Luke.

Meglio Bob De Niro. Vero, Juliette Lewis?

Idiota, non ci hai capito niente, eh?

Come diceva Terence Hill… in Lo chiamavano Trinità.

Te lo rifaccio, se vuoi.

Vi ho distrutto i cervellini, galline?

Il sottoscritto invero è un fuoriclasse come Mahershala Ali e se tu, maiale panzone, lo fai incazzare, diventa Rust Cohle. E te le suona di santa ragione. Mio puttanone.

A quel punto, fattela nelle mutande, stronzone.

Mai mettersi contro un metafisico-trascendente. Mai.

E mai scherzare con le vite degli altri. Perché, sai, dal cielo ti potrebbe cadere una mazzata devastante e ora capisci che significa… crescere.

E non giocare da adulto scemo con imbecilli proibizioni e castighi. Su, non siamo mica più bambini.

Non siamo mica più alle medie ove i coglioni alzano il dito medio e parlano, sognano ma non favellano.

Vero?

Ognuno nella vita vive come cazzo vuole.

E questa è la versione vera della storia. Non ce ne sono altre, imbroglione.

di Stefano Falotico

Se continuo così, farò la fine di Elvis


21 Oct

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Sì, Elvis the Pelvis… il Presley. Da non confondere con lo scimunito Jason Priestley.

Sì, quando avevo tredici anni, le ragazze, essendo patite di quella serie per subnormali, Beverly Hills 90210, mi paragonavano a Jason.

Sì, per anni, fui infatti molto Jason. Ma quello di Venerdì 13. Non ammazzavo nessuno ma vivevo nell’ombra.

Col tempo, ho riscoperto la mia parte giocosa, da vero Elvis. Un mito assoluto.

Ora, chiariamoci, lombrichi, i miti della musica sono pochissimi. Parlo di quelli reali, non di quelli creati dai mass media.

Jim Morrison è stato un mito. Uno totalmente scriteriato, una scimmia ridente, piangente, un uomo devastato, crepato a soli ventisette anni per abuso di droghe. Un uomo spregiudicato, scandaloso, un ibrido fra il sapiens e un rettile della Papuasia.

Un uomo da manicomio. Sì, come Kurt Cobain. Con l’unica differenza che Jim ha scritto e cantato una marea di canzoni capolavoro mentre il Kurt, dei Nirvana, ne ha azzeccate, a mio avviso, solo due tre. Il resto sono tutte uguali. E, se non si suicidava, l’avrebbero internato all’ospedale psichiatrico di Teramo ove, Courtney Love, gli avrebbe fatto visita, facendolo impazzire di più nel dirgli che, in sua assenza, si scopava Lenny Kravitz.

Bob Marley? Sì, questo “mostro” di Predator con le treccine versione negro odiato da Salvini, era un grande, l’inventore del reggae. Le canzoni di Bob mettono di buon umore. Anche se vale lo stesso discorso del Cobain, il re del grunge. Le canzoni di Bob si assomigliano tutte.

Bruce Springsteen? Sì, potrete dire che è un tamarro e altre zozzerie di sorta e di sorrata, e l’altra assurdità, messa in giro da qualche pederasta, secondo cui da Nebraska in poi non ha più realizzato album memorabili.

Tutte idiozie. Springsteen è il Boss, quest’uomo lombrosiano, che s’infoia sul palco, una specie di Sylvester Stallone dall’anima romantica simil ultimo dei Mohicani.

I Beatles? Mah. Sì, qualcosina. Ma perlopiù son canzoni per donne col libro di psicologia sul comò, vicino al letto. Sono delle lagne spaventose le canzoni dei Beatles.

Meglio i Rolling Stones, e lo sapeva benissimo Gil Renard/De Niro di The Fan.

Sì, se come De Niro di Terapia e pallottole, avete il cosiddetto “ammosciamento”, il vecchio Mick Jagger ve lo tira su, senza bisogno di psichiatri della mutua alla Billy Crystal.

Adesso, Mick è diventato come zio Tibia di Notte Horror. Un cesso d’uomo. Non è che prima fosse assai meglio, a dire il vero. Ma possedeva il fascino da canguro (sì, si dimenava e saltava sempre sul palco) della miglior Australia.

Freddie Mercury. E la dovreste finire di scrivere Freddy.  Fra poco esce Bohemian Rhapsody. Mah, siamo sinceri, i Queen hanno fatto il loro tempo. E, a quei tempi, mi eccitava molto di più Laura Freddi, una bionda dalle cosce inaudite, uno spettacolo, roba da We Will Rock You.

Sì, io credo di aver sempre vissuto per massaggiare i capelli di una donna e intonare con lei un medley.

Ad esempio, l’altra sera c’era la finale mondiale di volley femminile. Non l’ho guardata apposta. Innanzitutto, son meglio appunto le palle al volo in una donna che la pallavolo che ti fa venire due coglioni della madonna.

Sì, non guardo mai la pallavolo. Altrimenti, mi viene l’ulcera. E, come James Woods di Videodrome, poi m’immergo nel televisore per volermi scopare tutte queste gnocche pazzesche.

Avete visto che roba quella Cristina Chirichella? Di faccia fa schifo al cazzo, una rara faccia da scema mai vista, ma ha un paio di gambe più lunghe della Pan-American-Highway. E lì, sì, che il pen sgomma su curve da Indianapolis che devi fare rifornimento di gasolio prima di altre “pompe”.

Meglio non trombarsi una così. Se sei un uomo dai sani principi morali, basta solo che quella Chirichella ti monti addosso per tre secondi e diventi Jack Nicholson di Shining.

Fidatevi.

Michael Jackson? Era un bel neretto, questo qui. Volle diventare bianco e s’innamorò pure della donna con gli occhi viola, Liz Taylor. Son cose che si fanno?

Adesso abbiamo Bruno Mars. Mah, al Mars ho sempre preferito il Twix, barretta di cioccolato molto meno mielosa. Sì, Mars mi sta sullo stomaco. Ah ah.

Shakira? Mah, da una vita aspetto che giri un porno. Ha un fondoschiena che neanche la portaerei USS George H. W. Bush (CVN-77). Per il resto, Shakira, vai appunto a dar via il culo.

Rihanna. Mi pare di averla intravista l’altra sera vicino a Casalecchio di Reno, qui nei pressi di Bologna. Sì, era sotto un cavalcavia a spompinare uno. Un’ottima negrona. Ma mi han detto che non prende 50 Euro a botta, ma un milione di dollari a concerto. Son cose che si fanno?

In Italia, siam messi malissimo.

A proposito, quand’è che lo ZABAIONE dei Tiromancino non si spara in bocca?

 

Sì, io ballo, sempre più puro. Come il mitico Elvis.

Voi vorreste dirmi che non sono uguale a lui?elvis-presley-morte


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di Stefano Falotico

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