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Le immani differenze abissali fra i “vecchi” di The Irishman e i vecchi rimbambiti della nostra Little Italy


15 Dec

escape from alcatraz

The Irishman non è un film sulla vecchiaia, puntualizziamo doverosamente.

Esigo silenzio e forse necessito anche di rivedere Silence.

In questa società, negligente all’ascolto delle frasi pronunciate da profeti come Pasolini, in questo caravanserraglio da carnevale ove tutti si pittano il viso da falsi Joker quando in verità vi dico che sono soltanto degli esibizionisti dei loro facilmente smascherabili trucchetti da mezze calzette, io uso solo il bagnoschiuma, repello il dopobarba e adoro tagliarmi le basette con un rasoio elettrico che fa pelo contro pelo alle vostre inestinguibili doppie punte. Quanto siete puntigliosi!

Vidi maschioni col mustacchio, eh già, leccare una donna più di un gelato al pistacchio soltanto per farle gustare il proprio yogurt… nello “sticchio”. Accipicchia!

Vidi poi costoro ficcare la testa a posto, come si suol dire, mettendo su famiglia ma, nel tempo libero, all’amante infilandolo di vedo-non vedo che io, appunto, ravvisai e ben avvistai. Ben vi sta!

Poiché non mi si può imbrogliare e so che tradiste non solo vostra moglie ma metteste le corna pure alla vostra amante poiché lei ama Gianna di Rino Gaetano ma a voi piace di più la sua brutta copia, Brunori Sas, uno che vorrebbe fare il Franco Battiato ante litteram ma scrive testi più banali non solamente di un neolaureato, bensì d’un illetterato del Bangladesh.

Sì, poi la dobbiamo finire pure coi Boomdabash. Conoscevo la tribù Apache, gente oramai (e)stinta che non lavò i panni sporchi in famiglia col Dash e non sa neppure chi sia il regista di Buffalo Bill e gli indiani, fregandosene delle occidentali satire da M*A*S*H.

Scusate, pausa da John Belushi con battute sulla “peluche”:

lo sa chi fa l’indiano come si chiama/i, forse come si chiavi, non da Altman bensì da Piccolo Grande uomo di Arthur Penn, la panterona del GF2?

Si chiama Ferri Mascia, una che uno prendeva e uno lasciava ne La casa nella prateria del suo seno non da valletta bensì da Vallelata per l’uomo nudo e crudo simile a Kevin Costner di Balla coi lupi che, di Open Range, la pasturò, pastorizzando di formaggio “alla pecorina” la popolana acqua e sapone tanto burina, appunto, mungendo di burrata le sue grosse tettone ma anche cavalcando l’imbattibile ignorantona grazie al suo peloso stallone.

Andiamo avanti…

Sì, Non è un paese per vecchi… l’Italietta.

Non è infatti vero che i vecchi siano rincoglioniti. No, assolutamente, di più.

Per esempio, acclamano Cristiano Ronaldo e compagnia bella. Adorano la Serie A e ancora tifano per Buffon, ex della Seredova. Cioè, spendono l’unico giorno libero della loro settimana lavorativa, ovvero la domenica, per ammirare giovani buffoni, a parte Buffon, che pigliano a calci un pallone e che, grazie all’accalorato tifo di tutti i coglioni, fanno le vacanze in Costa Azzurra ove, peraltro, si fanno sullo yacht tante mignott’.

Complimenti. La “CGI” del processo di ringiovanimento, attuato dai vecchi, è una deaging peggiore dei libri di Marcel Proust.

Sì, il tifo calcistico è lo sport nazionale. Ovviamente. Sì, vai di nazional-popolare, uomini depressi bipolari! Forse solo fessi stupidamente ilari!

Tifoni… non solo del nostro Belpaese, bensì di quasi tutta la Coppa del Mondo di un’umanità ottusa, quindi sferica, formata da pneumatici dementi assai cafoni.

Questi qui, capisci, mia Ilaria D’Amico, no, amico mio, riempiono gli stadi e soprattutto di soldi queste troie ma disprezzano la nostra Generazione di fenomeni da Stadio.

Ferrei, mangiano il cioccolato Ferrero e duri come Ferri Mascia, eh già, ascoltano pure Tiziano Ferro.

Uno che, con canzoni oscenamente lagnose come In mezzo a questo inverno, riuscirà ancora per molte quattro stagioni, la pizza preferita dall’uomo medio-puttanone, a comprarsi tante griffate magliette di lana e cotone, pigliando tutti pel culo da furbacchione.

Poi, abbiamo ancora quel vecchione di Luciano Ligabue con le sue passatiste, quasi sessantottine, inascoltabili canzoni da gran cazzone. Uno che prima parlò di disagio giovanile in Radiofreccia e, da ipocrita volpone, ora vuole pure fare il figone in là con l’età d’addome piatto, i capelli brizzolati da George Clooney “de no-atri” ma scrive testi geriatrici ove si strazia e la gola strangola più di Dustin Hoffman de Il maratoneta nella scena della tortura dal dentista mascalzone. Cioè Laurence Olivier, attore scespiriano che sapeva, fra un monologo e l’altro, come riprendere fiato, anziché urlare alla Eros Ramazzotti, uno che abbisognerebbe di un laringoiatra.

Evviva invece Frank Sinatra!

Molti giovani comunque, ahinoi, dissero che The Irishman è un film lento.

Per forza, hanno venticinque anni e ne dimostrano settanta. Quando arriveranno a 103, forse, capiranno che Kirk Douglas nel cervello è più fresco e lucido di loro anche nell’uccello.

L’Italia è un posto ove la mafia sembra apparentemente scomparsa. Ma, a dirla tutta, qui da noi… se uno non saluta per distrazione, i vicini di casa gli praticano la castrazione. Sì, nelle riunioni di condominio decidono, ad assoluto plebiscito, che tale traditore vada quanto prima sbattuto in cantina assieme alle peggiori zoccole del palazzo scalcagnato più di un puzzolente scantinato, cioè tutte le condomine che usano soltanto, appunto, il Condom con l’amante che ha l’attico e se ne frega dei lamenti di Al Pacino di Quel pomeriggio da cani che, poco lontano, inneggia ad Attica, richiamando tutto il vicinato. Poiché l’amante è un finto trasgressivo “liberal” che fa sesso come Robert Redford de I tre giorni del Condor. Poi, queste brave mamme prendono il Concorde e sanno ogni dettaglio concordare senza conoscere invece che, in Home Alone, v’è uno che pare un bambino come Macaulay Culkin ma non lo può fregare manco Joe Pesci. Non solo di Mamma, ho perso l’aereo o il Bufalino di The Irishman, miei bufali da faide e western metropolitani. Costui lo chiamarono tutti Stefanino poiché sono ancora dei nani e, in maniera onanistica, si fecero un viaggio sulla vita di uno che, in realtà, è matto solo quando ammira un film di Scorsese e non vede l’ora che, il prossimo anno, zio Marty giri Killers of the Flower Moon. Per quanto riguarda il resto, come Bud Spencer, Io sto con gli ippopotami, sì, sono pachidermico a mo’ di Sly di Cop Land, ma non fatemi girare le palle, sennò sarete voi a perdere il senno, il seno e anche la faccia. Lo chiamavano Bulldozer e Bomber sono due dei miei film preferiti dell’infanzia. A esservi sinceri, la mia infanzia non è ancora finita poiché Fuga da Alcatraz è un capolavoro sconfinato.

Cristo, che razza di infanzia hai avuto?

Breve.

Sì, non dovete credere che io non menta, io mento eccome. Sono infatti malato di mente. Ho anche il cervello piccolo. Al supermercato, non so mai se scegliere le caramelle dell’Alpenliebe o una mentina balsamica all’eucalipto. Sapete che vi dico? Fatevi i pompini a vicenda, io lecco un Calippo e continuo a non sentire le vostre moralistiche filippiche e a non guardare la De Filippi.

Se invece, siete tristi perché Cameron Diaz si è ritirata, posso dirvi cheforse dalla vita volete una scema con la faccia di Nonna Papera e un discreto paio di gambe da The Mask.
Ma io sono stanco delle cubane, di Kurt Cobain, della Coin e pure del cubismo, delle cubiste e di film come In Her Shoes – Se fossi lei.

Anche perché a Nadia Cassini ho sempre preferito i mocassini.

Non sarò come Rupert Pupkin/De Niro di Re per una notte.
Poiché vissi-non vissi, diciamo sopravvissi nelle mie notti lontane dai vostri squallidi, pettegoli giorni monotoni (s)fatti di ero(t)iche fisse e di pseudo-intellettuali retoriche lesse.
E sono pure stufo della ripetitiva mia vita e vostra.

Fatevi il segno della croce, buon Pater Noster e ora, a mezzanotte e dintorni, lasciatemi in pace.
Altrimenti sono cazzi vostri.

Insomma, morale della favola nerissima: tutti pensarono di avere di fronte un debole e invece si trovarono dirimpetto al più forte.
Fa veramente molta, molta paura, cari miei mostri. E non vi basteranno punti di sutura.

Una paura oscura che vi siete andati a cercare finché morte tutti non ci s(e)pari a causa di questa fottuta fregatura che è stata la vita impartitavi al cul(t)o del più duro.

 

di Stefano Falotico

Il principe maledetto deve vivere in un mondo di ritardati che ancora guarda Sanremo


06 Feb
THE INDIAN RUNNER, James Devney, 1991, ©MGM

THE INDIAN RUNNER, James Devney, 1991, ©MGM

Sì, gli anni passano, le malinconie aumentano, il reddito scarseggia, i morti viventi avanzano, le vecchie bacucche ancora continuano a trastullarsi da megere ben impellicciate, i ragazzi vengono spediti in cura perché troppo svegli rispetto a un mondo di dormiglioni, gli adulti cafoni insistono coi loro proseliti educativi, la processione funebre di tal umanità villana e tristissima, putrescente, avanza.

E la gente, con le pezze al culo, vivanda, si fa bella per ricevere la compiacenza ruffiana di tre amici più scemi di loro e cuccare la ragazza da consolare con una fornicata scacciapensieri.

Ma soprattutto, inamovibile, nella testa degli italiani, popolo inguaribili di arretrati, di campagnoli che si credono raffinati lord inglesi con la stessa faccia d’un mugnaio calabro-lucano, di stronzetti da bettole, di carnascialeschi bon vivant bevitori del peggio della vita, elevatori orgogliosi dello squallore miserabile della loro pochezza esistenziale, indefessa prosegue nel suo stiramento di coglioni.

Con l’elevazione in gloria della festivaliera idiozia per eccellenza, Sanremo. Ritrovo pacchiano di racchie che, urlando i loro dolori e le loro repressioni, in canzonette per donne più frustrate e brutte di loro, sperando di godere quei 15 minuti di godimento mai avuto. Dannandosi come delle ossesse sul palco o forse lacrimando patetismi romantici a mo’ dell’imbattibile scema per antonomasia, Giorgia, donna scheletrica, prosciugata oltremodo dalle sue ansie, dai suoi ansimi, dai suoi monologhi della vagina marcia, dalla sua anoressia oramai irrecuperabile, una donna insomma da ossario. Sì, potrebbe essere assunta come regina dell’armata delle tenebre…

E lo spettacolino della RAI vince sempre gli ascolti. Con la parrucchiera che, dopo pomeriggi da sciampista, pettegolezzi gelosissimi sui cazzi dei mariti altrui, d’invidie sbudellanti mescolate a una permanente arricciata nei suoi borbottii intestinali da coiffeur sempre imbevuta di amarezze peggiori del caffè senza zucchero della sua vita poco acconciata, massaggia i capelli di donne più (s)fortunate di lei che spera, fra una doppia punta e l’altra, che crepino, trafitte da un inestirpabile Cancro al seno.

E, dopo tanti radicali liberi, è sempre vivamente una patita del Partito Radicale.

Per quanto dovremo andare avanti con queste nenie, con queste lagnose pazzie da Cristicchi, con Cristine varie e amori catto-borghesi da falsi cristiani?

Rami Malek vincerà probabilmente l’Oscar per l’edulcorato, kitsch Bohemian Rhapsody e quel bellimbusto piacione di Bradley Cooper sarà seduto in prima fila con a fianco l’atipica bellezza androgina di Lady Gaga, una di ottimo culo ma irrimediabilmente una popolana alla Jennifer Lopez. Col naso più oblungo di Carlo Delle Piane.

Sì, madri scriteriate adoratrici di Milly Carlucci in brodo di giuggiole per queste melense esibizioni canore da sagra paesana. La Carlucci. Sì, mi ricordo che mi sparai una sega quando fu ospite molti anni fa di Gigi Marzullo ed esibì un paio di coscione da condire con l’aceto del mio formaggio, per un “penino”, no, panino abbrustolito.

Sì, per una buona sega gustata rosolante ci sta. Per il resto, vada a coltivare il granturco per altre pubblicità della pasta.

In Italia, abbiamo avuto e abbiamo ancora Gabriele Muccino con suo fratello “come te nessuno mai”, ebete invincibile che, col suo viso da angioletto bimbetto, forse però era meglio dell’Ovosodo del Virzì.

Ovosodo. Sì, c’è una scena con Claudia Pandolfi che me lo fece diventare duro. Tosto,marmoreo. Quando Edoardo glielo sbatte fra le gambe e lei lo avvinghia tutta sudata.

Io sono mister freddezza e una testa di minchia.

 

Non si era capito?

No, la gente è stupida. Pensa davvero che a me basti una fighetta per cambiare.

No, io rimango springsteeniano.

Vivo per i fatti miei e, se mi disturbi, divento un lupo molto cattivo.

 

E ti devasto.

 

di Stefano Falotico

Dal prossimo anno, non voglio più vedere questi cessi del Cinema italiano, Isabella Ferrari, Alessandro Haber, Mastandrea e company, evviva il Cuore Selvaggio


27 Dec

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Basta! Non ne possiamo più. Non ne posso davvero più di questi personaggini, di questi pseudo-attori minuscoli che impazzano e girano tremila film all’anno, uno più impresentabile dell’altro.

Ma questa è l’Italia e dopo ci sarà, come sempre, come d’uopo, la mia giusta sparata da Wild at Heart.

Sì, il problema di questo nostro paesone stolto sta a monte. Per anni, professori e insegnanti pedanti ci hanno istruito solo al culto distorsivo e ripugnante di una cultura di morte. Indottrinandoci di letture ammorbanti a base di poesie malinconiche peraltro manieristiche, di accademiche inutilità figlie del nostro triste retroterra radicalmente inestirpabile.

L’Italia, come già più volte ho scritto, è l’incarnazione geografica e psicologica del concetto più avvilente d’ipocrisia fattasi stivalone e stivaletti di queste signore falsamente altolocate, invero zotiche, solo delle puttane ignorantone, arroganti e superficiali, ben vestite e dal conto in banca più fragrante delle profumerie ove si recano, ogni dì, a far compere di emollienti, creme detergenti, balsami per i capelli, cosmetiche salsine antirughe e altre suppellettili olezzanti, miscele odorose che puzzano soltanto di merda.

Sì, tanta merda, altro motto osceno che vien sbattuto in faccia… a chi, in Italia, vuol fare l’artista e, con questa spronata volgarissima, le si augura, come no, ottime fortune. Una vita sorridente!

In Italia, gli artisti ci sono, sono tantissimi ma non hanno via di scampo. Strozzati come sono da un sistema che privilegia la mercanzia, le buffonate triviali da Boldi e De Sica, i personaggi televisivi più squallidi e da varietà.

È tutto un pullulare di leccaculo, di attori che non sono attori ma pupazzetti, di gente che, dopo il Grande Fratello, pensa che per essere Marlon Brando basti avere un bel faccino tanto carino.

E, ahinoi, siamo ancora invasi da questi mediocri per eccellenza dei quali ora, senza timore di querele o reprimende, farò i nomi, non risparmiandone uno!

La mediocrità assoluta, suprema è incarnata da Isabella Ferrari. Donna reputata bellissima da voi e che, invece, a me è sempre parsa una borghese sciocca, antipaticissima, altezzosa, la classica donna di buon aspetto che si crede la super figa di Hollywood e, nel suo carnet, ha solo film di Carlo Vanzina, di Francesco Nuti (!), di Renato De Maria, di Neri Parenti. Più qualche exploit di qualche regista un po’ più di richiamo, qua e là. Ma per questi registi cinematograficamente un po’ superiori è stata solamente usata come soprammobile, come dolce statuina un po’ zoccolina.

Basti pensare al suo ruolo ne La grande bellezza. Quello che forse più le si addice. Il ruolo dell’annoiata col villone che, non sapendo che cazzo fare da mattina a sera, si fa la scopata scacciapensieri col tetro Gambardella, tanto per aspettare, dopo l’orgasmo, di fumare la tristizia delle sue frustrazioni e delle sue trombate in senso lato, anche B.

Adesso, questa qua ha pure il profilo Instagram ove espone le sue foto patinatissime, molte delle quali ritoccate, in cui sfodera il suo viso sciupato, macilento, dovuto ai suoi flirt lerci con Boncompagni e compagnia bella, appunto. Il ritratto più evidente della porcellina corrosa dalla Roma “bene”.

Ha ancora indubbiamente delle gambe molto longilinee ma gli occhi incavati di una che ha tirato… di brutto.

Via dal cazzo!

Dunque, abbiamo Alessandro Haber. Uno dei più enormi ruffiani di sempre. Con una filmografia di cinquemila film perché lui lecca come nessun altro e s’intrufola dappertutto da serpentello luciferino.

Dopo aver stuprato completamente Charles Bukowski col suo ignobile spettacolo teatrale per parrocchiani, Haberowski, a settantun anni si è sposato con la ben più giovane Antonella Bavaro (!).

Donna anche lei dotata d’inevitabile profilo Instagram in cui, ammiccante con la sigaretta in bocca e l’indice sulla bocca, che fa molto popolana arricchita come Sabrina Ferilli, elargisce le sue grazie puttanesche da “Bella Signora” alla Gianni Morandi.

Su Mastandrea non spenderei molte parole. Ora, anche lui dopo ventimila pellicole, è diventato bravo!

Sì, è partito come disoccupato da Reddito di Cittadinanza, come disperato borgataro che chiedeva lavoro al Maurizio Costanzo Show. E, dopo aver impietosito qualche romano più incolto di lui, ha cominciato a rimediare i primi ruoli. Ove appunto faceva la parte del ragazzo scalognato, del poveretto senz’arte né parte. Ma è cresciuto tanto, esponenzialmente!

E ora, proprio con Haber, è nel cast del “fiore all’occhiello” della nostra cinematografia natalizia, I tre moschettieri di Giovanni Veronesi.

Altra apoteosi del peggio del peggio, con tanto di colonna sonora di Checco Zalone e Rocco Papaleo, una cima d’attore! Sì, più che altro un uomo terrone da cime… di rapa.

E, mentre questi beceri pappagalli continuano a guadagnare miliardi con le loro imbecillità, i giovani talentuosi sono affidati a Indeed, a Bakeca, a Kijiji.

Sì, perché hanno scritto la nuova Divina Commedia ma, se non sono figli di una di queste “aquile”, innanzitutto non li pubblicano. E, anche se li pubblicassero, in Italia la gente non legge.

E al primo posto del boxoffice vi è appunto la premiata ditta Boldi e De Sica!

Gli anni passano, tutto va in vacca, tutti sbraitano ma nessuno ha le palle di cambiare le cose.

Perché, in fondo, pigliamola così. Sì. Dai, su.

Ora, lavori? Sei felice? Sei tranquillo? In bocca al lupo. Vai, sei un grande! Ce la facciamo una partita a carte? Giochiamo a Tombola?

Tu che fai l’ultimo dell’anno? Vai a Parigi? Ti sei divertito?

Balla, dai, dai, dai. Evviva!

Ciao caro, vieni a farmi compagnia, stasera? Fuori piove. Vieni, vieni.

QUI, la faloticata!

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di Stefano Falotico

Non è un Belpaese per vecchi, per allocchi e per signorinelle o(r)che, per piccolo borghesi di scarso fringuello e nemmeno per le scimmie come Fedez


10 Oct

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Sì, il degrado morale dell’Italia è oramai sotto gli occhi di tutti. Anzi no. Sotto gli occhi di quel piccolissimo, invisibile 20% di persone che, ostinatamente, non hanno votato i 5 Stelle.

What just happened? Anzi, what happens? Un tempo, in una landa desolata dell’entroterra materano, chiesi a un insegnante d’inglese come si diceva appunto in inglese cosa succede? E lui mi rispose what happens.

Io, essere che dubita, in quanto giustamente sempre critico e perciò dubbioso, replicai:

– Siamo sicuri che si dica così? Ci vuole il do, non il DO musicale, sì, quello ausiliare inglese.

 

Naturalmente lo provocai per instillargli the doubt, come a Meryl Streep nel finale del film col compianto Philip Seymour Hoffman, diretto da John Patrick Shanley.

Quindi, a proposito di non aver nessun dubbio, che fine ha fatto quella passerotta di Gwen Stefani?

Sì, secondo me, nella sua casa allestisce, di notte, dei festini a luci rosse perché dovete ricordare la frase di Ronin: quando c’è il minimo dubbio, non ci sono dubbi.

 

E io non ho nessun dubbio che sia una zoccola.

Eh sì, Gwen fa le ammucchiate, lo so per certo. Ero sotto il suo letto l’altra sera. E stavo per essere schiacciato dal materasso che ondeggiava là sopra di su e giù.

Voi ancora dubitate che io sia una persona normale? No, non credo di esserlo. Mentre i miei coetanei guardano i cinecomic peggiori, io me ne sto sul divano a gambe accavallate a riguardarmi il capolavoro dei fratelli Coen. Elucubrando di teorie cinematografiche. Sì, come da me scritto nella recensione, Anton/Bardem altri non è che il grande Lebowski degenerato. Lebowski è diventato un fottuto menefreghista sognatore perché disilluso da un’America che l’ha tradito, Anton invece si è animalizzato perché totalmente bruciato nell’animo.

Stamane, ero in macchina a sorseggiare il “caffè” dei miei nervosismi, al che in radio è passata la nuova oscenità di J-Ax, uno dei maggiori decerebrati ipocriti dei gusti modaioli di massa, dei ragazzi sbandati, dei disoccupati cronici, degl’impasticcati depressi insalvabili, soprattutto il prodotto becero della nostra “moderna” cultura italiana.

J-Ax, amato da imbecilli che ancora guardano Beautiful e, con le pezze al culo, sognano di avere una villa lussuosa come Bill Spencer Jr.

Guardate invece le fotografie fantasiose dell’artista JR, sì, l’autore del cortometraggio Ellis con Bob De Niro. Perché la vostra vita è oramai più ectoplasmatica di questo De Niro.

Credo che i problemi siano partiti con la De Filippi. Una che, se non sposava Costanzo, che manco se la scopa perché non gliela po’ fa’ con quel panzone, l’avrei vista bene a doppiare Jame Gumb/Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Sì, Buffalo, un uomo che vuole diventare una donna perché è un maniaco diventato tale per averlo preso troppo in culo da un mondo cinico e cattivissimo.

La De Filippi, invece, è una donna androgina con una voce da scaricatore di porto che inneggia al buonismo fetido, alla gioventù più cazzona, intontendo i ragazzi nell’istradarli al culto del falso successo.

Sì, dei manichini ammaestrati, col talento di cantare pezzi scritti da un figlio di Berlusconi pieni di retorica fradicia, avviati all’edonismo e alla plastificazione delle coscienze.

Puri ebeti telecomandati dal marketing delle reti Mediaset.

Ecco allora che il nuovo idolo giovanile è divenuto Fedez, nome d’arte (?) di Federico Leonardo Lucia.

Avete presente le scimmie dei film di Tarzan con Johnny Weissmuller? Sì, la sua Jane è Chiara Ferragni.

Fedez, tatuato come un mezzo australopiteco di Rapa Nui ma, a differenza del buon selvaggio da film di Truffaut e da Jean-Jacques Rousseau, è semplicemente un troione.

Che offre la sua “banana” in maniera chiarissima a Chiara e che, alla fine dell’anno, nel modello 730, neppure confessa i suoi cinque miliardi di Euro guadagnati a far puttanate, eh sì, a Chiara “lo” dichiara eppur evade. Bisogna essere fiscali con questo.

Sì, un tempo gli idoli giovanili erano personaggi davvero rabbiosi e trasgressivi come Jim Morrison. Un pazzo, ovviamente, ma un pazzo con le palle.

Non come Fedez, un pupazzo per dei pazzi che lo acclamano.

Comunque, no, il problema è partito molto tempo fa. Quando vi masturbavate sulla bombastica Pamela Anderson di Baywatch, sperando che vi facesse una pompa. E ora siete spompati perché, a differenza di me, non sapete cantare neppure Boombastic di Shaggy.

Leggete i grandi libri, non ascoltate i grandi idioti.03720009 vis

 

di Stefano Falotico

 


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Il grande Gatsby canta Shaggy

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Sono un ottimista, quando dormo


11 Feb

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Eddie Brock (Tom Hardy) in Columbia Pictures' VEMON.

Eddie Brock (Tom Hardy) in Columbia Pictures’ VEMON.

Sì, la realtà è abominevole, è qualcosa da cui gli uomini dotati di intelletto devono starci lontani. E gustarsi dei bei sogni a letto. Ah, i letti. Ricordate: le notti in bianco sono meglio di quelle in branco, e le donne sono esseri che ti dissanguano, succhiano il miele e anche “qualcos’altro, e poi vanno in bagno a pulirsi, lasciandoti nudo dopo averti spogliato.

Oggi, su Facebook uno ha scritto che non vede l’ora di ubriacarsi di nuovo e limonare la sua bella. Di mio, mi basta il Limoncello, bevanda meno aspra del retrogusto amaro delle “trombate”…

Aspettatevi sempre di riceverle, anche se sarete invitati a un ricevimento. Se fosse per me, la crescita demografica non esisterebbe e sarebbe un arido censimento, essendo io uno che non abbisogna dei “tamponamenti”. Eh sì, state sempre a tamponare qualcuna, a tampinarla, di bocca tapparla se dopo l’orgasmo vi prende in quel posto. E allora comunque nascono i figli, scaraventati in questo mondo oggi dominato dalle citazioni su Facebook, ove ogni uomo medio, con tanto di sfondo “colorato”, elargisce quotidianamente perle di “saggezza” ad altri porci, calmando i suoi spiriti bollenti nell’istante di quel post fugace come la sua anima poco rapace. Sì, siamo pieni d’incapaci. Ah, che “godimento”, vero, ricevere i famosi Mi piace. Una magra consolazione per una patetica condivisione. E condividendo ecco che spopolano i dementi, e tutti si sentono re per 15 secondi di celebrità triste quanto il trailer di Venom, l’unico trailer su un “mostro” che non vediamo, perché non hanno avuto tempo per ricrearlo a computer, in cui però sentiamo solo la voce di Adriano Giannini che recita delle banalità dostoevskiane degne del teenagerismo più scioccamente ruffiano. Sul Giannini ho molte riserve. Doppiò talmente “bene” McConaughey in True Detective che ad ascoltarlo mi venne sonno. Sì, questo qui fa la voce del duro stereotipato, e carica le sue corde vocali d’intonazioni sfumate quanto un film di Andy Warhol. Cioè di una monotonia emozionale da lasciar senza parole. Sì, stia zitto questo Adriano e impari a usar la voce come Celentano, uomo scimmiesco d’ignoranza fenomenale e qualità attoriali da asilo infantile eppur “carismatico” di sfacciataggine imbattibile.

Sì, in Italia abbiamo l’Ambra Angiolini, una che s’è messa con Allegro Massimiliano, allenatore che se la deve vedere con la città del Maschio Angiolino, cioè con la squadra del presidente più “intellettuale” del “belpaese”, De Laurentiis, uno che col pizzetto “snob” vuol farci credere che è un produttore cinematografico, quando invero è solo uno che fa soldi grazie a De Sica Christian.

Ma d’altronde tu segui la Liga Spagnola o la f… svedese? Sì, scommettiamo sulla vittoria del Barcelona, e diamo il Pallone d’oro a Ronaldo Cristiano, mentre perderete un’altra bolletta della SNAI e i calciatori vivranno in ville di lusso. Voi invece avrete una vita piena di “lussazioni”.

Ah, poi c’è la lussuria. Le donne, sempre loro, non lo dicono ma amano essere molto “amate”, basta che l’uomo che “amano” abbia i soldi, e stanno con te. Sì, infatti non ho mai capito tanto la differenza fra una pornoattrice e una meretrice e una “seria col cervello” che sta con Berlusconi. Una viene considerata la feccia, l’altra una presentabile faccia. Quasi “votabile”. Che poi è vero, infatti in Parlamento è pieno di puttanoni.

Tutti sono presi dalla progettualità. Son sempre impegnati, e lavorano, lavorano, lavorano, tant’è vero che aspettano la domenica per “divertirsi”, giocando a tombola. Insomma, persone già nella tomba, vite davvero “eccezionali”, ma sono “brave” persone, infatti hanno tutti i dvd dei film di Muccino Gabriele. Ho detto tutto…

Mah, sarà. Hanno accusato Kevin Spacey di avere una predilezione troppo “pronunciata” per i ragazzini, invece Piccolo Grande Amore del Baglioni è considerata una canzone “dolce”…

 

Quella sua maglietta fina

Tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto


E quell’aria da bambina

Che non gliel’ho detto mai ma io ci andavo matto…

 

Di mio, talvolta mangio i tortellini della Fini.

Non so se sono fine e se è la fine, non m’impiccherò con una fune ma ho una faccia da culo come quella di de Funès.

 

Sempre meglio di Bova.

 

Sono un cinico, sì, ma amo il Cinema di Michael Mann.

 

Miei bovari, sembro di emozioni avaro, ma non bisogno del VAR per sapere se in un bar ci sono i bari.

Alle volte, ci sono anche i baresi assieme alle donne bavaresi.

E su questa stronzata permettetemi di andare ora a cagare. Che indigestione!

 

di Stefano Falotico

Le tatoué Year: 1968 Director: Denys de La Patellière Louis de Funès

Le tatoué
Year: 1968
Director: Denys de La Patellière
Louis de Funès

 

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Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)