La notizia, bomba, è rimbalzata da Variety ai maggiori quotidiani locali. Ebbene, Paolo il genio Sorrentino, creativamente vulcanico, fervido osservatore della sua atea “religione” ortodossa al variopinto pigliar la vita con funambolica danza della macchina da presa, straziante e gioiosa, dirigerà questa biografia.
E già si fa il toto-casting. Io, naturalmente, sceglierei De Niro, viso beffardo e iconico, capace d’interpretare questo “libertino” con far “politicante” delle sue smorfie fra il corrucciato e l’ecletticamente puttanesco, sì, De Niro sarebbe il volto “ideale” per quest’uomo senza ideali, un De Niro che si guarda allo specchio e nel suo You talkin’ to me? si domanda quante Minetti si farà, quanti etti deve smaltire il suo trucco nel coagulamento della sua incognita Mediaset. Trascorrendo le sue giornate a difendersi dalla sinistra col suo “aplomb” destrorso, tra “orsacchiotte” che glielo leccano e FEDE-li che glielo piluccano televisa-mente sciupati, nello stile del Sorrentino da grande bellezza. Un miscuglio di espressioni torve, plastificate, “etereizzate” nello stupore “papale” di un man, di una “mano” che poteva tutto, a cui eran concesse vill(an)e magniloquenti di maggiorata… cos(ci)a da Bagagli(n)o.
Un De Niro ci vorrebbe, trasformista della sua “mission”.
di Stefano Falotico