Salve, sono un uomo che ha resistito agli urti e, (in)dolente, avanza scialacquando il suo tale(nto) in mezzo a un’umanità alla frutta che nel giorno “natio” del Cristo, poi redento dalla croce e dunque pasquale, si strafogherà di dolci e buonismi, non rispettando Javier Bardem di Biutiful. Lo so, tra soffritti e padelle, nel giorno di Natale ringraziate la vostra panza e non rispettate quelli che vivono nelle palafitte. Eppur, per un mascarpone di troppo, patirete allo stomaco la fitta. Ah, quante frittate. Il mio è stato un anno addolorato, perspicace del mio genio e delle cianfrusaglie del caos esistenziale a cui l’entropia, anche televisiva, m’ha indotto a (non) essere. Ognuno festeggia come vuole e come “gli” duole. C’è chi si vestirà da Santa Claus per allietare il suo bimbo, regredendo a Bambi, chi andrà a vedere il film di Tim Burton adocchiando l’Eva Green seduta nella poltroncina dei suoi testicoli malandati eppur ancor “gai”. Chi ancora affogherà senz’ancore. Sono un uomo di core e ho sia paura d’amare che “voluttà” di amaro. Marinate finché siete in temp(i)o, la vita non è solo duro lavoro. È anche duro uccello. Sappiatelo, donne, quando vostro marito ve ne regalerà uno dalle piume di cristallo e non il suo (di)amante. E vai di spumante, mentre io schiumo di rabbia, poi di allegria, che tanto la vita è un brodino.
di Stefano Falotico