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JAMIE LEE CURTIS: Leone d’oro alla carriera. In True Lies, lo fu alla cerniera?


01 Jul
A FISH CALLED WANDA, Michael Palin, John Cleese, Jamie Lee Curtis, Kevin Kline, 1988

A FISH CALLED WANDA, Michael Palin, John Cleese, Jamie Lee Curtis, Kevin Kline, 1988

jamieleecurtistrueliesspogliarelloPartiamo con le mie freddure. No, parliamo di qualcosa di caldo e piccante.

Non tutti sanno che Jamie è figlia di Tony Curtis. E non molti sanno che Tony era bisessuale. In True Lies, Arnold Schwarzenegger era uno che raccontava bugie bianche. Pensava che sua moglie, donna sessualmente inappagata per anni, in cerca del rampante Bill Paxton per sciogliere il suo “iceberg” a mo’ di Titanic, fosse la moglie di un agente speciale che, nella vita privata, si comportava da Fantozzi per non insospettirla. Sì, Schwarzy pensava di essere uno tosto, dietro le frottole che le rifilava, ma ricordò di essere invece un duro soltanto quando sua moglie rimase in bikini. Al che si squagliò e crebbe il suo muscolo migliore da ex Mister Universo.

Lei infatti si spogliò davanti a lui e, dopo essere stata denudata della sua dignità e aver fustigato ogni sua femminilità, mostrò un fisico più che Perfect. Classico killer body.

Sì, non solo quel pazzo di Michael Myers di Halloween può essere omicida.

Jamie rischiò di ammazzare d’infarto il povero Arnold. Per questo, Arnold fu operato al cuore. Comunque, dopo mille peripezie, gustò di nuovo con lei Una poltrona per due. Anche un letto matrimoniale? Ah ah.

Dopo averla vista così, le cantò comunque Un cuore matto alla Little Tony.

Come disse Totò in… Lascia o raddoppia, ci sono molti cavalli. Anche quello dei pantaloni. Oltre a quello di Arnold nella scena d’inseguimento, per l’appunto, in True Lies. Dovete sapere una coscia, no, una cosa. Per molto tempo, la gente frustrata come Jamie & Arnold in True Lies, pensava che io fossi Anthony Perkins di Psycho. Pensò che fossi anche Myers e poi Jason di Venerdì 13. Avete mai visto Tutto accadde un venerdì? E il remake con Jamie? Invece, Freaky?

Sapete, i miei detrattori a volte mi sembrano Malcolm McDowell di Arancia meccanica. Di mio, sono talmente versatile che riesco a essere sia Donald Pleasence dell’Halloween originale che Malcolm stesso del rifacimento di Rob Zombie. Sì, ci sono gli zombi. Ne vedo molti in giro. Sono apparentemente brave persone con un lavoro remunerativo, un’alta rispettabilità sociale e sono molto apprezzati dalle loro mogli. Sì, quando dormono. Cioè sempre. Essi vivono… Care zucche vuote, siete proprio delle streghe. Ma veramente voi credete che allo stadio di Wembley possano recarsi migliaia di persone per la finale mondiale degli Europei mentre, per andare al Festival di Venezia, ove sarà presentato in anteprima mondiale, eh già, Halloween Kills di David Gordon Green, bisognerà vaccinarsi? Io non posso crederci. Comunque, dato che siete dei creduloni, tant’è che credeste che fossi scemo, io sono ora adulto e, come si suol dire, vaccinato dinanzi a ogni vostra idiozia. Ieri effettuai la prima dose. Il 4 Agosto, la seconda. Jamie ha la quarta di seno?

L’altra sera, mi telefonò un tizio e mi disse:

– Stefano, ti telefono per dirti che non voglio più parlarti. Mi angoscia parlare con te.

– Perché mai?

– Con gli altri è diverso. Tu sei troppo intelligente. Mi mette ansia parlare con te. Sai troppe verità del mondo. Io voglio rimanere un ignorante felice. E godermela senza troppi… per la testa.

– Ti capisco. Allora, parla con gli idioti. Vedrai che ti fotteranno.

– Perché mai?

– Sai, amico. So di essere insopportabile. Anche però leale e geniale. Tu pensi davvero di avere degli amici sinceri? Contento jamie lee curtis perfecttu.

 

di Stefano Falotico

Una poltrona per due Jamie Lee Curtis

Bestemmia serale? Kathryn Bigelow è forse solo una bella donna ma non una grande regista. Comunque, girerei con lei un film con le palle come Joker


01 May

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Federico Frusciante, sul suo canale YouTube, ficcò la sua monografia su Kathryn Bigelow.

Regista indubbiamente in gamba, anzi, con due ottime gambe. Donna longilinea che fa la sua porca figura.

Ma cineasta probabilmente sopravvalutata. Poiché, tutto sommato, alquanto raccomandata.

La Bigelow però fu una delle prime donne che, all’interno dello star system registico, cineastico potremmo dire, predominato pressoché solamente dai maschi, seppe imporsi in modo cazzuto, tirando fuori le palle e mitragliando a dovere il machismo fascistico della Hollywood più mobbizzante le donne che, per l’appunto, decisero d’intraprendere una professione riservata quasi soltanto a coloro che non appartengono, anzi, appartennero al gentil sesso.

Che poi… quest’espressione gentil sesso, riferita al genere femminile, credo che sia irrispettosa della beltà muliebre, soprattutto dell’anima, più della tristissima festa delle donne. In cui, libagioni di zitelle, dopo un anno di lamentosi attacchi da movimento MeToo scagliati contro gli uomini, rinnegano ogni combattiva loro lotta per la par condicio sessuale e, abbassandosi le mutande dinanzi al sessismo malato delle persone coi testosteroni, nei night club per sole signore, davvero molto sole, applaudono in maniera sc(r)osciante dei cazzoni dal pelo glabro e dai fisici muscolosi da veri coglioni. Uomini senza testicoli che fanno i piacioni per stimolare gli estrogeni di donne in menopausa nel cervello già dalla nascita. Mica come Jamie Lee Curtis di Blue Steel. La quale poi si spogliò, dirimpetto ad Arnold Schwarzenegger, in True Lies, diretta dall’ex marito della Bigelow, ovvero James Cameron. Che perse l’Oscar per Avatar, sconfitto dalla sua ex moglie con The Hurt Locker. Ovviamente, vale a dire, la stessa signora, non più sola, bensì accompagnata da Mark Boal, suo toy boy che le scrisse le ultime sceneggiature dei suoi film dopo che a scrivergliele, eh già, fu proprio Cameron. Diciamo che James, ah ah, con la Bigelow lo rizzò e seppe come indirizzarla verso la Notte delle Stelle.

Di mio, posso dire di essere un Nanni Moretti di Aprile in versione Lenny Nero di Strange Days. Ancora fanatico di De Niro. Sì, non sono il lupo cattivo, bensì un uomo che perse la sua Juliette Lewis e ora dispensa consigli alle ragazze affinché non vengano fottute dai rimpianti e dai conigli.

Si diano alle letture di Henry Miller e la smettano di piagnucolare dinanzi al mieloso Ghost. Ah, non dovete crocefiggervi, donne. Oramai è tardi per darsi all’ipocrisia da Holy Bible di Nick Nolte di Cape Fear e alla divina provvidenza da The Rosy Crucifixion, trilogia incitante all’amore libero che consta di SexusNexus Plexus.

Donne delle pulizie, non state con uno della polizia da Detroit. È un razzista di merda. Non datevi ai germi sul plexiglass, bensì amate e spolverate ogni uomo bisex come Keanu Reeves su un morbido materasso della Permaflex. Arriverete al vostro “Point Break” da Lori Petty. E lui adorerà farvi il petting e accarezzarvi come se stesse usando una spazzola allisciante per un orgasmo ottimamente pettinato.

La Bigelow non avrebbe mai dovuto girare K-19. Meglio Caccia a Ottobre rosso, forse perfino U-571 e U-Boot 96. Oggi come oggi, la Bigelow è arrivata alla cima. Di mio, amo essere un semi eremita montanaro da Everest e K2. Mi prenderete per “malato” di handicap ma non diverrò mai un terrorista come Osama bin Laden.

A film forzatamente impegnati e falsi come Zero Dark Thirty, preferisco bombare Jessica Chastain.

Nella vita non esistono i grandi uomini e le grandi donne.

Per esempio, Rita Leva Montalcini fu sempre racchia. Dunque si diede alle scienze neurologiche poiché, non avendo potuto avere molti uccelli, si prodigò per la cura dei fottuti cervelli. La Bigelow invece, essendo figa, la diede a Cameron che la foraggiò e la spinse.

Col tempo, acquisì maggiori dotati, no, registiche doti.

Dunque, la Bigelow è una buona regista che fu bona. Jane Campion, invece, una grande regista brutta quasi quanto la Montalcini.

Per questo non leccò mai il culo ai maschi. A differenza della Bigelow che girò e gira film virili con sensibilità femminile del cazzo.

Sì, la Bigelow è sopravvalutata.

Girare bei thriller adrenalinici non significa essere grandi registi/e.

Anzi, se fossi in lei mi vergognerei di essere stimata per essere entrata ad Hollywood in maniera maschile.

Sottoponendosi a ciò che piacque, piace e piacerà agli uomini per trionfare.

E questo è quanto.

Sono sempre spiazzante, antipatico ma dico puntualmente la verità in modo devastante.

Se la Bigelow, cioè, avesse girato film alla Ken Loach e non fosse stata gnocca, sarebbe già morta suicida.

Sono fenomenale.

Soprattutto per me stesso, ah ah.

Ora, i film migliori della Bigelow rimangono, per l’appunto, Point Break e Strange Days.

Il primo, scritto da Rick King e da W. Peter Iliff. Il secondo invece dal suo ex, cioè il succitato Cameron, assieme a Jay Cocks, sceneggiatore de L’età dell’innocenzaSilence e Gangs of New York. Quindi, dove vedeste e vedete la cosiddetta, così come amate definirla, donna Rambo? Quando, recentemente, intervistò De Niro e Scorsese, la Bigelow si sentì estremamente in soggezione. Recitando la parte della “femminuccia”. Non della donnona o della prima donna, come si suol dire.

Diciamo dunque che la Bigelow è sostanzialmente, solamente un’abile, furbetta, discreta metteur en scène.

Ma le grandi registe sono altre. Per l’appunto, Jane Campion se la mangerebbe viva solo con Lezioni di piano. E forse… sapete che vi dico? Rita Levi Montalcini fu una gran donna, a prescindere che fosse indubbiamente poco sessualmente appetibile. Decisamente una donna superiore a Kathryn.

Di mio, che posso dirvi? Non sono molto alto e, si sa, qualcuno a una certa età, età stupida in cui conta l’altezza fisica per essere valutati fighi, può darti la patente di M. Butterfly o, tornando a Keanu Reeves, di Piccolo Buddha. Invece, a quarant’anni scoprii, a mia insaputa, di essere John Wick. Non è molto bello. Perché se sei più intelligente e più forte di tutti, rimani solo come un cane? No, col tuo Keanu. E su questa botta vi lascio, cucciolini.

Anzi no…

Ecco, a parte le sparate, anche il Cinema possiede una natura ambiguamente sessuale. Per esempio, se guardi Belli e dannati a 13 anni, in piena confusione ormonale, può venirti il dubbio di essere omosessuale. Invece, crescendo, scopri che non sei River Phoenix (il quale, peraltro, non si sa che cazzo fosse) ma Joker.

Sì, m’immagino un confronto fra la Bigelow e il grande Todd Phillips:

– Signor Todd, non le pare di essere stato troppo radicale nella sua visione pessimistica della vita?

Nella vita, c’è sempre la possibilità di redimersi.

– Vedo che lei, signora Bigelow, ha una visione ecumenica molto dolciastra da finta suora alla Jodie Foster (che è lesbica) di The Dangerous Lives of Altar Boys.

– Signor Phillips, non capisco. Che vorrebbe dire?

– Ora, ha mai visto Wolfman con Benicio Del Toro?

– Sì. Ma che c’entra?

– Le spiego. Gewn/Emily Blunt s’innamora di Talbot e vuole curarlo. Insomma, salvarlo.

Che cosa le dice Maleva/Geraldine Chaplin?

– Che non può salvarlo.

– E perché non può salvarlo?

Perché la pazzia, forse, è curabile. La licantropia, no.

Talbot non soffre di licantropia clinica, è davvero un licantropo.

Capisce, ora?

– Ancora no, mi scusi. Non vedo l’attinenza fra il suo Arthur Fleck e Talbot, mi permetta di dirglielo. Mi sembra un paragone del tutto cretino, non si offenda.

– Ecco. Mettiamo caso che Fleck si fosse innamorato della sua reale o immaginaria Sophie. Che cosa sarebbe successo?

– Sarebbe impazzito.

– No, sbaglia, signora Bigelow.

– Cioè?

– Pazzo lo diventò già del tutto.

– Quindi, mi dica lei che cosa sarebbe diventato?

– Niente. Perché si sarebbe suicidato. Dinanzi a emozioni a lui ignote per troppo tempo, sarebbe crollato del tutto.

. Non è vero. È/era giovane.

– Allora vedo che proprio non ci arriva, signora Bigelow. Non è vecchio, certo. Ma è malato incurabile.

– Continuo a non comprendere, signor Phillips.

.- Ok. Mettiamo che fra Arthur e Sophie funzioni davvero. Poi le lo lascia perché non riesce, nonostante gli sforzi, ad aiutarlo a “normalizzarsi”. Poiché gli dona l’amore, forse pure qualcos’altro, ma non può sanarlo a livello inconscio.

A quel punto, dopo essersi illuso, Fleck comprende che è come The Elephant Man.

Quindi, era meglio se fosse rimasto pazzo e incosciente.

– Ora ho capito.

 

di Stefano Falotico

Tutti gli attori a cui, negli adolescenziali deliri altrui fui paragonato, fra cui ovviamente De Niro e invece scoprii di essere la nemesi di Sean Penn e uguale a the greatest actor alive, cioè me stesso, ah ah


08 Jan

Sì, gli adolescenti sono come i Gremlins. Ovvero, dei burloni un po’ cattivelli, dei goliardici esseri mefistofelici che ti combinano scherzetti non dolcetti, spesso di pessimo gusto, sono cioè Michael Myers di Halloween.

Ah ah. Sì, attentano, poco attenti, insensibili e indelicati, cafoni e volgarissimi, indiscriminatamente, anzi criminosamente, alla sanità del tuo, anche inconsapevole, fare la bella figa come Jamie Lee Curtis.

Si acquattano dietro le siepi del tuo segret garden e ti tempestano di provocazioni a raffica. Accoltellano il tuo amor proprio, pugnalandoti spesso alle spalle con viltà immonda attraverso pettegolezzi degni della Santa Inquisizione. Per farla breve, essendo schizofrenici e né carne né pesce come Michael, invidiano la tua già sopraggiunta maturità e godono sadicamente nell’appiopparti e addosso appiccicarti una maschera da Scream.

Sì, dal profondo della notte della tua emotiva omeostasi, ecco che spuntano questi raccapriccianti babau semi-maniaci sessuali come Freddy Kruger di Nightmare.

Che io mi ricordi, me ne stetti bello spaparanzato a letto come Johnny Depp, ascoltando musica dalle cuffie, immaginando di essere cavalcato da una buona donzella come Winona Ryder ma, all’improvviso, qualche misterioso essere infingardo e fetente volle (in)castrarmi, affibbiandomi la patente del freak alla Tim Burton. Nel giro di pochi mesi, divenni la simbiosi del sembiante di Eward mani di forbice e pure Venom il simbionte. Mi fu data l’etichetta di orco, di orso, di porco e pure di sporco. Dico, robe da matti.

Di mio, volli solo un po’ tirarmela. Sì, che c’è di male mettersi in un cantuccio, appartarsi al buio e spararsene più di una sullo spogliarello della Lee Curtis in True Lies?

Sì, lo ammetto, fui un bugiardo mai visto. Soprattutto mai visto. Ma posso altresì affermare, con enorme orgoglio, che non mi sparai affatto, un po’ sparii, sì, ma volevo bombare, bombardare anche la Lee Curtis di Una poltrona per due. Insomma, in parole povere, non fui un poveraccio finto disgraziato come Eddie Murphy del film suddetto né un cocchino viziato e miliardario come Dan Aykroyd.

Di mio, diciamo che cazzeggiai, in ogni senso e in ogni seno. Avrei da narrarvene anche delle mie avventure notturne su tutti i b movies della regina dei softcore che furono, Shannon Tweed.

Oggi, sono comunque cresciuto. Shannon è invecchiata, non le darei nemmeno un Kiss come Gene Simmons. Mi sono dato a fantasie più corpose come Nicole Aniston e Alanah Rae.

Adorai non solo le bionde, cioè la Peroni e Alexis Texas, una con un culone e un ottimo paio di tettone, ma anche le more e le rosse come Penny Flame e Chanel Preston.

Sì, io la vidi precocemente… questa vita. Fui talmente oltre e dotato che gli altri pensarono che fossi cieco come Pacino di Scent of a Woman. Vale a dire uno che se ne fotte bellamente. Meglio, questa mia sana lontananza dai miei coetanei deficienti e miopi, eh già, mi permise oggi di realizzare un audiolibro per non vedenti. Lo vedrete, no, ah ah, lo sentirete nei prossimi giorni.

Le donne, ascoltando la mia voce, calda e profonda, non avranno bisogno di toccarmi dal vivo né, appunto, di vedermi realmente. Al solo risuonare delle mie corde vocali, grideranno di piacere mai immaginato, fantastico.

Si chiama potenza creativa che, soltanto col potere mellifluo, delle tonalità sonore più piacevoli, eccita il gentil sesso e fa urlare ogni donna più di Katia Ricciarelli.

Sì, m’elevai, figurativamente e non. Perciò, fui sfigurato e additato come sfigato.

Fui facilmente coglionato in quanto gradii non mischiarmi ai cazzoni di massa.

Sono ancora ben tenuto e, come detto, so essere pure un tenore.

So essere tenero e molto duro se voglio. Se lei vuole, posso spingere ancora di più.

Per via del fascino mio grezzo da lupo solitario alla Sean Penn, in questi anni fui contattato su Facebook e altrove da donne molto più belle di Robin Wright e Charlize Theron. Ma posso dirvi che non volli mai incontrarle. Mi parvero solamente delle zoccole come Scarlett Johansson.

Sì, delle Black Dahlia, delle Black Widow.

Fidatevi, non ammogliatevi con Scarlett. Un giorno farete la fine di Adam Driver di Storia di un matrimonio.

Ora, uno dei più grossi misteri cinematografici della storia è questo:

cosa disse all’orecchio, nel finale di Lost in Translation, Bill Murray a Scarlett?

Disse:

– Sei carina, sei simpatica e io ti piaccio. Ma non voglio disilluderti con la mia amarezza. Durerà poco fra me e te. Ora, può darsi pure che durerà tutta la notte, indubbiamente sei molto sexy.

Ma, già il mattino dopo, non ne verrà un cazzo.

 

Sì, per molto tempo, persi inevitabilmente il contatto con la realtà. Allora, suggestionato da adulti imbecilli e da coetanei indifferenti, pensai di essere un diverso.

I bambini furono e sono ancora gli altri. Io sempre sospettai che fossero ritardati. Le offese che ancora mi mandano, sotto profili fake, denotano che non si sono evoluti neanche negli insulti.

Di mio, non assomiglio, per esempio, a Bob De Niro. Io ho il neo sulla guancia opposta e mi pare ancora troppo presto per dire che sono andato a letto presto come Noodles di C’era una volta in America.

Non m’interessa se mi scoreggiate, mi scoraggiate o se mi correggiate un congiuntivo anche perché voi non sapete coniugare il condizionale dell’esistenza.

Siete ammalati di resipiscenza e pensate che io soffra di un male che neppure la scienza di dottori affetti da senescenza e demenza potrebbe sanarmi.

Quindi, siete insani. Sì, solo quando sono Joker, un pagliaccio ipocondriaco, un malinconico con attimi folli di euforia contagiosa come John Belushi di The Blues Brothers, sto bene e sono me stesso.

No, non mi vedo a insegnare ai ragazzi in un liceo. Non mi vedo a fare l’impiegato comunale.

Mi vedo a essere come Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti. Purtroppo, che vi piaccia o no, posseggo lo sguardo e il carisma per esserlo. Sì, non sono un cannibale né uno psichiatra. Anzi, furono gli altri a volermi mangiare vivo e a psicanalizzarmi. Spesso, sono talmente depresso che faccio lo stronzo come Hannibal Lecter. Così come Hannibal dinanzi al senatore donna.

Cosicché, mi piglio degli insulti agghiaccianti. Ma sì, tanto oramai non mi fa né caldo né freddo.

A un certo punto, caccio una risposta che lascia tutti spiazzati. Anche spezzati.

È quello che nel grande Cinema si chiama colpo di scena. Nel silenzio degli innocenti, invece, si chiama colpo di cena. Avrei da dirvene anche su John Cena. E poi citerò una pornostar con cui John fu wrestler, soprattutto le mostrò il suo muscolo più wurstel.

Nella realtà, si chiama figura di merda/e. Quella che fecero, eh sì, che feci, gli stronzi.

Ora, scusate, non ho nessun amico per cena. Anche perché è tardi, sono però insonne.

Vediamo se posso tirarmela ancora su Kendra Lust. Sì, mi spiace avervi deluso. Non sono Woody Allen, detesto il Cinema nostalgico di Fellini, odio il passatismo di Pupi Avati, adoro Michael Mann e Nicolas Winding Refn. Fra l’altro, il signor Mann sono anni che non gira nulla. Che fa? Sta in casa e guarda i porno?

Sono una testa di cazzo. E non ho alcuna intenzione di fare UTurn. Se invece, in questo mio caso, continuate a non capirci una minchia, riguardate JFK e fottetevi con le teorie complottiste di Oliver Stone. Un altro che, Ogni maledetta domenica, non dovrebbe andare a messa da ipocrita qual è.

Sì, sono un Cicciobello, non lo sapevate? Che potete farmi?

Sono il lupus in fabula.

Sì, non ci so fare con le ragazze.

Per finire, vi racconto questa.

Scrivo a una:

– Possiamo incontrarci?

– Va bene, solo però per amicizia.

– Certo. Non avevo dubbi. Io di solito non piaccio per altre cose…

– Perfetto.

– Posso dirti una cosa?

– Certamente.

– Assomigli a Kristen Stewart.

– Sì, me lo dicono in tanti.

– Bene, quindi c’incontriamo per amicizia. Ecco, diciamo che non è consigliabile per gli equilibri emotivi di un ragazzo avere di fronte una come Kristen Stewart.

– Ah ah, perché?

– Perché sono un trasformista e, se voglio, posso assomigliare a Robert Pattinson.

Questa dicasi freddura alla Hannibal Lecter che offre due possibilità: o lei ti manda a fare in culo subito oppure ti manda a fare in culo dopo tre secondi. Sì, non esistono alternative. Se a dire ciò foste stati voi. Insomma, mi tengo la mia faccia da sberlone. Voi prendetevi C’era una volta a… Hollywood e rincoglionitevi, segandovi su Tarantino. Non è colpa vostra, siete dei cessi come Tarantino. Avete una sola chance, spacciarvi per geniali. Ma mi sa che da tempo non usate i genitali.

 

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di Stefano Falotico

Sulle scalinate della nostra vi(t)a, il Falò delle vanità incontra Del Sorbo e partono soffici discussioni su Joker e sulle True Lies della società


31 Oct

true lies


Sì, questo video de La Repubblica è da avere e conservare in memoria dei posteri. Anzi, bisogna che salvi di fermo immagine la Joker al min. 0:54 perché secondo me vale il prezzo del biglietto.

Questa ragazza stupenda in minigonna è vivamente emozionante più del capolavoro di Todd Phillips, un film devastante.

E questa ragazza, diciamocelo, è indubbiamente arrapante.

Il mio amico Antonio, uomo dotto ed erudito che sbaglia la pronuncia di Joaquin Phoenix e secondo me anche la sua analisi del film suddetto, da lui ritenuto banale in più punti, però mi provoca e, come se io fossi Christopher Walken de La zona morta, ironizza sul mio cambiamento travolgente, così tanto stupefacente perfino per me stesso.

Poiché, dopo essermi da solo affogato e infognato in notti d’interminabile malessere esistenziale, in me è risorto un vulcanico ardore. Non siatemi esiziali, non fatemi altri danni. Datemi un altro anno e avrò più culo, fidatevi. La vita è questione di ani.

E ora assomiglio, a tratti, ad Al Pacino di Cruising. Un uomo affascinante che indossa una nera canottiera quasi sadomaso allineata alla mia corporatura sia atletica che taurina, intonata al bestiale carisma d’un menestrello che fluttua nella notte e, a differenza di Batman, non usa maschere di doppia personalità da psicopatico.

Il Falò entra nei caffè con aria disinvolta, è un uomo ammantato dalla sicumera del suo tormentato passato oscuro. Che, fra le tenebre dei suoi torpori, emana ero(t)ico calore, conservando però intatta la sua sessualità ambigua o forse la sua intonsa figura che, di primo acchito, potrebbe apparire addirittura  asessuata.

Un uomo che, col solo potere del battito cigliare, accende ogni donna in maniera amabile, ascendendovene di corpi cavernosi e robuste, calorose vene, sorbendosi le invidie di chi vorrebbe storpiarlo e nella cupezza perpetua obliarlo per sempre.

Poi, fa come Michael Beck di Warriors. Se la donna fa troppo la strafottente, la manda a fare in culo in modo poco galante ed irriverente.

Tanto questa è una che ascolta Arisa. Senza di me, può già prenotare il loculo al cimitero. Ah ah.

Il Falò cammina, sapendo il fatto suo, estrae dal taschino una sigaretta e canta lontano da ogni moda ma mettendo su i Modà.

A volte, i suoi modi sono scorbutici e burberi poiché, così come Al Pacino di Scent of a Woman, trascorse solitudini che non videro più lo splendore anche solo del suo ardimentoso cuore, figlie dell’incomprensione altrui, partorite malvagiamente dalle pseudo-adulte pressioni che lo vollero precocemente un comune troione.

Invece, il Falò non sa che farsene di un normale lavoro e dei vostri volgari sudori.

Egli naviga nell’interzona delle sue prelibate, fantasiose (dis)illusioni, mette pepe alle anime spente e insaporisce chi un cazzo capisce. Sfiorando i deficienti delicatamente, sa donare gioia e virtuoso amore non solo alle donne di bocca buona ma anche agli uomini di pregiato e incandescente, riscoperto valore.

Spesso racconta balle poiché, essendo poeta e romanziere, è giusto che esageri. Egli è circense, usa iperboli e, da trapezista, in questo mondo di squilibrati, usa il bilanciere non solo per rafforzare i suoi bicipiti ma anche per moderare gli uomini che si credono fighi ma hanno delle facce da pirla mai viste.

Sì, è vero che fu al Festival di Roma e che The Irishman è un capolavoro. Così come è vero tutto il resto. Cioè che, in mezzo alla platea, il Falò spiccò in mezzo a falsi intenditori di Cinema poiché il Falò non abbisogna di una squallida laurea per attestare la potenza del suo scibile tremendo.

Per l’appunto, non usa trucchetti e giammai imboccò facili scorciatoie. Ovvero, non comprò la stima altrui dietro un pezzo di carta. Pulitevi il culo coi vostri attestati.

E tu, donna facile, devi fare meno la complicata. Allora, deciditi. O sei facile o sei difficile. Non fare la troia, suvvia. Ah ah.

Egli è un uomo misterioso e libero come un uccello in volo.

Dai bigotti viene reputato un depravato, persino quasi un pervertito poiché mai si piegò ai farisei ricatti d’un sistema malato che, se sei nell’anima diverso, ti vuole omologato.

Se ne frega se sarà poco amato, boicottato, sgambettato, deriso e ancora umiliato.

È un uomo che non deve rendere conto a nessuno e non deve spogliare la sua anima per dimostrare se, la sera prima, consumò un coito o, a notte inoltrata, insonne si alzò dal letto per cucinarsi una cotoletta.

Il Falò incarna la dignità di colui che non lecca il culo al mondo per essere apprezzato, baciato, toccato oppure anche ancora più picchiato.

Agli uomini calpestati e complessati, feriti e anneriti, puniti e martoriati, dice loro di non assumere mai psicofarmaci perché, anziché migliorare, verranno solo ingannati e imboccati con sostanze atte a renderli compressi, repressi e fessi.

Il Falò è colui che ebbe il coraggio di sputtanare tutto il sistema ipocrita come nessun altro ed ebbe la forza di ribellarsi anche a sé stesso. A sé steso.

Joker è un capolavoro.

Ora, scusate, devo prepararmi per Halloween.

Farò il cretino, mascherandomi da Michael Myers per provocare una sexy Jamie Lee Curtis di turno.

Ah, quella è da una vita che si fa dei problemi.

Invece al buio, farò come Schwarzenegger di True Lies.

Lei si spoglierà ma poi mi scambierà per un maniaco e mi sbatterà… il telefono in faccia.

Insomma, sarà un’altra batosta.
Sono onestamente fottuto.
Ma è quello che volli, ho voluto e anche lei lo volle, insomma, ha voluto quello.

Ah ah.

Cosa voglio dalla vita?

Ho appena pre-ordinato il Blu-ray di Joker.

Per ora voglio questo. Poi non so che verrà, se verrà. Chissà che cazzo succederà.

 

di Stefano Falotico

THE IRISHMAN: vorrei ricordare a vossignoria che fra quattro giorni, cioè venerdì, verrà presentato in anteprima mondiale


23 Sep

irishman netflix ronin de niro mcelhone eddie murphy

Sì, pare che ve ne siate tutti scordati.

Fra l’altro, Netflix continua a rimandare l’uscita del trailer integrale. Vedemmo l’announcement e il teaser. Peraltro, non doppiato in italiano ma solamente coi sottotitoli. Pacino avrà la voce di Giannini? Mentre Joe Pesci?

Ma, ovviamente, noi stiamo aspettando con estrema trepidazione e cinefila eccitazione, quasi da bambini infoiati a scartare un regalo preziosissimo, il trailer definitivo.

Ebbene, venerdì prossimo, cioè il 27 Settembre 2019, The Irishman sarà presentato in anteprima mondiale al prestigioso New York Film Festival. Alla presenza del suo titanico regista, Martin Scorsese. Uno che certamente non abbisogna di presentazioni, e tutto il cast al gran completo. Diciamo, tirato a lucido.

Ce ne rendiamo conto? Un’epopea gangsteristica di 3h e trenta minuti, pronta a sbarcare in streaming il 27 Novembre. Vale a dire a distanza di due mesi esattissimi dalla sua presentazione ufficiale.

Nelle sale, poche ma buone, indipendenti e accuratissimamente selezionate, il primo Novembre, il giorno di Ognissanti. Cristo santissimo, dopo la notte di Halloween nella quale Michael Myers del capolavoro omonimo di John Carpenter, in una cittadina sonnolenta dell’America, seminò il panico.

Calmate gli animi. Alcuni appassionati di Cinema stanno impazzendo, non stanno più nella pelle. Chiamate Donald Pleasence in caso di crisi di gioia troppo incontenibili.

Telefonate anche a Jamie Lee Curtis. Donna che, nonostante il sequel non apocrifo di David Gordon Green, è oggi calma e matura, milf di ottima stagionatura, donna di sublime levatura. Donna che, onestamente, malgrado l’età, ancora un po’ a noi uomini lo fa diventare duro. Sì, son lontani i tempi in cui, in Una poltrona per due, mostrò un seno enorme, ma fidatevi… vale ancora il prezzo del biglietto…

E potrà dunque invitarvi a casa sua, in caso di vostri scompensi psicologici, servendovi una camomilla calda. Semmai prima eccitandovi ancora di più nel riproporvi, dal vivo, il suo spogliarello di True Lies.

Sì, siamo tutti scalmanati. The Irishman, rendiamocene conto.

Uno dei film più attesi della storia del Cinema, cazzo.

Manca pochissimo. Nella sera del 27 Settembre, avremo già inoltre i primi responsi critici della stampa internazionale. Oddio, ho lo sturbo!

Sì, film orgasmico, un film che provoca piaceri infiniti, qualcosa d’immenso più di mille masturbazioni eseguite all’unisono su Sharon Stone di Casinò. Figa incommensurabile, diciamocela. Basta! Mi serve un’ambulanza. So già che, alla fine della mia visione del trailer completo, urlerò come Lino Banfi de L’allenatore nel pallone dopo il secondo goal della salvezza di Aristoteles. Delirio, DE NIRO!  Il pubblico è visibilmente in visibilio. La folla inneggia, le tribune sussultano, in platea la maschera ha notato che c’è un uomo, il Joker, che non indossa le vostre maschere. Quell’uomo sono io. Autore dei libri Robert De Niro, l’intoccabile e Martin Scorsese, la strada dei sogni, regolarmente in vendita su Amazon, IBS.it e su tutte le altre maggiori catene librarie online nei formati Kindle, eBook e rinomato, intarsiato, finissimo cartaceo.

Intanto, ieri è uscito pure questo KINDLE con in copertina una delle donne più belle d’Italia. Ovviamente, l’ho scritto io.

Sono un Ronin, un mercenario senza padrone.

 

di Stefano Falotico

Adoro le storie da Dallas Buyers Club: Siniša Mihajlović docet, amo anche le stranger things miracolistiche e quant’è bella Maya Hawke


13 Jul

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Sì, abbiamo tutti noi, felsinei con gli striscioni sventolanti del Bologna Football Club, ovvero la squadra di serie A del capoluogo emiliano-romagnolo, appreso della spiacevolissima notizia comunicataci in maniera vivissima e umanissima da Sinisa. Scritto così senza accenti serbi e strani, eh eh.

Ero in macchina, al che accesi la radio e nel dì appena sorto dell’alba estiva di Bulåggna, sì, la mia città di nascita, nel dialetto locale così chiamata, appresi una notizia già di per sé poco promettente e assai poco entusiastica.

Quando si dice che il mattino ha l’oro in bocca, eh già, non sempre è vero.

Infatti, ascolto il comunicato radiofonico che, dopo le notizie meteorologiche dell’alluvionata Pescara e dintorni, all’improvviso mi spiazza e lascia interdetto.

Ovvero la news per la quale nel pomeriggio del giorno odierno, l’allenatore del blasonato Bologna, squadra quest’anno salvatasi dalla retrocessione con ammirevole, combattivo e grintoso onore, comunicherà in conferenza stampa ufficiale lo stato della sua malattia in fase avanzata.

Malattia?

Dunque, attendo la diretta della conferenza e poi me la rivedo su YouTube sul canale del Bologna.

Walter Sabatini presenta Sinisa…

Chi è Sabatini? Il padre con una b in più nel cognome di quella figa immensa che fu Gabriella Sabbatini?

Ah, Gabriella Sabbatini. In questo sabato forse sabbatico, rimembrai i tempi miei puberali nei quali patii godibilmente tutto il mio gomito da tennista. Quando, spaparanzato sul divano, ammiravo tutto il Grande Slam dei miei giochi balistici nell’adorare le fenomenali gambe di Gabriella. Gambe da competizione mondiale. Gambe belle quasi quanto quelle che furono della sua omonima, Gabriella, sì, ma Golia.

Io, dinanzi a loro ero Davide, un nano onanistico che giocava di rovescio e soprattutto di (d)ritto dinanzi a queste gigantesche femmine per cui avrei partecipato, sudando sette camicie, al Roland Garros per direttissima. Sì, avrei preso tutte e due le Gabrielle tanto belle e, sulla terra rossa del mio desiderio caldissimo come il sole a mezzogiorno nel deserto più cremisi, me le sarei sinceramente sbattute con tanto di racchetta d’alluminio. Quanta crema avrei spalmato su queste due donne verso le quali ero attratto di focosa biochimica calorosa come il fan più sfegatato e infoiato.

Di mio, diciamocela, ero iper-arrapato. Che la Sabbatini vincesse, sinceramente, me ne sbattevo il cazzo. Ah ah.

Ah, ero un ragazzo già emotivamente abbattuto che alleviava le continue partite perse con le ragazze mie coetanee, da me trasognate, spesso poco lambite eppur ambitissime, soprattutto fantasticate senz’abiti, in imperterriti breakpoint dalla vita quotidiana a cui offrivo scarsi punti vincenti e ficcanti.

Oggi, mi sono trasformato in una specie d’incrocio fra Keanu Reeves e Patrick Swayze di Point Break.

Eh, anche Patrick morì di Cancro.

Io spesso mi denudo scimmiesco come Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers. Sì, vi ricordate il suo cammeo in questo succitato storico capolavoro di Kathryn Bigelow?

Un’altra donna con gambe, all’epoca, davvero RED HOT. Che potevano battersela con le cosce di Jamie Lee Curtis di True Lies.

Jamie Lee Curtis, la protagonista di un altro ottimo film di Kathryn, ovvero Blue Steel – Bersaglio mortale.

E, come poc’anzi detto, splendida interprete assieme ad Arnold Terminator Schwarzenegger di uno degli spogliarelli più eccitanti e al contempo ridicoli della storia.

Uno spogliarello apoteotico capace di far affondare a mo’ del Titanic qualsiasi uomo anche megalomane come James Cameron.

Sì, vedi una donna così che arcua il bacino, che sinuosa e serpentesca sculetta velata soltanto da un piccolissimo reggiseno che sta su a stento, coperta minimamente soltanto da dei mini-slip nerissimi e piccanti, e non puoi, se sei eterosessuale, far altro che colare a picco…

L’unica donna bollente che riesce a freddarti come un enorme iceberg.

Ah ah

Cameron, bel coglione, altroché. Io, cazzo, la Bigelow me la sarei tenuta strettissima.

Uomini, ci giochiamo le palle che ho ragione io?

Invece James, a quanto pare, ama di più girare i sequel apocrifi di Pocahontas, cioè Avatar e i suoi seguiti bambineschi.

Suvvia, uomini, non fate i perbenisti, i puritani, i moralisti e, in particolar specie, ah ah, gli indiani.

Dinanzi alle due Gabrielle, a Jamie Lee e dirimpetto a Kathryn, va su eccome, a prua e a poppa, ogni albero di mezzana. Non fatemi la parte dei depressi in fase down perché non vi crede nessuno. Tantomeno la vostra pellerossa, peraltro brutta in modo disumano.

Sì, abbiamo perso James in The Abyss dei suoi mille, cervellotici Aliens… da multiforme esaltato.

Ma sì, visto che è estate, andate a pescarlo dalla sua villa con piscina, portatelo al largo e affogatelo.

Come uomo e come regista fa oramai acqua da tutte le parti. Sì. E ricordategli che il suo primo lungometraggio, Piraña paura, è quasi più brutto di Sharknado.

Qui c’è solo uno squalo, miei squallidi. E non è quello di Spielberg, bensì il sottoscritto, uomo che sovente se la squaglia sebbene qualche volta a talune lo scoli.

Sì, da quando lasciai la scuola in adolescenziale età, la gente pensò che soffrissi di qualche male impietoso e incurabile.

Da allora, quanti Strange Days che passai. Ma è tutto passato.

Invero, non è che vivessi molto di giorno, le mie erano notti assai poco dell’altro sesso ingorde in quanto essere metafisico come Franco Battiato, celebre autore dell’intramontabile Strani Giorni, appunto.

Adesso, a parte gli scherzi…

Sinisa mi ha commosso. Ho pure lasciato un commento molto sentito sotto al video della sua conferenza.

Queste le mie testuali parole:

l’audio è molto basso, però. Bisogna alzare il volume delle casse per riuscire a sentire bene. Forza Sinisa, non mollare. La leucemia, purtroppo, è una malattia molto grave. Quindi, bisogna essere ottimistici, sì, ma anche realisti. Varie persone di mia conoscenza non sono riuscite a sconfiggerla. Ma tu sei più forte, Sinisa. Ce la farai. E hai avuto, come sempre, un enorme coraggio a rivelare la tua malattia. Mi stupisce anche la tua calma con la quale, col tuo impeccabile stile, hai confessato senza paura la verità. Sei un grande, vincerai!

Io non sono disfattista né pessimista. Come sopra scritto, sono un realista. Ci sono vari stadi, non mi riferisco a quelli comunali come il Renato Dall’Ara, della leucemia. E può essere di diverso tipo.

Se è vero che la leucemia di Sinisa è in fase acuta e aggressiva, sarò tristemente sincero. La vedo molto dura.

È una delle peggiori malattie tumorali. Il suo clinico decorso è raramente reversibile e battibile nonostante tutte le terapie d’urto possibili.

Ovviamente, non equivocatemi, tifo per Sinisa.

Ma, ripeto, è una malattia che colpisce le cellule del sangue e si sviluppa in modo osseo.

Scusate se mi permetto questo gioco di parole. Non vorrei essere frainteso, come sempre. È insomma uno zoccolo tostissimo.

Ma Sinisa ce la farà.

Come ce la fece il grande Matthew McConaughey di Dallas Buyers Club contro l’AIDS.

Walter Sabatini è un DS, ho visto molti ragazzi ancora in forze (forza, su) crollare di fronte alle mille difficoltà economiche, cosicché si sono affidati all’AdS, ovvero all’amministratore di sostegno.

Ho visto anche tanti idioti insostenibili che non conoscono nemmeno l’ABC e vogliono dare lezioni di vita a me perché mi reputano un pirla e un idiota.

Ora, io non ho niente da nascondere. Al massimo, posso celare tre barrette di cioccolato nel frigorifero perché, se dovesse venire domani a pranzo mio cugino, so che se le papperebbe a sbafo.

Come molti di voi sapranno, a me fu fatta una diagnosi psichiatrica totalmente erronea.

Un errore diagnostico, un orrore di proporzioni cosmiche. Prendiamola a ridere, sono un tragicomico.

E questo scritto è malinconico e contemporaneamente sdrammatizzante alla miglior Woody Allen.

Per dimostrare che avevo ragione io, dovetti lottare molto di più di Matthew McConaughey.

Secondo voi, ecco, il punto è questo: avevo ragione io?

Certo.

Avevate dei dubbi?

Io sono uno, poveri stronzi, che ammirai Traning Day al Festival di Venezia quando voi ancora ciucciavate il seno di vostra madre. E vi garantisco che non era fantastico come quello di Uma Thurman.

Training Day uscì nel 2001 e in quel periodo Uma, vistosamente sovrappeso in passerella, sebbene sempre super passera, era incinta di Ethan Hawke.

Ma stavano aspettando Maya? Non so, anzi, no.

Maya Hawke è nata l’8 Luglio del 1998.

Comunque, Ethan e Uma stavano aspettando solo di finire di firmare gli autografi per rompersi i coglioni a vedere in Sala Grande un film del quale, essendo Ethan il co-protagonista, certamente avevano già visto le integrali anteprime mandate loro da Antoine Fuqua e dalla Warner Bros.

Maya Hawke!

È adesso una delle protagoniste di Stranger Things 3. La scena, nell’episodio 7, di lei e Steve nel bagno della multisala, ove stanno proiettando Ritorno al futuro, è veramente iper-romantica.

Lui è bello, lei di più.

Mi ha commosso. Così come m’ha commosso Sinisa.

Quindi, ora vi levate tutti da… ecco, ci siamo capiti.

Perché non sapete nulla della mia vita. E non vi permetterò mai più di fare i porcellini.

Comunque, con Maya un po’ maialino lo sarei.

Da cui il detto: Maya dire mai.

Ora, vado a mangiare del mais.

Detto ciò, finisco con questa. Maya ha 21 anni, compiuti pochissimi giorni fa.

Di mio, conosco molte ragazze perfino più belle di lei ma che nella vita non avranno mai la possibilità di recitare in una serie televisiva di successo.

Forse perché sono meno talentuose o forse perché non sono raccomandate?

La seconda che hai detto.

Ora, queste ventenni, che un tempo furono fighissime, dopo mille delusioni, hanno quarant’anni e hanno trovato come lavoro soltanto quello delle gelataie.

Dunque, quello che voglio dire è questo, amici. Se non mi siete amici, fa lo stesso. Il mondo è popolato da miliardi di persone.

Ecco, se uno viene emarginato per pregiudizi e stigmatizzazioni stupide da dei falsi amici, altri amici può farsene lo stesso.

Però deve affrettarsi perché, può anche aver sofferto del DOC, il disturbo ossessivo-compulsivo, ma è geniale ancora come Christopher Lloyd di Ritorno al futuro.

Chi ha visto Stranger Things 3 capirà tutte queste mie citazioni.

So che credete che vi racconti balle.

E vi chiedete: ma come hai fatto?

Io sono io. Però, non sono David Carradine di Kill Bill, vero? Anzi, assomigliai molto a Uma quando volli vendicarmi di tante porcate perpetratemi.

Ad esempio, ho incontrato un vero amico. Si chiama Massimiliano Sperduti. Lui mi considera un genio e ha voluto appurare, in attesa del nostro meeting a Firenze del 31 Luglio, se sono/sia capace di recitare un testo come dio comanda.

Ha caricato il video in cui recito un suo erotico racconto sovrannaturale sul suo canale YouTube. Metto qui quello da me caricato, non in elenco, nel mio.

Secondo voi, può andare bene? Ci siamo?

Perdonate solo per qualche rumore di fondo. Ma ci sta.

 

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di Stefano Falotico

Francis Ford Coppola girerà finalmente Megalopolis, James Cameron è un megalomane, il significato di “cartola” e dello sfigato che non sono io…


04 Apr

true lies cameron

 

Pare che abbia letto Francis nel pensiero. Pochi giorni fa, gli ho fatto gli auguri di compleanno anticipati per i suoi ottant’anni che compirà fra poche ore, cioè fra una manciata di giorni. Accennando al suo immane progetto incompiuto, Megalopolis.

Film dal budget pazzesco del quale aveva già realizzato il casting: Paul Newman, prima che morisse, Robert De Niro, Kevin Spacey, Russell Crowe e Nicolas Cage!

Ah ah. Sì, Francis desiderava Nic, suo nipote, anche per il Dracula di Bram Stoker.

Ma Nic, dopo i tre film degli anni ottanta girati con lui, Cotton ClubRusty il selvaggio e Peggy Sue…, voleva farcela da solo. Ma questo non può fargliela manco con la spinta, diciamocela!

Ah, questa è bella. Questa è bellissima! Ah ah. Quindi, da allora in poi non partecipò a nessun film di cotanto zione.

Così nessuno poteva dirgli che era raccomandato. Infatti, gli dicono di peggio. Ah ah.

Ma ora il grande Francisco Coppolone ha detto che, se tutto andrà secondo i piani, girerà questo filmone.

E Cameron invece che sta facendo? Si butta nella sua piscina di monete d’oro come zio Paperone?

No, James uscirà con cinquemila seguiti di Avatar. Sì, James è sempre stato famoso per essere uno spendaccione.

Anch’io spendo e spando. Ma a breve sarò sotto un ponte perché, nonostante le mie fatiche da duro alla Terminator, nonostante il mio gigantismo da Titanic, non recupero mai le spese.

Sì, i soldi servono.

Di soldi abbisogniamo, fratelli belli. Senza soldi, più che Terminator, la vedo sinceramente terminata.

Allora la tua vita diventa come quella di Schwarzenegger, sì, quello però True Lies.

Scrivi cinquemila libri e la gente pensa: ah, questo è miliardario.

E devi celare invero la verità.

No, non ho niente da nascondere. Al massimo, in casa mia potrete trovare qualche film erotico con spogliarelli come quello mitico di Jamie Lee Curtis, diciamo, ma non ho scheletri nell’armadio.

Tutt’al più, volendo, ho un armadietto pieno di vestiti che non mi stanno.

Sì, sto di nuovo dimagrendo e assumendo sembianze scheletriche.

Tutti questi vestiti large, già, che indossavo quando mi ero appesantito, posso regalarli a Francisco.

Per questo mio dono, elargitogli in maniera disinteressata, Francisco potrebbe darmi una parte nel suo Megalopolis. Un ruolo che mi calzerebbe a pennello.

Sì, un uomo che vive nelle gallerie della metropolitana newyorchese, originario di Bologna e, in preda a farneticazioni illuminanti, talvolta umilianti, domanda a un americano se conosce il significato della parola idiomatica cartola.

– Do you know what means CARTOLA?

– CARTOLLAT? What?

. No, not cartoleria, no gokart. Understand? Capisc’?

– Oh, cumpa’, siamo paisà! Sto a Brooklyn, Broccolino, sono italiano verace come Toto Cutugno.

Parla come mangi gli spaghetti!

– Ah, potevi dirlo subito, cap’ de cazz’. Insomma, sai che significa cartola?

– No, sono pugliese.

– Mah, io non l’ho mai capito. La gente a Bologna vede un vecchio video con Jim Morrison e dice… però, aveva la cartola questo qui.

Cartola dunque assume il significato di persona carismatica.

Eppure, la gente va pure al bar, vede un ubriaco marcio, fradicissimo col fisico di Schwarzy ed esclama:

– Oh, sarà pure un ubriacon’ ma ha la cartola!

 

Mah.

Di mio, non sono né un megalomane né un americano a Bologna.

Abito nel capoluogo emiliano ma con la mente sto spesso a Parigi.

Sì, io ho la cartola.

Ah ah.

 

Per farla breve, amici.

Spesso voi sospettate di me e mi spiate. Sì, lo so.

Sappiate che sono io il marpione…

Sì, sono proprio un gigione che vive nell’ombra con tanto di gamba accavallata e si gode lo spettacolo…

Talvolta è piacevole, altre volte siete proprio dei bei porcellini.

Dai, su, andiamo a vedere cosa vi è dentro il salvadanaio di porcellana.

Di mio, non sono uno psichiatra da due soldi, invero da cento ville al mare, non rilascio nessuna parcella per coglionare le persone.

Do perle ai porci e non ho i soldi per dare una perla, nemmeno una collana a quella donna. Ah, quella vuole i gioielli.

Eppur si muove…true lies lee curtis

 

di Stefano Falotico

John Carpenter il baffuto, secondo me, è impazzito, mentre io, sempre più giovane e bello, mi lecco i baffetti, ah che buffet, basta coi vostri bluff


19 Sep

 

Nelle scorse ore, monsieur Carpenter ha presentato il trailer internazionale di Halloween, sequel non apocrifo di David Gordon Green. Assieme alla ribalda, sempre sgallettata Jamie Lee Curtis.

So che non sapete il significato vero della parola sgallettata. La sgallettata è una donna malferma sulle gambe, sciancata. No, Jamie Lee Curtis non lo è affatto. E in True Lies, nella scena dello striptease davanti a Schwarzy, ha dimostrato tutt’altro. Io le affibbio il termine sgallettata, intendendo ch’è una donna paradossalmente talmente vivace, esuberante, vigorosa che ho sempre la preoccupazione che tanta sua energia cosmica potrebbe portarla, da un momento all’altro, a uno svenimento.

Sì, Jamie Lee Curtis, il prossimo 22 Novembre, compirà la bellezza di sessanta primavere. Sapete, pensavo fosse più vecchia. Allora, quanti anni aveva quando ha girato l’Halloween originale appunto firmato John?

Vent’anni! Soltanto vent’anni. Anzi, meno. Perché Halloween è uscito nel ’78 ma, ovviamente, le riprese erano iniziate molto prima. Diciannovenne, quindi.

John Carpenter… porti indubbiamente maluccio i tuoi anni, con tutto il bene che posso volerti, sebbene in questo video appari molto arzillo e sproni alla carica, ti avrei dato più di settant’anni. Eh no, John, sarà colpa della troppo rigida, ferrea dieta che non ti fa mai ingrassare però ti ha ridotto pelle e ossa.

E tu, lo sappiamo, di scheletri, non solo nell’armadio, sei l’incarnazione vivente. Ah ah.

Ecco, nel 1978, John stava assieme ad Adrienne Barbeau, se non sbaglio. Ah, bona la Bardot, no, che dico. Scusami, Brigitte. Sì, la Barbeau ha divorziato da John nel 1984. Quindi, sì, all’epoca erano sposati. Dalla loro unione nacque un figlio, John Cody.

Ma, nonostante mie ricerche per il web, non capisco l’origine di questo cognome “anomalo”. Cody?

Cerco…

No, l’unico John Cody “attendibile” risulta lo statunitense arcivescovo omonimo, con l’aggiunta di Patrick nel mezzo (ma non è Patrick Dempsey, uno che scopa sempre e quindi ha poco a che vedere con la Chiesa).

Perché Cody? John Carpenter voleva dare a suo figlio il suo stesso nome, John. Allora avremmo avuto John Carpenter Jr. Cody per cosa sta? Ecco svelato l’arcano. Il nome intero di questo qui è John Cody Carpenter.

Ora, idioti, John Cody non è John Candy, quello di Balle spaziali e Un biglietto in due.

Candy era un puro, un bonaccione, un candid man. Allora non capisco l’origine etimologica del film Candyman. Ah ah, che stronzata.

Candy, la caramella. Donna, pigliati questo leccalecca, alla fine della leccata, ne viene… come per magia un liquido cremoso, denso e granuloso, salato e zuccheroso allo stesso tempo, al deflagrare dell’orgasmo liscio, vellutatamente perciò esploso, di piacere sprigionato in maniera focosa. Ah ah.

Sì, fra John e Jamie Lee Curtis c’è stato solo del tenero. John aveva ed ha dieci anni in più di Jamie. Troppo poco per essere suo padre. Ma forse tanto per bombarsela. Eravamo al limite. Lei, maggiorenne appena e lui quasi trentenne. Ma alcune foto di loro due sul set non mi hanno mai convinto sulla natura semplicemente amicale del loro “rapporto professionale”. Sembravano proprio due innamorati che ci davano in maniera bestiale.

John, John, John!

Sì, John era un volpone. Quando Adrienne Barbeau dormiva di brutto, lui prendeva la macchinina e si recava a casa di Jamie. Se ne intrufolava e romanticamente sussurrava alla Lee Curtis: – Jamie, gemi, sì, gemi con me, Jamie.

Sì, fra i due secondo me non c’era solo una disinteressata affinità elettiva, l’affinità era molto “erettiva”.

Comunque, John è sempre stato un gran signore.

Ma non capisco perché uno così, un visionario pessimista, forse perfino un ascetico, a prescindere dalla Curtis e dalla Barbeau, abbia concesso a quella zoccola di Elisabetta Canalis d’intervistarlo.

La Canalis. Una che ha capito come arrivare in “alto”. Dopo essere stata col puttaniere per antonomasia, Christian Vieri, detto Bobo, riuscì a fregare anche George Clooney. Intascati i soldi che da entrambi ricevette come regalo per averla data loro generosamente tutt’ignuda, adesso se la tira da donna di cultura.

Sì, come no…

E io sono sempre più bello.

È plateale. Non potete negare l’evidenza.

Che uomo!

Ah ah.

E ricordate: lasciatemi lavorare in santa pace. Che, fra un libro e l’altro, ci può scappare anche qualche bella palpatina…

Sì, è così.

Ricordate: il detto donna baffuta sempre piaciuta è una cagata immensa. Come tutte le altre escrementizie, merdose bullshit che molti hanno detto sul mio conto. Perché io sto benissimo, soprattutto con la barbetta.

E soprattutto: l’importante nella vita non è fare la fine di Michael Myers, ché questo è partito col cervello dalla nascita, e neppure ridursi a farsi dei sogni e incubi sul prossimo, come questo malato di mente qui. Lo conoscete, no?

Mulholland Drive Uomo sogno

Sì, avete proprio una faccia da pirla, così.

 


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Halloween

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di Stefano Falotico

A proposito di James Cameron… gli ho sempre preferito le corritrici, dette anche corridore del Camerun, dette anche corridore del Camerun, date il bentornato a John Connor, ah ah


26 Jul

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Sì, quest’uomo mi ha sempre inquietato. Questo riccone sfondato che viene considerato uno dei più grandi registi del mondo.

E qui mi lancerò nella disamina, ragionata, ponderata, porgendogli lo stesso sguardo severo e arcigno di Sigourney Weaver, una donna da cui star lontani perché, con la sua seriosità sussiegosa, potrebbe attentare al vostro guascone star al mondo, adocchiandovi dall’alto in basso come Ripley e schiacciandovi come scarafaggi.

Tornando al Cameron, costui, in quasi quarant’anni di carriera ha diretto meno di dieci film, se escludiamo i prossimi Avatar, che non credo riuscirà a giare perché, pur essendo nato nel 1954, mi sembra malmesso e ridotto in stato pietoso. Quindi non camperà, secondo me, ancora molto. Non gliela può fare. Ma, se riuscirà nell’impresa, mi congratulerò con lui e gli offrirò da bere al bar TRIUNFO, scantinato losco delle zone del materanese.

Costui esordisce con uno dei film più brutti di sempre, una cagata sesquipedale chiamata Piraña paura.

Sì, all’epoca, dopo Lo squalo di Spielberg, ci furono le annate in cui andavano di mode i film sui “pesciolini” cattivi, tipo L’orca assassina. Mi ricordo che lo vidi da piccolissimo in tv perché mio padre, in assenza di mia madre, voleva rifarsi gli occhi sulle due interpreti femminili, la Charlotte Rampling che fu, e soprattutto quel pezzo di patonzona di Bo Derek. Sì, mio padre è stato sempre appassionato anche di Jacques-Yves Cousteau e seguiva tutte le sue immersioni subacquee, perché spesso veniva affiancato da modelle in bikini atomici. E mio padre sognava di accalappiarsele in un sol boccone in maniera “palmata”. Sì, per poi trascinarle sulla terraferma e praticar loro il bocca e bocca con tanto di bocchini “branchiati”.

In quel periodo, dopo la visione di Piraña paura, mi ricordo di una serata in cui i miei mi portarono in un ristorante rustico. C’era un acquario con questi roditori e il cameriere mi disse di non immergere la mia manina in quell’acquetta ma di soddisfare la mia acquolina in bocca con un paio di gamberi fumanti. Poi, mia madre mi disse di mangiare una sogliola, perché conteneva il fosforo necessario allo sviluppo di un ottimo cervello. Ma vi dirò… un cervello ben sviluppato abbisogna anche di un vertebrato muscolare denominato appunto spesso e volentieri “pesce” ma che appartiene alla classe molto “animalesca” degli endotermi, cioè bisogna avere anche un grosso uccello, uccello a sua volta originatosi dal velociraptor che, se non usato con gentilezza alle donne, può trasformarsi in un predatore alla Harvey Weinstein.

Ora, tornando al Cameron. Terminator è un capolavoro, anche Aliens, anche The Abyss. E Terminator 2 vale per la colonna sonora e, se eravate delle ragazzine in cerca del vostro idolo teen, per un Edward Furlong “carino”, prima che si disfacesse con droghe e zoccolette.

Sì, Edward è uno che consigliava a Schwarzy di dire no hay problema e invece di problemi ne aveva un casino. Tanto che credo faccia adesso lo stesso lavoro di Spider in Quei bravi ragazzi.

Titanic invece è l’apoteosi della grandeur. E lo sfoggio “pomposo” del seno di Kate Winslet prima che diventasse una matrona da casa di appuntamenti romani. Sì, Leo a poppa e a pru(gn)a se la spupazzava col suo vigoroso “albero di mezzana”.

Avatar… non ne parliamo neanche. Le bambine della scuola elementare vicino a casa mia scrivono sceneggiature ben più intriganti. Sì, sono precocemente smaliziate. E, fra una matita e un pastello, immaginano già di “colorare” il “pennello” del maestro.

Su Rai 3 danno la corsa campestre. Gara fra donne con cosce slanciate. Fra una scandinava moscia e una tedesca rocciosa, preferisco la camerunense. Ha uno stacco migliore di Kathryn Bigelow. Anche se Jamie Lee Curtis dello spogliarello di True Lies è imbattibile.

Questa è fantascienza. Allo stato puro.

di Stefano Falotico

Nella vi(s)ta siate “not perfect”, usate l’imperfetto in ogni ver(b)o del vivere, e ambite a essere personaggi scorsesiani


22 Nov

01020011

Vi ricordate quel gioco fenomenale degli anni novanta? Street Fighter? I bar ne erano pieni mentre i paninari, così venivano definiti i tamarri dell’epoca, le loro panze si riempivano a base di birre rancide come il lor alito puzzante di aglio. Uomini non alti ma che sapevano districarsi col joystickmeglio di una pornostar col dildo. Poi sarebbero arrivate le belle ma troppo pure canzoni di Dido. Ebbene, rammenterete anche, cari uomini alla Tarantino, memori delle nostre pulp fiction, che si sceglieva un “eroe” e ce le si suonava di santa ragione. Se finivi, stravincendo, l’incontro massacrando il tuo nemico senza farti neppure sfiorare, ecco che compariva, di vocina robotica, la scritta perfect, pronunciata in modo alla francese, o à la, pourfiect… Sì, quelle piccole sale giochi nei cantucci di baracchine ove le ragazzine leccavano gelati al limone, sognando in cuor loro di sverginarsi con questi maniaci… delle antiche playstation, erano stracolme di giochini sparatutto e soprattutto di tali divertimenti a base di tenzoni, di sfide senza esclusione di colpi alla Bloodsport. E i giovinastri, anche i più sgraziati e nerd, si proiettavano in queste marziali piroette, immaginando sconfinatamente di essere come muscles from Bruxelles, Jean-Claude Van Damme, uno dei più grandi deficienti della storia dell’umanità a cui però dobbiamo rendere merito per averci fatto entusiasmare con spaccate, jet sinistri e calci “a tuffo” in volo carpiato su ganci ambidestri subito dopo la mossa della gru di Ralph Macchio in Karate Kid. Molti di questi giovani adesso sono quarantenni con moglie obesa a carico e un figlio menomato per colpa delle botte in testa dei loro stes(s)i padri sciagurati, pessimi educatori ma rimasti “ottimi” pugilatori “virtuali”, ché (nel senso di perché ma va bene anche che senza accento) scaricano le loro ire represse sull’innocente che frigna perché ha un padre, appunto-“a pugni”, che passa le serate ancora al bar a giocare però alla slotmachine della sua cassaintegrazione e alla testa di cazzo dell’equo canone dell’essere cane. Una vita che, fra l’altro, fra un digestivo e l’altro, soffre l’amaro zuccherato da qualche “cameriera” dei viali, che li “serve” affinché possano “st(r)appare” di “spumante” con tanto di “scontrino fiscale”.

Eh sì. Quasi quasi rimpiangiamo gli edonistici, superficiali, banalotti e scioccherelli anni ottanta in cui Jamie Lee Curtis esibiva le sue forme ginniche (che poi avrebbe ripreso nel magnifico spogliarello di True Lies) assieme a quello stravolto del Travolta. Perfect, appunto, cagata immonda da ricordare soltanto per la scena “scult” dell’amplesso aerobico e per una Curtis, appunto, che onestamente sa(peva) pompare il muscolo per cui le donne c’invidiano. Quella donna vibrava nell’aria e talmente “spingeva” che avremmo preferito esser nati evirati, piuttosto che impazzire strabuzzati, contenendoci di ormoni al “bilanciere”.

Insomma, non siate perfetti. Non serve a niente. Mangiate di gusto, ubriacatevi senza compostezza, e siate oggi Travis Bickle e domani Pupkin, quindi dei “pazzi” alla Cristo de L’ultima tentazione…, comprenderete, come Edward Daniels di Shutter Island, che da anni a questa parte avete perso il cervello ma volerete… come sani uccelli.

 

E ricordate: il Genius, che sono io, sembra che abbia una faccia da prendere a schiaffi, a cui la gente, se non si darà una mossa, continuerà a dare calci nel culo, ma sa… sa tutto.
Altro che game over.23795524_10155796361043608_2555010944535332969_n

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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