Sì, in passato odiai Woody Allen.
Perlomeno, per allietare le mie notti alterate e solitarie da lupo mannaro alla Arthur Fleck, nei miei pomeriggi opachi ubicati nell’asfittica Bologna, prendevo la macchina e mi recavo al videonoleggio Balboni. Pian piano, noleggiai tutti i film di Woody Allen.
E, spaparanzato sul divano, me li sparai uno dopo l’altro, a raffica. Dal primo all’ultimo in ordine rigorosamente cronologico.
Sebbene all’epoca giocassi ancora a Calcio, dunque se mi riflettevo allo specchio, vedevo un ragazzo con dei buoni quadricipiti e col fisico muscolosamente asciutto, debbo ammettere che già accusavo i primi sintomi delle riflessioni suicidarie di Allen in Manhattan.
Similmente alla celeberrima scena in cui Woody, sul divano, elenca le cose per cui valga la pena di vivere, io inserivo al primo posto le cosce di Sharon Stone di Basic Instinct. Sognando di ciucciarmela col mio wurstel alla Wudy sul letto nel quale, in quel momento, ero mezzo distrutto e psicologicamente a pecora.
Cioè cotto più di un salamino? No, di caldo hamburger. Ah, pur di fare all’amore con Sharon di quei tempi, avrei preso il primo aereo per Amburgo. Ma in verità ero solo nel film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino.
Sì, alla stessa maniera de La rosa purpurea del Cairo, immaginavo la mia Sharon che, alla Videodrome di Cronenberg, mi rendesse James Spader di Crash.
Sì, con Sharon sarei anche un pervertito. Ma forse lo sono… con Sharon di Sliver. Ah ah.
Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Posso essere o no William Baldwin di Fuoco assassino?
Sì, credo di averlo preso sempre in quel posto ed è stata dura trovare un posticino.
Grazie alle mie intime conoscenze con una persino più figa di Jennifer Jason Leigh, sono sbattuto da qualche parte. Ah ah.
Ma mi sono salvato comunque grazie a un gesto eroico da Steve McQueen.
Quando tutti non hanno avuto le palle per ribellarsi a questo mondo di bulli, io mi sono immedesimato in Clint Eastwood di Gran Torino. Non sono morto ma mi hanno semi-internato.
Vivo forse in un seminterrato? Oppure ogni rabbia repressa ho dissotterrato? Su tale dubbio amletico, vi lascio riflettere mentre salvo subito in download tutte le scene più hot della Stone da celebritymoviearchive.com.
Sito che anche voi dovreste ficcare tra i preferiti. Poiché, quando passerete la notte in bianco, vi basterà cliccare sul video in VLC e tutto si raddrizzerà.
Ah ah.
I bulli però hanno fatto la figura dei maiali. Ed è quello che più m’importava. È inutile che provino ancora a etichettarmi come si fa col prosciutto. Sono carne cruda e io li ho spellati.
Ah, rimembro quelle Stardust Memories delle mie celate, nient’affatto gelate, fantasie proibite su Sharon dei miei trascorsi Radio Days.
Quando non esisteva Instagram e potevo gustare persino Kundun di Scorsese senza incappare nelle fotografie arrapanti di modelle che, oggigiorno, hanno massacrato ogni mio buon proposito da Dalai Lama.
Sì, noi uomini non possiamo stare tranquilli. Accendi Instagram per vedere, sulla pagina ufficiale di Martin Scorsese, le foto della prima di The Irishman e ti capita di scorgere in passerella quella passerona di Juliette Lewis.
Un po’ invecchiata e liftata ma indubbiamente ancora assai bella per noi fringuelli. Ah ah. Va tutta impomatata!
Al che, per non turbarti, non accendi nemmeno più la tivù. Tanto in televisione sono tutte oramai mezze nude.
Peccato che, nel mentre di tale tua resiliente ascesi da John Rambo dei poveri, una tua conoscente ti mandi un’erotica foto mozzafiato di lei in bikini su una spiaggia esotica assieme al suo nuovo fidanzato di colore. Sostanzialmente di calore.
A Bologna è inverno, lì invece, a quanto pare, è estate torrida. E lui con lei è super solare a mezzogiorno.
E dire che ho disdetto il mio abbonamento a tutti i siti porno di sesso interraziale fra un mandingo e le figone bionde.
E dire che mi sono sorbito tutte le vostre disamine e le vostre folli elucubrazioni sui significa(n)ti reconditi, metaforici e non, perfino su un semaforo attorniato da luci al neon, in stile Taxi Driver, di Joker.
Inoltre, pochi giorni fa, al Festival di Roma, mentre ho fatto la fila per vedere The Irishman in sala Petrassi, ho dovuto sentire uno che, dietro di me, ha affermato che Scorsese ha potuto realizzare questo film solo grazie a Netflix.
Poiché Netflix ha avuto il coraggio d’investire tanti soldi su un capolavoro del genere.
Peccato che costui abbia definito The Irishman un capolavoro ancora prima d’averlo visto.
Peccato che costui era affiancato da una bellissima donna, probabilmente la sua, che preferisce i cinecomic, peccato che codesto personaggio forse, qualche ora dopo, avrebbe visto Scorsese in conferenza stampa.
Ma non saprà mai chi è Scorsese. Semplicemente perché Scorsese è Scorsese, Woody Allen è Woody Allen, Stefano Falotico è Stefano Falotico.
Vedo molte persone disperate.
Nella loro vita, non funzionò il cosiddetto piano A, al che si diedero al piano B ma risultò fallimentare pure questo. Hanno scelto l’opzione C, cioè chiedere l’assistenza sociale. Anche condominiale. Ah ah.
Quello che posso dirvi è questo, amici:
di mio, abito al quarto piano.
Basta che funzioni.
Cosa?
L’ascensore?
Eh certo, l’ascensore, no?
Che minchia avevate capito? Ah ah.
Vi lascio con una mia barzelletta alla Woody Allen.
Una donna va dallo psichiatra:
– Dottore, non ho capito un cazzo della vita. Non me la godo proprio.
– Ah, capisco. Dunque lei è una suora?
– No, sono un’insegnante di Educazione Fisica. Perché?
– Niente, per chiedere. Dobbiamo entrare in intimità di transfert.
– Siamo sicuri che lei sia uno psichiatra? Non è invece un pornoattore?
– Signora, sono la stessa cosa.
– Cioè?
– Uno psichiatra crede che ogni conflitto psicologico dei pazienti parta inconsapevolmente da un adulterato rapporto con una sessualità irrisolta a livello inconscio.
Dunque, lo psichiatra stimola le cosce per incassare la porcella. No, mi scusi, volevo dire la parcella.
Non c’era ancora arrivata?
La faccio arrivare io.
Ebbene, adesso vi sarà uno spoiler. In The Irishman, De Niro ammazza Al Pacino/Jimmy Hoffa. Spoiler per modo di dire.
Davanti al prete all’ospizio, prima di aspettare di morire, De Niro fa capire al prete che forse ha un solo rimpianto in vita sua.
Non rimpiange di essere stato un assassino e un criminale, non rimpiange forse neppure di aver tradito la fiducia di sua figlia.
Rimpiange di aver ammazzato il suo unico amico.
Ma è stato costretto. Perché, altrimenti, la mafia avrebbe ucciso lui.
Se non è un capolavoro questo, certamente non lo è nemmeno Io e Annie.
Ecco, la lotta per l’Oscar come miglior attore sarà fra Joaquin Phoenix e De Niro.
Come miglior film, Joker appare decisamente sfavorito rispetto a The Irishman e a C’era una volta a… Hollywood.
Comunque, tre film sul mondo.
Un mondo che non c’è più. Nel bene o nel male.
Macellato dal cinismo, dall’arrivismo, dalle solite regole di potere.
di Stefano Falotico