Una nuova orda barbarica sta prendendo il sopravvento, a dominazione di uno stato sociale profondamente inquietante, ove il più atroce “hacker” da tastiera può nascondersi dietro un profilo falso per ingiuriare chi gli pare, convinto che nessuno lo beccherà. Atteggiamenti pericolosissimi da stigmatizzare perché accendono faide poi incontrollabili e un ingenerarsi di escalation verbali e non violentemente paurose.
Mattarella è stato uomo estremamente coscienzioso, allertato dai bluff strategici dei volponi Salvini e Di Maio, uno fanatico esaltato, l’altro un ragazzino illuso di poter cambiare le pur gravi discrepanze in cui incombe il Paese dietro l’arte imbonitrice della chiacchiera populista, per raccattare voti a destra e a manca con un programma politico ridicolo e tragicomico più del film Una vita da cani di Mel Brooks.
Sì, con la scusa del reddito di cittadinanza, fantomatica promessa elettorale per raggranellare consensi a iosa, Di Maio ha raccontato verità impraticabili, logisticamente impossibili, facendo leva sul malcontento popolare per esautorare la “vecchia” guardia, attraverso discorsi da bar, becera demagogia da due soldi e qualunquismo spicciolo, roba che robaccia come Scientology gli fa ’na pippa.
Perché che futuro, quale “new age” può garantire un potenziale Presidente del Consiglio che, se vi è il problema preoccupante della disoccupazione, del disagio giovanile, dei cassaintegrati e dei pensionati sottopagati, propone come modello l’esaltazione della “nullafacenza?”. Ma non la nullafacenza creativamente costruttiva, aristocratica per risorgere dalle ceneri e prodigarsi tutti assieme per un futuro migliore, attraverso il rifiorire delle coscienze, bensì l’encomiastica, laudativa, oh sì quanto son giustamente forbito, elevazione della svogliatezza a valore fondante della società. Del cazzeggio disinibito e stupidamente orgoglioso di esserlo. Del troiaio, in poche parole.
Sì, perché l’italiano medio non ha mai lavorato per migliorarsi come individuo e persona, è questo il punto, ha sempre lavorato per tirare a campare, per occuparsi la giornata al fine di ritirare il lauto o magro stipendietto che fosse e, in mancanza perfino di questa “distrazione”, ha pensato bene di elevare in gloria Di Maio, per una vita sua miserrima fatta di gruzzoletto a fine mese, canne da fumare con la combriccola, e il pigliar a culo tutto e tutti, a monumento dell’egoistico menefreghismo innalzato a “stile”. Come dire: oramai ’sta vita è andata a puttane, costruiamovi allora un monumento in memoria della “fierezza” della deficienza collettiva. Deficienza intesa anche nel senso di società deficitaria.
Che bellezza… e poi vi accanite che i ragazzi passino ore su Instagram…
Pazzi scriteriati prendono allor di mira Mattarella, colpevole solo di aver salvato l’Italia da una tragedia imminente, perché essere estromessi dall’Europa sarebbe letale, e lui lo sa benissimo, e non può permettere a certa gentaglia di combinar cazzate irreparabili.
Ma anche il povero portiere del Liverpool, Karius, è stato bombardato di minacce di morte dopo le sue involontarie, umanissime papere nella finale di Champions League, che son costate la sconfitta della sua squadra.
Insomma, la storia si ripete inesorabilmente. E appare sempre mostruosa.
Ma, oh, che ce frega. Famose du’ spaghi e una birrozza e poi stravaccati vediamo che combina l’Italia di Mancini! Forza azzurri! Dai che domani c’aspetta un’altra giornataccia. Stasera scoreggiamo un po’. Ficcala in rete! Daje!
E tu, ah bona de mamma, vie’ qua! Famme ’na pompa! Famme tutto, me lo fai annà in fiamme!
Contenti voi, infelice io. Io sono un uomo insostenibile, lo so. Vorremmo davvero sostenere questi qua?
di Stefano Falotico