Posts Tagged ‘Il seme della follia’

2019: Fuga da questo mondo di sogni che invero non più sogna, W Carpenter ed evviva il Genius-Pop!


10 May

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E ora la sparo fenomenale!

Sì, mi piacerebbe essere eiettato dal Gullfire al centro della Grande Mela di questo mondo ghettizzante che esclude e dunque reclude, recrudescente, coloro che non si adattano facilmente ai suoi parametri fascisti e parafrasare, traslare questo celeberrimo incipit di uno dei capolavori del grande John Carpenter all’interno di tal folle società imprigionata, lobotomizzata fra le sbarre edonistiche di Instagram ove la regola basilare, adesso, per avere follower, anzi, con la s plurale che fa tanto unanime imbecillità poco pluralistica bensì omologata alla cretina grammatica scolasticamente più elementare per procacciarsi fan, cioè perfetti sconosciuti semianalfabeti a cui tu metti like e loro parimenti corrispondono di altrettanti cuoricini stupidi, recitando e declamando in piena notte, turgidamente cupissima e infettata dalla luna più barbaricamente tetrissima, con la mia voce narrante, un devastante monito contro quest’umanità a dir poco costernante e oramai sprofondata nell’idiozia altissima, cioè nella più miserabile, pusillanime, egoistica celebrazione folcloristica di manichini esibizionistici:

«2019: l’indice di deficienza non solo negli Stati Uniti raggiunge il 400%. Quella che un tempo fu la libera città di New York e l’umanità ellenica diventa il carcere di massima sicurezza per l’intero globo terrestre. Un muro di cinta di 15 metri viene eretto lungo la linea costiera di Jersey, attraverso il fiume Harlem e giù lungo la linea costiera di Brooklyn. Circonda completamente l’isola di Manhattan, tutti i ponti e i canali sono minati. La forza di polizia statunitense, come un esercito, è accampata intorno all’isola. Non vi sono guardie dentro il carcere. Solo i prigionieri e i mondi che si sono creati. Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più».

Sì, una regola ferrea che non vale solo per Nuova York.

Una volta iscrittivi su Instagram, siete fottuti.

Ma soprattutto chi non s’iscrive appartiene di diritto anticostituzionale al mondo degli emarginati e dei vinti.

Sì, oggi per vincere e avere amici, peraltro virtuali e soltanto voyeuristici, dovete farvi cento autoritratti al giorno come dei pirla, inserendo i seguenti tag irrinunciabili:

#love, #photooftheday, #followme, #like4like, #instadaily, #summer e stronzate varie.

Sì, anche se sarete in pieno inverno al Polo Nord, anzi, al Polo Sud come in The Thing, se non volete rimanere soli come dei cani al pari di Kurt Russell e Keith David, guardandovi negli occhi, pensando… ci siamo salvati dall’omologazione che tutto assorbe ma ora che facciamo, c’inculiamo a vicenda, ecco, ficcate… la foto di voi sul cesso al buio con l’hashtag: #chicagodinotte.

Come in una celebre, pessima battuta di Pierino/Alvaro Vitali.

E vedrete che, pur essendo delle merde d’uomini, tutte le donne più fisicamente bone ma più vuote di un water di un albergo senza clienti, appunto, vi cagheranno.

Che bellezza di mondo, eh?

Come abbiamo fatto a sputtanarci così?

Quando è partito questo delirio escrementizio?

In quale superomismo becero da Essi vivono?

La gente non legge più i libri e pensa perfino che Il seme della follia sia una malattia genetica tramandata per colpa di un commento sbagliato.

Sì, oggi, se sbagli intonazione in un commento, ti arrivano addosso altri commenti molto nobili:

ammazzati, ritardato.

Oppure: sparati in bocca ché non sei Iron Man, seguito da #avengerssupercool.

In tale Fog crescente, in questo The Ward allucinante di morti viventi, fra questi Vampires ridicoli, in questo Grosso guaio non solo a Chinatown, mi tengo stretto il mio Distretto 13.

Il mio isolazionismo pop. So che mi accerchierete, voi, brigatisti della morte disumana, voi, edonisti con le vostre macchine infernali come Christine, voi bimbi insensibili da Villaggio dei dannati, so che le mie saranno le Avventure di un uomo invisibile, parecchio inviso, ma ci tengo alla mia “diversità” da Starman.

In un mondo senza più religione, io sono ancora fra quei pochi che si pongono dubbi teologici, cosmogonici. Ovvero se dio e il diavolo siano la stessa persona come ne Il signore del male.

Mi domando perché vivo e perché noi tutti viviamo così.

Mi domando se siamo solo dei Fantasmi da Marte di una società ridotta peggio d’un martire, alienata, disintegrata come ne La Fin Absolue du Monde.

Sì, è per questo che John Carpenter è uno dei più grandi geni non solo della storia del Cinema.

E questo libro, me ne frego delle vostre invidie, è forse il migliore, a livello mondiale, sul Maestro.

Compratelo e ricordate:

tu leggi Sutter Cane?

Ah ah!

carpenter falotico

 

di Stefano Falotico

cigarette burns

I migliori film di De Palma, cioè tutti, tranne Mission: Impossible


23 Apr

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Ora, voi penserete? Perché c’è Tom Cruise e a te non piace?

Mi sono già espresso su questo. Tom Cruise è sempre stato piacente. Io non soffro d’invidie.

Però sono oggettivo. Tom Cruise ha recitato solo in Intervista col vampiro, Eyes Wide Shut e il secondo Mission: Impossible. Che è un capolavoro. Sì, lo è. John Woo fa sfracelli.

E in Nato il quattro luglio, Rain Man, i film con Spielberg e Il colore dei soldi?

Mah, se mettevano uno del Grande Fratello sarebbe stata la stesa cosa.

Cioè, un bambagione vale l’altro.

Ah ah.

Sì, tutti i film di De Palma sono capolavori. Mi stupisco infatti che voi, cinefili odierni, citiate sempre Scorsese ma Brian non ve lo fumiate.

Sento anche dire che Mission to Mars non sia un grande film.

È meraviglioso. È solo concettualmente sbagliato il finale. Sostiene che l’uomo discenda da una razza aliena che avrebbe colonizzato la Terra.

Molti di voi sono convinti di questo.

È una stronzata cosmica.

Gli alieni sono molto più belli di noi. Perché mai avrebbero dovuto sputtanarsi, concimando di loro razza superiore la sfera terrestre?

Mah, potrebbe pure essere. Sì, se nei loro pianeti avessero al governo uno come Trump, ci starebbe l’inseminazione spaziale.

Sì, Trump, se fosse il Presidente degli Stati Uniti mega-stellari, sarebbe un secessionista. E, razzisticamente, spedirebbe gli alieni nati male qua da noi.

Io sono invece per la teoria di Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown. Sino a sessant’anni fa, se uno si azzardava a dire che esistevano gli extraterrestri, finiva negli stessi manicomi de Il seme della follia e di The Ward. Oggi invece, se uno afferma che crede in Dio e dunque che siamo i suoi unici figli, lo sbattono in cura. Cioè, con tutte quelle boiate dell’Eros che scatenerebbe deliri religiosi per mancanza di voglie libidinose, ora mi spiego perché viviamo in un puttanaio.

Sì, non andate mai dai cosiddetti curatori dell’anima. Quelli vi renderanno dei pezzi di carne che ascoltano solo Fedez. Oltre che più pazzi. Sì, Martin Scorsese è l’unico regista, fra i grandi degli anni settanta, a non aver mai girato science fiction. Voi ora subito vorreste contraddirmi, vero?

Supernova di Walter Hill ha delle scene rimontate da Coppola, sapete? E poi Peggy Sue si è sposata è fantascienza sui generis. In verità, di De Palma mi manca Passion. Sì, Rachel McAdams che bacia Noomi Rapace è qualcosa che non si può vedere. Perché odio le lesbiche? No. Semplicemente perché l’interprete di Uomini che odiano le donne non può baciare l’attrice de Il caso Spotlight.

Su questa battuta da Il falò delle vanità, mi accuserete di Doppia personalità. Invero vi dico che dovete fare Redacted dei vostri cervelli.

Adesso, sparisco e al buio gigioneggio come Tony Montana.

 

di Stefano Falotico

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Ho terminato il mio libro in inglese su John Carpenter per la distribuzione globale, che dio me la mandi buona, che fa(lo)ticata!


13 Mar

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Ah, son morto di fatica. Stavo collassando. È stato un lavoro improbo, immane, oserei dire universale anche se la distribuzione sarà soltanto globale. Soltanto? Be’, sì, su Marte credo che non ci siano degli uomini. O invece sì? Atto di forza docet!

Ecco, come sapete, amici carissimi, da qualche mese è disponibile alla vendita sulle maggiori catene librarie online il mio libro monografico in italiano, John Carpenter – Prince of Darkness.

Un libro che ognuno di voi dovrebbe avere vicino al comodino. Per una lettura profonda in notti insonni. Ove, divorati dai vostri demoni interiori, contorcendovi in spasmi d’amore per una ragazza che vi piace a morte ma che continuamente vi manda a quel paese, facendo infuriare le vostre budella, ah ah, potrete immergervi in questa lettura illuminante. Consolandovi nel navigar fra le stelle della fantasia pura, perdendovi nella notte interminabile del grande Jena Plissken e nella prode virtù ribelle del mitico Roddy Piper di Essi vivono. Un personaggio leggendario. Uno che non sapeva recitare, peraltro nel mio libro lo dico senza peli sulla lingua, ma aveva il suo perché.

CAPOLAVORO!

Sì, lo è, posso vantarmi almeno di questo? È stata un’opera frutto di una personale ricerca infinita, più e più volte riveduta, corretta, passata al setaccio dal mio correttore di bozze. E alla fine ne è venuto fuori un gioiellino sopraffino. Bando alle ciance e alle invidie. È un libro straordinario che non sbaglia una virgola. Concepito, realizzato in maniera indiscutibilmente portentosa, figlia del mio lirismo, del mio enorme romanticismo e anche di quel pizzico di follia che non guasta affatto, anzi, dà pepe alle nostre giornate stanche.

Vero masterpiece intagliato nei capolavori di John.

Un libro altamente poetico elevato a divinazione di Carpenter. Sì! Ma che non si perde in agiografie insulse o santificanti e si permette lo schietto coraggio di affermare che Christine e The Ward non sono grandi film. Sì, non lo sono. Ciò non toglie valore al Maestro par excellence della Settima Arte. E non potete immaginare quanto mi dispiaccia sapere che oramai non voglia più girare film, preferendo guardare le partite di basket dell’NBA. Su, John, non mi faccia la fine di Homer Simpson. Dai dai.

Il Cinema e l’Arte tutta ne risentono gravissimamente. Perché avremmo invece assolutamente bisogno che il il signor John, anche a settant’anni suonati, ci sfoderasse un altro capolavoro. Secco, ruvido, tosto.

Fatto di streghe, di babau, di semi della follia…

E dunque, dopo la parentesi di Il diavolo è un giocattolaio, del quale sto scrivendo il seguito, mi son buttato a capofitto nella traduzione fai da te, appunto, del mio libro sul grandioso John.

Ecco, il mio inglese è buono, sì, sì, affinato da anni e anni di studi autodidatti da topo della mia biblioteca. Fra libri di grammatica, Blu-ray in originale e canzoni rock degli States migliori.

Ma io sono un uomo che non se la tira. E altresì dunque asserisce che il suo inglese non è propriamente oxfordiano. È stata veramente dura.

Sì, mi ero informato. Intendevo inizialmente farmelo tradurre da un professionista, da un madrelingua.

Ma tutti coloro a cui mi sono rivolto mi hanno chiesto delle cifre astronomiche, come si suol dire.
Addirittura uno mi ha proposto, per la traduzione, cinquemila Euro!

Ma che è? Mi ci compro la macchina con quei soldi. Ma manco quella. Mi sta bene quella che ho.

Allora, mi son detto… ah, qui tocca farmelo da solo. Sì, un’altra sfida.

Anche perché i miei libri, pieni di anacoluti, di periodi lunghissimi, di voli pindarici, non sono facilmente traducibili. Neanche David Foster Wallace usava frasi così.

E poi i modi di dire inglesi sono diversi dai nostri.

Quando ad esempio, a proposito de Il signore del male, dico testualmente che il cameo di Alice Cooper ci sta da Dio. Ecco, voi come ve lo tradurreste? Is to die for…? Può andare.

E invece questo è un film che ha fatto scuola? Non mi venite a dire che tradurreste con… has made school.

Quindi, aggiusti una frase e si perde il senso. Oltre al senno.

Ma alla fine gliel’ho fatta. Ho appena dato il VISTO SI STAMPI alla versione international.

Chissà che non me lo compri proprio John!

Non vi fidate delle mie doti?

Questa è la sinossi. Cuccatevela!

His name is John Carpenter, prince of my invincible, stupendous, virulent darkness…

John Carpenter who now, proud and haughty, walks as a giant in the bare today’s cinematographic landscape, still sowing the titanic daintiness of his elegant, poetic beauty. In front of the undisputed master of a possibly lost Seventh Art, I prostrate myself, adoring him, genuflected as a sign of boundless, sacred admiration, drawing on every single frame to carve and inlay my monographic work that is not hagiographic or sanctifying his monumental, renowned greatness, eternally thundering, but it is a portrait objectively analyzing each his immortal and infinitely shining film. Film after film, I dwell in front of every work with surgical precision, at first maliciously to challenge so much magniloquence delicately adamantine, and be able to find possible flaws but then, although I dare to want to find in his works incongruities, director inaccuracies and stylistic rudeness, despite I am tempted by the desire to make corrections to his radical, very high vision, I remain enchanted by his lucid, prophetic, graceful and balanced solemnity untouchable, powerful and irresistible. Because he is John Carpenter and I can only rightly venerate him. I can only give my vivid homage to the prince of darkness, living the ecstatic light of his revealing and magnificent Cinema.

Stefano Falotico was born on September 13th, 1979. Author of fiction and non-fiction, he has published many books…

 

Insomma, come dicono a Roma, ce può sta’? O no? Forse sono davvero Sean Penn de Il professore e il pazzo. O forse il più sano di tutti.

Sì, c’è solo un uomo nel mondo che può fare una cosa del genere.

Anni fa, un mio amico mi disse:

– Che ti sei messo in testa? Di ributtarti nel mondo di tutti i giorni? A te è successa una cosa molto, molto pesante. La gente non capirà. Ti distruggeranno. E morirai suicida.

Hai una sola possibilità. Non rinnegare la tua “follia”. Allevala, amala e portala in gloria.

Questo mio amico forse era Christian Bale di The Fighter.

Credo che avesse ragione. Il mondo è popolato perlopiù da animali, da gente cattivissima, da mostri piccolo borghesi a cui interessa solo che tu lavori, incassi e stia zitto. E io non sono fatto per questo mondo lercio. Può essere bello ed euforizzante all’inizio, ti diverti, ti ubriachi, conosci una ma poi, se non sei stronzo nell’anima, vai giù.

E alla fine prendi troppi pugni, barcolli, svieni e crepi. Massacrato.

Se invece, oltre a essere un fighter, cambi marcia come Stallone in Over the Top, a quel punto, il braccio glielo “spezzi” tu.

C’è poi una differenza sostanziale fra un cinefilo e un Falotico. Io sono pure cinofilo. Sì, i cani mi piacciono.

Il cinefilo medio, altezzoso, borioso, snob, vi dirà che Over the Top è un film di merda.

Abbastanza, lo è.

Ma io dico che è un grandissimo film.

Perché io sono io. E mi emoziona sempre.

Cioè, è un po’ come la scena di 1997: Fuga da New York.

Quando Jena/Snake è nell’arena e ha tutti contro… lo prendono tutti per il culo.

E Jena parte con la mazzata che non ti aspetti.

Sono solo un sognatore?

Sì, certamente. È vietato dalla legge?

Vi è sempre tempo per essere un uomo qualunque. Sai che noia.

Meglio essere Starman.

 

di Stefano Falotico

Tu leggi Sutter Cane? Devi leggere anche il Genius Falotico


21 Jul

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Finalmente è uscito il trailer di Glass. A forza d’imbarbarirvi nei pettegolezzi di vite insulse e piatte, un giorno darete di matto e v’imbestialirete. Non fatemi la fine del McAvoy.

Sì, siete come James dei palestrati, pensate di vivere una vita adamantina nelle vostre torri di avorio, ma io vi dico che il morbo della pazzia vi ha già contagiato da mo’…

Andate sempre in palestra per avere, come James, un fisico taurino ma avete perso il lindore della fantasia pura.

Perché leggere Sutter Cane, che potrebbe spedirvi in manicomio, quando potete leggere invece, nella calma delle vostre casette, un Falotico d’annata?

 

E ricordate: il Genius sa…

E, tra la foll(i)a sguscia, in maniera ficcante…

Il Genius, vero unbreakable.

 

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Questo libro su Carpenter mi sta facendo penare ma, si sa, io sono un patito della tribolazione e infliggo punizioni, soprattutto al mio editore, che è sempre me stesso


14 Jul

Carpenter

 

Sì, che fate? Non vi accalorate, non sbracciate, il mio libro monografico su Carpenter, che avrà una copertina realizzata secondo mie direttive da una grafica, che probabilmente è anche una gran figa, è quasi pronto. No, ancora no. Sarà sulle catene librarie verso la fine di Settembre, forse nei primi di Ottobre, o per extrema ratio a Novembre, come in una canzone di Giusy Ferreri. Una ragazza con cui forse feci l’amore si chiamava di cognome Ferraro e ultimamente sto corteggiando una che della mia ex ragazza ha lo stesso nome e cognome. Perché amo le doppiette, i doppioni e forse, se il libro venderà parecchio, potrò trombarmi una della famiglia Ferrero sulla Ferrari.

Ecco, dopo questa stronzata, passiamo a cose serie.

Sì, qui o forse qua, non so dove stia Quo, forse è coccolato da Paperino, troverete già le mie recensioni su questo splendido Maestro. Non le trovate? Cercate allora nel net e scoprirete il mio nettare.

Ogni volta che porto a compimento un libro, è un eccezionale penare. Sì, dopo averlo partorito di tanto pensare, arriva il momento di editare. E allora bisogna ricontrollare tutto il testo con molti test per appurare che il refuso non rovini la magnifica intelaiatura, ma ecco che compare l’inaspettato errore-orrore grossolano e dalla rabbia ti prenderesti a testate, devi notare bene che il discorso fili meglio della racchia che ti fa il filo, perché non è Arianna ma tu potresti essere il Minotauro o forse solo un minorato, e poi ti troverai una figlia minorenne che ti chiederà l’assistenzialismo e voterai per un governo che incita alla libera diffusione della droga.

Scrivere una monografia implica inserire tantissimi nomi, date, durate, dettagli tecnici, parole gergali della cinematografia. Ed è un compito improbo non scivolare nella pecca. Ah, beccata, subito aggiustata.

Carpenter, nonostante non mai abbia fatto mainstream, è uno della Grande Mecca. E tu, donna, lecca…

Ma io sono un perfezionista cosicché, dico cosicché ma potrei dire anche giacché, miei uomini in giacca, se online compaiono giustamente recensioni che, per le parole straniere o di derivazione inglese, usano sempre il corsivo nella dicitura, in quanto recensioni a sé stanti, nella monografia importa soltanto che compaiano una volta e basta in tale grafia, altrimenti sarei ripetitivo. Il libro dev’essere ben assestato.

Avete notato? Prima ho messo l’indicativo compaiono e poi il congiuntivo compaiano. Ma il tuo nome, scusa, in quale enciclopedia compare? In nessuna? Fa lo stesso. Andiamoci a bere un Campari.

Ecco allora che suspense appare, così almen mi pare, due volte in corsivo, e avverto già profonda tensione a prefigurarmi che comparirà in corsivo anche un’altra volta. Ah, spunta quando meno te l’aspetti. Da dietro la virgola e, puf, t’incula.

Al che, l’attrice di Distretto 13 e Halloween, Nancy Kyes, si faceva chiamare spesso Nancy Loomis. Che nome devo mettere? Metto tutti e due. In Halloween tre attori diversi interpretano Michael Myers, ma uno non è un attore, è uno preso dalla strada e in quell’altro film Carpenter fa la comparsata ma non lo si vede in volto. Ah, voglio che questo mio libro sia preciso e non venga inviso. Tu, invece, alla tua amante devi venire sulla faccia. Tanto siete due facce di merda.

A proposito, come mai a distanza di due anni, la Kyes in Distretto 13 è abbastanza gnocca e invece in Halloween fa la bruttina allocca? Ma son cose da fare?

Ah sì, La cosa… glielo ficco… che Morricone ha riutilizzato la sua stessa colonna sonora per The Hateful Eight? No, Tarantino non ci sta in questo libro. Questo è un libro coi contro-cazzi senza citazionismi e omaggi.

E come mai Mereghetti ha fatto lievitare le stellette di Starman da due, da mezza ciofeca, a tre piene, e prima descriveva la pellicola come un melò fantascientifico patetico, adesso come un film che farebbe piangere anche Hitler? Tornando a The Thing, prima gli aveva appioppato due incomprensibili stellette e mezzo, adesso è assurto in cuor suo a capolavoro assoluto.

Fanculo! Tanto Paolo non ci sarà nel mio libro. Lui abbassa e alza tutto ma non si china per alzar la gonna.

Si sa, io sono il signore del male, e infliggo pene… meglio se a una molto bella che mi (di)strugge con qualcosa che, caldo, abbisogna che tu lo eriga. Caldo? No, meglio al femminile, calda.

Sì, sono molto erigente, no, esigente. Ah, in Distretto 13 c’è il nero Tenente del cazzo che vuole il suo caffè…

– Nero?

– Da oltre trent’anni.

– Testa di cazzo?

– Vedrai quindi che alle donne piacerai a prima vista…

 

E sarà SEME della follia o forse solo come te, scemo nella pazzia.

Di mio faccio razzia, perché non son razzista. Anche le mulatte son ottime.

Quindi il libro è pronto?

Are you ready? Quando si può to read? Chiedetelo al nome del personaggio di Kurt Russell… a MacReady?

No, a Jack Burton.

Che Jena che sono! Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

In the Mouth of Madness: si scatena il pandemonio, io getto il sasso e tutti impazziscono di sesso, rimanendo ossessivi


23 May

Donne

Il seme della follia Sam Neill

Sì, è bastata una mia frase e si è scatenato il pandemonio, neanche avessi detto che vorrei fare il cunnilingus a Santanico Pandemonium, la più sexy Salma Hayek di sempre. Insomma, chi è che non vorrebbe farlo? Suvvia, uomini, sfacciatevi, volevo dire siate sfacciati, basta con queste sfaccettature e queste faccine, ah ah, siate onesti con voi stessi. Basta con queste reprimende e, se qualcuno ancora oserà interferire coi miei piaceri, proibiti e non, farò ammenda. So io come si sta al mondo senza starvi a modo, che il vostro modo è spesso ipocritamente perbenista e malato di un moralismo fetido e puzzolente. Sì, bisogna vivandare con euforia ogni nostra erotica leggiadria e scudisciarci fra donne anche virulente che sanno come addomesticare le nostre pulsioni voraci, veraci, da rapaci, perché siamo di “classe”, cioè quella Aves dei vertebrati, denominata “volgarmente” degli uccelli. Uccelli che van di qua e di là in migrazione e, liberi come libellule, conoscono le farfalle fiorite e alle api maie son magi nell’iniettar loro il nettare succoso…

Ah ah.

Noi, vertebrati che vertono, vertiamo, cari invertiti, verso la felicità e non vogliamo soffrire pene… dell’inferno come Werther. A proposito, Walter come sta? Ah, è andato in Germania, ha trovato lavoro lì. Non è che da bergamasco atalantino ora è un tifoso del Werder Brema?

È morto Philip Roth e ora chi accudirà i nostri lamenti di Portnoy? Forse lo farà Porthos, il moschettiere, oppure mi sarà amico quello col riporto. Donne, aprite la porta, fateci entrare, abbiamo chiesto persino permesso. Basta con queste messe. Che poi i veri porci combinano porcate nonostante quella “mano morta” la benedicano ogni domenica. Cristo Santo!

Sì, alcuni uomini su Facebook hanno sostenuto che abbia ragione da vendere. Sì, lo so, eppur questa mia ragione non riesco a venderla e morirò luminista da luminare che non ha i soldi neanche per il lucernario. E nella mia casa vi sarà l’invasione delle lucertole, animali a sangue freddo, miei nemici insensibili e glaciali a cui basta una mia parola storta perché ritorciate le verità e mi combiniate immani torti. Eccoti in faccia la torta!

Le donne si scaldano, una dice che mento, un’altra che ho una gran mente, perché le donne hanno ancora in grembo, come la Madonna, valori sacri. E non si può far di tutta erba un fascio. Sì, l’erba non fa i fasci. La maggior parte dei comunisti si fa le canne, quelli di Destra minacciano di ucciderci coi cannoni. E intanto, tra un festino all’altra, vai di Coca.

Sì, alcune se la prendono perché le ho toccate nell’intimo, e mi danno del toccato quando invero vorrei solo che lavassero i loro panni sporchi e non rinnegassero le lor corrotte biancherie intime.

Sì, adesso vado a vedermi un film intimista. E non intimiditemi più.

Benevenuti nel regno della razza umana…

Sì, son bastate tre righe per far succedere il manicomio, come si suol dire. Fra uomini che han tenuto la mia parte, donne che mi hanno aggredito, donne che coraggiosamente hanno asserito che ho le palle a sputtanare queste puttane, diatribe interminabili, follia pura sessista, moralismi esasperanti, mentitrici e meretrici che son uscite allo scoperto, e un’accanita lotta fra cagne e topi, fra conigli e rosiconi, fra roditori e uomini rudi.

Ah, cani di Satana, questa vita, diciamocelo, è un rudere. E io me ne sto nella chiesa barocca come Sutter Cane. Ah ah.

 

di Stefano Faloticosafe_image

In questo sociale marasma, com’è bello soffrir di “asma” e anche essere “diverso” di ansie “l(i)evitanti”, non evitatemi né eviratemi


02 Oct

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Inizia già difficile la giornata di oggi. Al solito, mi sveglio non sapendo chi sono e mi occorre una robusta forza morale per far sì che questa “perdita” momentanea d’identità mi sconvolga. In fondo, credo capiti a tutti. Dipende da cosa si mangia la sera prima, da come abbiamo dormito e devo confidarvi, eh eh, che stanotte ho avuto una polluzione. Eh sì, il mio liquido spermatico, dopo un sogno erotico in cui mi eccitavo per una strega dalle forme voluttuose eppur anche cangiante nella bruttezza più schifosa, attizzante però il mio “capriccio anomalo”, è uscito “leggero”, soffice, insufflando le mutande… Ah, una cosa rara, di cui non “pativo” da molti anni. Ma si stanno risvegliando gli ormoni, il mio “omone” ne risente e l’odor di donna sente, eccome, fra sogni indirizzati lì verso il lilla, “duri” e direi rizzati, che si rivolgono “innocentemente” verso quella cosa rosa… “a(l)itante”.

Ma lasciamo stare le polluzioni mie che non v’interessano e che per i lettori non “tirano”. Sebbene abbia il talento, credo, per scrivere romanzetti piccantelli che mi porterebbero in tasca tanti bei soldini. Ma non mi svendo e ancor alla “normale” vita puttanesca dei comuni immorali non mi annetto. Oh, me inetto, me che è afflitto da dubbi permanenti, incipienti quasi come la mia stempiatura avanzante nell’alopecia galoppante che curo di pilloline rinfoltenti non solo il bulbo ma anche i miei umori, fortunatamente non trasformatisi in tumori, eh eh, depressi. Ah, le compresse… sì, molte donne lo sono, si comprimono, reprimono e poi pigliano la pasticchina. Mangiando la domenica i pasticcini. Il colesterolo aumenta, il fisico si appesantisce, la mente scivola nella demenza. E si “cuccano” anche le mentine, dopo continui lamenti di vogliettine. Ah, queste donne son “mestruanti”, si arrotolano nella salsiccia per dimenticar la lor vita involuta. E in questi “involtini” scoppiano e poco scopano. Ma a terra sì, lustrando la casa per compensare i lor disordini neuronali. Alticce, alcune anche bassotte. Ah ah.

Meglio allora io che soffro la dannazione della mia “diversità” e alla veneranda età di 38 anni non mi capacito dei ritmi frenetici di queste vite isteriche. Vado al bar, e il mio cinese preferito prende per il culo un pensionato, accusandolo di aver fregato lo Stato, perché è andato in pensione con solo 32 anni di lavoro. Ma son “ingiustizie” che capitano, non a me che forse non lavorerò mai “normalmente”. Alzatevi tardi e “alzatelo” presto. Ergetevi! E poi detergetelo…

Eppur la mia mente va, ove non si sa, vado a prepararmi un uovo. E tante rabbie covo mentre la vostra vita è una gatta che (ci) cova. Sì, spesso mentite e alle banalità vi adattate, illudendovi di star meglio con le facili consolazioni e gli abbracci ruffiani.

Allorché, impugno il mio “scemo” e altre genialità nei vostri cervellini fritti insemino.

Sì, la polluzione, il seme…

di Stefano Falotico

Taylor Sheridan, nuovo talento delle sceneggiature, altro che Pizzolatto


16 Aug

Ebbene, probabilmente la terza stagione di True Detective, come “paventato” da qualcuno, non si farà. La HBO, infatti, ha annunciato un altro progetto avente come protagonista Robert Downey Jr., che sarà incentrato sulle moderne avventure d’un nuovo, “redivivo” Perry Mason. E lo sceneggiatore assoldato per questa serie televisiva sarà proprio Pizzolatto. Appare dunque improbabile che Nic si possa occupare d’una terza stagione dei suoi investigatori. La seconda stagione, va ammesso con dispiacere, nonostante la confezione lussuosa, il cast prestigioso e le valorose interpretazioni di Farrell & company, al contrario di quanto ostinati fan irriducibili dicano… è stata, sì, deludente. Non brutta come si dice in giro, ma nemmeno memorabile. Non diamo a Pizzolatto quel che stavolta non s’è guadagnato.

Ma mandiamo proprio, a dirla tutta, al diavolo Pizzolatto, decisamente, a mio avviso, sopravvalutato. In fondo, anche la prima stagione, ripensandoci, si “evidenziò” per la tetra ambientazione ed ebbe successo per il nichilismo pessimismo che la pervadeva. Ma erano tanti i difetti che, a ben vedere e rifletterci obiettivamente, la macchia(ro)no di parecchie imperfezioni imperdonabili.

Io terrei invece d’occhio il giovane Taylor Sheridan, già autore del brillante Sicario e del suo prossimo “seguito” Soldado, che sarà diretto dal nostro Sollima Stefano. Sheridan che sta mietendo consensi, in questi giorni, per Hell or High Water. Una scrittura secca, abrasiva, “corrotta”, sporca e onestamente più sincera di tante “filosofeggiate” alla Pizzolatto, alla lunga sterili e, diciamolo, nauseanti.

Ma sulla scrittura io son maestro e posso vantarmi dei miei libri, unici e di rara efficacia.

Sono un Sutter Cane. E me ne vanto.

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di Stefano Falotico

Il seme della follia fece scuola e Carpenter è più grande di Van Gogh


23 May

L’arte nasce dall’impressionismo e forse la bellezza della vita è in the mouth of madness alla John Carpenter

di Stefano Falotico

Ora, vi racconto questa, fratelli della congrega.

Quando io frequentavo la terza media, erano tempi tanto “oscuri” quanto deliranti, infatti impazzava la serie Twin Peaks già di lost highway alla mia vita sbadata, sbadante, da donna che visse due volte, fra un amarmi hitchcockianamente da finestra sul cortile e poi notare che Patricia Arquette era doppiamente… più bella di tutte le bionde dei film a nere tinte di Alfred. Piani di livelli onanistici che Dio solo sa quanto e come soprattutto la guardavo al telescopio, ma furon grandi sogni, sì, microscopici. Menomale, ci sono. Non so però se quello è a posto. Dio spia, Dio è un voyeur.

Sempre di quei tempi, ecco, c’era l’ora di storia dell’arte. La nostra insegnante non era ortodossa e neanche ossuta, era molto grassa. Da cui i dipinti a “olio” dei quadri “sudati” con passione da Botero.

Le sue lezioni eran propedeutiche, quasi epidermiche per come ti schiaffeggiava di mani tozze, rimproverandoti di “bacchettona” che esigeva t’affinassi inversamente proporzionale ai suoi canoni da donna cannone sempre con in bocca il cannolo, ridendosela sotto i baffi da donna a me mai piaciuta. Uomo eroticus fa pelo sullo stomaco, donna attraente fa rima con lama. Più si depila, e più tira più di un carro di buoi. Sì, ti urlava “Sii più fine nei tratti quando fai un somatico ritratto, somaro, e tu, ebetuccia, finiscila di far il gioco della cannuccia con quel tuo fidanzatino ciuco, da me riceverete solo la condotta d’affrescarvi di sberle se disegnare con accuratezza non vorrete, le vostre vivaci pubertà da schizz(at)i non m’impressionano, siete ancora lontani dalla pazzia Van Gogh, lui sì un vero impressionista geniale. E sapete perché? Faceva i suoi lavori coi piedi, da cui il film Il mio piede sinistro, anche se quello era un altro pittore, e tu, scemo, beccati il mio destro a renderti il viso picassiano…”.

Una volta, mi diede un compito da svolgere in classe, con tanto di cronometraggio e clessidra da countdown, disponendo in cerchio tutti gli altri alunni perché faceva più “pressione”. Insomma, mi mise alla croce, come un Cristo dei migliori pittori fiamminghi.

Frastornato da tanti occhi spianti il mio pudore artistico, combinai un pasticcio.

La maestra urlò: “Che schifo di disegno, sei una merda! Però puoi migliorare. Ricorda l’impressionismo: non è bello ciò che, effettivamente, è un pugno in un occhio, infatti beccatelo, ma ciò che rende un lavoro personale”. Poi, mi diede un calcio nei “personali”, gridandomi “Avanti, sforzati, anche sotto sforzo! Prendi fiato, sfigato, respira! Spingi, quindi dipingi!”.

Al che ebbi un moto d’orgoglio, afferrai i capelli dell’insegnante, ne strappai una ciocca, e la usai intingendola nel mio “calamaio”. Quei capelli sfibrati, tinti, di mistura fra la paglia e la vecchiaccia spelacchiata, guidarono però, come per miracolo, la mia mano magicamente. Ed essa ritrasse la sua Gioconda, in tutta la sua ambiguità da per la Madonna di Lourdes! Mah, non è che fosse un quadro del museo del Louvre, chiariamoci, ma faceva la sua porca figura.

Lei, distrutta da sindrome di Stendhal dinanzi a tale sfogo beatificante, vide la follia imprimersi sulla tela. Rimase incantata e disse: “Da oggi, sarò la tua musa, chiamami Jena”.

In quel momento, capii il seme della follia e divenni un cacciatore di vamp(ires).

Ho molte amanti come la Venere di Botticelli. Ma preferisco bere dalla botte di vino piuttosto che sposarmele dopo una botta e via di pennello.

Il seme della follia

Chiese barocche, una collega allocca, Sutter Cane, saette, mostri, imbavagliamenti, manicomio, una gabbia di matti da morti viventi, uno che si crede Stephen King e non fa paura neanche a tua nonna, finisce al cinema, a tarda notte.
La storia della mia vita.

Fuga da Los Angeles

Come Jena, da piccolo mi sfidarono. Lui fece canestro da metacampo, io feci goal da porta a porta.
Sì, Bruno Vespa da me fu insaccato. Che salame.

Grosso guaio a Chinatown

Da giovane sembravo vecchio, da vecchio sembro più figa di tua figlia, che è una bionda niente male.
Da cui potrei inguaiarmi se la ingravidassi. Verrebbe fuori un mostro? No, verrei e basta. Non ho i soldi per abortire.
Il cinese sa. E ammicca di cis.
Ripulirà lui il fattaccio.

Le avventure di un uomo invisibile

Nel 92 sognavo Daryl Hannah, nel 2014 è ancora blade runner.

Distretto 13: le brigate della morte

Non ho mai vinto al totocalcio ma spesso ho i miei venerdì, non solo 17, mi ribello anche ai brigatisti, finirò come Aldo Moro.
Accerchiatemi!

Essi vivono

E tu?
Hai la faccia da morto, sarà colpa degli occhiali da sole. Non ti danno una bella cera, no, non ti donano.
Fanno più tetro di quel che già sei.
Chiama il becchino, fidati.

E beccati questa pala(ta)!

 
Christine, la macchina infernale

Questo film è ispirato alla mia vicina di casa, Cristina.
Da piccola, pensavano fosse ritardata. Ora, che è una tardona, è più indemoniata nei drivein di quando si sverginò a 30 anni suonati.

Il pagliaccio ridens, “al dente” – L’italiano vero è un russo che se “la” russa


08 Oct

Stephen King sono io, e pure Sutter Cane.
Meglio il purè, dai

Ho sempre amato i clown.
Il clown, di “suo”, cazzeggia e se ne bea. Sta nel circo, “scoscia” alle donne, mostrando il pelo “ritto” dinanzi ai mariti “dritti”, e d’occhiolino “annusa” già le prime pubertà dei bambini, “solleticando” la loro voglia di gelato al limone, con occhio “indelebile” da Pennywise che spunta da dietro le lenzuola dei “panni sporchi” d’una società bugiarda.
Egli è It, di Notte s’accomoda in salotto e gioca all'”allungotto”, selezionando con “cura” le migliori pornoattrici che “gliela offrono” sul piatto d'”argento”.
Sì, quello d’oro è già servito da quello “colato”, erculeo e dunque “inculato” più vicino alle zone “prelibate”, da “yogurtare” per “fermoimmagine” raccapricciante delle sue smorfiettina da gatta soddisfatta.

Mah, “goduta” o solo (ap)pagata?
Sul dubbio, “rimango in mutande”.
“Sfinisce” sempre così, sul più “bello” mi s'”ammoscia”.
Perché, dai “frizzi e lazzi” iniziali delle tante “infilzate”, il mio Cuore malinconico si spegne, arreso di fronte a quest’obbrobrio di carne “macellata” per “proiettarti” nel “piacere”.

Così, “scendo” nel tinello e accendo i fornelli. Spesso, medito seriamente (più serio di me, chi c’è?) di “porgere la guancia” sulla fiamma, per riscaldarla d'”amore bollente”.
Ma desisto e mi brucio solo il dito col fiammifero nell’attimo “friggente” delle riflessioni.

Passato il “bruciore”, riempio però lo stomaco, e mi cucino degli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, appunto, cotti “ardenti”.
Più di quelle fredde mentecatte che son già fritte nella padella di quelle “palle”.
Sì, la pornografia è pallosa, dopo un po’ provoca… solo la fame.

E, mentre aspetti di “venire”, ritardi solo l’appetito.

A “dirlo” tutto”, io non ho mai avuto una grande propensione, diciamo, per questo tanto “vivandato” sesso del cazzo.

Mi ricordo che abbandonai gli studi, proprio in “virtù” di tale turbamento. Sì, le ragazze a quell’età sono frivole e pensano solo al pene. Giocando con le tue “dimensioni” e guardandoti dalla loro prospettiva.
Avranno tutto il tempo per “rifarsi”.
Infatti, dalla “bella” imbecillità iniziale della “passerella”, (s)passan” poi nello “shopping” delle scemelle, “colleghe” indaffarate ad amare i tacchi e a vestirsi “attraenti”.
Sì, per quel panzone che le riempirà di coccole.
E anche di pugni. Infatti, le cause di divorzio stanno aumentando più dell’idiozia delle “massaie”.

I maschi (non) son da meno(mati).
“Faticano” per le pagnotte, e poi infornano prendendo in giro il panettiere a cui rubano la farina del suo “sacco”.
Sì, quel poveretto viene solo umiliato dalle loro bocche ingorde da dottori “provetti” e di “provette” nella lievitazione della “mozzarella”.
Prima acquistano la mollica e poi gli fanno la “crosta”.
Perfino, il nostro “esimio” Jovanotti li appoggiò di sfottò col suo tutto il giorno inforno…
Il doppio senso del “venduto”.

Mah, il peggioramento è evidente.
Prima, avevamo la tigre di Cremona, adesso Cremonini Cesare.

Stava (sta ancora?) con Malika Ayane, ma son “falli” che (non) mi riguardano.
Malika mi ha sempre dato l’impressione di essere una “maiala”.
“Le” preferisco il Cinema di Terrence Malick e pure la figa del dragone di CiminoAriane.

Mah. Abbiamo avuto le tre parole di Valeria Rossi (meglio Pablito dell’82, che ne infilò tre al Brasile, che Sole!)
adesso le tre cos(c)e di ‘sta qua:

tre sono le cose che devo ricordarmi di fare 

Te “lo” dico io quali:

1) In primis, guidi sempre in prima. Cambia marcia e il sedile posteriore sarà “reclinato” e non ti serviranno i fiori. Però la Notte rumoreggerà.

2) in secundis, dovresti conoscere Pasqualino, secondino che, assieme ai carcerati, gioca al “buchino”.

3) in terzis, vai a dar via il culo, appunto. Di tette stai messa bene. Mi pare una quarta. Otterrai un “lavoro” da “cantante” melodrammatica sulle strade dei “sogni”.
Dei camionisti.

Un mio amico mi “sprona”:

– Stefano, perché sei sempre triste?
Ti è morto il gatto?
– No. Sai però che verso fa il cane?
– Lo sanno tutti, fa bau-bau.
– No, fa “bua” che t’azzanna di dolore.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il seme della follia (1994)
    Son tutti scemi.
  2. Come l’acqua per gli elefanti (2011)
    Mah, c’è Pattinson il vagabondo-orfano, Reese al solto da “imbiondare” e Waltz “domatore”. C’è pure unoelefantiaco.
    Sì, ma manca il pezzo da novanta.
    Indovina chi?
  3. This Must Be the Place (2011)
    – Ecco, questo dev’essere proprio il posto.
    – Ah sì? Finalmente. E qual è?
    – Girati di schiena e capirai subito.
  4. La promessa dell’assassino (2007)
    Non ho capito il titolo.
    Più che una promessa d’assassino, mi sembra The Pledge di Sean Penn, appunto.
    Un film “tremendo”. “Amaramante”, “mente” parlando”.
  5. Zodiac (2007)
    – Sei Vergine?
    – “Tendente” al Toro.
    – Ah, ma è proibito.
    – Perché?
    – Avrai la Luna in Capricorno.
    – E tu quella nelle corna.

Genius-Pop

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