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Condom(ini): evviva l’euforia sana dei giovani senza s(p)era(nza), ardore, freschezza, (eb)brezza di aria sal(ubr)e, “scende”


16 Apr

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Oggi, come peraltro sovente accade, è successo un evento strano, dunque rientrante nel “comune” (stra)ordinario. Dopo aver “peregrinato” in macchina ed essermi “procacciato” un bollente caffè “di spirito”, a casa, o meglio nel condomin(i)o, rientro, incrociando una donna me(ge)ra e strega del settimo piano, ex mia insegnante di matematica alle medie s(c)uole. Al che, cordialmente la saluto con un savio “Buon pomeriggio” ma ella, (non) avvedendosi della mia (a)normale correttezza, esclama senza vergogna, indossando una stropicciata, (in)dubbia donn(ol)a, un imbarazzante, “disagevole”: – Oh, mio Dio! Dunque chiama l’ascensore “suo” mentre io, remissivamente, “umiliato”, appunto a disagio, “adagio”, chiamo il “mio”. Attesa tremenda, che crea scompensi enormi. Lei, appena arriva il “suo”, lo apre con energia d’amazzone, che mi fa pensare un “Ammazza(la)”, quindi entra “furtivamente”, quasi di corsa, inciampando nel passeggino della nipote. Passeggi(n)o vuoto, in attesa che la nipote la venga a trovare proprio nel pomeriggio.

Ora, (non) la giustifico… questa “bella figa”. In passato, e qui la mia “diffamia”, la mia fama si fa (non) nota, ebbi atteggiamenti sintomatici d’una bizzarria caratteriale ch’è la mia (dis)umana caratteristica principale, da principe o forse, come “costei”, da cafone/a. Nel palazzo, mai mi perdonarono, che molto tempo addietro, in preda a una crisi mi(s)tica, ruppi di foga e “sfogo” qualche buchetta della posta, pigliandomi dunque, “d’uopo”, la patente di semi-umo e di sfigato “al massimo”, dunque d’una dignità al minimo sto(r)ico.

Non li biasimo, sebbene quello del primo piano e una del terzo, ricambiano sempre i miei saluti con diligenza e poc’aria circospetta, circuente e sospetta.

M(or)ale della storia di tal “troia”: codesti “adulti vaccinati” dovrebbero aver più rispetto di persone come me, che lascian il prossimo viver “tranquillamente” coi suoi (pre)giudizi (dis)arma(n)ti.

Il cosiddetto adulto, “fiero” della sua cer(tezz)a, va avanti (inde)fesso per le proprie (ba)lorde convinzioni poco cortesi da (non) lord, così come spesso brucia il gentile approccio del giovane alla vita che, dietro le sue cafonaggini, non “sale” in ascensore, e non solo, con lui. O, in questo caso, “lei”…

Sono (inconsola)bile, (non) statemi a SENTIRE…

Sentore di (para)noie degli altri prevenuti, insomma, dei preservati(vi).

 

di Stefano Falotico

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