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Il film più metafisico di sempre: la mia lei e il nostro amore che nessuno scalfirà, altro che Stardust e Rocky


06 Jun

benjamin button

mio amoreSì, col tempo comincio a essere stufo anche dei film. Ne ho visti troppi. Poi, la gente malalingua può addirittura pensare che tu, a forza di vedere film, te li faccia. Cosicché può addirittura arrivare a pensare che tu sia affetto da qualche strana patologia, che tu soffra della cosiddetta malattia metafisica, più volgarmente detta, in termini scientifici assai poco carini, schizofrenia. Oh, ma questa gente si fa i film. Cosa posso dirvi? Se adori troppo la poesia e sei un uomo sensibile e molto dolce, gli hater ti danno l’appellativo di Edward mani di forbice poiché, in questa società improntata al maschilismo più misero, becero e porco, i ragazzi belli come Johnny Depp vengono malvisti. Figurarsi poi se sei perfino uno scrittore favolista come in Finding Neverland. La gente ti urla: cresci, cresci, cresci!

Poiché, nella desolata landa infinita del cinismo tremendo, essa è dimentica (no, qualche ignorante potrebbe scambiarlo per un refuso), essa dimenticò il piacere viscerale delle passioni. Non solo sognanti.

Smarrendosi in diatribe pessime e orrende cacce alle streghe delle più inusitate. Ah, le ho piene… di quest’inutili, controproducenti conciliaboli da poveri diavoli.

Qui da noi lo sport preferito è lo spettegolare. Deliri su deliri, macchinazioni ordite ai danni del prossimo per inibirlo, castigarlo. In un sostantivo, anzi un verbo, ingiustamente punirlo, minandone il libero arbitrio. Ma La vita è meravigliosa e può essere davvero uno stupefacente film di Franck Capra, oh, mie capre. Cosicché, puoi svegliarti nella Parigi dei grandi artisti, scoprendo che sei decisamente più sexy di Woody Allen e Owen Wilson, più realista inoltre di quel cubista del cazzo, sì, lui, Pablo Picasso.

Dimenticando i sofismi e i patetici sensi di colpa cristologici da Al di là della vita. Sfido chiunque a sopravvivere a una falsissima diagnosi psichiatrica del tutto discriminatoria, anzi, criminosa. Trovandosi a battagliare, solo contro tutti, dinanzi a psichiatri stessi che ho, col mio genio, integralmente distrutto. Annichilendo tutte le loro teorie, frantumando il “retro-pensiero” cattivo della gente, trovando nuovi, grandi amici come il monumentale Jean Dujardin de L’ufficiale e la spia.

Già successe che m’innamorai e, in notti calde, piacevolmente sprofondai, effondendomene con vivacità. Ma nessuno volle credermi e fui costretto a vivere una guerra di trincea più metafisica de La sottile linea rossa. No, non è una tragedia come Love Story, è forse Il curioso caso di Benjamin Button?

La storia di un uomo ringiovanito miracolosamente, soprattutto nel cuore, che conosce tutti i libri di Fitzgerald, molto più ammaliante JFK ma che qualcuno volle assassinare nell’animo, insabbiando poi la verità. Per paura di specchiarsi allo specchio e mentire a sé stesso, vomitando per l’orrore, sì, errore immane perpetrato e commesso.

No, Interstellar non è un film sulla teoria della relatività di Einstein, non è un film qualitativamente intergalattico. E lo stupendo Stardust, mi spiace per Matthew Vaughn e per Neil Gaiman, non è nulla in confronto a una storia d’amore delle più travolgenti e calienti di tutti i tempi.

Che sarà descritta nel mio prossimo libro, a lei dedicato… Oh, è previsto un aggiornamento a scadenza annuale come accade per ogni Dizionario dei film che si rispetti in modo amabile. La vostra vita invece, ogni giorno è amara? Mi spiace per voi. Datevi al rosario se questo vi può consolare.

Dicevamo! Io e lei Siamo entrambi bellissimi. Va detto, senza se e senza ma. Capolavoro assoluto da 5 stellette. Sì, va ammesso, fui un “disertore”. Poiché troppo grande per stare assieme a gente col cervello piccolo. Ché volle farmi il culo. Ma io sono Alì.

Il nostro amore è “clandestino” come quello fra Colin Farrell e Gong Li in Miami Vice.  Film di un altro pianeta. Veloce, scattante, adrenalinico, iper-romantico.

E, a proposito di Gong e di cose incredibili, anche questo finale non è male.

Salutiamo ogni trollazzi. Vero, idioti? Ho vinto io e ora state tutti zitti, rimangiatevi le parole!

Stamane, dopo che io e la mia lei ci deliziammo, riguardammo qualcosa su Netflix.

Rimango della mia idea, sì, Interstellar non è un grande film. Dura tre ore ed emoziona solo per tre minuti, cioè nella celeberrima scena in cui Ellen Burstyn dice a Matthew McConaughey:

– Nessuno voleva credermi ma sapevo che saresti tornato.

– Come?

– Perché il mio papà me lo aveva promesso.
Ora, prendiamo Rust Cohle di True Detective. Se consideriamo la vita come una linea retta, siamo tutti spacciati. Chi più chi meno. Indietro non si può tornare. Se invece ci atteniamo alle teorie di Rust, ciò è possibile. Poiché la vita è un cerchio. E, se Albert Einstein sostenne giustamente che, viaggiando alla velocità della luce, si può perfino ringiovanire, perché non credere che, librandosi alla massa per accelerazione di gravità della propria anima, recuperando le emozioni perdute, ciò non sia scientificamente attendibile?

Infatti, non lo è. Ma parliamo di mera, stolta scienza. Non fatevi dei viaggi metacinemarografici.

Parliamo del Falò. Mica un cazzone come la maggior parte degli stronzi che circolano sul Pianeta Terra.
Riequilibrando la memoria, torna anche ogni forza di potentissimo amore.

Tenetelo a mente, scemini, la prossima volta.

di Stefano Falotico

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Il ritorno del grande David Fincher con Mank e il ritorno del Falò al pub number ten


28 Dec

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The Curious Case of Benjamin Buttonpanic roomSì, ieri sera mi recai, dopo molti anni, al rustico pub number ten di Via Emilia Ponente.

Luogo adesso assai ammodernato ove v’andai spesso in una galassia lontana della mia memoria prima che, per tempo altrettanto immemorabile, diciamo pure smemorato, sofferente d’amnesia e mia adombrazione amletica, scomparii alla vista anche di me stesso.

Sì, una delle mie pietanze immancabili e preferite, ordinate in questo locale, fu l’hot burger.

Quel che posso dirvi, amici e fratelli della congrega, è che da allora molte cose cambiarono nella mia vita. Diciamo che, come appunto appena dettovi, trascorsi momenti di gioiosa, mica tanto, immersione nel noir della mia cupezza.

Poiché, nel bel mezzo del cammino di questa mia sfiga, improvvisamente fui assillato da sospetti degni d’una indagine da Mindhunter.

Sì, per via del mio stile di vita considerato piuttosto anomalo, troppo libertino o forse, diciamocela, un po’ esageratamente appartato, intimo e discreto, indegni inquisitori della mia anima, assai meno bravi di Anna Torv della succitata serie televisiva creata e diretta in alcuni episodi da David Fincher in persona, addussero sbrigativamente che soffrissi di disturbo di personalità come Ed Norton di Fight Club.

Credettero, troppo celermente, che fossi addirittura malato d’invidia come Kevin Spacey di Seven.

Sì, nello stesso anno di Seven, Kevin Spacey vinse l’Oscar per I soliti sospetti di Bryan Singer.

Di mio, posso dirvi che subii ingiustamente e ingiustificatamente un linciaggio morale come quello tutt’ora vissuto da Kevin. Il quale, per Natale, si filmò in casa davanti al camino.

Io invece trascorsi il Natale con mio cugino a Prato.

Diciamo che, più che essere John Doe/Spacey, per molti anni non fui un dongiovanni come Brad Pitt.

Anche se la mia prima ragazza, chiamiamola così, assomigliava non poco a Gwyneth Paltrow.

Quando veniva a casa mia, sebbene non sempre venisse nel camino del suo abbrustolirsela nel mio dare fuoco al suo forno a legna, anziché sentire il frastuono provocato da treni come Morgan Freeman sempre di Seven, udì frastornata il passaggio degli aerei.

Sì, l’aeroporto Marconi di Bologna è situato piuttosto lontano da casa mia ma, in linea d’aria, non è lontano tantissimo dalla zona in cui abito.

Sì, gli aerei rompono il cazzo. Per questo, qualche volta, questa ragazza, appena io decollavo sopra di lei, avvertiva lo sturbo.

Per quanto mi concerne, dunque, chiariamoci. Non fui mai sfigato come Sean Penn di The Game né suo fratello nababbo, Michael Douglas. E ho detto tutto…

Nemmanco soffrii di fobia sociale. Ma quale Panic Room!

Ma quale senilità precoce. Anzi, quale anzianità, più passano gli anni, nonostante l’abbia preso spesso nell’ano, non sessualmente parlando, bensì metaforicamente essendo inculato da molti stronzi, più ringiovanisco sia nel fisico che nell’animo.

Il curioso caso di Benjamin Button!

Ma quale misogino! Ma quale/i Uomini che odiano le donne. Il titolo più subdolo della storia.

Ché ha poco a che vedere con la trama…

Per quanto mi riguarda, sia Noomi Rapace che Rooney Mara, eh sì, mi renderebbero molto capace.

Se poi fossero pure, oltre che girl(s) with the dragon tattoo, anche donne emancipate e senz’inibizioni del nuovo Millennium, le sposerei subito come fece Ben Affleck con Rosamund Pike di Gone Girl.

Ah, bella roba, ah ah. Uno un po’ strano come me che sposa una matta per eccellenza.

Ma sì, lasciamola stare. Questa è una pazza che legge ancora l’Oroscopo, che poco scopa ed è buona sola a stare, da mattina a sera, su qualche Social Network.

Ci stesse, io con questa non (ci) sto. Mi metterà le corna con uno Zodiac. Glielo lascio tutto.

Auguri e figli maschi. Da questa coppia, piuttosto mostruosa, nascerà Alien³.

Quell’alieno lì è un maniaco sessuale. Sì, come no?

È proprio bavoso, ah ah.

A parte gli scherzi, David Fincher è un grande. Lo adoro.

E ieri sera trascorsi una bella serata in compagnia di un mio amico, finalmente incontrato dal vivo. Sono circa sette anni che chattiamo e non c’eravamo mai visti di persona.

Ma, per le feste, lui tornò a Bologna.

“Messaggiammo” ed eccoci a parlare di Cinema e non solo.

Ecco, vi darei un consiglio.

La cameriera del number ten è molto, molto bella. Offritele da bere.

Insomma, questa mia vita è stata un mistero anche per me. Maggiore come l’ospedale omonimo vicino al number ten, luogo ove è meglio non finirvi. Soprattutto in certi reparti. O forse sì.

Poiché da ogni apparente trauma, così come insegna Fincher, può nascere un processo d’identificazione stupefacente.

Oh, voi che capite tutto di una persona, guardandola superficialmente, non è che mi farete la fine di Jim Carrey di Dark Crimes?

Non è di Fincher, infatti ne venne fuori una porcata.

Ah ah.

 

 

 

di Stefano Falotico


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A Settembre compirò 40 anni ma sono Tim Roth di Un’altra giovinezza, Brad Pitt di Benjamin Button, forse quello di Ad Astra oppure il principe dei francescani


05 Jun

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Sì, il tempo passa, miei passerotti e miei uomini grassi e ripieni più dei panzerotti. Per voi, per me no. Col tempo anzi, la mia brillantezza, levigata sempre più in simpatica asciuttezza, s’è eternata in un viso che, senz’ombra di dubbio e senza più ubbie da medioevalistici oscurantisti qual siete così come i praticanti della magia nera a Gubbio, mi rende simile al Joker, un intrattenitore che mette follemente di buon umore un’umanità sul lastrico e manicomiale.

Io do pepe ai vostri spenti ardori in quanto uomo di buon cuore che, al solo battito del sopracciglio destro, sa far sì che sui vostri volti sinistri, devastati da invidie e gelosie fratricide, si stampi un sorriso leggiadro ammantato di calore. Io santo non sono ma sano ogni vostro malestro, miei falsi maestri invero assai maldestri.

Ecco, cuccatevi questa foto, scattata da poco. Quanti anni mi dareste?

Che cosa? Cinquanta?

Mio cugino, su Facebook, roso dall’invidia, non si è smentito. Lui non mi fa un complimento nemmeno se dovessi avere i soldi per regalargli un residence. Invece, anche se dovessi sbancare alla SNAI, scommettendo che il Bologna Football Club, il prossimo anno, vincerà lo Scudetto, ipotesi tanto irreale quanto quella secondo cui Silvio Orlando, in un immediato futuro, diverrà più sexy dell’eternamente fascinoso Brad Pitt, non gli donerò proprio un beneamato cazzo.

Oggi, ero in macchina e ho acceso la radio. Al che su R101 quell’ex gran figa di Lucilla Agosti, ora indubbiamente inaciditasi nella maturità poco attraente da classe ‘78 un po’ troppo impigratasi, anche fisicamente, nella pasciuta maternità scarsamente eccitante da donna andata, ha intervistato degli ascoltatori, chiedendo loro se si sentano vecchi e spacciati.

Alcuni sono stati onesti con sé stessi. E hanno confessato la verità. Come se stessero cantando di riso amaro, pianto (a di)rotto e nodo in gola l’intramontabile Non ho l’età di Gigliola Cinquetti.

Ammettendo che, sì, in effetti, un tempo erano come Mickey Rourke di 9 settimane e ½ ma, nonostante la loro ancor furiosa grinta da lottatori della vita come Randy “The Ram” Robinson di The Wrestler, oggettivamente, e di ciò ne sono ammirevolmente coscienti, non vengono più cagati dalle loro ex ammiratrici alla Kim Basinger.

Sì, un tempo stavano con bionde tutte d’oro come Kim e come Alec Baldwin. Adesso, non sapendo come buttarla a ridere, cicciottelli, passano le loro giornate a scimmiottare i politici porcelli che loro detestano, trattandoli da cicciobelli. Un tempo erano magri come Spillo Altobelli, ora vanno in giro con le bretelle.

Sì, Baldwin al Saturday Night Live prende per il culo Donald Trump. Loro invece, distrutti da condizioni socio-economiche tristemente infognatesi nella merda, non sanno fare altro che sparare a zero su Di Maio, Salvini, Berlusconi, su Giorgia Meloni, urlando a costoro che sono tutti dei troioni. Che poveretti.

Quindi, ora che sta arrivando l’estate, eh sì, già me li vedo a mangiare prosciutto e melone in piatti che piangono l’effervescenza di notti ubriache non più di vino. Scusate, volevo dire divine. Notti in cui dormono come dei bambini. I bambini dormono sogni tranquilli perché per loro il futuro non esiste. I rincoglioniti fanno la stessa cosa. Per loro, infatti, non v’è domani. Hanno una vita sempre identica e immutabile.

Quindi, si recano dal chirurgo plastico per rifarsi il look. Sì, fino a qualche anno fa, la chirurgia estetica era una prerogativa femminile. Una peculiarità, diciamo, il cui primato di operazioni alle labbra era detenuto dalla celeberrima donna scosciata per antonomasia, l’Alba Parietti nazionale.

Oggi invece pure i maschi che una volta si rifacevano gli occhi su Alba quando lei accavallava da infarto a Galagoal, eh già, hanno preso gusto a scarnificare le loro pelli come fossero nella pellicola Il macellaio.

Vanno sempre in palestra ma gli effetti della rimodellante cura anatomica stentano a vedersi. Cosicché si recano appunto dal butcher, ordinando pezzi di salsiccia più grassi delle caviglie di Valeria Marini. Altra donna che fu un loro idolo. Bambola!

Che uomini putrefatti.

Io adoro Mickey Rourke. A mio avviso è stato forse il più grande attore degli anni ottanta. E tuttora, quando lo vedo così bravo e figo in Rusty il selvaggio e L’anno del dragone, mi vengono dei dubbi riguardo la mia eterosessualità. Dubbi che sciolgo però subito, riguardando Francesco di Liliana Cavani.
Sì, il protagonista di questo biopic sul santo di Assisi, invero, non fu Rourke. Il suo nome stava in cartellone e nella locandina del dvd come specchietto delle allodole. Il protagonista fui io.

Sì, erano tempi per me asessuati in cui solo tizie lontane anni luce da Helena Bonham Carter volevano parlare…., ci siamo capiti. Ero un passero solitario ed Helena compiaceva onanisticamente il mio Massimo Troisi di Ricomincio da tre.

Helena è una finta santa ma soprattutto una vera gnocca.

Kenneth Branagh, ad esempio, quando stava con lei, non azzeccò un film anche se il suo Frankenstein è quasi un capolavoro. Tim Burton, invece, da quando l’ha sposata, ha perso ogni gusto della fantasia più vivamente poetica e i suoi film recenti son stati delle porcate.

Diciamocela!

Big Fish, comunque, è stupendo.

Eh sì, sono sempre stato uno che ha preferito vivere di fantasie piuttosto che battermi il petto villoso per donne come Jessica Lange.

E dire che ho scritto La leggenda di King Kong.

 

 

di Stefano Faloticoroth altra giovinezza vastano banfi bar dello sport francesco rourke

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