Sì, Depp fu public enemy nel capolavoro sottovalutato di Mann Michael. E già m’apparse, in alcune sequenze, rotondetto di zigomi rimpolpati, quando parla con Marion Cotillard e nelle orecchie le riferisce il suo amore.
A Venezia, come i social network sfottenti sanno, è apparso fuori forma, extra–large, smodatamente grassoccio e di sospetto doppio mento sotto “braciola” di Amber Heard che, fra un bacetto e una lingua agli orecchini, le porgeva “carne” bona per i riflettori “bolliti” dei riflettori amplificanti la panza dissimulata nello smoking.
Ma l’attore feticcio di Tim Burton se ne “fotte”. Lascia che il suo compianto amico Marlon Brando degli anni suoi più lardosi, da lassù, lo benedica, regalandogli salsicce a “voluttà”.
Quella zoccola di Selvaggia Lucarelli ha incolpato la Heard, colpevole a suo “dire” d’aver troppo “viziato” Johnny.
Stia zitta quella tettona barona, capace di accattivarsi le simpatie aprendo il body fra un ammiccamento leccaculo e un’altra “furbetta”. Vada, come molte donne “arrivate” grazie al “darla”, sui viali, anziché spacciarsi per blogger e giornalista.
Comunque sia, in questo mondo impazzito, ove anche i sex symbol non son più quelli d’una volta, l’unico uomo che regge è Johnny Bepp’.
Uno che si sveglia alla mattina, urla “Lavoratori!” con tanto di scoreggia e pernacchio, e vitelloneggia, sì. en plein forme.
Non preoccupandosi delle (dis)occupazioni e sorbendosi un altro cappuccino, a cui insegna la morale (anti)cattolica su sa(gg)io del suo fanculo netto in trenta etti, no, secondi nati Vergine e non di Bilancia.
di Stefano Falotico