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Frusciante è IL GRANDE LEBOWSKI? Cioè un idolo assoluto?


01 May

lebowski giflebowski arancia meccanicaTutte le boiate e le bazzecole, quisquilie e baggianate oppure genialate di F. Frusciante, il grande Lebowski livornese?

Benvenuti in via Magenta, 85 a Livorno, è il vostro Frusciantone che vi parla dalla sua epica e oramai leggendaria Videodrome. Lui è l’ultimo dei videotecari e adora Michael Mann assieme a L’ultimo dei Mohicani!

Sì, nell’ameno entroterra toscano, nella città che diede i natali ad Alessandro Benvenuti, no, Alessandro nacque a Pelago vicino Firenze, dicevo… nella cittadina capoluogo di provincia e natia di Francesco Nuti, invero pratese… Scusate, Ad ovest di Paperino, c’è Athina Cenci.

Ah, Caruso Pascoski, Charles Bukowski e il suo alter ego Henri Chinaski, The Big Lebowski e forse c’entra perfino Big Whiskey…

No, mi son perso lungo la mia retta via che ho smarrito e chiedo dunque venia, no, informazioni a una donna figlia della regione tanto cara a Francesco Petrarca e a Dante Alighieri.

– Scusi, brava signora, vorrei raggiungere la Videodrome. Mi saprebbe indicare la via? Mi perdoni, non ho Google Maps.

– Guardi, la vada in vetta alla strada, la giri a sinistra e la si ritroverà in capo!

 

Sì, a Livorno che fu la città di nascita del grande Amedeo Minghi, no, di Modigliani detto Salvador Dalí, no, semplicemente Alì con Will Smith, no, Modì, ritratto da Garcia Andy nel suo film da regista intitolato I colori dell’anima, sì, Modigliani che per anni Al Pacino, protagonista di S1m0ne, volle interpretare ma non riuscì a girare neppure il progetto altresì di Andrew Niccol, sfuggitogli di mano, cioè Dali & I: The Surreal Story, durante la scorsa estate mi sentii come Owen Wilson in Midnight in Paris di Allen Woody oppure come Adrien Brody!

Ah, son uomo di mondo e un bizzarro girovago che a nessuno deve rendere conto se io sia o meno un fallito perdigiorno o un genio falotico tendente al malinconico, poi al nevrotico, dunque al gotico. Ah ah.

Al che, peregrinando lungo Livorno a mo’ dell’ingenuo, incapace di autodeterminarsi e sprovvisto di libero arbitrio, Jim Carrey di The Truman Show, mi ritrovai per una selva oscura, no, visitai la famosa e celeberrima, succitata Videodrome. Videoteca storica, forse antiquata, vetusta e obsoleta, probabilmente solo un luogo simile a una splendida cineteca diretta, gestita e supervisionata dal Fruscianton’. Uomo annacquato e non più buono come il vino d’annata oppure uno sbruffone autodefinitosi enciclopedia vivente del Cinema ed esperto di Musica senza pari? Chissà…

Voglio qui rendergli pan per focaccia in seguito al suo essersi comportato da baccalà contro di me? No, lo perdono poiché lui, giammai quaquaraquà, per sua stessa ammissione, non sbaglia mai. Perciò, modestamente, mi ritiro in buon ordine e gli auguro soltanto una vita piena di bei giorni. Sì, buonanotte…

Ragazzo tracagnotto, cicciottello o Cicciobello, pienotto o pieno di sé, è costui? Forse solo umile e al contempo comunista con du’ palle così, parafrasando Mario Brega di Un sacco bello, che deve le sue origini, no, i suoi fasti ai Licaoni. Ovvero un gruppo di ragazzoni affascinati per l’appunto, anni or sono, dal Frusciantone. I quali scoprirono, in maniera ignota e occulta, il nostro… così come dice lo stesso Fruscio nelle sue oramai celebri video-recensioni, nientepopodimeno che il Frusciante stesso. E chi sennò?

Perfido, no, fervido, famelico appassionato di Cinema, Musica e scibile toutcourt, sin dalla sua più tenerissima età, il Fruscio prima o poi doveva fare il grande salto ed enorme, qualitativo balzo in virtù della sua indiscutibile presenza scenica assai corpulenta, no, carismaticamente corposa. Attenzione, però. Non è un ragazzo vanaglorioso, bensì a volte sol accidioso e un po’ troppo focoso. Oserei dire permaloso.

Come riportano oramai tutte le bibbie del Cinema, fra cui Variety, il Fruscio, imponendosi fin dapprincipio come l’idolo delle folle amanti del Pop più schietto e ruspante, le spara grosse o solamente sacrosante, emettendo giudizi lapidari con facilità disarmante?  No, semplicemente o da sempliciotto, sentenziando con severità devastante, cioè senza peli sulla lingua, avendo lui il cosiddetto pelo sullo stomaco da topo, no, da tipico e caratteristico, pittoresco e colorito livornese d.o.c. che di certo non le manda a dire.

Egli infatti, senz’alcuna inibizione e remora, da uomo impavido e verace, anzi vorace di fare la sua porca figura, non so se di merda, s’avventò e ancora si scaglia contro l’intellighenzia da lui reputata superata e stantia. In maniera avveduta o soltanto inconsapevolmente avventata da stoico inesperto senza specchio?

Affrontando con strafottenza irrefrenabile, estremamente lodabile o solo incosciente in maniera bestiale, i giganti dell’istituzionale ed editoriale Critica cinematografica oramai consolidata e da lui invece volgarmente, no, di piglio spontaneo e, per l’appunto, non da marchettaro né da laureato, in quanto il Fruscio dichiara orgogliosamente di essere terzo-mediato e odia Luciano Ligabue e una vita da mediano…

Scusate, mi stavo di nuovo perdendo. Se mi perderò, Videodrome ritroverò? Mah, non lo so.

Il Fruscio è un fannullone, no, non se ne fa nulla del money frusciante e, per via della sua spericolatezza indomabile da indistruttibile, infrangibile, irriducibile uomo duro di Livorno che, da piccolo, fu tra le comparse al palazzetto dello sport della sua città che ospitò le riprese, non solo del match contro Rosco Dunn, in Bomber con Bud Spencer, è già entrato nel mito assoluto. Su questo non si discute. Secondo lo stesso Fruscio, il 90% dei film sono opinabili ma non si può opinare in merito al capolavoro kubrickiano dal Fruscio, appunto, incarnato in modo non plus ultra.

Egli mette in guardia i giovani d’oggi e li pedagogizza, infatti, a mo’ di Barry Lindon. Parimenti a Stanley Kubrick, dice loro di avere Eyes Wide Shut e di guardare con gli occhi aperti la realtà.

A suo avviso, se un giovane ragazzo vuole parlare in merito a Full Metal Jacket ma non conosce Arancia meccanica, merita la cura Ludovico.

Il Fruscio è ed ha Gulliver in mezzo ai lillipuziani della Critica. Il Fruscio è Jeff Bridges del capolavoro immortale dei Coen. Jeff beve il latte o lui allatta e alletta i suoi adepti che pendono incondizionatamente dalle sue labbra? I quali forse, mentre vedono e ascoltano le sue monografie sui registi, stanno stravaccati in qualche discopub identico al Korova Milk Bar in compagnia di qualche moldava.

Sostanzialmente lo idolatrano, in realtà se ne fottono…

Egli odia Joker ma è un folle che incita la folla e sprona la follia dei cinefili più underground, saggi, esaltati e/o anarchici, sganciatisi da un sistema laido e bastardo? La gente fa la ola, gli porge reverenza metaforicamente autoriale e il Fruscio se n’imbroda con far volutamente pagliaccesco da cultore del Cinema più romanticamente legato a una visione passatista e nostalgica che spopola, presso i suoi coetanei un po’ andati, da Milano a Palermo andata e ritorno, da Massa Carrara fino alla più bassa massaia e casalinga di Voghera ubriaca fradicia.

Ripeto, il Fruscio è l’irraggiungibile idolo incontrastato delle masse!

Un giorno, la gente dirà osannante in sua memoria… Lo chiamavano Bulldozer. Film di Michele Lupo sempre con Bud e sempre, neanche a farlo apposta, ambientato a Livorno. Per il Fruscio, io sono uno scugnizzo da prendere a ceffoni a mo’ di Piedone. Lo sbirro o l’africano? D’Egitto o a Hong Kong?

Sono dunque un bolognese d’azione, d’adozione o di forte reazione, un gigione, un Giorgione o semplicemente, tanto per adottare un’espressione partenopea mai passata di moda, nu bello guaglione?

Bud/Carlo Pedersoli fu di Napoli, mentre il Fruscio a volte fa il bullo oppure è uno sempre carico al massimo neanche se avesse bevuto mille Red Bull? Se qualcuno osa dire che Avengers: Endgame è un capolavoro, egli si arrabbia e delira a mo’ di Daniel Day-Lewis de Il petroliere. È un uomo sanguigno, There Will Be Blood! Non osate contraddirlo!

Frusciante è un pazzo a piede libero assai temibile o punibile? No, figuratevi, è uno stimabilissimo pioniere infatti e siffatto della Settima Arte, a suo modo di vedere e vederla indiscutibilmente, da seguire solamente secondo il suo potente e irrinunciabile, inappellabile volere. Il Fruscio non teme, come detto, chicchessia. Essendo uomo da avanti popolo, Lambretta rossa, soventemente s’accanisce anche contro la Chiesa e la catto-borghesia. Egli, con cipiglio irriverente, ammazzerebbe in tre secondi netti chi ama i cinecomic, spiezzandolo in due con furia violenta. Che drugo, che Ivan Drago! Prima di deflagrare, no, di deragliare la mascella a tutti, però sfodera e sfoggia tutta la sua incontenibile e vulcanica verve, la sua saccente prosopopea da uomo colto o solo rude, soltanto rustico e anti-democratico, ostico e invincibilmente suscettibile e/o presuntuoso a morte?

Ricordate: Frusciante detta legge nella sua contea, egli è forse Gene Hackman di Unforgiven?

Bisogna osservare rigidamente le sue comuniste, anti-capitalistiche o fascistiche, dipende dai punti di vista, regole insindacabilmente, altrimenti il Fruscio vi prenderà a pedate, eh sì, bella gente. Scaraventandovi fuori dal suo locale semplicemente perché Revenant acclamaste o avanzaste delle riserve sul Cinema di Sergio Leone.

A lui non interessa se le vostre ragioni esponeste con ottime argomentazioni ragionate o ragionevoli che dir si voglia. Lui non vuole sentire ragioni e presto, se lo farete incazza’, sragionerà.

Mandandovi in men che non si dica a caga’! Lui pure vi menerà! De’, maremma maiala! Se non siete d’accordo con lui, lui vi stroncherà definendovi un troiaio! Il Fruscio, Per qualche dollaro in più, a Netflix prima o poi si darà? No, giammai.

Egli vende cara la sua pellaccia e non lederà mai la sua dignità. Ci tiene a non essere un edonista pieno di soldi e con la pelliccia. Poiché epocale fu la sua opinione su Essi vivono. Disse pressappoco questo: si combatte finché non si hanno un Rolex e una Rolls-Royce.

Grande, idolo, che boomer! Ah ah. Queste sue sicurezze durissime gli torneranno indietro come un boomerang?

Il Frusciante, un uomo non certamente povero di cuore né emozionalmente avaro. A lui piace Vitali Alvaro. Egli non vuole i danari ma chiede 10 Euro affinché possiate commissionargli recensioni di 8mm, no, 2 min. secchi in cui, in quattro e quattr’otto, impapocchia du’ stronzate per sbarcare il lunario, spacciandosi per luminare.

Il Frusciante, un eterno sognatore e ragazzo bonaccione che adora le topone, sì, le donne bone, il Fruscio è un tesoro e un uomo di buon cuore ammalato fin troppo di cinematografica passione pura intrisa del suo pugnace ardore?

Ammalatosene così tanto da sconfinare nell’ottuso intransigente più radicale da malmostoso birichino e mai cresciuto bambino dall’inguaribile e fiero carattere fumantino?

No, il Fruscio è forse il Dr. Fu Manchu o Shrek! Se lui dà pollice giù a un film che non ritiene meritevole, nessuno può di contro dargli un giusto calcio in cul!

Facciamo du’ parole su questo? Insomma, la mini-recensione Patreon dedicata alla monografia auto-agiografica di Frusciante in carne e ossa, decreterà che Frusciante è un flop o un filmaccio alla Michael Bay?

Domanda difficilissima, riflettiamo con calma in merito a tale uomo emerito o valutiamo con ponderatezza la risposta da rifilargli in modo degno con giustezza.

Nel frattempo, guardiamo un film di Zack Snyder? Quindi, andremo a fumare in terrazza.

Eh già, non possiamo vedere e semmai anche ammirare un film di Snyder perché a Frusciante fa caaaaa’!?

Be’, cazzo, se l’ha detto lui… nessuno può contrastarlo tranne Clint Eastwood de Gli spietati? Ah ah.

Ripetiamolo tutti assieme appassionatamente: il Fruscio detta legge incontestabilmente. Il Fruscio è un bravo ragazzo e nessuno lo può negar, nessuno lo può sfancular’.

Cioè, se lui stronca un film per partito preso, a prescindere che il comunismo non esiste più come lui lo concepisce, lui non sta capito, come si suol dire. Lui non capisce o tutto capì? È un testardo o un cap(r)one?

Sì, lui sa tutto e, se voi direte che Joker è un capolavoro, il Fruscio vi riderà in faccia, replicandovi un grandguignolesco, irriverente e borioso macché.

Il Fruscio se la ride di gusto, lui è l’emblema impersonato da lui stesso del Cinema giusto.

Quindi, non protestate né ribellatevi contro i suoi gusti inviolabili.

Il Fruscio detesta Heath Ledger, no, Hitler e Mussolini ma ama da matto, no, da matti fare il leader. Me fa morì. Ah ah.

Alle prossime elezioni del sindaco di Livorno, io voterò per quello di Bologna. Per forza, non posso votare per il Fruscio, non essendo natio, no, nato nella sua città natale. Altrimenti, ugualmente non lo voterei, ah ah.

Se non gli sta bene, non deve preoccuparsi. Livorno, a livello demografico, ha più abitanti dei suoi iscritti.

Basta che chieda una mano a victorlaszlo per aumentare il numero di seguaci, più che altro ruffiani immani e disumani. Così facendo, probabilmente non solo Livorno, bensì tutto il mondo voterà per lui.

Idolo come Rocky Balboa!

A parte gli scherzi, terminerei con una freddura alla Falò.

Oggi per radio ripassò una canzone sempiterna di Nathalie Imbruglia. Imbruglia non so se sia un cognome della Puglia ma Nathalie, la cui città natale è Sydney (con due ipsilon), da non confondere con Poitier Sidney, fu donna manzoniana.

Sì, dietro quel viso da finta suora e da monaca di Monza, sai quante notti di imbruglie e sotterfugi devono esserci state con Chris Martin? Pare infatti che, ai tempi in cui Martin stette con la Imbruglia, stesse anche con Gwyneth Paltrow. Dunque, questo matrimonio non s’ha da fare, no, non si fece. A Chris non fregò un cazzo se Nathalie e Gwyneth lo mandarono a farsi fottere. Lui difatti lasciò fottersi volentieri da Jennifer Lawrence, Dakota Johnson e Dua Lipa.

E, su questa cazzata o genialata, detta altresì faloticata, vi auguro buona vita- Abbiate fede, miei drughi.

P.S.: Essi vivono è un capolavoro. Però, a proposito di Bud Spencer e Michele Lupo, They Live è posteriore a Chissà perché… capitano tutte a me.

È arrivato ben 8 anni dopo. Infine, Gary Guffey, alias H7-25 interpretò Incontri ravvicinati del terzo tipo prima perfino di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Film del ‘79, mio anno di nascita. Ah, sto delirando, scusate.

Vorrei essere imboccato dal Fruscio.

 

di Stefano Falotico

La società odierna è sempre più un jeu de massacre per svilire e annichilire l’altrui joie de vivre finché non arriva Rocky Balboa di Rocky V o solo Eastwood di Million Dollar Baby


23 Nov

RockyV

Parafrasando Joe Pesci di Casinò: nel deserto vi sono un fottio di buche ma voi vi siete lasciati fottere da uno che tutti e tutte mette in buco, no, buca

Sì, la vita occidentale, da che mondo è mondo, come si suol dire, è stata perennemente e permanentemente una futile rincorsa per procacciarsi l’altrui stima e dunque per tirare a campare il/al meglio possibile secondo una scala alimentare presieduta al suo vertice dall’uomo più ludro. Probabilmente, anzi sicuramente, più lurido.

Dato che, dietro tutto il suo or(c)o che luccica, costui deve aver magnato come un porco in modo sporco come un affamatissimo lupo tutti gli agnellini, spolpandoli sino all’osso, spompandoli e tutte le ninfe cerbiatte spupazzando, spremendo chiunque gli capitasse a “tiro”, per l’appunto, come un limone o soltanto inchiappettando chicchessia come un avido, arido volpone ché, stando sopra chiunque, ama essere cavalcato e odorato, no… scusate, adorato come uno che la sa lunga e dunque può permettersi tutto.

Tutti e tutte, tranne me.

La mia indole è quella pionieristica daDaniel Day-Lewis de Il petroliere. Tutti, pendendo dalle labbra d’un sistema dominato, per l’appunto, da un subdolo gerarca che li sottomette in maniera violentemente subliminale e anche inguinale, credono che, nella profondità delle loro lobotomizzate e desertificate anime, non vi sia il petrolio che valga tanti (di)amanti.

Al che, rabboniti dal cinismo che va per la maggiore, soppressi dal caporale alla sommità di ogni fascistica, repressiva istituzione, si sono arresi, celebrando l’immensità di amori spesso trasognati o solo fantasticati.

Poiché, arretrati o atterriti dalla realtà cupa loro giornaliera, oberati nell’essersi lasciati obliare da chi nelle coscienze li plagio, obnubilò e onestamente inculò, totalmente anneriti e quindi nell’amor proprio sfiniti, sanno solamente decantare i loro lamenti, consolandosi sull’Autostrada A1, cioè detta del Sole, nell’alzare il volume quando, in radio, odono la sempiterna ed eterea, celeberrima hit di Lucio Battisti, venendo nelle mutande ed esultando d’estasi mistica come se, in stato di grazia, si trovassero dinanzi al definitivo, vincente goal di una Coppa del Mondo di Calcio della loro Nazionale, nei magici istanti in cui Lucio, guidato da Mogol, cantò ed eternamente scolpito nelle memorie di tutta una loro vita andata a puttane, eh già, per loro, sino all’attimo della morte, canterà…

Oh mare nero, oh mare nero, oh,

tu eri chiaro e trasparente come me…

Io, invece, con aria torva e antipatica, ricevo l’eufemistica patente di ragazzo simpatico. Traducibile invero, in forma più realistica, nell’offesa di handicappato o di puro disgraziato.

Ma, sebbene sia stato sin dalla nascita sgambettato, non sono ancora stato (in)castrato. Anzi, più insultate con veemenza, più me ne fotto con potenza.

Ah ah.

Le insospettabili, incompatibili somiglianze fra noi tutti: della serie, pensavi di essere in retrocessione e scopristi invece che vincesti lo scudetto, domani però ti aspetta il golf(ino)

Sì, voglio prenderla molto larga, iniziando certamente da un tizio che, per mia disgrazia immane, per mia sciagura indicibile, in questo percorso altalenante ch’è la vita coi suoi alti e bassi, in questo dondolare, ciondolare, svaccarsi, cazzeggiare, quindi lavorare, forse ancora poltrire in cui ballonzola l’esistenza di noi tutti, alcuni dei quali, perdendo la spinta per la resistenza, si danno poi alla morte, cioè al suicidio e dopo il suicidio a essere inesistenti, dicevo… nella sfiga, no, nella vita anche senza una figa o una lira eppur dotata di una mia anima lirica, col suo perpetuo nostro peregrinarvi e in essa naufragare ma non trombarcela, incrociai un essere incerto che mi rese un uomo assai impervio. Soprattutto incazzato, assai certo che gli avrei spaccato il culo con far superbo.

Fu un mio momento di demenza nel quale, dunque, ammetto or con coscienza che non ero molto in me. Adesso ne sono consapevole ma quasi mai ne son conscio, malgrado una volle, ieri, farmi assaggiare le sue cosce per intero e perciò nel loro interno in tale mio rigido, penoso inverno.

Sì, ieri sera, una ragazza fu lapidaria ma estremamente sincera:

– Sai che sei piuttosto carino?

– Davvero? Non lo sapevo. Avresti carta e penna? Vorrei annotarmelo. Non si sa mai, potrei dimenticarmene.

– Non importa, ci sono qua io a ricordartelo sempre. Come e quando vuoi, sono tua.

– Ah sì? Semmai ricordamelo domani. Stasera, ho voglia di guardare un film di Bergman, ciao.

– Fai veramente schifo, sei orribile!

– Cazzo, finalmente ho trovato un blocnotes. Mi segno anche la tua offesa.

– Così non ti passa di mente?

– No, così la leggeranno anche i carabinieri.

– Vuoi denunciarmi per così poco?

– No, figurati. Sono sempre andate forti le barzellette sui carabinieri. Chiederò loro se possono trovarti un posto in caserma. Sì, ti vedrei bene come donna nell’ufficio ove nessuno se l’incula ma metterai allegria con la sua faccia inespressiva da stampante senza cartucce.

– Basta! Io ti ammazzo! Sì, ora ti minaccio davvero!

– Perfetto. Allora, dopo che ti avranno assunto, ti licenzieranno e poi ti arresteranno.

– Che vuoi dire?

– Sai, intanto, fra pochi giorni potrai lavorare. Di solito, prima che una persona, denunciata, venga arrestata, eh già, passano mesi.

Puoi ancora, per un po’, andare a fare shopping con le tue amiche fottute nei tuoi sabati pomeriggi liberi.

 

Fui un coglione? No, era racchia. Aveva pure la voce da cornacchia.

Sì, era un periodo nel quale mi scorporavo parecchio, mi masturbavo le tempie e mi scopavo da solo in un duraturo, durevole ma soprattutto durissimo presente senza cognizione del tempo, un periodo in cui fantasticavo di compenetrarmi in suadenti, morbidi, dolci corpi femminili stuzzicanti. I più dei quali appartenevano non a me ma alle attrici più fisicamente dotate e rinomate dell’Hollywood dorata. Cioè ai loro mariti.

Ah ah.

Di mio, me ne fottevo.

Sì, il mio fu all’epoca un campionario di proibite, inconfessabili fantasie erotiche che qui, spudoratamente, ho l’ardire, oserei dire l’osé della svelata scostumatezza mia rivelatasi in tutto il suo innocuo candore, di confessarvi con impudico ardore, prostrandomi in sacro pentimento come se m’inchinassi dinanzi a una super modella che posa (ci sta anche il congiuntivo posi) reclinata a novanta gradi, totalmente ignuda ma soprattutto ignara che, nel fatale attimo del suo inchino divino così esuberantemente non avaro di mostrarsi a me completamente fulgida e chiara, sto (no, non ci sta il congiuntivo stia) sperando già che sia mia futura sposa integralmente giammai amara, per sempre da amare in modo rocchettaro, ovvero strimpellandole la mia chitarra e godendoci, dunque gioendoci, unti e assieme uniti, di melodie musicali perfino da compagni che odiano i discotecari e che, dopo aver fatto sesso, baciano (ci sta anche bacino) addirittura gli acari depositatisi sul tappeto ove la copulai mentre, avendola e fornicandola, dolcemente le sussurrai ti amo ma lei, eccitata dall’amplesso ardimentoso ed esageratamente voglioso, per ancor più eccitarsi, mi spronò a un volgare vocabolario di onomatopeiche mentre le stetti per venir in topa in modo frastornante, cioè di orgasmo da animale ululandole, in particolar specie, forse lupesca, eiaculante tutta la mia passione ficcante, prima di fumarmi una sigaretta rilassante sul letto ora libero dalla sua rottura di cazzo scioccante.

Un attimo prima dell’eiaculazione, eh sì, scoccante.

Il tappeto si sporcò mentre i vicini, disturbati dalle grida di godimento sconvolgenti, dapprima si turbarono freneticamente ed ebbero intenzione di chiamare immediatamente le forze dell’ordine per disturbo della quiete pubblica e anche per lor ascoltato oltraggio al pudore ma poi, empaticamente, ecumenicamente, incapricciati dal nostro amarci di vivida e vera passione senziente, le loro intime voci del cuore auscultarono fervidamente. Ribollendo di emozioni sepolte, adesso ritornate virulentemente.

Dunque, dopo la loro prima moralistica reazione palpitante, ovvero lo stupore dinanzi alle urla del nostro apparentemente scandaloso furore effervescente, sentirono il piacere febbricitante ed elettrizzante della condivisione euforizzante. Stimolati quanto la mia lei stimolai in quell’atto orgasmico devastante, vollero anch’essi assaporare le dimentiche (diamo un tocco aulico, potevo dire semplicemente dimenticate) autenticità delle loro oramai scordate, oserei dire scorate e scoraggiate nudità disarmanti, forse solo da me disarmate.

Dunque, ancora della figa, no, della vita amanti. Sconsacrandosi. Forse solo scopandosi.

Poiché, disamorati della vita congiunta, “scoreggiati” dal fetore dei loro odiati lavori che purtroppo, volenti o nolenti, devono strettamente tenersi altrimenti di fame morirebbero oppure camperebbero a stento e di stenti, con vocalità rielevatesi in apoteotica gloria, risvegliati dal nostro mordace, squillante, scalpitante calore, appassionatamente rimembrarono i tempi in cui, non ancora cinici e vanagloriosi, s’amarono senza il peso delle loro odierne amarezze da uomini barbosi.

Sì, riscoccò la rimembranza da parte degli uomini di un’epoca in cui non erano solo i membri di un’azienda, bensì vagheggiavano le membra anche della segretaria tuttofare. Che ancor oggi sognano di stantuffare a costo di smembrarsi, svenarsi, forse solo venire.

Torniamo, dopo l’alleluia dei sensi e perciò anche degli riscoperti seni, al tizio che vi citai a inizio scritto.

Studiava Economia e Commercio. Da provetto, come no, economista e statista di un lavoro che, a distanza di vent’anni da allora, è adesso solo quello dello stagista, m’apostrofò con fare schietto, gridandomi da poveretto:

– Stefano, ti sarò sincero. La gente scopa, si diverte e va alle feste. Cose che tu non farai mai!

 

Sputò tale idiozia con una protervia, con una prosopopeica cattiveria da lasciare stecchito anche Gene Hackman del film La giuria.

Infatti, io sono John Cusack del medesimo film.

Cosicché, colto in un momento d’impari fragilità interiori, crollai a pezzi dirimpetto a tale suo squallido, osceno affronto scabroso.

E impazzii, forse inveendo contro persone che non c’entravano niente. O forse c’entravano ma mal m’avevano inquadrato. Sì, anche loro non m’avevano ingroppato.

Ora, se nella vita avessi voluto far il quadro, sarei uno che gli atri squadra, giudicandoli secondo gerarchie aziendali, se invece voglio far l’artista, non ho bisogno dei compassi e delle squadre, bensì della fantasia e della mia anima, miei brigadieri, brigatisti o solamente fancazzisti.

Molta gente, a tutt’oggi, erroneamente pensa orridamente che io scriva libri per ricevere un “bravo”, per essere ammirato o, peggio, per venir accettato o diventare un ammiraglio.

Credo che di me poco abbiano quagliato. Sono degli asini e ragliano. Forse solo sbavano.

Io non sono attorniato da dottori che mi possano insegnare le umane, sociali relazioni e, mi spiace, non son affetto da mentali dolori che mi stipino nella catacombale segreta delle mie emozioni segrete.

Da voi ritenute costipate e strozzate. Continuate sol a dirmi di uscire dal guscio. Non sono uno struzzo, non sono uno stronzo. Forse sono solo un gonzo.

Invero, posso dirvi che è da quarant’anni che dall’utero materno son uscito e dico qui altresì che sono come Martin Lutero.

Ieri sera, ammirai la simpatia e la bellezza di Virginia Raffaele, donna divenuta famosa per le sue imitazioni dei cosiddetti VIP, soprattutto di Belén Rodríguez.

Sì, Virginia è perfino più bella, a ben vedere, dell’originale, vale a dire della Rodríguez. Sarebbe piacevole parlarle, diciamo anche intimamente parlarvi…

Vorrei capire perché le piace scimmiottare le sceme quando in verità potrei offrirle il mio essere scemo e fare con lei la scimmia.

Credo, inoltre, che sia una donna molto sexy, indubbiamente, Giulia Salemi. Sicuramente, mi attizza più di quel salame di Vincenzo Salemme. Diciamocelo, uomini che credete a Gesù di Betlemme, ebrei di Gerusalemme e mio matusalemme, alla Salemi occorre lo zucchero e poi ancor più sale. Ah ah.

Giulia, donna giuliva che ama le maschili olive e che va ora in tutte le trasmissioni a dire che la gente le dà della puttana poiché s’è fatta i soldi grazie soltanto al suo vertiginoso spacco mostrato in passera, no, in passerella al festival di Venezia del 2016.

Lamentandosi che vorrebbe essere vista come una donna vissuta, intelligente e cazzuta che possiede tanti superdotati, no, tante doti.

Sì, vi racconto questa. Rappresenta il nocciolo di tutta la faccenda. Insomma, della porcata.

Viviamo nella società delle apparenze.

Avete mai visto, che ne so, su Facebook… una che inserisce la foto di lei appena sveglia?

È la stessa persona che dice di voler essere ammirata per il suo cervello quando, nei suoi album, ha solo foto di lei sui tacchi a spillo a una festa mondana, tutta in tiro per tirarli. Tirandosela di brutto da bellona.

Quindi, la dovremmo finire con le ipocrisie. Così come la dovremmo finire con me. Io sono proprio come mi descrivo. Non v’è né timidezza né scontentezza, né lietezza né gaiezza. Io sono io. L’idiozia m’annoia. Spesso sono tutti uguali. Anzi, nessuno è uguale all’altro ma tutti vogliono distinguersi, vestendo però allo stesso modo, vivendo nello stesso mondo.

Uno guarda un mio video su Joker, film su un malato di mente meno malato del mondo intero, e con sarcasmo mi scrive:

– Bellissima video-recensione. Perfetta, impareggiabile, impeccabile. Ho solo una curiosità: qual è la patologia di cui sei affetto quando gesticoli in modo così insopportabile?

La mia risposta:

– Soffro, invero, di una patologia rara e anomala. Secondo un luminare psichiatra premio Nobel, sono il più grande psichiatra del mondo. Secondo la gente di strada, sono matto e soffro di delirio d’onnipotenza da incosciente universale, storico e tragicomico. Secondo il luminare psichiatra, invece, siete voi gli incoscienti.

Dunque, dopo averti ringraziato per aver ammirato la mia video-recensione, vorrei solo farti una domanda:

– Il tuo sottile sarcasmo del tutto gratuito, dimmi pure, nasce dalla noia, dalla melanconia, dal disturbo borderline o semplicemente dall’infelicità e dall’invidia?

 

Sì, credo che passerò il resto della mia esistenza a scrivere libri, a corteggiare donne bellissime e a fare sostanzialmente un cazzo.

Se vi dà fastidio, basta che vi lanciate dall’attico del grattacielo del palazzo di Donald Trump e morirete, certamente.

Morale, morale immorale, dunque giusta: se pensavate che mi sarei piegato ai ricatti ipocriti, avete trovato uno che vi spiezza in due come Ivan Drago.

Ora, scusatemi, devo continuare a tirarmela. Se posso darvi un coniglio, no, un consiglio: tiratevela anche voi, più ve la tirerete e più ne verrà. Fidatevi.

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di Stefano Falotico

 

Day-Lewis compie 60 anni ma mi par troppo lusinghiero considerarlo il più grande attore vivente


29 Apr

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Qualcheduno, celebrando il suo compleanno, addirittura l’ha celebrato come the greatest of all time.

Definizione quanto mai blasfema. Innanzitutto, a prescindere dal suo immane impegno, dalla sua amicizia con autori importantissimi, dalla sua filmografia pressoché immacolata (ma… il dentista in Patagonia grida vendetta), e dalla sua eleganza, dal suo apparire colto (lo sarà veramente?), dandy e pulitino, dalla sua riservatezza, dalla sua impeccabilità nella scelta dei registi, non posso annoverare Daniel nemmeno fra i primi cinque. Ricordiamo infatti che il Day-Lewis, non me ne vogliano le donne e i suoi accaniti sostenitori, a prescindere dai tre Oscar vinti, non ha mai girato una commedia. E chi non è un commediante non può entrare in mie personali classifiche, che comunque io aborro e denigro a spada tratta.

Mi tengo il mio Bob De Niro. Bernie Madoff docet.

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Il Principe “petroliere” vs il “re-campione” di cas(s)e da morti di fame, Checco Zalone


03 Jan

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Quando ha avuto inizio tutto questo? Forse con l’omicidio di un uomo di nome Pasolini. Ma sarebbe retorica e “retrogrado” citar, a ragion veduta degli sragionati odierni, facilmente il buon “cattivo” Pier Paolo. Assisto, disfatto, (im)potente, eppur integerrimo a questa cagata d’Italia da Enterogermina, medicinale che mi disinfetterà da tal in(s)etti di “fauna” batterica che batte, in file chilometriche da “pecorine”, i biglietti e…  (si) strappa i capelli nell’accapigliamento di du’ risate dinanzi a tal Checco di cul sfondato che, volgarmente, “accende” le lor vite meste da italiani di massa e “ammazza quanto sei bono/a?”.

Qualche critico, sociologo della mutua, prova a darsi una spiegazione dell’incredibile sotto i vostri occhi, azzardando che Nunziante Gennaro è addirittura un “fine” regista che proporrebbe la “tradizione”, senza dizion(ar)i di Zalone, d’una comicità schietta, semplice, cafoncella, che non avendo pretese ha dunque successo. Mi par un discorso che fa eccome delle pieghe, inutile che vi stia io a (s)piegare il come, anche perché vorrei “picchiarvi”. Eh sì, Quo vado? “spicca” in testa alle (classi)fiche d’uno stivale da befane, di primo dell’an(n)o già milionario, da “show dei record” ove Berlusconi, an(n)i fa, con le sue vallette, portò allo scatafascio di tal “fascismo” ridanciano del “g(i)usto” nazional-popolare. E vai contro i viados!

Checco facce(tte) ride’, ché siam un popolone che non vuol più magnarsi i polpettoni…, girace (que)sto fil(m)etto e tienici felici e (s)contenti, ché da domani bisogna torna’ a lavora’! E farci il mazzo per meno soldi di te che non fai un cazzo per guadagnartelo/a.

Io, Principe, non lavoro e quindi ho sviluppato la ricchezza del petrolio pregiato di un’anima nobile, non come le vostre bili ché han bisogno di “consolarsi” con uno che li “facci” (Fantozzi, altro colpevole, docet) a crepa-“palle” ridacchiar sguaiatamente, fra spintoni, rutti liberi e panini con la mostarda debordante nelle multisale affollate di tali folli. Che foll(i)a!

In carcere, alcuni innocenti son costretti a programmi riabilitativi ove vengono obbligati, per capire e ravvedersi dai lor errori (pres)unti tali,  a studiare film come Carol, perché devono essere inculati con un lesbodrama alto e poi, una volta usciti, se mai usciranno, comprendere che ritorneranno in carcere perché si son ribellati all’ennesima zalonata.

Questa è l’Italia, dei “valor(os)i”, abbiamo l’Angelus domenicale di “volemose bene”, pane e pene per “tutte”, Renzi Matteo che vuol “appurare” il “puro” Checco, ordinando un’altra poltroncina, le spettacolarizzazioni del dolore dei pomeriggi cinque, la De Filippi e gli “Amici”, Uomini & Donne, il varietà e i Negramaro.

Se a voi sta bene, questo è per me male.

Ma a voi basta la mela di qualche battuta (s)“piccante”.

Quo vado io? Non a fanculo. E come Daniel Day-Lewis me la rido non di grana grossa ma “odiato” per aver troppo oliato la mia “raffineria”. Arrestatemi per “oltraggio” alla verità e datemi la parte dello sfigato nella prossima pellicola del Checcone, uno che piglia per il popò le checche ma fa felice la Zecca.

“Adulti”, tornate allo Zecchino.

Meglio mangiarsi la mia zucca “vuota”.

Tanti saluti, Italia dei cazzoni.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson's There Will Be Blood.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson’s There Will Be Blood.

Firmato il Genius, Stefano Falotico

 

 

Sentimenti contrastanti


29 Jan

L’odio

Sono come Daniel Plainview, ficco romanzi e opere magniloquenti dall’alto del mio potere da Orson Welles che imbastisce regole a fregio della sua mente. Da disprezzare quando mi spruzzo il balsamo sui capelli, “intimandoli” a non mollare le doppie punte d’istituzioni coi coltelli dalla parte del manico, e trasformandomi, in men-He-Man che non si dica, nel Butcher di Gangs of New York. Strafottente, menefreghista e pure fetente. Irrido i bambini, educandoli nella “pedagogia” che illustra già loro, da Max Cady, ogni trucchetto della bugiona che li aspetta, divorandoli con “finezza” se non s’atterranno a piantar i piedi nel “terriccio” di fanghi su massaggi nelle cure termali su escursioni termiche d’umori alternati nei solipsismi a metrica dell’opportunismo ove tirerà il vento. Oggi apatici, domani di meteoropatia, dopo di che, col senno di poi, “poeti” per delle galline da sgozzare con frasi d’accatto(ni) affamati di “profumino” nei giochi “triangolo” annesso amante “bastone fra le ruote” di vitarelle col tovagliolo e la babbuccia d’altre “bimbette” a cui sfoderar l’ebete sorriso color “simpatia, cagami”.

Sì, da anni immemorabili sono questo, tentarono con ogni strategia a “riportarmi”, con le loro naziste deportazioni, nel Tempo ove gli “uccellini” miei s’innamoravano delle gote fanciullesche, porgendo loro delle canzonette per “e-metterlo” fuori dai calzoni.
Ma mal gliene sortì. Sì, il sortilegio della caccia alle streghe si ritorse contro la strega che pianificò, pian pianino, le sue mosse al mio “topo” affabulato nel lupus.

Cominciò una guerra, un assedio mostruoso alla mia persona, “rea” d’aver commesso il “tragico errore” di volermi sperperare nel “papero” coi fumetti della Walt Disney e l’anima Robin Williams, spauracchio per tutti gli Hook. Li e-spugna-i, e continuo a vivere da mugnaio, mentre loro (m)ungono le vacche e mettono il muso se una mula(tta) non s’abbronza di “platinato” attentato alle sue tettine. Tenerini ma, a lavar la testa agli asini, come dice il detto di me a tali “culoni”, si perde solo sapone. Le lancette dell’orologio meritano ore più al quarzo. Ché le quaglie pensino al conguaglio e, appunto, a ragliare. Vanno rastrellati, strozzati e, se non basterà, pure fucilati nel “piumaggio” coi piumini “accaldati” da piccioncini. Sono il cacciatore che fa il Pastore, e predica fra i mendicanti, additandoli con totale sdegno.

Questo è l’odio. Io coltivo l’olio e lo spalmo sul mio corpo per detergerlo dalle impurità di tali porci.

Questo si chiama onestà, e non la corrompo se qualcuno mi urla “Tu stai rompendo!”. Lo rompo di più e gli spacco anche la noce del capocollo.

Paragrafo due per il tre(no):

Malinconia da “idiota” 
(breve e conciso ma “incisivo” di dente per l’azzanno)

Le persone “felici sono delle malelingue che si fissano sulle “pecore nere” (e qui ci riagganciamo alle loro teorie carnali da sodomiti del “versetto di sangue” sopra stante, sotto di loro creperà la loro crapa), e la perseguitano di sospetti per “aspettarlo” al “varco”.

Io non ho questo problema. Io ho già varcato l’Inferno per (sor)montarli col ferro. Sono un montato, indosso un montone e ti son monito se rubi i motorini.
D’altronde, sono “laureato” alla motorizzazione dei miei “vuoti” pneumatici.

Sgommo nel “cazzo da fare”, e mastico le gomme sputandoti la “bolla papale” se t’azzarderai a volermi azzerare, intristendomi nel “socialmente attivo”. Lei è passiva, è una passerottina, a voi scopandola “passa”, a me no.

Ogni Giorno che avanza, “regredisco”.
E d’aria fritta mi nutro, ascoltando i dischi.
Della vostra ernia ed erba cattiva.

La vostra è razza di merda, “contenta”. Io sono il “contentino” del presente a te che te scartai con un “cartone” e, se t’incarterai nelle offese, fesso sarai ancora carta per pulirmi dopo averti pisciato in testa.

Paragrafo “terzino”…

La miglior difesa è la fuga, attacchi e s’attaccano al tram delle fighette per girettini che le insemineranno di girini

Io bacio tutte le rime. Fuga fa rima con figa, assonante l’è FIFA, gioco alla Playstation e non ho bisogno delle stazioni.

Non c’è la trama?
Trama fa il paio con aritmetica. Preferisco l’ermetico.

Pornografia fa rima con FIAT?
No. Infatti, guido il mio manubrio senza di-venire una macchinuccia.
Alle macchinette preferisco Frankie Machine.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Sono John Rambo, ma anche Carlo Rambaldi, che è morto oggi nel mio E.T. alla King Kong, alla faccia dei cretini a cui suono il gong…


11 Aug

 

Sì, credo che The Master “scientologyzzato” di Paul Thomas Anderson “phoenixato” su Amy Adams scollacciata, sia una delle ragioni per cui io vivo, poiché disdegno gli indignitosi uomini semplici senza fantasia, e soprattutto quelle “facili” che te “lo” falciano

Sì, io sono come Daniel Day-Lewis di suo “oro nero” un tanto ogni cinque anni, dunque come Joaquin che si “ritira” e poi gli tira ancora, senza il doppio mento per cui esordì in zona “bruttino ma sbarbato”, ma di deniriani strilli con pausa metafisica sulla nave delle burrasche, con del burro talvolta, “placido” e poi “arrestato”, di cravatta solitaria fra una barca ove andrà e una che ti “tocca” aizzando quel che va “alzato”  lontano dagli sguardi indiscreti. Sì, crepo e poi rinasco, qualche volta casco, qualche volta incasso, spesso spacco.

Nella mia vita, ho mandato quasi tutti a cagare, me ne pento, salvo poi ricredermi perché rivaluto solo me stesso, salendo sempre su e buttandoli con lo “sciacquone”.
Sì, la mia faccia “al sapone”, dolce e aggressiva di occhio “leporino” e labbra da leprotto, ama il “galoppo” e il grande Cinema.
Tu, “datti” all’ippica e alle filippiche che mi sputi addosso, sperando di “sbavarmi”.
Per cortesia, fotografatelo nudo in vasca e “idromassaggiatelo” di “paparazzo” che lo sputtanerà del tutto.

Io sono fuori dalle righe e perdo i gangheri, perché tanto prenderanno solo un granchio. Tu, non sei del mio rango. E se rompi diverrò Rambo.
Sì, arranca.

Da piccolo, assieme a una famigliola “rinomata” di Bologna, tanto amica fraterna che mi accusò di pazzia con tanto di cause an(n)ali protrattesi oltre le “prescrizioni” (il)lecite, tanto per buttar entrambe dei soldi al vento, mi recai in quel di Ferrara.
C’era una mostra su Carlo Rambaldi, il padre degli effetti speciali, oggi morto “ottuagenario”.
Ecco, io sono la creatura che racchiude tutte quelle che Lui ha inventato.

Sono l’extraterrestre che non ti aspetti si spupazzerebbe tua sorella quando è finita la Nutella, e incula tuo fratello denunciandolo al fin che si trovi un lavoro migliore di quello che, i suoi genitori, degli ottusi “duri”, gli piazzarono nelle mutande.

Applauso!

E ricordate: se una bionda come Jessica Lange indossa i pants, il “bestione” la vede colorata, dunque al “paint“.
E i pantaloni non stanno più nei “maroni” della giungla.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Master (2012)
  2. E.T. L’extraterrestre (1982)
  3. Alien (1979)
  4. King Kong (1976)
  5. Il petroliere (2007)

Il petroliere (“There Will Be Blood”) – Recensione


30 Jul

 

Ci sarà sangue!

Divampa la follia dietro un volto marmoreo e ghignante, scarno e macilento, baffuto e ispido, cova dentro per eruttare in sguardi glaciali, che “baciano” la morte e la violenza, l’anima più buia che si era rapita, aveva smesso di enunciarsi dietro una signorile posa claudicante, dietro un’arcigna, magra, imponente fierezza.

Paesaggi western folti e lussureggianti, “scalfiti” da macchie di vegetazione aspra e brulla che sfoceranno in un mare limpido, per te solo altro nero petrolio, come fantasmi sulla strada adombrati nel loro purpureo, vivido furor di sangue, nei suoi zampilli, negli squarci di una passione perversa e lussuriosa, dove vivi con ascetico distacco corpi dissolti e avvolti nel turbinio di godimenti carnali che lambisci ma non mangi, pervaso solo dalla fame dell’avidità del denaro e del suo meschino, “torvo” guadagno.
Film sulla religione come superstizione, rivelazioni nella Notte tempestosa dove il Demonio è sempre il vicino della porta accanto, che bussa cheto e “parsimonioso”, maschera ruffiana che t’indurrà in tentazione, al peccato, peccati che scarnificano e sgretolano l’anima. E, guaendo nel tuo arcano, mostruoso “silenzio”, ascolterai il canto mellifluo di sirene concubine che non vuoi avere, fra bagni di danaro e un figlio ripudiato, abbandonato alla sua sconfitta.
Una magione in cui giuochi con le fiamme dell’Inferno, te ne (se)vizi, in una pista da bowling che, nel tuo delirio d’onnipotenza, da divoratore, sarà la scena di un abominio, di un’altra anima rubata e uccisa.
E hai finito… La vita è un uomo di Cuore rapace che desiderò, terribilmente ambizioso, la follia del suo spettro, della sua ombra tra le memorie del Tempo.
L’odio implacabile che ti ha allontanato dalla gente, perché non vedi e non scorgi più nulla di attraente in loro e nei loro sguardi, solo la tua mente nel plumbeo disincanto della tua utopia. Del tuo essere lupo nel bosco di Dio.

Capolavoro.

(Stefano Falotico)

 

Walt Kowalski versione “Il petroliere”, Daniel Plainview


30 Jun

 

Quell’idiota, onestamente, l’ho sempre odiato. Io, la quintessenza nel senso letterale, Universo in accelerazione, cent’anni Luce più avanti del suo cervellino “robotico“, inamovibile dalle sue posizioni (im)mobili, io, Io, moto perpetuo d’una mente scalpitante che scavalca tutte le convenzioni sociali, di questa stagnante, putrescente, immonda società “rissaiola” e “risatone”.
Sì, quel damerino, “lui” e quella “squola” (sì, con la “q” che rende il suo “culo” più “marcato” e “griffato”, che tanto espone al vizio “supremo” d’ogni logica “inchiappettante”), quel licealotto del “classivo”, ove “sfoggiava” l’”uccello”, ove “brillantezza” equivale al postulato del miglior “posteggio” per il posteriore più “rassodato” in cui “assodar” che sei uno in gamba, lì in mezzo.
“Vincente”. Di cosa? Della sua “cultura” ruffiana che s’innaffia le ascelle, improfumando il mento del sapor alla mentina, d’una demenza galoppante che tutte “le” cavalca, da sodomita che disprezza gli eremiti e le “indoli” emetiche, che lui “indolenzisce” d’insulti e offesine “carine”, perché è un maiale, lo è sempre stato, da quando sua madre, fin da piccolo, “lo” imboccò di “sane” lezioni da compito in “classe” su come compitar la retorica più “sto(r)ica” per le oche più stolte ma più “gnocche”, da rimbambire con una frasetta da mezza calzetta ma dal “calzone” che ti “mostra” quant’è “duro”.
Sì, quando un suo compagno, alle superiori, si suicidò, “smargiassamente” si “scompisciò”, irridendo la “debolezza” che indusse il nostro compianto a buttarsi giù dal balcone di quel cesso d’istituto. Di cannaioli, future “prostitute” che si sarebbero camuffate da “gran signore” con tanto di “laurea” ad attestar il loro “testone” pienissimo per svuotare il testicolino del “dottorino”.

Sì, nutro disprezzo totale per costoro. La mia seconda ragazza era una di tale categoria infima e infame. Sempre “affamata”. Che mignotta!
Scoprii, dopo che mi “scoprì”, che da me pretendeva solo che “glielo” (s)tendessi, e mi “sbaciucchiò” di lingua saporita come l’insalata insipida senza l’aceto del giusto “accettarmi” com’ero.
Una volta, eravamo in autobus, e cominciò a leccarmi il collo davanti a un extracomunitario, affinché il “malcapitato” mi decapitasse per troppa sua “golosità” inappagata.
Le sputai in faccia, altro che “limonata”.
– Tu, troia, non meriti di stare al Mondo! E mi vergogno d’”avertelo” dato.
Perché, son totoiano, a caval Donato non si guarda in bocca. Quell’Uomo che tu stai blandendo col tuo “potere” sessuale femmineo, che stai seducendo per “indu(ri)rlo” in una tentazione invidiosa, è più ricco dei tuoi anelli. Lui non anelerà mai al tuo ano, Lui non discende da quella “serpe” di Adamo e dal suo “pomo” di mela peccaminosa. Da quel cretino deriva, uh che deriva, tutto il puttanesimo “moderno”, e non serve il Battesimo. Quel nero crede che coloro che si amano debbano farsi i “cazzi” propri, e non patirà mai il comandamento che desidera la “donna” d’altri. Tu non sei una Donna, sei una meretrice che, da oggi in poi, da me otterrà solo questo “sberleffo”. Datti alle “lavatrici” delle tue lenzuola. Levati dalle palle, e scendi a calci in culo alla prossima fermata!

Sì, io difendo i “deboli”, li tengo in auge, e stavolta quell’imbecille m’ha fatto incazzare.
Gli spaccherò quel cranietto da bimbetto col “predicozzo” come il Day-Lewis più titanico e “mostruosamente” gigantesco.
Perché, se voglio, sono cattivissimo, e non doveva venire nella mia dimora, a giocare con me.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Gran Torino (2008)
  2.  Il petroliere (2007)
  3.  The Elephant Man (1980)

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)