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Ho sempre amato ogni Sharon, preferisco Ludivine Sagnier a Emmanuelle Seigner, sono più bello di DiCaprio e Alain Delon in quanto più in gamba, eppur si campa


25 May

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Sì, la dovrebbe finire quel farabutto a prendervi per fessi e fesse. Racconta un sacco di balle sul mio conto perché sta morendo d’invidia. E voi poveretti abboccate alle sue maldicenze, alle sue calunnie e credete davvero che io sia un eunuco come Totò il turco napoletano.

Fumo solo più dei turchi.

Questo cacasotto che insulta solo da dietro un PC, è un piccino, un simpatico bimbino.

Ma stavolta ha incontrato uno più stronzo di lui. Può succedere, fenomeno.

Dietro i nostri esibizionismi su YouTube, io vi vedo solo slancio vitale, non vi vedo insicurezze, bisogno di conferme, depressioni, disagi, malessere, ansietà e patologie, abbasso i sociologi-psicologi

Circola voce che gli youtubers seguiti da milioni di fan o soltanto giudicati fanatici, forse come Falotico, seguito invece da una ristretta nicchia e forse, perché no, anche da qualche racchia, abbiano cercato pateticamente la via traversa dei 15 minuti di celebrità warholiana che qualche bacchettone sostiene esser addirittura deviante, un mo(n)do auto-ingannevole per trovare la luce del giorno svanita nei loro cuori pietrificatisi nella solitudine più triste.

Ma che falsità immonda, che bieca distorsione dello sguardo ipocrita di questa massa fintamente allegra e ridanciana. Festivaliera e amante dei baccan(al)i.

Io invece vedo nella finta contentezza di questa massa ruffiana e sempre apparentemente smagliante nei suoi sorrisi di plastica da manichini, da robot mercantili dell’edonismo collettivo che, ahinoi, ha preso il sopravvento e ha sopraffatto le menti più deboli, una felicità mortifera da morti viventi e, come dissi pochi giorni fa, da morti dementi.

Persone che si attorniano perennemente di compagnie coi drink in mano, fra risa sguaiate, volgarità smodate, balletti e vinelli, abbracci e osceni bacetti. Fra sorrisetti da mezze calzette e qualche cazzone al loro fianco che fa la guest star con l’occhiolino malandrino.

Donne eterosessuali ecco allora che posano non soltanto con l’uomo che hanno sposato, esibendo le loro composte pose da brave signore a modo, alternando queste images politicamente corrette a immagini raccapriccianti ove, per sentirsi trasgressive, emulano Charlotte Gainsbourg in accoppiamenti di dubbio gusto con femminone oramai scabrose solo a tua sorella, sì, donne superate come Jane Birkin e neppure in bikini, però con questi sguardi lasciavi, maliardi e un po’ da maiale assai birichine.

Delle bricconcelle, forse solo delle riccone che, parimenti ai cosiddetti ricchioni, categoria comunque rispettabilissima poiché io non sono omofobo ma stimo molto soprattutto quelli alla Greg Kinnear di Qualcosa è cambiato, al mattino recitano la parte delle brave secchione e di notte, avendo codeste una vita da frustrate, cioè ricevendo tante botte soprattutto in testa, se la montano… di amori saffici a cui non crederebbe neppure il barbone più rimbambito di Via Saffi.

Alcune di cognome fanno Laffi, altre Biffi come l’ex cardinale omonimo, ex grande uomo mai baffuto. A me sempre piaciuto. E, dopo queste pose orgiastiche in (s)mascherate da Eyes Wide Shut, dopo aver dapprima pontificato sul mondo, scrivendo didascalie santificatrici dei loro peccati ven(i)ali, scritte farisee ficcate sotto ogni loro foto in costumi discinti da grottesche ebree bruciate soltanto nel cervello, diventano come Joe Pesci se, al posto di Bruce Willis, avesse interpretato Trappola di cristallo.

Cioè sono credibili e attendibili come avvocatesse e donne di classe quanto Joe Pesci, sempre lui, sì, però di Mio cugino vincenzo.

Sì, Pesci in questo film è stato fenomenale. Grazie alla sua ruspante schiettezza, alla sua ingenua e imbranata scaltrezza, alla fine ha vinto pure la causa. Salvando quei due scornacchiati dalla forca di una società ingiusta. Formata perlopiù da fighette e da foche monache.

Queste invece sono solamente delle ignorantone cafonissime molto meno sexy di Marisa Tomei.

Vinceranno mai l’Oscar? No, il premio come belle statuine sul comò e come soprammobili da (im)mobilissime, leggasi oggetti sessuali per una vita comoda, forse sì.

Alcuni, guardando i miei video, hanno voluto intravedere in essi la necessità, da parte mia, di sfuggire alla solitudine, la voglia a dir loro addirittura pericolosa di estraniarmi dal mondo reale di ogni dì per buffoneggiare in un altrove delirante e visionario fra il mistico, il mitico in senso negativo, forse solo all’interno di un’apatia creativa da vero, velleitario indubbio fallito senza più vel(l)i. Senza pelle. Soprattutto senza palle.

Ah, ma che moralismo. Suvvia, non è da come si recita un sonetto di Shakespeare che si giudica un uomo con le vostre recensioni affrettate da chi non può comprendere le rabbie all’Al Pacino de Il mercante di Venezia.

Non è da una mia smorfia alla Massimo Troisi che potrete vincere al Lotto.

Sì, voi sognate da sempre. Vi fate i film sulla gente perché a voi basta dare alle persone una cattiva occhiata per nascondere i vostri scheletri nell’armadio e parlate retoricamente soltanto di corretta, noiosa ars amandi, coi vostri populismi, i vostri buonismi, i vostri classismi, i vostri fancazzisti che inneggiano al vogliamoci bene. Ma che state dicendo? Che farneticate? Ma che fornicate?!

Sì, perché qui quelli che non fanno nulla dal primo canto del gallo all’ultimo urletto della vostra gallina, siete voi.

Io, come tutti gli youtubers più giustamente gigioni, appunto paciniani e alla Pesci, so benissimo che il mondo è di per sé una schifezza.

E le sparo grossissime con un carisma da lasciare esterrefatta pure la fotocamera digitale che vorrebbe spegnersi e invece s’illumina radiosa, multicolorata, briosa e calorosa.

Sì, non mi sono mai fidato delle persone con troppe certezze, delle persone che puntano il dito, che vorrebbero evangelizzarti, frenarti e rabbonirti, immobilizzarti nella loro esistenza prevedibile, ripetitiva, scolastica, demagogica e banalmente appunto ipocrita.

Sono i primi che fingono di essere san(t)issimi e invece poi, attraverso account fake, vigliaccamente da dietro una tastiera offendono gratuitamente nella maniera più folle e insincera.

Perché sono invidiosi, perché tromberanno pure come delle scimmie ma rimarranno anche più stupidi della scimpanzé di Tarzan.

Lo so benissimo e sto benissimo, in tutta la mia vita non sono mai stato meglio.

Perché sono ora privo di ragazzini educati appunto alla falsità, sono lontano da ogni schema, da ogni precetto e ricetta, da ogni lutulente ricotta, da ogni vostra volgare flatulenza, da ogni vostro mal di pancia, da ogni stronzetta e da ogni pugnetta.

Io celebro la bellezza nella sua forma e nelle sue forme più armoniose, più ipnotiche, più suadenti, più poetiche.

Perché, a differenza di molti di voi, so che un giorno morirò. Questo potrebbe accadere anche da un secondo all’altro. Mi potrebbe prendere un infarto così come mi può pigliare subito pure un’infatuazione per una fata. E, con mani fatate, scrivo e parlo.

Anche stando muto come un pesce. Oppure infoiandomi troppo come Pesci. Infognandomi come quello di Casinò.

Questo è tutto per ora. Domani, sarà un’altra figona o figata, forse una faticata, forse sarò sfigato o ancora sfaticato… Certamente io vivo di faloticate.

Un mio amico mi dice:

– Ah, sei misantropo. Datti di più. Non da fare, datti per farti una come Sharon Stone.

– Sì, farò la fine di Pesci e De Niro.

– E se invece incontrassi quella di Basic Instinct?

– Ah, di male in peggio…

 

Eh già, voi ora di non me non state capendo più un Tubo, vero?

Allora, siete ridotti peggio di un uomo turbato spesso titubante, intubatevi.

Si prega di non disturbare. Mai più.

Grazie, miei uomini e donne turbate.

Io spingo di brutto o forse bellissimo, di turbo e indosso perfino i più svariati turbanti.

Io sono conturbante. Esitante ma comunque (in)esistente.

Un uomo a sé stante.

 

Ricordate: più mi prendete per il culo con batoste toste e ficcanti, più ve le do ben assestate e brillanti. Lo do alla mia lei da brillantone.

In quanto oggi son grande, domani ti spezzo il glande.

E posso permettermi di mettere in copertina una più bella di Ludivine Sagnier.

Come no?

Vendimi una penna. Avanti…candoresvelato

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