Solita storia, solita solfa. Il film di Sean venne totalmente, inopinatamente eppur di molte sfavorevoli opinioni, stroncato, bistrattato, deriso, “ucciso”, “oscurato”, cancellato immediatamente dal concetto di beltà. E a spadroneggiare son “solo” Jarmusch con la sua “leccata” sofisticatezza “minimale”, ché fa tanto figo e “delicato”, e la sorpresa Verhoeven con un film spiazzante eppur forse, a tavolino, di pr(ogr)ammatica…, “studiato” a tavola…, stavolta per far felici coloro che avevano (in)giustamente macellato il suo Basic Instinct.
Chi vince(rà)? La giuria, spesso, non si fa “compare” né corrompere dai giudizi della “critica” e alle volte ci stupisce, regalando i premi maggiori a film appunto dalla “critica” massacrati. In verità, ciò accade di rado. Rarissimamente, infatti, film distrutti dalla stampa vengono poi omaggiati della Palma e delle “specialità”, peraltro “contentini” per non far incazzare chi (non) meritava.
La cosiddetta critica. Ah, il discorso va fatto a monte. Bisogna soffermarsi, dunque tornare indietro, appunto alla parola “bellezza”. Cosa loro… ritengono e reputano degno di bellezza, tanto da volerlo insignire di “onorificenze?”.
Mi par strano che il film di Penn sia così brutto come, di luoghi comuni e “coste azzurre”, si dice in quel di Cannes. Qualcuno, addirittura, proprio d’oltralpe, l’ha definito un masterpiece. Questione di gusti, di piace ciò che va a genio. E in questo caso Penn non è andato nel “piacere” di quelli a cui, molti, non è piaciuto. Film senza garbo, han proferito, film “hollywoodiano”, come se poi fosse un difetto infarcir la pellicola di qualche spruzzata retorica. È un mondo in(f)etto e Penn forse lo guarda con lucido (s)gua(r)do. In fondo, è meglio il vicino di casa “ubriacone” e puzzolentissimo, oppure un compagno di lavoro incipriato e in ghingheri che, sotto la facciata perbenista, nasconde scheletri nell’armadio più orripilanti di Penn con la sua “aprezza” e i suoi “insopportabili” zoom e ralenti?
Rallentiamo i giudizi, pen(s)iamo. E, nel frattempo, ricordiamoci che (non) tutti i premi sono delle stronzate.
A buon rendere…
E uno stupro di Verhoeven con la Huppert, attrice “alta”, è logico che “vinca”.
Insomma, personalmente, dopo mille “vittorie” e delusioni “patite” nella mia (r)esistenza, posso orgogliosamente dichiarare che un culo eccita sempre anche chi è, in cor(po) suo, un “eunuco”, e che i soldi van dietro ai “Soli”.
Il resto son le cazzate.
di Stefano Falotico